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Gomorra

L'opera di Roberto Saviano che tanto successo ha riscosso e sta giustamente riscuotendo in Italia e all'estero, grazie anche ad una trasposizione cinematografica che aiuta a raggiungere quegli strati della popolazione che non hanno letto e forse non leggeranno il libro, dovrebbe spingere ad approfondimenti ulteriori. Senza soffermarci sulle tante tematiche bene sviscerate dalla narrazione di Saviano, guardiamo infatti ad alcuni altri punti che meritano di essere sviluppati.

Essi riguardano il contesto generale e soprattutto internazionale in cui il fenomeno "Gomorra" (la camorra) sorge e si sviluppa. Quali sono i legami che consentono a quel "regime parallelo" di sostenersi? Su questo il libro non si addentra, lasciando aperti numerosi interrogativi. Dove il tema viene toccato, i dubbi aumentano, anzichè diminuire.

Alcuni esempi:

1) Nel capitolo intitolato "Kalashnikov" si parla delle armi omonime. Si dice che alla camorra queste sono arrivate anche dalla Macedonia e da altri paesi dell'Europa orientale: "i clan acquistarono informalmente dagli stati dell'est - Romania, Polonia, ex Jugoslavia - interi depositi di armi (...) Una parte della difesa di quei paesi venne mantenuta dai clan (...) I depositi degli eserciti dell'est [erano] a loro completa disposizione." Il periodo di cui si parla è quello della crisi e della fine di quei sistemi politici, perciò la camorra subentra agli eserciti dei paesi socialisti, da liquidatrice e nemica. 
"I mitra quella volta li avevano stipati in camion che ostentavano sui fianchi il simbolo della NATO. Tir rubati dai garage americani" - rubati? - "e che grazie a quella scritta potevano girare tranquillamente" - tranquillamente? - "per mezza Italia. A Gricignano d'Aversa, la base NATO è un piccolo colosso inaccessibile, come una colonna di cemento armato piazzata in mezzo a una pianura. Una struttura costruita dai Coppola, come tutto del resto da queste parti. Non si vedono quasi mai gli americani. I controlli sono rari. I camion della NATO hanno massima libertà e così quando le armi sono giunte in paese, gli autisti si sono pure fermati in piazza, hanno fatto colazione, hanno inzuppato il cornetto nel cappuccino mentre chiedevano in giro per il bar di poter contattare 'un paio di neri per scaricare roba, velocemente'..."
Quindi la NATO non solo non avrebbe il controllo del territorio, ma neppure dei propri camion! E il controllo dei depositi di armi dei paesi ex-socialisti, lo aveva la camorra, oppure la NATO?
Oppure la NATO attraverso la camorra?
Una cosa è certa, e cioè che i beni immobiliari di proprietà della malavita napoletana dati in uso alle forze della NATO e agli statunitensi in particolare sono tanti: si veda anche l'articolo dal "Times", che riportiamo in calce.

2) A pagina 204 si parla della compravendita di panzer Leopard in cui la Camorra era coinvolta negli anni Settanta e Ottanta. Si allude a trattative effettuate "con l'allora Germania Est". Ma è noto che il Leopard è un frutto dell'industria degli armamenti tedesco-occidentali, anzi per la precisione esso nacque da un programma congiunto tra la Repubblica federale e gli Stati Uniti; tuttora il mezzo è normalmente utilizzato dagli eserciti della NATO. 

3) Subito di seguito si riferisce che "Zeljko Raznnatovic, meglio conosciuto come 'la tigre Arkan', ebbe rapporti con Sandokan Schiavone, capo dei Casalesi", e ci si addentra in una ricostruzione dei fatti piuttosto oscura. Si dice infatti che Arkan grazie ai Casalesi avrebbe fatto entrare in Serbia "capitali e armi sotto forma di aiuti umanitari: ospedali da campo, medicinali e attrezzature mediche." Ma allora, in concreto, stiamo parlando di armi, di soldi, o di ospedali da campo, medicinali e attrezzature mediche? 
Prosegue Saviano: "Secondo il SISMI però le forniture (...) erano in realtà pagate dalla Serbia mediante prelievi dai propri depositi presso una banca austriaca." Varrebbe a dire che la Serbia pagava (in dollari): allora i soldi uscivano dai Balcani, non entravano... In effetti pare uscissero, tanto che venivano poi girati a un non meglio specificato "ente alleato dei clan serbi e campani, che avrebbe dovuto provvedere a ordinare alle varie industrie interessate i beni da dare come aiuto umanitario" (sic), "pagando con soldi provenienti da attività illecite e attuando così il riciclaggio degli stessi capitali. E proprio in questo passaggio entrano in scena i clan Casalesi. Sono loro ad aver messo a disposizione le ditte, i trasporti, i beni per effettuare l'operazione di riciclaggio." 
Qui non abbiamo capito molto, ed il seguito è altrettanto oscuro: "Servendosi dei suoi intermediari Arkan, secondo le informative, chiede l'intervento dei Casalesi per mettere a tacere i mafiosi albanesi che avrebbero potuto rovinare la sua guerra finanziaria, attaccando da sud o bloccando il commercio di armi" (di nuovo: materiale umanitario oppure armi? O entrambe?) 
Solo alla fine si chiarisce almeno un aspetto: "I Casalesi calmarono i loro alleati albanesi, dando armi e concedendo ad Arkan una serena guerriglia. In cambio (...) l'impresa italiana si disseminò in mezza Serbia." 
Dalla "difficile" ricostruzione si capiscono almeno due cose: 
(a) che gli alleati in primis dei Casalesi erano i mafiosi albanesi, come d'altronde ebbe occasione di spiegare lo stesso Saviano in tempi "non sospetti" ("L'armata albanese nella nuova guerra di Napoli", su Il Manifesto, 21/11/2004 - http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4042 ), e 
(b) che l'operazione di riciclaggio non riguardava i soldi "di Arkan" o "della Serbia" bensì soldi sporchi acquisiti in Italia da italiani (camorristi?) che si inserivano in una compravendita di "ospedali da campo, medicinali e attrezzature mediche" al solo scopo di riciclare quei soldi.

4) Sempre rimanendo in tema di alleati internazionali della Camorra, sarebbe molto pertinente per un futuro approfondimento della indagine di Saviano andare a scavare nei rapporti con la leadership montenegrina. Saviano non può non aver sentito parlare delle pesanti accuse rivolte dalla magistratura italiana contro Milo Djukanovic: associazione mafiosa finalizzata al contrabbando internazionale di sigarette e riciclaggio di danaro. Accuse tanto imbarazzanti che Djukanovic si era tolto di mezzo per un po' dopo la proclamazione della "indipendenza" della sua repubblichetta, di cui era stato premier e presidente in diverse fasi. Accuse in base alle quali Djukanovic a metà del 2007 è stato rinviato a giudizio in Italia. I rapporti che Djukanovic e la sua lobby politico-affaristico-secessionista instaurò con la malavita italiana passarono non solo attraverso la Sacra Corona Unita pugliese, ma anche attraverso la camorra, specialmente nelle persone del boss del contrabbando Gerardo Cuomo, di Gragnano, e del noto camorrista (benchè pugliese) Francesco Prudentino, di Ostuni, già residente in Montenegro.
Su tutto questo, su cui la stampa italiana e internazionale ha calato un silenzio di tomba mentre in Montenegro e Croazia i giornalisti che se ne occupano vengono arrestati o uccisi, raccomandiamo di andarsi a rileggere in particolare, tra la molta documentazione presente nell'archivio di JUGOINFO, gli articoli alle pagine:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1802
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1808 
e, per chi sa il tedesco: Besuch im Schurkenstaat (2005)

Italo Slavo


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October 27, 2008

Nato officers rent villa owned by Naples Mafia boss Antonio Iovine

Paul Bompard in Rome 


American Nato officers have been renting a villa near
Naples for years that belongs, indirectly, to Antonio
Iovine, a clan chieftain of the Camorra, the
Neapolitan Mafia. 

Mr Iovine, 44, nicknamed “o’ninno” — the baby —
because of his small stature, is wanted for murder and
other crimes, and is listed among the 30 most
dangerous criminals in Italy. He has been on the run
for 12 years. 

According to an investigation that was published in
Corriere della Sera yesterday the villa of Mr Iovine
may be only the tip of an iceberg. Italian police
sources suggested that there were scores of similar
cases in the Naples area of Nato service personnel
living in houses that were owned by the Camorra. 

There are several Nato facilities in the area, notably
a US telecommunications centre in Bagnoli and the US
Air Force base at Capodichino. 

“It’s ludicrous, isn’t it? The coffers of Nato, to
which Italy also contributes, are helping to fill the
coffers of the Camorra,” Franco Roberti, the
co-ordinator of the local anti-Mafia bureau, said. 

The villa rented by the American officers, near the
town of San Cipriano d’Aversa, was bought in 1986 by
Mr Iovine’s mother, with what investigators believe
were the wages of his criminal activities. Because it
is registered in her name, prosecutors have so far
failed to present sufficient evidence of its criminal
origins. 

The two-storey villa is surrounded by a high wall
topped by a fence with several video cameras along its
perimeter. It is only 18 miles from the US bases. 

Colonel Carmelo Burgio, who heads the 1,360
Carabinieri in the Naples area, which is infested by
the many family-based clans that make up the Camorra,
said: “Last year we succeeded in sequestering Euro 100
million [79 million pounds] of assets belonging to the
Bianco-Corvino clan of the Camorra, including about 50
villas. 

"We then discovered that 40 of these were rented out
to Nato personnel. Most of them are still living
there, with the difference that the rent, which ranges
between 1,500 euros and 3,000 pounds a month, is now
paid into a state fund.” 
....
The military duty officer at the US Embassy in Rome
said that he had no knowledge of the situation and
declined to comment. Military personnel at the
American Joint Forces Headquarters in Naples and at
the Capodichino airbase also said that they knew
nothing of the matter, and that nobody was available
to comment.