ODO GELLI FAR FESTA


Marco Travaglio sull'intervista di Maurizio Costanzo al signor
Vittorio Emanuele Savoia

ODO GELLI FAR FESTA

di Marco Travaglio
da l'Unità del 3 ottobre 2006

L'intervista di Maurizio Costanzo (tessera P2 n. 1819) a Vittorio
Emanuele di Savoia (tessera P2 n. 1621) su Canale 5 diretto da
Massimo Donelli (tessera P2 n. 2207) e di proprietà di Silvio
Berlusconi (tessera P2 n. 1816) è stata un momento di grande
televisione.
Sia per l'atmosfera di gaia rimpatriata, sia per un certo qual
retrogusto di buon tempo antico. Tutto passa, tutto scorre, ma
l'ancoraggio alla miglior tradizione nazionale non viene mai meno: la
P2, se Dio vuole, è viva e lotta insieme a noi.

Prossimamente su questi schermi: Costanzo intervista Gelli (remake
del celebre tete à tete sul Corriere del 5 ottobre 1980), Costanzo
intervista Cicchitto, Costanzo intervista Berlusconi (ma questa
dobbiamo averla già vista da qualche parte). Domenica i due
muratorini fingevano di non conoscersi. Si davano del lei.

Fratello Maurizio, con fare paterno, anzi fraterno, dispensava
buffetti al fratello Vittorio, trattato un po' come il fratello
scemo: "Principe, attento alle cattive compagnie, che poi la
trascinano sulla cattiva strada". "Dottore, la ringrazio di questa
opportunità e dei buoni consigli". "Principe, abbiamo letto le sue
telefonate, non crede di doversi scusare?". "Ma certo, Dottore, sono
stato coinvolto senza saperlo, avrò fatto delle cattive scelte, degli
errori, me ne pento e me ne scuso". "Principe, che umiltà! Questa non
me l'aspettavo, è una cosa molto importante". "Dottore, mi scuso con
le donne, cosa si farebbe senza...". "Principe, dovrebbe scusarsi
anche con i sardi". "Ma certo, l'ho già fatto e scritto". "E poi,
principe, ci sarebbe quel ragazzo, Hamer, morto a cavallo". "Oh,
dottore, m'è dispiaciuto molto il decesso di quel povero ragazzo, ma
io non c'entravo nulla. Sa, io sono stato sempre armato soltanto di
buone intenzioni". "Ma principe, non dica così, per carità...".
Chi vedeva la trasmissione s'è fatto l'idea che il cosiddetto
principe sia stato arrestato a Potenza per qualche parolaccia
telefonica.

Purtroppo l'accusa parla di associazione a delinquere finalizzata
alla corruzione (per i traffici al casinò di Campione) e allo
sfruttamento della prostituzione (per le ragazze dell'Est che il
gentiluomo si faceva procurare da una gang di malfattori). Senza
contare la lettera anonima commissionata a un malavitoso contro il
direttore di Novella 2000 Luciano Regolo, con scritto: "Sei morto".
Insomma, non l'hanno arrestato per quel che ha detto, ma per quel che
ha fatto. Solo che quel che ha fatto non lo racconta mai nessuno. Nel
migliore dei casi, si sorvola. Nel peggiore, si mente.

Lunedì scorso Vespa ha parlato a lungo dell'inchiesta di Potenza col
ministro Mastella, accusando i magistrati di passare i verbali
degl'interrogatori ai giornali, che li pubblicano l'indomani: una
balla colossale, visto che mai dalla Procura di Potenza è uscito un
solo interrogatorio di indagati che non fosse già pubblico, cioè
depositato ai difensori, o al gip, o al Riesame, o contenuto in
un'ordinanza di custodia. Vespa aggiunse che i magistrati avevano
perseguitato il povero principe con domande intime sulle sue
abitudini sessuali e avventure extraconiugali, mettendolo in cattiva
luce con la mogliettina che l'aspettava trepidante a casa.

"Manco fosse indagato per sfruttamento della prostituzione", commentò
l'insetto, ignaro del fatto che il Savoia è indagato proprio per
sfruttamento della prostituzione. Mastella, che in teoria sarebbe il
ministro della Giustizia e ha già sguinzagliato gl'ispettori a
Potenza, non aveva nulla da obiettare nemmeno alla seconda
superballa, raccontata - fra l'altro - da un giornalista in plateale
conflitto d'interessi, visto che era stato immortalato dalle
intercettazioni di Potenza mentre concordava col portaborse di Fini
un'intervista "cucita addosso" al leader.

Grazie all'Ordine dei giornalisti che ha sospeso per 12 mesi un
giornalista-spione sul libro paga del Sismi e per pochi mesi tre
firme telecomandate da Moggi, sappiamo che certe cose non si possono
fare, anche se chi le fa rischia poco o nulla.