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Intorno alla Risoluzione ONU 1244 sul Kosmet
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1) Kosovo e Metohija. Intorno alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite / KOSOVO AND METOHIJA – RETURN TO UNSCR 1244 (Živadin Jovanovic, 8.5.2018)
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ГОСТОВАЊЕ ЖИВАДИНА ЈОВАНОВИЋА У ЈУТАРЊЕМ ПРОГРАМУ ТВ ХЕПИ (28 јун 2018)
http://www.beoforum.rs/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/943-zivadin-jovanovic-tv-hepi.html
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Председник Београдског форума за свет равноправних гостовао је у jутарњем програму ТВ Хепи, у емисији
Добро јутро Србијо, 27. јуна 2018. године. Шта је Живадин Јовановић говорио о преговорима у Бриселу и проблему Косова и Метохије, погледајте у наставку:
Добро јутро Србијо, 27. јуна 2018. године. Шта је Живадин Јовановић говорио о преговорима у Бриселу и проблему Косова и Метохије, погледајте у наставку:
VIDEO: https://youtu.be/KKhJVSwEueE
КОСОВО И МЕТОХИЈА - ЗНАМО ЛИ ШТА СРБИЈА ЗАХТЕВА? (14 мај 2018)
Повремено чујемо у јавности да Србији нико није понудио поделу Косова, да Србија чека шта ће јој ,,Квинта'' или неко други са Запада понудити и сличне тезе. Такође, да су раније власти учиниле безумне грешке и „печатирале коверту независности“ Косова и Метохије...
Повремено чујемо у јавности да Србији нико није понудио поделу Косова, да Србија чека шта ће јој ,,Квинта'' или неко други са Запада понудити и сличне тезе. Такође, да су раније власти учиниле безумне грешке и „печатирале коверту независности“ Косова и Метохије...
КОСОВО И МЕТОХИЈА – О ЧЕМУ СЕ ГОВОРИ А О ЧЕМУ ЋУТИ (Живадин Јовановић, Печат, број 517, 27. март 2018)
Говори се да замрзнути конфликт није добар по интересе Србије, али се ћути да би преговорима по досадашњем шаблону Србија могла више да изгуби него да добије. Ћути се да би, судећи по досадашњем току и резултатима преговора, због дубоке системске кризе и подела унутар ЕУ, могло доћи до тога да Србија неповратно испоручи све што се од ње захтева а да не добије ништа...
ДА СЕ ПОШТУЈЕ РЕЗОЛУЦИЈА ОУН 1244! (Проф. Др Дарио ВИДОЈКОВИЋ, Немачка, 29 март 2018)
Најновији драматични догађаји на Космету су показали сву пропаст Бриселских преговора, који и јесу досад углавном текли на штету Србије и српског народа на Космету...
КАКО ДОСТОЈАНСТВЕНО ИСПОВРАЋАТИ КОСОВО? (22 октобар 2015 – Ненад Узелац, Беофорум)
Ако најбољи од свих могућих светова захтева сузицу једног детета, не прихватам у њему да живим“, мисао је Достојевског којом данас можемо сагледавати однос према Косову...
--- DOKUMENTI:
КОСМЕТСКО ПИТАЊЕ И ОДБРАНА СРБИЈЕ (Проф. др Радован Радиновић, генерал у пензији)
Текст је преузет из Часописа ,,Политика националне безбедности'', Број 2. из 2017. који издаје Институт за политичке студије
ПРЕДСТАВЉАЊЕ КЊИГЕ ,,ПРИВАТИЗАЦИЈА ДРУШТВЕНИХ ПРЕДУЗЕЋА НА КОСОВУ И МЕТОХИЈИ ПОД ОКРИЉЕМ УНМИК АДМИНИСТРАЦИЈЕ'
REPORT: http://www.beoforum.rs/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/885-promocija-knjige-sandre-davidovic.html
PER LEGGERE L'INTERO LIBRO / ПРЕЛИСТАЈТЕ ЦЕЛУ КЊИГУ ОВДЕ: https://pljas.com/knjige/isbn-978-86-83965-49-6/
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КОСОВО И МЕТОХИЈА – СРПСКА СТРАТЕГИЈА (Проф.др Синиша Боровић, дипл.инж., 4 април 2018)
ЦИЉ ИСТРАЖИВАЊА: Мислим да је Српско руководство прихватило или поставило погрешан циљ за решавање коначног статуса српске АП КиМ. Наш циљ не сме бити да прихватимо решење са којим ће бити задовољни Косовски Шиптари и САД и ЕУ а да Срби нешто добију за узврат-да не изгубе баш све. Наш циљ и циљ нашега истраживања мора бити: Пронаћи такво решење за реинтеграцију АП КиМ у састав Републике Србије које ће гарантовати правну сигурност и статус националних мањина и (Шиптарске) према стандардима САД и ЕУ (као што они решавају права националних мањина у својим земљама)
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ORIG.: KOSOVO AND METOHIJA – RETURN TO UNSCR 1244 (by Živadin Jovanovic, 8 May 2018)
Kosovo e Metohija. Intorno alla Risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
di Živadin Jovanovic
8 maggio 2018E' stato detto che il conflitto sospeso tra Kosovo e Metohija non è favorevole agli interessi della Serbia, ma nessuno fa notare che la Serbia rischia di perdere ancora di più se i negoziati sotto gli auspici dell'UE continueranno con gli stessi schemi e tendenze.
A giudicare dalla situazione attuale in cui la Serbia ha solo fatto concessioni e la cricca di Prishtina ha praticamente ottenuto il controllo su tutta la provincia, la Serbia potrebbe finire per rinunciare definitivamente a tutti i suoi diritti e interessi senza ricevere nulla in cambio. Tranne le promesse di adesione all'UE entro il 2027 come anno "indicativo"! Raramente si sente dire che un accordo UE / USA del tipo "territorio (del Kosovo e Metohija) in cambio dell'adesione all'UE" sarebbe illegale, contrario alla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, alla Carta delle Nazioni Unite, al Documento Finale dell'OSCE ed alla Costituzione della Serbia. In linea di principio sarebbe inaccettabile perché il territorio dello Stato, l'identità nazionale e la dignità non possono essere usati come merce di scambio.
La semplice idea di barattare Kosovo e Metohija per ottenere l'adesione all'UE è un'indicazione di un netto declino della consapevolezza del concetto di identità nazionale, della dignità, degli interessi dello stato, dell'autostima nazionale e statale. Il fatto che, oltre alla cosiddetta élite politica, una parte dell'élite intellettuale serba, i "colti", e persino certe istituzioni nazionali, considerino anche il Kosovo e la Metohija un "cappio" di cui la Serbia dovrebbe prontamente sbarazzarsi, apparentemente per iniziare un ampio progresso economico e sociale, equivale addirittura a condividere il messaggio ambiguo che l'importanza del principio territoriale stia calando, che sia la Serbia che il Kosovo finirebbero comunque all'interno della “Comunità Europea", che le prospettive di una vita migliore siano più importanti di ogni altro valore, che la Serbia appartenga per natura all'integrazione euro-atlantica, che la politica di tenere il piede in due scarpe sia insostenibile, eccetera.
Qualunque cosa accada, dall'assassinio di Oliver Ivanovići (1) e dal linciaggio pubblico di Marko Đurićii (2), alle dichiarazioni dei leader di Priština sul "Kosovo orientale" o sul Kosovo fino a Niš, alle piattaforme di "reciproco riconoscimento", ai fucili della battaglia di Košare, Belgrado ripete la solita storia che il dialogo e l'ombrello dell'UE non hanno alternative, che tutto è come al solito, come se nel frattempo non fosse accaduto o cambiato nulla. È tattica? Sicurezza? Saggezza? Responsabilità? Esperienza? Preveggenza? Forza? Combinazione vincente? Un consiglio di amici o di "amici"?
La domanda da porsi è se qualsiasi accordo razionale con gli ex leader del terrorista KLA (Kosovo Liberation Army, Esercito di Liberazione del Kosovo) trasformati in politicanti sia possibile, anche a prescindere dal fatto che questi siano nelle liste dei ricercati e che godano del sostegno dei loro sponsor nella NATO e nell'UE? Sapendo che compaiono veramente nei mandati di cattura dell'Interpol e che godono del sostegno di amici "eccezionali" ...
La realtà è trattata in modo selettivo, come se fosse fatta solo da debiti, obblighi e restrizioni, come se la Serbia fosse uno stato senza radici, senza storia, diritti universali o appartenenze a varie organizzazioni internazionali, senza amici, e come se dipendesse esclusivamente dalla pietà dei singoli membri dell'UE e della NATO! La legalità ed i principi sono messi a tacere, come se entrambi fossero vantaggi dell' "altra parte" a cui non si dovrebbe ricordare altri argomenti a sostegno del proprio caso.
Nell'affrontare la questione Kosovo-Metohija non si dice nulla sul totale predominio degli approcci geopolitici e sugli interessi dei principali paesi occidentali. Non c'è il minimo sforzo di analizzare l'impatto delle nuove tendenze in Europa e nelle relazioni globali sulla posizione internazionale della Serbia e sulla sua capacità negoziale. Inoltre, c'è una netta resistenza, una strana avversione alla necessità di adattare tattiche e politiche negoziali alle realtà mutate. L'impressione è che siamo continuamente, giorno dopo giorno, nella macina di quegli stessi meccanismi neocoloniali di devastazione, lavaggio del cervello e sottomissione, disinteressati a cambiare qualsiasi cosa tranne che nel seguire lealmente gli "incoraggiamenti" dei commissari di turno che sono "nel miglior interesse per il futuro della Serbia ".
Nessuno accenna alla verità secondo cui per i principali paesi occidentali ai quali, sotto il formato negoziale di Bruxelles, la Serbia ha effettivamente ceduto nella scelta dello status di Kosovo e Metohija, l'unica soluzione accettabile è quella di stare dalla loro parte nel confronto con Russia e Cina. Questo va contro gli interessi vitali della Serbia. L'esperienza finora acquisita conferma che il quadro negoziale di Bruxelles esclude i principi di legalità, equilibrio, giustizia e sostenibilità, impedendo così alla Serbia di proteggere i suoi diritti e interessi legittimi, in particolare quelli derivanti dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
È stato detto che l'UE è il più grande investitore, il più grande donatore e il più grande partner commerciale della Serbia. Sebbene il fine di collegare la dichiarazione di cui sopra alle trattative con Pristina non sia dato in modo esplicito e deciso, rimane il messaggio sottinteso che questa benevolenza ci obblighi a sostenere anche le disoneste richieste riguardanti la sovranità, l'integrità territoriale e l'ordine costituzionale della Serbia. E le richieste sono queste : legalizzazione della creazione forzata di un nuovo stato in una parte del territorio dello stato Serbo; l'adesione del Kosovo all'ONU ed a tutte le altre organizzazioni internazionali; progettare nuovi confini internazionali; un altro esercizio per schiacciare la nazione Serba; la legalizzazione della pulizia etnica di 250.000 serbi e altri non albanesi; aprire la strada alla creazione di una "Grande Albania".
Quello che non viene detto è che gli Stati Membri dell'UE, specialmente quelli più ricchi, sono i più grandi vincitori nella democratizzazione, nella transizione e nella privatizzazione in Serbia. Ciò che non viene detto è che solo le banche degli Stati membri dell'UE hanno ricavato decine di miliardi di euro dall'economia e dai cittadini Serbi nei processi di liquidazione delle banche Serbe, nell'acquisizione del mercato finanziario Serbo e nel passaggio dal DM all'Euro. Nessuno si è ancora preso la briga di calcolare il profitto guadagnato dalle economie di quei paesi durante la privatizzazione che il Governo ha etichettato come predazione.
Il silenzio più assordante riguarda gli Stati membri della NATO / UE che hanno inflitto danni materiali diretti alla Serbia durante la criminale aggressione a guida NATO del 1999, per un totale di oltre 100 miliardi di dollari US. Se, nonostante il chiaro dovere legale di quei paesi di risarcire i danni di guerra, le più alte autorità statali continuano a ritenere sconcertante, per qualsiasi motivo, l'inclusione di questo argomento negli ordini del giorno di preadesione o in qualsiasi altro negoziato, allora il senso fondamentale dell'opportunità, della dignità nazionale e dell'auto-rispetto dovrebbe richiedere almeno una certa prudenza prima di ricoprire i rappresentanti dell'Occidente di immeritati complimenti per il loro patrocinio.
Si è parlato della necessità di una soluzione giusta che permetta ad ogni "parte" di vincere e di perdere qualcosa. Non si dice nulla sul minimo al di sotto del quale la Serbia non dovrà e non deve andare. Il risultato di questa "flessibilità" della Serbia sulle posizioni dell' "altra parte" e dei suoi mentori è rappresentato da ogni sorta di richieste avanzate quotidianamente e persino da minacce aperte e sfacciate che, in un modo o nell'altro, sono anche sostenute da rappresentanti dell'UE, USA, Germania e altri.. Non viene fatto alcun riferimento al fatto che, durante la negoziazione a Bruxelles, finora, la Serbia ha semplicemente ceduto i suoi diritti ed i suoi interessi, senza ottenere nulla di concreto in cambio. Quindi, la legittima domanda da porsi è se ci sono veramente le condizioni per un compromesso equilibrato e giusto che conduca ad una pace ed una stabilità durature.
Indipendentemente da ciò che i rappresentanti di alcuni paesi occidentali possano dire, il loro perpetuo ricatto alla Serbia e il sostegno aperto a quelli che hanno rivendicazioni territoriali o di altro tipo contro la Serbia testimoniano che, per loro, la Serbia non sarà mai troppo piccola, troppo debole o troppo umiliata per smettere di farla a pezzi, indebolirla ed umiliarla.
Dicono che la Serbia stia diventando sempre più forte e rispettata; nessuno dice che non è mai stata umiliata, ingannata e ricattata come al giorno d'oggi. Il linciaggio pubblico del funzionario serbo Marko Đurić recentemente messo in scena e le dozzine di rappresentanti eletti del popolo serbo in Kosovska Mitrovica sono indicativi del reale atteggiamento nei confronti della Serbia.
Dicono che è stato concluso un accordo con la NATO che non permetterà a nessuna forza (militare) di entrare nel Nord della Provincia, mentre la KFOR - composta prevalentemente da truppe NATO - in quella stessa parte della provincia difende le "ROSU" (Regional Operational Support Unit, Unità Regionali di Supporto Operativo, sono reparti speciali della Polizia del Kosovo N.d..T.) ogni volta che queste mostrano, ripetutamente, la loro forza, le armi e le attrezzature avute dalla NATO. L'atteggiamento dell'UE e della NATO verso l'UNSCR 1244, l'Accordo di Bruxelles sui Principi e l'Accordo con la NATO sul Nord della Provincia, possono avere qualche influenza nel predire la loro posizione nei confronti di eventuali nuovi ipotetici documenti legali da firmare, o forse questa è una domanda retorica?
Le più alte autorità statali parlano della cosiddetta neutralità di status dell'UE e di EULEX (European Union Rule of Law Mission in Kosovo, Missione dell'Unione Europea per lo Stato di Diritto in Kosovo N.d.T.) , anche se il buon senso riconosce che questa è una palese ipocrisia, dato che sia EU che EULEX in Kosovo e Metohija stanno attuando il piano generale per creare un nuovo membro della NATO e dell'ONU, disegnando nuove frontiere, consolidando la pulizia etnica dei Serbi e spingendoli verso nord.
È stato detto che il Kosovo è perduto da tempo, che i precedenti governi avevano dato tutto, che gli attuali governi semplicemente "cercano di salvare ciò che può essere salvato" e che la Costituzione non è una difesa. E poi si aggiunge che abbiamo bisogno di coraggio, che siamo pronti per "decisioni dolorose", che la Serbia ha bisogno di altri paesi, specialmente della Germania, più di quanto abbia bisogno della Serbia, eccetera eccetera.
MA! Se altri, precedenti governi hanno già perso o fatto tutto, quale è il motivo di tutta questa confusione di pressioni, menzogne, ipocrisia, ricatti e umiliazioni da un lato, e di generose offerte di donazioni, investimenti e riconoscimenti al governo in carica, dall'altro? Stiamo assistendo ad un gioco che è un misto di intimidazione ed inganno.
A chi ed a cosa serve dire che la Serbia ha bisogno della Germania e di altri paesi più che della Serbia stessa? Qualunque sia la necessità di tale confronto, quale obiettivo dovrebbe raggiungere? Vuol forse dire che, invece dell'uguaglianza, della mutualità, della reciprocità e dell'indipendenza, la Serbia intende approvare e proclamare volontariamente la propria sottomissione? Quali altri motivi potrebbero spingere gli investitori tedeschi a investire in Serbia se non quelli dei propri interessi, profitti e astronomiche sovvenzioni dal Bilancio della Serbia?
Le dichiarazioni dei rappresentanti serbi abbondano di contraddizioni, sbalzi di umore che vanno dall'entusiasmo alla frustrazione. In questo schema, il significato stesso di alcuni termini usati abitualmente nella vita politica diventa oscuro. Ad esempio, bisogna avere il coraggio di difendersi dalle richieste illegali, amorali e ricattatorie o si deve accettarle a scapito della Serbia?
Screditare la posizione ufficiale della leadership nazionale della Francia che la priorità sia la riforma dell'UE (leggi: la sopravvivenza) rispetto al suo allargamento, ed ammettere le interpretazioni fuorvianti che sia possibile condurre parallelamente sia le riforme dell'UE che il suo allargamento, equivale ad un invito a ficcare la testa nella sabbia.. Alla luce delle crescenti divisioni e degli incerti risultati delle riforme a lungo termine dell'UE, le favole sull'allargamento dell'Unione che coinvolga i Balcani Occidentali servono solo a nascondere la nuda verità che questo allargamento sta diventando sempre più distante e incerto. Si può ragionevolmente supporre che si continuerà con queste panzane, perché una decisione formale (ammissione) secondo cui ogni nuova adesione è indefinitamente accantonata o rinviata (sine die) danneggerebbe la credibilità di tutti coloro che hanno proclamato l'appartenenza all'UE come "la via senza alternative" . Certo, ciò potrebbe aggravare l'instabilità, ritorcersi contro l'UE e rendere le riforme ancora più difficili.
E' caduto il silenzio sullo spudorato sfruttamento da parte dell'Unione Europea dell'aspirazione della Serbia all'adesione che mirava a ingannare la Serbia nel disegnare nuovi confini, nella creazione illegale di un nuovo stato su una parte del suo territorio statale, in una nuova divisione della nazione serba e nell'unificazione della nazione albanese, nel perdonare alla NATO il crimine di aggressione, tutto questo per ridurre le divisioni interne all'UE. L'obiettivo geopolitico comune dell'UE e della NATO di far firmare alla Serbia un "documento completo e giuridicamente vincolante" riconoscendo in tal modo il Kosovo, se fosse raggiunto trasformerebbe una secessione unilaterale illegale in una soluzione legale e consensuale. A questo punto, il ragionamento secondo cui la secessione del Kosovo sia un pericoloso precedente sarebbe confutato o almeno fortemente indebolito a causa dell'ipotesi di approvazione della Serbia. A sua volta, ciò introdurrebbe una possibilità concreta per l'UE di rimuovere una causa di gravi divisioni interne che ne bloccano il funzionamento (poiché cinque Stati membri non riconoscono l'indipendenza del Kosovo).
Ci viene detto che l'obiettivo dei negoziati è quello di raggiungere una riconciliazione storica tra le nazioni Serbe ed Albanesi, e poi ci viene detto, correttamente, che non stiamo negoziando con gli Albanesi ma con gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania. Nessuno fa notare che tali negoziati e l'obiettivo dichiarato di "riconciliazione storica" siano reciprocamente in conflitto tra loro. I grandi poteri non risolvono le crisi, le gestiscono. Ciò è particolarmente vero nel contesto del crescente confronto globale a cui stiamo assistendo attualmente.
Il "documento completo giuridicamente vincolante" è pubblicamente considerato come un "documento in bianco" i cui contenuti futuri sono sconosciuti. Nulla è detto sul ragionamento che consente un'approvazione anticipata di un documento la cui formulazione non è nota a nessuno, compresi i presunti firmatari per conto della Serbia.
Per lo più non si fa nessun accenno al fatto che la UNSCR 1244 sia il documento giuridico completo di base, documento di estrema importanza, che impegna tutti i membri delle Nazioni Unite, compresi gli Stati membri dell'UE e della NATO, che ha una rilevanza duratura, che non può essere abrogato, sostituito o invalidato in altro modo che seguendo la stessa procedura con cui è stata adottato, e che, tuttavia, non ha reso effettiva neanche una singola clausola che riguardi il diritto della Serbia e del popolo Serbo. Non è chiaro, chi o cosa impedisce o scoraggia la Serbia dal richiedere l'osservanza e l'attuazione degli obblighi pendenti previsti da questo documento? Che cosa otterrà la Serbia mantenendo il silenzio su questa risoluzione? Cosa c'è di sfavorevole per la Serbia e, forse, di favorevole per Pristina?
Certo è che i precedenti governi hanno commesso errori fondamentali : in primo luogo, avendo rivolto alla Corte Internazionale di Giustizia la richiesta di un suo parere consultivo con una formulazione errata e, in secondo luogo, avendo consentito il trasferimento dei negoziati a Bruxelles nell'ambito dei "buoni servizi" dell'UE mediante la cosiddetta "risoluzione proposta congiuntamente" (della Serbia e dell'UE) all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Entrambi sono vere. Tuttavia, ciò che non è stato detto è che sia l'opinione della CIG (Corte Internazionale di Giustizia) che la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sui servizi dell'UE non sono di natura vincolante ma piuttosto di carattere consultivo e, come tali, non impediscono alla Serbia di impegnarsi a rimediare agli errori. Anche se gli errori commessi dai governi precedenti sono davvero riprovevoli, di sicuro non possono servire come scusa per fare gli stessi errori, o anche più gravi, oggi o nel futuro.
Ciò che in particolare non è mai stato menzionato è che le opinioni consultive e le risoluzioni consultive di qualsiasi organismo o agenzia delle Nazioni Unite non interferiscono, in alcun modo, con i poteri del Consiglio di Sicurezza o prevalgono sull'applicabilità della UNSCR 1244.
È stato ripetuto più e più volte che il Kosovo è perso e il governo sta solo “salvando ciò che è possibile salvare”; stiamo ascoltando i discorsi sulla difficile posizione negoziale, sulle realtà sul terreno, errori del passato, delusioni, equivoci e miti, incapacità di comprendere valori e interessi reali. Il pubblico è costantemente bombardato da previsioni di disastro se non si cambia la coscienza delle nazioni; la nostra storia, la Costituzione, le caratteristiche intrinseche della nazione vengono svalutate. Al posto di criteri morali, spirituali, storici e di principio, ci vengono offerti esclusivamente approcci selettivi e criteri economici, commerciali ed affaristici. Come se l'accettabilità di questi dovesse dipendere da una popolazione impoverita e disorientata dalla propaganda Occidentale.
Si rimane sbalorditi dalla totale assenza di sforzi per identificare, presentare o utilizzare qualsiasi argomento o fatto che serva al rafforzamento della posizione negoziale della Serbia. È come se i maggiori problemi della nostra leadership fossero la cattiva coscienza ed il sistema di valori sbagliati della propria nazione, piuttosto che la politica anti-Serba dei centri di potere Occidentali. In particolare, non ci sono iniziative per ricercare e scoprire argomenti nuovi e meno noti che rafforzino la nostra capacità negoziale. Questa attenzione unilaterale nel dare risalto a tutto ciò che ostacola la posizione negoziale della Serbia, unita alla totale indifferenza per gli argomenti favorevoli alla Serbia, è stato un fenomeno senza precedenti nella storia contemporanea degli affari internazionali.
Certe parti dell'élite serba sono già "collegate in rete" al sistema corporativo multinazionale liberale occidentale, legando i propri privilegi ed il proprio futuro agli interessi di questo sistema neocoloniale, indipendentemente dal prezzo che deve essere pagato dallo stato e dalla nazione in termini di perdita di indipendenza, identità e, in definitiva, di territorio. Parti della società che si definiscono elite acquisiscono sostanziali privilegi materiali partecipando a progetti generosamente finanziati da fonti UE e NATO, in attività del cosiddetto settore civile (ONG), varie task forces, forum, centri, convegni, associazioni e simili. Quindi, è logico che le politiche che propongono pubblicamente, compreso il cosiddetto dialogo interno su Kosovo e Metohija, siano conformi e corrispondano alle aspettative ed agli interessi dei centri di potere che finanziano le loro operazioni. La loro interpretazione degli interessi nazionali e statali e le dichiarazioni pubbliche che implicano più o meno apertamente che la Serbia dovrebbe riconoscere il Kosovo e Metohija come uno stato indipendente, sono il risultato diretto del loro interesse a preservare i propri privilegi. Il loro ruolo assegnato è quello di persuadere il pubblico che "una vita migliore" dipende dall'approvare le "dolorose" decisioni pragmatiche delle autorità.
Ci dicono del valore del Primo Accordo di Bruxelles sui Principi per la Normalizzazione e le sue disposizioni sulla Comunità dei Comuni serbi. In questa narrazione, detto Accordo è paragonato all'Accordo Dayton-Parigi, il che è, per usare un eufemismo, un'esagerazione (non l'unica). Anche dopo che ci siamo resi conto che nel 2013 la Serbia è stata indotta a firmare ciò che, cinque anni dopo, si è rivelata una frode, continua senza sosta il tentativo di convincere il pubblico della necessità di firmare un nuovo "documento legalmente completo"!
Ci dicono che dobbiamo salvare la nostra gente in Kosovo e Metohija. E' vero, certamente. Ma lasciamo da parte, per un momento, la domanda se siamo d'accordo che il popolo serbo in Kosovo e Metohija sia ostaggio dell'arbitrarietà della leadership di Pristina (e dei loro mentori), dal momento che il solo modo per proteggerli consiste in ritirate senza fine e nel soddisfare ogni piccolo capriccio di quella leadership; tuttavia, c'è una domanda ancora senza risposta : perché sul diritto di 250.000 Serbi espulsi e altri non albanesi di tornare liberi, sicuri e dignitosi alle loro case ed alle loro proprietà nella Provincia, c'è stato un totale silenzio per così tanto tempo? Chi e perché ritiene strano insistere nel negoziare su questo vitale, prioritario interesse della Serbia e del popolo Serbo? Di tanto in tanto, viene sussurrata una "spiegazione" del fatto che il problema è stato sollevato, ma che "l'altra parte" si è rifiutata di discuterne. Ma che genere di argomento è questo? Qual è la portata e l'elenco dei problemi che dovremmo risolvere per mantenere l'etichetta di Europei flessibili, tolleranti, responsabili, saggi, coraggiosi e prevedibili?! Significa forse che la Serbia è obbligata a negoziare solo le questioni che interessano "l'altra parte"? Che tipo di futuro è quello per cui la Serbia deve permettere la pulizia etnica di un numero importante di propri cittadini dal Kosovo e Metohija? Con chi e per conto di quali "valori comuni" la Serbia deve negoziare, visto che né l'UE, né gli USA, la Germania, la Francia, l'Italia, l'EULEX, l'UNMIK, la KFOR, la NATO, l'OSCE vogliono rispettare questo obbligo nei confronti della nazione Serba? Si spera che nessuno faccia obiezioni "convincenti" come il numero da definire di persone interessate al ritorno, o la questione di risorse finanziarie limitate, eccetera.
È stato detto che gli obiettivi più importanti della Serbia nei negoziati facilitati dall'UE sono la pace, la stabilità e lo sviluppo. Non è stato detto che la pace seguita all'aggressione della NATO contro la Serbia (la RFJ) del 1999 non è stata siglata nei negoziati con l'UE, ma nei negoziati che coinvolgono la Repubblica Federale di Jugoslavia, gli Stati Uniti, la Federazione Russa, l'UE, il G-8, e cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Le condizioni e le congetture di pace sono state confermate dall'UNSCR 1244. Non è mai stato ricordato che le basi della pace costituiscono l'Accordo Milosevic-Ahtisari-Chernomyrdin del 3 giugno, l'Accordo Tecnico-Militare del 9 giugno e la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 10 giugno 1999.
Nulla è detto del fatto che, insieme, questi documenti reciprocamente integrati costituiscono una base per la pace sostenibile, la stabilità e lo sviluppo nella regione e in Europa; nulla è detto del fatto che non esistono e non possono esistere documenti multilaterali, bilaterali o di altro tipo che prevalgano giuridicamente o politicamente sulla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; nulla è detto del fatto che in nessun modo la Serbia possa rinunciare alla risoluzione 1244 dell'UNSCR, che sia volontariamente o con la forza.
Nessuno osa far notare che intralciare, ignorare o rinunciare alla risoluzione 1244 dell'UNSCR equivale a rinunciare alla pace e alla stabilità in Europa. La soluzione per il Kosovo e Metohija, che l'Occidente desidera è quella che serve esclusivamente al suo confronto con la Russia. Nessuna altra soluzione sarebbe accettabile per l'Occidente.
Questo è il motivo per cui la Serbia deve presentare una richiesta di piena attuazione della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite senza indugio, perché questa è l'unica strada in grado di fornire una soluzione legittima, valida e giusta che serva gli interessi della pace, della stabilità e dello sviluppo sostenibile.
1) Politico Serbo del Kosovo e Metohija, ucciso il 16 gennaio 2018, a Kosovska Mitrovica, nel nord del Kosovo
2) Direttore della Direzione Governativa per il Kosovo e Metohija
Traduzione dal Serbo: Branislava Mitrovic
Traduzione in italiano di Giorgio F. per Forum Belgrado Italia/ CIVG
A giudicare dalla situazione attuale in cui la Serbia ha solo fatto concessioni e la cricca di Prishtina ha praticamente ottenuto il controllo su tutta la provincia, la Serbia potrebbe finire per rinunciare definitivamente a tutti i suoi diritti e interessi senza ricevere nulla in cambio. Tranne le promesse di adesione all'UE entro il 2027 come anno "indicativo"! Raramente si sente dire che un accordo UE / USA del tipo "territorio (del Kosovo e Metohija) in cambio dell'adesione all'UE" sarebbe illegale, contrario alla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, alla Carta delle Nazioni Unite, al Documento Finale dell'OSCE ed alla Costituzione della Serbia. In linea di principio sarebbe inaccettabile perché il territorio dello Stato, l'identità nazionale e la dignità non possono essere usati come merce di scambio.
La semplice idea di barattare Kosovo e Metohija per ottenere l'adesione all'UE è un'indicazione di un netto declino della consapevolezza del concetto di identità nazionale, della dignità, degli interessi dello stato, dell'autostima nazionale e statale. Il fatto che, oltre alla cosiddetta élite politica, una parte dell'élite intellettuale serba, i "colti", e persino certe istituzioni nazionali, considerino anche il Kosovo e la Metohija un "cappio" di cui la Serbia dovrebbe prontamente sbarazzarsi, apparentemente per iniziare un ampio progresso economico e sociale, equivale addirittura a condividere il messaggio ambiguo che l'importanza del principio territoriale stia calando, che sia la Serbia che il Kosovo finirebbero comunque all'interno della “Comunità Europea", che le prospettive di una vita migliore siano più importanti di ogni altro valore, che la Serbia appartenga per natura all'integrazione euro-atlantica, che la politica di tenere il piede in due scarpe sia insostenibile, eccetera.
Qualunque cosa accada, dall'assassinio di Oliver Ivanovići (1) e dal linciaggio pubblico di Marko Đurićii (2), alle dichiarazioni dei leader di Priština sul "Kosovo orientale" o sul Kosovo fino a Niš, alle piattaforme di "reciproco riconoscimento", ai fucili della battaglia di Košare, Belgrado ripete la solita storia che il dialogo e l'ombrello dell'UE non hanno alternative, che tutto è come al solito, come se nel frattempo non fosse accaduto o cambiato nulla. È tattica? Sicurezza? Saggezza? Responsabilità? Esperienza? Preveggenza? Forza? Combinazione vincente? Un consiglio di amici o di "amici"?
La domanda da porsi è se qualsiasi accordo razionale con gli ex leader del terrorista KLA (Kosovo Liberation Army, Esercito di Liberazione del Kosovo) trasformati in politicanti sia possibile, anche a prescindere dal fatto che questi siano nelle liste dei ricercati e che godano del sostegno dei loro sponsor nella NATO e nell'UE? Sapendo che compaiono veramente nei mandati di cattura dell'Interpol e che godono del sostegno di amici "eccezionali" ...
La realtà è trattata in modo selettivo, come se fosse fatta solo da debiti, obblighi e restrizioni, come se la Serbia fosse uno stato senza radici, senza storia, diritti universali o appartenenze a varie organizzazioni internazionali, senza amici, e come se dipendesse esclusivamente dalla pietà dei singoli membri dell'UE e della NATO! La legalità ed i principi sono messi a tacere, come se entrambi fossero vantaggi dell' "altra parte" a cui non si dovrebbe ricordare altri argomenti a sostegno del proprio caso.
Nell'affrontare la questione Kosovo-Metohija non si dice nulla sul totale predominio degli approcci geopolitici e sugli interessi dei principali paesi occidentali. Non c'è il minimo sforzo di analizzare l'impatto delle nuove tendenze in Europa e nelle relazioni globali sulla posizione internazionale della Serbia e sulla sua capacità negoziale. Inoltre, c'è una netta resistenza, una strana avversione alla necessità di adattare tattiche e politiche negoziali alle realtà mutate. L'impressione è che siamo continuamente, giorno dopo giorno, nella macina di quegli stessi meccanismi neocoloniali di devastazione, lavaggio del cervello e sottomissione, disinteressati a cambiare qualsiasi cosa tranne che nel seguire lealmente gli "incoraggiamenti" dei commissari di turno che sono "nel miglior interesse per il futuro della Serbia ".
Nessuno accenna alla verità secondo cui per i principali paesi occidentali ai quali, sotto il formato negoziale di Bruxelles, la Serbia ha effettivamente ceduto nella scelta dello status di Kosovo e Metohija, l'unica soluzione accettabile è quella di stare dalla loro parte nel confronto con Russia e Cina. Questo va contro gli interessi vitali della Serbia. L'esperienza finora acquisita conferma che il quadro negoziale di Bruxelles esclude i principi di legalità, equilibrio, giustizia e sostenibilità, impedendo così alla Serbia di proteggere i suoi diritti e interessi legittimi, in particolare quelli derivanti dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
È stato detto che l'UE è il più grande investitore, il più grande donatore e il più grande partner commerciale della Serbia. Sebbene il fine di collegare la dichiarazione di cui sopra alle trattative con Pristina non sia dato in modo esplicito e deciso, rimane il messaggio sottinteso che questa benevolenza ci obblighi a sostenere anche le disoneste richieste riguardanti la sovranità, l'integrità territoriale e l'ordine costituzionale della Serbia. E le richieste sono queste : legalizzazione della creazione forzata di un nuovo stato in una parte del territorio dello stato Serbo; l'adesione del Kosovo all'ONU ed a tutte le altre organizzazioni internazionali; progettare nuovi confini internazionali; un altro esercizio per schiacciare la nazione Serba; la legalizzazione della pulizia etnica di 250.000 serbi e altri non albanesi; aprire la strada alla creazione di una "Grande Albania".
Quello che non viene detto è che gli Stati Membri dell'UE, specialmente quelli più ricchi, sono i più grandi vincitori nella democratizzazione, nella transizione e nella privatizzazione in Serbia. Ciò che non viene detto è che solo le banche degli Stati membri dell'UE hanno ricavato decine di miliardi di euro dall'economia e dai cittadini Serbi nei processi di liquidazione delle banche Serbe, nell'acquisizione del mercato finanziario Serbo e nel passaggio dal DM all'Euro. Nessuno si è ancora preso la briga di calcolare il profitto guadagnato dalle economie di quei paesi durante la privatizzazione che il Governo ha etichettato come predazione.
Il silenzio più assordante riguarda gli Stati membri della NATO / UE che hanno inflitto danni materiali diretti alla Serbia durante la criminale aggressione a guida NATO del 1999, per un totale di oltre 100 miliardi di dollari US. Se, nonostante il chiaro dovere legale di quei paesi di risarcire i danni di guerra, le più alte autorità statali continuano a ritenere sconcertante, per qualsiasi motivo, l'inclusione di questo argomento negli ordini del giorno di preadesione o in qualsiasi altro negoziato, allora il senso fondamentale dell'opportunità, della dignità nazionale e dell'auto-rispetto dovrebbe richiedere almeno una certa prudenza prima di ricoprire i rappresentanti dell'Occidente di immeritati complimenti per il loro patrocinio.
Si è parlato della necessità di una soluzione giusta che permetta ad ogni "parte" di vincere e di perdere qualcosa. Non si dice nulla sul minimo al di sotto del quale la Serbia non dovrà e non deve andare. Il risultato di questa "flessibilità" della Serbia sulle posizioni dell' "altra parte" e dei suoi mentori è rappresentato da ogni sorta di richieste avanzate quotidianamente e persino da minacce aperte e sfacciate che, in un modo o nell'altro, sono anche sostenute da rappresentanti dell'UE, USA, Germania e altri.. Non viene fatto alcun riferimento al fatto che, durante la negoziazione a Bruxelles, finora, la Serbia ha semplicemente ceduto i suoi diritti ed i suoi interessi, senza ottenere nulla di concreto in cambio. Quindi, la legittima domanda da porsi è se ci sono veramente le condizioni per un compromesso equilibrato e giusto che conduca ad una pace ed una stabilità durature.
Indipendentemente da ciò che i rappresentanti di alcuni paesi occidentali possano dire, il loro perpetuo ricatto alla Serbia e il sostegno aperto a quelli che hanno rivendicazioni territoriali o di altro tipo contro la Serbia testimoniano che, per loro, la Serbia non sarà mai troppo piccola, troppo debole o troppo umiliata per smettere di farla a pezzi, indebolirla ed umiliarla.
Dicono che la Serbia stia diventando sempre più forte e rispettata; nessuno dice che non è mai stata umiliata, ingannata e ricattata come al giorno d'oggi. Il linciaggio pubblico del funzionario serbo Marko Đurić recentemente messo in scena e le dozzine di rappresentanti eletti del popolo serbo in Kosovska Mitrovica sono indicativi del reale atteggiamento nei confronti della Serbia.
Dicono che è stato concluso un accordo con la NATO che non permetterà a nessuna forza (militare) di entrare nel Nord della Provincia, mentre la KFOR - composta prevalentemente da truppe NATO - in quella stessa parte della provincia difende le "ROSU" (Regional Operational Support Unit, Unità Regionali di Supporto Operativo, sono reparti speciali della Polizia del Kosovo N.d..T.) ogni volta che queste mostrano, ripetutamente, la loro forza, le armi e le attrezzature avute dalla NATO. L'atteggiamento dell'UE e della NATO verso l'UNSCR 1244, l'Accordo di Bruxelles sui Principi e l'Accordo con la NATO sul Nord della Provincia, possono avere qualche influenza nel predire la loro posizione nei confronti di eventuali nuovi ipotetici documenti legali da firmare, o forse questa è una domanda retorica?
Le più alte autorità statali parlano della cosiddetta neutralità di status dell'UE e di EULEX (European Union Rule of Law Mission in Kosovo, Missione dell'Unione Europea per lo Stato di Diritto in Kosovo N.d.T.) , anche se il buon senso riconosce che questa è una palese ipocrisia, dato che sia EU che EULEX in Kosovo e Metohija stanno attuando il piano generale per creare un nuovo membro della NATO e dell'ONU, disegnando nuove frontiere, consolidando la pulizia etnica dei Serbi e spingendoli verso nord.
È stato detto che il Kosovo è perduto da tempo, che i precedenti governi avevano dato tutto, che gli attuali governi semplicemente "cercano di salvare ciò che può essere salvato" e che la Costituzione non è una difesa. E poi si aggiunge che abbiamo bisogno di coraggio, che siamo pronti per "decisioni dolorose", che la Serbia ha bisogno di altri paesi, specialmente della Germania, più di quanto abbia bisogno della Serbia, eccetera eccetera.
MA! Se altri, precedenti governi hanno già perso o fatto tutto, quale è il motivo di tutta questa confusione di pressioni, menzogne, ipocrisia, ricatti e umiliazioni da un lato, e di generose offerte di donazioni, investimenti e riconoscimenti al governo in carica, dall'altro? Stiamo assistendo ad un gioco che è un misto di intimidazione ed inganno.
A chi ed a cosa serve dire che la Serbia ha bisogno della Germania e di altri paesi più che della Serbia stessa? Qualunque sia la necessità di tale confronto, quale obiettivo dovrebbe raggiungere? Vuol forse dire che, invece dell'uguaglianza, della mutualità, della reciprocità e dell'indipendenza, la Serbia intende approvare e proclamare volontariamente la propria sottomissione? Quali altri motivi potrebbero spingere gli investitori tedeschi a investire in Serbia se non quelli dei propri interessi, profitti e astronomiche sovvenzioni dal Bilancio della Serbia?
Le dichiarazioni dei rappresentanti serbi abbondano di contraddizioni, sbalzi di umore che vanno dall'entusiasmo alla frustrazione. In questo schema, il significato stesso di alcuni termini usati abitualmente nella vita politica diventa oscuro. Ad esempio, bisogna avere il coraggio di difendersi dalle richieste illegali, amorali e ricattatorie o si deve accettarle a scapito della Serbia?
Screditare la posizione ufficiale della leadership nazionale della Francia che la priorità sia la riforma dell'UE (leggi: la sopravvivenza) rispetto al suo allargamento, ed ammettere le interpretazioni fuorvianti che sia possibile condurre parallelamente sia le riforme dell'UE che il suo allargamento, equivale ad un invito a ficcare la testa nella sabbia.. Alla luce delle crescenti divisioni e degli incerti risultati delle riforme a lungo termine dell'UE, le favole sull'allargamento dell'Unione che coinvolga i Balcani Occidentali servono solo a nascondere la nuda verità che questo allargamento sta diventando sempre più distante e incerto. Si può ragionevolmente supporre che si continuerà con queste panzane, perché una decisione formale (ammissione) secondo cui ogni nuova adesione è indefinitamente accantonata o rinviata (sine die) danneggerebbe la credibilità di tutti coloro che hanno proclamato l'appartenenza all'UE come "la via senza alternative" . Certo, ciò potrebbe aggravare l'instabilità, ritorcersi contro l'UE e rendere le riforme ancora più difficili.
E' caduto il silenzio sullo spudorato sfruttamento da parte dell'Unione Europea dell'aspirazione della Serbia all'adesione che mirava a ingannare la Serbia nel disegnare nuovi confini, nella creazione illegale di un nuovo stato su una parte del suo territorio statale, in una nuova divisione della nazione serba e nell'unificazione della nazione albanese, nel perdonare alla NATO il crimine di aggressione, tutto questo per ridurre le divisioni interne all'UE. L'obiettivo geopolitico comune dell'UE e della NATO di far firmare alla Serbia un "documento completo e giuridicamente vincolante" riconoscendo in tal modo il Kosovo, se fosse raggiunto trasformerebbe una secessione unilaterale illegale in una soluzione legale e consensuale. A questo punto, il ragionamento secondo cui la secessione del Kosovo sia un pericoloso precedente sarebbe confutato o almeno fortemente indebolito a causa dell'ipotesi di approvazione della Serbia. A sua volta, ciò introdurrebbe una possibilità concreta per l'UE di rimuovere una causa di gravi divisioni interne che ne bloccano il funzionamento (poiché cinque Stati membri non riconoscono l'indipendenza del Kosovo).
Ci viene detto che l'obiettivo dei negoziati è quello di raggiungere una riconciliazione storica tra le nazioni Serbe ed Albanesi, e poi ci viene detto, correttamente, che non stiamo negoziando con gli Albanesi ma con gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania. Nessuno fa notare che tali negoziati e l'obiettivo dichiarato di "riconciliazione storica" siano reciprocamente in conflitto tra loro. I grandi poteri non risolvono le crisi, le gestiscono. Ciò è particolarmente vero nel contesto del crescente confronto globale a cui stiamo assistendo attualmente.
Il "documento completo giuridicamente vincolante" è pubblicamente considerato come un "documento in bianco" i cui contenuti futuri sono sconosciuti. Nulla è detto sul ragionamento che consente un'approvazione anticipata di un documento la cui formulazione non è nota a nessuno, compresi i presunti firmatari per conto della Serbia.
Per lo più non si fa nessun accenno al fatto che la UNSCR 1244 sia il documento giuridico completo di base, documento di estrema importanza, che impegna tutti i membri delle Nazioni Unite, compresi gli Stati membri dell'UE e della NATO, che ha una rilevanza duratura, che non può essere abrogato, sostituito o invalidato in altro modo che seguendo la stessa procedura con cui è stata adottato, e che, tuttavia, non ha reso effettiva neanche una singola clausola che riguardi il diritto della Serbia e del popolo Serbo. Non è chiaro, chi o cosa impedisce o scoraggia la Serbia dal richiedere l'osservanza e l'attuazione degli obblighi pendenti previsti da questo documento? Che cosa otterrà la Serbia mantenendo il silenzio su questa risoluzione? Cosa c'è di sfavorevole per la Serbia e, forse, di favorevole per Pristina?
Certo è che i precedenti governi hanno commesso errori fondamentali : in primo luogo, avendo rivolto alla Corte Internazionale di Giustizia la richiesta di un suo parere consultivo con una formulazione errata e, in secondo luogo, avendo consentito il trasferimento dei negoziati a Bruxelles nell'ambito dei "buoni servizi" dell'UE mediante la cosiddetta "risoluzione proposta congiuntamente" (della Serbia e dell'UE) all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Entrambi sono vere. Tuttavia, ciò che non è stato detto è che sia l'opinione della CIG (Corte Internazionale di Giustizia) che la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sui servizi dell'UE non sono di natura vincolante ma piuttosto di carattere consultivo e, come tali, non impediscono alla Serbia di impegnarsi a rimediare agli errori. Anche se gli errori commessi dai governi precedenti sono davvero riprovevoli, di sicuro non possono servire come scusa per fare gli stessi errori, o anche più gravi, oggi o nel futuro.
Ciò che in particolare non è mai stato menzionato è che le opinioni consultive e le risoluzioni consultive di qualsiasi organismo o agenzia delle Nazioni Unite non interferiscono, in alcun modo, con i poteri del Consiglio di Sicurezza o prevalgono sull'applicabilità della UNSCR 1244.
È stato ripetuto più e più volte che il Kosovo è perso e il governo sta solo “salvando ciò che è possibile salvare”; stiamo ascoltando i discorsi sulla difficile posizione negoziale, sulle realtà sul terreno, errori del passato, delusioni, equivoci e miti, incapacità di comprendere valori e interessi reali. Il pubblico è costantemente bombardato da previsioni di disastro se non si cambia la coscienza delle nazioni; la nostra storia, la Costituzione, le caratteristiche intrinseche della nazione vengono svalutate. Al posto di criteri morali, spirituali, storici e di principio, ci vengono offerti esclusivamente approcci selettivi e criteri economici, commerciali ed affaristici. Come se l'accettabilità di questi dovesse dipendere da una popolazione impoverita e disorientata dalla propaganda Occidentale.
Si rimane sbalorditi dalla totale assenza di sforzi per identificare, presentare o utilizzare qualsiasi argomento o fatto che serva al rafforzamento della posizione negoziale della Serbia. È come se i maggiori problemi della nostra leadership fossero la cattiva coscienza ed il sistema di valori sbagliati della propria nazione, piuttosto che la politica anti-Serba dei centri di potere Occidentali. In particolare, non ci sono iniziative per ricercare e scoprire argomenti nuovi e meno noti che rafforzino la nostra capacità negoziale. Questa attenzione unilaterale nel dare risalto a tutto ciò che ostacola la posizione negoziale della Serbia, unita alla totale indifferenza per gli argomenti favorevoli alla Serbia, è stato un fenomeno senza precedenti nella storia contemporanea degli affari internazionali.
Certe parti dell'élite serba sono già "collegate in rete" al sistema corporativo multinazionale liberale occidentale, legando i propri privilegi ed il proprio futuro agli interessi di questo sistema neocoloniale, indipendentemente dal prezzo che deve essere pagato dallo stato e dalla nazione in termini di perdita di indipendenza, identità e, in definitiva, di territorio. Parti della società che si definiscono elite acquisiscono sostanziali privilegi materiali partecipando a progetti generosamente finanziati da fonti UE e NATO, in attività del cosiddetto settore civile (ONG), varie task forces, forum, centri, convegni, associazioni e simili. Quindi, è logico che le politiche che propongono pubblicamente, compreso il cosiddetto dialogo interno su Kosovo e Metohija, siano conformi e corrispondano alle aspettative ed agli interessi dei centri di potere che finanziano le loro operazioni. La loro interpretazione degli interessi nazionali e statali e le dichiarazioni pubbliche che implicano più o meno apertamente che la Serbia dovrebbe riconoscere il Kosovo e Metohija come uno stato indipendente, sono il risultato diretto del loro interesse a preservare i propri privilegi. Il loro ruolo assegnato è quello di persuadere il pubblico che "una vita migliore" dipende dall'approvare le "dolorose" decisioni pragmatiche delle autorità.
Ci dicono del valore del Primo Accordo di Bruxelles sui Principi per la Normalizzazione e le sue disposizioni sulla Comunità dei Comuni serbi. In questa narrazione, detto Accordo è paragonato all'Accordo Dayton-Parigi, il che è, per usare un eufemismo, un'esagerazione (non l'unica). Anche dopo che ci siamo resi conto che nel 2013 la Serbia è stata indotta a firmare ciò che, cinque anni dopo, si è rivelata una frode, continua senza sosta il tentativo di convincere il pubblico della necessità di firmare un nuovo "documento legalmente completo"!
Ci dicono che dobbiamo salvare la nostra gente in Kosovo e Metohija. E' vero, certamente. Ma lasciamo da parte, per un momento, la domanda se siamo d'accordo che il popolo serbo in Kosovo e Metohija sia ostaggio dell'arbitrarietà della leadership di Pristina (e dei loro mentori), dal momento che il solo modo per proteggerli consiste in ritirate senza fine e nel soddisfare ogni piccolo capriccio di quella leadership; tuttavia, c'è una domanda ancora senza risposta : perché sul diritto di 250.000 Serbi espulsi e altri non albanesi di tornare liberi, sicuri e dignitosi alle loro case ed alle loro proprietà nella Provincia, c'è stato un totale silenzio per così tanto tempo? Chi e perché ritiene strano insistere nel negoziare su questo vitale, prioritario interesse della Serbia e del popolo Serbo? Di tanto in tanto, viene sussurrata una "spiegazione" del fatto che il problema è stato sollevato, ma che "l'altra parte" si è rifiutata di discuterne. Ma che genere di argomento è questo? Qual è la portata e l'elenco dei problemi che dovremmo risolvere per mantenere l'etichetta di Europei flessibili, tolleranti, responsabili, saggi, coraggiosi e prevedibili?! Significa forse che la Serbia è obbligata a negoziare solo le questioni che interessano "l'altra parte"? Che tipo di futuro è quello per cui la Serbia deve permettere la pulizia etnica di un numero importante di propri cittadini dal Kosovo e Metohija? Con chi e per conto di quali "valori comuni" la Serbia deve negoziare, visto che né l'UE, né gli USA, la Germania, la Francia, l'Italia, l'EULEX, l'UNMIK, la KFOR, la NATO, l'OSCE vogliono rispettare questo obbligo nei confronti della nazione Serba? Si spera che nessuno faccia obiezioni "convincenti" come il numero da definire di persone interessate al ritorno, o la questione di risorse finanziarie limitate, eccetera.
È stato detto che gli obiettivi più importanti della Serbia nei negoziati facilitati dall'UE sono la pace, la stabilità e lo sviluppo. Non è stato detto che la pace seguita all'aggressione della NATO contro la Serbia (la RFJ) del 1999 non è stata siglata nei negoziati con l'UE, ma nei negoziati che coinvolgono la Repubblica Federale di Jugoslavia, gli Stati Uniti, la Federazione Russa, l'UE, il G-8, e cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Le condizioni e le congetture di pace sono state confermate dall'UNSCR 1244. Non è mai stato ricordato che le basi della pace costituiscono l'Accordo Milosevic-Ahtisari-Chernomyrdin del 3 giugno, l'Accordo Tecnico-Militare del 9 giugno e la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 10 giugno 1999.
Nulla è detto del fatto che, insieme, questi documenti reciprocamente integrati costituiscono una base per la pace sostenibile, la stabilità e lo sviluppo nella regione e in Europa; nulla è detto del fatto che non esistono e non possono esistere documenti multilaterali, bilaterali o di altro tipo che prevalgano giuridicamente o politicamente sulla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; nulla è detto del fatto che in nessun modo la Serbia possa rinunciare alla risoluzione 1244 dell'UNSCR, che sia volontariamente o con la forza.
Nessuno osa far notare che intralciare, ignorare o rinunciare alla risoluzione 1244 dell'UNSCR equivale a rinunciare alla pace e alla stabilità in Europa. La soluzione per il Kosovo e Metohija, che l'Occidente desidera è quella che serve esclusivamente al suo confronto con la Russia. Nessuna altra soluzione sarebbe accettabile per l'Occidente.
Questo è il motivo per cui la Serbia deve presentare una richiesta di piena attuazione della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite senza indugio, perché questa è l'unica strada in grado di fornire una soluzione legittima, valida e giusta che serva gli interessi della pace, della stabilità e dello sviluppo sostenibile.
1) Politico Serbo del Kosovo e Metohija, ucciso il 16 gennaio 2018, a Kosovska Mitrovica, nel nord del Kosovo
2) Direttore della Direzione Governativa per il Kosovo e Metohija
Traduzione dal Serbo: Branislava Mitrovic
Traduzione in italiano di Giorgio F. per Forum Belgrado Italia/ CIVG