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Giulietto Chiesa presenta il documentario prodotto da Rossija1 sui tre anni dalla strage di Odessa. Un documento esclusivo che fa luce su una delle vicende più oscure della recente storia europea
La popolazione di Odessa è scesa in piazza per ricordare i suoi martiri barbaramente assassinati nel rogo della Casa dei Sindacati il 2 maggio di due anni fa. Anche l’Europa non imbambolata dalla propaganda antirussa è scesa in piazza. Manifestazioni nelle maggiori capitali europee per ricordare uno dei più barbari eccidi del nostro tempo e per dire non al fascismo e no alla guerra...
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В Одессе активисты «Правого сектора» сорвали в центре психотерапии «Грация» закрытый показ российского пропагандистского фильма о событиях 2-го мая «Горящие сердца. 2 года спустя», передает Бумеранг-Инфо...
В Одессе активисты «Правого сектора» сорвали в центре психотерапии "Грация", закрытый показ российского пропагандистского фильма о событиях 2-го мая "Горящие сердца. 2 года спустя"...
Anche il Presidente russo Vladimir Putin, nel corso della conferenza stampa congiunta al termine dell'incontro con la cancelliera Angela Merkel, ha parlato dell'eccidio: “Tre anni fa a Odessa i nazionalisti hanno bruciato persone indifese, ma i colpevoli rimangono tuttora impuniti. La comunità internazionale deve ricordarlo”. Così come dovrebbe ricordare che tutto ciò è avvenuto in conseguenza dell'andata al potere di nazionalisti estremi e neonazisti, osannati, sponsorizzati, appoggiati e spinti da UE e USA.
A proposito della strage del 2 maggio 2014 a Odessa, Jurij Tkačev scrive su Vzgljad di sette “miti” diffusi ad arte, sin dai giorni successivi all'eccidio al Dom Profsojuzov, alla Casa dei sindacati, da chi aveva e ha interesse a nascondere i fatti. La prima di tali “leggende” recita che sarebbero stati gli attivisti antimajdan ad aggredire gli ultras calcistici: numerosi video mostrano come questi ultimi fossero armati di bastoni, spranghe, bottiglie incendiarie e anche armi di vario genere già prima di arrivare sul luogo dello scontro, al Campo Kulikov, dove erano i gazebo degli antigolpisti. In Piazza Grecia ci furono i primi sei morti – due ultras e quattro antimajdanisti – colpiti da armi da caccia e fucili ad aria compressa. Altro mito: l'incendio alla Casa dei sindacati venne appiccato in più punti; secondo Tkačev, l'unico grosso focolaio, fu quello appiccato contro la barricata innalzata nell'ingresso principale dell'edificio da coloro che vi si erano rifugiati e le foto mostrano come i majdanisti lanciassero bottiglie incendiarie contro la barricata stessa. Per l'alta temperatura (200-300 gradi, fino a 600 gradi in alcuni punti) e il fumo, l'intera tromba delle scale della Casa dei sindacati si trasformò presto in una “zona di morte”: molti cadaveri furono rinvenuti in quest'area dell'edificio; inoltre, i vigili del fuoco furono volutamente tenuti a distanza fin quando non fu tropo tardi e il sistema antincendio interno risultò essere stato manomesso, con le manichette antincendio tagliate e privo di acqua.
Vari testimoni dichiararono successivamente di aver notato fiamme dagli strani colori giallastri, come se fossero state usate anche sostanze velenose. Ci sono in ogni caso video e testimonianze di antimajdanisti gettatisi dalle finestre dell'edificio per salvarsi dalle fiamme e poi uccisi a bastonate, una volta a terra. Altri cadaveri furono rinvenuti in zone della Casa dei sindacati in cui, teoricamente, il fuoco non avrebbe potuto raggiungerli e dove non c'erano evidenti tracce dell'incendio. Al mito secondo cui gli euromajdanisti, con lo scontro del 2 maggio, avrebbero impedito che si ripetesse a Odessa uno scenario tipo Donbass, dato che gli antimajdanisti sarebbero stati fortemente armati e in maggioranza, Tkačev replica che tra febbraio e aprile questi ultimi, se davvero avessero voluto, avrebbero potuto agire in quel senso, ma non lo avevano fatto e che i sostenitori del golpe, in minoranza, attesero proprio il 2 maggioo per scatenare il loro attacco, allorché a Odessa dovevano concentrarsi masse di ultras e molti attivisti del Campo Kulikov non erano già più presenti nell'area della loro resistenza. La strage di Odessa, sostiene Tkačev, non fu che la prima di una scia di sangue che, in quei soli primi mesi del 2014, doveva proseguire con la strage di Mariupol il 9 maggio, il bombardamento aereo dell'amministrazione regionale di Lugansk il 2 giugno e i massicci tiri di artiglieria su Gorlovka del 27-29 luglio.
Ancora Jurij Tkačev, ma sul sito ucraino strana.ua (prezioso peraltro per molti video (https://strana.ua/articles/analysis/67438-tragediya-2-maya-v-voprosah-i-otvetah.html) di quanto accaduto il 2 maggio 2014, anche nelle ore precedenti la strage) scrive che se può non esser stata pianificata la carneficina alla Casa dei sindacati, è però certo che da tempo gli euromajdanisti stavano preparando, con la protezione della polizia, l'assalto ai gazebo di Campo Kulikov, in cui si raccoglievano settimanalmente dagli 8 ai 10mila attivisti di antimajdan. Lo sgombro di Campo Kulikov doveva servire anche alla lotta di potere ai vertici del governatorato regionale di Odessa, conteso tra pedine di Arsenij Jatsenjuk e di Kolomojskij-Porošenko, con i secondi che accusavano i primi di mancanza di energia nel liquidare “il focolaio di separatismo” rappresentato dal Campo Kulikov.
Nello specifico dell'eccidio del 2 maggio: nel tardo pomeriggio di quel giorno, il reparto di polizia che presidiava il Campo Kulikov viene “inspiegabilmente” dirottato verso Piazza Grecia, dove però ogni scontro era già cessato. Poco dopo, fanno la loro comparsa al Campo Kulikov i primi gruppi di ultras e attivisti di euromajdan. Così come ci sono testimonianze e immagini del fatto che alcuni attivisti di euromajdan, resisi conto delle proporzioni dell'incendio, lanciarono funi alle finestre affinché gli assediati potessero calarsi a terra, è un fatto che altri di loro colpirono a morte alcuni dei sopravvissuti o spararono verso le finestre, mentre altri ancora entrarono nell'edificio già dopo l'incendio, uccidendo i pochi sopravvissuti che vi si trovavano. Così come è un fatto che la polizia procedesse all'arresto non degli assalitori, bensì di quanti erano scampati alla strage.
Sono tuttora accusati – roba da non credere – scrive Vzgljad di “provocare l'inimicizia tra Pravyj Sektor e il popolo russo fratello” e dei 21 arrestati, 10 dimorano tuttora presso le galere ucraine. Anzi, nel terzo anniversario dell'eccidio, la polizia ha proceduto ieri alla perquisizione delle abitazioni di vari attivisti del Campo Kulikov, presidiando in forze il Campo stesso, per timore che le persone raccoltesi per commemorare le vittime potessero attentare “alla sicurezza del paese”. Uno degli accusati, Evgenij Mefedov, un russo residente a Odessa, avrebbe raccontato al proprio avvocato la propria versione degli avvenimenti del 2 maggio. Uscito in strada nel pomeriggio, racconta, vide in centro assembramenti di ultras che gridavano slogan antirussi: per la prima volta, racconta “ho sentito gruppi di giovani che gridavano in ucraino: una cosa che non avevo mai sentito prima a Odessa”. La milizia rimaneva a guardare mentre in vari punti della città si bastonavano persone sospettate di essere di nazionalità russa. Verso le 19, Mefedov arrivò in prossimità della Casa dei sindacati: lì, tra i 200-300 attivisti di Kulikov, già qualcuno gridava di ritirarsi all'interno, per timore di violenze da parte di alcune migliaia di ultras e neonazisti che si stavano avvicinando. Anche Mefedov entrò nell'edificio; si alzò una barricata all'ingresso, mentre le donne venivano accompagnate al secondo piano. Qualcuno degli assalitori, secondo Mefedov, era però già evidentemente penetrato nel cortile interno. Cominciarono a volare molotov e pietre, anche fino al secondo piano. Dopo circa un'ora arrivò il camion dei pompieri, ma la folla gli impediva di proseguire, mentre la milizia si limitava a osservare. Lui, insieme ad un altro uomo e due donne, riuscì a calarsi da una finestra e fu tra quelli che un cordone di milizia sottrasse ai neonazisti, per condurli però al commissariato. Altri gruppi di sopravvissuti uscivano dall'edificio con segni evidenti di bastonature e bruciature. Secondo Mefedov, una parte dei neonazisti era già all'interno dell'edificio e aspettava solo che gli attivisti di Kulikov vi si rifugiassero; a suo parere, c'erano provocatori infiltrati tra questi ultimi, che spingevano apposta gli assediati a entrare all'interno. Per due volte, in appello, Mefedov è stato riconosciuto non colpevole e per due volte i neonazisti fuori del tribunale hanno minacciato una nuova “Casa dei sindacati” se fosse stato rilasciato.
In ogni caso, da tre anni, la versione ufficiale è che “i separatisti si dettero fuoco da soli”. Qualcuno, in questi tre anni, a occidente, ha mai innalzato un cartello con si sono visti cortei inneggianti a “Je suis Dom Profsojuzov”?
Crimini nazisti in Ucraina e esuli a rischio
Alexej Albu è nato nel 1985 a Odessa.
Appartenente all’Unione politica "Borot'ba" dal 2015. Prima aveva militato, dal 2011, nel partito comunista . Ha partecipato attivamente alle manifestazioni antigolpiste dette Anti Maidan (in contrapposizione appunto alle manifestazioni pro Ue di piazza Maidan) anche se era stato un oppositore del governo liberista di Ianucovich (l’ex presidente eletto regolarmente e rimosso dai golpisti pro UE).
Promotore del referendum del 3 marzo 2014 per l’ Autonomia e il federalismo economica di Odessa. E’ in questo contesto che matura negli ambienti golpisti di Kiev la strage del 2 maggio.
Fin dal 24 aprile. Quando la città di Odessa fu cinta check point e barricate , con la scusa che la Russia poteva da un momento all’altro invadere la città .
Dice Alexej che, se veramente i militari russi avessero dovuto occupare militarmente la città , questi posti di blocco non sarebbero servite praticamente a nulla.
La verità era che si voleva frenare l’opposizione anti Maidan di Odessa ,che tra l’altro applicava metodi pacifici e legali di opposizione. Si doveva quindi per prima cosa rimuovere l’accampamento pacifico di protesta situato nella piazza centrale di Odessa. Un accampamento “ Vicie” che prevedeva assemblee popolari e diritto di parola per tutti. Piazza che a volte finiva per riempirsi di decine di migliaia di persone.
Il governo di Kiev approfittando invece dello svolgimento della partita tra Odessa e Kharkov fa arrivare in città un treno carico di pseudo ultras del Kharcov ma in realtà militanti di squadracce naziste. L’obbiettivo è chiaro. Liberare la piazza.
Così i sedicenti ultras hanno attaccato la piazza e ne sono nati scontri molto duri. Sono intervenuti reparti dell’esercito che con il pretesto di riportare la calma hanno sparato sulla folla. Addirittura testimoni parlano di cecchini sui tetti.
Così il grosso della folla è stato spinto a lasciare la piazza attraverso un unico canale di fuga ( gli altri passaggi di fuga erano presidiati da polizia e ultras) che li ha portati a cercare rifugio nel palazzo dove ha sede la Camera del Lavoro.
Li il dramma. All’interno altri teppisti nazisti armati di armi da fuoco e coltelli. E’ una mattanza. uccidono chiunque capiti a tiro. Anche una donna incinta al nono mese di gravidanza. Scappare impossibile. Sono stati posti ostacoli tra un piano e l’altro e non si può fuggire da nessuna parte. Il bilancio è terribile. Uomini e donne tagliati a pezzi, bruciati vivi, con segni di forti percosse.
Impossibile stabilire il numero esatto di morti perché, nel mentre la strage si compiva, una squadraccia era incaricata di portare via i morti. Nel palazzo era stata preventivamente tolta l’acqua e quando hanno appiccato il fuoco è stato inutile aprire rubinetti e fontane. Gli stessi vigili del fuoco sono stati impossibilitati a intervenire per essersi imbattuti in un “posto di blocco” dei miliziani banderisti. Tubi per lo spegnimento tagliati e automezzo danneggiato. Solo dopo ore di rogo alcuni mezzi dei vigili del fuoco sono riusciti a giungere sul posto e a mettere fine alle fiamme e recuperare i superstiti alle violenze e al fuoco. Così si è salvato Alexej Albu.
Oggi Alexej è un rifugiato politico. Rischia l’arresto se torna nella sua città Odessa. Le sue denunce da testimone oculare di quel dannato 2 maggio fanno paura al regime.
UNIONE SINDACALE DI BASE PROPONE DI INOLTRARE DENUNCIA AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DI STRASBURGO PER AVERE GIUSTIZIA .
I CRIMINALI DEVONO ESSERE CONDANNATI PER TUTTI I CRIMINI COMMESSI
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Un cittadino di Odessa di nome Alexander Kushnarev è stato arrestato il 23 febbraio dalle autorità federali ucraine e accusato di aver pianificato il rapimento di un membro del parlamento ucraino (la Rada). Questo è un complotto. Kushnarev è il padre di uno dei 46 giovani uccisi in piazza Kilikovo il 2 maggio del 2014. I nostri amici a Odessa ritengono che il suo arresto sia l'inizio di una repressione generale contro chiunque sia legato agli attivisti uccisi. Essi ritengono che l'obiettivo del governo sia di condurre un'operazione di "pulizia" nei loro confronti e con la forza farli confessare di pianificare atti di violenza contro uomini del governo.
In altre parole, le persone a Odessa sono, nella migliore delle ipotesi, in pericolo di arresto, di essere torturate o imprigionate per molto tempo.
L'unica cosa in questo momento che possa fermare il governo ucraino è la massima divulgazione degli avvenimenti.
Per favore, quindi, condividete questo report con i vostri contatti e con tutti i media che pensiate possano rispondere.
Campagna di solidarietà per Odessa
Stop alla repressione del governo contro gli anti-fascisti di Odessa!
Alexander Kushnarev LIBERO!
Sono passati quasi 3 anni dal brutale massacro dei 46 giovani per mano dei neonazisti nella città di Odessa in Ucraina. La repressione del governo e gli attacchi da parte dell’estrema destra contro i cittadini di Odessa richiede giustizia per le incessanti atrocità, ma oggi siamo entrati in una fase nuova e molto più pericolosa.
Il 23 febbraio Alexander Kushnarev, padre di uno delle 46 vittime del 2 maggio, è stato arrestato dai servizi federali di sicurezza ucraini (SBU). Oleg Zhuchenko, pubblico ministero della regione di Odessa, afferma che Kushnarev stesse pianificando il rapimento e la tortura di un membro del parlamento ucraino.
Dopo l'arresto, la casa di Kushnarev è stata perquisita e la polizia ha dichiarato che ha trovato dei libri inneggianti all'odio nazionalista fra ucraini, russi ed ebrei. Secondo il sito di notizie di Odessa, il Timer, le foto di questi libri mostrerebbero solo le vittime del massacro del 2 maggio e un pamphlet sulla storia del nazionalismo ucraino.
Il deputato Goncharenko, membro del parlamento e alleato del presidente Poroshenko, era
effettivamente scomparso per un po' di tempo. Ma poco dopo è subito riapparso in TV e, intervistato dal canale ucraino Espreso TV, ha dichiarato che il suo rapimento era stato inscenato da agenti delle forze dell’ordine.
Kusharev sarebbe stato fermato per il complotto contro il governo perché Goncharenko è stato sulla scena del massacro 2014 e là è stato fotografato a fianco del corpo senza vita del figlio di Kushnarev.
L'arresto di Kusharev potrebbe essere l'apertura di una più ampia repressione nei confronti di quei cittadini di Odessa che hanno richiesto un'inchiesta internazionale sugli eventi del 2 maggio 2014. Da quando lui è stato arrestato, le case di altri parenti delle vittime del 2 maggio sono state perquisite dalla Polizia, inclusa quella di Viktoria Machulko, presidente dell'associazione delle "Madri del 2 Maggio", frequente obiettivo sia dell'SBU sia di violenze da parte dei neonazisti di Pravy Sector.
Preoccupanti segnali mostrano ora l'intenzione di mettere in atto dei piani per arrestare altri familiari e attivisti, estorcere finte confessioni di complotti per commettere atti violenti contro il governo.
Il contesto della crisi corrente
Nell'inverno 2014, il presidente ucraino Viktor Janukovic, accusato di corruzione, divenne un obiettivo di proteste pacifiche in cui si inserirono prontamente gruppi para-militari di estrema destra, portando alla sua violenta cacciata. Da quel momento le forze di estrema destra, come i neonazisti di Pravy Sector, Svoboda e altri hanno costruito forti legami col governo.
I sospetti di un ruolo degli Usa nel colpo di stato crebbero dopo la pubblicazione della conversazione fra l'assistente del Segretario di stato Usa Victoria Nuland e l'ambasciatore Usa in Ucraina Geoffrey Pyatt. I due funzionari discutevano di come intervenire nella crisi per assicurarsi che le personalità da loro scelte all'interno dell'opposizione diventassero i nuovi leaders. In precedenza la Nuland si era vantata del fatto che gli Usa avessero speso 5 miliardi di dollari per sostenere la "democrazia" in Ucraina - sovvenzionando movimenti anti-governativi.
Il colpo di stato è stato promosso da coloro che considerano loro stessi dei nazionalisti ucraini, molti dei quali sono eredi dei combattenti della Seconda guerra mondiale che sono stati collaborazionisti dell'occupazione nazista del loro Paese. Invece, chi si è opposto al colpo di stato sono in grande maggioranza di etnia russa, che occupano una larga parte della popolazione dell'Est Ucraina e chi mantiene valori fortemente anti-nazifascisti.
L'opposizione è stata particolarmente dura in Crimea, la penisola strategica che è stata parte della Russia per centinaia di anni fino al 1954, quando è stata amministrativamente trasferita dalla Russia sovietica all'Ucraina sovietica. Dopo il golpe, la Crimea ha tenuto un referendum in cui gli elettori hanno deciso in modo schiacciante di ricongiungersi alla Russia.
Il malcontento si è poi sviluppato nel Donbass dove le milizie di autodifesa anti golpe hanno dichiarato l’auto determinazione delle "Repubbliche popolari".
Odessa: la perla del mar Nero
Odessa è sempre stata una situazione speciale. La terza città più grande dell'Ucraina è il maggiore porto marittimo e polo dei trasporti nel mar Nero. É anche sempre stato un centro multietnico e multiculturale dove gli ucraini, i russi e molti altri gruppi etnici hanno vissuto in armonia.
Sebbene che meno di un terzo della popolazione della città sia di etnia russa, più di tre quarti parlano russo come loro prima lingua e un altro 15% parla ugualmente ucraino e russo.
Odessa ha anche una memoria collettiva resistente rispetto alla brutale occupazione sofferta durante la Seconda guerra mondiale sotto i fascisti rumeni e i nazisti.
Tutti questi fattori hanno provocato un forte sentimento anti golpe fra i cittadini di Odessa, alcuni dei quali iniziarono un'agitazione per rivendicare un cambiamento verso una forma federalista del governo, in cui gli elettori potessero scegliere i loro governatori locali. Al momento, i governatori sono nominati dal governo federale, nelle mani di autorità anti russe in alleanza con i neonazisti.
Il massacro di piazza Kulikovo
Il 2 maggio, solo tre mesi dopo il golpe, tifosi di calcio legati alla destra, dopo una partita, hanno tenuto una marcia nazionalista. Essi si sono uniti a attivisti neo nazisti che hanno guidato la manifestazione verso piazza Kulikovo, dove c'era un piccolo gazebo in cui si radunavano i promotori della riforma federalista. Quando sono arrivati nella piazza, hanno incendiato le tende e inseguito gli altri manifestanti fino dentro la Casa dei Sindacati bersagliandola successivamente con Molotov e mandando in fiamme l'intero edificio.
Almeno 46 persone sono morte quel giorno nel massacro di Piazza Kulikovo.
Cercando su Google "Odessa massacre" troverete i video fatti col cellulare che mostrano l'assedio, le facce chiaramente visibili dei responsabili, il tutto mentre gli ufficiali di polizia assistevano indifferenti al massacro. E ancora oggi, 34 mesi dopo questa tragedia, non una singola persona ha mai ricevuto un processo per aver partecipato al massacro. Da subito gli amici e i sostenitori delle vittime hanno formato un "Consiglio delle Madri del 2 maggio" e richiesto un'inchiesta internazionale. Diversi enti hanno provato a indagare, compreso il Consiglio europeo, ma i loro tentativi sono stati bloccati dal governo ucraino che ha rifiutato di collaborare.
Tutte le settimane dal massacro a oggi, i membri del "Consiglio delle Madri" si raccolgono di fronte alla Casa dei sindacati per lasciare fiori, raccogliersi in preghiera e ricordare i loro morti. E ogni settimana i membri locali di Pravy Sector si presentano per importunare i parenti, soprattutto le donne e gli anziani e a volte anche attaccarli fisicamente.
Le continue provocazioni sul "Consiglio delle Madri del 2 maggio":
Ecco alcuni fatti circa quanto succede quotidianamente a Odessa:
- nella primavera del 2016: il "Consiglio delle Madri" aveva convocato una grande commemorazione per il secondo anniversario del massacro. Le organizzazioni nazifasciste chiesero al governo della città di Odessa il divieto della manifestazione minacciando violenze di massa nel caso si fosse tenuta. Intanto, l'SBU annunciò che un deposito di esplosivo era stato ritrovato a Odessa, insinuando fosse collegato agli attivisti anti golpe. Alla presidente del "Consiglio delle Madri" Victoria Machulko, dopo la perquisizione dell'appartamento da parte dell'SBU, fu ordinato di presentarsi per l'interrogatorio alle 8 del mattino il giorno in cui era stata pianificata la manifestazione e fu trattenuta fino alle 10 della sera, costringendola così a non presenziare alla giornata della memoria. Inoltre le autorità di Odessa comunicarono anche hanno di aver ricevuto un'informazione circa la minaccia di una bomba e per questo chiusero la piazza fino alla mezzanotte del 2 maggio. Nonostante le minacce e la repressione, fra le 2mila e le 3mila persone di Odessa si sono presentate in piazza per ricordare il 2 maggio, a cui si unirono osservatori internazionali provenienti da una dozzina di paesi, inclusi gli Stati Uniti.
- 2 giugno 2016: I neonazisti hanno organizzato un assedio della Corte degli Appelli di Odessa, sbarrando la sala d'udienza e dando fuoco al palazzo, minacciando di morte i giudici che stavano indagando sul caso di Yevgeny Mefёdova, una manifestante tenuta in prigione dal massacro del 2 maggio. Nemmeno uno dei neonazisti è stato arrestato.
- 13 luglio: rappresentati del Senato polacco, esperti di diritti umani, erano a Odessa per incontrare i testimoni del massacro; i neonazisti li hanno bloccati fisicamente all'entrata dell'Hotel, impedendogli di uscire.
- 9 ottobre: durante il settimanale ricordo alla piazza Kulikovo, i nazionalisti hanno afferrato una bandiera di Odessa dalle mani di una donna di 79 anni, facendola cadere e rompendole un braccio.
- 22 ottobre: gli attivisti di destra hanno interrotto la proiezione di un film di commemorazione di chi è morto il 2 maggio, causandone la cancellazione.
- 8 dicembre: i neonazisti hanno interrotto il concerto, facendolo sospendere, di un'attrice e poetessa russa, una performer molto nota, Svetlana Kopylova.
Sergey Sternenko, leader di Pravy Sector di Odessa (https://www.facebook.com/sternenko), ha lanciato una campagna con la richiesta che la professoressa Elena Radzihovskaya venisse licenziata dal suo lavoro all'Università di Odessa, con l'accusa di essere un'attivista "anti-ucraina".
Il figlio della professoressa, Andrey Brazhevskiy è stato una delle vittime della Casa dei sindacati. Sternenko ha lanciato una campagna simile per richiedere le dimissioni di Aleksander Butuk, un non vedente, collega della professoressa al Politecnico di Odessa. Il crimine del professor Butuk sarebbe quello di essere stato dentro la Casa dei Sindacati ma di essere sopravvissuto al fuoco e aver partecipato alle settimanali veglie commemorative. Nonostante queste provocazioni del governo e dei neonazisti, il Consiglio delle Madri del 2 maggio ha continuato a tenere le commemorazioni ogni settimana nella piazza Kulikovo.
Finché esse riusciranno a essere attive e organizzate, Odessa resterà un avamposto fondamentale della resistenza al fascismo della Ucraina antifascista.
Ora Odessa è sotto il più grave attacco dal 2014. Una risposta immediata è necessaria!
La campagna di solidarietà per Odessa chiede:
1) l'immediato rilascio di Alexander Kushnarev;
2) la caduta di tutte le accuse contro di lui;
3) la fine immediata di tutti i governi e d tutte le provocazioni nei confronti di membri e sostenitori del "Consiglio delle Madri del 2 maggio".
Ognuno può contribuire scrivendo alle Ambasciate ucraine dei vari paesi e facendo circolare questa denuncia ovunque.
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