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Subject: E' la fine del Belgio?
Date: October 14, 2007 7:04:09 PM GMT+02:00

E' la fine del Belgio?

(un drammatico ma significativo allarme sui progetti di destrutturazione sociale e statuale della borghesia nel cuore dell'Europa)

 

di Herwig Lerouge (*)

 

 

Pressoché quattro mesi dopo le elezioni di giugno 2007, il Belgio ancora non ha un governo. Nessuna soluzione è in vista. Questa situazione però era prevedibile. Anche se i partiti in trattativa (i cristiano-democratici e i partiti liberali) concordano su problemi sociali ed economici, differiscono sul modo in cui affrontarli al meglio. I partiti separatisti tentano di creare nella popolazione un senso di stanchezza per questa crisi, sperando così in un supporto rassegnato all'indipendenza delle Fiandre. Oggi l'esistenza futura del Belgio è divenuta una questione aperta. In ogni caso, un'ampia reazione sta prendendo piede fra sindacalisti, artisti e accademici, anche nelle Fiandre (1).

 

Il Belgio è uno stato federale, costituito da tre comunità linguistiche (fiamminga, francese e tedesca). Sei milioni di persone parlano olandese (fiamminghi) e vivono nella parte settentrionale del paese; tre milioni e mezzo parlano francese e vivono nel sud (valloni). Nella regione di Bruxelles, la metà delle persone parla francese in privato, un quarto francese e olandese. Qui, il 10 % dei voti va ai partiti fiamminghi. Le persone che vivono a Bruxelles possono scegliere se affidarsi ad istituzioni comunitarie fiamminghe e/o francesi, come le scuole e i centri culturali. Un gran numero degli abitanti di Bruxelles non sono olandesi di nascita o non parlano per niente il francese. C'è anche la comunità di lingua tedesca che conta approssimativamente 70.000 abitanti.

 

Ogni comunità linguistica ha un suo parlamento e governo con responsabilità di controllo su cultura, istruzione, salute pubblica e assistenza sociale. Inoltre, ci sono tre regioni (Bruxelles-Capitale, Fiandre, Vallonia) che sono responsabili per il controllo dello sviluppo economico, di infrastrutture, ambiente, edilizia, agricoltura, trasporto regionale, energia e distribuzione idrica, e di alcuni aspetti del collocamento... Anch'essi hanno i loro governi.

 

Nelle Fiandre, le istituzioni delle comunità linguistiche olandese e fiamminga si sono unite. Le regioni e le comunità si sovrappongono ma non coincidono: la comunità di lingua francese vive nelle regioni di Vallonia e Bruxelles-Capitale; la comunità fiamminga è presente nelle Fiandre nella regione di Bruxelles-Capitale.

 

C'è poi il governo federale che è responsabile per gli affari costituzionali, esteri, difesa, giustizia e finanza, leggi sul lavoro, sicurezza sociale e salute pubblica, per le imposte sul reddito, industria, lavoro, immigrazione, imprese pubbliche...Questo lascia il paese con sette governi e parlamenti.

 

Crescenti tendenze regionaliste

 

Questa complessa situazione è il risultato della crescente influenza di aspirazioni nazionaliste (regionaliste). Negli anni settanta del secolo scorso, il Belgio era uno stato centrale. Ma da allora, diverse riforme istituzionali furono realizzate sotto l'azione di tendenze nazionalistiche, specialmente nelle Fiandre e in Vallonia, grazie ai partiti regionalisti che chiedevano una maggiore autonomia culturale e il controllo sullo sviluppo economico locale. Questo ha condotto alla federalizzazione del paese.

 

I partiti politici più importanti sono quello liberale, socialista, e cristiano-democratico. Nel corso del processo di federalizzazione, essi si divisero lungo linee linguistiche. Sono affiancati dai partiti regionalisti come Spirito, che nelle Fiandre è alleato del partito socialista, e NV-A che è alleato dei cristiano-democratici fiamminghi e del razzista e nazionalista Vlaams Belang nelle Fiandre. I loro sosia di lingua francese sono organizzati dal Fronte Democratico dei Francofoni (FDF). Anche i partiti verdi (Groen! ed Ecolo) sono divisi per linee linguistiche. L'unico partito che rimane nazionale è il PTB-PVDA, il Partito del Lavoro del Belgio.

 

Il Belgio è oggi uno stato federale ma senza avere partiti politici federali. Escludendo il PTB non esistono grandi partiti belgi: ci sono solamente i partiti fiammingo, francese e tedesco. Un belga che vive in Vallonia non può mai votare per o contro un politico fiammingo, anche se questi è il suo primo ministro da otto anni. E viceversa. Questo vuol dire che l'agenda politica delle elezioni federali è più che mai influenzata da interessi regionali. Alle ultime elezioni, i principali partiti fiamminghi hanno adottato un programma demagogico e sciovinista, promettendo, una volta eletti, di difendere alcuni specifici interessi fiamminghi e dichiarando il loro disinteresse verso la comunità francofona.

 

Le due comunità, quella di lingua olandese e la francofona, negli ultimi trent'anni si sono sempre più isolate l'una dall'altra. Non ci sono più media nazionali condivisi, esistono ancora poche istituzioni condivise e nessuna forma di bilinguismo. Anche i sindacati sono stati colpiti da queste tendenze. Recentemente l'Unione dei lavoratori metalmeccanici socialisti si è divisa su una base linguistica.

 

Un'ondata di nazionalismo fiammingo ha sommerso larghe parti delle Fiandre negli ultimi anni. Questa è una grande vittoria per i partiti separatisti fiamminghi. La loro visione delle Fiandre - come un popolo piuttosto che una regione geografica - ha influenzato drammaticamente la politica del paese. "Noi percepiamo che il punto di vista del nostro partito sta divenendo molto rapidamente qualche cosa di vicino ad una visione maggioritaria", ha detto Frank Vanhecke presidente del partito fascista Vlaams Belang. "La nostre posizioni si stanno affermando negli altri partiti fiamminghi, così il nostro partito potrà soltanto vincere".

 

Inoltre, per divenire il più grande partito del paese ed ottenere il posto di primo ministro, il Partito cristiano-democratico fiammingo CD&V ha formato un cartello con l'NVA, un piccolo partito fiammingo separatista. Dal lato francese, il Partito liberale francese MR ne ha formato uno con il piccolo Partito francese di Bruxelles FDF che è il partito della comunità francofona a Bruxelles. Questi due partiti radicali francesi e fiamminghi stanno rendendo la discussione sempre più polarizzata.

 

Ma tutti i partiti, certamente nelle Fiandre, sono a gradi diversi contagiati dal virus sciovinistico. I cristiano-democratici fiamminghi hanno vinto le elezioni. Il loro leader, Yves Leterme, era il primo ministro a livello fiammingo. Ha ricevuto 800.000 preferenze e ora assicura che queste persone hanno votato per il suo esplicito programma fiammingo. Questa è un'interpretazione esagerata. I cristiano-democratici sono storicamente sostenuti dalla fortissima Unione dei lavoratori cristiani (1.7 milioni di membri). Questa non è totalmente a favore di un aumento dell'autonomia per le Fiandre, e oggi sta intraprendendo una campagna per mantenere la solidarietà tra i lavoratori di regioni diverse.

 

Ciononostante, i più giovani leader di questo partito in modo speciale, che difficilmente conoscono i loro colleghi dei partiti francofoni, mantengono una posizione molto nazionalista.

 

Un'agenda occulta

 

Potrebbe sembrare che la crisi belga abbia a che fare con questioni linguistiche. Nei comuni fiamminghi di confine attorno Bruxelles, la percentuale d'abitanti che non parlano affatto olandese, ma francese o anche inglese, è molto alta. Sono spesso impiegati ben pagati, in cerca di abitazioni in aree verdi periferiche.Gli abitanti di lingua olandese di questi comuni reclamano di non poter più permettersi di vivere là. Ma la stessa cosa accade a Bruxelles, dove i belgi comuni (di lingua francese ed olandese) sono spinti fuori dalle loro case dal più ricchi impiegati delle istituzioni europee. I nazionalisti fiamminghi ne fanno una questione linguistica. Vogliono abolire alcuni speciali diritti accordati agli abitanti di lingua francese che formarono una minoranza, quando questi comuni furono assegnati alla regione fiamminga nel 1962. Esiste uno stato di irritazione nei belgi di lingua francese perché le amministrazioni locali stanno rendendo inutilmente difficile la vita di quelli che non parlano olandese. I politici nazionalisti fiamminghi vogliono anche porre fine al fatto che i 19 comuni della regione di Bruxelles-Capitale e quelli fiamminghi circostanti di Halle e Vilvoorde, dove vivono molte persone di lingua francese, formino un distretto elettorale chiamato Bruxelles-Halle-Vilvoorde. Qui gli abitanti dei municipi fiamminghi possono votare anche per i partiti francesi, cosa impossibile negli altri distretti elettorali fiamminghi. Il parlamento fiammingo ne ha chiesto l'immediata scissione, con Halle e Vilvoorde parte dei distretti elettorali fiamminghi. Questo rinforzerebbe il carattere fiammingo di questi comuni, ma negherebbe i diritti esistenti delle persone di lingua francese. Alcuni politici francofoni non vogliono negoziare sulla scissione; altri si, a patto che i fiamminghi siano disposti ad abbandonare alcuni distretti attorno Bruxelles, ufficialmente fiamminghi ma dominati da abitanti di lingua francese, i quali sarebbero aggiunti alla regione di Bruxelles-Capitale. I politici fiamminghi presentano questo caso come non negoziabile.

 

Ciò ha una certa influenza sull'opinione pubblica fiamminga, poiché esiste in Belgio una storia di discriminazione contro la lingua olandese. Quando lo stato belga fu creato, nel 1830, la Costituzione previde uno stato unitario la cui lingua ufficiale era il francese. Questa lingua fu vista dalla borghesia dominante, a Bruxelles e nelle Fiandre, come un fattore utile per realizzare l'unità nazionale. Tutte le scuole, i servizi statali e comunali, i tribunali, ecc., usarono solamente il francese per i documenti ufficiali. Il francese era la lingua delle classi dominanti, sia fiamminga che vallona. L'aristocrazia e la borghesia parlavano francese, mentre le persone comuni parlavano fiammingo, il vallone, il brabantish, o i vari altri dialetti locali. Le richieste democratiche delle persone fiamminghe furono rifiutate, anche dalla borghesia fiamminga di lingua francese, che usò la propria conoscenza delle lingue francese e locali come un'arma per occupare tutte le posizioni ufficiali importanti. Non si trattava quindi di oppressione nazionale di una borghesia straniera, ma di violazione dei diritti democratici del popolo fiammingo da parte della borghesia dominante. Questo portò ad un "Movimento fiammingo", quasi sempre piccolo-borghese, cresciuto poi in importanza. Questo movimento riuscì (molto lentamente) ad imporre l'introduzione dell'olandese nella vita ufficiale del paese. Dagli anni trenta del secolo scorso, questo problema fu risolto ufficialmente.

 

Dagli anni sessanta in poi, stiamo assistendo ad un revival del nazionalismo fiammingo. Comunque il problema della lingua è divenuto un problema minore ed un pretesto. Il nazionalismo fiammingo è divenuto l'ideologia della nuova borghesia, emersa dagli anni sessanta in conseguenza del declino economico della Vallonia e della conseguente ascesa delle Fiandre, che divenne una delle regioni più prospere d'Europa.

 

La regione delle Fiandre oggi sta facendo in campo socio-economico molto meglio che la borghese Vallonia. Nel 2005, il PIL pro-capite in Belgio era di 27.700 euro, 54.905 a Bruxelles, 27.300 nelle Fiandre e 19.800 in Vallonia.

 

L'immagine di Bruxelles è fuorviante. Bruxelles ha molte persone povere, ma anche molte società i cui impiegati vivono nelle regioni della Vallonia e, specialmente, delle Fiandre. La maggior parte delle grandi compagnie belghe ha la loro sede a Bruxelles ed è là che le vendite e gli utili sono registrati ufficialmente. Il tasso di disoccupazione nel 2007 in Belgio era di 11.8%; Bruxelles 20.4%; Fiandre 6.9%; Vallonia 11.8%.

 

Non è stato sempre così. Nel 1949 la disoccupazione nelle Fiandre era al 19,5% rispetto al 5,2% della Vallonia. Negli anni sessanta le Fiandre raggiunsero la Vallonia. Come ogni paese capitalista, il Belgio ha sperimentato uno sviluppo disuguale del capitalismo. I tradizionali monopoli belgi che controllavano le miniere di carbone, acciaio e l'industria del vetro ritirarono i loro investimenti dal sud del paese perché c'erano più soldi da fare altrove, nel nord. Siccome le riserve di ferro nel sud erano esaurite, trasferirono le loro industrie siderurgiche in città vicino ai porti, come Ghent e Antwerp (il secondo porto d'Europa dopo Rotterdam). I costi di trasporti e salari, là erano più bassi. Nuove industrie chimiche e petrolchimiche furono attirate in queste aree con molto denaro pubblico. Questo creò nelle Fiandre una forte media-borghesia, legata alle commesse soprattutto delle grandi compagnie multinazionali. Le conseguenze furono drammatiche per le tradizionali regioni industriali del sud. A Charleroi, Liegi e La Louvière, la disoccupazione è oggi circa del 20 %. Lo stesso accade in molte aree industriali tradizionali in Europa settentrionale (Pas de Calais e Lorena in Francia; Liverpool ed il Galles in Gran Bretagna).

 

La borghesia fiamminga vuole spezzare la solidarietà

 

I ruoli si sono invertiti. Nel diciannovesimo e nella prima parte del ventesimo secolo, 750.000 lavoratori fiamminghi andarono in Vallonia a guadagnarsi da vivere. Oggi la Vallonia ha bisogno delle Fiandre. Data l'ineguaglianza del welfare, ci sono significativi trasferimenti finanziari dalle Fiandre verso Vallonia e Bruxelles. Questi trasferimenti, dai fiamminghi ai francofoni, attraverso il sistema fiscale e di sicurezza sociale è valutato annualmente fra 3 e 6 miliardi di euro. Non ci sono stime ufficiali. Questo ammonta annualmente più di 1000 euro per persona, 3 o 4 % del reddito pro capite fiammingo. La ragione sta nel fatto che i lavoratori delle regioni più ricche, dove c'è più lavoro, contribuiscono più di quanto facciano i fondi pensione, assegni di disoccupazione, assistenza e assegni familiari, che sono ancora organizzate a livello federale. Per contro, le regioni più povere ottengono certamente più di quanto danno, a causa del maggior numero di disoccupati e persone malate. Le regioni più povere non coincidono con la frontiera linguistica. Ci sono anche regioni povere all'interno delle Fiandre e regioni ricche in Vallonia. Ma i partiti nazionalisti parlano di questi problemi sempre in termini linguistici. Con riferimento ai trasferimenti nord-sud, essi non sono grandi se comparati a quelli interregionali all'interno dell'Europa: il sud-est della Gran Bretagna contribuisce per il 12,6% del suo reddito alla solidarietà nazionale; le Fiandre per un 3,6%. In passato i trasferimenti andavano nell'altra direzione.

 

Ma usando quest'argomento, i separatisti fiamminghi tentano di far passare l'idea che le Fiandre possano fare meglio da sole, se si libereranno del "carico" di questi trasferimenti. Sperano così di creare una base di massa per il loro programma separatista. Oggi la stragrande maggioranza, anche nelle Fiandre è contro la separazione ed uno stato fiammingo indipendente.

 

Competenze omogenee

 

Le successive riforme istituzionali hanno creato la divisione di molte competenze. Il capo dell'organizzazione degli ospedali cattolici si è lamentato del fatto che un direttore ospedaliero  debba confrontarsi con 15 amministrazioni diverse che hanno qualcosa a che fare con la sanità, alcune a livello federale, regionale, provinciale o comunale. Spesso, questo potrebbe essere risolto concentrando nuovamente le competenze su base federale. Ma i nazionalisti usano questa confusione per chiedere che tutto sia portato a livello fiammingo, "per dare alle Fiandre gli strumenti per migliorare la propria politica". Essi le chiamano competenze omogenee.

 

Lo stesso vale per le politiche sul lavoro. Esistono diverse autorità responsabili. Le istituzioni federali sono responsabili dei criteri attribuzione e dell'ammontare degli assegni di disoccupazione, e della decisione di escludere le persone disoccupate da questi sussidi. Quelle regionali lo sono per i tirocini professionali e il collocamento. Questa situazione è presa a pretesto dai partiti borghesi fiamminghi, inclusi i socialdemocratici, per esigere il trasferimento di tutte le competenze in questo campo alla regione fiamminga.

 

Se queste richieste venissero soddisfatte, ciò significherebbe chiaramente la divisione del paese. Non ci sarebbero più normative uniche sulla disoccupazione: un disoccupato nel sud godrebbe di un assegno più basso di quanto percepirebbe il suo corrispettivo del nord. I secondi forse perderebbero già il loro assegno dopo un anno. Gli anziani e le persone malate non sarebbero più curate nello stesso modo. Nelle Fiandre ed in Vallonia, i cristiano-democratici esigono anche maggiori competenze fiscali, specialmente il diritto di fissare aliquote più basse per le imposte alle imprese. Questo condurrebbe apertamente ad una concorrenza fiscale tra nord e sud in una spirale discendente.

 

Lo sfondo: la controversia sull'agenda di Lisbona

 

La novità che ha dato un sostegno molto forte alle visioni separatiste, sta nel fatto che queste recriminazioni sono sostenute esplicitamente da una gran parte della borghesia fiamminga, che è piuttosto sensibile alle loro ragioni. Hanno avanzato le loro classiche rivendicazioni (tassazione più bassa per le imprese, ulteriori tagli al costo del lavoro, ulteriore flessibilità, orario di lavoro più lungo, aumento dell'età pensionabile e soppressione di tutti i sistemi di pensionamento anticipato) in campagna elettorale. Ambiscono ad una riforma integrale del mercato del lavoro come proposto dall'agenda di Lisbona. La vorrebbero per tutto il paese, ma giudicano più semplice ottenerla nelle Fiandre se le politiche sul lavoro fossero regionalizzate, nella speranza di liberarsi dei forti sindacati federali e della tradizionale energia della lotta di classe in Vallonia.

 

La spinta verso la maggiore autonomia fiamminga non differisce dalle stesse tendenze presenti nella maggior parte delle regioni più ricche d'Europa. Sono l'espressione della crisi dell'imperialismo, in cui la competizione sta divenendo più dura e dove i gruppi capitalisti più forti vogliono liberarsi, il più rapidamente possibile, dei diritti sociali conquistati dalla classe operaia. Quando Urbain Vandeurzen divenne presidente del VOKA, la principale organizzazione degli imprenditori nelle Fiandre, dichiarò di volere "un programma di trasformazione strategica per le Fiandre con lo scopo di rafforzarne la posizione economica in Europa. Anche se le Fiandre sono fra le regioni più ricche e competitive in Europa, la nostra regione fronteggia numerose e tremende sfide esterne, come la rilocalizzazione delle imprese in Europa orientale e la nuova competizione e le opportunità relative alle emergenti economie di Cina e India".

 

Al ricevimento d'inizio 2007 della sua organizzazione, disse anche che gli imprenditori fiamminghi sono in grado di tollerare i trasferimenti annuali di fondi dalle Fiandre alla Vallonia per ulteriori dieci anni a condizione che la Vallonia sia d'accordo a " regionalizzare l'intera politica del mercato del lavoro e perciò i partiti in Vallonia non dovrebbero attendere troppo prima di iniziare le discussioni su una nuova riforma statale. Quello che si è ripetutamente dimostrato fallimentare a livello federale dovrebbe essere tentato a livello fiammingo: adeguandosi ai moderni strumenti di pagamento per i manager delle società, creando la più grande flessibilità per lo sviluppo delle competenze ad un minore costo. I negoziatori fiamminghi non dovrebbero essere soddisfatti di una riforma statale a piccoli passi".

 

Gli altri organismi rappresentanti i datori di lavoro nelle Fiandre avevano già dichiarato di volersi liberare al più presto di ogni sistema di pensionamento anticipato ed esigendo l'introduzione del modello danese di limitazione temporale della durata degli assegni di disoccupazione, che non è presente in Belgio.

 

Ha inoltre criticato l'accordo salariale nazionale (IPA) concluso tra le organizzazioni padronali federali (VBO ed Unizo) e i sindacati che prevede un aumento salariale indicativamente del 5% nel 2007-2008, affermando che quest'accordo è la prova di come " per gli imprenditori a livello federale non sia più possibile respirare".

 

I leader del sindacato sono convinti che, se salario e politiche del lavoro saranno regionalizzate, i datori di lavoro fiamminghi non accetteranno più accordi regionali o di settore collettivi, ma negozieranno solamente a livello di singola azienda, accettando solo quelli favorevoli.

 

Quindi l'intera agenda politica rivolta ad una maggiore autonomia nasconde un attacco senza precedenti alle conquiste sociali della classe operaia in Belgio. E' finalizzata a dividere le organizzazioni della classe operaia e ad organizzare la competizione tra i lavoratori di regioni differenti. Con salari diversi, sistemi di sicurezza sociale diversi, imposte con aliquote diverse, le imprese avranno l'opportunità di opporre ai lavoratori di una regione quelli di un'altra, ricattandoli con la minaccia della delocalizzazione.

 

Un'altra parte della borghesia belga, organizzata all'interno della Federazione belga degli imprenditori (FEB), è riluttante ad accordare più autonomia alle regioni. Temono un lungo periodo di instabilità politica, molte complicazioni burocratiche e confusione sulle norme: un lavoratore belga su otto si guadagna il pane in un'altra regione rispetto a quella dove vive. Temono che la loro credibilità internazionale sarà danneggiata. Ritengono anche che le misure di Lisbona possano essere prese senza tutti questi problemi. I partiti borghesi in Vallonia sostengono questo punto di vista ed indicano la strada per portare la regione sulla linea dell'agenda di Lisbona: eliminazione degli ammortizzatori sociali a lungo termine; taglio delle tasse per le imprese; repressione dei sindacati combattivi. Indicano che la vittoria elettorale dell'ala destra del partito liberale in Vallonia può accelerare la riforma del mercato del lavoro. Quindi il nodo non è sciolto.

 

Un forte movimento per la solidarietà e la democrazia

 

Ogni passo verso le nuove competenze regionali è contro gli interessi dei lavoratori in Belgio.

 

A livello sociale

 

La fine dei trasferimenti dal nord al sud getterà in Vallonia un'abitante su quattro sul lastrico, con una perdita media di reddito di 1000 euro l'anno. Chi ha perso il lavoro e gli anziani saranno i più colpiti.. Ci saranno aumenti generalizzati delle imposte e dei contributi sociali a fronte di una consistente riduzione dei servizi pubblici e dell'assistenza sociale.

 

Ma anche se il nord dovesse diventare più ricco, a beneficiarne non saranno i lavoratori. I loro padroni e i partiti politici stanno lavorando all'introduzione di norme più severe riguardo ad assegni di disoccupazione, orari di lavoro, flessibilità, e innalzamento dell'età pensionabile.

 

Poiché nel nord la popolazione anziana sta crescendo rapidamente, la sicurezza del pagamento delle loro pensioni è minacciata senza la solidarietà della più giovane popolazione di Bruxelles.

 

Le aziende fiamminghe possono licenziare i lavoratori come conseguenza di una contrazione degli affari con la Vallonia. Un quarto delle attuali "esportazioni fiamminghe" è diretta alla Vallonia.

 

Per non parlare della conseguente competizione tra i lavoratori, che farà cadere salari e protezioni sociali una spirale verso il basso. Scompariranno gli accordi collettivi federali di cui godono tutti i lavoratori, anche quelli delle imprese più piccole.

 

A livello politico, ideologico ed organizzativo

 

Più competenze regionali aumenteranno la distanza tra lavoratori e le loro organizzazioni. Invece di puntare alla fondamentale unione delle lotte dei lavoratori a livello europeo, in Belgio andremo incontro ad un frazionamento dell'unità dei lavoratori su base regionale. I sindacati si divideranno e saranno più deboli. Nella storia del Belgio il progresso sociale è stato realizzato solamente attraverso la lotta e l'unità. Ogni volta che la borghesia è riuscita a dividere i lavoratori con la nazionalità, le battaglie si sono perse.

 

L'idea della collaborazione di classe su base nazionale crescerà. Ci sarà un periodo di agitazione nazionalistica esasperata che potrebbe distruggere la coscienza di classe fra i lavoratori. L'alienazione dei lavoratori delle differenti regioni potrebbe aumentare.

 

Perciò il Partito del Lavoro del Belgio ha preso dall'inizio della sua storia una posizione ferma contro l'evoluzione federalista in Belgio e ha lavorato per l'unità della classe operaia e del popolo belga.

 

La democrazia richiede senza dubbio che i diritti delle minoranze siano protetti ovunque. Perciò il PTB chiede che la regione di Bruxelles sia estesa sulla base della sua realtà socio-economica. All'interno di questa regione, dovrebbe essere promosso e rispettato un bilinguismo rigoroso. Entrambe le lingue dovrebbero essere insegnate a scuola, senza discriminazioni.

 

Il PTB sostiene anche la richiesta, avanzata da alcuni circoli anti-separatisti, di introduzione di una circoscrizione elettorale federale dove i politici responsabili a livello federale debbano presentarsi agli elettori in tutto il paese. Questa potrebbe rappresentare un'arma contro la demagogia nazionalista, in crescita nei periodi elettorali.

 

Il PTB chiede anche che tutte le competenze fondamentali come sicurezza sociale, lavoro, salute, politica salariale, trasporti, siano posti sotto controllo nazionale. Il federalismo ha provocato inefficienza, confusione e spreco di denaro, oltre alla divisione tra il popolo

 

A fianco dei sindacati, il PTB si oppone fortemente alla razionalizzazione di ogni aspetto della sicurezza sociale e sostiene il mantenimento della solidarietà tra le regioni attraverso questi meccanismi. Anche legislazione sul lavoro e contrattazione collettiva dovrebbero restare di pertinenza nazionale.

 

Invece di parlare del "flusso di soldi dal nord al sud ", il PTB pone all'ordine del giorno i flussi immensamente più grandi di denaro dei lavoratori verso i proprietari di capitale. Durante gli ultimi venti anni il 10% del PIL è stato trasferito dai lavoratori ai capitalisti. Ogni anno 1,5 miliardi di euro fluiscono impropriamente dai fondi di sicurezza sociale alle multinazionali farmaceutiche, perché la sanità belga paga esageratamente i farmaci.

 

Se questi flussi o trasferimenti fossero fermati, problemi come l'invecchiamento della popolazione potrebbero essere risolti facilmente.

 

Per affrontare questi problemi avremo bisogno di sindacati forti e uniti e di una classe operaia cosciente.

 

La controffensiva è cominciata. Questa settimana ha preso inizio la campagna " Salviamo la solidarietà ", organizzata da un centinaio di sindacalisti che hanno trovato il sostegno di molti artisti, accademici, giornalisti e scrittori. In due giorni, sono state raccolte 15.000 firme (1). I due grandi sindacati hanno dato il loro pieno appoggio e continuano a dichiarare il loro disaccordo verso una scomposizione nel mercato del lavoro, nei contratti nazionali e nella sicurezza sociale. Correttamente valutano queste come perdite delle conquiste operaie del passato.

 

Non c'è dubbio che questa iniziativa possa contribuire a cambiare radicalmente il clima e creare così un'ondata di solidarietà che i leader politici non potranno ignorare.

 


(*) Herwig Lerouge è redattore della rivista "Etudes marxistes" pubblicata in olandese e in francese (www.marx.be). E' membro del CC del Partito del Lavoro del Belgio (PTB) www.ptb.be, www.pvda.be

 

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare