A cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia, 1998
http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra/CRJ/GEOPO/storia_zetra.html
http://www.remocontro.it/2014/11/08/in-campi-bosniaci-l-addestramento-agli-islamici-ue/
Mentre il mondo discute sui 15, 16mila occidentali arruolati con lo Stato Islamico in Siria ed Iraq, dalla Bosnia arrivano nuove informazioni sul sistema di reclutamento utilizzato per trovare e formare nuovi volontari da inviare al fronte. Il quotidiano Glas Srpske, da fonti vicine ai Servizi di Sicurezza della parte serba della Bosnia, riferisce di circa venti jihadisti ora sul fronte siriano che sarebbero stati addestrati in un campo wahabita di Cerska, vicino alla città di Vlasenica, confine fra Bosnia e Serbia. Gli aspiranti jihadisti contavano sulla complicità di poliziotti convertiti alla causa islamista.
Una rete locale vasta -scrive Luca Susic su ‘Analisi Sicurezza’- che potrebbe contare sull’appoggio di persone influenti in zona, oltre all’aiuto dai paesi arabi e da Vienna, vero centro direttivo dei movimenti wahabiti balcanici. La Bosnia, dopo lo scandalo di suoi cittadini divenuti combattenti del Califfato, ha approvato una legge che prevede sino a 10 anni di reclusione per i volontari impegnati in conflitti all’estero. La legge c’è, manca forse la volontà politica di applicarla. Tutto molto difficile per Sarajevo: secondo stime CIA, sarebbero più di 350 volontari bosniaci in Siria e Iraq.
Punto di riferimento organizzativo dei campi di addestramenti clandestini, Bilal Bosnic, attualmente in carcere, che con altri wahabiti aveva iniziato ad acquistare terreni e case nella zona di Bosanska Bojna, al confine tra la Bosnia e la Croazia, approfittando della volontà di molti Serbi residenti di vendere le proprietà per spostarsi altrove. Gli estremisti sono stati in grado di acquistare vasti terreni a cifre molto basse. Scarso interesse delle Autorità ad intervenire in un’area fortemente depressa e a forte presenza di realtà criminali che si impongono e intimoriscono la popolazione locale isolata e spaventata.
I centri di reclutamento sono nel sobborgo di Sarajevo di Butmir, nella casa del wahhabita Nusret Imamovic, che l’ha comprata da un altro wahhabita, Sead Redžematović del Montenegro; il quale in seguito è stato espulso in Montenegro, riferiscono i media di Banja Luka. In qualità di membro del movimento wahabita / salafita, Redžematović era molto amico di Imamovic. Ha costruito una grande casa nei pressi dell'aeroporto di Sarajevo. Ha deciso di trasformarla in una moschea per i "fratelli wahhabiti." Inoltre, la loro presenza è stata osservata in grandi raduni organizzati a Sarajevo. Un altro gruppo di wahabiti si riunisce nella casa di Bajro Ikanovic in Hadzici. Ikanovic è accusato di terrorismo e detenzione illegale di armi. Il terzo posto di raccolta è in Konjic, nella casa di Semir Telebic. In Internet si presenta come: Sammy al Cavarly. Dopo che raggiungono la Siria, i mujaheddin sono addestrati in diverse specialità, e quando ritornano in Bosnia e nei Balcani sono trattati come "veterani di guerra" rispettati per la loro esperienza in varie forme di terrorismo, o di altre forme di conflitto armato.
Gli americani sono "tolleranti" verso i Mujaheddin, lo stesso come nel 1992. Questo è stato il periodo in cui hanno iniziato a invadere la Bosnia-Erzegovina. Hanno mantenuto un profilo silente per anni, almeno in superficie. Tuttavia, una volta che hanno iniziato a pubblicare certificati di morte, hanno dovuto svelarsi pubblicamente.
Nell’anno 1992 la Bosnia-Erzegovina è stato "importatore" e ora è il quarto "esportatore" di islamisti radicali nel mondo, subito dopo la Tunisia, la Libia e l'Afghanistan.
I media bosniaci hanno riferito di recente che in prima linea in Siria sono stati uccisi due cittadini della Serbia (della regione di Novi Pazar): Adis Salihovic è stato ucciso in un attentato dinamitardo; ha combattuto in Siria con il nome di Abu Merdija. E 'stato ucciso con Kundakovic Eldar da Novi Pazar che ha combattuto con lo pseudonimo di Abu Ber. I media della Bosnia-Erzegovina hanno riferito che i volontari per la partecipazione alla guerra in Siria si riuniscono nella città turca di Antakya, dove è organizzato il trasporto verso il confine siriano turco. I membri del l’ufficio per le Investigazioni e Protezione delle Stato (SIPA) hanno annunciato che in precedenza erano state identificate otto persone legate a viaggi organizzati verso la Siria, dove si unite a organizzazioni terroristiche legate ad Al Qaeda. In una recente 'spedizione' tre 'ribelli' sono partiti da Sarajevo e Zenica, e due da Mostar.
da srbin.info e telegraf.rs
A cura del Forum Belgrado Italia
Una nuova frontiera dell'estremismo islamico. A settembre, in un blitz a Pristina, sono finiti in manette quindici seguaci dell'Isis - lo Stato islamico guidato da Al-Baghdadi. Secondo gli investigatori costituivano la spina dorsale di una rete che ha fatto arrivare in Iraq e in Siria più di 150 volontari pronti a combattere e a morire. Tra gli arrestati nove sono imam delle moschee di Pristina
di FABIO POLESEEstremismo islamico in forte crescita. In Kosovo, la maggior parte della popolazione è di religione musulmana. Molti di loro non sono estremisti. Ma la disastrosa situazione sociale ed economica e il coinvolgimento da parte dei kosovari nelle attività terroristiche in Iraq e Siria è molto preoccupante. Per l'intelligence internazionale, infatti, il Kosovo è visto come la più feconda zona di reclutamento europeo e la paura concreta è che gli islamisti radicali possano anche iniziare azioni terroristiche sul territorio nazionale. Preoccupati per l'incremento del fenomeno, le autorità di Pristina, stanno anche passando al setaccio diverse Ong islamiche, che hanno operato in Kosovo nel dopoguerra e che sembra abbiano contribuito alla crescita del fanatismo religioso, soprattutto tra le persone più deboli.
Minacce ed aggressioni al monastero di Visoki Decani. Nei giorni scorsi, scritte inneggianti all'Isis e all'Ushtria çlirimtare e kosovës (Uçk) - l'esercito di liberazione del Kosovo - sono apparse sui muri del monastero ortodosso di Visoki Decani, nel Kosovo occidentale. Il monastero - concepito nel 1327 dal sovrano Stefan Uros III - è uno dei più importanti siti cristiani nei Balcani ed è sotto la protezione dell'Unesco. "I graffiti vergati negli ultimi giorni sono stati particolarmente preoccupanti perché, accanto ad acronimi nazionalisti albanesi, sono comparse scritte inneggianti al califfato nero dell'Isis". A parlare è padre Sava Janjic, Igumeno del monastero di Decani e figura di rilievo della chiesa serbo ortodossa. "Dal 1999 il monastero è stato attaccato, armi in pugno, quattro volte, nonostante la presenza della Kfor (la forza Nato in Kosovo, ndr). L'ultimo di questi attacchi si è verificato nel 2007 quando un lanciarazzi Rpg ha fatto fuoco contro di noi".
Distrutte 150 le chiese dal 1999 ad oggi. Secondo Sava Janjic, dal 1999 ad oggi, sono state 150 le chiese ortodosse serbe distrutte dai nazionalisti albanesi. "Durante i conflitti degli anni novanta, che hanno insanguinato la ex Jugoslavia, molti siti religiosi, appartenenti a qualsiasi confessione sono stati devastati, ma la realtà aberrante del Kosovo è che la distruzione qui è proseguita ben oltre la guerra e con la presenza delle forze internazionali di pace sul territorio". "La comunità internazionale in Kosovo - conclude l'Igumeno - ha introdotto molte buone leggi per la tutela dei siti cristiani, ma l'attuazione di queste leggi è difficile, in quanto le istituzioni locali riescono a trovare le scuse più incredibili per non sottostare all'applicazione".