Due documenti dalla SKOJ

1. La guerra di Spagna e gli Jugoslavi

2. Dichiarazione della Lega della Gioventù Comunista Jugoslava sulla
situazione in Serbia e Montenegro, Marzo 2006


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(This text in english:
M. Kubik: The war in Spain and the Yugoslavs
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4768 )

La guerra di Spagna e gli Jugoslavi

di Marijan Kubik
Secondo segretario della Lega della Gioventù Comunista Jugoslava (SKOJ)
Belgrado

Assieme al 65.mo anniversario della rivolta contro l'oppressione
fascista in Jugoslavia, quest'anno abbiamo commemorato un altro
anniversario – il 70.mo anniversario dello scoppio della Guerra di
Spagna.
Gli Spagnoli furono la prima nazione in Europa a essere aggredita
dalle forze dell'asse nazi-fascista. Per noi, Jugoslavi, che prendemmo
le armi nell'Europa occupata, e che fummo il primo popolo a formare un
regolare esercito anti-fascista nel cuore della fortezza Europea,
l'esempio dell'esercito repubblicano Spagnolo fu assai significativo.

Un grande numero di Jugoslavi, molti giovani, corsero in Spagna e
combatterono nelle fila dell'esercito Repubblicano Spagnolo, e
versarono il proprio sangue per la libertà del popolo spagnolo. Coloro
che dopo quella guerra tornarono a casa, si unirono nella guerra
anti-fascista che imperversava nella propria patria. I nostri
"Spagnoli" - come venivano chiamati - portarono dalla Spagna la loro
ricca esperienza militare e politica. Perciò, il loro ruolo
nell'organizzare la nostra rivolta e durante tutta la guerra di
liberazione, fu cospicuo.
Il governo repubblicano, i partiti anti-fascisti e i sindacati
iniziarono l'organizzazione e l'armamento delle loro unità. Così
nacque il glorioso Esercito Repubblicano Spagnolo, che sostenne il
peso maggiore della lotta contro la furia fascista fino alla fine
della guerra. Tuttavia, al contrario delle forze fasciste, l'esercito
repubblicano non ricevette aiuti dall'estero. I "democratici" governi
occidentali, guidati da Gran Bretagna e Francia, annunciarono la
"politica di non-interferenza" - prima da sole e poi in accordo con la
decisione della Lega delle Nazioni.
Dall'altro lato, tutti i veri anti-fascisti in Europa e nel resto del
Mondo sentirono che la Guerra di Spagna aveva una natura che superava
i confini della Spagna. Capirono che la ribellione dei generali
spagnoli costituiva la prima grande prova di forza tra fascismo e
democrazia. Molti partiti progressisti, soprattutto i partiti
comunisti, iniziarono a organizzare gli aiuti alla Spagna, e il modo
più importante di aiutare era l'invio di volontari nel paese. Il
Partito Comunista di Jugoslavia (KPJ) fu tra i più attivi
nell'organizzare gli aiuti alla Repubblica Spagnola.
Il KPJ scrisse in quei giorni, sul "Proleter":
"Non la neutralità, ma il più pieno aiuto possibile è dovuto al
legittimo governo spagnolo da tutti gli stati membri della Lega delle
Nazioni. Si tratta dell'intenzione fascista di distruggere tutte le
nazioni. Si tratta del più tremendo pericolo di guerra. Per evitarlo
non è possibile la neutralità, che significa imporre un blocco al
legittimo governo Spagnolo, ma serve il più rapido e pieno aiuto e
sostegno militare, tecnico e materiale del mondo democratico, di tutti
coloro che vogliono la pace, per il popolo spagnolo."
All'inizio dell'Ottobre 1936, quando la battaglia di Madrid,
bombardata senza pietà dalle aviazioni tedesca e italiana, esplose, i
volontari, gli anti-fascisti di molti paesi, tra cui la Jugoslavia,
erano già al fronte dalla parte repubblicana. Gli Jugoslavi
combatterono in varie brigate. Alcuni, soprattutto quelli di Trieste e
dell'Istria, combatterono nella 12.ma brigata Italiana "Garibaldi";
l'ex compagnia "Balkan" venne ridenominata "Dura Dakovic" e venne
incorporata nel battaglione "Chapajev" della 13.ma brigata Polacca
"Dombrovski". Altri si trovavano nella 15.ma brigata "Lincoln"
composta, soprattutto, da volontari dei paesi anglofoni, Cechi,
Bulgari e altri dell'ex battaglione "Dimitrov", che includeva la
compagnia Jugoslava "Matija Gubec".
Gli Jugoslavi erano sempre tra i migliori, tra i più coraggiosi. Più
di 1300 volontari Jugoslavi, più della metà, lasciarono la propria
vita in Spagna. Coloro che sopravvissero dimostrarono il loro alto
morale nelle nuove prove che li attendevano in Francia, dove, con
volontari di altri paesi, vennero imprigionati in improvvisati campi
di concentramento.
Su iniziativa dell'organizzazione del Partito, guidato da Ivan
Gosnjak, i nostri "Spagnoli" tramutarono tali campi in scuole
politiche e di istruzione generale. Furono in prima linea nelle
battaglie interne contro i tentativi delle autorità di trasformarli
in docile e obbediente massa, utile per vari compiti come la bonifica
dei campi minati. I nostri "Spagnoli" organizzarono scioperi della
fame e rivolte contro la politica delle autorità e le insopportabili
condizioni di vita.
Con l'aiuto del KPJ, riuscirono ad abbandonare i campi, e un grande
numero di loro, circa 250, ritornarono per varie vie in Jugoslavia.

Ma la loro patria, la Jugoslavia, era già sotto occupazione straniera.
Ciò accadeva nell'estate-autunno 1941. Il nemico, che aveva vinto in
Spagna, aveva già raggiunto il paese e per i nostri "Spagnoli" le
battaglie ricominciavano.
Essi furono tra i primi consiglieri militari negli organi del Partito
Comunista di Jugoslavia, tra i primi organizzatori di rivolte, tra i
primi soldati, comandanti e commissari delle prime unità partigiane,
tra gli eroi più popolari. Molti vennero uccisi all'inizio della
guerra - Zikica Jovanovic, Milan Blagojevic, Branko Krsmanovic,
Slobodan Mitrov Danko...
I nostri "Spagnoli" furono tra i migliori organizzatori del regolare
Esercito di Liberazione Nazionale, tra i comandanti, commissari e capi di
stato maggiore del quartier generale e delle maggiori unità operative.
Durante le ultime operazioni, nella primavera del 1945, quando quattro
armate furono create, tutte erano comandate da "Spagnoli" - Koca
Popovic, Peko Dapcevic, Kosta Nadj e Petar Drapsin. Alcuni dei ruoli
avuti dai nostri "Spagnoli", durante la Guerra di Liberazione
Nazionale, possono essere visti dal fatto che una cinquantina vennero
proclamati Eroi Nazionali, mentre una novantina divennero generali.
Più della metà dei nostri "Spagnoli" vennero uccisi in azione.

Proprio come nel nostro paese, gli ex volontari di Spagna furono tra i
migliori combattenti dell'oppressore fascista, tra i migliori
organizzatori delle rivolte armate e tra i migliori partecipanti nelle
azioni di guerriglia in molti altri paesi europei: in Francia, Italia,
Polonia e Bulgaria. I volontari stranieri, Polacchi, Francesi,
Tedeschi, Jugoslavi e di molti altri paesi, benchè surclassati dal
punto di vista militare a causa dell'aiuto che i fascisti ricevevano,
furono tuttavia un segno e un simbolo delle forze della solidarietà
internazionale in azione. La loro lotta, il loro sacrificio hanno
costruito le fondamenta del mondo futuro - il mondo della pace, della
libertà e della fratellanza tra le nazioni.

(Traduzione di A. Lattanzio, revisione del testo a cura del CNJ)

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(This text in english:
League of Yugoslav Communist Youth statement about situation in Serbia
and Montenegro
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4806 )

Dichiarazione della Lega della Gioventù Comunista Jugoslava sulla
situazione in Serbia e Montenegro

CC Lega della Gioventù Comunista Jugoslava -SKOJ
Marzo 2006

Per quarantacinque anni abbiamo vissuto nel Socialismo, che aveva
centinaia di difetti e migliaia di virtù.
Adesso siamo costretti ad un capitalismo selvaggio con migliaia di
difetti e nessuna virtù.

Il Socialismo nel nostro paese era un ordine sociale nascente. Si è
affermato in conseguenze della Prima e della Seconda Guerra Mondiale,
e degli infiniti problemi ereditati dal blocco del capitalismo.
Dovette dedicare molte risorse per la difesa. Perciò, naturalmente,
non vi era abbondanza. Tuttavia, vi erano soldi per tutte le
necessità, e per ogni individuo nella società.

Oggi, la stragrande maggioranza della popolazione non ha lavoro e non
l'avrà fin quando la borghesia compradora è al potere, installata
dalle baionette e dai dollari della NATO. Con questo regime vassallo
dei paesi NATO, la Jugoslavia ha cessato di esistere. Come risultato
della aggressione NATO, il Kosovo e Metohija sono stati occupati e
trasformati nella più grande base militare della NATO in Europa.
Con l'adozione di una legge incostituzionale di cooperazione con il
Tribunale dell'Aja, il regime vassallo ha infatti legalizzato
l'aggressione della NATO contro la RF di Jugoslavia. Nei sei anni tra
il regime della DOS e l'attuale triumvirato, DSS/SPO/NS, più gente ha
perso la propria vita che in tutte le disgrazie avvenute in 45 anni di
socialismo. Sotto il dominio del regime vassallo, il nostro paese è
divenuto il più povero in Europa. Il debito estero ha raggiunto i 16
miliardi di dollari. Una famiglia media jugoslava di quattro membri, è
in debito per più di $8500. Le importazioni coprono solo il 20% (delle
esportazioni) e il commercio estero ha un deficit di più di 6 miliardi
di dollari. Più del 60% della capacità industriale non è utilizzata, o
parzialmente utilizzata o chiusa. Quasi 40.000 aziende sono in
fallimento o quasi. Tutte le maggiori aziende (ovvero quasi tutte)
sono in vendita, per una miseria, al capitale straniero o alla
emergente borghesia domestica e, per tutto questo periodo, non un solo
grande impianto industriale è stata costruito. Tutto ciò che abbiamo è
stato costruito durante il socialismo.

I disoccupati sono più di due milioni. Il salario medio degli
impiegati, ammonta a molto meno di due dollari al giorno. La classe
lavoratrice è privata dei diritti e convertita in lavoratori a
giornata del capitalismo straniero e della mafia nostrana. Con il
sostegno di leaders sindacali corrotti, sono state approvate le leggi
sul lavoro più reazionarie d'Europa.

Con la privatizzazione delle proprietà statali, sociali, e delle
cooperative, i capitalisti stranieri e quelli nuovi nostrani hanno
rubato al nostro popolo ciò che è stato creato in decenni con il
sudore e il sangue dei nostri avi, dei nostri padri e madri, e di noi
stessi.

Il passato regime (DOS, ndCNJ) ha adottato una legge per cui la
partecipazione alle elezioni si paga nella misura di decine e decine
di migliaia di euro.


(Traduzione di Alessandro Lattanzio, che ringraziamo)