7 aprile 1939 - L'Italia fascista aggredisce l'Albania
1) Cronologia storico-politica
2) Discorso pronunciato da Enver Hoxha in occasione della giornata della proclamazione dell'indipendenza e dell'entrata del Governo Democratico a Tirana
3) Albania oggi: la memoria della guerra partigiana è gettata nell'immondizia
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www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 08-04-09 - n. 268
da Enver Hoxha, Resistenza e Rivoluzione - Scritti scelti 1941-1944, Mazzotta, 1977, pagg. 46-47, 312-319
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Cronologia storico-politica
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25 marzo 1939 - Mussolini presenta a Zog [Re d'Albania N.d.R.] un «progetto di trattato» che è in pratica un ultimatum a consegnare de facto l'Albania al governo italiano. Alcuni giorni dopo, sempre da parte italiana, viene fissato il giorno 6 aprile come data definitiva per la risposta da parte albanese.
1 aprile 1939 - Hanno luogo le prime grandi manifestazioni popolari a Tirana e in altre città albanesi contro l'ormai evidente minaccia italiana d'invasione. I comunisti, ovunque, guidano queste proteste di massa per imporre agli organi di governo un'efficace azione in difesa della patria.
5 aprile 1939 - Il primo ministro albanese Koco Kota risponde all'ultimatum italiano chiedendo tempo per discutere il trattato proposto da Mussolini il 25 marzo, e presenta contemporaneamente controproposte, allo scopo di guadagnare tempo calmando il popolo e cercando alleanze con altri paesi (principalmente con la Francia).
In tutta l'Albania si intensificano le dimostrazioni antitaliane, a sostegno dell'indipendenza della patria.
6 aprile 1939 - Zog, incapace di affrontare seriamente le minacce italiane, anziché organizzare la resistenza all'ormai inevitabile invasione italiana, fugge nottetempo verso la Grecia con i massimi dirigenti del regime e con gran parte delle ricchezze dello Stato.
7 aprile 1939 - Invasione dell'Albania da parte delle truppe italiane, forti di oltre 40.000 uomini comandati dal generale fascista Guzzoni. Nonostante l'eroica resistenza di parte della popolazione a causa della completa incapacità dei militari governativi, e per l'inefficienza dell'apparato di fuoco di quello che doveva essere l'esercito di difesa del paese, nello spazio di soli tre giorni tutta l'Albania cade nelle mani dell'esercito italiano.
Così, il regime antinazionale di Zog, dopo lunghi anni di reazione antipopolare all'interno e di sottomissione all'Italia fascista conduce il paese alla perdita completa dell'indipendenza e della sovranità,nell'asservimento più tragico allo straniero.
L'invasione fascista italiana trova però nel paese un considerevole movimento di resistenza che, sin dagli Anni Trenta, aveva già assunto un certo carattere progressista rivoluzionario anche nel campo della lotta ideologica contro gli atteggiamenti reazionari delle classi possidenti e dell'alto clero oscurantista.
12 aprile 1939 - Viene convocata dagli italiani una cosiddetta «Assemblea Costituente» di agenti albanesi filoitaliani (latifondisti, grossa borghesia commerciale e clero collaborazionista soprattutto della confessione cattolica). Tale «Assemblea» proclama l'«unione» dell'Albania all'Italia nella «persona di Vittorio Emanuele III» e insedia il primo governo quisling, presieduto dal «grande proprietario terriero» Shefqet Verlaci (vecchio collaboratore di Zog).
3 giugno 1939 - Lo statuto del «Regno d'Albania», proclamato in questo giorno, affida il potere esecutivo e legislativo a Vittorio Emanuele III che nomina suo «luogotenente generale» in Albania il fascista Francesco Jacomoni.
L'Albania diviene cosi, anche de jure, una provincia dell'Italia fascista.
28 novembre 1939 - In questi primi mesi di instaurazione del regime economico-politico coloniale del fascismo italiano, la popolazione si oppone con energia allo sfruttamento e all'opera di denazionalizzazione del paese.
In occasione del XXVII anniversario dell'indipendenza nazionale, nella capitale, la popolazione dà vita a una grande manifestazione apertamente antifascista e antitaliana, organizzata dai comunisti che, con l'avvento del fascismo, avvertono sempre più la necessità di superare le polemiche interne tra i vari «gruppi comunisti» del paese, per giungere alla creazione di un Partito comunista unico quale necessità storica urgente.
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Discorso pronunciato da Enver Hoxha in occasione della giornata della proclamazione dell'indipendenza e dell'entrata del Governo Democratico a Tirana
28 novembre 1944
Popolo albanese,
In un giorno memorabile come questo, nel 1912, dopo un lungo periodo di servitù, nacque l'Albania indipendente. Quando il nostro paese era minacciato da ogni lato dai nemici esterni, quando per il nostro popolo venivano forgiate nuove catene di servaggio, il vecchio Ismail Qemal, con un pugno di valorosi patrioti, levò alta la bandiera della libertà a Vlorë e il popolo albanese poté respirare. Noi riuscimmo vincitori, ma selvagge tempeste si abbatterono sul nostro sventurato popolo, e quel simbolo di libertà fu calpestato. Se ne fece turpe abuso, esso divenne merce di scambio per i satrapi del passato regime, venne impiegato per coprire le abiezioni e le vessazioni commesse a danno del nostro popolo. Ma la bandiera del popolo, la bandiera di Ismail Qemal, veniva conservata immacolata nell'animo dei patrioti albanesi, e quella bandiera fu levata in alto e tenuta dalle mani d'acciaio dei combattenti del popolo passando intatta e indomita fra tempeste e uragani, simbolo della libertà e dell'indipendenza.
Dopo tanti eroici scontri con il fascismo, la bandiera rossa di Vlorë, bagnata dal sangue degli eroi del popolo caduti in questa lotta antifascista, sventola oggi superba nel cielo della libera Albania. Cinque anni sono trascorsi da quando ci fu imposta la pesante schiavitù fascista, cinque volte per le vie delle città d'Albania, a ogni 28 novembre, si è visto scorrere il sangue degli eroici figli del popolo che si scontravano con le baionette dell'occupatore e dei traditori. Il Giorno della Bandiera divenne un giorno due volte sacro, giorno dell'indipendenza e dell'unità del popolo albanese
Il 7 aprile del 1939 ci fu imposta la schiavitù, una schiavitù pesante, fummo invasi dal fascismo, il maggior nemico nostro e dell'umanità. Hitler e Mussolini stavano preparando una grande guerra, stavano preparando un immane macello. Fummo noi a pagarne il primo tributo. L'orizzonte internazionale era fosco. L'Europa si stava armando con febbre selvaggia, ma in nostra difesa non si levò una voce, eccetto le grida del nostro popolo tradito dai governanti di quel tempo, grida che chiedevano armi per combattere gli italiani. Il tradimento non conobbe limiti. Gli intriganti della politica, gli speculatori furono pronti a dar man forte all'occupatore, ad abbracciarlo per opprimere il popolo, per farne uno schiavo, carne da cannone. Fascisti e traditori operarono sistematicamente per soffocare ogni resistenza, per cancellare ogni sentimento patriottico, per calpestare l'onore del nostro paese, per far scomparire le nostre usanze e la nostra lingua, per colonizzare l'Albania e dar modo agli italiani di riversarsi dal nostro paese sui popoli vicini e sull'Unione Sovietica. Ma pur sotto un terrore estremo nacque la grande resistenza del nostro popolo, il quale si sollevò per riconquistare la libertà che gli era stata tolta. I barbari fascisti, armati fino ai denti con le armi più moderne e sostenuti dai traditori, si trovarono di fronte i petti dei nostri combattenti, in cui fremeva il sentimento della libertà e il cuore era pregno di una ferrea volontà e di una abnegazione infinita. Si levarono i figli del popolo, pietosi delle sorti della patria, gravati dalle sofferenze, dalle miserie e dagli affanni del popolo stesso. Molti di essi, sin dalle prime ore di lotta, si immolarono per quel popolo che tanto amavano, caddero con il canto sulle labbra, felici, poiché sapevano perché combattevano, sapevano che sul loro sangue e sulle loro ossa sarebbe stata edificata la nuova Albania. Questo era il richiamo, era l'appello che giungeva al popolo dalla sua avanguardia, la quale gli diceva che sul paese incombeva una mortale minaccia, che occorreva impugnare le armi e con una spietata e incessante lotta liberare la patria. Il popolo albanese udí l'appello dei suoi figli. E comprendendo che il sangue sparso nelle vie delle città e dei villaggi era il suo sangue impugnò le armi.
Cosi ebbe inizio la nostra gloriosa Lotta di liberazione nazionale. Una lotta impari, perché noi non avevamo armi, eravamo scalzi e affamati, ma eravamo forti, poiché ci battevamo per una grande causa, ci battevamo per liberare il popolo, per portargli giorni felici, per vendicarci dei nemici che cercavano di soffocarci nel sangue. Eravamo un piccolo popolo di fronte a una grande belva; ma eravamo forti, poiché nutrivamo nei nostri cuori un odio immenso per coloro che avevano calpestato i nostri focolari e ci avevano depredato di tutto ciò che avevamo. Impugnammo le armi e ci gettammo nella lotta poiché eravamo sicuri della vittoria sapendo che la giustizia era dalla nostra parte e che in questa lotta non eravamo soli. Tutto il mondo antifascista e amante del progresso, unito in un solido blocco, era in guerra contro lo stesso nemico: il nazismo e il fascismo, nemico dell'umanità.
Popolo albanese,
Tre anni di lotta armata, di pagine gloriose scritte nella storia del nostro paese col sangue più puro dei figli e delle figlie d'Albania. Il nostro movimento di liberazione nazionale crebbe e si rafforzò, sviluppando una spietata lotta armata e politica. I nostri nemici erano forti e astuti, essi ricorsero al terrore e alla demagogia, impiegarono tutte le loro forze per soffocare la nostra resistenza. I traditori del nostro paese, Mustafa Kruja, Mehdi Frashéri, Ali Kélcyra, Mithat Frashéri, Abaz Kupi, Shefqet Vérlaci e tutti gli altri collaborazionisti, impiegarono tutti i mezzi per dividere il nostro popolo; la loro demagogia era sottile e in principio una parte del popolo si lasciò fino a un certo punto trarre in inganno da questi banditi, ciechi strumenti sempre pronti a servire i nemici interni ed esterni. Le organizzazioni del Balli Kombetar, del Legaliteti etutte le altre organizzazioni terroristiche divennero armi attive degli occupanti e con inaudita ferocia si scagliarono assieme ai tedeschi sul popolo, massacrando in massa gli innocenti, donne, vecchi e bambini, commettendo rapine e stupri. Questi assassini vomitarono fuoco e fiele contro il nostro movimento di liberazione nazionale, contro il nostro esercito, ma il nostro movimento non si piegò, poiché esso aveva solide basi, poiché esso era un movimento popolare, un movimento democratico e progressista. Nel nostro Fronte di liberazione nazionale si riunì la parte onesta del popolo che lavora, del popolo che si guadagna il pane col sudore della fronte e non con l'inganno e il tradimento. Il nostro Fronte di liberazione nazionale riunì tutti gli elementi democratici, senza distinzione di tendenza politica o religiosa, esso divenne l'organismo sano, capace di attuare questo difficile e nobile compito. Il nostro Esercito di liberazione nazionale, cresciuto e temprato in cruente battaglie, era un esercito del popolo, in cui i contadini, gli operai, gli intellettuali, uniti come un sol uomo, si battevano per uno scopo comune, per un'Albania libera, per un'Albania indipendente, per una democrazia popolare. E dopo tre anni di sforzi eroici, dopo aver sparso tanto sangue, patito tante sofferenze e fatto tanti sacrifici, noi vincemmo sgominando il barbaro tedesco e i traditori che erano al suo servizio.
In questi tre anni di lotta, il nostro Fronte di liberazione nazionale divenne una realtà, furono creati i Consigli di liberazione nazionale, organi della lotta e basi del potere, e questi si rafforzarono e divennero l'autentico potere democratico del popolo. Questo nuovo potere popolare ha fatto piazza pulita del vecchio potere, divenuto cieco strumento al servizio dell'occupante e dei traditori. Per creare il Fronte e il potere popolare han dato la propria vita migliaia di figli d'Albania, i quali si sono battuti con abnegazione perché erano certi di assicurare cosI un felice avvenire al nostro popolo. Il nostro movimento, con la sua giusta piattaforma politica, ha dischiuso al popolo vaste prospettive indicandogli la via della vittoria. II nostro movimento di liberazione nazionale, che aveva per obiettivo l'unione di tutto il popolo albanese, si è sforzato di provare con il sangue versato e di far comprendere ai fuorviati che la strada da essi seguita era nefasta per la nostra patria. Il Comitato antifascista di liberazione nazionale e la presidenza del Consiglio antifascista d'Albania, con l'appello indirizzato agli elementi che ancora militavano nelle file del nemico, han fornito un'altra prova concreta degli scopi cui tendeva il nostro movimento.
Dopo tre anni di eroici sforzi, dopo tanto sangue versato, siamo usciti vincitori. Il sanguinario nemico tedesco è stato cacciato da quasi tutto il nostro paese, sono state sgominate le bande dei reazionari, colpevoli di fraticidio e oggi, il 28 novembre, viene celebrato con indescrivibile entusiasmo da tutto il popolo albanese che ha conquistato la sua libertà a prezzo del suo sangue. Oggi nella Tirana liberata dopo un'aspra battaglia combattuta strada per strada e casa per casa, oggi nella capitale dell'Albania libera e democratica, tra questa popolazione eroica che si è mantenuta irremovibile all'avanguardia della nostra lotta e che i massacri dei tedeschi e dei traditori non sono riusciti a piegare, ma gli han dato maggior vigore, è giunto il Governo democratico d'Albania.
Popolo albanese,
La nostra lotta vittoriosa ha elevato il prestigio del nostro paese, ha fatto si che il nome d'Albania e di albanese sia onorato in tutto il mondo progressista, che si parli di noi con rispetto, poiché noi ci siamo mantenuti e ci manteniamo fedeli alla grande alleanza del blocco antifascista, poiché noi abbiamo sparso il nostro sangue a rivoli a fianco dei nostri alleati che si battevano eroicamente per salvare l'umanità dalle grinfie del nazismo tedesco.
La nostra eroica lotta era strettamente legata alla lotta dei nostri grandi alleati: Unione Sovietica, Inghilterra e America, era strettamente legata alla lotta dei popoli asserviti. Durante la nostra lotta noi eravamo mossi da una fiducia irremovibile nella vittoria, poiché avevamo il grande appoggio dell'alleanza anglo-sovieto-americana. Quando la gloriosa Armata rossa, quella stessa Armata rossa che ora marcia verso Occidente per il decisivo attacco all'ultimo bastione hitleriano, guidata dal grande stratega dei tempi moderni, il maresciallo Stalin, sgominava senza pietà le orde hitleriane, liberava i propri territori, nel nostro popolo si rinnovavano e si moltiplicavano le energie che lo sostenevano nella lotta, aumentavano il suo vigore e la sua fede. Le splendide vittorie dell'Armata rossa erano anche vittorie nostre e del mondo intero, poiché costituivano il principale fattore per la distruzione del nazismo. Grazie a queste vittorie, la lotta di liberazione nazionale dei popoli asserviti ha acquistato nuovo vigore; queste vittorie dell'Armata rossa hanno contribuito a farci giungere a questo giorno che oggi celebriamo con tanto splendore. E il nostro piccolo, ma invitto popolo, rivolge ai popoli eroici dell'Unione Sovietica e all'Armata rossa di chiara fama l'espressione della sua infinita riconoscenza. In questa lotta immane, l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America non si lasciarono piegare dal nazismo tedesco, hanno combattuto e combattono con valore per la causa comune. La guerra condotta da loro sui mari, in terra e nei cieli, che arreca tanti danni alla macchina bellica tedesca, è un valido aiuto per il nostro popolo. L'apertura del secondo fronte e l'annientamento della resistenza tedesca in Francia servono ad affrettare la vittoria finale.
Nella sua Lotta di liberazione nazionale, il nostro popolo ha avuto il sostegno dell'eroica lotta dei popoli della Jugoslavia. I nostri popoli, vicini e fratelli, sin dai primi giorni dell'occupazione, si sono impegnati in una risoluta lotta di liberazione. Il nostro esercito e quello jugoslavo versano il loro sangue fianco a fianco sui campi di Kosova e della Metohija: i nostri soldati e quelli jugoslavi si fasciano a vicenda le ferite riportate in aspre battaglie contro lo stesso nemico e col sangue si forgia l'amicizia; le nostre brigate, che hanno ricevuto l'ordine di non lasciare uscir vivo nessun tedesco dal nostro paese, si stanno trasferendo in Montenegro, dove assieme alle brigate jugoslave metteranno fine alla resistenza tedesca in quelle zone. Col sangue e con le comuni sofferenze si sta cementando l'amicizia fra il nostro popolo e i popoli della Jugoslavia. In questo giorno di grande festa per il nostro paese, noi inviamo il nostro saluto ai popoli fratelli di Jugoslavia.
Con il vicino popolo greco abbiamo combattuto e versato assieme il nostro sangue, ci siamo fasciati a vicenda le ferite in questa comune lotta antifascista, ed è nostro desiderio di mantenere sempre buone relazioni con questo nobile popolo. Notiamo con rincrescimento che le bande scioviniste e reazionarie di Zerva stanno martirizzando la minoranza albanese, la depredano dei suoi beni e la espellono dai suoi territori. Elementi di Zerva passano clandestinamente il nostro confine, uccidendo e ferendo i nostri partigiani. Non tollereremo simili atti nel nostro paese. Il primo ministro greco, Papandreu, ha avanzato delle pretese di annessione per le nostre regioni di Gjirokastér e di Korce, che a lui piace chiamare Vorio-Epiro. Certamente simili pretese non facilitano il mantenimento di buoni rapporti con i nostri vicini del Sud. I nostri confini sono indiscutibili, poiché al loro interno non vi è che terra nostra, la terra lasciataci in retaggio dai nostri avi e che noi abbiamo bagnato del nostro sangue. Nessuno avrà l'ardire di toccarli, poiché sapremo difenderli.
Il nostro movimento di liberazione nazionale ha riconosciuto alla minoranza greca in Albania diritti uguali a quelli della popolazione albanese. Il Governo democratico d'Albania garantirà alla minoranza greca nel nostro paese le libertà e i diritti democratici e nazionali, per i quali i figli di questa minoranza hanno combattuto eroicamente nelle brigate dell'Esercito di liberazione nazionale.
Popolo albanese,
Oggi ha inizio una nuova pagina della nostra storia, una pagina che dipende da noi rendere, e la renderemo, altrettanto gloriosa quanto lo è stata quella della nostra lotta contro l'occupatore. E questa è la pagina della lotta per la ricostruzione dell'Albania, per l'edificazione della sua economia, per l'edificazione della cultura e dell'istruzione del nostro popolo, per l'elevamento del suo livello sociale, economico e politico. Il nostro movimento ha intrapreso in momenti critici una gigantesca e impari lotta, uscendone vincitore, poiché il nostro popolo si unì come un sol uomo attorno al Fronte di liberazione nazionale. Il nostro movimento di liberazione nazionale intraprenderà anche questa seconda lotta e ne uscirà vincitore, poiché questo è il testamento spirituale di coloro che sono caduti sul campo dell'onore, poiché a questo è collegata la vita di tutto il popolo e il suo avvenire. I nazisti tedeschi e i traditori hanno seminato orrore e lutti nel nostro paese, intere regioni sono in cenere, l'agricoltura è in sfacelo, l'economia del paese ha subito gravi danni, migliaia di famiglie sono all'aperto, senza tetto e senza pane, devono essere aperte le scuole, occorre salvaguardare la salute della popolazione. Tutti questi importanti compiti potranno essere assolti, se rafforzeremo il nostro potere e porteremo alla guida del paese quegli uomini a cui sta a cuore il popolo. Perciò ci si pone il dovere di dare ogni cosa per il potere, di renderlo forte e affinché esso possa attuare tali compiti di vitale importanza, tutto il popolo gli si mobiliti attorno. Rafforziamo il nostro Fronte di liberazione nazionale ed esso riunisca nelle sue file tutto il nostro popolo, alimentandolo della nostra giusta politica, legandolo strettamente al potere e rendendolo cosciente dei compiti che gli si prospettano. Dobbiamo renderci conto anche ora, cosi come lo abbiamo compreso durante la lotta armata che per assolvere questi compiti, per assicurare al popolo una vita più felice e più prospera, è necessario che il popolo intero partecipi a questa grande opera. Nessun albanese onesto rimanga fuori del Fronte, nessuna energia venga sprecata. In occasione della festa del 28 novembre, in occasione della liberazione di Tirana, la presidenza del Consiglio antifascista di liberazione nazionale concede una amnistia generale per tutti i membri del Balli Kombetar, del Legaliteti e delle altre organizzazioni che hanno collaborato con l'occupatore; sono esclusi da questa amnistia tutti i criminali di guerra, coloro che hanno ucciso, incendiato, violentato e che hanno rapinato i beni del popolo. Questo è un altro fatto che testimonia gli elevati scopi del movimento di liberazione nazionale, di quel movimento che ha combattuto e che combatterà per il popolo, di quel movimento che ha come suo principio la massima giustizia.
L'Albania tutta diventi un cantiere di lavoro, in cui grandi e piccoli comprendano che non lavorano per gli stranieri, ma lavorano e costruiscono per il proprio paese. E per il nostro paese, per il quale non abbiamo risparmiato neppure la vita, non dobbiamo risparmiare il nostro sudore e la nostra fatica. Dobbiamo dedicare tutte le nostre forze affinché il nostro esercito, grande fattore di questi successi, sia potenziato e divenga un esercito moderno nel vero senso della parola. Esso sia il vero difensore del popolo e del suo potere. Per assolvere tale compito essenziale, è necessario che facciamo del nostro esercito un esercito veramente cosciente e politico, poiché solo cosi esso sarà in grado di concludere la lotta con il massimo successo e di divenire vivo usbergo degli interessi del popolo.
Popolo albanese,
I frutti della tua lotta eroica dovrai raccoglierli tu stesso, perché spettano a te e tu li hai pagati al prezzo del tuo sangue. Affinché i banditi, gli speculatori, gli intriganti e i politicanti imbroglioni, coloro che son usi a vivere alle nostre spalle e che ci hanno succhiato il sangue, non possano strapparceli e sottrarceli, serriamo le nostre file più forte che mai, riuniamoci tutti attorno al potere, al Fronte, al Governo democratico e cosi uniti procediamo verso gli obiettivi a cui tendiamo, e che sono il miglioramento della vita sociale ed economica del nostro paese.
Evviva l'Albania libera e democratica!
Evviva il popolo albanese!
Evviva l'Esercito di liberazione popolare!
Evviva i nostri grandi alleati: Inghilterra, Unione Sovietica e America!*
Evviva la fratellanza dei popoli dei Balcani amanti della libertà!
Evviva l'eroico popolo di Tirana!
Note:
* Nel testo albanese in ordine alfabetico [N.d.R.]
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1 marzo 2009
Un gravissimo fatto è avvenuto in Albania.
Il monumento dedicato agli eroi di Vig, situato nella piazza centrale di Scutari è stato vigliaccamente e vergognosamente spostato in una discarica di immondizie. E' un fatto gravissimo, una grave offesa ai partigiani albanesi caduti per sconfiggere il nazifascismo.
Non solo, anche la lapide e la via dedicata all'eroico combattente partigiano italiano Terzilio Cardinali, Medaglia d'Oro, sono state rimosse!
Il monumento dedicato agli eroi di Vig, situato nella piazza centrale di Scutari è stato vigliaccamente e vergognosamente spostato in una discarica di immondizie. E' un fatto gravissimo, una grave offesa ai partigiani albanesi caduti per sconfiggere il nazifascismo.
Non solo, anche la lapide e la via dedicata all'eroico combattente partigiano italiano Terzilio Cardinali, Medaglia d'Oro, sono state rimosse!
Sono atti che fanno rabbrividire. Se poi consideriamo quello che sta avvenendo anche nel nostro Paese con la ripresentazione della proposta di legge per parificare repubblicani di Salò alleati con i nazisti e i partigiani liberatori, oltre a sfregi a lapidi e leggi sempre più liberticide, abbiamo di che riflettere e prendere posizione.
Poichè entro marzo il Presidente della Repubblica effettuerà una visita ufficiale in l'Albania si è pensato, insieme alle figlie di Cardinali e a varie sezioni ANPI, di far pervenire una lettera in cui si esprima tutto lo sdegno delle forze sinceramente antifasciste.
Non possiamo restare indifferenti perchè è un insulto non solo ai partigiani albanesi ma anche ai tantissimi italiani che in quella terra seppero schierarsi dalla parte giusta costituendo il "Battaglione Antonio Gramsci" con atti di grande eroismo.
Penso che questo sia il minimo che si debba fare.
Piero Beldì
Segretario ANPI Ovest Ticino
Poichè entro marzo il Presidente della Repubblica effettuerà una visita ufficiale in l'Albania si è pensato, insieme alle figlie di Cardinali e a varie sezioni ANPI, di far pervenire una lettera in cui si esprima tutto lo sdegno delle forze sinceramente antifasciste.
Non possiamo restare indifferenti perchè è un insulto non solo ai partigiani albanesi ma anche ai tantissimi italiani che in quella terra seppero schierarsi dalla parte giusta costituendo il "Battaglione Antonio Gramsci" con atti di grande eroismo.
Penso che questo sia il minimo che si debba fare.
Piero Beldì
Segretario ANPI Ovest Ticino
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Egregio Signor Presidente del Repubblica,
sappiamo che nei prossimi giorni Lei sarà in visita ufficiale in Albania.
In questa occasione, vogliamo informarLa del grave atto compiutosi, nei giorni scorsi, a Shkodra (Scutari), dove è stato rimosso il monumento ai “Cinque Eroi di Vig” dello scultore Sh. Haderi, spostandolo dal centro della città ad una zona periferica adiacente ad una discarica.
Il famoso libro “Lettere dei condannati a morte della Resistenza Europea”, sui cui insegnamenti si sono formate intere generazioni di giovani, si apre proprio con la lettera dei Partigiani albanesi “Eroi del popolo” Ndoc Deda, Ndoc Mazi, Naim Gjylbeku, Hidajet Lezha, Ahmet Haxhia, caduti combattendo il 21 Agosto 1944 contro le bande collaborazioniste dei nazisti. Ecco le loro parole:
«Cari compagni,
siamo circondati ed aspettiamo che, da un momento all'altro, ci colpiscano i proiettili dei traditori, ma è meglio dare la vita che conservarla tradendo la lotta che abbiamo iniziato. Abbiamo detto una volta per tutte “O libertà o morte”. Quindi, compagni, proseguite con coraggio incrollabile la nostra opera dove noi la lasciamo.
Compagni, dai monti della Mirdita vi mandiamo il nostro saluto gridando tutti insieme “Morte al fascismo - Libertà al popolo”»
La rimozione di questo simbolo della Resistenza, che ha indignato l'opinione pubblica albanese, è stata compiuta dagli eredi dei collaborazionisti responsabili dell'uccisione dei cinque martiri di Vig, in dispregio dell'appello lanciato dall'Organizzazione Nazionale dei Veterani della Lotta di Liberazione del Popolo Albanese ed in violazione delle stesse leggi dello Stato Albanese.
Questo grave atto costituisce un affronto ed un'ingiuria nei confronti non solo dei 28.000 caduti della Lotta di Liberazione Nazionale contro il nazifascismo in Albania, ma anche nei confronti degli ideali stessi della Resistenza che hanno accumunato i popoli europei e che sono ancora oggi vivi e validi.
Questo grave atto costituisce anche un'offesa ed un insulto ai partigiani italiani che hanno combattuto in Albania a fianco dei partigiani albanesi nelle file del Brigata Gramsci, guidati dall'eroica figura del Comandante Terzilio Cardinali, medaglia d'oro della Resistenza, e si somma all'affronto con cui il suo nome è stato cancellato dalla toponomastica della città di Peshkopje, nel cui distretto è eroicamente caduto in combattimento l' 8 Luglio 1944.
Non solo, ma coloro che oggi hanno sfregiato il monumento dei Cinque Eroi di Vig sono gli stessi che hanno tolto la lapide ed il cippo partigiano in ricordo di Terzilio Cardinali, con un atto di oltraggio anche nei confronti dello Stato Italiano che Lei andrà a rappresentare in Albania.
Come Partigiani italiani, come cittadini italiani ed albanesi che vivono in Italia, come familiari di Terzilio Cardinali e di Ahmet Haxhia (Tigri) Le chiediamo, in occasione della sua prossima visita ufficiale in Albania, di farsi interprete della comune indignazione nei confronti di questi atti, portando un fiore (il fiore simbolico della sua Alta Parola, quale rappresentate dello Stato e del Popolo Italiano) al Monumento dei Cinque Eroi di Vig e al Cippo Partigiano in ricordo di Terzilio Cardinali.
(eventuali aggiornamenti saranno riportati alla pagina https://www.cnj.it/PARTIGIANI/albania_revisionismo.htm )