Essere "zingaro" a Napoli o a Milano
1) La vincita al lotto che bruciò i campi rom di Ponticelli
2) La storia di Jovica, il musicista clandestino
Articolo e video da Repubblica.it
=== 1 ===
Sui pogrom di Ponticelli si vedano anche gli articoli linkati alla pagina: https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm
La vincita al lotto che bruciò i campi rom di Ponticelli...!
Inviato da: "Barbara Maffione"
Mar 2 Feb 2010 3:30 pm
Inoltro questo interessante articolo del compagno Alfonso De Vito, che offre molteplici spunti di riflessione. ..
La tiro giù con l'accetta... perchè a volte nella comunicazione è utile semplificare. Ma chi vuole può approfondire recuperando le sentenze del Tar e i vari comunicati dal blog di Emiliano di Marco: http://emilianodimarco.splinder. com/post/ 22154269# more-22154269
Allora le cose stanno così:
- il 13 maggio 2008 vengono scacciati col fuoco i rom dei campi di Ponticelli (Na), con un clamoroso pogrom seguito al presunto tentativo di rapimento di un neonato da parte di una ragazzina rom minorenne ( Dragan Maria). Per questa accusa Maria su una base indiziaria a dir poco "discutibile" (la "percezione" della madre del bambino che "non avrebbe motivo di mentire"...) è stata pesantemente condannata a sei anni e mezzo con sentenza già passata in appello.
Da due anni nel carcere minorile di Nisida, le è stato negato l'annullamento della misura cautelare in carcere, con una sentenza che ha fatto scalpore, perchè motivata dalla "persistente organicità" di Maria con la cultura rom che è una cultura "portata a violare le regole"... Maria per altro è una minore in stato di abbandono, dal momento che i suoi genitori sono scappati in seguito al pogrom. Eppure le è sempre stato negato il gratuito patrocinio, perchè "potrebbe avere ingenti risorse" a "casa sua", cioè nella ex-Jugoslavia. ..
Nell'incendio dei campi si distinse la funzione di comitati civici anti-rom dalla spiccata sperimentazione leghista e securitaria, ma molto vicini al Pd, che del resto affisse anche un manifesto a sostegno di questa campagna. Manifesto poi parzialmente rinnegato quando gli eventi assunsero una piega particolarmente "imbarazzante" , con l'incendio dei campi davanti alle telecamere de "La vita in diretta"... ma la sperimentazione ebbe altri passaggi pubblici con un convegno dei comitati anti-rom di Ponticelli insieme ad altri comitati civici dall'analogo tenore securitario. Va tenuto presente che per la prima volta, alle precedenti elezioni politiche, il Pd non era stato il primo partito in questo storico quartiere "rosso" di Napoli...
- Fin da subito, come denuncia ad esempio un comunicato del consigliere comunale Raffaele Carotenuto, si seppe anche che curiosamente i due campi rom bruciati (sul totale di dieci insediamenti presenti) erano proprio quelli che insistevano nell'area delimitata tra Via Argine (antistante ARIN) e Via San Michele fino alla chiesa SS. Pietro e Paolo, in pratica l'area interessata da un importante intervento di "riqualificazione urbana" diviso in quattro parti. In particolare l'area corrispondeva a quella denominata "sub-ambito 2".
Le gare d'appalto sono andate a lungo deserte finchè, con procedure anch'esse molto discutibili, è stata ampliata la percentuale di edilizia privata prevista dal piano regolatore. Alla fine viene fuori un piano che prevede di convogliare interventi nell'area indicata per 49 milioni di euro (34 messi da privati e 15 provenienti da finanziamenti pubblici). I lavori dovevano partire il 4 agosto del 2008, ma solo tre mesi prima i terreni erano occupati dai campi rom.. fino alla fatidica data del 13 maggio.
I lavori però non sono partiti, fin quando, dopo un pò di mesi, si è saputo che l'aggiudicataria dell'appalto è la ditta "Fontana costruzioni spa", con sede legale a San Cipriano di Aversa (Ce).
- Il primo colpo di scena arriva nel luglio 2009: alla "Fontana costruzioni spa", che nel frattempo ha vinto molti altri appalti tra la Campania e l'Emilia e che si era forse spinta troppo in là aggiudicandosi un maxi-appalto nella ricostruzione in Abruzzo, viene ritirato il certificato antimafia dalla Prefettura di Caserta.
Secondo una serie di relazioni del Gico, della digos e dei carabinieri, questa ditta sarebbe fortemente indiziata di essere uno strumento di riciclaggio nell'orbita del potente clan Zagaria. In effetti è quanto meno sospetto il passaggio del 16 gennaio 2007 in cui la ditta facente capo al giovane Nicola Fontana (36 anni) passava da Srl a Spa, con un aumento del capitale sociale da diecimila euro a un milione di euro..! Una cifra di cui non si capisce la provenienza e spropositata rispetto alle risorse patrimoniali della famiglia Fontana che in effetti la giustificava con una vincita al lotto... un membro del collegio dei sindaci dell'azienda risulta inoltre essere già oggetto di un rinvio a giudizio per riciclaggio con pesanti aggravanti.
Il padre di Nicola Fontana, Luigi, risulta invece essere componente del consiglio di amministrazione della Co.GE.IM.TEC unitamente al cognato di un membro acclarato del clan Zagaria. Lo stesso Nicola, tramite la Fontana costruzioni, è socio della Az Leasing spa, di cui un altro socio consigliere, Ferriero Lorenzo è a sua volta coinvolto nella Co.Ge.Fer. che ha già ricevuto l'interdittiva antimafia, così come è stata interdetta la "Energia Pulita Pietramelara" facente capo a Giuseppe Laudante, più volte denunciato e al quale Ferriero si accompagna spesso. Le relazioni di polizia e carabinieri accreditano fortemente l'ipotesi che la famiglia Fontana faccia da prestanome per il riciclaggio del clan Zagaria, segnalando anche una serie di frequentazioni vicine al clan.
- Il secondo colpo di scena arriva però con la sentenza del TAR del 8 gennaio 2010, che annulla l'interdittiva antimafia della prefettura di Caserta!
Per il Tar resta certo la bizzarria dell'improvviso e inspiegato aumento di capitale, ma l'unico dato oggettivo, la presenza di un membro del collegio dei sindaci già rinviato a giudizio per riciclaggio, riguarda per l'appunto un organo di controllo e non amministrativo della società. I rapporti di parentela, le "frequentazioni inopportune" e la condivisione di altre aziende con persone a loro volta socie in aziende che hanno già ricevuto l'interdittiva antimafia, cosituirebbero un quadro indiziario non ancora abbastanza preciso e solido da giustificare l'interdittiva sulla Fontana Costruzioni. Questo almeno nella valutazione del Tar.
E quindi ogni problema è risolto e l'appalto per il sub-ambito 2 del piano di recupero urbano di Ponticelli, chiaramente inficiato dalla precedente interdittiva, può ripartire gloriosamente. ..!
Si capisce quindi che il titolo che ho scelto è evidentemente provocatorio e non probatorio. Eppure mi chiedo, in tanti ci chiediamo, se esistano ancora le condizioni di opportunità perchè, con tante zone d'ombra che ancora evidentemente permangono, la Fontana Costruzioni gestisca questo appalto.
E se non sarebbe il caso che ci uniamo e facciamo sentire la nostra voce per pretendere che si guardi meglio in queste zone d'ombra.Per dissipare la nebbia ed avere un pò di verità sulle ragioni che hanno portato al più vergognoso pogrom che la nostra città ricordi, con centinaia di persone che hanno rischiato di essere bruciate vive! E perchè magari la verità ridarebbe forse un pò di giustizia a una ragazzina rinchiusa da due anni nel carcere di Nisida, dopo che i suoi genitori sono stati violentemente scacciati!!
Magari è utile far girare questa nota e invitare alla riflessione su questi spunti più gente possibile.
------------ --------- ------------
ps: en passant, la sede legale della "Fontana Costruzioni" a San Cipriano D'Aversa è in via Salvatore Vitale, dove un tempo risultava domiciliato l'attuale boss latitante Michele Zagaria, a capo del clan omonimo. Ma naturalmente è un'osservazione del tutto tendenziosa, perchè la suddetta via è lunga 3 Km...
=== 2 ===
Milano, l'odissea del musicista in fuga
"Suono con Pelù, ma devo nascondermi"
Jovica Jovic è un maestro di fisarmonica di fama internazionale. "È incredibile, vivo in Italia da quarant’anni, sono sempre stato in regola e amato da tutti. Ma da due anni sono costretto a nascondermi, a vivere come un clandestino. Eppure non ho mai fatto niente di male". La sua unica colpa è di avere un visto scaduto
di Luca De Vito
La sua fisarmonica ha 39 anni. Jovica Jovic l’ha acquistata appena arrivato in Italia, a Stradella, nel 1971. Per essere precisi è una fisarmonica cromatica, uno di quei modelli introvabili con i bottoni al posto della tastiera, difficilissima da suonare. Jovic è un serbo di etnia rom e a guardarlo sembra un elegante pensionato sulla cinquantina, sorridente e dai modi gentili. Ma, suo malgrado, ha una doppia vita. Quella ufficiale, che vive sui palchi di mezza Italia a fianco di artisti internazionali e assieme alla sua band “ I Muzikanti”. E quella da clandestino, cominciata nel 2007 e passata a nascondersi fra un accampamento e l’altro. Con un’unica colpa: avere un visto scaduto.
«È incredibile - racconta - vivo in Italia da quarant’anni, sono sempre stato in regola e amato da tutti. Ma da due anni sono costretto a nascondermi, a vivere come un clandestino. Eppure non ho mai fatto niente di male». Jovic accetta di parlare nel chiuso di un garage del centro, perché «nelle mie condizioni le precauzioni non sono mai troppe». Insieme con lui, alcuni amici italiani che lo hanno conosciuto grazie alla sua attività artistica. Mauro Poletti, dell’associazione Terra del fuoco, segue da anni Jovica nella sua carriera di musicista. «La società dice Paoletti ha un atteggiamento schizofrenico nei confronti del maestro Jovic. Da una parte lo celebra come artista di fama internazionale: basti pensare che ha suonato per anni al binario 21 nel giorno della memoria della Shoah, e che ha collaborato con artisti del calibro di Piero Pelù, Moni Ovadia e Dario Fo. Dall’a ltra lo persegue come illegale e clandestino».
La vita del signor Jovic sembra un film di Kusturica, fatta di viaggi e colpi di scena, anche se il presente per adesso è amaro. Nato a Belgrado nel ‘52, ha imparato a suonare la fisarmonica ascoltando suo nonno, senza spartiti e senza metronomi. Un metodo che utilizza per insegnare ai trenta allievi del suo corso che tiene nella sede di “Terra del fuoco”, un corso di perfezionamento al quale può partecipare soltanto chi ha già una buona conoscenza della fisarmonica. In Italia ha lavorato e suonato senza problemi fino al 2007, quando è stato bloccato all’aeroporto di Roma e - a causa di un visto non rinnovato - rinchiuso in un Cpt, da cui è uscito solo per le sue precarie condizioni di salute e grazie all’a iuto di un medico.
«È incredibile - racconta - vivo in Italia da quarant’anni, sono sempre stato in regola e amato da tutti. Ma da due anni sono costretto a nascondermi, a vivere come un clandestino. Eppure non ho mai fatto niente di male». Jovic accetta di parlare nel chiuso di un garage del centro, perché «nelle mie condizioni le precauzioni non sono mai troppe». Insieme con lui, alcuni amici italiani che lo hanno conosciuto grazie alla sua attività artistica. Mauro Poletti, dell’associazione Terra del fuoco, segue da anni Jovica nella sua carriera di musicista. «La società dice Paoletti ha un atteggiamento schizofrenico nei confronti del maestro Jovic. Da una parte lo celebra come artista di fama internazionale: basti pensare che ha suonato per anni al binario 21 nel giorno della memoria della Shoah, e che ha collaborato con artisti del calibro di Piero Pelù, Moni Ovadia e Dario Fo. Dall’a ltra lo persegue come illegale e clandestino».
La vita del signor Jovic sembra un film di Kusturica, fatta di viaggi e colpi di scena, anche se il presente per adesso è amaro. Nato a Belgrado nel ‘52, ha imparato a suonare la fisarmonica ascoltando suo nonno, senza spartiti e senza metronomi. Un metodo che utilizza per insegnare ai trenta allievi del suo corso che tiene nella sede di “Terra del fuoco”, un corso di perfezionamento al quale può partecipare soltanto chi ha già una buona conoscenza della fisarmonica. In Italia ha lavorato e suonato senza problemi fino al 2007, quando è stato bloccato all’aeroporto di Roma e - a causa di un visto non rinnovato - rinchiuso in un Cpt, da cui è uscito solo per le sue precarie condizioni di salute e grazie all’a iuto di un medico.
Una settimana fa l’ultimo episodio di questa vita clandestina: il Comune di Rho - dove Jovic, con la sua famiglia, viveva negli accampamenti di via Magenta - gli ha recapitato un “avviso di imminente accertamento” sui suoi documenti. «Solo grazie a un nostro presidio - spiega Andrea Papoff, del centro sociale Fornace - siamo riusciti a impedire lo sgombero di Jovica e dei suoi parenti». E Jovic aggiunge preoccupato: «Le case accanto alla mia le hanno buttate giù, lasciando sulla strada tre famiglie. I miei parenti temono lo sgombero da un giorno all’altro. Mia moglie aspetta da mesi la possibilità di operarsi a un braccio e anch’io dovrei sottopormi a un intervento all’intestino».
Nonostante i consigli degli amici, però, Jovic si ostina a fumare. Fra le sue dita, un mozzicone che regge una torretta di cenere pericolante. «Prima o poi smetto», assicura, accennando un sorriso poco convinto. Poi torna serio e aggiunge con quella sua voce un po’ roca e un po’ lamentosa: «Mi appello a tutti gli artisti e a tutti gli intellettuali con cui ho lavorato. Vorrei poter rimanere in Italia e continuare con la mia vita di artista onesto. Il mio sogno? Un permesso di soggiorno ad honorem, per il contributo artistico che sto dando al vostro Paese».
Nonostante i consigli degli amici, però, Jovic si ostina a fumare. Fra le sue dita, un mozzicone che regge una torretta di cenere pericolante. «Prima o poi smetto», assicura, accennando un sorriso poco convinto. Poi torna serio e aggiunge con quella sua voce un po’ roca e un po’ lamentosa: «Mi appello a tutti gli artisti e a tutti gli intellettuali con cui ho lavorato. Vorrei poter rimanere in Italia e continuare con la mia vita di artista onesto. Il mio sogno? Un permesso di soggiorno ad honorem, per il contributo artistico che sto dando al vostro Paese».
(06 febbraio 2010)
La storia di Jovica, il musicista clandestino
Jovica Jovic è un maestro di fisarmonica di fama internazionale. "È incredibile, vivo in Italia da quarant’anni, sono sempre stato in regola e amato da tutti. Ma da due anni sono costretto a nascondermi, a vivere come un clandestino. Eppure non ho mai fatto niente di male". La sua unica colpa è di avere un visto scadutoLeggi e commenta l'articolo di Luca De Vito
[6 febbraio 2010]