Per fortuna la Storia non siete voi
Mi corre l'obbligo di segnalare, in quanto esempio di mediocre
giornalismo e di pessima ricostruzione storica, l'odierna puntata
(tra le 8 e le 9 del mattino dell'11/5/2006) della trasmissione "La
Storia siamo noi", condotta da Giovanni Minoli, che ha aperto in
maniera davvero sgradevole la mia giornata.
La questione è particolarmente seria perchè la trasmissione, dedicata
ai "genocidi" di Bosnia e Ruanda, è stata pensata per un uso
didattico, e sarebbe dunque rivolta soprattutto ad un pubblico di
giovanissimi, come tutte quelle di questa serie di "Rai Educational".
Ma quest'ultima puntata è stata costruita attorno alle tesi
semplicistiche e manichee, slavofobe e serbofobe, caratteristiche
delle fonti utilizzate, pressochè tutte statunitensi; il contenuto
informativo reale è nullo, smaccato invece è l'obiettivo
propagandistico. La descrizione della tragedia bosniaca, avulsa dalla
più generale tragedia jugoslava di cui essa è uno dei tanti
drammatici capitoli, è superficiale, caricata di toni
grandguignoleschi, non esente da anacronismi e vergognose omissioni.
Le tesi di fondo - dal parallelismo inaccettabile tra diversi
"genocidi", veri o presunti, alla allusione lombrosiana sugli "odii
atavici" tra le genti balcaniche, fino alla chiusura con l'accenno a
Milosevic imputato all'Aia, comodo capro espiatorio per chi non vuole
approfondire - sono quelle solite del giornalismo di guerra
occidentale. La descrizione della vicenda di Srebrenica è parziale e
sbrigativa; si vogliono presentare come lampanti circostanze che
restano invece tutt'altro che chiare. L'insieme risulta infine privo
di logica vista la sostanziale omissione dell'intero contesto: tanto
per fare un esempio, al "Tribunale dell'Aia" (che tanto piace a
questo giornalismo fiancheggiatore della NATO) c'è anche il capo
delle milizie musulmane di Srebrenica, Nasir Oric, ma ovviamente non
è stato detto.
La faziosità grossolana delle tesi esposte da Minoli fa si che anche
la successiva parte del programma, quella sulla tragedia ruandese, mi
lasci scettico ed oltremodo diffidente. Sapevo di precedenti
trasmissioni di Minoli su "foibe ed esodo", costruite su
testimonianze false e cariche di livore antipartigiano e nazionalista
italiano. Gettare discredito su ogni ipotesi di fratellanza, unità ed
indipendenza dei popoli jugoslavi è evidentemente una sua vocazione.
A. Martocchia
(responsabile politico, Coord. Naz. per la Jugoslavia)
Mi corre l'obbligo di segnalare, in quanto esempio di mediocre
giornalismo e di pessima ricostruzione storica, l'odierna puntata
(tra le 8 e le 9 del mattino dell'11/5/2006) della trasmissione "La
Storia siamo noi", condotta da Giovanni Minoli, che ha aperto in
maniera davvero sgradevole la mia giornata.
La questione è particolarmente seria perchè la trasmissione, dedicata
ai "genocidi" di Bosnia e Ruanda, è stata pensata per un uso
didattico, e sarebbe dunque rivolta soprattutto ad un pubblico di
giovanissimi, come tutte quelle di questa serie di "Rai Educational".
Ma quest'ultima puntata è stata costruita attorno alle tesi
semplicistiche e manichee, slavofobe e serbofobe, caratteristiche
delle fonti utilizzate, pressochè tutte statunitensi; il contenuto
informativo reale è nullo, smaccato invece è l'obiettivo
propagandistico. La descrizione della tragedia bosniaca, avulsa dalla
più generale tragedia jugoslava di cui essa è uno dei tanti
drammatici capitoli, è superficiale, caricata di toni
grandguignoleschi, non esente da anacronismi e vergognose omissioni.
Le tesi di fondo - dal parallelismo inaccettabile tra diversi
"genocidi", veri o presunti, alla allusione lombrosiana sugli "odii
atavici" tra le genti balcaniche, fino alla chiusura con l'accenno a
Milosevic imputato all'Aia, comodo capro espiatorio per chi non vuole
approfondire - sono quelle solite del giornalismo di guerra
occidentale. La descrizione della vicenda di Srebrenica è parziale e
sbrigativa; si vogliono presentare come lampanti circostanze che
restano invece tutt'altro che chiare. L'insieme risulta infine privo
di logica vista la sostanziale omissione dell'intero contesto: tanto
per fare un esempio, al "Tribunale dell'Aia" (che tanto piace a
questo giornalismo fiancheggiatore della NATO) c'è anche il capo
delle milizie musulmane di Srebrenica, Nasir Oric, ma ovviamente non
è stato detto.
La faziosità grossolana delle tesi esposte da Minoli fa si che anche
la successiva parte del programma, quella sulla tragedia ruandese, mi
lasci scettico ed oltremodo diffidente. Sapevo di precedenti
trasmissioni di Minoli su "foibe ed esodo", costruite su
testimonianze false e cariche di livore antipartigiano e nazionalista
italiano. Gettare discredito su ogni ipotesi di fratellanza, unità ed
indipendenza dei popoli jugoslavi è evidentemente una sua vocazione.
A. Martocchia
(responsabile politico, Coord. Naz. per la Jugoslavia)