(english / italiano)

NO NED


--- SEGNALAZIONE INIZIATIVA:

Data: Wed, 17 May 2006 00:40:00 +0200
Da: "CONTROPIANO" <cpiano @ tiscali.it>
Oggetto: Dibattito con Gianni Minà il 19 maggio a Roma (La Villetta)

Le eredità del "Che".
Quali sorprese ci riservano ancora la Cuba di Fidel, il Venezuela di
Chavez, la Bolivia di Morales?

Comunicato stampa

Venerdi 19 maggio a Roma, alle 17.30, presso l'Associazione "La
Villetta" (via degli Armatori 3), Gianni Minà presenterà l'ultimo
numero della rivista "Latinoamerica" ,contenente tra l'altro uno
speciale dedicato al Che, servizi sulla Bolivia di Evo Morales e la
denuncia di due studiosi statunitensi (W. Smith e B. Jackson) sulle
attività del NED (National Endowment for Democracy) l'agenzia creata
e utilizzata dai servizi segreti statunitensi per "esportare la
democrazia" e che Emma Bonino vorrebbe importare anche in Italia.
Insieme a Gianni Minà ci saranno la direttrice della rivista
Alessandra Riccio e il nuovo ambasciatore di Cuba in Italia Rodney
Lopez.
La serata organizzata dall'Associazione di solidarietà con Cuba "La
Villetta" servirà anche a rilanciare in Italia la campagna
internazionale per la liberazione dei Cinque patrioti cubani
incarcerati negli Stati Uniti per aver svelato al FBI l'esistenza di
una rete terroristica anticubana a Miami.
Verrà inoltre proiettato il film "I diari della motocicletta" e ci
sarà una cena sociale.

per informazioni: tel 065110757 oppure 3386984415


--- SEGNALAZIONE LINK: http://www.iefd.org/

Compagni statunitensi ci segnalano la creazione di una struttura -
International Endowement for Democracy (IED) - che "rifà il verso"
all'agenzia statunitense NED invertendone gli obiettivi: cercando
cioè di portare la democrazia nel paese che ne ha più bisogno di
tutti, gli Stati Uniti d'America. Il sito http://www.iefd.org/
contiene eccezionale documentazione che smaschera compiti e pratiche
reali della NED.

---

From: michael parenti
Subject: International Endowement for Democracy
Date: May 1, 2006 9:09:19 AM GMT+02:00

Dear Friends

Bertell Ollman has started the International Endowement for Democracy
(IED). It tries to reverse the ill-doings of the federally funded
National Endowement For Democracy which spends money in other
countries to bring them the trappings of democracy---along with free
market privatization, globalization, murderous coups, and wars.

The IED is trying to do the opposite. It is appealing to people in
other countries to help us bring democracy to the United States where
it is most needed and where a more democratic governance would have
crucial salutory effects upon the entire globe.

At Bertell's request, and as a member of the IED board, I am sending
along this information about the IED for your consideration. You can
access it at http://www.iefd.org/?r=r01.

kind regards,
Michael Parenti

---

http://www.iefd.org/lang/it01.php

Appello Urgente Al Popolo Del Mondo

Dalla

Fondazione Internazionale per la Democrazia (F.I.D.).

The International Endowment for Democracy, una nuova fondazione senza
fini di lucro il cui consiglio d’amministrazione include Howard Zinn
(il più noto teorico radicale americano), Mumia Abu-Jamal (il più
famoso prigioniero politico americano), Gore Vidal (il principale
romanziere e saggista progressista americano), Ramsey Clark (il primo
avvocato del mondo nella difesa dei diritti umani), Barbara Foley
(presidentessa dell’Alleanza della Sinistra, il sindacato dei
progressisti accademici), Immanuel Wallerstein (ex-presidente
dell’Associazione Sociologica Internazionale), Michael Ratner
(presidente del Centro per i Diritti Costituzionali e ex-presidente
della Lawyers’ Guild), David Harvey (il geografo più citato del
mondo), il compianto Harry Magdoff (co-redattore "fino alla sua morte
il primo gennaio del 2006" della più importante rivista teorica
marxista americana, Monthly Review), e altri 24 studiosi, avvocati e
attivisti progressisti americani).

PREAMBOLO
Domanda:

In che maniera il paese che ha appena fatto l’esperienza di due
elezioni presidenziali rubate si compiace caratterizzarsi?

Risposta:

"La più Grande Democrazia del Mondo".

Domanda:

In che maniera il governo illegittimo di questo paese descrive il suo
modo di sottoporre i popoli del mondo intero alla sua dominazione
qualunque sia il costo a questi ultimi ed al loro ambiente attraverso
una varietà di mezzi militari, economici e culturali?

Risposta:

"Costruzione Democratica Nazionale" o "Promozione della Democrazia".

Domanda:

Che nome ha dato il governo degli Stati Uniti all’organizzazione da
esso creata per sovvertire i governi (fra cui Haiti e Venezuela i cui
presidenti sono stati eletti onestamente) che esso non approva?

Risposta:

La Fondazione Nazionale per la Democrazia (N..E.D., The National
Endowment for Democracy).

C’è un migliore esempio in qualunque luogo della terra della vecchia
massima dello scrittore francese, La Rochefoucauld: "L’Ipocrisia è
l’omaggio che il vizio paga alla virtù"? In un mondo dove nessuna
virtù gode di un valore più elevato della democrazia, il governo
statunitense ha considerato il pavoneggiare i suoi peggiori vizi
sotto la bandiera della "democrazia" come mossa astuta. Noi dobbiamo
essere più astuti, vedendo questa ipocrisia e i vizi criminali che
questa serve per quello che sono. E lottare contro di essi. Tutti
noi, insieme.

APPELLO

Aiuto! Aiuto! La casa è in fiamme e noi tutti ci abitiamo. Il governo
degli Stati Uniti e le sue organizzazioni dipendenti, come la
Fondazione Nazionale per la Democrazia (N.E.D.), hanno reagito
all’incendio gettando più petrolio su di esso.

Essi la chiamano "la costruzione democratica nazionale"--un nome
elegante per le guerre senza fine, il furto della proprietà comune,
le disuglianze economiche esplosive, i diritti civili sempre più
deboli (che include l’uso della tortura), e la degradazione sempre
più intensa e la distruzione addirittura del nostro ambiente naturale
nascoste dietro il "libero commercio" e la promessa (raramente
mantenuta) di una elezione "libera". Miliardi di persone fuori
d’America vogliono che cessi questa pazzia, ma che cosa possono fare?
La nostra organizzazione nuova e indipendente, la Fondazione
Internazionale per la Democrazia (F.I.D.) crede che essa cesserà solo
se la costruzione democratica nazionale (la cosa autentica, non il
petrolio) viene applicata agli U.S.A., che sono il paese più
responsabile per questi avvenimenti globali spaventosi, e che il
popolo dappertutto può giocare un ruolo nella sua realizzazione.

In breve: se gruppi come la Fondazione Nazionale per la Democrazia
(N.E.D.) utilizza fondi provenienti dal governo americano (donde
"Nazionale") e una grande dose di ipocrisia per sovvertire la
democrazia all’estero, la Fondazione Internazionale per la Democrazia
(F.I.D.) spera di servirsi del denaro estero (donde "Internazionale")
per costruire una vera democrazia nel paese che ne ha più bisogno,
gli Stati Uniti d’America.

Noi facciamo un appello anche alla comunità internazionale a
controllare le elezioni negli Stati Uniti. C’è ancora qualcuno nel
mondo fuori degli U.S.A. che non riconoscca il bisogno di un tale
controllo?

Questo non perchè c’è meno democrazia in America che altrove, alcuni
altri paesi sono anche peggiori a questo riguardo, ma perchè il
disavanzo democratico di cui soffre il nostro paese costituisce una
più grande minaccia alla vita, la libertà e la ricerca della felicità
dei popoli del globo intero che non le azioni di qualsiasi altro
regime. Come vittima della linea politica distruttiva del suo proprio
governo, la grande maggioranza degli Americani non ha nessun
interesse nel ritenerla e cambierebbe questa politica istantaneamente
se la nostra democrazia funzionasse come viene descritta dalle
autorità ufficiali del paese. Che questa linea politica non abbia
funzionato in questa maniera è dovuto al fatto che essa non può
farla, perchè le leggi, le elezioni, i media, le scuole e altri mezzi
per mettere in moto tali cambiamenti sono stati alterati dalla loro
forma originale (per mezzo di preconcetti pregiudiziali sistematici
e, sempre di più, con la nuda repressione), nascosti (con l’ignoranza
imposta), comprati dal Grande Denaro (soprattutto questo), e quando
"necessario" rubati (come nelle ultime due elezioni presidenziali).
Chi può dubitare che la gente dappertutto ha un grande interesse
nella democratizzazione dell’America.

Può darsi che questo sia un primato: gli Americani chiedono aiuto
alla gente di altri paesi. Tuttavia, molte persone che ricevono
questo Appello fuori d’America stanno probabilmente chiedendosi "Per
quale ragione dobbiamo aiutare gli Americani a fare i cambiamenti
necessari nel loro paese? Non abbiamo abbastanza da fare nel nostro
paese?" La risposta può essere presentata nel modo migliore con
un’altra domanda: C’è un lettore che abita fuori della capitale del
suo paese che pensa sia uno spreco di tempo e denaro cercare di
influenzare la politica del governo che ha la sua sede nella
capitale? Se è là che si trova il potere principale. Ebbene, in
questo periodo dell’imperialismo militare, economico e culturale
americano, Washington è diventata la vera capitale del vostro paese,
perchè è là che molte delle decisioni più distruttive che si
ripercuotono sulla vostra vita vengono prese. Sembra ragionevole,
dunque, da un punto di vista politico, dedicare almeno una porzione
del vostro tempo, delle vostre energie e del vostro denaro a un
tentativo di rendere reali i cambiamenti che voi desiderate a
Washington. Se questo è veramente possibile.

In questo momento della storia, noi che viviamo negli Stati Uniti
siamo i meglio collocati per affrontare il nostro oppressore comune.
La responsabilità che spetta a noi, dunque, è enorme, ma le nostre
forze sono deboli. Mentre il tentativo da parte del governo al potere
di minare il processo democratico è in corso, anche se questo
processo era debole, esso ci fornisce di una questione chiave sulla
quale i nostri leaders sono estremamente vulnerabili. Come attesta
l’esplosione dell’ipocrisia governativa, la democrazia rimane la
virtù prediletta del popolo americano. È su questa questione
cruciale, con le sue larghe implicazioni per la linea politica in
America e nel mondo, che abbiamo bisogno del vostro aiuto.

Ci sono molti gruppi negli Stati Uniti che stanno tentando di
difendere ciò che rimane della nostra democrazia raggrinzata e/o
costruirne una migliore e più egalitaria. Ma per lo più essi sono
piccoli, e mancano di fondi. La Fondazione Internazionale per la
Democrazia (F.I.D.) vuole dare ai popoli di tutto il mondo la
possibilità di partecipare a questa lotta cruciale con un contributo
(non importa quanto sia piccolo) a noi, che poi distribuiremo ad
alcuni di questi gruppi. A parte le nostre spese di operazione
normali (nessun membro del Consiglio d’Amministrazione riceve un
salario), tutto il denaro ricevuto sarà inoltrato ai gruppi scelti.
Per quanto questa idea possa sembrare strana, con questa
manifestazione di solidarietà , la gente ovunque è ora in grado di
aiutare se stessa aiutando noi a aiutare loro. Forse questo non è
tanto anormale, dopo tutto.


I contributori possibili dovrebbero sapere anche che noi non daremo
denaro a qualsiasi partito politico, o accettare denaro da qualsiasi
organizzazione coinvolta in forme violente di attitività politica, o
da qualsiasi governo straniero.

Ai lettori americani, che non hanno bisogno del nostro consiglio per
dare denaro alle loro organizzazioni progressiste favorite, chiediamo
soltanto di continuare a fare quello che avete già fatto (va bene, un
pò di più), ma vi preghiamo di inoltrare questo Appello ai vostri
amici e conoscenti, soprattutto coloro che vengono da paesi esteri.
(Nel caso che vogliate mostrare il vostro appoggio a questa
iniziativa potete farlo con un contributo finanziario. È certo che
non vi cacceremo via.)


Il successo del nostro progetto richiede la diffusione del nostro
messaggio a milioni di persone in tutto il mondo. Allora, se
approvate quello che stiamo facendo e pensate che potrebbe essere
importante, vi chiediamo urgentemente di mandare questo appello
(legato al nostro sito elettronico) a tutte le persone elencate nel
vostro albero e-mail, ed ai siti e blogs che voi visitate nonché alle
liste di gruppi e organizzazioni a cui appartenete, particolarmente
fuori degli Stati Uniti. E per favore, non mancate di contattare i
vostri amici nei media. Si dice che l’organizzazione MoveOn ha
raggiunto fra dieci e venti milioni di Americani a favore di Howard
Dean durante le elezioni primarie presidenziali del 2004 proprio in
questo modo, ma è possibile che il nostro sia il primo tentativo di
estendere questa strategia a tutto il mondo. È certamente il primo
tentativo di usare Internet per coinvolgere tutto il mondo nella
democratizzazione "compito tanto necessario" degli Stati Uniti. La
natura supremamente grave e le dimensioni planetarie del nostro
problema rendono necessario questo approccio. La nuova tecnologia
Internet lo fa possibile. Ma ci vuole un pò di aiuto da voi per farlo
diventare una realtà.
Non Potreste Aiutarci?

* Vedete il nostro sito--www.iefd.org—per informazioni sulle
cose seguenti, gran parte delle quali in diverse lingue.

* Vedete la rubrica Come Aiutare per i particolari su come fare
un contributo.

* Vedete la nostra Autorizzazione Stampa

* Vedete il nostro esposto di Scopo per una analisi più
dettagliata della crisi della democrazia americana e ciò che speriamo
di fare.

* Vedete Chi Siamo per alcuni fatti biografici e le
pubblicazioni dei membri del nostro Consiglio d’Amministrazione.

* Vedete Dove Va Il Denaro per le nostre priorità e procedure
nell’inoltrare i fondi raccolti (e, più tardi, quanto denaro abbiamo
ricevuto e a chi l’abbiamo dato).


Per contattarci:
Siti WEB:
www.internationalendowmentfordemocracy.org e www.iefd.org

Posta elettronica:
comments@... (per i commenti o le domande dei lettori)
media@... (per richieste d’informazione dirette ai media)

Posta normale:
International Endowment for Democracy (I.E.D.)
P. O. Box 3005,Prince Street Station
New York, New York 10012, U.S.A.

Presidente della F.I.D.
Prof. Bertell Ollman
Dipartimento di Scienze Politiche, N.Y.U.

Comitato Esecutivo della F.I.D.
Prof. Michael Brown
Dipartimento di Sociologia, Northeastern University
Prof. Barbara Foley
Dipartimento di Studi Inglesi, Rutgers University
Prof. Emerito John Manley
Dipartimento di Scienze Politiche, Stanford University
Michael Smith, Avvocato


--- SEGNALAZIONE ARTICOLO:

il manifesto
06 Aprile 2006

STATI UNITI

Il mercato dei diritti umani

Libertà di violare

Washington ormai può violare impunemente qualunque diritto umano o
civile in nome della lotta al terrorismo
GIANNI MINA'

In gergo le chiamano renditions, consegne, e riguardano le operazioni
di trasferimento di persone sequestrate, sbattute illegalmente da un
paese all'altro, poste in detenzione segreta e torturate nel contesto
della presunta «guerra al terrore». E' una pratica messa in atto
senza nessun imbarazzo dal governo degli Stati uniti e rivelata, con
prove indiscutibili, proprio in queste ultime ore da Amnesty
International. Eppure, l'informazione dei paesi civili e democratici,
su questa storia nefanda, brilla per il suo silenzio assordante,
limitandosi, nel migliore dei casi, a una notizia impaginata senza
risalto.
Negli stessi giorni, una denuncia presentata davanti al super
procuratore dei diritti umani di Città del Messico, dr. Mario Alvarez
Ledesma, rivela che nel paese del presidente Fox, il compagno di
rancho di George W. Bush, dal 2004 al 2006, sono stati assassinati 11
giornalisti (22 in totale dal 2000). Gli ultimi due il 9 e il 10
marzo del 2006. Ora il Messico supera la Colombia in questo triste
primato di reporter assassinati passato nell'indifferenza dei grandi
media. Non c'è purtroppo da stupirsi. L'abitudine a eludere è stata
vieppiù praticata da quando gli Stati uniti e l'Inghilterra hanno
deciso di portare la «democrazia» in Afghanistan e Iraq, dove, negli
ultimi tempi c'è stato un crescendo impressionante. Prima l'assedio
di Samarra per stanare, con i metodi sommari già usati a Falluja, la
guerriglia sunnita, poi il massacro di innocenti compiuto dai marines
a Ishaqui (5 bambini, 4 donne e 2 uomini), infine la mattanza messa
in atto dalle forze di occupazione Usa nella moschea sciita Moustafa
di Baghdad.
Gli Stati uniti possono violare ormai impunemente qualunque diritto
umano o civile come conferma il caso denunciato da The Nation dei
3000/5000 cittadini nordamericani di fede islamica desaparecidos in
conseguenza delle leggi antiterrorismo volute dal presidente dopo
l'11 settembre 2001, o possono comminare, senza suscitare scandalo,
pene tombali a 5 agenti dell'intelligence cubana colpevoli solo di
aver smascherato le centrali terroristiche che dalla Florida
organizzavano attentati nell'isola de la Revolución causando negli
anni oltre 3500 morti e più di 10000 feriti.
Gli Stati uniti possono addirittura sostenere di essere impegnati
nella guerra contro il terrorismo, mentre invece lo praticano o sono
complici di terroristi accertati come Orlando Bosch (mente criminale
dell'attentato del 1976 a un aereo civile cubano e liberato con un
indulto nel '89 da Bush padre) o José Basulto, Romy Frometa o Luis
Posada Carriles ai quali è stato concesso in vari momenti asilo o
protezione. Posada Carriles che si vantò delle azioni terroristiche a
Cuba nell' estate del '99 e commentò con assoluto cinismo la morte
del cittadino italiano Fabio Di Celmo («stava nel posto sbagliato al
momento sbagliato») ha addirittura consigliato pubblicamente il
governo di Washington di essere accorto: «Sul mio caso credo andrebbe
applicato il segreto di stato».
Non stupisce quindi che a metà marzo sette premi Nobel,(Pérez
Esquivel, Rigoberta Menchú, Saramago, Nadine Gordimer, Harold Pinter,
Dario Fo e Wolle Sojnka) insieme a Ramsey Clark, ex ministro della
Giustizia Usa e migliaia di altre personalità abbiano firmato un
appello nel quale denunciano gli Stati uniti e i loro alleati de
l'Unione europea «per le sistematiche violazioni dei diritti umani
perpetrate proprio in nome della cosiddetta guerra al terrorismo».
L'appello malgrado il prestigio dei firmatari è stato segnalato in
Italia da pochi media. La Repubblica l'ha ospitato solo come
pubblicità a pagamento, cosi come fece nel 2004 il New York Times per
l'appello sui 5 cubani detenuti illegalmente negli Stati uniti
pagato, fra gli altri, dall'ex ministro della Giustizia Ramsey Clark,
dal vescovo di Detroit Thomas Gumbleton, e da Noam Chomsky che lo
stesso New York Times poco tempo prima aveva definito «il più
prestigioso intellettuale vivente».
Non sorprende quindi che i maggiori giornali italiani abbiano
presentato la battaglia combattuta poche settimane fa all'Onu per
sostituire la vecchia commissione per i diritti umani con un nuovo
consiglio più efficiente, come il tentativo di nazioni ritenute
democratiche di evitare la possibilità a paesi accusati invece di
illiberalità di entrare a far parte, come è successo in un recente
passato, dell'organismo di controllo. Era in gioco invece anche il
tentativo di diverse nazioni vessate e ricattate ogni anno dal
governo degli Stati uniti di affrancarsi dall'obbligo di votare
sempre come voleva Washington che spesso brandiva il tema dei diritti
umani come una clava contro paesi (ultimo il Venezuela di Chávez) non
allineati ai loro interessi economici e politici. Ogni primavera
infatti da decenni, si assisteva ad un vero e proprio «mercato dei
diritti umani», come denunciò Rigoberta Menchú che, per l'opposizione
sistematica degli Stati uniti, non vide mai condannato il genocidio
perpetrato negli anni '80 dalla dittatura militare guatemalteca
contro le popolazioni maya proprio con la complicità del governo di
Washington. Qualche anno fa l'India si era vista addirittura tagliare
un prestito già accordato dagli Stati uniti per aver disatteso
l'ordine di votare il rituale documento di censura a Cuba voluto dal
Dipartimento di stato. E' la stessa logica per la quale gli Usa
premevano sulla Serbia per farsi consegnare i sospetti criminali di
guerra e nello stesso tempo insistevano per firmare un trattato che
obbligava lo stesso paese slavo a non consegnare mai (neanche
all'Aja) cittadini nordamericani sospettati di essere responsabili
degli stessi misfatti.
Ultimamente però il «mercato dei diritti umani», considerati gli
impegni Usa in Medio Oriente, era diventato troppo oneroso per
l'amministrazione di Bush Jr. Il 15 marzo, poi, 170 nazioni hanno
trovato l'accordo per un progetto di riforma del vecchio comitato dei
diritti umani che non rassicurava completamente Washington sulla
possibilità di poter ancora usare a piacimento questo strumento non
solo contro le nazioni illiberali, ma anche contro le nazioni non
allineate alle proprie esigenze. Così John Bolton il «falco»
catapultato da Bush al Palazzo di vetro ha votato contro la riforma
con l'appoggio solo di Israele e delle Isole Marshall e Palau (dove
ci sono due basi militari Usa). Non a caso sono gli stessi paesi che,
ogni autunno, contrariamente al resto del mondo si esprimono in
favore dell'embargo a Cuba.
Le campagne di convincimento e persuasione dell'opinione pubblica
mondiale, messe in atto nelle più recenti congiunture storiche per
assecondare gli obiettivi Usa sono state preparate ogni volta da
organismi come il Ned (National endowment for democracy), una vera e
propria agenzia di propaganda diretta dalla Cia. Proprio in un saggio
per Latinoamerica, pubblicato anche dal manifesto, Wayne Smith (il
diplomatico nordamericano che più si è occupato di Cuba) ha spiegato
che «il Ned influenza e cerca di condizionare per conto del governo
di Washington, stampa, partiti politici, organismi sindacali di
nazioni non in sintonia con i disegni economici e strategici degli
Stati uniti» e ha aggiunto che «questo pericoloso retaggio della
guerra fredda sarebbe ora fosse consegnato alla pattumiera della
storia».
E invece questo organismo è più che mai all'opera. Per convincere
dell'opportunità di un colpo di stato contro Chávez in Venezuela o
per organizzare la rivoluzione arancione in Ucraina.
Una macchina che deve creare consenso e che si avvale di agenzie
d'informazione, radio, televisione o di associazioni disponibili per
questo genere di promozione, come Reporters sans Frontières. Bruce
Jackson, docente di storia americana all'università di Buffalo lo ha
chiarito senza possibilità di smentita sempre su Latinoamerica. Per
questo sorprende che al punto 16 del programma elettorale dei
socialisti e dei radicali della Rosa nel pugno ci sia proprio
l'intenzione di creare un Italian and European Endowment for
Democracy esattamente sul modello della casa madre fondata in Usa da
Ronald Reagan nel 1984. Un progetto perché la Cia possa controllare
direttamente il governo dell'Unione se vincesse le elezioni? O un
progetto, dopo la fine dell'era di Fini e Martino, di condizionare
ancora la politica estera italiana?