Palestina: piombo fuso e spalle coperte

13 gennaio, manifestazione davanti al Ministero degli Esteri
17 gennaio, manifestazione nazionale per la Palestina

1) PIOMBO FUSO E SPALLE COPERTE. L’ATTUALE MASSACRO ISRAELIANO NELLA STRISCIA DI GAZA E IL RUOLO DELL’UNIFIL IN SUD LIBANO. Comunicato della Rete nazionale Disarmiamoli!

2) La straordinaria giornata di mobilitazione al fianco dei palestinesi del 3/1/2009
3) Appello del mondo intellettuale italiano contro l’aggressione israeliana a Gaza
4) Parlarmentare greco restituisce regalo all’ambasciata israeliana

5) LINKS (francais / english / italiano)



=== PROSSIME MANIFESTAZIONI ===

Da: forumpalestina  @...

Oggetto: Roma. Martedi 13 gennaio manifestazione per Gaza alla Farnesina.

Data: 10 gennaio 2009 14:32:30 GMT+01:00


Roma,  martedi 13 gennaio manifestazione davanti alla Farnesina
 
Il governo italiano cessi di essere complice con il massacro dei palestinesi a Gaza
Chiediamo l'apertura immediata dei corridoi umanitari per far uscire i feriti da Gaza e far entrare personale e materiale sanitario.
Messa a disposizione delle strutture sanitarie in Italia per ospitare i feriti palestinesi che gli ospedali palestinesi non sono in grado di curare
 
Martedi 13 gennaio, dalle ore 16.30
MANIFESTAZIONE DAVANTI ALLA FARNESINA
(via Ministero degli Esteri)
 
E' stato chiesto un incontro urgente con i responsabili del Ministero degli esteri per la regione Mediterraneo- Medio Oriente
 
 
stopmassacrogaza@... ( rete di Roma)

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Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza
Basta con l’impunità del terrorismo di stato israeliano
Rompere ogni complicità politica, militare, economica tra lo stato italiano e Israele
Le bombe uccidono le persone, l’informazione manipolata uccide le coscienze
 

Sabato 17 gennaio
Manifestazione nazionale a Roma

 
La partenza della manifestazione è sabato 17 gennaio, ore 15.30 a Piazza Vittorio (vicino la stazione Termini)
conclusione a Piazza di  Porta Capena (Circo Massimo).
Il percorso sarà S. Maria Maggiore, Via Cavour, Colosseo, Porta Capena



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Da: info @...

Oggetto: PIOMBO FUSO E SPALLE COPERTE - Comunicato

Data: 31 dicembre 2008 17:24:59 GMT+01:00

PIOMBO FUSO E SPALLE COPERTE

L’ATTUALE MASSACRO ISRAELIANO NELLA STRISCIA DI GAZA E IL RUOLO DELL’UNIFIL IN SUD LIBANO


Comunicato della Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@... 
3381028120  3384014989

Gaza 28.06.06 Inizia l’ennesima operazione militare dell’esercito israeliano contro Gaza. Summer Rain, una “pioggia estiva” di bombe sulla popolazione. Il bilancio a fine luglio 2006 fu di 159 morti, di cui 31 bambini. Durante i raid aerei, simili seppur meno intensi di quelli d’oggi, la resistenza libanese attaccò alcune postazioni israeliane di confine, allo scopo di alleviare la pressione militare sulle popolazioni di Gaza. Sette soldati israeliani sono uccisi, due fatti prigionieri.

La reazione israeliana non si fece attendere. Distolta l’attenzione da Gaza, con l’operazione “giusta ricompensa” i vertici politico/militari sionisti portarono i loro militari nella trappola del Sud Libano, dove per la prima volta nella sua storia l’esercito israeliano subì una sonora sconfitta.
 
A soccorrere l’alleato strategico in Medio Oriente intervenne allora la diplomazia occidentale. 
Gli accordi internazionali portarono alla costituzione di una forza di “interposizione” composta principalmente da soldati europei, tra i quali spiccavano (e spiccano) gli italiani.
Grande fu il contributo all'opera dell’allora Ministro degli esteri Massimo D’Alema, osannato da tutte le forze politiche che sostenevano l’allora governo Prodi. Le ripetute dichiarazioni rilasciate in quelle settimane da D’Alema a favore d’Israele, a chiarire ruolo e funzione di quella complessa operazione, non servirono a convincere neppure l’ex “sinistra radicale” sulla funzione dei 15.000 soldati ancora oggi acquartierati in Sud Libano.

Poche furono le voci che si levarono contro quella missione. Tra esse la nostra. 
Le ragioni del NO erano (e sono) semplici ed evidenti: si occupa il solo territorio del paese aggredito senza toccare un metro quadrato di quello dell’aggressore, Israele. Non si mette mano ai problemi di fondo del conflitto nell’area: l’occupazione israeliana di porzioni di territorio libanese e siriano. Si tentò (invano) di imporre il disarmo e lo scioglimento della resistenza libanese.

Come leggere, alla luce del massacro di queste ore a Gaza, il ruolo della missione UNIFIL? 
I “benpensanti”, coloro i quali difesero e continuano a difendere quella missione, probabilmente diranno che “almeno un fronte di guerra è stato spento”. Ma il buonsenso in guerra è pane per utili idioti o, peggio, per coloro i quali sono in mala fede.

Nei fatti oggi l’esercito israeliano agisce ancora più indisturbato contro i palestinesi, massacrandoli senza alcuna sostanziale reazione militare. 
Domani, quando i rapporti di forza glielo permetteranno, Israele si sbarazzerà - con le buone o con le cattive - della forza d’interposizione in Sud Libano e attaccherà di nuovo in quella direzione. Nel lucido progetto sionista la “Grande Israele” non si è ancora realizzata. Non a caso Israele è l’unico Stato al mondo che non ha ancora dichiarato e depositato i propri confini nazionali.

Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà alle popolazioni palestinesi ed alla loro resistenza, sottoposte in queste ore ad un criminale assedio e bombardamento, reiteriamo la nostra richiesta di 

RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DAL SUD LIBANO ED IL LORO SPOSTAMENTO IN TERRITORIO ISRAELIANO A PROTEZIONE DEI POPOLI CIRCOSTANTI, IL DISARMO E LO SCIOGLIMENTO DI TSAHAL, L’ARRESTO DEI VERTICI POLITICI E MILITARI DELLO STATO DI ISRAELE E LA COSTITUZIONE DI UNO TRIBUNALE INTERNAZIONALE SPECIALE PER I CRIMINI DI GUERRA COMMESSI DAI GOVERNI SUCCEDUTISI IN ISRAELE DAL 1948 AD OGGI . 

Com'è noto, i crimini di guerra non cadono in prescrizione. L’umanità saprà attendere.


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Da: forumpalestina @...
Oggetto: Una straordinaria giornata di mobilitazione al fianco dei palestinesi e per dire fermate il massacro di Gaza
Data: 03 gennaio 2009 21:39:27 GMT+01:00
 

Una straordinaria giornata di mobilitazione al fianco dei palestinesi e per dire fermate il massacro di Gaza


Scrivono le agenzie che oggi "Migliaia di persone sono scese in piazza, nonostante il maltempo, in 15 città italiane per manifestare solidarietà al popolo di Gaza, aderendo alla giornata di mobilitazione promossa dal Forum Palestina. La manifestazione più imponente a Roma, mentre a Milano sono state date alle fiamme bandiere israeliane". Durante le manifestazioni è giunta la temuta notizia dell'inizio dell'escalation terrestre delle forze aremate israeliane contro Gaza.

Vediamo un resoconto basato sulle notizie diffuse dalla principali agenzie stampa.

ROMA - Nellla capitale almeno 10.000 persone sono scese in piazza per protestare contro il massacro in corso contro i palestinesi di Gaza. "Fermiano il genocidio dei palestinesi a Gaza" recitava lo striscione di apertura. Portate in corteo fotografie di bambini e donne feriti a Gaza. Il corteo, che si è via via ingrossato cogliendo di sorpresa organizzatori e le stesse forze dell'ordine, è andato oltre piazza Barberini, dove doveva concludersi, per proseguire verso piazza del Popolo, riempita dai manifestanti e da centinaia di bandiere palestinesi e libanesi, dove si sono tenuti gli interventi conclusivi che hanno rilanciato l'urgenza di una manifestazione nazionale entro il mese di gennaio. «Chiediamo di fermare il massacro e la carneficina che sta avvenendo a Gaza - ha detto Sergio Cararo del Forum Palestina -, inoltre diciamo basta all'impunità di Israele e all'informazione manipolata che in questi giorni sta raccontando una falsa verità».

MILANO. A Milano il lungo corteo contro l'aggressione israeliana nella Striscia di Gaza era aperto da giovani palestinesi: alcuni avevano degli striscioni con la Stella di David sormontata dalla svastica e sono state date alle fiamme bandiere israeliane e lanciati slogan contro Israele e gli Stati Uniti. Alcuni iracheni avevano in mano delle scarpe, diventate un simbolo dopo il lancio contro Bush da parte di un giornalista tuttora in carcere. Una volta giunto in piazza San Babila, dove avrebbe dovuto sciogliersi, il corteo cresciuto con migliaia di partecipanti ha invece proseguito lungo corso Matteotti per arrivare in piazza Duomo, dove un migliaio di manifestanti ha occupato la zona antistante il sagrato.

TORINO - Anche a Torino c'è stata una manifestazione contro l'attacco militare di Israele. Il presidio organizzato dall'assemblea Free Palestine a Porta Palazzo si è trasformato in un corteo spontaneo. I partecipanti hanno raggiunto l'associazione Italia-Israele dove c'è stato un lancio di uova. Alla manifestazione, scandita dal grido «Israele assassino», hanno partecipato molti immigrati di origine araba.

VICENZA - Cinquemila, i partecipanti al corteo di Vicenza. Tanti gli stranieri, circa l'80% dei partecipanti, provenienti da tutto il Veneto. Il corteo, sfilato al grido di «assassini, assassini», è stato tenuto sotto controllo da un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine e dal servizio predisposto dagli organizzatori. Decine gli striscioni esposti dai manifestanti: «Fermiano il massacro di Gaza», «Quanti morti ci vogliono per fermarli?», «Uno Stato libero per i palestinesi» e «Gaza libera, comunque Intifada fino alla vittoria». Alcuni cartelli riportavano gigantografie di massacri, bombardamenti, distruzioni e morti.

BOLOGNA - A Bologna sono scese in piazza circa duemila persone, in maggioranza stranieri, che hanno concluso la manifestazione pregando insieme davanti alla basilica di San Petronio in piazza Maggiore. Il corteo era aperto dai bambini per sottolineare che i bombardamenti israeliani mietono molte vittime innocenti. È stata bruciata una bandiera di Israele e sono stati esposti striscioni con la stella di David equiparata alla svastica. La manifestazione si è fermata per alcuni minuti davanti alla Prefettura per chiedere un intervento del governo italiano.

NEL MONDO Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del mondo contro i bombardamenti israeliani a Gaza.

A Londra i manifestanti (50mila secondo gli organizzatori) hanno lanciato scarpe contro la griglia metallica che impedisce l'accesso a Downing Street. Alla guida del corteo l'ex cantante degli Eurythmics Annie Lennox e l'ex sindaco di Londra Ken Livingstone. In segno di protesta, i manifestanti hanno lanciato scarpe contro la griglia metallica che impedisce l'accesso a Downing Street (dove si trova la residenza del Primo ministro inglese). Tra gli organizzatori del corteo, l’associazione Stop the War e l’Iniziativa dei musulmani britannici (Bmi). Altri raduni di protesta sono stati organizzati a Glasgow, in Scozia, Manchester, Hull e Portsmouth.

A Parigi 25mila persone (secondo gli organizzatori) hanno sfilato per le strade gridando «Basta al massacro, sanzioni contro Israele», «Gaza siamo tutti con te» e «Israele assassino». A Parigi hanno manifestato al grido di "siamo tutti palestinesi", alcuni hanno dato fuoco a bandiere israeliane. Il corteo era organizzato dal «Collettivo nazionale per una pace giusta tra palestinesi e israeliani», da associazioni, sindacati e partiti di sinistra. Durante il corteo sono avvenuti alcuni incidenti, tra cui alcune auto, vetrine di negozi infrante e scontri fra manifestanti e polizia. Gli incidenti sono scoppiati in particolare nell'VIII arrondissement, zona dei grandi magazzini di boulevard Haussmann.

A Berlino, sono scese in piazza 7.500 persone, 4 mila a Dusseldorf.

Migliaia in piazza ad Atene e SaloniccoNella capitale greca circa 3.000 persone hanno sfilato fino all'ambasciata israeliana, dove tafferugli sono scoppiati fra dimostranti e polizia, che ha disperso la folla con lacrimogeni.

Madrid un migliaio in piazza.In un comunicato molti intellettuali e artisti iberici, tra cui l'attore premio Oscar Javier Bardem, hanno condannato i raid israeliani e chiesto "l'arresto immediato dell'offensiva criminale sulla Palestina". 

 Ad Amsterdam i manifestanti, 5mila secondo gli organizzatori, portavano striscioni invitando a boicottare i prodotti israeliani. In migliaia hanno manifestato sia contro gli attacchi israeliani che contro il governo olandese che non ha condannato i raid. Più di 3.000persone hanno sfilato a Salisburgo, in Austria.

Negli Usa c'è stato un corteo a Washington.

A Kabul, in Afghanistan, centinaia di persone hanno partecipato a una marcia di protesta e a Jalalabad più di 400 persone hanno protestato contro il mancato intervento delle Nazioni Unite.



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Appello del mondo intellettuale italiano contro l’aggressione israeliana a Gaza
 
31 dicembre 2008
 
 
È di poche ora fa la notizia che il governo israeliano, capeggiato da un leader sconfitto e corrotto, Ehud Olmert, ha rifiutato la pur tardiva richiesta dell’Unione Europea, di concedere alla popolazione di Gaza stremata, una tregua umanitaria di 48 ore nell’operazione militare che, con proterva arroganza, è stata chiamata Piombo fuso. La notizia ci addolora e ci indigna; ma non ci sorprende. Il governo israeliano sta passando, nei confronti dei palestinesi, dalla politica della persecuzione a quella della eliminazione. Come non vedere negli eventi in corso, non da oggi, una tremenda analogia con quello che il popolo ebraico ha subìto? Ma le ingiustizie patite non danno titolo, né morale né politico, a produrre altre ingiustizie ai danni dei più deboli. Come operatori nel mondo della ricerca, dell’università, della scuola, della comunicazione, delle arti, dello spettacolo, intendiamo denunciare l’informazione menzognera dei media; e, d’altro canto, la viltà – e talora complicità – della classe politica italiana (con impercettibili distinguo nel suo seno).
Non paghi di aver, nel corso dell’anno, tributato grandi onori allo Stato d’Israele, che festeggiava il suo 60°, dimentichi che quello stesso anniversario ricordava, agli altri, gli arabi di Palestina, la catastrofe del loro popolo ( la Nakba ), politici, opinionisti, organizzatori culturali (insomma ,“l’élite italiana”),  stanno ora di nuovo dimostrando una stupefacente smemoratezza e una disonestà che lascia allibiti. D’altronde con “l’unica democrazia del Medio Oriente”, come si continua a ripetere, l’Italia (e  la Comunità  Europea ) ha accordi pesanti di collaborazione militare, politica e scientifica.
Mentre le bombe continuano a falciare vite, nel pieno delle festività di fine anno, e si minaccia un attacco di terra, da noi, in nome di un conclamato quanto ingannevole spirito di equidistanza si pongono sullo stesso piano i razzi sparati sulle città del Sud di Israele (che, peraltro, costituiscono una forma di resistenza all’invasione), con l’osceno massacro indiscriminato in atto a Gaza, già ridotta allo stremo da un embargo illegittimo e immorale. E, adottando la posizione israeliana e statunitense, si chiede ad Hamas di cessare le azioni militari, come passo indispensabile per ottenere una tregua. Si accusa Hamas, che non si dimentica mai di etichettare come “organizzazione terroristica” (il che non cancella i nostri dissensi politici e per molti aspetti ideali, da Hamas), di aver rotto la tregua in atto da tempo: mentendo, perché durante quella “tregua” fittizia, numerosi palestinesi sono stati uccisi dagli israeliani, i quali hanno anche rapito e sequestrato ministri (in numero di 8) e del legittimo governo di Hamas e deputati del Parlamento (15), nell’indifferenza della “comunità internazionale”.
Si insiste sul fatto che Hamas si è “impadronita” di Gaza con le armi, dimenticando che Hamas ha vinto libere elezioni, e un colpo di Stato (con il sostegno israeliano, statunitense e gli applausi europei), gli ha negato il governo del Paese, usando Abu Mazen se non come un Quisling, un vero collaborazionista, certo come una sponda utile. Si accetta la versione dell’attaccante che ci “informa” di colpire solo obiettivi militari, e si finge di non sapere che fra tali obiettivi sono sedi universitarie, ospedali, moschee. Si deplorano i morti civili (secondo stime ufficiali dell’Onu al 25% della popolazione nei primi giorni dell’attacco israeliano, molti dei quali adolescenti e bambini, ai quali è impedita la stessa possibilità di cura, per mancanza di medicinali e di strumentazione, a causa del blocco israeliano), ma si dimentica che da anni Gaza è il più grande campo di concentramento a cielo aperto del mondo. E che ebrei sono – questo il terribile paradosso – gli aguzzini di quel campo, mentre arabi sono gli internati, ai quali, da anni, vengono negati i più elementari diritti, a cominciare dal diritto stesso alla sopravvivenza.
Il blocco di Gaza è una delle pagine più buie di Israele, a cui noi non chiediamo nulla, convinti che la sua politica sia destinata a produrre effetti contrari a quelli perseguiti e che l’odio che sta seminando non solo nella regione, ma in tutto il mondo, non potrà che accrescersi e produrre conseguenze disastrose per uno Stato che ritiene di poter governare tutto secondo il principio della forza, non solo rispetto ai palestinesi, ma all’intera comunità internazionale, della quale si fa beffe (si pensi al mancato rientro di Israele nei confini pre-1967, malgrado le innumerevoli risoluzioni dell’Onu). E abbiamo pietà degli israeliani che oggi festeggiano i circa 400 palestinesi uccisi nelle prime ore dell’operazione Piombo fuso. La loro danza macabra testimonia come un’intera società possa corrompersi moralmente (compresa la gran parte dei cosiddetti intellettuali israeliani dissidenti), sotto il segno della guerra permanente.
La guerra odierna è tutt’altro che improvvisata: proprio come due anni e mezzo fa, nell’estate 2006, soltanto un vaghissimo pretesto  fu trovato nella cattura di un soldato israeliano da parte di Hezbollah, per l’infelice attacco al Libano, oggi il pretesto sono i razzi Kassam sparati da Gaza. Questa guerra che gli stolti salutano come benefica, oggi,  porterà a loro – e purtroppo ad altri – nuove morti, nuove distruzioni, nuove sofferenze, allontanando ogni possibile pace.  
Chiediamo a quanti operano nei nostri ambienti di adoperarsi, con tutti i mezzi a loro disposizione, per denunciare l’occultamento e il capovolgimento della verità che, assecondando la campagna propagandistica israeliana, che ha accuratamente preparato il terreno per l’attacco, si sta mettendo in campo: oggi, più che mai, la propaganda non è un semplice strumento di guerra: è essa stessa guerra. E nell’asimmetria delle “nuove guerre”, questa scatenata da Israele sul finire di un anno terribile, passerà alla storia, forse, come la guerra ai bambini.
A noi rimane lo strumento della denuncia affinché davanti all’“informazione” manipolata e corriva, abbia libero corso il sapere critico, la riflessione informata, l’educazione delle coscienze. Ora, per avviare la nostra mobilitazione, ribadiamo che all’intellettuale spetta il duro compito, se vuole salvare non la propria “genialità”, ma la propria “dignità”, di gridare sui tetti la verità. Studieremo, nei prossimi giorni, eventuali iniziative comuni, per portare avanti la nostra azione. Ma fin d’ora,  anche se servisse a poco e a pochi, pensiamo di non poter rimanere inerti, complici o succubi, davanti alle immagini che ci giungono da Gaza sotto le bombe, alle carni martoriate di quei bimbi innocenti, alle macerie fumanti di una comunità che non si arrende, e che, perciò, rischia l’annientamento, mentre noi stappiamo le nostre preziose bottiglie di champagne.  
 
Angelo d’Orsi (Storico, Università di Torino)
 
Prime adesioni
Massimo Zucchetti (docente Politecnico di Torino)
Franca Balsamo (sociologa, Università di Torino)
Diana Carminati (storica, già Università di Torino)
Carmen Betti (storica, Università di Firenze)
Alfredo Tradardi (organizzatore culturale, International Solidarity Movement, Ivrea-Torino)
Alexander Höbel (storico, Università di Napoli Federico II)
Marco Albeltaro (dottorando in Storia, Università di Torino)
Gianfranco Ragona (storico, Università di Torino)
Massimo Sestili (insegnante e studioso di storia, Roma)
Emanuela Irace (giornalista indipendente, Roma)
Renato Caputo (dottorando in Filosofia, Università di Urbino)
Lorena Barale (studiosa di storia, archivista, organizzatrice culturale, Torino)
Antonio Santoni Rugiu (storico, già Università di Firenze)
Domenico Losurdo (filosofo, Università di Urbino)
Piero Bevilacqua (storico, Università di Roma Sapienza)
Giovanna Savant (dottoranda in Storia del pensiero politico, Università di Torino)
Gesualdo Maffia (dottorando in Storia, Università di Genova)
Fulvio Grimaldi (giornalista e documentarista indipendente, Roma)
Joséphine Errante (zootecnica, già Università di Torino)
Valentina Conti (editore – AE Edizioni, Ancona; assessore Cultura Comune di Jesi)
Alessandra Dino (sociologa, Università di Palermo)
Daniela Marendino (archivista, studiosa di storia, Torino)
Francesca Chiarotto (dottoranda in Studi Politici, Università di Torino)
Armando Petrini (Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Torino)
Antonio Prete (Professore Letterature Comparate, Università di Siena)
Pasquale Voza (italianista, Università di Bari)
Sandro Mezzadra (storico, Università di Bologna)
Giuseppe Panella (filosofo, Scuola Normale Superiore di Pisa)
Renzo Martinelli (storico, Università di Firenze)
Filomena Pompa (dottore di ricerca in Storia, Università di Perugia)
Guido Panico (storico, Università di Salerno)
Giorgio S. Frankel, giornalista professionista indipendente
 
Raimondo Vacca (Scienze della Formazione Primaria, Università degli Studi di Firenze)
Antonio Calvani (pedagogista, Università di Firenze)
Marcello Musto (Letterature Comparate, Università Orientale di Napoli)
Giorgio Pecorini (giornalista, Volterra)
Giulio Stocchi (poeta, Milano)
Deborah Strozier (architetto, Milano)
Gabriella Paolucci (sociologa, Università di Firenze)
Flavio Marcolini (giornalista e docente di storia, Montichiari) 
Silvia Lelli (antropologa, Università degli Studi di Firenze)
Margherita Bassini (funzionario pubblico, organizzatrice culturale)
Fondazione Luigi Longo, Alessandria
Vanna Boffo (ricercatrice, Università degli Studi di Firenze)
Luigi Punzo (storico della filosofia, Università di Cassino)
Flavia Bacchetti (ricercatrice, Università di Firenze)
Biagio Cutropia (docente, Bisacquino, Palermo)
Anita Troiani ( docente, Brescia)
Roberta Micheli (docente, Massa)
Santiago Zabala (filosofo, Università di Potsdam)
Stefano Nutini (redattore Edizioni Unicopli, Milano)
Fabrizio Bertoli (bibliotecario, Universita' di Verona)
Edoardo Martinelli (Centro Ricerca Formazione Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana)
Jole Silvia Imbornone (dottore di ricerca in Italianistica, Università di Bari)
Mattia Baglieri (studente di Scienze Politiche Università di Bologna e scrittore) 
Nadia Redoglia (giornalista, Torino)
Stefano Petrella (consulente scientifico WWF Italia, Roma)
Margherita Moles (docente, Università Popolare di Valcamonica-Sebino)
Alessio Bortolo Domenighini (formatore, Università Popolare di Valcamonica-Sebino)
Carlo Lucchesi (presidente dell'istituto di ricerche IRES TOSCANA, Firenze)
Stefania Pavone (giornalista, Roma)
Liliana Boranga (direttore di radio base popolare network, giornalista, Mestre - Venezia)
Edoardo Magnone (chimico, Universita` di Tokyo)
Ernesto Burgio (ISDE Italia, Cortona)
Salvatore Tassinari (insegnante, Firenze)
Arianna L'Abbate (operatrice culturale, Roma)
Massimo De Santi (fisico, Università di Pisa, Presidente Comitato Internazionale Educazione per la Pace)
Giorgio Barberis (ricercatore, Università del Piemonte Orientale)
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Giorgio Riboldi (docente, Milano)
Mariella Megna (traduttrice,Cremona)
Associazione L'altra Lombardia - SU LA TESTA (Milano)
Saverio Tommasi (attore, Firenze) 
Romano Colombini (presidente della Commissione scuola ANPI "Dolores Abbiati, Brescia)
Angelo Chiattella (collaboratore tecnico-scientifico, studioso di storia della scienza, Torino)

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