(english / srpskohrvatski / italiano)

SETTE ANNI DOPO


1. LONDON 29/3: Public Meeting in the 7th Anniversary of NATO Aggression

2. SERBIA: KOSOVO; 7 ANNI BOMBE NATO, BELGRADO RICORDA /ANSA

3. Le bombe NATO sono ancora una minaccia (Politika / Oss. Balcani)

4. NATO bombing commemorated

5. Sorvolando l' Adriatico, la NATO si liberava dalle bombe inesplose /
NATO se nad Jadranom oslobadao dotrajalih bombi
("Novi list" - "Glas Istre", 9.3.2005)

6. SERBIA: DECINE DI BOMBE INESPLOSE FRA EREDITA' GUERRE (ANSA, 1/2005)

LINKS:

Declaración de J.Solana anunciando la guerra.

Descripción: Declaración de J. Solana en la sede de la OTAN, anunciando el inicio de los bombardeos contra Serbia y Montenegro (24.3.1999). - 25 Kb

http://www.semanarioserbio.com/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=7


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-----Original Message-----
From: Misha Gavrilovic
Sent: 24 March 2006 03:19
To: NedaIsta1
Subject: FW: 7th Anniversary of NATO Aggression, Trial and Death of Mr
Milosevic - House of Commons Public Meeting - 29th March 2006, 7pm


Please note the importance of this meeting next week and make every effort to attend.

It would be helpful if you could inform me whether you will be able to
attend.

Regards
Misha Gavrilovic


House of Commons Public Meeting to address:


The 7th Anniversary of NATO Aggression on Yugoslavia

The Trial and Death of Mr Milosevic

The Future of Kosovo


John Randall, MP
All Party Committee for Serbia and Montenegro

Alice Mahon, former Labour MP
The last witness at Milosevic Trial

Misha Gavrilovic, Nedaist Initiative
Aggressors shall not write our History


Wednesday 29th March 2006
7-9 pm

Boothroyd Room
Portcullis Building
House of Commons


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SERBIA: KOSOVO; 7 ANNI BOMBE NATO, BELGRADO RICORDA /ANSA

(di Alessandro Logroscino) (ANSA) - BELGRADO, 24 MAR - Un ricordo silenzioso, con riti religiosi e commemorazioni pubbliche dei vertici politici attuali del Paese, ha segnato oggi in Serbia il settimo anniversario dell'inizio dei bombardamenti Nato del 1999. Un' azione militare destinata secondo le intenzioni dichiarate a liberare la provincia a maggioranza albanese del Kosovo dalle forze di repressione dell'allora regime di Slobodan Milosevic. Un evento che suggello' la fine (SIC ANSA) del decennio di sangue innescato dalla dissoluzione della ex Jugoslavia, lasciandosi tuttavia alle spalle problemi - quelli dello status e della convivenza etnica nel Kosovo - a tutt'oggi irrisolti. Problemi che nelle cerimonie odierne sono rimasti sullo sfondo, sebbene non cessi di essere largamente diffusa tra i serbi - anche tra molti di coloro che in seguito riempirono le piazze per ottenere la caduta di Milosevic (ottobre 2000) - la convinzione che quei raid furono sproporzionati, aggressivi e tutt'altro che inevitabili. Per ricordare le vittime di sette anni orsono una messa solenne e' stata officiata stamattina nella grande basilica belgradese di San Marco alla presenza del primo ministro Vojislav Kostunica, l'uomo che nel 200O scalzo' Milosevic. Mentre deposizioni di corone di fiori, accompagnate da momenti di raccoglimento, sono state organizzate dalle autorita' locali in molti luoghi in cui rimasero uccisi civili. Nel centro della capitale vi ha preso parte il sindaco Nenad Bogdanovic, figura di punta del Partito democratico (liberal-europeista). Iniziati poco prima delle otto di sera del 24 marzo 1999 - quando a Belgrado le sirene dell'allarme aereo tornarono a suonare per la prima volta dai tempi della Seconda guerra mondiale - i bombardamenti si protrassero senza interruzione per 78 giorni, fino al 10 giugno. E causarono - a seconda delle differenti stime - tra 1200 e 5000 morti, oltre alla distruzione di numerose infrastrutture civili ed economiche del Paese (i danni materiali, sovrastimati dal vecchio regime (SIC ANSA), sono stati comunque poi fissati a quasi 30 miliardi di dollari dai nuovi governi). Spinti dalle violenze dei commandos di Milosevic (SIC ANSA) (ma secondo alcuni anche dalle bombe dell'Alleanza atlantica) dal Kosovo comincio' nel frattempo la fuga di centinaia di migliaia di albanesi, che sarebbero rientrati soltanto a guerra finita. A chiudere la partita, evitando il rischio di un pericoloso vicolo cieco che l'intervento aereo da solo non sembrava poter risolvere, fu infine una mediazione congiunta russo-occidentale, sfociata negli accordi di Kumanovo: quelli che permisero l'ingresso in Kosovo di una forza militare internazionale formata inizialmente da 30.000 uomini di Paesi Nato (Italia inclusa) e 7000 russi, e ridotta oggi 17.500 unita'. Contemporaneamente fu approvata all'Onu una risoluzione, la 1244, che confermava i diritti di sovranita' di Belgrado sulla provincia, ma che oggi diverse cancellerie occidentali appaiono orientate a rivedere. In Kosovo la situazione resta d'altronde ben lontana dalla stabilita'. Negli anni successivi al '99 ha preso le mosse l'esodo delle minoranze serba e rom (240.000 profughi ad oggi, solo 8000 dei quali rientrati), vittime di una sorta di contro pulizia etnica (SIC ANSA) di matrice albanese. Secondo i dati diffusi da Pristina, nello stesso periodo gli scontri interetnici hanno provocato 500 morti, mentre secondo Belgrado negli ultimi sette anni sono stati uccisi 1200 non albanesi e altrettanti sono stati rapiti, senza contare le centinaia tra chiese ortodosse, antichi monasteri e case serbe devastate. I negoziati internazionali - che alcuni Paesi occidentali spingono ormai verso l'approdo d'una concessione d'indipendenza graduale alla piccola regione in cambio di garanzie per le minoranze che a molti osservatori appaiono al momento chimeriche - restano frattanto compressi in una difficile strettoia: da un lato la rivendicazione sempre piu' impaziente della leadership separatista albanese del riconoscimento legale di una secessione piena; dall'altro la strenua difesa di Belgrado di una sovranita' almeno formale su una terra che i serbi considerano culla secolare della loro cultura e della loro fede.(ANSA). LR
24/03/2006 17:23


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http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/5441/1/51/

Le bombe NATO sono ancora una minaccia

24.03.2006 - Ricorre oggi il settimo anniversario dei bombardamenti della NATO sull'allora Federazione di Jugoslavia. A sette anni di distanza gli ordigni inesplosi sganciati dagli aerei dell'alleanza atlantica rappresentano ancora una grave minaccia. Nostra traduzione
Di Marko Albunovic, 24 marzo 2006, Politika (tit. orig. NATO bombe jos prete)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak


Sette anni dopo i bombardamenti i resti dei proiettili della NATO continuano a seminare il panico in tutta la Serbia, e gli esperti affermano che, come conseguenza dell'effetto dei proiettili all'uranio impoverito, l'onda delle malattie maligne deve ancora arrivare. Sul territorio di Nis, Kraljevo, Kopaonik, Kursumlija, Sjenica e Vladimirca oggi stanno in agguato i resti delle bombe a cassetta, su un territorio di 24.000.000 di metri quadrati. I campi minati (che provengono ancora dallo scontro dell'inizio degli anni novanta) coprono un territorio di 4.300.000 metri quadrati, lungo l'approssimativa frontiera con la Croazia, mentre una sicura rimozione è ancora attesa per 60 bombe aeree inesplose e altri proiettili di grande calibro in tutta la Serbia.

Denaro, un problema cronico

Petar Mihajlovic, il direttore del Centro per lo sminamento della Repubblica di Serbia, dice che una buona parte degli obiettivi previsti per l'anno scorso sono stati realizzati, mentre alcune località sono state trascurate in modo giustificato - a causa della mancanza dei mezzi finanziari. Se si sa che lo sminamento, di mine e bombe a cassetta, di un metro quadrato di terreno costa in media circa 1,3 euro, e la rimozione di una sola bomba aerea fra i 100.000 e 200.000 euro, è chiaro di quali somme di denaro si tratta.

"Solo durante l'anno scorso, grazie alle attività del Centro per lo sminamento e dell'ITF, l'organizzazione internazionale per la rimozione delle mine, in Serbia sono stati scoperti 634 pezzi di diversi tipi di mine inesplose e 27 bombe a cassetta. E' stata controllata una superficie di 1.373.520 metri quadrati. Nel rimuovere le mine si è la lavorato per di più sul territorio del comune di Sid, nelle regioni dei villaggi Jamen, Morovic e Batrovci, mentre bombe a cassetta sono state rimosse attorno al distrutto hotel "Baciste" sul Kopaonik e nella zona industriale di Nis" - dice Mihajlovic. Secondo le sue parole, l'anno scorso, su richiesta del governo locale, gli sminatori hanno fatto anche un'"esplorazione tecnica" di circa 12.000 metri quadrati sul lago di Palicko, dove è stato riscontrato che alla profondità di 20 metri non ci sono proiettili inesplosi.

Mihajlovic in modo particolare sottolinea che il Centro per lo sminamento svolge la sua attività rispettando severamente gli standard internazionali.

"A differenza da quello militare, lo sminamento cosiddetto umanitario si svolge con l'applicazione degli standard internazionali - IMAS (International Mine Action Standards). La convinzione che una determinata superficie sia stata pulita secondo gli standard IMAS è di grande importanza, perché nessuna ditta straniera è pronta ad investire il denaro nella costruzione di edifici su una superficie per la quale si ha il sospetto che sia minata o che là si trovino dei resti di ordigni esplosivi" - ha spiegato Mihajlovic.

I progetti per il 2006

Fino ad ora i maggiori donatori del progetto per lo sminamento delle regioni minacciate sul territorio della Serbia sono l'Unione europea, i governi degli Stati Uniti, della Germania, della Repubblica Ceca e della Gran Bretagna.

L'interesse dei donatori per la pulizia della Serbia dall'"eredità" mortale della NATO sta diminuendo, considerando le nuove situazioni critiche nel mondo - dallo tsunami alla guerra in Iraq. Il direttore del Centro per lo sminamento dice che non si sa ancore in che modo ciò si rifletterà sui progetti previsti per il 2006.

"Quest'anno abbiamo in piano di sminare 936.000 metri quadrati nel comune di Sid. Dovremmo sanare dalle bombe a cassetta un territorio di circa 1.189.000 metri quadrati sul Kopaonik (pista da sci Krcmar), a Nis (aeroporto) e a Kraljevo (quartiere Samaila). Pensiamo di esaminare anche 12 località 'sospette' sulla Sava e sul Danubio. Naturalmente, se riusciremo ad assicurare il denaro per questi progetti" - ha detto Mihajlovic, precisando che servono più di 3.000.000 di euro.

"A nostro vantaggio c'è il fatto di essere inclusi nel progetto dell'Agenzia europea per la ricostruzione sotto il nome 'Realizzazione della navigazione sicura sulla Sava e sul Danubio', perché si ha il sospetto che determinate località 'sospette' in Serbia vadano controllate e sminate. Se tutto va bene, nel mese di maggio si potrebbe iniziare il controllo delle località sul Danubio: a Novi Sad intorno al ponte Sloboda, al porto, alla raffineria e alla centrale termica, al porto di Pancevo, la superficie intorno alla linea a grande distanza Ivanovo-Ritopek, il porto di Prahovo e il ponte Smederevo-Kovin. Sulla Sava controlleremo il territorio intorno al porto di Sabac, la termocentrale di Obrenovac e a Baric" - ha detto Mihajlovic, sottolineando che per lo sminamento della località di Bogojevo, Backa Palanka e Jamen (confine di tre paesi della SM, BiH e della Croazia) prima di tutto bisognerebbe uniformare le posizioni dei tre stati.

Se dovessero esserci i soldi, quest'anno sarà tolta anche la bomba aerea da Zvezdara, quartiere di Belgrado, e anche i quattro proiettili che minacciano gli abitanti di Lucan.


=== 4 ===

http://www.b92.net/english/news/index.php?&nav_category=&nav_id=34128&order=priority&style=headlines

B92/Beta (Serbia and Montenegro)
March 24, 2006

NATO bombing commemorated

BELGRADE - On today's date seven years ago, NATO began
its bombing mission in Yugoslavia, which lasted 78
days.
The air raids began at about 7:30 pm, with the then
government, head by Slobodan Milosevic, proclaiming a
state of war.
The bombing ended on June 9 with the signing of the
Kumanovski Agreement and the adoption of the United
Nations Security Council's Resolution 1244.
The air strikes resulted in the Yugoslav Army
retreating from Kosovo, and international forces
entering the region.
Many industrial buildings, schools, health centres,
media buildings and monuments were damaged or
destroyed in the bombings and, according to estimates,
in between 1,200 and 2,500 people were killed.
In 43 locations around Serbia, excluding Kosovo, NATO
projectiles can still be found.
There are two bombs that have not exploded still in
Belgrade today, according to the Defence Ministry.
In order for one bomb to be removed, 100,000 euros and
the hiring of an expert team for one month would be
necessary.


=== 5 ===

Da "Novi list" - "Glas Istre", 9.3.2005, Rijeka - Pula

Sorvolando l' Adriatico, la NATO si liberava dalle bombe inesplose

Il biologo italiano Ezio Amato accusa la NATO per la contaminazione dell'Adriatico, durante la guerra del 1999.
L'identificazione dei luoghi dei relitti bellici riguarda sia l'Italia che la Croazia, perciò è auspicabile una cooperazione tra i due stati. Ancora nel 2001 ci si accordava sulla formazione di una commissione di esperti, ma finora non è stato fatto niente, dice Amato...

"NOVI LIST" - "GLAS ISTRE", Rijeka - Pula
Izdanje za: Srijedu, 9.3.2005.

TALIJANSKI BIOLOG EZIO AMATO OPTUŽUJE NATO ZA ZAGADENJE MORA ZA VRIJEME RATA NA KOSOVU 1999. GODINE

NATO se nad Jadranom oslobadao dotrajalih bombi

Identifikacija nalazišta vojnih otpadaka tice se i Italije i Hrvatske pa bi suradnja bila poželjna. Još 2001. dogovoreno je da ´ce se uspostaviti radna grupa strucnjaka, no dosad ništa nije ucinjeno, kaže Amato

TRST – Pitanje zagadenosti Jadrana vojnim otpacima izuzetno je složeno, a dosadašnje aktivnosti najžeš´ceg zagadivaca našeg mora – NATO saveza – tek su površno riješile problem. To tvrdi biolog Ezio Amato, znanstveni djelatnik talijanskog državnog istraživackog instituta ICRAM, koji ve´c od 1996. godine rukovodi posebnim programom talijanske Vlade glede identifikacije nalazišta vojnih otpadaka u Jadranu i njihova uništavanja. Amato, s kojim smo telefonski razgovarali, tvrdi da u dubini Jadrana nema osiromašenog urana, odnosno ako ga i ima radi se o malim kolicina cije su radijacije bezopasne. »Razlog je jednostavan, s obzirom da se osiromašeni uran koristi za izradu projektila, odnosno municije koje služe za probijanje vojnih oklopa. Avioni koji su tijekom vojnih operacija polijetali iz NATO-ovih zracnih baza ili s nosaca aviona nisu imali obvezu pri povratku osloboditi se ostatka municije nakon izvršene akcije. Druga je prica s bombama i raketama koje se postavljaju ispod krila vojnih letjelica. Ako ih se ne koristi u akciji piloti imaju obvezu ispustiti ih u more jer je preopasno s njima sletjeti«, veli Amato.

Klaster bombe

Znanstvenik upozorava na ogromnu kolic inu bombi i raketa koje su ispuštene 1999. godine tijekom vojnih operacija protiv Miloševi´ceve Jugoslavije. Tvrdi da se osim raketa na dnu Jadrana nalazi na desetke tisu´ca malih bombi (žute boje) u sastavu tzv. klaster bombe. »Svaka klaster bomba sadrži u sebi 202 male bombe. Prilikom dodira s vodom klaster bombe se otvaraju, a bombice se raspršuju po dnu. Službeni podaci koje smo dobili od NATO-a o kolicini ispuštenih bombi nisi istiniti. Rekli su nam, primjerice, da raspolažu s desetak tocno oznacenih zona gdje zrakoplovi ispuštaju bombe, ali sam u samom predjelu južnog Jadrana ispred luke Molfetta pronašao jedanaest takvih nalazišta punih vojnih otpadaka.
»Siguran sam da su vojne snage NATO-a iskoristile rat na Kosovu da bi se oslobodile dotrajalog vojnog materijala bombi i raketa«, veli Amato.
Prošlo je oko šest godina od vojnih akcija na Kosovu, ali posao oko identifikacije svih tih nalazišta tek je poceo. Naime, prema medunarodnom pravu i potpisanim medunarodnim konvencijama sve su države dužne obavijestiti tocan položaj nalazišta gdje se ispuštaju otpadci, ali ta obveza ne pogada vojsku.

»NATO je 1999. godine obavio nekoliko akcija ciš´cenja podmorja. To su napravili vrlo površno i s neadekvatnim sredstvima. Situacija je izuzetno opasna zbog zagadenja podmorja, a posebno je opasna za ribare koji se bave kocarenjem«, veli Amato.

Ranjeni ribar

Ribar iz Chiogge 1999. godine teško je ranjen klaster bombom koja je pronadena u mreži, a istovremeno je druga ribarica izvukla iz podmorja raketu. Sjeverni i srednji Jadran puni su takvih nalazišta te je opasnost jednaka i za talijanske i za hrvatske ribare.
»Pitanje identifikacije nalazišta vojnih otpadaka tice se i Italije i Hrvatske pa bi u tom kontekstu suradnja bila poželjna. Tijekom susreta ministara vanjskih poslova država clanica Jadransko-jonske inicijative 2001. godine dogovoreno je da ´ce se uspostaviti radna grupa strucnjaka, no dosad ništa nije poduzeto«, rekao nam je Ezio Amato.

Elio VELAN

http://www.novilist.hr/Default.asp?WCI=Rubrike&WCU=28612863285B2863285A28582858285D286328962897289E286328632859285B285B285C285A285828632863286328582863Y


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SERBIA: DECINE DI BOMBE INESPLOSE FRA EREDITA' GUERRE

(di Beatrice Ottaviano)
(ANSA) - BELGRADO, 21 GEN - Aerei che atterrano a pochi metri dalle bombe inesplose lasciate dai raid Nato della primavera 1999: succede a Nis, nella Serbia del sud, dove lo scalo locale - il secondo del paese - deve spesso supplire alle necessita' di Belgrado quando la nebbia impedisce l'atterraggio dei velivoli diretti all'aeroporto della capitale.
Nella zona, una delle piu' colpite dagli attacchi alleati contro la Jugoslavia di Slobodan Milosevic, una prima bonifica era stata fatta dai militari: ma a un controllo piu' accurato, si e' scoperto che rimangono almeno una novantina di ordigni inesplosi, per lo piu' parti di bombe a frammentazione.
''In tutta la Serbia, ci sono 62 siti dove si trovano ordigni ancora innescati, ad altissimo rischio dopo cinque anni di esposizione agli elementi - dice Petar Mihajlovic, responsabile serbomontenegrino per lo sminamento - e uno e' a soli venti minuti dal centro di Belgrado: nel quartiere di Zvezdara, non lontano da una scuola elementare dove ogni giorno passano decine di bambini''. La bomba pesa 900 chilogrammi ed e' conficcata nel terreno a una profondita' di circa 10 metri. ''Renderla innocua e' un'operazione ad alto rischio - sottolinea Mihajlovic - e il costo e' stimato attorno ai 150.000 euro. Ma questi soldi non si trovano''.
I turisti che in questa stagione invernale affollano il parco montano di Kopaonik, vicino al confine con il Kosovo, non sanno che accanto alle piste di sci c'e' un arsenale di bombe inesplose. Sulla montagna, la piu' alta del paese, c'e' un complesso radar che e' stato uno dei bersagli favoriti dei raid della primavera '99. Un altro ritrovo turistico rinomato, il lago di Palic, nasconde due bombe di 650 e 1.100 chili rispettivamente.
Altre nove bombe sono disseminate lungo i corsi dei fiumi Danubio e Sava, non si sa bene dove ne' a quale profondita': il rischio e' che la corrente possa trasportarle in prossimita' di zone abitate o in punti dove potrebbero rappresentare un pericolo per la navigazione.
Non sono solo le bombe dei raid la pesante eredita' del decennio di guerre balcaniche del secolo scorso: soprattutto nei pressi del confine con la Croazia e la Bosnia, accanto all'autostrada Belgrado-Zagabria (un tempo nota come 'autostrada della fratellanza e dell'unita'') c'e' uno spazio di 510 ettari disseminati con 800.000 mine di diverso tipo, da quelle anticarro a quelle antiuomo. ''I campi sono mappati e delimitati da cartelli - sottolinea Mihajlovic - ma e' successo che le forti piogge abbiano cancellato i sentieri sicuri utilizzati dalla gente del luogo per andare a fare legna nei boschi. Il bilancio in questi anni e' stato di quattro morti''.
E i campi minati non sono solo in quel triangolo: cinque giorni fa ad Aleksinac (Serbia del sud, non lontano da Nis) e' stato ucciso da una mina un contadino di 54 anni, Ivan Marinkovic. Fondi per bonificare quelle zone non ce ne sono, e la popolazione e' costretta a convivere con un rischio costante.
Belgrado rinnovera' in febbraio una richiesta di finanziamenti per lo sminamento alle organizzazioni internazionali. I progetti attuali interessano sia la zona di Nis che quelle di Kopaonik, Belgrado e Palic. Il costo previsto per gli interventi e' di 2,1 milioni di euro: ''Le casse dello stato non sono in grado di provvedere, e senza aiuti internazionali potremo fare ben poco'', sottolinea Mihajlovic.
E se in Serbia i problema e' relativamente contenuto - recentemente a Belgrado e' stata finalmente ripulita anche la vecchia sede dell'ambasciata cinese, bombardata nell'aprile del 1999 e dove restava un grosso ordigno inesploso - la situazione e' piu' grave nel Kosovo, dove non ci sono mappature precise dei campi minati. Il 21 settembre del 2003, quattro bambini erano rimasti uccisi e due gravemente feriti a Mogila (est della provincia) dall'esplosione di una mina anticarro con la quale stavano giocando. Anche in Bosnia le mine fanno stragi quasi quotidiane: stando al direttore per l'agenzia di bonifica Enes Cengic, si stima che dai due ai tre milioni di ordigni restino disseminati sul territorio.(ANSA). OT
21/01/2005 17:27