1) la bandiera trascinata dal drone non riportava la scritta "Kosovo libero", bensì "28/11/1912 AUTOCTONO"
2) "28/11/1912" è la data della indipendenza nazionale dell'Albania, non del Kosovo
3) sulla bandiera è raffigurata la Grande Albania, comprendente ampie zone di Montenegro, Serbia, Macedonia e Grecia oltre al Kosovo
4) sono anche raffigurati Ismal Kemali e Isa Boletini, due personaggi icona del nazionalismo pan-albanese
5) il fratello del premier albanese Edi Rama, presente alla partita ed arrestato perché sospettato di essere responsabile o complice della provocazione, è stato subito rilasciato in quanto è cittadino statunitense
6) tra i tifosi serbi sguinzagliati in campo a seguito della provocazione si è fatto notare anche il famigerato Ivan Bogdanov, che già avevamo spiegato essere un agente provocatore sin dal golpe del 2000:
https://www.cnj.it/CNJ/huligani2010.htm
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/topics/6885
http://www.lastampa.it/2014/10/15/sport/drone-con-bandiera-kosovo-libero-in-campo-finisce-in-maxirissa-la-partita-serbiaalbania-xjg3fHtbnEcm5OT2ZMWLfJ/pagina.html
FOTOGALLERY: Serbia-Albania, tra i tifosi invasori anche “Ivan il Terribile”
http://www.lastampa.it/modulo/slideshow/jsp/gallery_embed.jsp?l=Mi4xLjEzOTcwNzgzMDA=
FOTOGALLERY: Euro2016, drone con scritto "Kosovo libero": sospesa Serbia-Albania
http://www.repubblica.it/sport/2014/10/14/foto/euro2016_arriva_il_drone_con_bandiera_del_kosovo_sospesa_serbia-albania-98123748/1/?ref=HRER3-1#1
VIDEO: Euro2016, drone plana in campo: Serbia-Albania sospesa per rissa
http://video.repubblica.it/sport/euro2016-drone-plana-in-campo-serbia-albania-sospesa-per-rissa/180228/179015
«Grande Albania»: Albania, Kosovo, metà Macedonia, pizzico di Grecia, pezzetti di Montenegro e Serbia…
http://www.remocontro.it/2014/10/15/kosovo-dopo-nato-contro-belgrado-drone-albanese-palle-pallonate/
«Modello Kosovo», il drone del silenzio (di Tommaso Di Francesco, 17/10/2014)
Serbia-Albania, altro che partita di calcio. Parliamo di crimini Uck. Per l’inchiesta Ue, Nato e Onu sono complici di «violazione dei diritti umani»…
http://www.esserecomunisti.it/?p=73434
Serbia-Albania, la politica internazionale irrompe nel calcio
I fatti avvenuti a Belgrado fanno pensare che Serbia-Albania sia stata utilizzata come strumento di politica internazionale, i cui tratti sono ancora oscuri
La partita di ieri sera lascia dietro di sé un senso generale di disgusto, e una serie di interrogativi che fanno quantomeno riflettere. È necessario partite però da un presupposto: Serbia-Albania non poteva e non doveva essere giocata. Vanno bene gli spot sul fair play, sul calcio come strumento di pace, ma permettere lo svolgersi di una partita del genere è follia. Perché, è necessario che sia chiaro, la discordia tra i due popoli non riguarda qualcosa appartenente al passato, ma è tremendamente attuale, e basta veramente poco per perdere il controllo della situazione.
LA BANDIERA DELLA GRANDE ALBANIA – In questo caso, a far esplodere la tensione è stato l’ormai famoso drone, che intorno al quarantesimo ha sorvolato il campo ‘sventolando’ la bandiera della Grande Albania, un concetto etnico che comprende, oltre ai confini politici dello Stato albanese, anche alcuni territori di Serbia, Montenegro, Macedonia e Grecia. Ai lati del disegno i cui si distinguevano i volti di Ismal Kemali e Isa Boletini, protagonisti del nazionalismo albanese e delle guerre balcaniche nei primi anni del Novecento. In basso, la scritta ‘Autochtonous’, a ribadire l’appartenenza di quelle terre all’etnia albanese.
GLI EFFETTI DELLA BANDIERA - Per meglio comprendere la gravità della provocazione messa in atto, è necessario riflettere su un punto: quando di mezzo ci sono una o più guerre, ogni simbolo nazionalista rievoca nella mente della parte avversa eventi tutt’altro che piacevoli. E per i serbi, è inevitabile che la mente vada, ad esempio, ai massacri compiuti dalle SS Skenderberg, una divisione nazista voluta da Himmler in persona, e composta da fascisti albanesi, che si macchiò dell’uccisione di circa 30mila serbi, e dell’espulsione di altri 100mila; o alla pulizia etnica degli ultimi anni, che costringe oggi le comunità serbe alla fuga o, in alternativa, alla vita nelle enclavi, assistendo alla distruzione di chiese e monasteri ortodossi presenti in quelle terre da secoli.
GESTO PERICOLOSO – E ci teniamo a specificarlo, non è questione di propendere per questo o per quello, ma di capire quanti danni avrebbe potuto creare quella che agli occhi di molti appare ancora come un semplice sfottò, su cui magari ci si può anche permetterci il lusso di riderci sopra. Tutt’altro, ma è necessario conoscere i fatti, qui riportati in maniera sintetica, per capire come quel drone avrebbe potuto creare un caos inimmaginabile.
TENSIONE IN CAMPO - Ed è probabile che di questo se ne siano resi conto i giocatori serbi, che si sono immediatamente adoperati per ‘abbattere’ il drone. In quel frangente, non è stato invece comprensibile l’atteggiamento dei giocatori albanesi. Una volta che Mitrovic e Gudelj hanno raccolto il drappo, senza strapparlo, com’è stato invece riportato da diversi giornali tra ieri e oggi, i giocatori ospiti si sono gettati contro i loro colleghi, scatenando una rissa nella quale diventa inutile dividere la ragione dal torto.
GLI ERRORI DELL’UEFA – Va chiarito però, che l’intera situazione si sarebbe evitata se l’Uefa avesse esteso a Serbia e Albania la regola secondo cui alcune Nazionali non possono essere sorteggiate nello stesso girone. Difatti, non tutti sanno che una norma del genere è stata prevista per evitare che si incontrassero, per motivi politici, Armenia e Azerbajan, in disputa sui territori del Nagorno-Karabakh, e Gibilterra e Spagna, e che una norma analoga è stata applicata per evitare incontri internazionali tra i club di Russia e Ucraina. Perché non estendere la stessa ‘protezione’, evitando il match Serbia-Albania? La disputa su Kosovo e Metochia è ancora in essere, e le tensioni extra-calcistiche, nonostante i colloqui che le parti stanno portando avanti, sono ben note a tutti. Possibile che nel massimo organismo europeo nessuno se ne sia reso conto?
LA VISITA DEL PREMIER ALBANESE – E se senza dubbio è un caso che Serbia-Albania preceda di pochi giorni la tanto attesa visita del premier albanese Edi Rama a Belgrado, la prima in assoluto, di sicuro c’è che ora sul viaggio diplomatico iniziano a sorgere dei dubbi. Non bastasse l’episodio in sé, ad essere indagato per aver pilotato il drone è Orfi Rama, fratello proprio del Primo Ministro, presente nell’area vip del Partizani Stadium.
PRESSIONI DELLE DIPLOMAZIE – Ad offuscare ancora di più la situazione, la dichiarazione rilasciata oggi dal premier serbo Ivica Dacic secondo cui «diplomatici europei hanno fatto pressione affinché i tifosi albanesi, che le autorità serbe volevano tenere in aeroporto, fossero autorizzati ad entrare allo stadio». La notizia, riportata anche da alcuni network serbi, qualora confermata avrebbe del clamoroso, visto che anche l’Uefa aveva disposto il divieto d’accesso allo stadio per i tifosi albanesi, proprio al fine di evitare situazioni spiacevoli. Lontani dal voler dare spazio a tesi complottiste, sembra che gli ingredienti del delitto perfetto ci siano tutti. Ma a quale scopo? C’entra qualcosa con la presenza di Putin, previsto per giovedì alla cerimonia commemorativa della sconfitta nazifascista? Semplici ipotesi, ma una cosa è certa: mentre siamo concentrati a guardare le curve, durante Serbia-Albania la politica internazionale ha fatto irruzione nel calcio, entrando direttamente dai salotti.
Carlo Perigli
@c_perigli
Drone flying “Greater Albania” flag provokes soccer riot in Serbia
By Paul Mitchell
16 October 2014
The UEFA (Union of European Football Associations) 2016 qualifying soccer match between Serbia and Albania, the first game between the two countries since 1967, was abandoned on Tuesday night after a drone trailing a “Greater Albania” flag was flown across the pitch at the Partizan stadium in Belgrade.
As the flag flew over his head, Serbian defender Stefan Mitrovic grabbed it. A fight ensued among the two teams, officials, and supporters who ran onto the pitch. As Albania players left the pitch they were pelted with smoke bombs, flares and other missiles. Riot police poured into the stadium to separate the two groups of supporters.
Elsewhere, in Vienna police were also reported to have prevented a “major conflict” between Serbian and Albanian residents of the Austrian capital on Tuesday night.
“What happened is something we can’t comprehend at the moment,” Serbian captain and Chelsea player Branislav Ivanovic, said. “All I can say is that we wanted to carry on and that we shielded the Albanian players every step of the way to the tunnel.” UEFA is considering what action to take against the two countries.
The flag, with its symbols of Greater Albania and including Kosovo, other parts of Serbia and Greece and about half of Macedonia and Montenegro, was a deliberate provocation. Kosovo declared independence from Serbia in 2008 and half of the Albanian players are from the former Serbian province. As Kosovo is not a United Nations member state, it is not an official member of international soccer organisations and, although its national team can play friendly games, it cannot play in international competitions.
Either side of the map were pictures of Ismail Qemali and Isa Boletini, principal figures in the Albanian Declaration of Independence in 1912, signalling the end of almost 500 years of Ottoman rule. In 2004, Kosovan President, Ibrahim Rugova, awarded Boletini the highest order “Hero of Kosovo” and, in 2012, a statue of him was uncovered in the city of Mitrovica on the 100th anniversary of Albanian independence. Mitrovica still remains bitterly divided, with regular clashes between ethnic Albanians and Serbs, most recently in June this year.
Fears about possible violence had already led to a clampdown on fans. On the Saturday before the match, the Albanian Football Federation had announced Albanian fans would not be allowed to travel to the match and that that the same rule would apply to Serbian supporters at the return game in Albania next year. Three rings of police surrounded the stadium on the night of the game. A Belgrade police spokesman told reporters, “The whole event will be under video surveillance; we’ll also use metal detectors, dogs that track explosive devices, in other words, nothing will be left to chance.”
However, none of these measures were directed at visiting dignitaries, many of whom have been responsible for fomenting nationalism and ethnic divisions in the region. It is alleged that the Albanian Prime Minister’s brother, Olsi Rama, who was sitting in an executive box, has been implicated in the drone incident. Albanian News24 reported that Rama was detained for 40 minutes at the stadium and then driven to the airport. Upon returning to Tirana, Rama rejected “Serbian media speculation” that he was responsible for the incident and was controlling the drone.
“I was not arrested nor detained. I showed the police my American passport and camera. This lasted for a few minutes,” Rama added.
Albanian Prime Minister Edi Rama, who is supposed to visit Serbia on October 20, the first official visit by an Albanian leader for nearly 70 years, told reporters, “I am proud because the red-and-blacks [Albanian team] have won a football war. At the same time, I am sorry because of our neighbours [Serbia] who sent an ugly image to the world.”
Serbian Foreign Minister Ivica Dacic said that the incident was a deliberate and planned political provocation. “This has never happened at any football game and was prepared in advance. For me, the central question is how will the European Union and UEFA react, because had someone from Serbia unfurled a ‘Greater Serbia’ flag in Tirana or Pristina that would make it to the agenda of the UN Security Council.”
“This incident is particularly controversial because of the fact the brother of the Albanian prime minister, who is supposed to be a guest here, did it,” he added. “All this puts a political dimension of the whole event and this is a political provocation.”
Serbian political analyst Dragomir Anjelkovic declared that, “the Albanian state and some EU centres of power” were behind the provocation, which was “systematically planned and carried out by those who do not wish [Vladimir] Putin to visit Belgrade, who do not wish to see a stable Serbia.”
The Russian president is visiting Belgrade today to attend a military parade to mark the 70th anniversary of the city’s liberation from Nazi occupation in World War II.
On Tuesday, the European Union once again warned Serbia, which has refused to impose EU sanctions on Russia, that it should use the occasion of Putin’s visit to prove how “serious” it is about future EU membership. Spokesperson Maja Kojicancic said the EU “takes note” of the visit and that “Serbia, as all candidate countries... has made a commitment for a convergence (of policies)... including the positions on restrictive measures.” She added that the EU expects that Serbia’s “pro-EU direction will also be confirmed during this visit.”
The events at the Partizan stadium on Tuesday are a far cry from the days when the former Yugoslavia national team, comprising players from all the ethnic nationalities, was a force in world football. It played in eight World Cups, four Euros, and won the Olympic football tournament in 1960.
Responsibility for the descent into the violence that erupted on Tuesday can be firmly laid at the door of the Western powers, led by Germany and the United States.
They played the decisive role in engineering the break-up of Yugoslavia in the late 1980s and early 1990s through their cultivation of communalist politicians in the region.
Ethnic tensions exploded following the collapse of the Soviet Union and the reunification of Germany in 1991. German imperialism promoted first the secession of Slovenia and then Croatia, as a means of countering Soviet influence and promoting its own in a region long-seen as a bulwark against any possible Soviet thrust into the Mediterranean.
The US abandoned its earlier opposition to the break-up of Yugoslavia in order to challenge Germany’s efforts to secure its own hegemony. Washington became the main sponsor of Bosnian, and then Kosovan independence against the dominant Serbian government’s efforts to maintain a unitary state.
The aim was the dismantling of the state-run economy and restoration of imperialist domination over Yugoslavia. Policies dictated by the World Bank, International Monetary Fund and the EU led to soaring inflation and huge job losses. There were mass strikes and protests in opposition, to which the rival ex-Stalinist bureaucrats responded by whipping up nationalism and competing for backing from the western powers. The result was civil war.
Nikolic: scopo dell’incidente è la destabilizzazione della regione
15. 10. 2014. -Il Presidente della Serbia Tomislav Nikolic ha condannato aspramente l’incidente che è accaduto ieri sera durante la partita di calcio tra la Serbia e l’Albania. Egli ha detto che i servizi di sicurezza devono capire che quell’incidente è l’ultimo avvertimento, dopo il quale potrebbero scoppiare le violenze con le vittme umane. Le persone che hanno organizzato e realizzato l’incidente, nel quale un drone tirava la bandiera della cosiddetta Grande Albania, volevano destabilizzare la Serbia e l’intera regione. Le partite non sono un luogo adatto per la promozione delle pericolose idee politiche. Ieri sera a Belgrado è stata promossa l’idea irreale e provocatoria della creazione della Grande Albania, ha detto Nikolic. La Serbia ha fatto il suo meglio per rompere con il passato e per instaurare i rapporti di amicizia con tutti i Paesi. Lo scopo della visita del premier albanese Edi Rama era il ripristino di buoni rapporti tra i due Stati. Mi auguro che l’incidente di ieri sarà condannato dal vertice politico dell’Albania, ha dichiarato il Presidente Tomislav Nikolic.
La Polizia ha identificato persone che hanno aggredito case delle famiglie serbe a Preševo
15. 10. 2014.La polizia serba ha identificato le persone che hanno aggredito le case delle famiglie serbe a Preševo, nella Serbia meridionale, dopo la partita di calcio tra la Serbia e l’Albania. I delinquenti hanno rotto i vetri delle finestre ed hanno bussato alle porte delle case serbe, ha confermato il portavoce della polizia serba a Vranje Dragan Stamenkovic. La partita delle qualificazioni per i campionati europei tra la Serbia e l’Albania e’ stata interrotta ieri sera quando sopra lo stadio del Partzain e’ comparso un drone che tirava la bandiera della Grande Albania. Quella provocazione ha suscitato la reazione del pubblico, il quale ha cominciato a buttare petardi ed altri oggetti sul terreno. Il membro della nazionale serba Stefan Mitrovic e’ riuscito a prendere la bandiara. Dopo che e’ scoppiata la rissa tra i giocatori serbi ed albanesi l’arbitro ha interrotto la partita.
A sua volta, Nikolic ha elogiato il sostegno che la Russia da alla Serbia in questa questione. "Per noi oggi è molto prezioso avere il vostro sostegno nella conservazione dell'integrità territoriale e dell'indipendenza della Serbia, in particolare sulla questione del Kosovo" ha detto il presidente della Serbia.
"La Serbia inoltre vede la Russia come il suo grande alleato e la Serbia non metterà in discussione i suoi principi morali qualsiasi rapporto negativo vi fosse con la Russia Non abbiamo scelta, non possiamo comportarci diversamente" ha detto Nikolic.
Fonte: http://www.vesti.ru/doc.html?id=2050770
председник Београдског форума за свет равноправних
У неким београдским медијима појавиле су се интерпретације да су званичници САД у контактима са званичницима Србије изразили подршку ставовима Србије поводом провокације на фудбалској утакмици Србија - Албанија, а не ставовима Тиране, те да САД не подржавају концепт Велике Албаније, председник Београдског форума за свет равноправних Живадин Јовановић сматра:
Са оценама ставова и политике САД не треба брзати, поготову, не треба бити лакомислен и наиван. И политику САД треба оцењивати не по томе шта њени представници говоре, већ како се америчка администрација понаша у пракси и какве последице за собом оставља. Стање и проблеми на Балкану, Авганистану, Ираку, Јемену, Сирији, Либији, Украјини призивају на да се присетимо и размислимо о томе шта су лидери администрација САД изјављивали о разлозима за „хуманитарне“, „антитерористичке“ и друге интервенције, шта су резултати потраге за оружјем за масовно уништавање, „заштите цивила“, шта је развој показао и шта су за собом остављале серије агресија и интервенција „вољних“, или „невољних“, уз „изузетност“ водеће силе.
Ако је реч о томе у чему САД „подржавају“ Србију, односно, шта од Србије захтевају, онда се, без ризика од веће грешке, актуелчни циљеви америчке политике према Србији могу сажети у три тачке: прво, признавање независности и државности Косова и Метохије, односно, сагласност за чланство у УН; друго, да Србија затражи чланство у НАТО, односно, да напусти концепт неутралности; и треће, да уведе санкције Русији. Реторика Београда у стилу да „то од нас нико није тражио, нити се са нама тако може разговарати“ је одраз - или наивности, или оцене да је неко други наиван.
Питање – да ли САД подржавају концепт Велике Албаније, је изведено, готово излишно. Вашингтон, разуме се, неће изјавити да подржава тај концепт, може чак рећи да је одлучно против њега, али истовремено, у пракси ништа неће предузимати да заустави наум Тиране. Вашингтон, тренутно, врши притисак на Владу у Београду да не одустане, чак и да не одлаже посету албанског премијера Раме. После провокације са заставом Велике Албаније на фудбалској утакмици, тај притисак потврђује да Вашингтон остаје нескривено укључен на страни Тиране и Приштине у незабележено понижавање Србије и консолидацију ефеката антисрпске провокације. Било какве умирујуће изјаве, или деманти Тиране, или Вашингтона нису ништа друго до “post festum” тривијалности. Пошто није успео да омете, па ни да баци најмању сенку на посету председника Путина Београду, може се очекивати да Вашингтон учини и неке «екстра» гестове према Београду не би ли изгладио «неравнине» које је сам узроковао, као што је јавно иступање америчког амбасадора у Београду против посете Путина. Али, битнијих промена у циљевима и политици Вашингтона према Србији почев од 1999. Па све до данас, тешко може бити у догледно време. Јер, однос Вашингтона према Београду је показатељ, резултанта његових циљева према Европи и према Русији. А ти циљеви нису од данас до сутра.
Својим ставовима о непризнавању државности Косова и Метохије, неувођењу санкција Русији и реафирмацијом своје неутралности, Србија на исправан начин брани своје легитимне интересе, али истовремено, свесно или несвесно, даје пример Европи, укључујући ЕУ, па чак и Немачкој, као најутицајнијој земљи Европе, признавали то Берлин и Брисел, или не. И гостопримство Београда Председнику Владимиру Путину је добар пример који ће, пре или касније, следити и друге европске престонице. Имале сличне јубилеје које Београд слави, или не. Реч је о трајним интересима Европе и сваког европског народа појединачно. Садашње тактизирање Европе према САД временски је ограничено. Треба издржати.
PROTIV IMPERIJALIZMA, PROTIV NACIONAL-ŠOVINIZMA, ZA JEDINSTVO RADNOG NARODA
Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) najoštrije osuđuje nacional-šovinističke incidente na fudbalskoj utakmici Srbija – Albanija koje su izazvali pripadnici zvanične delegacije Fudbalskog saveza Albanije lansiranjem drona koji je nosio zastavu fašističke tvorevine u Drugom svetskom ratu „Velike Albanije“.
Isticanje te zastave nije uvreda samo za građane Srbije već i za sve antifašistički orijetnisani Albance čiji su se preci u Drugom svetskom ratu, isto kao i većina Srba borili protiv naci-fašističkih okupatora an Balkanu. Provokacija sa isticanjem zastave fašističke veštačke tvorevine „Velike Albanije“ najbolje ilustruje reakcionarnost pro-imperijalističkog buržoaskog režima u Tirani.
NKPJ ističe da odgovornost za sve što se desilo na stadionu Partizana i prekid utakmice snosi i organizacija UEFA. Reč je o organizaciji koja je potpuno pod kontrolom krupnog eksploatatorskog kapitala a do nemilih incidenata na utakmici Srbija – Albanija je došlo jer su čelnici UEFA zanemarili bezbedonosne aspekte iz servilnosti prema interesima zapadnog imperijalizma.NKPJ ističe da ni Fudbalski savez Srbije ni Ministarstvo unutrašnjih poslova Srbije nisu dobro uradili svoj posao kada je reč o obezbeđenju na utakmici i snose odgovornost za upad jednog broja navijača na teren koji su za cilj imali obračun sa igračima i stručnim štabom albanske reprezentacije.Umesto da se pozabavem slabostima u obezbeđenju tog važnog meča od strane policije, buržoaska pro-imperijalistička vlada u Beogradu a naročito ministar unutrašnjih poslova Nebojša Stefanović se bave besmislenim optužbama na račun Radio-televizije Srbije kako bi skrenuli pažnju sa sopstvene odgovornosti zbog nedovoljno kvalitetnih mera obezbeđenja utakmice.
NKPJ kategorično osuđuje nacional-šovinističke napade na pekare u vlasništvu Albanaca u Srbiji i zahteva da izgrednici budu najstrožije kažnjeni. Reč je o poštenim radnim ljudima, građanima Srbije koji na bilo koji način nisu učestvovali u incidentu u organizaciji šovinista iz Tirane tako da nema nikakvog opravdanja za napad na njih i njihovu imovinu od šovinista sa srpske strane.
NKPJ ističe da balkanski narodi ne smeju da dozvole da ih svađa zapadni imperijalizam zarad svojih osvajačkih i pljačkaških ciljeva. Radni narod Srbije i Albanije treba da sledi primer slavnih heroja Bore i Ramiza koji su se zajedno borili protiv naci-fašističkog okupatora u Drugom svetskom ratu. Po istom tom principu Albanci i Srbi zajedno sa drugim balkanskim narodima treba da istaknu parole „Balkan pripada balkanskim narodima“, i „NATO napolje sa Balkana“. NKPJ koristi i ovu priliku da zatraži da okupatorske trupe NATO odmah napuste teritoriju Kosova i Metohije i da se južna srpska pokrajina vrati u sastav matice Srbije.
Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije
Beograd,
21.oktobar 2014. godine
Kosovo: fossa serbi trucidati, indagini
Sarebbero vittime civili della guerriglia dell'Uck degli anni 90
Strpce – albanesi rubano la terra serba
18. 08. 2014. - A Sirinicka Zupa, alle pendici della montragna Sara nel Kosovo nord-orientale, vivono circa 10 mila serbi. Negli ltimi mesi le autorità albanesi hanno cominciato a espropriare le loro tenute che si trovano nella regione che sta diventando attraente per i tuiristi. Le autorità comunali sostengono di aver fatto il loro meglio per proteggere la prprietà serba e che i terreni e le tenute che appartengono al popolo serbo non saranno espropriati. La maggior parte dei serbi non credono alle autorià albanesi e attendono con molto timore il futuro. L’articolo su questo argomento è stato scritto da Snezana Milosevic.
Si tratta di 800 ettari che appartengono ai serbi nella parte più bella della montagna Sara, vicino al Centro turistico Brezovica. Il piano degli albanesi prevede che quei terreni diventeranno una specie di parco nazioale. I serbi che vivono in questa regione sanno molto bene che cosa sono le vere cause dell’espropriazione della loro terra, la quale è iniziata nell’anno 1999. A partire da quell’anno gli albanes hanno cominìciato a comprare la terra serba a prezzi molto bassi e a costruire le ville. Le autorità albanesi sostengono che il processo della prvatizzazione è stato interrotto e che i serbi non devono avere paura che gli sarà tolta la loro proprietà. Il vice sindaco Nikola Krstic ha detto che il comune di Strpce non permetterà che il processo dell’espropriazione delle terre serbe sia continuato e che una lettera che contiene questa richiesta è stata recapitata all’esecutiovo kosovaro.
Stanko Cvetkovic, uno dei proprietari della terra che le autorità di Pristina hanno deciso di espropriare, ha detto che quel prcesso è illegale e illecito e che ai serbi si toglie la proprietà che hanno ereditato dagli antenati molti secoli fa. L’avvocato Dragan Veljkovic non crede alle autorità comunali che il processo dell’espropriazione delle terre serbe sia stato interrotto. Noi serbi ci trovavamo nella situazione identica quaranta anni fa. In quegli anni la terra che è stata tolta ai serbi è stata regalata agli albanesi. La conseguenza della politica e delle decisioni delle autorità albanesi del Kosovo è stata la diminuzione notevole della popolazione serba e il rapido aumento di quella albanese. Se sarà continuato, il processo dell’espropriazione creerà enormi problemi alla popolazione serba a Sirinicka zupa e nelle altre zone del Kosovo. Molti serbi vivono di agricoltura. Se gli sarà tolta la terra, la loro sopravvivenza in Kosovo sarà messa in periocolo, ha dichiarato Veljkovic.
20. 08. 2014. - Il capolista dei partiti politici dei serbi kosovari alle elezioni legislative in Kosovo, il sindaco di Gracanica Branimir Stojanovic ha dichiarato che la crisi politica in Kosovo è più profonda di quanto non si pensasse all’inizio, perché le autoriotà di Pristina non dimostrano di essere disposte a collaborare. Se la crisi continuerà, molti processi che sono inziati in Kosovo saranno bloccati e gli interessi della comunità serba saranno messi a repentaglio. Le soluzioni accettate e gli accordi che sono stati raggiunti non vengono implementati, ha detto Stojanovic. Si sente ormai che la crisi ha coinvolto le autorità poltiche di tutti i livelli. Le amministrazioni comunali funzionao male, perché non esiste un interlocutore attendibile e serio al livello più alto. I problemi non si risolvono. Molte cose dell’accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina che torneranno a vantaggio della popolazione serba non sono state realizzate. Sono state implementate soltanto le soluzioni delle quali non siamo molto contenti e che tornano a vantaggio della popolazione albanese, ha detto Stojanovic.
Tre mesi dopo le elezioni legislative non è stato formato il nuovo governo kosovaro. Non è chiaro chi ha il diritto di formarlo. Lo schieramento guidato da Ramus Haradinaj ha dimostrato alla riunione costituente del parlamento di avere la maggioranza. Il premier uscente Hashim Taci sostiene che la maggioranza è stata formata in modo illegale e che il suo partito, il quale ha raccolto il maggior numero di preferenze alle elezioni, ha il diritto di formare l’esecutivo. Tra alcune settimane la corte costituzionale del Kosovo comunicherà se la maggioranza che ha nominato le cariche più alte del parlamento avesse il diritto di farlo. I deputati dei partiti politici dei serbi kosovari parleranno in seguito con i rappresentati della nuova maggioranza, ha dichiarato Stojanovic.
Se saranno adempiute le nostre condizioni noi parteciperemo alle attività del nuovo governo kosovaro. Durante la campagna elettorale noi abbiamo detto in modo ben chiaro quali sono le nostre condizioni. Dovrà essere esaminato il modo in cui si svolge il processo della privatizzazione. Il processo della formazione della Comunità dei comuni serbi in Kosovo deve essere accelerato. Deve essere esaminata la possibilità che si formino nuovi comuni serbi nei luoghi dove i serbi sono la maggioranza assoluta. La Costituzione del Kosovo prevede che l’esecutivo non può essere formato senza consenso dei rappresentanti dei serbi. Se le nostre condizioni non saranno adempiute la crisi delle istituzioni kosovare diventerà più profonda. Noi non esludiamo la possibilità che saranno indette nuove elezioni legislative, ha dichiarato il sindaco di Gracanica Branimir Stojanovic.
Un gendarme serbe, sérieusement blessé après avoir été attaqué par des hommes en armes près de la frontière de Merdare, est décédé dans un hôpital de Belgrade. Selon les premiers éléments de l’enquête, les auteurs de ce crime seraient des voleurs de bois venus du Kosovo.
L’officier Steva Sinđelić a été blessé à la tête puis rapidement transporté à Belgrade par hélicoptère. Mais, selon laRadio Télévision Serbe (RTS), les médecins n’ont pu lui sauver la vie. Cet incident, qui s’est déroulé à proximité du village d’Orlovac, intervient moins de 24 heures après l’interception par la police d’un groupe de voleurs de bois venus du Kosovo. Des coups de feu avaient été échangés et un des voleurs blessé à la jambe.
Selon la police, les hommes qui ont ouvert le feu contre la police ce matin pourraient être les mêmes que ceux qui se sont enfuis hier. Le ministre de l’Intérieur de Serbie, Nebojša Stefanović, a fermement condamné ces attaques contre des officiers de police et la destruction de « propriétés de la République serbe ». Il a également annoncé que des renforts seraient déployés pour protéger la vie des habitants de la région.
Orahovac -- Spomen obeležje nestalim novinarima Đuri Slavuju i Ranku Perenicu, između sela Zočišite i Orahovac, ponovo je uništeno i odneto…
12. 09. 2014. - L’Associazione dei giornalisti della Serbia e l’Associazione dei giornalisti del Kosovo hanno condannato la distruzione della lapide commemorativa che è stata posta sul luogo dove sono spariti i giornalisti serbi Djuro Slavuj e Ranko Perenica in Kosovo. Le associazioni hanno chiesto alle istituzioni internazionali e kosovare di organizzare le indagini e punire i colpevoli. La lapide commemorativa, che è stata posta sul luogo della sparizione dei giornalisti il 21 agosto nei pressi di Orahovac, è stata distrutta, per la terza volta, dopo 23 giorni. Djuro Slavuj e Ranko Perenica sono spariti nell’agosto del 1998, mentre facevano una reportage sul ritorno delle monache serbe, che sono state sequestrate, nel monastero Zociste. Loro hanno smarrito la strada e sono entrati sul territorio controllato dall’UCK.
30 casi di traffico di esseri umani nella prima metà del 2014 in Kosovo
29. 09. 2014 - Secondo le informazioni della polizia nei primi sei mesi dell’anno corrente in Kosovo sono stati identificati 30 casi del traffico di esseri umani. La maggior parte delle vittime sono le ragazze tra i 14 e i 17 anni, destinate allo sfruttamento sessuale. I media del Kosovo hanno riportato che delle 106 persone arrestate, le quali sono accusate di aver preso parte all’organizzazione della prostituzione e al traffico di esseri umani, novantanove sono i cittadini del Kosovo, sei dell’Albania e uno dell’Italia. La polizia ha precisato che 40 persone cono state arrestate perché accusate di aver partecipato al traffico di esseri umani, 29 perché sono accusate di aver costretto le ragazze alla prostituzione e 34 perché hanno partecipato alla prostituzione.
Savet EU: Suđenja za trgovinu organima izvan KiM
Pon, 29/09/2014 - 20:08 -- MRS - Savet EU odlučio je da odobri mandat Euleksu da podrži sudske postupke izmeštene sa KiM koji proističu iz istrage specijalnog tima EU za istragu navoda iz izveštaja tužioca Dika Martija o trgovini organima tokom 1999. godine na Kosmetu i u Albaniji. Euleks ima mandat da pomogne kosovskom vlastima i da ih podrži u oblasti vladavine prava, policije, pravosuđa i carine, a raspoloživi budžet predviđen za finansiranje misije do juna naredne godine iznosi oko 56 miliona evra. Marti je krajem 2010. godine podneo Parlamentarnoj skupštini Saveta Evrope izveštaj o sprovedenoj istrazi na KiM i u Albaniji u kojem je optužio kosovskog premijera Hašima Tačija kao jednog od lidera tzv. OVK-a i njegove bliske saradnike da su organizovali trgovinu ljudskim organima i ubijanje zarobljenih Srba i Albanaca. Glavni tužilac specijalnog istražnog tima EU Klint Vilijamson, koji je umnogome potvrdio navode iz Martijevog izveštaja, najavio je da će suđenja započeti u leto 2015. godine.
« UÇK, ISIS, AKSH » et « le Califat arrive ». Ces graffitis ont été tagués sur des murs de bâtisses appartenant au monastère de Visoki Dečani, dans la nuit de samedi à dimanche. La police du Kosovo et la KFOR ont ouvert une enquête…