ISIS in Ukraine. Kiev and the jihadists: a dark alliance (by Justin Raimondo, March 06, 2015)
http://original.antiwar.com/justin/2015/03/05/isis-in-ukraine/
ITAL.: L’Impero del Caos si installa in Europa. Lo Stato Islamico in Ucraina (Justin Raimondo, 6 marzo 2015)
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=635:l-impero-del-caos-si-installa-in-europa-lo-stato-islamico-in-ucraina&catid=2:non-categorizzato
oppure https://aurorasito.wordpress.com/2015/03/09/lalleanza-kiev-stato-islamico/
FRANC.: L’Empire du Chaos s’installe en Europe. L’ État islamique en Ukraine (Par Justin Raimondo – Le 6 mars 2015 – Source Antiwar.com)
http://lesakerfrancophone.net/lempire-du-chaos-sinstalle-en-europel-etat-islamique-en-ukraine/
L’ISIS in Medio oriente, islamisti ceceni e neonazisti in Ucraina. Sono queste le unità d’élite dell’Occidente democratico...
http://www.pandoratv.it/?p=3629
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=FdLgDnMWaq8
di Nicolai Lilin, 3 feb 2015
Ieri è stata comunicata dalle agenzie sia novorosse che ucraine la morte del terrorista ceceno wahabita Isa Munaev. Era a capo di un battaglione pro ucraino di mercenari internazionali, composto in gran parte da ceceni wahabiti. Mi torna subito come alcuni nostri giornalisti per mesi hanno bombardato l'opinione pubblica italiana di le notizie false, raccontando di come i terroristi ceceni avessero invaso l'Ucraina insieme all'esercito russo. A quanto pare è l'esatto opposto, i terroristi ceceni combattano per il governo ucronazista di Kiev, ma di questo, stranamente, qui nessuno ne parla. Il battaglione del terrorista Isa Munaev partecipava, insieme all'esercito ucraino, all'operazione punitiva nel Donbass. Fedele alleato di USA e Ucraina, è caduto sotto i colpi delle milizie partigiane novorusse.
Per farvi capire meglio chi era Isa Munaev, ricordo solo che era ricercato in Russia per aver commesso crimini contro l'umanità durante la guerra in Cecenia. Aveva trovato rifugio in Europa, così come altri membri di Al-Qaeda, protetti e mantenuti dalle strutture non governative al soldo di oligarchi ultra-liberisti come George Soros.
Munaev era legato alle cellule terroristiche cecene che si sono macchiate di crimini contro l'umanità, come la strage al teatro Dubrovka di Mosca (Ottobre 2002) e la strage alla scuola di Beslan (Settembre 2004).
Quando nei miei libri dedicati alla guerra in Cecenia spiegavo che gli Stati Uniti hanno creato il terrorismo islamico nel Caucaso per destabilizzare la Russia, alcuni esponenti della politica atlantista "democraticamente" mi avevano accusato di, per dirla in modo pacato, non essere credibile. Oggi, a distanza di pochi anni dall'uscita del mio libro "Caduta Libera" che parla della guerra in Cecenia, tutti noi assistiamo ad una guerra molto simile, che si svolge nel cuore dell'Europa. Di nuovo di fronte a noi si apre uno spettacolo osceno: la morte, la disperazione, il dolore e tanta, tantissima rabbia. Però, se lasciamo da parte i sentimenti e cerchiamo di analizzare lo scenario, che analogie troviamo con il conflitto ceceno? I neonazisti di vari paesi europei, i terroristi wahhabiti ceceni che si trovano da anni in esilio in Occidente, gli Stati Uniti d'America con il premio Nobel per la pace in testa e tra gli altri anche il nostro premier Renzi con il suo fedele PD (loro governano l'Italia, sono quindi responsabili di aver mandato in Ucraina i veicoli da guerra con i quali i terroristi atlantisti ammazzeranno sempre più civili) conducono il genocidio del popolo ucraino, cercando di coinvolgere la Russia nella guerra e con questo salvare dall'inevitabile crollo l'ormai da decenni marcia e speculativa economia statunitense. Tutto come è avvenuto in Cecenia: una parte del popolo per mezzo di propaganda e i soldi rivolta contro i propri fratelli, con provocazioni e terrorismo scatena una guerra feroce e dietro a questo terribile conflitto si stanno svolgendo le trattative commerciali tra le più significative sul pianeta.
Io mi chiedo, ma quante altre prove servono al mondo moderno per comprendere tutto il pericolo del neonazismo atlantista? Quanto sangue degli innocenti deve ancora scorrere, prima che i sordi e ciechi dei vari partiti che si autodefiniscono "democratici" si accorgano che sono sfruttati dai politici corrotti, dai despoti sanguinari, servi dei poteri ultra-liberisti che incarnano la peggior espressione feudo-capitalista che il mondo abbia mai conosciuto?
http://lifenews.ru/mobile/news/149302
http://uapress.info/ru/news/show/59887
Battaglioni islamici di jihadisti legati all’Isis combattono in Ucraina a fianco delle brigate ucraine neofasciste contro i separatisti filorussi. Lo rivela il New York Times, confermando le notizie che circolano da tempo sulla preoccupante piega che sta prendendo il fronte governativo sostenuto da Europa, Nato e Stato Uniti. Nelle ultime settimane gli scontri si sono intensificati lungo tutta la linea del fronte e Kiev sta rafforzando le difese intorno a Mariupol nel timore di una massiccia offensiva dei ribelli filo-russi contro questa strategica città portuale sul Mar Nero, ultimo bastione che separa il Donbass dalla Crimea. Proprio qui, secondo il quotidiano statunitense, starebbero affluendo i combattenti jihadisti filo-ucraini.
Non potendo fare affidamento sull’esercito regolare di coscritti, male equipaggiati e demotivati, il governo di Petro Poroshenko si affida sempre più alle milizie paramilitari di volontari dell’estrema destra neonazista, più combattive, meglio armate e finanziate privatamente da ricchi oligarchi ucraini: dai battaglioni Azov – recentemente inquadrato nella Guardia Nazionale addestrata dagli americani – alle brigate di Settore Destro di Dmytro Yarosh, nominato in aprile consigliere dello stato maggiore della Difesa.
E’ in quest’ultima formazione, secondo il New York Times che, con il benestare del governo di Kiev, vengono inquadrati i volontari jihadisti che affluiscono, sempre più numerosi, dal Caucaso russo e dalle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Sono state formate tre unità di combattenti islamici anti-russi: la ‘Dzhokhar Dudayev’ e la ‘Sheikh Mansur’, dove prevalgono ceceni, daghestani e uzbechi, e la ‘Crimea’, composta prevalentemente da tatari originari di quella regione. Insomma, una riedizione dell’alleanza nazi-islamista nata nei Balcani in funzioni anti-sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale con le divisioni islamiche di SS croate, bosniache e albanesi.
La maggioranza dei combattenti islamici che combattono sotto le insegne rosso-nere degli utranazionalisti ucraini di Settore Destro sono di origine cecena. Alcuni di loro provengono dalla ‘vecchia guardia’ nazionalista e laica della diaspora europea, come il noto Isa Munaev, comandante militare di Grozny durante la seconda guerra d’indipendenza cecena, arrivato in Ucraina dalla Danimarca già nel 2014 e fondatore dell’unità ‘Dzhokhar Dudayev’, ucciso lo scorso febbraio nella battaglia di Debaltseve.
Gran parte dei ceceni presenti sul fronte ucraino dalla parte di Kiev – perché ce ne sono anche con i separatisti – sono invece giovani integralisti provenienti dalle fila dell’Emirato del Caucaso: il movimento jihadista ceceno guidato di Aslan Byutukayev e alleato dello Stato Islamico, i cui combattenti si stanno distinguendo in battaglia anche in Siria e in Iraq guadagnando progressiva influenza nelle gerarchie del Califfato. Come ha denunciato già a febbraio il giornale online americano The Intercept, la loro penetrazione in Ucraina, avallata dalle autorità di Kiev, rischia di trasformare questo paese in un pericoloso porto franco della jihad in Europa.
DI WILLIAM ENGDAHL
Il 26 aprile scorso la principale emittente televisiva nazionale della Russia, Rossiya 1, ha celebrato il presidente Vladimir Putin in un documentario creato per il popolo russo nel quale venivano esposti gli eventi dell' ultimo periodo storico, compreso l' evento dell' annessione della Crimea, quello del colpo di Stato in Ucraina supportato dagli Stati Uniti, e lo stato generale dei rapporti fra Russia e Stati Uniti e Unione Europea. Nelle sue parole si è potuta apprezzare la franchezza e la schiettezza. Nel bel mezzo del suo intervento l' ex capo del KGB russo ha “sganciato una bomba” politica comunque già di conoscenza dei servizi segreti russi da circa due decenni.
Putin ha dichiarato senza mezzi termini, che, a suo parere, l' Occidente sarebbe stato contento nell' avere una Russia debole, sofferente e mendicante, condizione che però, chiaramente, dato il loro carattere e l'indole, il popolo russo non sarebbe disposto a subire. Durante il suo intervento, il presidente russo ha detto, per la prima volta pubblicamente, qualcosa che in realtà l' intelligence russa conosce già da quasi due decenni, rimasta però in silenzio fino a quel momento, molto probabilmente, nella speranza di un' epoca di migliori e tranquille relazioni fra Russia e Stati Uniti.
Putin ha dichiarato che il terrorismo in Cecenia e nel Caucaso russo nei primi anni '90 è stato attivamente sostenuto dalla CIA e dai servizi segreti occidentali per indebolire deliberatamente la Russia. Ha osservato che la FSB russa (Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa) straniera di intelligence avesse con sè la documentazione del ruolo segreto degli Stati Uniti, senza fornire dettagli.
Che Putin, un professionista di intelligence di altissimo livello, stesse soltanto accennando a tutto questo nel suo discorso, lo ho potuto documentare nel dettaglio anche da fonti non russe. Questo resoconto ha enormi implicazioni nel rivelare al mondo la lunga “agenda” nascosta degli influenti circoli di Washington allo scopo di distruggere la Russia come Stato sovrano funzionale, un “ordine del giorno” che includeva anche il colpo di stato neo-nazista in Ucraina e la guerra caratterizzata da gravi sanzioni pecuniarie nei confronti di Mosca. Quanto segue è tratto dal mio libro, Amerikas 'Heilige Krieg.
Le guerre della CIA in Cecenia
Non molto tempo dopo che i Mujahideen, finanziati dalla CIA e dai servizi segreti sauditi, avevano devastato l'Afghanistan alla fine del 1980, costringendo l'uscita da lì dell' esercito sovietico nel 1989, e la dissoluzione dell'Unione Sovietica qualche mese più tardi, la CIA iniziò a cercare nuovi possibili luoghi di collasso dell' Unione Sovietica, dove i loro addestrati "Arabi Afghani" avrebbero potuto essere reimpiegati per destabilizzare ulteriormente e indebolire l' influenza russa nello spazio eurasiatico post-sovietico.
Erano chiamati “Arabi Afghani” per il fatto che furono reclutati fra i musulmani wahabiti sunniti ultraconservatori provenienti dall' Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Kuwait, e in altre parti del mondo arabo in cui era praticava l' ultrarigida wahabita dell' Islam. Giunti in Afghanistan nei primi anni 1980 furono portati da una recluta della CIA saudita (inviata proprio in Afghanistan) dal nome di Osama bin Laden.
Con l'ex Unione Sovietica nel caos totale e allo sbando, Amministrazione di George HW Bush decise di "prenderli a calci quando sarebbero stati a terra", un errore molto infelice. Washington reimpiegò i propri terroristi veterani afghani per portare caos e destabilizzazione in tutta l' Asia centrale, finache all' interno della Federazione Russa stessa, proprio in una fase di crisi profonda e traumatica durante il collasso economico dell' era Yeltsin.
Nei primi anni 1990, la società di Dick Cheney, Halliburton, esaminò le potenzialità petrolifere “offshore” di Azerbaigian, Kazakistan, e dell' intero bacino del Mar Caspio. La regione venne stimata essere “un altra Arabia Saudita", ma dal valore molto maggiore di diversi miliardi di dollari se valutato sul mercato contemporaneo. Gli Stati Uniti e il Regno Unito erano determinati a mantenere quella “miniera d'oro” (rappresentata dall' olio) fuori dal controllo russo con tutti i mezzi a disposizione. Il primo obiettivo di Washington fù quello di organizzare un colpo di stato in Azerbaijan nei confronti del presidente eletto Abulfaz Elchibey per farvi insediare un nuovo presidente più “amichevole” nei confronti dell' idea che l' oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) fosse controllato dagli Stati Uniti, "la conduttura più politicizzata del mondo", che porta l'olio dall' Azerbaijan attraverso la Georgia verso la Turchia e il Mediterraneo.
A quel tempo, l' unico oleodotto esistente da Baku era uno dell' epoca sovietica che prendendo l' olio di Baku attraversava la capitale cecena, Grozny, portandolo verso nord attraversando la provincia del Daghestan in Russia, e, attraverso la Cecenia, giungere al porto russo del Mar Nero di Novorossiysk. L'oleodotto risultava l' unico maggiore ostacolo verso una via alternativa però molto più costosa per Washington e per le major petrolifere britanniche e statunitensi.
Il presidente Bush Sr. concesse ai suoi vecchi amici alla CIA il mandato di distruggere quell' oleodotto russo-ceceno creando così un tale caos nel Caucaso che nessuna società occidentale o russa avrebbero considerato l' idea di usare oleodotto russo di Grozny.
Graham E. Fuller, un vecchio collega di Bush e ex vice direttore del Consiglio Nazionale sull' Intelligence della CIA fu un architetto chiave nella strategia della CIA riguardo i Mujahideen. Fuller descrisse la strategia della CIA nel Caucaso durante primi anni '90: "La politica di guidare l' evoluzione dell' Islam sostenendoli contro i nostri avversari funzionò meravigliosamente bene in Afghanistan contro l'Armata Rossa. Le stesse dottrine possono ancora essere usate per destabilizzare ciò che resta del potere russo."
La CIA utilizzò per l'operazione anche un veterano, il generale Richard Secord, esperto in “sporchi trucchetti”. Secord creò una società di copertura della CIA, la MEGA Oil. Secord era già stato condannato nel 1980 per il suo ruolo centrale nelle operazioni illegali di armi nel caso Iran-Contra (caso anche conosciuto come Iran-Gate) e droga da parte della CIA.
Nel 1991 Secord, ex Vice Assistente Segretario alla Difesa, sbarcò a Baku costituendo la società di facciata della CIA, MEGA Oil. Era un veterano delle operazioni segrete della CIA dell' oppio in Laos durante la guerra del Vietnam. In Azerbaijan, costituì una compagnia aerea con lo scopo di far volare segretamente, dall' Afghanistan in Azerbaijan, centinaia di Mujahideen appartenenti ad al-Qaeda e bin Laden. Nel 1993, la MEGA Oil reclutò e armò 2.000 Mujahideen, convertendo così Baku in una base per operazioni terroristiche dei Mujahideen nel Caucaso.
L' operazione segreta dei Mujahideen del Generale Secord nel Caucaso dette il via al succitato colpo di stato militare che ebbe come esito il rovesciamento del presidente Abulfaz Elchibey eletto quello stesso anno e installandovi Heydar Aliyev, un più flessibile e bendisposto fantoccio degli Stati Uniti. Un rapporto segreto dell' intelligence turca, trapelato al Sunday Times di Londra, affermò che "due giganti del petrolio, BP e Amoco, inglesi e americani, rispettivamente, che insieme formano l' AIOC (Consorzio dell'Olio internazionale dell' Azerbaijan), sono dietro il colpo di Stato."
Il capo dei servizi segreti sauditi, Turki al-Faisal, diede disposizioni che il suo agente, Osama bin Laden, che mandò in Afghanistan all'inizio della guerra in Afghanistan nei primi anni 1980, avrebbe usufruito della sua organizzazione afgana Maktab al-Khidamat (MAK) per reclutare "Arabi Afghani" per quella che rapidamente stava diventando una Jihad globale. I mercenari di Bin Laden furono così utilizzati come truppe d' assalto dal Pentagono e dalla CIA per coordinare e sostenere le offensive musulmane non solo in Azerbaigian, ma poi anche in Cecenia e, in seguito, in Bosnia.
Bin Laden inserì un altro saudita, Ibn al-Khattab, per divenire Comandante, o Emiro del Jihadista Mujahideen in Cecenia (sic!) insieme al ceceno Shamil Basayev, signore della guerra. Poco importa che Ibn al-Khattab fosse un saudita arabo che parlasse a malapena una parola di ceceno, e per niente il russo. Sapeva però come riconoscere i soldati russi e come ucciderli.
La Cecenia era, per tradizione, una società prevalentemente Sufi, un ramo più “morbido” dell' Islam apolitico. Ma la crescente infiltrazione dei benpagati e ben addestrati terroristi Mujahideen predicanti la Jihad o Guerra Santa contro i russi e sponsorizzati dagli Stati Uniti trasformò del tutto l' iniziale movimento riformista di resistenza cecena. Si diffuse così l' ideologia della linea dura islamista di al-Qaeda in tutto il Caucaso. Sotto la guida di Secord, le operazioni terroristiche dei Mujahideen furono così anche rapidamente estese nel vicino Daghestan e in Cecenia, trasformando Baku in un punto di spedizione per l' eroina afgana alla mafia cecena.
Dalla metà degli anni '90, bin Laden pagava i capi guerriglieri ceceni, Shamil Basayev e Omar ibn al-Khattab, la bella somma di diversi milioni di dollari al mese, la fortuna di un re pensando ad una Cecenia che nel 1990 era economicamente desolata, consentendo così loro di emarginare la maggioranza moderata cecena. I servizi segreti americani furono profondamente coinvolti nel conflitto ceceno fino alla fine degli anni 1990. Secondo Yossef Bodansky, l' allora direttore del Congressional Task Force degli Stati Uniti sul terrorismo e sulla guerra non convenzionale, Washington partecipò attivamente alla "ennesima jihad anti-Russia, cercando di supportare e potenziare le forze islamiste anti-occidentali più virulente."
Bodansky rivelò in dettaglio l' intera strategia della CIA nel Caucaso nel suo rapporto, affermando che i funzionari del governo statunitense vi parteciparono,
"Una riunione formale in Azerbaijan nel dicembre 1999, in cui vennero discussi e concordati i programmi specifici per la formazione e l' equipaggiamento dei Mujahideen dal Caucaso, Asia del sud e Centrale e nel mondo arabo, culminò con un tacito incoraggiamento di Washington a vantaggio di entrambi gli alleati, i musulmani (principalmente Turchi, Giordani e dell' Arabia Saudita) e le 'società di sicurezza private' degli Stati Uniti. . . per aiutare i ceceni e i loro alleati islamici a insorgere nella primavera del 2000 e sostenere la conseguente Jihad per un lungo periodo ... la Jihad islamista nel Caucaso come un modo per deprivare la Russia di una via dell' oleodotto percorribile attraverso una spirale di violenza e terrorismo. "
La fase più intensa delle guerre di Cecenia diminuì nel 2000 solo dopo la pesante intervento militare russo che sconfisse gli islamisti. Fu però una “vittoria di Pirro”, che costò un tributo enorme in vite umane e distruzione di intere città. Il bilancio esatto delle vittime causate dal conflitto ceceno istigato dalla CIA è sconosciuto. Stime non ufficiali variavano da 25.000 a 50.000 fra morti e dispersi, per la maggior parte civili. Stime di perdite russe erano vicine a 11.000 persone secondo il “Comitato delle Madri dei soldati”.
Le major petrolifere anglo-americani e gli agenti della CIA erano felici. Ottennero quello che volevano: il loro oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, bypassando l' oleodotto di Grozny in Russia.
I jihadisti ceceni, sotto il comando islamico di Shamil Basayev, continuarono però gli attacchi di guerriglia dentro e fuori la Cecenia. La CIA si riorientò nel Caucaso.
Collegamento saudita di Basayev
Basaev fu fondamentale nella Jihad Globale della CIA. Nel 1992 incontrò il terrorista saudita Ibn al-Khattag in Azerbaijan. Dall' Azerbaijan, Ibn al-Khattab portò Basayev in Afghanistan per incontrare il suo compagno saudita Osama bin Laden. Il ruolo di Ibn al-Khattab è stato quello di reclutare i musulmani ceceni disposti a intraprendere la Jihad contro le forze russe in Cecenia per conto di una strategia di copertura della CIA per destabilizzare la Russia post-sovietica e garantire così il controllo britannico-statunitense sull' “energia” del Caspio.
Una volta tornati in Cecenia, Basayev e al-Khattab crearono la Brigata Internazionale Islamica (IIB) con il denaro dell' Intelligence saudita, con l' approvazione della CIA e coordinato attraverso la relazione con l' ambasciatore saudita di Washington nonché principe, Bandar bin Sultan, intimo conoscente della famiglia Bush. Bandar, ambasciatore saudita di Washington per più di due decenni, era così intimo con la famiglia Bush che George W. Bush riferiva all'ambasciatore playboy saudita come "Bandar Bush", considerandolo una sorta di membro onorario della famiglia.
Basayev e al-Khattab importarono in Cecenia i combattenti prelevandoli dal ramo fanatico saudita wahabita dell'Islam sunnita. Ibn al-Khattab ordinò che il suo esercito privato di arabi, turchi, e altri combattenti stranieri venisse chiamato "Mujahideen arabi in Cecenia". Gli fù anche commissionato di creare campi paramilitari nelle montagne del Caucaso e della Cecenia dove venissero addestrati ceceni e musulmani delle repubbliche russe del Caucaso del Nord e dell' Asia centrale.
La Brigata Internazionale Islamica, finanziata dai sauditi e dalla CIA, fu responsabile non solo del terrorismo in Cecenia. Essi condussero nell' ottobre 2002, al Teatro Dubrovka di Mosca, un sequestro di ostaggi e si macchiarono inoltre del raccapricciante massacro della scuola di Beslan nel settembre 2004. Nel 2010, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pubblicò il seguente rapporto su al-Khattab e sulla Brigata Internazionale Islamico di Basayev:
la Brigata Internazionale Islamica (IIB) venne citata il 4 marzo 2003.. . per essere associata ad Al-Qaeda, Osama bin Laden e ai Talebani per la "partecipazione al finanziamento, progettazione, facilitazione, preparazione o perpetrazione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto o a sostegno di” Al-Qaeda. . . la Brigata Internazionale islamico (IIB) fù fondata e guidata da Shamil Basayev Salmanovich (deceduto) ed collegata al Riyadus-Salikhin Reconnaissance e Battaglione di Sabotaggio dei Martiri Ceceni (RSRSBCM). . . e alla Special Purpose Islamic Regiment (SPIR). . .
La sera del 23 ottobre 2002, i membri della IIB, RSRSBCM e SPIR operarono congiuntamente allo scopo di sequestrare oltre 800 ostaggi a Teatro Podshipnikov Zavod (Dubrovka) di Mosca.
Nell'ottobre 1999, gli emissari di Basayev e Al-Khattab viaggiarono alla casa base di Osama bin Laden, nella provincia afghana di Kandahar, dove egli accettò di fornire assistenza militare e aiuti finanziari, prendendo anche accordi per inviare in Cecenia diverse centinaia di combattenti per la lotta contro le truppe russe e perpetrare atti di terrorismo. Successivamente, nello stesso anno, Bin Laden inviò ingenti somme di denaro a Basayev, Movsar Barayev (leader di SPIR) e Al-Khattab, i quali sarebbe stati utilizzati esclusivamente per la formazione di uomini armati, reclutamento di mercenari e di acquistare munizioni.
La "via terrorista" Afgano-Caucasica di Al Qaeda, finanziata dall'intelligence saudita, aveva due obiettivi. Uno era un obiettivo specificamente saudita che era quello di diffondere la fanatica Jihad wahabita nella regione dell'Asia centrale dell' ex Unione Sovietica. Il secondo era l' ordine del giorno della CIA di destabilizzare l' allora ormai collassante Federazione Russa post-sovietica.
Beslan
Il 1 ° settembre 2004 i terroristi armati di Basaev e la IIB di al-Khattab presero più di 1100 persone come ostaggi in un assedio che includeva 777 bambini, e li tennero prigionieri nella School Number One (SNO) a Beslan in Ossezia del Nord, repubblica autonoma nel Caucaso settentrionale appartenente alla Federazione russa vicino al confine della Georgia.
Il terzo giorno di “crisi” degli ostaggi, come alcune esplosioni furono udite all' interno della scuola, la FSB e altre truppe russe presero d' assalto l' edificio. Alla fine, almeno 334 ostaggi furono uccisi, tra cui 186 bambini, con un significativo numero di feriti e dispersi. Divenne chiaro successivamente che le forze russe gestirono male l' intervento.
La macchina di propaganda di Washington, da Radio Free Europe a The New York Times e CNN, non perse tempo a demonizzare Putin e la Russia per la loro cattiva gestione della crisi di Beslan, anzichè concentrarsi sui collegamenti di Basayev con Al Qaeda e i segreti sauditi in quanto quest' ultimo aspetto avrebbe portato l' attenzione del mondo verso le relazioni intime tra la famiglia del presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la famiglia del miliardario saudita bin Laden.
Il 1 settembre 2001, appena dieci giorni prima del giorno degli attentati al World Trade Center e del Pentagono, il principe Turki bin Faisal Al Saud, capo dei servizi segreti sauditi, educato e formato negli Stati Uniti, che diresse l' Intelligence Saudita dal 1977, includendo anche l' intera operazione dei Mujahideen di Osama bin Laden in Afghanistan e nel Caucaso, all' improvviso e inspiegabilmente rassegnò le dimissioni, pochi giorni dopo aver accettato un nuovo mandato come capo dell' intelligence dal proprio re. Egli non dette alcuna spiegazione. Fu subito reimpiegato a Londra, lontano da Washington.
Le registrazioni dei legami intimi fra Bin Laden e famiglia di Bush è stata sepolta, nei fatti del tutto cancellata per motivi di "sicurezza nazionale" (sic!) nella relazione ufficiale sul 911 dalla Commissione degli Stati Uniti. Lo sfondo saudita di quattordici dei diciannove presunti terroristi del 911 a New York e Washington è stato cancellato anche dal rapporto finale della Commissione 911 del governo degli Stati Uniti, pubblicato solo nel luglio 2004 dall' amministrazione Bush, quasi tre anni dopo gli eventi.
Basayev reclamò meriti di aver inviato i terroristi a Beslan. Le sue richieste includevano la completa indipendenza della Cecenia dalla Russia, qualcosa che avrebbe offerto a Washington e al Pentagono un enorme arma strategica proprio nel ventre meridionale della Federazione russa.
Entro la fine del 2004, a seguito del tragedia di Beslan, il presidente Vladimir Putin, come riferito, ordinò una missione segreta da parte dell' intelligence russa di “ricerca e distruzione” per dare la caccia e uccidere i leader principali dei Mujahideen Caucasici di Basayev. Al-Khattab fu ucciso nel 2002. Le forze di sicurezza russe presto scoprirono che la maggior parte dei terroristi ceceni-afgani-arabi erano fuggiti. Ottennero un rifugio sicuro in Turchia, membro della NATO; in Azerbaijan, un altro membro della NATO; o in Germania, un membro della NATO; o a Dubai, uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti negli Stati Arabi e nel Qatar, un altro stretto alleato degli Stati Uniti.
In altre parole, ai terroristi ceceni venne offerto dalla NATO un rifugio sicuro.
F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, si è laureato in scienze politiche dalla Princeton University ed è autore di best-seller sul petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online "New Eastern Outlook".
Fonte: http://journal-neo.org
Link: http://journal-neo.org/2015/05/15/what-if-putin-is-telling-the-truth/
15.05.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIULIANO MONTELEONE