BOSNIA: ATTACCO A BABBO NATALE


La redattrice di Osservatorio Balcani Azra Nuhefendic' osserva con
amarezza che "dopo aver introdotto nei nidi le lezioni di religione
musulmana" in Bosnia anche "Babbo Natale è stato cancellato per
decreto dagli asili di Sarajevo" per lo zelo bigotto dell'SDA:

http://www.osservatoriobalcani.org/forum/messagelist/10440

Cosicchè Azra e Osservatorio Balcani piangono lacrime di coccodrillo
sulla cancellazione di quella Bosnia jugoslava in cui "più cresceva il
benessere comune del Paese, più si festeggiava. Oltre alle feste
ufficiali celebravamo pure quelle religiose, a modo nostro. Non erano
proibite... In tutto questo, per la maggior parte di noi, la religione
c'entrava poco. La nostra devozione fu quella di stare insieme, di
divertirci, di volersi bene, il rispetto per gli altri e diversi. Non
ci sentivamo né oppressi né stupidi, ancora meno ingannati..."

Adesso invece "si sta realizzando... quello che l'ex presidente
bosniaco Alija Izetbegovic' prometteva nel 1996", e cioè: "non
insisteremo su censure o divieti, ma prenderemo misure perché il
nostro popolo, con disprezzo, respinga i valori sospetti".
In effetti, prima ancora di respingere Babbo Natale, vale a dire
almeno dagli anni Settanta (Dichiarazione Islamica), Izetbegovic e
quelli che lo hanno appoggiato hanno respinto i ben più preziosi
"valori sospetti" della Unità e della Fratellanza, cioè della laicità
e del socialismo, imponendo lo smembramento del paese per creare
piccole patrie basate su etnia e religione: "etnia" bosgnacca e
religione musulmana, nel caso specifico.

Non si capisce perciò il senso di questo "pianto greco", da parte di
Osservatorio Balcani e dei suoi collaboratori, sulla abolizione di
Babbo Natale e dei tempi che furono, visto che gli stessi Osservatorio
Balcani e collaboratori per il resto del tempo si dedicano alla
ipocrita criminalizzazione della controparte etno-politica serba come
"causa prima" del disastro sociale ed umano di cui sopra (vedi
"Srebrenica" e le altre parole-chiave della disinformazione
strategica) ed alla stigmatizzazione demagogica ed intellettualistica
della Jugoslavia socialista, delle sue memorie, dei suoi valori.

(a cura di Italo Slavo)