UN TERRENO DI CONFRONTO CON LA DESTRA AMERICANA


http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/esteri/niccal4/giustoespa/giustoespa.html

D'Alema: "Giusto espandere la democrazia, anche con la forza"

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Tema "delicato", soprattutto quando si parla del programma del
centrosinistra per il 2006. Si può esportare la democrazia? E se sì,
con quali mezzi? Massimo D'Alema indica la sua strada sapendo che
quando arriverà sul tavolo di tutta l'Unione sarà un problema.
"Esportare la democrazia con successo vuol dire non escludere a priori
il tema dell'uso della forza", dice il presidente dei Ds al seminario
della fondazione Italianeuropei che ruota intorno al progetto riformista.

Il suo è un discorso tutto incentrato sulla politica estera e oggi
politica estera significa anche come stare nel dibattito guerra-pace.
Platea abbastanza amica, a parte, in prima fila, il comunista Armando
Cossutta che scuote la testa: "Simpatici, questi riformisti, ma dicono
molte cose sbagliate... ".

Il punto di partenza di D'Alema è: "L'idea neocon di esportare la
democrazia è giusta, è un grande obbiettivo", "la sicurezza è
nell'espansione della democrazia" e la questione dovrà essere assunta
dal centrosinistra. Sicurezza e ordine dovranno essere basati "sul
diritto internazionale e non sull'uso della forza", aggiunge l'ex
premier e più tardi, a margine del seminario, D'Alema spiegherà che il
suo riferimento è alle emergenze umanitarie e in un ambito,
naturalmente, multilaterale. Quello che è già avvenuto in Kosovo, in
sostanza. Ma oggi bisogna guardare oltre. "Il multilateralismo -
spiega D'Alema - non deve essere interpretato come condivisione di
impotenze o accettazione dello status quo, ma come un sistema in grado
di intervenire efficacemente, superando la visione ottocentesca della
sovranità nazionale".
È evidente che il presidente della Quercia ha già lo sguardo rivolto
agli impegni di governo del centrosinistra, parla di "un terreno di
confronto con la destra americana".

E che il tema sia all'ordine del giorno, non solo guerra e pace ma
anche Italia e Stati uniti e Europa-Usa, lo testimoniano tutti gli
altri interventi. Sull'uso della forza Piero Fassino ha fatto da
apripista e oggi dice a D'Alema: "È un tema impopolare ma giusto".
Semmai qualche differenza tra segretario e presidente ds emerge quando
si affronta il tema del rilancio europeo. Fassino avverte: "Ripartire
dai Paese fondatori, come dice Massimo, ma coinvolgendo anche gli
altri e soprattutto i protagonisti dell'allargamento. Guai a
immaginare un'iniziativa solo nell'ambito dei Quindici". Sulla
democrazia da espandere Francesco Rutelli osserva: "Qualcuno dice che
gli Usa di Cheney, il Cheney che considera giusta la prigione per
Nelson Mandela, non possono essere paladini della democrazia. Ma loro
una politica ce l'hanno...".

È Giuliano Amato a calare nella realtà prossima ventura la discussione
sull'uso della forza, rispondendo alle domande del direttore di
Repubblica Ezio Mauro che modera il confronto con Prodi e D'Alema. "Il
caso iraniano è davanti a tutti. Ecco, io penso che dobbiamo usare il
soft power, l'Iran ha tutte le risorse per passare da solo
dall'autoritarismo alla democrazia. Se mi chiedete cosa penso dell'uso
della forza per estendere la democrazia dico no, la forza serve a
difendere la democrazia se qualcuno la mette a repentaglio".

È la ferita irachena a pesare su un dibattito che non può essere solo
teorico. Ferita che significa: quale rapporto con gli Stati uniti. E
Romano Prodi è chiarissimo: "Con gli Usa, da presidente della Ue, ho
lavorato benissimo. Ma con loro ho sempre litigato sull'Iraq". Si può
ricucire il legame? "La guerra irachena - risponde Prodi - è stato un
errore storico e su questo punto non voglio aggiustare nulla con gli
Stati Uniti". Dal vertice della commissione Ue la crisi tra Vecchio
continente e Washington deve avere lasciato strascichi più profondi.
Il Professore infatti si scalda: "Sui libri di storia c'è scritto che
ha esportato più democrazia l'Europa o gli Stati uniti?". Domanda
retorica, ovviamente. Ma che dice come uno temi del confronto sul
programma nell'Unione sarà proprio la relazione con l'America, dopo
gli anni dell'opposizione alla guerra e alle politiche di George Bush.

(4 maggio 2005)

segnalato da R. Caputo