De : "selda" <noisolation@...>
À : <Undisclosed.Recipients@...>
Objet : URGENT APPEAL!!!
Date : Jeu 21 déc 2000 17:13
URGENT APPEAL
DECEMBER 21, 2000:
HOW THE TURKISH STATE FORCES "SAVE LIVES":
MORE THAN 800 PRISONERS WERE ON HUNGER STRIKE AGAINST
ISOLATION
DETENTION. 249 OF THEM FOR 61
DAYS.
THE STATE DECIDED TO "SAVE THEIR LIVES" AND BREAK THEIR
RESISTANCE
HUNDREDS OF POLICE AND MILITARY FORCES RAIDED 20 PRISONS,
THEY COULD "SUCCEED" IN 18 PRISONS, SLAUGHTERING AT LEAST 30
PRISONERS
WITH
INCENDIARY BOMBS AND FIREARMS.
THE OTHERS WERE TRANSFERRED INTO THE NEW 'F-TYPE' (ISOLATION)
PRISONS.
THE OPERATION TO "SAVE LIVES" IS NOT FINISHED...
THERE ARE STILL TWO PRISONS LEFT - ÜMRANIYE (ISTANBUL) AND
ÇANAKKALE.
ALL THE PRISONERS ARE STILL ON DEATH FAST. TODAY IT IS THE
63`rd DAY OF THE DEATH FAST.
FROM THE BEGINNING THEY HAVE
SAID THAT THEY'LL DIE,
BUT NEVER ACCEPT THE ISOLATION CELLS.
THE TURKISH STATE NOT ONLY LET THEM DIE, BUT COMMITTED AN OPEN
MASSACRE
AND STILL IS NOT SATISFIED WITH THE BLOOD IT HAS SHED.
WE CALL UPON ALL DEMOCRATIC AND SENSITIVE PEOPLE AND
INSTITUTIONS:
SEND DELEGATIONS TO TURKEY - TAKE THE NEXT PLANE TO ISTANBUL
AND
CONVINCE YOURSELF ON THE BASIS OF REALITY ITSELF.
WE ARE THE ONES WHO CAN SAVE THE LIVES OF THE PRISONERS,
THE TURKISH STATE ARE THE ONES WHO ARE KILLING THEM!
For the coordination of an international delegation you can
contact the
following bureaus in Europe:
BELGIUM: phone/fax: 0032-2-230.08.66
GERMANY: phone/fax: 0049-40-280.53.625
In the past few days delegations from different countries in
Europe have
been in Turkey already. Among them there are members of the
Federal
Parliament of Germany, the European Parliament, lawyers,
journalists and
other public figures and people. Any support is welcome.
---
FERMIAMO IL MASSACRO IN ATTO NELLE PRIGIONI
TURCHE!
Solidarieta' coi prigionieri antimperialisti di tutto il
mondo!
Dal mese di ottobre piu' di un migliaio di rivoluzionari e
antimperialisti prigionieri nelle
carceri turche sono in sciopero della fame contro il
trasferimento, deciso dalle autorita'
fasciste, in celle di "tipo F" (vere e proprie tombe)
appositamente costruite per annientare i
prigionieri stessi.
Alle quattro di questa mattina il regime ha inviato, armate
fino ai denti, truppe d'assalto e
"teste di cuoio" in tutte le 20 prigioni in cui e' in corso
lo sciopero della fame (Ulucanlar,
Canakkale, Bursa, Umraniye, Cankiri, ecc.)
Trovatisi difronte ad un'accanita resistenza, gli sgherri
hanno gia' fatto 14 morti tra i prigioneri
(tra cui una compagna che si e' data fuoco pur di non farsi
trasferire). La situazione e' dunque
gravissima e richiede la piu' vibrata e ampia protesta a
livello internazionale.
Occorre fermare questo massacro! Occorre la piu' forte
solidarieta'!
Occorre organizzare sit-in di protesta, a cominciare
dall'ambasciata turca a Roma e sotto i vari
consolati!
Ultim'ora
Afapp e Tayad informano:
- Alle ore 17,00 i prigionieri politici che si sono arsi vivi
per protesta contro il feroce attacco alle carceri sono
saliti a 14.
Il numero dei prigionieri assassinati dalla polizia è
altissimo, ma non si sa ancora esattamente quanti siano.
In tutta la Turchia la gente è scesa in piazza per protestare:
la polizia attacca i manifestanti, pestandoli a sangue;
non è noto il numero delle persone arrestate in piazza, come
non è noto il numero dei familiari che sono stati
prelevati dalle loro case e imprigionati.
Mentre in Turchia i prigionieri, stremati da uno sciopero
della fame che dura da due mesi
resistono all'aggressione, in altre parti del mondo, altri
prigionieri rivoluzionari e
antimperialisti conducono in queste stesse ore una lotta
disperata tra l'indifferenza della
societa' borghese.
#In Perù, dopo le sommosse del 30 novembre all'interno del
Carcere di Canto Grande che
hanno visto ammutinarsi oltre 400 Prigionieri Politici, i
Prigionieri Politici del Movimento
Rivoluzionario Tupac Amaru, dal carcere di Yanamayo, hanno
lanciato un drammatico appello
chiedendo: la chiusura immediata della prigione militare della
base navale del Callao (le cui
celle sono a 8 metri sotto il livello del mare) e delle
carceri di Yanamayo e Challapalca
(entrambe costruite sopra i 4000 metri), la libertà di tutti i
Prigionieri Politici del Paese ed una
soluzione per i gravi problemi che colpiscono il paese (la
corruzione fujimorista ha
dissanguato il paese).
# In Cile, i militari stanno portando avanti i loro interessi
per una legge di "Punto Finale", che
garantisca l'impunita' per tutte le violazioni dei diritti
umani che hanno commesso. In questo
scenario pero' i numerosi Prigionieri Politici del Cile
rimangono nelle carceri di massima
sicurezza. Domenica 17 dicembre l'ennesimo episodio di
violazione dei diritti fondamentali: i
familiari dei Prigionieri Politici avrebbero dovuto spogliarsi
nudi e subire perquisizioni
fisiche qualora avessero voluto incontrare i propri cari. Due
settimane prima gli stessi
Prigionieri avevano sofferto le efferate torture della
gendarmeria condotta da Hugo Espinoza,
famoso per le torture inflitte ai prigionieri già nel 1998
(quando la vicenda approdò al Senato
Italiano grazie ad una interrogazione parlamentare presentata
dal senatore Giovanni Russo
Spena). Ai Prigionieri Politici si aggiungono 7 Prigionieri
Politici Mapuches, colpevoli di
rivendicare come proprie le terre che il governo cileno usurpa
regalandole agli investitori
stranieri.
# In Brasile, dal 14 dicembre 6 Prigionieri Politici
appartenenti al Movimento Sem Terra
(ancora in attesa di processo dopo essere stati arrestati il
10 novembre del 1999), sono in
sciopero della fame.
# In Argentina allo sciopero della fame dei Prigionieri
Politici de La Tablada, oramai a 106
giorni di sciopero della fame, si sono aggiunti vari
Prigionieri Politici, tra cui Emilio Alí
(dirigente sindacale dei disoccupati), cui il governo De la
Rúa nega i diritti di cui dovrebbero
godere tutti i cittadini di fronte alla "Giustizia Argentina".
# In Spagna, mentre sono 600 i baschi rinchiusi nei
penitenziari di massima sicurezza (altri
giovani baschi sono stati arrestati a Nizza per avere
partecipato alla manifestazioni contro il
vertice europeo), Prigionieri Politici di GRAPO sono
anch'essi entrati in sciopero della fame
in solidarietà con i Prigionieri Politici Turchi. Ad essi si
aggiungono quelli degli anarchici
italiani Claudio Lavazza e Michele Pontolillo, condannati
recentemente ad 11 anni di carcere
per la presunta partecipazione ad un raid all'interno del
Consolato Italiano di Malaga,. Essi
chiedono tra l'altro: la chiusura dei moduli di isolamento e
l'abolizione dei moduli FIES
(moduli di carcerazione che
violano i diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti
ad ogni essere umano) e la
libertà immediata per tutti i prigionieri e le prigioniere
affetti da malattie incurabili.
Campo Antimperialista - Italia
Comitato Internazionalista Arco Iris
Per adesioni immediate e informazioni:
campo@...
www.antiimperialista.com (il sito e' gia' aggiornato sui fatti
turchi)
arco@...
www.comite-arcoiris.com
---
Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia - U.I.K.I. -
Onlus Via
Quintino Sella 41, 00187 Roma
Tel. 0642013576 Fax. 0642013799 E.mail: uiki.onlus@... -
Banca Popolare
di Milano Ag.252, Via V. Veneto 1, C/c bancario n.12257. In
abbonamento
25.000£ annue.
DECINE DI MORTI NELLE CARCERI,
OFFENSIVA MILITARE TURCA NEL KURDISTAN IRAKENO:
APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE
Proponiamo a tutti i democratici italiani e alle comunità
kurde una giornata
di mobilitazione nazionale venerdì 22 dicembre, con presìdi e
delegazioni in
tutte le prefetture e a Roma alle 15 presso la sede delle
Nazioni unite.
E' intollerabile il silenzio quasi totale dei governi e delle
istituzioni
internazionali rispetto alla gravità del massacro dei
prigionieri politici
in Turchia.
Testimonianze convergenti delle associazioni di tutela dei
diritti umani
fanno ascendere a molte decine il numero dei detenuti morti
nelle venti
prigioni assaltate dall'esercito all'alba del 19 dicembre, in
maggioranza
non suicidi ma stroncati, dopo sessanta giorni di digiuno,
dalla violenta
irruzione con largo uso di gas e armi da fuoco. Anche
all'esterno delle
prigioni la polizia ha attaccato con violenza i familiari dei
detenuti,
molti dei quali anch'essi in sciopero della fame.
Nello stesso tempo migliaia di militari turchi hanno varcato
la frontiera di
Habur attestandosi con artiglieria e blindati presso le città
kurdo-irakene
di Ranya e Cakurna. Il contingente appare destinato a
intervenire nel
drammatico conflitto interkurdo in corso nell'area di
Suleymaniye, con l'
obiettivo di annientare militarmente la resistenza kurda e
seppellire ogni
speranza di pace e di dialogo sia turco-kurdo, sia interkurdo.
La comunità internazionale deve muoversi immediatamente da un
lato per far
cessare il massacro nelle carceri e imporre un'amnistia
generale, dall'altro
per fermare l'aggressione militare turca e la guerra
fratricida nel
Kurdistan irakeno.
In particolare le Nazioni unite, che hanno responsabilità
formali nel
Kurdistan Sud (irakeno), e in particolare l'Unhcr e l'Alto
commissariato per
i diritti umani di Ginevra, non possono continuare a ignorare
una tragedia
che fra l'altro moltiplicherà l'esodo disperato dei profughi.
Un documento in questo senso sarà consegnato venerdì a Roma al
delegato dell
'Onu in Italia, mentre documenti consegnati a tutte le
prefetture
chiederanno che il governo italiano:
- esprima al governo turco non diplomatica preoccupazione o
rammarico, ma
ferma protesta per le violazioni dei diritti umani e della
legalità
internazionale, e chieda con chiarezza una seria amnistia,
l'abrogazione
della pena di morte, delle leggi liberticide e dello stato di
emergenza, il
ritiro delle truppe entro i propri confini, come condizioni
imprescindibili
per ogni ulteriore passo avanti dell'integrazione europea
della Turchia;
- legittimi esplicitamente in Italia tutte le organizzazioni
kurde e
promuova, come si impegnò solennemente a fare quando Ocalan
era a Roma,
processi di dialogo internazionale per una soluzione politica
della
questione kurda in Turchia e negli altri paesi in cui si pone;
- ponga nelle sedi europee e Onu, e in particolare a Ginevra
presso le
agenzie Onu per i diritti umani, l'infanzia e i profughi, il
problema kurdo
e la questione dei diritti umani in Turchia, proponendo
l'invio di
osservatori internazionali che abbiano accesso anche alle
prigioni;
- inverta l'attuale tendenza di collaborazione di polizia con
la Turchia e
di negazione strisciante dell'asilo politico, riconoscendo il
diritto dei
profughi kurdi alla protezione umanitaria e all'asilo in
Italia, e ad un
ritorno in patria in condizioni di dignità e libertà.
Promuovono:
Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia (Uiki-Onlus)
Associazione Azad
Prime adesioni:
Associazione per la pace
Federazione nazionale dei Verdi
Partito dei Comunisti italiani
Partito della Rifondazione Comunista
L'Avamposto degli Incompatibili
Per adesioni telefonare al numero di U.I.K.I. 06-42013576
---
Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")
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Objet : URGENT APPEAL!!!
Date : Jeu 21 déc 2000 17:13
URGENT APPEAL
DECEMBER 21, 2000:
HOW THE TURKISH STATE FORCES "SAVE LIVES":
MORE THAN 800 PRISONERS WERE ON HUNGER STRIKE AGAINST
ISOLATION
DETENTION. 249 OF THEM FOR 61
DAYS.
THE STATE DECIDED TO "SAVE THEIR LIVES" AND BREAK THEIR
RESISTANCE
HUNDREDS OF POLICE AND MILITARY FORCES RAIDED 20 PRISONS,
THEY COULD "SUCCEED" IN 18 PRISONS, SLAUGHTERING AT LEAST 30
PRISONERS
WITH
INCENDIARY BOMBS AND FIREARMS.
THE OTHERS WERE TRANSFERRED INTO THE NEW 'F-TYPE' (ISOLATION)
PRISONS.
THE OPERATION TO "SAVE LIVES" IS NOT FINISHED...
THERE ARE STILL TWO PRISONS LEFT - ÜMRANIYE (ISTANBUL) AND
ÇANAKKALE.
ALL THE PRISONERS ARE STILL ON DEATH FAST. TODAY IT IS THE
63`rd DAY OF THE DEATH FAST.
FROM THE BEGINNING THEY HAVE
SAID THAT THEY'LL DIE,
BUT NEVER ACCEPT THE ISOLATION CELLS.
THE TURKISH STATE NOT ONLY LET THEM DIE, BUT COMMITTED AN OPEN
MASSACRE
AND STILL IS NOT SATISFIED WITH THE BLOOD IT HAS SHED.
WE CALL UPON ALL DEMOCRATIC AND SENSITIVE PEOPLE AND
INSTITUTIONS:
SEND DELEGATIONS TO TURKEY - TAKE THE NEXT PLANE TO ISTANBUL
AND
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THE TURKISH STATE ARE THE ONES WHO ARE KILLING THEM!
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journalists and
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FERMIAMO IL MASSACRO IN ATTO NELLE PRIGIONI
TURCHE!
Solidarieta' coi prigionieri antimperialisti di tutto il
mondo!
Dal mese di ottobre piu' di un migliaio di rivoluzionari e
antimperialisti prigionieri nelle
carceri turche sono in sciopero della fame contro il
trasferimento, deciso dalle autorita'
fasciste, in celle di "tipo F" (vere e proprie tombe)
appositamente costruite per annientare i
prigionieri stessi.
Alle quattro di questa mattina il regime ha inviato, armate
fino ai denti, truppe d'assalto e
"teste di cuoio" in tutte le 20 prigioni in cui e' in corso
lo sciopero della fame (Ulucanlar,
Canakkale, Bursa, Umraniye, Cankiri, ecc.)
Trovatisi difronte ad un'accanita resistenza, gli sgherri
hanno gia' fatto 14 morti tra i prigioneri
(tra cui una compagna che si e' data fuoco pur di non farsi
trasferire). La situazione e' dunque
gravissima e richiede la piu' vibrata e ampia protesta a
livello internazionale.
Occorre fermare questo massacro! Occorre la piu' forte
solidarieta'!
Occorre organizzare sit-in di protesta, a cominciare
dall'ambasciata turca a Roma e sotto i vari
consolati!
Ultim'ora
Afapp e Tayad informano:
- Alle ore 17,00 i prigionieri politici che si sono arsi vivi
per protesta contro il feroce attacco alle carceri sono
saliti a 14.
Il numero dei prigionieri assassinati dalla polizia è
altissimo, ma non si sa ancora esattamente quanti siano.
In tutta la Turchia la gente è scesa in piazza per protestare:
la polizia attacca i manifestanti, pestandoli a sangue;
non è noto il numero delle persone arrestate in piazza, come
non è noto il numero dei familiari che sono stati
prelevati dalle loro case e imprigionati.
Mentre in Turchia i prigionieri, stremati da uno sciopero
della fame che dura da due mesi
resistono all'aggressione, in altre parti del mondo, altri
prigionieri rivoluzionari e
antimperialisti conducono in queste stesse ore una lotta
disperata tra l'indifferenza della
societa' borghese.
#In Perù, dopo le sommosse del 30 novembre all'interno del
Carcere di Canto Grande che
hanno visto ammutinarsi oltre 400 Prigionieri Politici, i
Prigionieri Politici del Movimento
Rivoluzionario Tupac Amaru, dal carcere di Yanamayo, hanno
lanciato un drammatico appello
chiedendo: la chiusura immediata della prigione militare della
base navale del Callao (le cui
celle sono a 8 metri sotto il livello del mare) e delle
carceri di Yanamayo e Challapalca
(entrambe costruite sopra i 4000 metri), la libertà di tutti i
Prigionieri Politici del Paese ed una
soluzione per i gravi problemi che colpiscono il paese (la
corruzione fujimorista ha
dissanguato il paese).
# In Cile, i militari stanno portando avanti i loro interessi
per una legge di "Punto Finale", che
garantisca l'impunita' per tutte le violazioni dei diritti
umani che hanno commesso. In questo
scenario pero' i numerosi Prigionieri Politici del Cile
rimangono nelle carceri di massima
sicurezza. Domenica 17 dicembre l'ennesimo episodio di
violazione dei diritti fondamentali: i
familiari dei Prigionieri Politici avrebbero dovuto spogliarsi
nudi e subire perquisizioni
fisiche qualora avessero voluto incontrare i propri cari. Due
settimane prima gli stessi
Prigionieri avevano sofferto le efferate torture della
gendarmeria condotta da Hugo Espinoza,
famoso per le torture inflitte ai prigionieri già nel 1998
(quando la vicenda approdò al Senato
Italiano grazie ad una interrogazione parlamentare presentata
dal senatore Giovanni Russo
Spena). Ai Prigionieri Politici si aggiungono 7 Prigionieri
Politici Mapuches, colpevoli di
rivendicare come proprie le terre che il governo cileno usurpa
regalandole agli investitori
stranieri.
# In Brasile, dal 14 dicembre 6 Prigionieri Politici
appartenenti al Movimento Sem Terra
(ancora in attesa di processo dopo essere stati arrestati il
10 novembre del 1999), sono in
sciopero della fame.
# In Argentina allo sciopero della fame dei Prigionieri
Politici de La Tablada, oramai a 106
giorni di sciopero della fame, si sono aggiunti vari
Prigionieri Politici, tra cui Emilio Alí
(dirigente sindacale dei disoccupati), cui il governo De la
Rúa nega i diritti di cui dovrebbero
godere tutti i cittadini di fronte alla "Giustizia Argentina".
# In Spagna, mentre sono 600 i baschi rinchiusi nei
penitenziari di massima sicurezza (altri
giovani baschi sono stati arrestati a Nizza per avere
partecipato alla manifestazioni contro il
vertice europeo), Prigionieri Politici di GRAPO sono
anch'essi entrati in sciopero della fame
in solidarietà con i Prigionieri Politici Turchi. Ad essi si
aggiungono quelli degli anarchici
italiani Claudio Lavazza e Michele Pontolillo, condannati
recentemente ad 11 anni di carcere
per la presunta partecipazione ad un raid all'interno del
Consolato Italiano di Malaga,. Essi
chiedono tra l'altro: la chiusura dei moduli di isolamento e
l'abolizione dei moduli FIES
(moduli di carcerazione che
violano i diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti
ad ogni essere umano) e la
libertà immediata per tutti i prigionieri e le prigioniere
affetti da malattie incurabili.
Campo Antimperialista - Italia
Comitato Internazionalista Arco Iris
Per adesioni immediate e informazioni:
campo@...
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turchi)
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Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia - U.I.K.I. -
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Tel. 0642013576 Fax. 0642013799 E.mail: uiki.onlus@... -
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DECINE DI MORTI NELLE CARCERI,
OFFENSIVA MILITARE TURCA NEL KURDISTAN IRAKENO:
APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE
Proponiamo a tutti i democratici italiani e alle comunità
kurde una giornata
di mobilitazione nazionale venerdì 22 dicembre, con presìdi e
delegazioni in
tutte le prefetture e a Roma alle 15 presso la sede delle
Nazioni unite.
E' intollerabile il silenzio quasi totale dei governi e delle
istituzioni
internazionali rispetto alla gravità del massacro dei
prigionieri politici
in Turchia.
Testimonianze convergenti delle associazioni di tutela dei
diritti umani
fanno ascendere a molte decine il numero dei detenuti morti
nelle venti
prigioni assaltate dall'esercito all'alba del 19 dicembre, in
maggioranza
non suicidi ma stroncati, dopo sessanta giorni di digiuno,
dalla violenta
irruzione con largo uso di gas e armi da fuoco. Anche
all'esterno delle
prigioni la polizia ha attaccato con violenza i familiari dei
detenuti,
molti dei quali anch'essi in sciopero della fame.
Nello stesso tempo migliaia di militari turchi hanno varcato
la frontiera di
Habur attestandosi con artiglieria e blindati presso le città
kurdo-irakene
di Ranya e Cakurna. Il contingente appare destinato a
intervenire nel
drammatico conflitto interkurdo in corso nell'area di
Suleymaniye, con l'
obiettivo di annientare militarmente la resistenza kurda e
seppellire ogni
speranza di pace e di dialogo sia turco-kurdo, sia interkurdo.
La comunità internazionale deve muoversi immediatamente da un
lato per far
cessare il massacro nelle carceri e imporre un'amnistia
generale, dall'altro
per fermare l'aggressione militare turca e la guerra
fratricida nel
Kurdistan irakeno.
In particolare le Nazioni unite, che hanno responsabilità
formali nel
Kurdistan Sud (irakeno), e in particolare l'Unhcr e l'Alto
commissariato per
i diritti umani di Ginevra, non possono continuare a ignorare
una tragedia
che fra l'altro moltiplicherà l'esodo disperato dei profughi.
Un documento in questo senso sarà consegnato venerdì a Roma al
delegato dell
'Onu in Italia, mentre documenti consegnati a tutte le
prefetture
chiederanno che il governo italiano:
- esprima al governo turco non diplomatica preoccupazione o
rammarico, ma
ferma protesta per le violazioni dei diritti umani e della
legalità
internazionale, e chieda con chiarezza una seria amnistia,
l'abrogazione
della pena di morte, delle leggi liberticide e dello stato di
emergenza, il
ritiro delle truppe entro i propri confini, come condizioni
imprescindibili
per ogni ulteriore passo avanti dell'integrazione europea
della Turchia;
- legittimi esplicitamente in Italia tutte le organizzazioni
kurde e
promuova, come si impegnò solennemente a fare quando Ocalan
era a Roma,
processi di dialogo internazionale per una soluzione politica
della
questione kurda in Turchia e negli altri paesi in cui si pone;
- ponga nelle sedi europee e Onu, e in particolare a Ginevra
presso le
agenzie Onu per i diritti umani, l'infanzia e i profughi, il
problema kurdo
e la questione dei diritti umani in Turchia, proponendo
l'invio di
osservatori internazionali che abbiano accesso anche alle
prigioni;
- inverta l'attuale tendenza di collaborazione di polizia con
la Turchia e
di negazione strisciante dell'asilo politico, riconoscendo il
diritto dei
profughi kurdi alla protezione umanitaria e all'asilo in
Italia, e ad un
ritorno in patria in condizioni di dignità e libertà.
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