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Jugoslavia a pezzi: da cinque a sei?

Montenegro: il 21 maggio si vota sulla secessione


=== LINKS: ===

Sulla liquidazione della RF di Jugoslavia e la insostenibile "Unione"
tra Serbia e Montenegro si veda il nostro comunicato del febbraio 2003:

Hanno suicidato la Jugoslavia

https://www.cnj.it//POLITICA/serimo2003.htm

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Dal portale Osservatorio Balcani:

* Montenegro: scenari per il dopo referendum
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5707
* I numeri del referendum in Montenegro
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5700
* Montenegro, miccia referendaria
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5640
* L’esercito di Serbia e Montenegro nella nebbia
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5590
* Referendum Montenegro: il video scandalo
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5457
* Serbia e Montenegro, divisi sulla musica
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5427
* Referendum Montenegro, 21 maggio
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5350
* Referendum Montenegro, manca l’intesa politica
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5280

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http://it.groups.yahoo.com/group/tera_de_confin/message/11560

--- In tera_de_confin @yahoogroups.com, "Umberto U." ha scritto:

Il prossimo referendum sull' indipendenza del Montenegro potrebbe
creare un nuovo stato nei Balcani e lungo la cota dell' Adriatico. Ha
quindi un' importanza decisamente maggiore di quanto non si pensi
comunemente. Per contribuire alla comprensione del fenomeno e tentare
di dare una risposta alla domanda di base e cioè se si tratti di
questione etnica o politica, riporto un interessante riassunto dei
censimenti operati in zona dal 1909 al 2003.

http://www.njegos.org/census/index.htm

Overview of Montenegro census' data on ethnicity from 1909 to 2003

Please note that in the Balkans a word "ethnicity" is the synonym of
"nationality" (narodnost, nacionalnost) which is more often in use.
In this article we use "ethnicity" closer to Westerners for whom
"nationality" is the same as "citizenship" for The Balkan peoples...

http://www.njegos.org/census/index.htm

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Newsletter vom 19.05.2006 - Die Wiederauferstehung Jugoslawiens

BELGRAD/PODGORICA/BERLIN (Eigener Bericht) - Am kommenden Sonntag
stimmt die Bevölkerung Montenegros über das Ausscheiden aus dem
Staatenbund mit Serbien ab. Das Votum entscheidet über den formalen
Abschluss der von Berlin betriebenen Zerschlagung des ehemaligen
Jugoslawien. Die Befürworter der Sezession profitieren von Maßnahmen
Deutschlands und der EU, die dem montenegrinischen Spitzenpersonal
ungebrochene Unterstützung zukommen lassen - trotz seit Jahren
andauernder strafrechtlicher Ermittlungen wegen offenkundiger
Schmuggelkriminalität. Zwar würde Berlin eine weitere Isolierung
Serbiens begrüßen, jedoch wird der endgültigen Sezession
Montenegros inzwischen keine entscheidende Bedeutung mehr
beigemessen. Der Staatenbund mit Serbien funktioniere ohnehin
"überhaupt nicht", erklären Politikberater. Um die Nutzbarkeit
Südosteuropas für Unternehmen aus den westlichen Industriestaaten zu
verbessern, arbeitet die EU inzwischen an einem Plan, der die
wirtschaftlichen Triebfedern des NATO-Krieges offenlegt: Das Gebiet
des in machtlose Kleinstaaten zerschlagenen ehemaligen Jugoslawien
soll im Rahmen einer Freihandelszone wieder zusammengeschlossen werden.

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/56363

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DU SITE ANTI-YOUGOSLAVE "COURRIER DE BALKANS":

Minorités : les Albanais sont-ils discriminés au Monténégro ?
http://balkans.courriers.info/article6615.html

Référendum au Monténégro : l’enjeu des minorités
http://balkans.courriers.info/article6551.html

Kosovo-Monténégro : une liaison dangereuse
http://balkans.courriers.info/article6584.html

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MONTENEGRO: AUTHORITIES FACE MURDER COVER-UP CLAIMS
Families accuse Podgorica officials of trying to protect their
childrens' assailants.
JOVANOVIC KILLING / SURINA INVESTIGATION / JOVANOVIC INVESTIGATION /
LINKS WITH SECURITY SERVICES
By Berislav Jelinic in Dubrovnik, Hugh Griffiths in Dubrovnik and
Belgrade and Gordana Igric in London
IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 527, November 18, 2004

www.iwpr.net


=== NEWS: ===

CONTRABBANDO: A GIUDIZIO BOSS DELLA TORRE E COMPLICI

(ANSA) - BARI, 13 APR - E' stato rinviato a giudizio il presunto boss
internazionale del contrabbando di sigarette, Franco Della Torre, di
63 anni, di Mendrisio (Svizzera), accusato di essere stato tra i capi
della potente organizzazione mafiosa che tra la seconda meta' degli
anni Novanta e l'inizio del 2000 ha trafficato, attraverso la Puglia,
mille tonnellate al mese di sigarette di contrabbando tra il
Montenegro e l'Europa comunitaria e ha riciclato i proventi in
Svizzera. Lo ha deciso il gup del Tribunale di Bari Marco Guida che
ha disposto il rinvio a giudizio di altri cinque presunti componenti
della 'cupola' internazionale del contrabbando di tabacchi: Michele
Antonio Varano, di 52, di Centrache (Catanzaro), del cittadino
svizzero Patrick Monnier, di 53, (cittadino francese dimorante in
Svizzera), dello spagnolo Luis Angel Garcia Cancio, del suo
collaboratore e coimputato, il cittadino svizzero Jurg Hermann Graf,
e del napoletano Paolo Savino, di 66, residente a Lugano. Il processo
nei confronti dei sei imputati comincera' il 4 ottobre 2006 dinanzi
ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Bari. (ANSA). BU
13/04/2006 16:42

CONTRABBANDO: A GIUDIZIO BOSS DELLA TORRE E COMPLICI (2)

(ANSA) - BARI, 13 APR - Per altri cinque imputati (altri dieci erano
stati rinviati a giudizio nei mesi scorsi) che hanno chiesto di
essere giudicati con rito abbreviato - i pugliesi Francesco Nardelli
e Luciano De Marco, l'albanese Pellumb Asllnaj, lo svizzero Lelio
Vincenzo Baldi (residente in Puglia) e Francesco Venturini -
l'udienza e' stata aggiornata al 15 dicembre prossimo quando dovrebbe
essere ratificata anche la richiesta di patteggiamento della pena
avanzata dall'imputato Silverio Ferrari. Per i cittadini svizzeri
Della Torre e Graf - che in Svizzera hanno in corso un processo per
fatti analoghi - si attende, su richiesta delle parti e in base alla
Convenzione europea di assistenza giudiziaria e l'accordo italo-
svizzero 367 del 2001, la decisione dei ministero della giustizia
italiano sul trasferimento della giurisdizione in Svizzera. In questo
modo il processo a loro carico in Italia verrebbe sospeso in attesa
della definizione del dibattimento in Svizzera, la cui sentenza
verrebbe poi riconosciuta dalla magistratura italiana. Secondo la Dda
di Bari, all'epoca dei fatti contestati Della Torre era titolare
dell'unica licenza di importazione rilasciata nel '95 dalle autorita'
del Montenegro per l'importazione in quel Paese di 100.000 casse di
sigarette al mese, pari a mille tonnellate. Forte della licenza, il
presunto boss - sempre secondo l'accusa - ha stretto un patto con
Gerardo Cuomo, di 58 anni, di Gragnano (Napoli) - condannato con rito
abbreviato il 20 novembre 2004 per associazione mafiosa a sette anni
e quattro mesi di reclusione in un processo 'stralcio' conclusosi
dinanzi al gup di Bari - e con Savino, Varano, Monnier, Cancio e
Graf. A queste persone, secondo il pm d'udienza della Dda Eugenia
Pontassuglia, Della Torre avrebbe affidato complessivamente quattro
sub-concessioni utilizzando le quali lui e gli altri imputati hanno
rifornito di sigarette di contrabbando le associazioni mafiose che
operavano in Puglia e Campania che ottenevano i tabacchi via mare:
dal Montenegro partivano 'scafi blu' che sbarcavano in Puglia le
sigarette che poi venivano caricate su auto e furgoni, e inviate in
Italia, Spagna e Gran Bretagna. Per questo motivo a Della Torre e
agli altri cinque imputati rinviati oggi a giudizio viene contestato
il reato di associazione mafiosa finalizzata al contrabbando e al
riciclaggio. (ANSA). BU
13/04/2006 16:55

MONTENEGRO: REFERENDUM, FERMATI MILITANTI ANTI-SECESSIONE

(ANSA) - BELGRADO, 25 APR - Tre esponenti del fronte anti-
indipendentista sono stati fermati nelle ultime ore in Montenegro, ma
due sono stati rilasciati quasi subito sulla scia di un coro di
proteste, a meno di un mese dal referendum del 21 maggio che potrebbe
sancire la secessione di questa piccola repubblica adriatica ex
jugoslava dalla sorella maggiore serba. L'episodio ha alimentato
nuove tensioni nel Paese, profondamente spaccato al suo interno tra i
favorevoli al divorzio - guidati dall'uomo forte del governo locale
Milo Djukanovic - e i contrari, spalleggiati dalla Serbia. E ha
paralizzato per qualche ora il lavoro della commissione incaricata di
chiudere proprio stasera le procedura della registrazione dei
votanti. In manette sono finiti Nikola Medojevic, rappresentante
dell'opposizione anti-indipendentista nella stessa commissione, e
altri due militanti dello stesso schieramento, Dragan Garic e Marica
Babovic. Tutti e tre sono stati accusati dalla magistratura di
Podgorica di aver cercato di manipolare le liste elettorali,
inserendo in particolare nomi di defunti. Accuse che peraltro i tre
respingono e che la loro parte politica interpreta come il frutto di
un'intimidazione politico- giudiziaria commissionata dal clan di
Djukanovic. La protesta che ne e' derivata si e' tradotta in un
appello a Javier Solana, alto rappresentante per la politica estera
dell'Unione Europea, che si e' assunto compiti di mediazione per
garantire la regolarita' del delicato referendum. Ed e' stata gia'
recepita dall'emissario speciale dell'Ue per il dossier montenegrino,
lo slovacco Miroslav Lajcak, il quale ha annunciato una sua nuova
missione a Podgorica e ha deplorato il triplice fermo quanto meno
come una misura eccessiva. Anche da Belgrado si sono levate
lamentele, mentre Djukanovic ha difeso l'operato dei magistrati
affermando che ''nessuno puo' essere al di sopra della legge''. Alla
fine, la reazione di Lajcak e l'immediato blocco della commissione di
registrazione referendaria da parte del rappresentante europeo
Frantisek Lipka hanno indotto comunque le autorita' montenegrine a
fare una mezza marcia indietro. Medojevic e Garic sono stati
scarcerati in serata, mentre in stato di detenzione (sulla base di un
provvedimento di fermo di 30 giorni) e' rimasta per ora solo la
Babovic.(ANSA). LR
25/04/2006 19:16

MONTENEGRO: SERBIA AVVERTE, CON DIVORZIO CAMBIERA' TUTTO

(ANSA) - BELGRADO, 8 MAG - Se il piccolo Montenegro si separera'
dalla Serbia, nel referendum indipendentista previsto tra meno di due
settimane, ''neppure un singolo aspetto'' delle relazioni
privilegiate tra le due ultime repubbliche ex jugoslave rimaste unite
potra' essere come prima. L'ammonimento e' stato ribadito oggi, in
un'intervista, dal ministro della giustizia serbo, Zoran Stojkovic, a
13 giorni dal referendum del 21 maggio: una consultazione che spacca
profondamente il Montenegro, ma che i piu' recenti sondaggi -
commissionati in loco tra sospetti di pressioni e compravendite di
voti - indicano a favore delle forze secessioniste, guidate dal
premier e uomo forte locale Milo Djukanovic, apparentemente in grado
di superare l'insolita soglia del 55% di si' concordata con l'Ue come
quota minima per dare il via libera al divorzio. Se prevarranno i no
- ha detto Stojkovic al giornale montenegrino Dan - l'Unione di
Serbia e Montenegro, creata nel 2003 sulle ceneri della piccola
Jugoslavia di Slobodan Milosevic, ''potra' trasformarsi rapidamente
in uno Stato davvero funzionante''. ''Al contrario - ha avvertito -,
se il 21 maggio il popolo del Montenegro decidera' di continuare la
propria vita come un Paese indipendente, neppure un singolo aspetto
delle nostre relazioni potra' restare come e' ora''. Un ammonimento
che coinvolge evidentemente i molti interessi economici comuni e
soprattutto lo status della comunita' montenegrina presente in
Serbia, quasi pari all'intera popolazione residente nel Paese
d'origine (650.000 persone). Stojkovic ha quindi accusato Djukanovic
e il governo locale di Podgorica di ''ingannare i cittadini dicendo
loro che le cose andranno meglio in un piccolo Stato indipendente''.
Belgrado ha fatto sapere di essere pronta ad accettare il responso
delle urne del referendum indetto nella repubblica adriatica. Ma non
per questo rinuncia ad appoggiare la campagna del fronte anti-
indipendentista montenegrino, il quale accusa i rivali di voler di
fatto svendere le risorse del Paese. Djukanovic ha replicato in
questi giorni di non avere invece ''alcun intento anti-serbo,
malgrado il governo serbo presenti i favorevoli all'indipendenza come
nemici''. E ha sostenuto di voler solo liberare il Montenegro
dall'abbraccio di Belgrado - e dalle lentezze imputate ai serbi sulla
consegna alla giustizia internazionale degli ultimi ricercati per
crimini di guerra - per accelerare l'integrazione con l'Unione
Europea. (ANSA). LR
08/05/2006 16:36

---

http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?
IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=21345&NrIssue=13&NrSection=20

MakFax (Macedonia) - May 8, 2006

Montenegro's Albanians demand statehood rights

New York - Albanian parties in Montenegro said they
will back Montenegro's independence in the upcoming
referendum but only if they are given the rights of
statehood nation.
In the course of three-day conference of the
Democratic League of Albanians, which took place in
New York last weekend, the ethnic Albanian political
leaders from Montenegro confirmed that they would vote
in the referendum slated for 21 May.
The leader of the Democratic League of Albanians,
Mehmed Bardhi, said once Montenegro is granted
independence from Serbia, the next step would be to
define the rights of Albanians in Montenegro.
"We support the pro-independence bloc, but we are not
inside the bloc," Bardhi said.

---

MONTENEGRO: REFERENDUM, PATRIARCA SERBIA CONTRO SECESSIONE

(ANSA) - BELGRADO, 11 MAG - L'anziano patriarca ortodosso di Belgrado
Pavle, capo della Chiesa serba e punto di riferimento anche di non
pochi fedeli nel vicino Montenegro, ha lanciato un appello contro la
dissoluzione dell'Unione serbo-montenegrina a 10 giorni dall'ennesimo
referendum indipendentista promosso sul territorio della defunta
jugoslavia. In una lettera indirizzata oggi al presidente
dell'Unione, il montenegrino Svetozar Marovic, Pavle scrive che ''la
disintegrazione dell'unita' del nostro Stato e dei nostri popoli,
costruita nel corso di molte generazioni e pagata con la vita da
innumerevoli vittime, non puo' portare nulla di buono''. ''Al
contrario - aggiunge - puo' produrre conseguenze negative durevoli
nei giorni a venire, minacciando i popoli e la loro liberta' sia in
Serbia sia in Montenegro''. La salvaguardia dell'unione, secondo il
patriarca, e' inoltre premessa importante nella battaglia per la
difesa della sovranita' sul Kosovo, la provincia a maggioranza
albanese che ambisce a sua volta alla secessione, ma che la Serbia
rivendica come culla secolare della sua cultura e della sua fede. La
lettera a Marovic rappresenta un intervento politico diretto del
patriarcato in vista del referendum del 21 maggio. Un referendum
promosso dal governo locale del Montenegro - favorevole al distacco
dalla sorella maggiore serba - ma che vede timori di brogli e
profonde divisioni in seno alla societa' montenegrina. Con i fautori
del si' all'indipendenza in vantaggio, secondo i sondaggi, ma i
contrari ancora forti. La dichiarazione di Pavle arriva proprio nel
giorno in cui a Belgrado sono tornati a riunirsi attorno al mediatore
dell'Ue Miroslav Lajcak, per esaminare gli scenari del dopo voto, i
vertici delle due repubbliche: il presidente e il premier serbi,
Boris Tadic e Vojislav Kostunica, e quelli montenegrini, Filip
Vujanovic e Milo Djukanovic. Un incontro a margine del quale Lajcak
ha sostenuto che l' esito del referendum (l'Ue ha chiesto e ottenuto
che il Montenegro proclami la sua indipendenza solo se i si'
supereranno il 55% dei voti) e' ''ancora incerto''. Ma che ha pure
confermato la rigidita' delle posizioni degli interlocutori: da un
lato quella di Djukanovic, convinto in ogni caso della vittoria del
fronte secessionista; dall'altro quella di Kostunica, che afferma a
essere pronto a rispettare la volonta' del popolo montenegrino, ma
senza rinunciare a sostenere le ragioni degli anti indipendentisti e
a minacciare in caso di divorzio di far calare un muro: a tutto
svantaggio degli interessi economici comuni e dello status dei
moltissimi montenegrini residenti in Serbia. (ANSA). LR
11/05/2006 15:52

MONTENEGRO: REFERENDUM; UE, EVITARE AZIONI UNILATERALI

(ANSA) - BRUXELLES, 15 MAG - Serbia e Montenegro evitino ''azioni
unilaterali'' prima e dopo il referendum sull' indipendenza di
Podgorica del 21 maggio, e in ogni caso siano pronti a discutere su
cosa fare in seguito al voto, qualunque sia il suo esito: e' quanto
emerge dalle conclusioni del Consiglio dei ministri degli esteri Ue,
rese note oggi a Bruxelles. Il Consiglio ''richiede ad entrambe le
parti di rispettare le regole previste dal referendum, di evitare
azioni unilaterali e di accettare l'esito di un referendum condotto
legittimamente'', si legge nel testo adottato oggi. Su richiesta
dell'Ue, le autorita' montenegrine hanno adottato una legge che
prevede che la vittoria dei si' al referendum sara' convalidata solo
in caso di maggioranza del 55%, e di partecipazione di meta' degli
aventi diritto al voto. I ministri Ue hanno inoltre ribadito
l'importanza di dare agli elettori montenegrini (circa 450.000) la
possibilita' di fare una scelta ''libera e informata tra alternative
chiaramente distinguibili, e senza interferenze''. ''Colloqui diretti
tra Belgrado e Podgorica sul da farsi, saranno necessari all'indomani
del referendum, qualunque sia il suo esito'', conclude il testo dei
ministri Ue.(ANSA) KVW
15/05/2006 14:48

MONTENEGRO: REFERENDUM IN VISTA, POLEMICHE E SOSPETTI /ANSA

(ANSA) - BELGRADO, 15 MAG - Far risorgere lo Stato del Montenegro non
solo per ragioni politiche, ''ma anche sentimentali''. Arriva oggi
dal principe Nikola Petrovic, erede della dinastia che per tre secoli
regno' sui montenegrini e consanguineo della regina Elena, penultima
sovrana d'Italia, l'appello che apre la settimana finale di campagna
elettorale in vista del referendum del 21 maggio: consultazione
popolare incaricata di stabilire se mantenere o dissolvere l'unione
tra il piccolo Montenegro e la Serbia, ultimo legame non ancora
spezzato tra repubbliche di quella che fu la Jugoslavia. Un
appuntamento al quale sono chiamati i cittadini montenegrini aventi
diritto al voto: meno di 500.000 persone residenti in un Paese-
fazzoletto appollaiato tra le cime piu' impervie dei Balcani e la
costa adriatica. Il suggello alla secessione richiede una
partecipazione minima del 50% e un totale di si' non inferiore al 55%
dei votanti: percentuale insolita concordata con le parti dal
mediatore dell'Ue, lo slovacco Miroslav Lajcak, nella speranza di
evitare troppe contestazioni. E di stemperare il sottofondo polemico
che non cessa di accompagnare la campagna elettorale, tra sospetti di
compravendita di suffragi e denunce di pressioni sugli elettori, sia
a carico dei notabili locali montenegrini, favorevoli al si', sia del
governo di Belgrado, schierato per il no. Il quesito e' semplice:
volete voi conservare l'Unione di Serbia e Montenegro (nata nel 2003
sulle ceneri della Jugoslavia di Slobodan Milosevic, con la
benedizione di quella stessa Unione Europea che ora non esclude di
poter accettare la separazione) o preferite la via dell'indipendenza?
A favore di questa seconda opzione e' schierata compatta la
nomenklatura del governo locale di Podgorica (ex Titograd), la
capitale montenegrina, oltre a testimonial d'eccezione come il
principe Nikola (che dopo il referendum ipotizza finanche una
restaurazione monarchica) o come la vecchia gloria calcistica Dejan
Savicevic. In testa a tutti c'e' l'uomo forte della repubblica, il
premier Milo Djukanovic, tuttora nel mirino della magistratura
italiana per vecchie storie di traffici di sigarette, ma riconosciuto
nel mondo come interlocutore da diverse cancellerie occidentali e
dotato all'interno di un consenso e di un sistema di potere ben
strutturati. Non manca tuttavia neppure una consistente opposizione
anti-secessionista, che i sondaggi danno indietro, ma non ancora
battuta. Un'opposizione che fa leva non solo sulle nostalgie del
passato (rappresentate dal leader del partito socialista locale, l'ex
miloseviciano Pedrag Bulatovic), ma anche su interessi piuttosto
diffusi e sulle spaccature profonde che la questione ingenera nel
cuore dell'opinione pubblica montenegrina. E sulla quale puntano le
loro carte sia il governo serbo di Vojislav Kostunica, che non pare
per ora rassegnato al divorzio, sia il Patriarca di Belgrado, Pavle,
alfiere dichiarato della storica fratellanza slavo-ortodossa a due.
L'ultima settimana di campagna referendaria, scattata oggi a
Podgorica, prevede un fitto calendario di comizi. Sullo sfondo i
sondaggi indicano i paladini dell'indipendenza a cavallo del picco
fatidico del 55%, forti del sostegno del grosso dei montenegrini
etnici e delle minoranze albanese e bosniaca. Ma non negano un solido
43% ai portabandiera del mantenimento dei legami con i quasi otto
milioni di abitanti Serbia: associati agli appena 650.000 del
Montenegro da una fragile struttura interstatale, ma anche da
evidenti affinita' etnico-culturali e da un vasto interscambio di
individui e d'interessi. Per rafforzare la loro posizione, Djukanovic
e gli indipendentisti hanno tenuto fuori dalla consultazione i
montenegrini residenti stabilmente in Serbia, vale a dire alcune
centinaia di migliaia di persone. Mentre sul fronte opposto il
governo di Belgrado non ha esitato a pagare il viaggio agli studenti
universitari di origine montenegrina che sono solo domiciliati
temporaneamente in terra serba (e quindi ammessi al referendum), ma
che in larga parte sono contro la lacerazione. Kostunica del resto ha
chiarito che Belgrado accettera' il responso delle urne, ma resta
convinta che la secessione ''non possa portare nulla di buono a
nessuno'' ed e' pronta a far calare un muro in caso di vittoria dei
si'. Una posizione che non prelude al ripetersi di scenari tragici
come quelli che accompagnarono la progressiva scomposizione di tutte
le altre repubbliche ex jugolsave negli anni '90, anche perche' il
capo di Stato maggiore dell'attuale esercito serbo-montenegrino,
generale Ljubisa Jokic, ha ribadito proprio oggi che le forze armate
stavolta non intendono in alcun modo interferire. E che pero' rischia
di gettare benzina sul fuoco delle contraddizioni interne presenti in
seno alla stessa societa' montenegrina, capaci magari di esplodere
all'indomani del voto. Contraddizioni che Djukanovic prova a
disinnescare, assicurando che l'indipendenza del suo Paese
significhera' solo una piu' rapida adesione all'Ue. Ma che comunque
restano, malgrado gli appelli ecumenici di Bruxelles al ''dialogo''.
L'elemento di massima tensione potrebbe essere rappresentato in
particolare da una vittoria di si' con una quota sopra il 50, ma
sotto il 55%. Un risultato 'grigio' che per la Serbia significherebbe
partita chiusa, ma che gia' gli indipendentisti evocano come premessa
di ''ulteriori negoziati''. A dispetto delle parole del mediatore
Lajcak e del numero uno della politica estera dell'Ue, Javier Solana,
secondo i quali ''non esiste nessuna zona grigia, ma solo un accordo
preciso'': indipendenza con il 55% piu' uno dei consensi,
mantenimento dell'Unione sotto questa soglia.(ANSA). LR
15/05/2006 19:09

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Notizie da www.radioyu.org
15. maj 2006. 12:06

MONTENEGRO ERLAJNZ otkazao letove za 19., 20., 21. i 22. maj



Crnogorska aviokompanija MONTENEGRO ERLAJNZ otkazala je ukupno 34
leta predvidjena za 19., 20., 21. i 22. maj, saopštio je beogradski
aerodrom NIKOLA TESLA. Otkazani su letovi na linijama za Beograd,
Cirih, Tivat i Podgoricu. U obaveštenju crnogorskog avioprevoznika
nije naveden razlog otkazivanja letova, koji se podudaraju sa danima
održavanja referenduma u Crnoj Gori, navedeno je u saopštenju
aerodoroma NIKOLA TESLA. Istovremeno, jedan od rukovodilaca JAT
ERVEJZA Saša Vlaisavljević izjavio je za TANJUG da će ta kompanija
uvesti dodatne linije i leteti avionima većeg kapacitetea za Crnu
Goru u dane referenduma u toj republici, ako putnici pokažu
interesovanje za to. JAT ERVEJZ će pratiti stanje na svojim redovnim
linijama i u zavisnosti od interesovanja putnika pojačaće u tim
danima linije za Crnu Goru, rekao je Vlaisavljević.



La Montengro Air lines ha annullato i voli del 19, 20, 21 e 22
maggio, 34 in totale. La notizia è stata rilasciata dalla direzione
dell' aeroporto "Nikola Tesla" di Belgrado. I voli sospesi riguardano
le linee di Belgrado, Zurigo, Tivat e Podgorica. Non è stata
rilasciata nessuna motivazione sulla sospensione dei voli nei giorni
quando nel Montenegro si svolge il referendum (per la seccessione),
lo riferiscono dall' aeroporto "Nikola Tesla". Contenporaneamente uno
dei dirigenti della JAT Airways, Sasha Vlaisavljevic, ha dichiarato
che la sua compagnia aumenterà i voli per il Montenegro con aerei di
maggior capacità nei giorni del referendum in questa Repubblica se ci
sarà maggior interesse di passeggeri. La JAT seguirà la situazione
del Referendum in Montenegro e se necessario aumenterà i voli durante
il referendum, ha sottolineato Vlaisavljevic

---

MONTENEGRO: REFERENDUM; ULTIMO DUELLO TV, TRA TENSIONI

(ANSA) - BELGRADO, 16 MAG - Ultimo duello tv, oggi, sugli schermi del
canale pubblico del Montenegro, in vista del referendum di domenica
prossima sul possibile distacco della piccola repubblica adriatica
dalla Serbia: esito che segnerebbe l'atto finale di cio' che resta
della defunta Jugoslavia. Protagonisti del confronto il premier del
governo montenegrino, Milo Djukanovic, alfiere del divorzio, e il
leader del locale fronte d'opposizione unionista, Predrag Bulatovic.
Entrambi a caccia degli indecisi, probabile ago della bilancia della
sfida sullo sfondo di sondaggi che indicano lo schieramento
indipendentista proprio a cavallo di quel 55% di consensi concordato
- con la mediazione dell'Ue - come soglia minima di garanzia per
formalizzare l'eventuale secessione. Segnata da polemiche che si
trascinano da tempo e da sospetti di pressioni sui meno di 500.000
elettori montenegrini chiamati alle urne, l'ultima settimana di
campagna referendaria e' entrata nel vivo con una serie di comizi e
manifestazioni. Il fronte del si' puo' contare sulle risorse del
governo locale e del sistema di potere che fa capo al premier
Djukanovic, ma anche sull'appoggio di buona parte dei montenegrini
etnici e delle minoranze musulmane albanese e bosniaca. Gli si
contrappongono i paladini del no, indietro ma non ancora battuti
secondo le previsioni, che oggi organizzano a Podgorica una grande
kermesse elettorale conclusiva e che a loro volta hanno carte da
giocare: il sostegno esterno di Belgrado, ma soprattutto un solido
consenso interno superiore al 40%, che non si esaurisce ai soli serbi
etnici residenti in Montenegro. Decisivo, alla fin fine, potrebbe
essere proprio l'esito del faccia a faccia televisivo. Djukanovic vi
si presenta sull'onda dell'ennesimo appello popolare pro-
indipendenza: appello in cui l'uomo forte di Podgorica ha ripetuto
ancora una volta di voler liberare dall'abbraccio di Belgrado il
Montenegro - ''ostaggio'' a suo dire di una Serbia 12 volte piu'
popolosa e ancora inadempiente nella consegna alla giustizia
internazionale degli ultimi criminali di guerra dell'era Milosevic -
per separarne i destini e accelerarne l'avvicinamento all'Ue. Ma ha
garantito al contempo di volere la pace civile all'interno dopo il
voto e un dialogo privilegiato, su basi nuove, con la stessa Serbia.
Parole alle quali il rivale Bulatovic ha risposto accusando il
premier di ''non aver vergogna dinanzi a Dio'' e additandolo come
''trafficante di sigarette'' con riferimenti impliciti ai problemi
che Djukanovic ha tuttora con la magistratura italiana. Ma
soprattutto rivendicando la storica fratellanza con la Serbia come
antidoto a ''una politica avventurista d'interessi personali,
saccheggio e privatizzazione'' del Montenegro. (ANSA). LR
16/05/2006 17:00

MONTENEGRO:REFERENDUM,PREMIER CHIEDE MANTENERE UNITA' SERBIA

(ANSA) - BELGRADO, 17 MAG - Il primo ministro serbo Vojislav
Kostunica ha indirizzato oggi un appello diretto agli elettori
montenegrini affinche' non votino a favore della rottura dell' Unione
tra Serbia e Montenegro nel referendum in programma domenica
prossima. Referendum che gli ultimi sondaggi indicano a favore (con
un 56% di consensi) delle posizioni indipendentiste. Nell'appello,
Kostunica invita ''il popolo del Montenegro'' a ''costruire su basi
di uguaglianza (con quello serbo) il nostro comune futuro europeo''.
Egli ricorda inoltre i legami storici, culturali, economici e
religiosi intessuti tra i due paesi e i due popoli e ribadisce che la
Serbia ''tende una mano fraterna'' per conservare ''un futuro di
unita'''. La divisione dello Stato unitario - avverte Kostunica -
''non sarebbe al contrario utile ne' alla Serbia ne' al Montenegro''.
Serbia e Montenegro (circa otto milioni di abitanti la prima, 650.000
il secondo) sono le ultime due repubbliche ex jugoslave riunite in un
solo Stato. Il referendum di domenica 21 dara' luogo al divorzio se a
favore del si' s'esprimera' almeno il 55% dei votanti montenegrini,
cosi' come concordato dagli opposti schieramenti con i mediatori
europei. La consultazione e' stata promossa dall'attuale governo
locale guidato da Milo Djukanovic, che sostiene la necessita'
dell'indipendenza piena di Podgorica per sottrarre il piccolo
Montenegro dai condizionamenti politici ed economici della Serbia
(tuttora in contenzioso con l'Occidente per la mancata consegna alla
giustizia internazionale degli ultimi criminali di guerra dell'era
Milosevic) e accelerarne l'avvicinamento all'Ue. Contro la secessione
e' schierata invece l'opposizione interna, che imputa a Djukanovic di
coltivare solo interessi personali ed e' appoggiata dal patriarcato
ortodosso di Belgrado e soprattutto dal governo serbo: il quale
ultimo ha fatto piu' volte sapere di essere disposto ad accettare il
responso delle urne quale che sia, ma minaccia comunque di far calare
un muro col Montenegro in caso di vittoria dei si', a tutto danno
della numerosa comunita' montenegrina residente in Serbia. (ANSA). LR
17/05/2006 17:48

SPAGNA: BATASUNA, AUTODETERMINAZIONE BASCHI COME MONTENEGRO

(ANSA) - SAN SEBASTIAN (SPAGNA), 18 MAG - Il partito indipendentista
Batasuna ha chiesto oggi per il Paese Basco lo stesso ''diritto a
decidere'' se vuole essere indipendente di cui godra' domenica il
Montenegro. Il leader dell'illegale Batasuna Arnaldo Otegi ha detto
ai giornalisti a San Sebastian che la realizzazione del ''diritto
all'autodeterminazione nel cuore dell'Europa'' contraddice e
ridicolizza le affermazioni del premier spagnolo Jose Luis Rodriguez
Zapatero secondo cui ''il diritto di autodeterminazione non esiste''.
Otegi ha sottolineato che ''il diritto a decidere'' in Euskadi
consentira' di rendere ''irreversibile'' il processo di pace
rafforzando al tempo stesso la sicurezza in Europa. (ANSA). GEL
18/05/2006 13:39

MONTENEGRO: REFERENDUM, IN BALLO PURE MONDIALI CALCIO/ANSA

(di Alessandro Logroscino) (ANSA) - BELGRADO, 18 MAG - Non e' solo
l'Italia di calciopoli a rischiare l'immagine agli imminenti mondiali
di Germania. Una presenza imbarazzante - ma per ragioni affatto
diverse, di natura politica - potrebbe essere anche quella della
Serbia-Montenegro, che teme di ritrovarsi nell'insolita situazione di
rappresentare un Paese non piu' esistente. Un Paese in predicato di
scioglimento sullo sfondo del referendum indipendentista montenegrino
che domenica prossima, in caso di vittoria dei si', sancira' la fine
dell'ultimo Stato unitario superstite fra repubbliche ex jugoslave.
La partita, quella referendaria, non pare ancora chiusa. Lo
testimonia il ritmo frenetico delle ultime ore di campagna
elettorale, destinata a concludersi stanotte per lasciare spazio a
due giorni di silenzio pre-scrutinio. I sondaggi indicano peraltro un
vantaggio del fronte separatista, guidato dal uomo forte e premier
montenegrino Milo Djukanovic, sebbene poco al di sopra del 55% dei
consensi: soglia minima di garanzia concordata con i mediatori
dell'Ue per suggellare il via libera al divorzio. Mentre le scommesse
- consentite in Serbia e vietate in Montenegro, ma giocate
clandestinamente anche li', in molte ricevitorie sportive - non
escludono una rimonta finale dello schieramento anti-secessione. Le
ultime quote degli allibratori belgradesi offrono anzi l'ipotesi di
un esito con il 55% piu' uno di si' a percentuali leggermente meno
probabili di quella opposta: l'indipendenza paga 1,95 contro 1,
mentre la conferma dell'unione e' data a 1,75 contro 1. Al di la' del
gioco d'azzardo, il carismatico Djukanovic, 44 anni, che stasera
chiudera' la sua campagna con un mega-comizio nella capitale
montenegrina Podgorica, si e' detto convinto ancora oggi che il
partito del si' andra' incontro al trionfo: ''Abbiamo atteso 88 anni
per riavere la nostra indipendenza e otterremo piu' del 55% dei
suffragi'', ha assicurato. Sulla trincea avversa, il portabandiera
del no, Predrag Bulatovic, protagonista del traghettamento del suo
partito socialista montenegrino (gia' miloseviciano) oltre le secche
della mera nostalgia, si dice invece speranzoso del contrario. ''Se
l'affluenza sara' dell'85%, avremo abbastanza voti per scongiurare
l'avventura della disgregazione del nostro Stato'', ha affermato dopo
aver ricevuto a Belgrado la benedizione del governo serbo del
panslavista Vojislav Kostunica e quella del patriarca Pavle: capo
della chiesa ortodossa serba e punto di riferimento anche per diversi
fedeli montenegrini. Nei discorsi da bar, e sulle pagine di molti
giornali, il tema del momento - legato al referendum - sembra essere
pero' quello calcistico. Che ne sara' - ci si chiede - della
nazionale serbo-montenegrina, qualificatasi brillantemente per la
fase finale di Germania 2006, se alla fin della fiera Djukanovic e
compagni dovessero confermare i pronostici e averla vinta? La Fifa,
scrive oggi l'agenzia Tanjug, ha fatto sapere che l'idea di
un'esclusione della squadra guidata dall'interista Dejan Stankovic e'
fuori questione. ''Per noi - ha spiegato un portavoce - contano le
qualificazioni, cio' che eventualmente succede dopo non vale: la
Serbia-Montenegro si e' qualificata ed e' ammessa sotto la
denominazione con cui s'e' iscritta''. Qualche incognita tuttavia
resta, di fronte alla prospettiva di presentarsi in campo con i
colori d'una bandiera che potrebbe essere stata gia' ammainata. Tanto
piu' che la divisione tra il governo di Podgorica (favorevole alla
separazione) e quello serbo (contrario) e la profonda spaccatura
politica interna alla stessa opinione pubblica del Montenegro non
hanno mancato di contagiare il mondo dello sport. Come simboleggia
perfettamente la guerra aperta dichiarata di recente alla federazione
calcio di Belgrado (con tanto di accuse di corruzione e di
taroccamento delle partite) dall'ex campione milanista e presidente
della federazione locale montenegrina Dejan Savicevic: amico di Milo
Djukanovic e testimonial d'eccezione nella battaglia elettorale per
il si' all'indipendenza. Le tensioni, d'altro canto, non si spingono
fino all'ipotesi della rinuncia. Ipotesi neppure considerata dai
molti appassionati di calcio e da tutti i dirigenti sportivi della
Serbia, consapevoli di quanto il loro Paese (circa 8 milioni di
abitanti, contro i 650.000 scarsi del Montenegro) contribuisca oggi
alla nazionale comune e alle sue glorie pallonare. Ma contro la quale
sono schierati anche i tifosi montenegrini, i quali tra i 23
convocati per i mondiali tedeschi hanno un solo alfiere (il leccese
Mirko Vucinic). E che pero' sanno bene che l'indipendenza potra'
forse produrre l' accelerazione del cammino verso l'Ue, come giura
Djukanovic; e potra' magari rafforzare il pieno controllo interno
delle risorse offerte dal turismo, dal mare, dai casino', dalle
ambizioni da porto franco e da qualche industria locale. Ma
certamente lascera' la piccola repubblica adriatica senza una
selezione calcistica degna di questo nome. (ANSA) LR
18/05/2006 17:19