Stretta autoritaria e solidarietà internazionalista in Europa

1) VOGLIONO METTERE FUORILEGGE I COMUNISTI DELLA REPUBBLICA CECA 
(Associazione Marx XXI / Partito Comunista di Boemia e Moravia)
2) Il Partito comunista della Polonia prende posizione sulla messa al bando dei simboli comunisti
(Partito comunista della Polonia)


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Associazione politico-culturale Marx XXI

VOGLIONO METTERE FUORILEGGE
I COMUNISTI DELLA REPUBBLICA CECA
MOBILITIAMOCI PER I DIRITTI DEMOCRATICI !

Il Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSCM), terza forza politica della Repubblica Ceca con circa il 15% dei voti, presente nel Parlamento nazionale ed europeo, è da sempre oggetto di violenti attacchi da parte degli organismi di Stato, indirizzati a limitarne e addirittura ad interdirne l'attività politica. 
Sull'onda di una vera e propria caccia alle streghe (lanciata in molti paesi dell'Europa centro-orientale ed ex sovietica appartenenti all'Unione Europea) che prende forma anche attraverso l'emanazione di leggi che criminalizzano non solo la militanza, ma gli stessi ideali del comunismo, anche nella Repubblica Ceca, fin dal 1989, le forze della destra hanno cercato di legalizzare l'anticomunismo, rendendo sempre più difficile l'iniziativa del Partito Comunista di Boemia e Moravia, che svolge un ruolo di rilievo nelle lotte contro gli effetti sociali della restaurazione del capitalismo e, a fianco del movimento pacifista, contro le politiche di asservimento agli interessi della NATO e degli USA e contro l'installazione dello “scudo antimissilistico” attuate dai governi di Praga.
Una delle tappe più significative di questa campagna si è avuta con il recente tentativo del Governo Ceco di mettere al bando l'organizzazione giovanile dei comunisti (KSM). Tale tentativo sollevò una vasta campagna internazionale di protesta, che fu particolarmente incisiva in Italia e che fu determinante nel rovesciare i verdetti di condanna e di interdizione del KSM.
La campagna volta a gettare i comunisti nell'illegalità però non è cessata. Essa ha ripreso vigore nei giorni scorsi con una richiesta avanzata al governo, da parte della “Commissione Temporale per la valutazione della costituzionalità” presso il Senato della Repubblica Ceca, di interdizione dell'attività del KSCM, accusato - tra l'altro - di esprimere una “visione marxista”.
Il KSCM, in questi ultimi giorni di dicembre 2009, ha chiesto drammaticamente aiuto alla comunità internazionale. L'Associazione Marx XXI°, esprimendo solidarietà ai comunisti di Boemia e Moravia, lancia alle forze democratiche, agli intellettuali e ai singoli cittadini questo Appello, volto al ripristino delle regole più elementari della democrazia.

A nome dell'Associazione Marx XXI°
Andrea Catone, Oliviero Diliberto, Manlio Dinucci, Wladimiro Giacchè, Mario Geymonat, Fosco Giannini, Domenico Losurdo, Domenico Moro, Guido Oldrini, Paola Pellegrini, Fausto Sorini, Mario Vegetti

Per aderire all’Appello: nofuorilegge@...

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Repubblica Ceca: il Partito Comunista nuovamente sotto minaccia di interdizione

di

su www.solidnet.org del 24/12/2009

Appello del Partito Comunista di Boemia e Moravia

Traduzione a cura della redazione di http://www.lernesto.it

Praga, 16 dicembre 2009,

Cari compagni,

Nella Repubblica Ceca il Partito Comunista di Boemia e Moravia (PCBM) deve far fronte ad un anticomunismo primitivo. Nella sua sessione del 30 ottobre 2008, il Senato, con la partecipazione di soli 38 senatori su un totale di 81, ha preso in esame il rapporto finale della Commissione Temporale per la valutazione della costituzionalità del PCBM. Tale riunione senza un quorum sufficiente ha approvato, con soli 30 voti, una risoluzione per cui il Senato rileva numerosi indizi della violazione della Costituzione della Repubblica Ceca da parte del Partito Comunista di Boemia e Moravia. Ad esempio, si condanna il PCBM per la sua visione marxista, per la sua posizione nei confronti del conflitto nel Caucaso, e per altre interpretazioni soggettive. La risoluzione del Senato chiede al governo di portare il caso di fronte al Tribunale Supremo Amministrativo.

L’8 dicembre 2009, la commissione sopra menzionata ha chiesto ancora una volta al Governo che presenti al Tribunale una proposta di sospensione dell’attività del PCBM. C’è da rilevare che il caso non è stato sollevato al Tribunale Supremo Amministrativo dal precedente governo del signor Topolanek e, al momento, neppure dall’attuale governo del signor Jan Fischer.

Il PCBM vi chiede, cari compagni, di esprimere la vostra solidarietà, in accordo con le vostre possibilità e condizioni, con il nostro partito contro gli sforzi della Commissione citata, in diversi modi, ad esempio: petizioni, lettere di protesta indirizzate al nostro governo attraverso le nostre ambasciate nei vostri paesi.

Si tratta di una violazione dei principi democratici fondamentali, di un tentativo di deviare l’attenzione dei nostri concittadini, che si trovano sotto la pressione della crisi, verso altro.

Desideriamo ringraziarvi anticipatamente per le vostre espressioni di solidarietà verso di noi. Allo stesso tempo, vi chiediamo di inviarci informazioni in merito alle vostre azioni di solidarietà.

I nostri migliori saluti fraterni.

Jirí Mastálka 
Vice-Presidente del CC del PCBM


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http://www.lernesto .it/index. aspx?m=77& f=2&IDArticolo= 18640
 
Il Partito comunista della Polonia prende posizione sulla messa al bando dei simboli comunisti
 
su www.solidnet. org 
 
Esprimiamo piena solidarietà alla lotta dei comunisti polacchi per la difesa di elementari diritti democratici. Auspichiamo l’intervento in sede europea di tutte le forze comuniste, progressiste, democratiche del continente, a cominciare da quelle italiane, che per il momento…tacciono. Misure repressive di queste genere sono incompatibili persino con gli statuti formali di un’entità capitalistica e neo-imperialistica come l’Unione europea e dovrebbero comportare l’esclusione della Polonia dalla UE. Che invece ignora le legislazioni anticomuniste e liberticide e si preoccupa maggiormente delle sorti del Dalai Lama
 
L’isteria anticomunista ha da molto tempo superato i limiti della ragionevolezza. Anzi, recentemente ha oltrepassato i limiti dell’assurdo.

Jaroslav Kaczynski, ex primo ministro e leader del partito al potere aveva dichiarato pubblicamente che il comunismo era responsabile della morte di decine di miliardi di persone. Se la menzogna ha un carattere anticomunista, non è neppure necessario assumere misure coercitive. Tutto ciò che può attizzare l’odio va bene. Tali dichiarazioni possono essere rilasciate senza subirne le conseguenze. Nessuno si è permesso di chiedergli la cosa più ovvia: se conosce il numero degli abitanti della terra.

Le persone vengono trattate come se fossero un branco di idioti che non sanno o non vogliono sapere, o che non contano nulla.

Allo stesso tempo, il Presidente Lech Kaczynski, suo fratello gemello, ha firmato una legge ugualmente assurda. Nella sua nuova forma, l’articolo 256 del codice penale prevede che:

Art. 256 

§ 1. Tutti coloro che pubblicamente fanno propaganda per regimi fascisti o per ogni altro regime totalitario o lancino appelli all’odio su basi nazionali, razziali, religiose, sono soggetti a sanzioni, restrizioni e privazioni della libertà, fino a una pena di 2 anni.

§ 2. La medesima pena deve essere comminata a chi, allo scopo di propagandare, produrre, importare, affittare, immagazzinare, presentare, trasportare o inviare oggetti contenenti simboli descritti nel § 1 o recanti simboli comunisti.

§ 3. L’autore di tali atti proibiti non commette crimine, solo nel caso in cui la sua azione sia parte di un’attività artistica, educativa o scientifica.

§ 4. Nel caso di una condanna per un’infrazione descritta nel § 2, la Corte dichiara la confisca degli oggetti in questione, anche se l’autore del delitto non ne era proprietario.

L’emendamento alla legge esistente, con l’aggiunta dei § 2-4, entrerà in vigore sei mesi dopo la pubblicazione nella “Gazzetta Ufficiale”. Non è stato ancora pubblicato. Occorre sottolineare che l’interdizione dei simboli comunisti avviene contemporaneamente all’approvazione di altri emendamenti. Tra essi, un emendamento aggrava le sanzioni penali previste per la pedofilia. Si intende in tal modo dare l’impressione che il comunismo è uno dei mali sociali.

I due fratelli sono idolatri dell’anticomunismo. Un’ideologia criminale, ben peggiore dei totalitarismi immaginari. Un’ideologia che ha causato la morte di un gran numero di persone. Che è all’origine dell’andata al potere di Hitler e dello scatenamento della guerra in Europa. Di un genocidio organizzato e deliberato. Dell’occupazione giapponese della Cina e di altri paesi asiatici. Della barbara guerra in Corea. Dei piani per l’utilizzo di armi nucleari su grande scala nel corso di quella guerra. Della guerra altrettanto barbara in Vietnam, che ha visto l’uso di armi chimiche e la perpetrazione di crimini contro i civili.

Il capitalismo, in quanto formazione sociale, ha lo sfruttamento e l’incarcerazione degli esseri umani scritti nella sua bandiera. Sotto la sua bandiera, i colonialisti inglesi, belgi, francesi hanno saccheggiato le risorse naturali e commesso genocidi. Hanno costretto le popolazioni di paesi interi a lavorare come schiavi per massimizzare i loro profitti. Hanno fatto tutto ciò sia apertamente che segretamente.

E’ mai successo che un partito politico che difende l’ideologia anticomunista e il capitalismo abbia ricevuto tali accuse nei suoi confronti? La risposta è no, poiché è solo il capitalismo che può essere apertamente propagandato. Chiunque lo metta in discussione verrà accusato di crimini immaginari, di intenzioni criminali ed anche perseguito e incarcerato per queste ragioni. E mentre ci si riempie la bocca di democrazia.

Gli agenti del regime capitalista sono diventati talmente insolenti e arroganti da trasformare il palamento in tribunale, in cui giudicare i loro oppositori politici. Poiché è impossibile provare che i comunisti fanno propaganda per il totalitarismo o che hanno intenzione di commettere qualsivoglia crimine, allora, dopo 20 anni di calunnie, di diffamazioni e di continue menzogne, si è scoperto che l’unico modo di attribuire loro tali intenzioni è scriverlo nella legge.

Il Partito Comunista della Polonia è un partito politico registrato presso la Corte Suprema. Non si è mai arrivati a provare che il suo statuto e il suo programma contengano elementi di natura illegale. Il Partito Comunista della Polonia opera nel rispetto della Costituzione polacca e della legge sui partiti politici. Le istituzioni dello Stato sono obbligate a trattare tutti i partiti politici nello stesso modo.

Ma esse non adempiono a questo obbligo. Solo i partiti parlamentari hanno accesso ai dibattiti pubblici, mentre il PC della Polonia è sistematicamente discriminato. La sua ideologia è costantemente messa in discussione. Si sono usate delle parole tese a scatenare l’odio. Esistono istituzioni pubbliche, che sono finanziate da fondi pubblici, ma il cui scopo dichiarato è quello di condurre la lotta politica mediante la revisione e l’estrema politicizzazione della storia, mettendo sullo stesso piano comunismo e fascismo, costruendo una vera e propria mitologia e brandendo anche l’arma della repressione. Tale revisione della storia è il risultato delle tendenze revansciste in seno alle classi sociali che avevano perso i loro privilegi quando le forze socialiste-popolari erano arrivate al potere dopo la Seconda Guerra Mondiale: la borghesia e i proprietari terrieri, le classi che hanno ottenuto una posizione privilegiata dopo i cambiamenti di regime
nel 1989.

L’Istituto per la Memoria Nazionale, ancora prima dell’approvazione dell’emendamento, ha cercato di minacciare amministrazioni locali accusate di indolenza nel cambiamento dei nomi delle vie, in accordo con gli imperativi dell’ideologia ufficiale. Le istituzioni dello Stato non sono state solamente trasformate in portavoce della propaganda dell’odio anticomunista, ma hanno anche in vario modo violato e aggirato la legge.

Anche il Parlamento ha apertamente violato i principi fondamentali della legge e dell’ordine, in modo flagrante. Ha approvato un emendamento al Codice Penale che ha per bersaglio un partito politico in particolare. L’aggettivo che descrive il reato nell’emendamento fa riferimento al nome del PC della Polonia.

Si provi a immaginare cosa sarebbe successo se il Partito Comunista della Polonia avesse proposto nel suo programma simili metodi nei confronti nei propri avversari politici. Non sarebbe stato accusato di un crimine solo per aver annunciato tali intenzioni? Non si sarebbe utilizzato l’articolo 13 della Costituzione polacca, il quale enuncia che: “i partiti politici e le organizzazioni i cui programmi sono basati sui metodi totalitari e sulle pratiche del nazismo, del fascismo e del comunismo, come pure quelli i cui programmi o attività proclamano l’odio razziale o nazionale, la messa in pratica della violenza allo scopo di conquistare il potere o di pesare nella politica dello Stato, o che coltivano il segreto sulla propria struttura o sui loro aderenti, devono essere interdetti” contro il PC della Polonia al fine di metterlo fuori legge semplicemente perché ha accennato a tali pratiche autoritarie?

Questo emendamento è eccezionalmente totalitario. Interviene nella sfera del pensiero e degli strumenti di espressione. Il possesso di certi oggetti che contengano elementi non definiti può essere sottoposto a procedimento penale solamente in virtù di una dichiarazione soggettiva che attesti il suo riferimento a un pensiero politico inappropriato. Dal momento che non è stato definito precisamente che cosa sia o non sia un simbolo comunista.

L’emendamento all’articolo 256 del codice penale contraddice la legge sui partiti politici (27 giugno 1997) che sancisce eguale trattamento e protezione per tutti i simboli di partito; la Costituzione polacca, che garantisce la libertà di coscienza, la libertà d’espressione e d’opinione, come pure la libertà di circolazione dell’informazione (art. 53 p. 1 e art. 54 p.1). Palesemente il Parlamento non rispetta più gli accordi internazionali, compresa la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici (siglata il 16 dicembre 1966 – art. 18 e 19) e la Convenzione Europea sui diritti dell’Uomo (art. 9 e 10).

Il Partito Comunista della Polonia si opporrà fermamente a queste pratiche antidemocratiche con tutti mezzi possibili e si prepara al confronto, smascherando l’assurdità, l’oscurantismo, l’irresponsabilità e le cattive intenzioni dei loro promotori.

Il Partito Comunista della Polonia
4 dicembre 2009