Sessantasei Partiti Comunisti e Operai hanno già firmato un comunicato comune in cui “condannano l’assalto barbaro e criminale dello Stato di Israele contro il popolo della Palestina”, manifestano “piena solidarietà al popolo della Palestina” e chiamano “i lavoratori di tutto il mondo a mobilitarsi perché si rafforzi l’ondata di condanna di Israele, e sia espressa in forma pratica la solidarietà con il popolo della Palestina”…
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/nel-mondo/24364-per-la-fine-immediata-del-massacro-del-popolo-della-palestina.html
27 lug 2014 - La BBC riporta le dichiarazione del portavoce della polizia Rosenfeld: “Hamas non era coinvolta”. Così Tel Aviv ha giustificato un attacco preparato da tempo…
http://nena-news.it/gaza-polizia-netanyahu-sapeva-che-hamas-non-aveva-rapito-coloni/
La "soluzione" del Likud per Gaza
di Manlio Dinucci
Il segretario-generale dell’Onu Ban Ki-moon, all’ombra del segretario di stato Usa John Kerry di cui apprezza il «dinamico impegno», sta cercando a Gerusalemme il modo di «porre fine alla crisi di Gaza». Sembra però ignorare che qualcuno l’ha già trovato. Il vicepresidente della Knesset, Moshe Feiglin, ha infatti presentato il piano per «una soluzione a Gaza» [1].
Esso si articola in sette fasi. 1) L’ultimatum, dato alla «popolazione nemica», cui viene intimato di abbandonare le aree in cui si trovano i combattenti di Hamas, «trasferendosi nel Sinai non lontano da Gaza». 2) L’attacco, sferrato dalle forze armate israeliane «attraverso tutta Gaza con la massima forza (e non con una sua minuscola frazione)», colpendo tutti gli obiettivi militari e infrastrutturali «senza alcuna considerazione per gli scudi umani e i danni ambientali». 3) L’assedio, simultaneo all’attacco, così che «niente possa entrare a Gaza o uscire da Gaza». 4) La difesa, per «colpire con la piena forza e senza considerazione per gli scudi umani» qualsiasi luogo da cui sia partito un attacco a Israele o alle sue forze armate. 5) La conquista, attuata dalle forze armate israeliane che, dopo aver «ammorbidito» gli obiettivi con la loro potenza di fuoco, «conquisteranno l’intera Gaza, usando tutti i mezzi necessari per minimizzare qualsiasi danno ai nostri soldati, senza alcun’altra considerazione». 6) L’eliminazione, attuata dalle forze armate israeliane, che «annienteranno a Gaza tutti i nemici armati» e «tratteranno in accordo col diritto internazionale la popolazione nemica che non ha commesso malefatti e si è separata dai terroristi armati, alla quale sarà permesso di lasciare Gaza». 7) La sovranità su Gaza, «che diverrà per sempre parte di Israele e sarà popolata da ebrei», contribuendo ad «alleviare la crisi abitativa in Israele». Agli abitanti arabi, che «secondo i sondaggi desiderano per la maggior parte lasciare Gaza», sarà offerto «un generoso aiuto per l’emigrazione internazionale», che verrà però concesso solo a «quelli non coinvolti in attività anti-israeliane». Gli arabi che sceglieranno di restare a Gaza riceveranno un permesso di soggiorno in Israele e, dopo un certo numero di anni, «coloro che accettano il dominio, le regole e il modo di vita dello Stato ebraico sulla propria terra» potranno divenire cittadini israeliani.
Questo piano non è frutto della mente di un singolo fanatico, ma di un uomo politico che sta raccogliendo crescenti consensi in Israele. Moshe Feiglin è il capo della Manhigut Yehudit (Leadership ebraica), la maggiore fazione all’interno del Comitato centrale del Likud, ossia del partito di governo. Nell’elezione della leadership del Likud nel 2012, ha corso contro Netanyahu, ottenendo il 23% dei voti. Da allora la sua ascesa è continuata, tanto che in luglio ha aggiunto alla carica di vicepresidente della Knesset quella di membro della influente Commissione affari esteri e difesa.
Esaminando il piano che Feiglin sta attivamente promovendo, sia in Israele che all’estero (soprattutto negli Stati uniti e in Canada), si vede che l’attuale operazione militare israeliana contro Gaza comprende quasi per intero le prime quattro delle sette fasi previste. Sotto questa luce, si capisce che la rimozione dei coloni israeliani da Gaza nel 2005 aveva lo scopo di lasciare alle forze armate mano libera nell’operazione «Piombo fuso» del 2008/2009. Si capisce che l’attuale operazione «Margine difensivo» non è contingente ma, come le altre, parte organica di un preciso piano (sostenuto per lo meno da una consistente parte del Likud) per occupare permanentemente e colonizzare Gaza, espellendo la popolazione palestinese. E sicuramente Feiglin ha già pronto anche il piano per «una soluzione in Cisgiordania ».
Mogherini, mamma mia. La ministra degli Esteri interviene alla Camera sulla «crisi a Gaza»
Intervenendo alla Camera sulla «crisi a Gaza», la ministra degli esteri Federica Mogherini ha invitato il parlamento e l’opinione pubblica italiana a «non cedere alla logica della partigianeria, all’idea che ci si debba dividere tra amici di Israele e amici della Palestina, che si debba scegliere da che parte stare nel conflitto».
In realtà l’Italia ha da tempo già scelto, istituzionalizzando sotto forma di legge (con larga intesa bipartisan) la cooperazione militare con Israele.
Il memorandum d’intesa sulla cooperazione militare italo-israeliana, ratificato nel 2005 dal Senato (in particolare grazie ai voti del gruppo Democratici di sinistra-Ulivo schieratosi con il centro-destra) e dalla Camera, è divenuto Legge 17 maggio 2005 n. 94. La cooperazione tra i ministeri della difesa e le forze armate di Italia e Israele riguarda «l’importazione, esportazione e transito di materiali militari», «l’organizzazione delle forze armate», la «formazione/addestramento».
Sono inoltre previste a tale scopo «riunioni dei ministri della difesa e dei comandanti in capo» dei due paesi, «scambio di esperienze fra gli esperti», «organizzazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni», «partecipazione di osservatori alle esercitazioni militari».
La legge prevede anche la «cooperazione nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione» di tecnologie militari tramite «lo scambio di dati tecnici, informazioni e hardware». Vengono inoltre incoraggiate «le rispettive industrie nella ricerca di progetti e materiali» di interesse comune.
Con questa legge, le forze armate e l’industria militare del nostro paese sono state coinvolte in molte attività di cui nessuno (neppure in parlamento) viene messo a conoscenza. La legge stabilisce infatti che esse sono «soggette all’accordo sulla sicurezza» e quindi segrete.
Poiché Israele possiede armi nucleari, alte tecnologie italiane possono essere segretamente utilizzate anche per potenziare le capacità di attacco dei vettori nucleari israeliani.
In tale quadro, l’Italia sta fornendo a Israele i primi dei 30 velivoli M-346 da addestramento avanzato, costruiti da Alenia Aermacchi (Finmeccanica), che possono essere usati anche come caccia per l’attacco al suolo in operazioni belliche reali. Gran parte del costo (400 milioni su un miliardo di dollari) viene anticipata a Israele da un consorzio formato da Unicredit e da un fondo pensione collegato. A sua volta l’Italia si è impegnata ad acquistare da Israele (con una spesa di oltre un miliardo di dollari) il sistema satellitare ottico ad alta risoluzione Optsat-3000, che serve a individuare gli obiettivi da colpire, più due aerei Gulfstream 550 che, trasformati dalle Israel Aerospace Industries, svolgono la funzione di comando e controllo per l’attacco in distanti teatri bellici.
Questa è solo la punta dell’iceberg di un accordo, non solo militare ma politico, attraverso cui l’Italia aiuta nei fatti Israele a soffocare nel sangue il diritto dei palestinesi, riconosciuto dall’Onu, di avere un proprio stato sovrano.
http://www.skoj.org.rs/palestina.html
Komunističke omladinske organizacije koje stoje iza ovog saopštenja oštro osuđuju vojne operacije Izraelske države protiv Palestinskog naroda koje su do sada već rezultirale gubitkom više stotina života.
Sjedinjene Američke Države, ali takođe i Evropska Unija, koji ohrabruju kriminalne aktivnosti Izraela pružajući mu punu podršku, izjednačavajući počinioce zločina sa žrtvama, unapređujući političke, finansijske i vojne veze sa Izraelom, organizujući zajedničke vojne vežbe sa Izraelskom vojskom, kao posledicu snose veliku odgovornost za kontinuirane zločine protiv Palestinskog naroda i njegove omladine.
Komunističke omladinske organizacije pozivaju mlade širom sveta da zajedničkom borbom i međunarodnom solidarnošću zaustavimo genocid Izraela nad Palestinskim narodom koji se nalazi na nišanu imperijalističke agresije koja predstavlja deo šire imperijalističke strategije za područje Bliskog Istoka i Istočnog Mediterana.
Zahtevamo:
-Da se vojne operacije Izraelske vojske protiv Palestinskog naroda odmah zaustave.
-Da Izraelska okupaciona vojska i svi naseljenici napuste palestinske teritorije.
-Oslobađanje svih političkih zatvorenika iz Izraelskih zatvora i omogućavanje svim Palestincima da se vrate svojim domovima.
-Ukidanje zajedničkih vojnih vežbi i svih ugovora o vojnoj saradnji sa Izraelom.
-Uspostavljanje nezavisne Palestinske drzave u granicama iz 1967. sa Istočnim Jerusalimom kao glavnim gradom.
Potpisnice:
KO Austrije-KJO
KO Bolivije-JCB
KO Brazila-UJC
KO Kanade
MS Hrvatska-SRP
KO Kipar-EDON
KO Češka-KSM
KO Ekvador-JCE
KO Francuska-MJCF
KO Grčka-KNE
KO Irska
KO Izrael
KO Italija-FGC
KO Luksemburg
KO Meksiko-FJC
KO Paragvaj-JCP
KO Peru "Patrai Roja" - JCP PR
KO Peru-JCP
KO Portugal -JCP
KO Rusija - RKSMb
SKOJ-Srbija
KO Španija-CJC
KO Švedska-SKU
KO Sirija - Khaled Bagdash CY
Popular Front for the Liberation of Palestine: ‘Shuja’iya massacre will stain the hands of all who are silent and complicit’
Statement issued by the Popular Front for the Liberation of Palestine
July 20 — The Zionist enemy carried out a horrific massacre today against the civilians of Shuja’iya neighborhood in eastern Gaza City, targeting homes with mortars, tanks, missiles and aircraft, killing dozens of martyrs and wounding hundreds, where many remain under the rubble of their destroyed homes amid a barrage of shells and rockets.
The Popular Front for the Liberation of Palestine pledged that the blood of the martyrs of the Shuja’iya massacre, of the war crimes and genocide committed by land, air and sea in every inch of Gaza against civilians in their homes, children, women and the elderly, will not be wasted, and that the enemy will never be able to break the will and steadfastness of our people and their valiant resistance which will fight and resist this cowardly and criminal enemy until the last breath.
The Front noted that the Zionist criminal occupation has brought death, destruction and devastation to our neighborhoods, camps and cities, saying that the occupation forces were incapable of stopping the resistance or its qualitative strikes against occupation forces, and have expressed their cowardice by targeting innocent civilians in their homes.
The Front saluted the brave resisters in all the Palestinian military organizations who are willing to sacrifice in order to block the progress of the occupation forces, for our people to survive and confront the war machine, and praised its ongoing painful strikes to the enemy.
Furthermore, the Front emphasized that the international community is responsible for the crimes against our people in Gaza with its ongoing military, financial and political support to the occupation entity, providing it with political cover to commit crimes against our people.
The Front demanded that Palestinian Authority officials and spokespeople stop engaging in the language of defeatism and to instead respect the Palestinian popular mood, which shouts that no voice is louder than the voice of the resistance. Our legitimate resistance is a point of pride for all of our people; we are convinced that we will win, and we will mend our wounds, we will rise from the rubble and the ruins to rebuild our homes again.
The Front saluted with pride the steadfast people in Gaza from Rafah to Beit Hanoun who have suffered so much pain and yet refuse to concede to the threats of the occupation. People with such steadfastness will inevitably triumph and no war machine will be able to defeat them or to force them to abandon their embrace of the resistance.
The Front saluted the inspiring sacrifices and commitment of medical personnel, ambulance workers and civil defense, who faced extreme danger and came under fire in order to evacuate the dead and wounded, as well as the journalists who lost their lives in order to deliver the tragic images in the streets of Gaza to the world.
The Front called upon the Palestinian people throughout Palestine, in the West Bank, Jerusalem and … everywhere in diaspora and exile, saying that the land of the West Bank must burn under the feet of the occupiers, in their settlements and everywhere the occupation is. It is time that the earth is turned to flame beneath the feet of the criminal enemy. There can be no more waiting as the horrific massacres continue in Bureij, Rafah, Khan Younis, Beit Hanoun, Shuja’iya, Gaza.
It also demanded [of] the Arab people and the democratic and progressive forces of the world to remain in the streets and squares, to occupy, surround and storm the Zionist and U.S. embassies and consulates in response to the crimes of the occupation forces, and to condemn the international and Arab official silence and complicity, demanding an immediate end to the siege on Gaza and the unconditional opening of Rafah crossing and in particular to facilitate the entry of medical personnel and aid.
The Popular Front for the Liberation of Palestine confirms that the crimes of the occupation will not go unpunished and resistance to the Zionist genocide against our people is our path. The banner of resistance and confrontation will be raised high by the Palestinian people.
The PFLP demanded that the PLO leadership immediately act to join the International Criminal Court and act to prosecute the fascist occupation war criminals for their massacres against the Palestinian people. The Front expressed its highest honor and salute and deepest mourning for the blood of the martyrs whose blood was shed on the land of Gaza, pledging to march on the path of freedom, self-determination, return and liberation, for which they were killed.