Come ogni anno, il 10 febbraio è il giorno in cui ricercatori e ricercatrici di storia sono chiamati a esporsi sul “Giorno del ricordo”, ragionando di foibe e delle «complesse vicende del confine orientale», secondo quanto suggerisce la Legge n. 92 del 2004 che istituisce questa giornata. Come ogni anno, puntualmente, ricercatori e ricercatrici di storia sono accusati di essere negazionisti perché non si fermano a condannare la tragedia delle foibe ma, documenti alla mano, cercano di fare il loro mestiere, vale a dire capire ‒ e far capire a un più ampio pubblico ‒ quelle vicende, inserendole nel loro contesto...
http://storieinmovimento.org/2021/02/11/parma-csm-giorno-del-ricordo/
I senatori dell’estrema destra hanno presentato un disegno di legge che chiede di ricomprendere chiunque non si adegui alle vulgate e alla propaganda sulle foibe nell’articolo del codice penale (604 bis) che punisce i negazionisti della Shoah. Si giunge così all’ultimo stadio di un processo degenerativo del dibattito pubblico sul passato che oggi propone l’equiparazione antistorica attraverso l’applicazione del dispositivo penale.
Quasi un decennio prima Luciano Violante insediandosi da presidente della Camera aveva invitato a comprendere «i motivi» e le ragioni dei «ragazzi di Salò» ovvero dei collaborazionisti fascisti che avevano torturato e assassinato decine di migliaia di civili e partigiani al fianco dei nazisti mentre l’Italia combatteva la sua Guerra di Liberazione 1943-45.
Con il giorno del ricordo la «storia per legge» compiva il suo passo decisivo e si avviava lungo il percorso approdato oggi al «populismo storico», ovvero all’uso politico della storia che distorce il senso degli eventi, determina la torsione della conoscenza e viene usato come regolazione e controllo selettivo della memoria per governare il presente. Il populismo storico si propone la contestazione di legittimità dell’impianto valoriale antifascista emerso dalla seconda guerra mondiale e crea le condizioni di convergenza tra estrema destra sovranista e grandi istituti finanziari come la banca d’affari JP Morgan che già nel 2013 indicò la Costituzione italiana nata dalla Resistenza come un ostacolo all’egemonia liberista.
L’approdo regressivo di oggi ha avuto una lunga gestazione passando attraverso tre fasi determinate da eventi periodizzanti e concluse con il riadattamento populista della narrazione storica.
La prima fase 1945-1989 (dal secondo dopoguerra alla caduta del muro di Berlino) fu segnata dalla centralità della Resistenza europea come radice di rifondazione democratica del continente e dalla condanna della Germania nazista come responsabile unica della guerra di sterminio (ciò permise all’Italia di eludere i conti con il fascismo e i crimini di guerra).
L’Italia è stata laboratorio sperimentale di questa involuzione, tuttavia fu il Parlamento europeo con la risoluzione del 19 settembre 2019 ad equiparare nazismo e comunismo, aggregandoli nella discussa e discutibile categoria politologica del totalitarismo, contribuendo a questa deformazione e disconoscendo la centralità e l’eccezionalità della Shoah (art. 3 e 10 della risoluzione) in cui l’unicità dell’Olocausto viene meno ed esso si trasforma in una delle atrocità della Seconda Guerra Mondiale.
Un controllo del passato finalizzato al governo del presente contro la memoria dei civili di ieri, che subirono il nazifascismo e lottarono contro di esso, e contro i civili di oggi che muoiono in mare o sul lavoro; che si vedono privati dei diritti e subiscono discriminazioni o violenze. «Nell’infermeria del Lager di Buna-Monowitz – scrive Primo Levi – eravamo rimasti in ottocento. La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Erano quattro giovani soldati quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo».
La questione della libertà della storia diviene oggi questione di civiltà proprio laddove «l’ingiustizia diventa legge» e «la Resistenza diventa dovere».
di Movimento "Lotte di Civiltà" 26/06/2021
La proposta di legge numero 3107 presentata alla Camera dei Deputati l’11 maggio 2021 dai parlamentari di Fratelli d’Italia Cirielli, Ciarburro, Delmastro Delle Vedove, Silvestroni, Vinci, dal titolo “Disposizioni per il contrasto di gruppi, organizzazioni, movimenti, associazioni e partiti che perseguono finalità antidemocratiche proprie delle ideologie totalitarie comuniste o di matrice religiosa islamica estremista”, rappresenta un chiaro attacco principalmente alla Costituzione e in particolare all’articolo 18: che cita: “1. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. 2. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”.
Attacco perpetrato da chi discende in linea retta da quel Benito Mussolini e da quel Giorgio Almirante che, sia prima della nascita della Repubblica che dopo, fino ad oggi, hanno violato e violano il secondo comma dell’articolo 18 in argomento. Da notare come mai nel testo depositato venga proferita la parola “fascista”, come se tale ideologia, tale regime, non sia mai esistito sia in Italia che altrove. Non può quindi che considerarsi una meditata e vile aggressione a chi nel corso della Repubblica, e anche prima con la lotta al fascismo e con la Resistenza, ha garantito al Paese la democrazia e la libertà che abbiamo vissuto finora e che questi soggetti ora destabilizzano strumentalizzando e modificando a loro piacere la controversa proposta di risoluzione 2019/2819 (RSP) del 19 settembre 2019, che citiamo testualmente: “la memoria delle vittime dei regimi totalitari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo, nonché la sensibilizzazione a tale riguardo, sono di vitale importanza per l’unità dell’Europa e dei suoi cittadini e per costruire la resilienza europea alle moderne minacce esterne”. Si riferisce evidentemente al Nazismo di Hitler e al Totalitarismo attribuito con estrema leggerezza e revisionismo a Stalin.
I parlamentari “promotori” estendono il concetto al nostro Paese, dimenticando che i comunisti, insieme ad altri soggetti politici ma principalmente i comunisti, hanno combattuto e sono morti in una guerra, la Resistenza al nazifascismo, in cui i maggiori di questi onorevoli, quelli da cui essi traggono ispirazione, erano avversari politici, ideologici e militari, configurandosi esattamente dalla parte opposta, ovvero ad esempio nelle file della X flottiglia Mas, oppure militanti poi nella Repubblica di Salò o direttamente arruolati con i Nazisti per impedire che l’Italia avesse una Repubblica democratica, autonoma e libera.
Essi scrivono: “La nostra nazione, negli ultimi anni, ha subito, direttamente e indirettamente, le conseguenze delle azioni poste in essere da individui o da gruppi di individui facinorosi ispirate a ideologie totalitarie che compromettono i diritti fondamentali dell’uomo, così come riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.” Inventando radicalmente un falso storico e invertendo i ruoli: secondo loro i comunisti oltraggerebbero la Nazione ed in contrasto a ciò, costoro, novelli paladini, propongono di mettere al bando il comunismo e i comunisti in Italia. Tutto ciò è a dir poco assurdo!
Non si limitano ai confini nazionali, scrivono anche: “A seguito di una politica troppo «buonista» si tollerano azioni, gesti, slogan e simboli che traggono la loro ispirazione dal regime dittatoriale comunista che in passato ha governato nell’Unione Sovietica, nell’Europa dell’est, in Cambogia, in Vietnam, in Cina, in Corea del Nord, a Cuba e che, oggi, è presente in Venezuela e in numerosi Paesi africani, mietendo milioni di vittime.” Essi hanno già dimenticato, oppure hanno volutamente ignorato, i medici cubani che sono venuti in soccorso della nostra popolazione durante il momento più cruento della Pandemiae invece riscrivono la storia a modo loro, revisionandola, non facendo menzione che i regimi totalitari di matrice fascista che i popoli hanno combattuto, mentre i fratelli di questi parlamentari aiutavano e istruivano il nemico fascista, sono i veri artefici dei massacri ai quali si riferiscono. Tra l’altro in diversi Paesi al Mondo, il Comunismo ha permesso di sconfiggere la povertà, la fame e le malattie, garantendo ai suoi popoli i diritti primari, quali l’istruzione, la casa, il lavoro ed il salario, la salute, il piacere del vivere comune, in un clima di pace e serenità.
Ma la mistificazione della storia, negli ultimi anni, è uno dei passatempi preferiti da parte di questi neo fascisti, con le loro vergognose e faziose attività “politiche” hanno ottenuto che strade e piazze vengano intitolate al Criminale Giorgio Almirante, si oppongono alla revoca della cittadinanza onoraria data da moltissimi luoghi d’Italia nel ventennio a Benito Mussolini, creano reliquiari per i loro “caduti”, criminali guidati da quel Valerio Borghese che tra il 7 e l’8 dicembre 1970 organizzò l’unico colpo di Stato, fortunatamente non riuscito, alle istituzioni Repubblicane Italiane, e potremmo proseguire a menzionare altri fatti insulsi.
I suddetti parlamentari, dimenticando i milioni di Italiani che i loro predecessori hanno dapprima perseguitato, torturato e poi inviato nei campi di sterminio nazista ove sono morti, scrivono: “Le indagini storiche che sono state condotte stimano in quasi cento milioni i morti, vittime di un sistema che con la repressione, il terrore e il potere ha influenzato la vita sociale e politica di molte nazioni, tra cui anche l’Italia. Il terribile bilancio delle vittime del comunismo comprende, purtroppo, anche il dramma delle foibe, l’epurazione etnica e il conseguente esodo degli italiani dalle terre orientali dell’Istria e della Dalmazia. Tutto ciò accadde nell’indifferenza anche del partito comunista italiano, eterodiretto, purtroppo, da Mosca tramite il suo uomo di fiducia, Palmiro Togliatti.” La storia, quella vera, ci informa invece che i comunisti furono perseguitati insieme ai convinti antifascisti i quali subirono a migliaia vessazioni di ogni genere attraverso arresti e omicidi perpetrati in continuità; e non possiamo qui non ricordare gli assassinii di Matteotti e dei fratelli Rosselli nonché gli anni di carcere duro di Antonio Gramsci, che hanno portato alla morte, e dei tanti compagni comunisti e socialisti. Omettono di dire i parlamentari che molti dei tremila uccisi nelle foibe furono ex funzionari fascisti che avevano oppresso e massacrato e che si erano fatti odiare per questo, dalle popolazioni giuliane e dalmate. Con questa affermazione non intendiamo giustificare, comunque, quella strage, anche se in ogni caso non può essere paragonata all’annientamento di milioni tra ebrei, sinti, rom, sovietici, comunisti in genere, omosessuali, portatori di handicap e da tutte quelle altre etnie e categorie invise al nazi-fascismo.
A giustificazione della loro proposta i parlamentari scrivono: “L’Italia, infatti, dopo la seconda guerra mondiale e fino all’inizio degli anni ’90, è stata caratterizzata da un terrorismo di matrice comunista fautore di vili attentati e omicidi, con collusioni accertate con i servizi segreti delle nazioni comuniste del Patto di Varsavia egemonizzato dall’Unione Sovietica” non citando che le indagini sulle Brigate Rosse, a cui questi senza nominarle si riferiscono, hanno dimostrato la presenza di intrecci tra criminalità organizzata, mafia, servizi segreti italiani deviati, servizi segreti americani e politici italiani non certo comunisti. Cercano ancora di manipolare la storia, facendo passare il Partito Comunista Italiano per un partito sovversivo, senza soppesare innanzitutto il comportamento tenuto da Togliatti dopo il suo tentato omicidio, il quale piuttosto che scatenare una guerra civile (ne avrebbe avuto ben donde e con grande seguito) preferì la pace e che nel suo ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia del Governo di Unità Nazionale agì costantemente durante tutto il suo mandato politico per pacificare il Paese senza perseguire azioni di vendetta nei confronti dei tanti ex fascisti italiani. Omettono volutamente inoltre di registrare il dichiarato distacco e la condanna operata dal Partito Comunista Italiano alle Brigate Rosse. Gli sbadati parlamentari, scordano di elencare i numerosi attentati messi in atto dal “terrorismo nero” di influenza fascista, fra i più eclatanti: Bombe del 25 aprile 1969 (stazione Centrale Milano); Attentati ai tremi dell’estate 1969; la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (Milano); la strage di Gioia Tauro del 22 luglio 1970; il Golpe Borghese del 8 dicembre 1970; strage di Peteano del 31 maggio 1972; la strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (Brescia); la strage dell’Italicus del 4 agosto 1974 (provincia di Bologna); la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980; la strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984.
Nella proposta di legge imputano inoltre, all’Unione Sovietica in primis, i più efferati crimini nei confronti dell’umanità, paragonando implicitamente fra l’altro i “Gulag” ai campi di concentramento nazisti, revisionando anche in questo caso la storia. I “Gulag” infatti possono essere considerati come il “proseguo naturale” della Rivoluzione d’Ottobre Leninista, ove venivano esiliati avversari politici e sostenitori della monarchia degli Zar, contrari pertanto agli ideali di lotta di classe e rivoluzione proletaria con conseguente “dittatura del proletariato”, con il fine di giungere al “socialismo reale”. Non siamo a giustificare alcun tipo di violenza nei confronti dell’essere umano ma a sottolineare la differenza di metodo e di contenuto, attuata invece dai nazi-fascisti che invece fomentavano l’odio razziale e per tale motivo si prefiggevano di eliminare dalla faccia della terra interi popoli. In Italia il fascismo emanò leggi razziali, le quali generarono discriminazioni, violenze, persecuzioni, rappresaglie, deportazioni e morte.
Altro tema ricorrente leggendo la proposta di legge, è la messa al bando del “fondamentalismo islamico”, mettendo quindi sullo stesso piano terrorismo a scopo religioso e il comunismo. Un’assimilazione priva di ogni logica. Nulla ha a che fare l’ideologia socialista, e quindi il realismo materialista del comunismo come metodo di governo, con lo sciovinismo di aspirazione religiosa intrisa di idealismo Kantiano, molto più affine altresì al pensiero fascista ed alle sue radici fondate da Giovanni Gentile. Dall’alba dei tempi le religioni e la volontà del dominio delle stesse sulle popolazioni, hanno seminato sofferenza e morte, il comunismo ne è stato storicamente convinto antagonista sia dal punto di vista filosofico che politico.
A questo punto i “promotori” della proposta di legge in questione fanno la loro affermazione più grave di mistificazione storica: “Ancora oggi non si può negare che molti giovani inneggiano al comunismo e ai suoi principi antidemocratici, ignari della verità storica di quella che fu una dittatura atroce e pericolosa, come correttamente affermato dal Parlamento europeo.” Occorre riportarli alla realtà, ove esistono giovani e non solo che inneggiano al Comunismo, lo fanno in quanto credono esso sia unico baluardo di libertà in contrapposizione al totalitarismo nazi-fascista che nel nostro Paese, in tutta Europa ed in molte Nazioni del pianeta, ha ripreso vigore, pur essendo stato dichiarato fuori Legge dalla nostra Costituzione in primis peraltro obliando coscientemente che essa nasce con la partecipazione attiva dei comunisti frutto dell’impegno democratico e antifascista e dimenticando altresì il ruolo importante svolto dal compagno Umberto Terracini presidente dell’Assemblea Costituente. I dettami della Carta Costituzionale però non vengono applicati da un Governo e da uno Stato palesemente indirizzato dalla destra estrema e da essa soggiogato.
Lo scopo, quindi, di questa proposta di Legge è annichilire gli unici possibili difensori della Costituzione, coloro che hanno combattuto, arrivando a sacrificare spesso la propria vita, ma che hanno vinto il fascismo, ideologia “idealistica” da cui questi parlamentari dipendono, avendo così la strada spianata per poter attuare il loro evidente perfido piano, ovvero riuscire nella trasformazione del nostro Paese in uno Stato fascista.
Paragonare inoltre l’attività del Partito Comunista Italiano dal 1946 al 1991, periodo in cui il popolo italiano ha acquisito conquiste sociali enormi attraverso una lotta democratica in Parlamento, e ciò per merito proprio dei comunisti, al partito fascista da cui questi parlamentari traggono origine e il cui nome non possono usare perché vietato dalla Costituzione, è uno scandalo che dovrebbe vedere indignati non solo i comunisti ma tutto il popolo italiano.
Questo campanello d’allarme è troppo altisonante per essere ignorato, invece purtroppo sta passando quasi nel silenzio assoluto. Attendere ulteriormente nel generare una protesta forte e concreta potrebbe essere un errore, pertanto ci proponiamo di unire sin da subito le nostre risorse ed attivarci affinché questa vigliaccheria venga rigettata dopo essere stata messa alla gogna pubblica, come è giusto che sia.
La liberazione noi comunisti l’abbiamo pagata con il sangue, rosso come la nostra bandiera e non dobbiamo permettere che tutto ciò venga cancellato tra gli scranni istituzionali, completamente occupati da neo liberisti e fascisti, senza far sentire vibrato il nostro dissenso.
Dobbiamo coordinarci, unirci tutti e gridare che il vento fischia ancora.
#foibe, ddl Ciriani contro la ricerca storica
Si tratta di un tentativo palese di criminalizzare la ricerca storica e di imporre alla storiografia italiana il divieto di smontare le tante balle che sono state diffuse dalla destra intorno alle vicende del confine orientale.
Si conferma che facemmo bene a non votare la legge istitutiva del Giorno del Ricordo che ha aperto le porte a una operazione di revisionismo storico che si è trasformata in senso comune.
Purtroppo sono state le stesse istituzioni e le più alte cariche dello stato negli ultimi 20 anni ad avallare il luogo comune che chi contesta la narrazione che fu messa in circolazione dall'estrema destra nel dopoguerra faceva negazionismo storico.
Paragonare la storiografia seria al negazionismo dei crimini nazisti è un'assurdita' abnorme quanto l'equiparare la vicenda delle foibe ad Auschwitz e alla "soluzione finale".
È vergognoso che un progetto di legge di un partito che conserva nel simbolo la fiamma neofascista prosegua il suo iter senza nessuna vera opposizione.
Mentre invoca la libertà di opinione per difendere il razzismo e l'intolleranza contro omosessuali, lesbiche e trans il partito di Giorgia Meloni prepara la museruola per gli storici e le stesse università.
Mar 10, 2021
Lettera aperta a S.E. il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella
ci permettiamo di richiamare la Sua attenzione su un fatto che ha destato la nostra più viva preoccupazione. Il 24 febbraio il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato una mozione (n.29) con cui si chiede alla Giunta regionale di sospendere “ogni tipo di contributo a favore di tutte quelle associazioni che si macchiano di riduzionismo e/o di negazionismo nei confronti delle foibe e dell’esodo istriano fiumano e dalmata”.
Il documento ambisce a fissare l’inquadramento storico del fenomeno delle foibe e dell’esodo, riportando però dati numerici in contrasto con quelli su cui converge la storiografia più attendibile e avvalorando una tesi interpretativa univoca, quella della pulizia etnica e del genocidio, anch’essa scientificamente controversa. Si pretende così di imporre, su basi per altro storiograficamente infondate, una sorta di incontrovertibile “verità di Stato” e si arriva a prospettare per chi non si allinea la minaccia del ricorso alla normativa antinegazionista introdotta dal Parlamento nel 2016. Una legge nata per sanzionare sul piano penale i negatori della Shoah viene dunque brandita per un altro scopo. Sotto accusa viene messo anche un testo come il Vademecum per il Giorno del ricordo, elaborato da storici e storiche autorevoli dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli Venezia Giulia. Consideriamo inaccettabile che implicitamente uno dei massimi studiosi dell’argomento, Raoul Pupo, già invitato al Quirinale nel 2012 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come relatore ufficiale in occasione del Giorno del Ricordo, possa venire adesso tacciato di “riduzionismo” e accostato di fatto a figure di negazionisti antisemiti come David Irving o Robert Faurisson.
È del tutto evidente che appaiare al “negazionismo” o alla “propaganda” di fatti criminali concetti assai più labili e ambigui come “riduzionismo” e giustificazionismo”, significa in realtà aprire la strada a inaccettabili abusi “interpretativi”, a scopo di censura, da parte di corpi politici o amministrativi.
La mozione approvata dal Consiglio Regionale Veneto si affianca ad un’altra analoga votata nel 2019 dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Si configura pertanto una tendenza pericolosa di manipolazione politica della storia. Ciò rappresenta un rischio gravissimo per la libertà di ricerca, il libero dibattito scientifico, e più in generale per la libertà di espressione nel nostro Paese.
È importante che gli italiani e le italiane conoscano le vicende drammatiche delle foibe e dell’esodo dei giuliani, dei dalmati e dei fiumani: non si può però consentire che una lettura di parte, ispirata a un timbro ultranazionalistico, risulti imposta a tutti per legge. Ciò, per altro, andrebbe in direzione contraria allo sforzo da Lei intrapreso con coraggio e determinazione per declinare la memoria delle foibe e dell’esodo quale memoria europea riconciliata, basata sul riconoscimento reciproco dei torti e delle violenze di cui le parti (Italia, Slovenia, Croazia) storicamente si sono rese responsabili, con lo sguardo rivolto in avanti, alla fattiva collaborazione nell’ambito dell’Unione europea. In questo senso abbiamo molto ammirato il gesto da Lei compiuto lo scorso luglio con la visita congiunta di Stato a Trieste, insieme al Presidente sloveno Borut Pahor.
Ci rivolgiamo quindi a Lei, Signor Presidente della Repubblica, pregandoLa di vigilare affinché scelte politiche come le mozioni approvate in Veneto e in Friuli Venezia Giulia non compromettano quel percorso e soprattutto non avvelenino il dibattito pubblico che deve poggiare su basi scientifiche, andando a ledere la libertà della ricerca e il diritto di esprimere pubblicamente i suoi risultati, beni preziosi, anzi fondamentali, per la salute di una società democratica.
Giulia Albanese – Università di Padova/Presidente dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea
Filippo Focardi – Università di Padova/Direttore scientifico Istituto nazionale Ferruccio Parri
Carlo Fumian – Università di Padova/Direttore del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Casrec)
Matteo Albanese, Università di Padova
Andrea Azzarelli, Università di Padova
Elena Bacchin, Università di Venezia
Antonella Barzazi, Università di Padova
Duccio Basosi, Università Ca’ Foscari Venezia
Giovanni Bernardini, Università di Verona
Federica Bertagna, Università di Verona
Marco Bertilorenzi, Università di Padova
Lucio Biasiori, Università di Padova
Andrea Brazzoduro, Università Ca’ Foscari Venezia
Mario Brogi, Università di Padova
Nicola Camilleri, Università di Padova
Renato Camurri, Università di Verona
Alessandro Casellato, Università Ca’ Foscari Venezia
Laura Cerasi, Università Ca’ Foscari Venezia
Alessandra Coppola, Università di Padova
Marco Fincardi, Università Ca’ Foscari Venezia
Monica Fioravanzo, Università di Padova
Giovanni Focardi, Università di Padova
Emilio Franzina, Università di Padova
Mario Isnenghi, Università Ca’ Foscari Venezia
Alba Lazzaretto, Università di Padova
Simon Levis Sullam, Università Ca’ Foscari Venezia
Valentine Lomellini, Università di Padova
Adelisa Malena, Università di Venezia Ca’ Foscari
Adriano Mansi, Università di Padova
Andrea Martini, Università di Padova
Marco Mondini, Università di Padova
Matteo Millan, Università di Padova
Santo Peli, Università di Padova
Rolf Petri, Università Ca’ Foscari Venezia
Stefano Petrungaro, Università Ca’ Foscari Venezia
Maurizio Reberschak, Università Ca’ Foscari Venezia
Maria Chiara Rioli, Università Ca’ Foscari Venezia
Simona Salustri, Università di Padova
Laura Schettini, Università di Padova
Giulia Simone, Università di Padova
Carlotta Sorba, Università di Padova
Giovanni Vian, Università Ca’ Foscari Venezia
Gilda Zazzara, Università Ca’ Foscari Venezia
Association for the Study of Modern Italy (Asmi)
Fondazione Ugo La Malfa
Associazione italiana di Public History (Aiph)
Società italiana delle Storiche (Sis)
Società italiana di Storia del Lavoro (Sislav)
Società italiana per la storia contemporanea dell’area di lingua tedesca (Siscalt)
Italia Contemporanea
Memoria e Ricerca
Passato e Presente
Quale storia
Ricerche Storiche e “ARS aps” (Amici di Ricerche Storiche)
Studi Storici
15 Febbraio 2021
Le sottoscritte e i sottoscritti auspicano che il Consiglio Regionale e la Giunta regionale del Veneto non vogliano fare propria la mozione n. 29, primo firmatario il consigliere Speranzon, che, lungi dal voler diffondere la conoscenza scientifica su un tema importante e dibattuto quale quello delle foibe e delle violenze nel confine orientale, mira invece a limitare la ricerca, il dibattito scientifico e la libera discussione.L’uso di termini quali “riduzionismo” e “giustificazionismo” ha infatti l’obiettivo non di sanzionare chi nega la realtà di queste violenze, ma di limitare – su basi assai vaghe e di dubbia legittimità costituzionale – qualsiasi possibilità di discussione, ricerca e interpretazione dei fenomeni in oggetto. Chi dovrebbe mai giudicare se si tratti di riduzionismo o giustificazionismo? Fin dalla premessa la mozione enuncia come verità storiche definitivamente acquisite dati e interpretazioni che gli storici hanno – allo stato attuale delle ricerche – più volte messo in discussione con studi accurati sulla base dei documenti disponibili.I sottoscrittori di questo appello auspicano – sulla scia anche di quanto espresso in questi giorni, su questioni analoghe, dalla Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco) – che la Regione Veneto sostenga, nei luoghi ad essa deputati, la ricerca storica su questo come su altri eventi della storia, non solo italiana, proprio sulla base dei valori di pace e di convivenza civile espressi dalla nostra Carta Costituzionale e dai Trattati dell’Unione Europea, e che contribuisca a conservare un clima culturale di dibattito, sereno approfondimento e confronto civile.
Elena Bacchin, storica, Università Ca’ Foscari Venezia
Duccio Basosi, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Giovanni Bernardini, storico, Università degli studi di Verona
Federica Bertagna, storica, Università degli Studi di Verona
Andrea Brazzoduro, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Alessandro Casellato, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Renato Camurri, storico, Università degli Studi di Verona
Laura Cerasi, storica, Università Ca’ Foscari Venezia
Marco Fincardi, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Monica Fioravanzo, storica, Università degli Studi di Padova
Filippo Focardi, storico, Università degli Studi di Padova
Giovanni Focardi, storico, Università degli Studi di Padova
Enrico Francia, storico, Università degli Studi di Padova
Emilio Franzina, storico, Università degli Studi di Verona
Carlo Fumian, storico, Università degli Studi di Padova
Mario Isnenghi, storico, Università Ca’ Foscari di Venezia
Alba Lazzaretto, storica, Università degli Studi di Padova
Simon Levis Sullam, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Valentine Lomellini, storica, Università degli Studi di Padova
Federico Mazzini, storico, Università degli Studi di Padova
Matteo Millan, storico, Università degli Studi di Padova
Marco Mondini, storico, Università degli Studi di Padova
Rolf Petri, storico, Università Ca’ Foscari di Venezia
Stefano Petrungaro, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Maria Chiara Rioli, storica, Università Ca’ Foscari Venezia
Laura Schettini, storica, Università degli Studi di Padova
Carlotta Sorba, storica, Università degli Studi di Padova
Giulia Simone, storica, Università degli Studi di Padova
Giovanni Vian, storico, Università Ca’ Foscari Venezia
Gilda Zazzara, storica, Università Ca’ Foscari Venezia
Centro d’Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea dell’Università degli Studi di Padova (Casrec)
Centro studi Ettore Luccini, Padova (CSEL)
Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’Età contemporanea (Isbrec)
Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea “Ettore Gallo” di Vicenza (Istrevi)
Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser)
Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (IVrR)ISTRESCO – APS
Come avvenuto in Friuli-Venezia Giulia nel 2019, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato una mozione presentata da Fratelli d'Italia con cui la giunta si impegna a "sospendere ogni contributo a favore delle associazioni che si macchiano di riduzionismo e negazionismo sulle foibe". Una misura che rischia di escludere chi fa ricerca e divulgazione