Informazione


Iniziative segnalate

1) Parte il corso di lingua serbo-croata a Torino
2) Parma 17/10: Europa tedesca? Germania, Trattati europei e neocolonialismo
3) Trieste 19/10: Le violenze per Trieste italiana


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Parte il corso di lingua serbo-croata a Torino

Il martedì dalle h 18,30 alle 20,30. Pridruzite se :) 

A soli 6,25 euro ... 20% di sconto.

Questa settimana si chiudono le iscrizioni ai corsi della scuola popolare di Red House. 

Per info: Red House Collegno
Via Bendini 11, Collegno (TO)
+39 3315899460



Il corso di lingua serbo-croata si tiene tutti i martedì h 18.30 alle h 20.30.

La lingua serbo-croata (o serbocroata) (srpskohrvatski/cрпскохрватски) è una lingua slava meridionale.

Era una tra le principali lingue ufficiali della Jugoslavia, parlata nelle repubbliche socialiste di Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro, insieme allo sloveno e al macedone (rispettivamente nelle repubbliche socialiste di Slovenia e Macedonia).

Questa denominazione non è più ufficialmente usata dopo i tragici fatti del periodo 1992–1995 nella Jugoslavia ed il progressivo, vicendevole allontanamento dei Paesi interessati.

Oggi possiamo dire che la definizione di lingua serbo-croata non si usi più, sebbene la lingua sia perfettamente viva e parlata. Le persone oggi riconoscono la propria lingua come serbo parlato in Serbia, come croato parlato in Croazia, come bosniaco parlato in Bosnia-Erzegovina e come montenegrino parlato in Montenegro.



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Parma, sabato 17 ottobre 2015
alle ore 16.30 presso la Sala Civica Cittadella – Bizzozero, via Antonio Bizzozero 15/A

Europa tedesca? Germania, Trattati europei e neocolonialismo

ROSS@ ne discute con
Vladimiro Giacché – economista, autore di Anschluss. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa e di Costituzione italiana contro trattati europei. Il conflitto inevitabile
Alessandro Somma – docente di diritto pubblico comparato all’Università di Ferrara, autore di La dittatura dello spread e L’altra faccia della Germania.

Dopo il referendum greco del luglio scorso la maschera della governance neoliberale europea è definitivamente calata, mostrando il cinico volto delle aggressive politiche austeritarie antipopolari che il nuovo sistema di regole targate UE sta imponendo in tutta Europa. Sventola vittoriosa la bandiera del fondamentalismo monetarista, che assume competitività e mercato come principi fondanti. In questo nuovo scenario l’astratta retorica dell’unione paritaria e solidale dei paesi membri, uniti nella diversità e foriera di pace fra i popoli, non è che una favola. L’Europa è, ed è sempre stata, un pluralità conflittuale in cui alcuni stati contano più di altri e oggi l’egemone è la Germania. Lo è da un punto di vista geopolitico ed economico, quando instaura protettorati attraverso un neo-mercantilismo che permette di guadagnare interessi dai prestiti erogati dalle proprie banche ai paesi del sud e che crea surplus commerciali grazie ad un euro che avvantaggia artificialmente la propria produzione nazionale. Lo è da un punto di vista ideologico, quando impone l’ordoliberalismo e la cosiddetta economia sociale di mercato come dottrina dominante che assegna valore costituente alla concorrenza, a scapito del lavoro, principio fondante della Carta costituzionale italiana.

Diventa quindi di cruciale importanza comprendere il ruolo della Germania nella UE e della sua evoluzione interna a partire dalla “riunificazione”, dagli anni cruciali ’89 - ’90 in cui le veloci tappe verso una realizzazione dell’unione monetaria, facevano presagire più ad un’annessione della ex-DDR nella Germania Ovest. Si tratta di un laboratorio politico che con le riforme “Hartz” dei primi anni duemila – basate su una forte spinta alla flessibilizzazione del lavoro e continuate con i governi Merkel – non ha cessato di essere fonte ispiratrice delle politiche europee, determinando scelte di governance che si sono sedimentate nei trattati stessi e che sono divenute, quindi, regole per tutti. 

www.rossa.red



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Trieste, Lunedì 19 ottobre 2015
alle ore 17:30 presso il Circolo della Stampa, Corso Italia 13

Presentazione del dossier 
"Le violenze per Trieste italiana" 
di Claudia Cernigoi.

Con la partecipazione di Luciano Santin e dell'autrice.
Ingresso libero, seguirà dibattito

... Le violenze per Trieste italiana, ovvero la strategia della tensione a Trieste sotto il Governo militare alleato (1945-1954): i finanziamenti dell’Ufficio Zone di Confine alle organizzazioni paramilitari fasciste e xenofobe, le squadre di teppisti organizzate dagli ex dirigenti del CLN giuliano e futuri gladiatori, il ruolo della Osoppo, l’invio dall’Italia di armi per preparare la destabilizzazione della Zona A, il ruolo dei neofascisti negli scontri del 1953 prima del ritorno dell’amministrazione italiana in città...





(srpskohrvatski / italiano)

"Non ci sarà la Jugoslavia, eppure ci sono gli jugoslavi. Una madre muore, ma i figli restano."


Stevan Mirković e lo jugoslavismo intransigente

1) IN MEMORIAM general pukovnik JNA drug Stevan Mirković
2) Stevan Mirković, Veljko Kadijević e lo jugoslavismo intransigente (A. Martocchia)
3) Sećanje
4) Linkovi / Collegamenti


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Izvor: Komunisti Obrenovca, 30/9/2015
https://www.facebook.com/komunisti.obrenovca/photos/pb.907322746018592.-2207520000.1443704029./916769265073940/?type=3&theater

IN MEMORIAM
Stevan Mirković general JNA 27.10.1927 - 26.09 2015 

učesnik Narodnooslobodilačke borbe od svoje 16-te godine, general-pukovnik JNA i načelnika Generalštaba Jugoslovenske narodne armije.
Sahrana generala Stevana Mirkoviča je u četvrtak 01.10.2015. u 12. 30 časova na Novom groblju u Beogradu.
Nek mu je večna slava i hvala i laka mu zemlja Jugoslovenska.

Jednom je izjavio da mu je najdraža pesma: 
„ Nas dva brata oba ratujemo
Ne plač’ majko ako poginemo,
Mila majko žali nas jednako 
Jal’ jednako jal’ nemoj nikako“
Sreten i njegov brat Žika zajedno su bili među oslobodiocima Beograda oktobra 1944 a onda produžili skupa na Sremski front. Žika je umro prošle godine, odnevši sa sobom u grob i nemačko mitraljesko čelično zrno, koje je u svojoj jetri nosio celog života, Stevan je bio ranjen jednom u Hrvatskoj i drugi put u Bosni.

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Izvor: SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia, 1.10.2015.
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10153664199398834

Danas je u Beogradu uz vojne počasti sahranjen general pukovnik JNA drug Stevan Mirković. 
General - pukovnik Stevan Mirković bio je osnivač i počasni predsednik dve političke organizacije: pokreta Jugoslovenski Centar Tito i Saveza Komunista Jugoslavije u Srbiji. 
Sahrani je prisustvovao veliki broj građana, kao i veliki broj delegacija antifašističkih, komunističkih, jugoslovenskih i levičarskih partija, udruženja, pokreta. 
Prisutnima su se obratili general - podpukovnik drug Svetozar Oro u ime organizacija Avnojevski Forum Josip Broz Tito, Društva za Istinu o NOB - u i Jugoslaviji i pokreta Jugoslovenski Centar Tito i drugarica Mira Tokanović u ime Saveza Komunista Jugoslavije u Srbiji.
U toku sahrane general - pukovnika Stevana Mirkovića pročitan je i telegram koji je u ime Lige Antifašista Jugoistočne Evrope i organizacija koje sačinjavaju Ligu poslao predsednik Lige drug Hakija Abdić. 
Počasne straže uz odar pokojnog general - pukovnika Stevana Mirkovića držale su delegacije Sekcije Boraca Prve Proleterske Narodnooslobodilačke Udarne Brigade, pokreta Jugoslovenski Centar Tito, Saveza Komunista Jugoslavije u Srbiji, udruženja Naša Jugoslavija, ZZB NOB Slovenija, Komunističke Partije i Komunista Srbije.
Ovom prilikom želimo da se zahvalimo članovima sledećih delegacija:
- ZZB NOB Slovenija na čelu sa Frankom Pleskom i Bojanom Pahorom
- Avnojevski Forum Josip Broz Tito na čelu sa general - podpukovnikom Svetozarom Orom
- Društvo za Istinu o NOB - u i Jugoslaviji na čelu sa Mladenkom Colićem
- Sekcija Boraca Prve Proleterske Narodnooslobodilačke Udarne Brigade na čelu sa pukovnikom Zdenkom Duplančićem
- Udruženje Naša Jugoslavija na čelu sa Vladimirim Milosavljevićem
- Komunistička Partija na čelu sa Josipom Joškom Brozom
- Komunisti Srbije na čelu sa Svetozarom Markanovićem
Još jednom koristimo priliku da se zahvalimo svim delegacijama i pojedincima koji su prisustvovali poslednjem ispraćaju našeg generala.
Hvala svima!!!
pokret Jugoslovenski Centar Tito 
i
Savez Komunista Jugoslavije u Srbiji


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Stevan Mirković, Veljko Kadijević e lo jugoslavismo intransigente 

di A. Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS

Sono stati celebrati l'altroieri 1.10.2015 a Belgrado i funerali del compagno e amico Stevan Mirković (Valjevo 27.10.1927 - Belgrado 26.09 2015).

Già partigiano – in particolare impegnato sul Fronte dello Srem –, poi militare di professione fino a conseguire i gradi di Generale di Corpo d'Armata e Capo di Stato Maggiore dell'esercito jugoslavo (JNA), dopo la pensione e dopo lo smembramento del suo paese "Stevo" aveva continuato ad essere attivo combattente jugoslavista e perciò critico severo delle politiche di spartizione fomentate dall'estero e attuate dai traditori annidati nelle varie repubbliche. E' stato a tutti gli effetti fino all'ultimo istante della sua vita un patriota jugoslavo, un antifascista, un comunista e internazionalista sensibile alle grandi questioni del nostro tempo, come dimostrano i tanti temi da lui stessi trattati negli scritti di questi ultimi anni [si veda la sezione 4: Linkovi in questo messaggio].

La sua carriera militare si era appena conclusa, per l'appunto con l'incarico più prestigioso, quello di Capo di Stato Maggiore (1987–1989), quando la Jugoslavia federativa e socialista precipitava nella crisi che sarebbe sfociata in guerra fratricida, e il suo partito – la Lega dei Comunisti di cui aveva la tessera sin dal 1944 – si dissolveva. 
Con l'introduzione del sistema multipartitico, Mirković partecipava alla fondazione della nuova "Lega dei Comunisti - Movimento per la Jugoslavia" (SK-PJ), ma ben presto, al momento della fusione del SK-PJ con la "Sinistra Unita Jugoslava" (JUL) di Mira Marković, Stevan abbandonava l'organizzazione da posizioni pan-jugoslaviste e anticapitaliste intransigenti, in continuità con i valori del periodo di Tito e mantenendo proprio la figura di Tito come riferimento simbolico e ideale ineludibile. 
Lo jugoslavismo di Mirković si riferiva infatti a un paese esteso "dal monte Triglav al fiume Vardar": egli rimaneva cioè fautore di una Jugoslavia di tutti gli jugoslavi, in contrapposizione allo jugoslavismo "realista" o "minimalista" della JUL e dei socialisti, per i quali la Jugoslavia poteva anche essere solo quella "di chi ci vuole stare", e quindi in particolare dei Serbi... Ma stabilire chi davvero "volesse" stare dentro o fuori la Jugoslavia nell'epoca della manipolazione mediatica e della disinformazione di guerra era una impresa impossibile e priva di senso, così come impossibile e priva di senso era e rimane ogni definizione di confini "giusti" a dividere i popoli jugoslavi tra di loro. Ripeteva Mirković: guardate i Serbi, che nella RFSJ erano "popolo costitutivo" secondo la Costituzione non solo in Serbia, ma anche in Croazia e Bosnia... oggi invece sono "stranieri" ovunque (forse anche in Serbia...). Nessun popolo ha guadagnato una vera patria dallo smembramento, nessuno vive in un suo proprio Stato unitario, bensì tutti sono divisi al loro interno dai nuovi dannati confini! Come dunque rassegnarsi al "dato di fatto" delle secessioni? – rimproverava Mirković alle sinistre di governo.

Il caso di Kadijević e la JNA come estrema speranza

Una posizione, questa di Mirković, paragonabile a quella attribuita all'ultimo Ministro della Difesa della RFSJ, Veljko Kadijević, che nel febbraio–marzo 1991 tentò di persuadere gli altri membri dirigenti del paese a imporre lo stato d'emergenza per impedire ogni agibilità alle milizie secessioniste e dunque per scongiurare la disgregazione della Repubblica federativa. In una riunione a Topčider con tutti e sei i presidenti delle varie Repubbliche e regioni autonome, con il presidente della Federazione e i più alti quadri militari, Kadijević sostenne che le formazioni paramilitari presenti nel paese, sostenute dai nemici interni ed esterni, andassero bloccate per tempo con l'imposizione della legge marziale. Benché l'allarme lanciato da Kadijević fosse suffragato da elementi di prova inequivocabili, non solo di carattere meramente politico o opinionistico ma ben concreti – si ricordi ad esempio lo scandalo del 1990, quando i servizi segreti videoregistrarono una riunione con il Ministro della Difesa croato Martin Špegelj impegnato a organizzare di nascosto il rifornimento di armi da Occidente via Ungheria per combattere contro la JNA –, la votazione che si svolse ebbe esito negativo: in pratica fu posto il veto, "dopo lunghe e pesanti discussioni, e stante che Stipe Mesić era in continuo contatto con Franjo Tudjman, il macedone Vasil Tupurkovski 'con l'ambasciata americana a Belgrado' [sic] e lo sloveno Janez Drnovšek con il suo Milan Kučan" (Tanjug 07.10.2007.). Ma oltre alle parti più inclini al secessionismo, anche il rappresentante della Serbia ebbe una posizione debole: Borisav Jović rimandò di fatto la decisione previe consultazioni con l'URSS che però furono fallimentari. "Alla presenza di Kadijević, Jazov [Ministro della Difesa] a Mosca parlò con l'ultimo presidente dell'URSS, Mihail Gorbaciov, il quale non volle ricevere Kadijević, come era già successo sei mesi prima. 'Le risposte erano completamente negative e volevano sostanzialmente dire che non potevamo contare sul sostegno dell'URSS', ha detto Kadijević, aggiungendo che la risposta 'era completamente ostile e che la politica di Gorbaciov nei confronti della Jugoslavia era distruttiva'."

La non–imposizione della legge marziale in quel frangente si rivelerà un errore deleterio per le sorti della Repubblica Federativa e Socialista. Certamente, la Jugoslavia avrebbe avuto allora molti accaniti nemici esterni, dall'URSS in declino alla NATO forse già disposta ad aggredire Belgrado, ma in fondo una guerra ben più dolorosa, quella fratricida, non fu evitata. Questo errore non sarà mai perdonato dai militari di lungo corso, patrioti come Veljko Kadijević e Stevan Mirković. Altre proposte di "golpe" vennero, una addirittura con la mediazione di Gheddafi (cfr. sempre Tanjug 07.10.2007.), ma era troppo tardi ed avrebbe avuto tutt'altro significato: si sarebbe rischiata persino la guerra civile tra Serbi e Serbi. La china presa era oramai quella dell'accettazione del dato di fatto.

Mesi più tardi Kadijević dovrà perciò rompere anche con la classe dirigente di Serbia-Montenegro per la loro linea, appunto, realista e rinunciataria. Con l'accettazione delle secessioni slovena e croata, "il popolo serbo viene diviso e si riduce allo status delle minoranze etniche, esponendosi al pericolo di distruzione”. Ancora nella intervista del 2007 Kadijević criticava dunque Milošević e Jović: "Già allora conducevano il doppio gioco nei confronti dei Serbi in Bosnia, Erzegovina e Croazia”. "Quando iniziarono gli scontri in Slovenia e Croazia, Milošević gli propose che l'esercito si ritirasse da tutti i territori nei quali si sparava all'esercito 'alle spalle'. Come esempio del mancato sostegno, Kadijević cita la circostanza di quando l'esercito aveva richiesto due brigate, una dalla Serbia e l'altra dal Montenegro, per il disarmo delle forze slovene, ma i rappresentanti della Serbia e Montenegro nella Presidenza della RFSJ furono contrari. (...) Jović (...) fu 'il principale attore della presa di distanza della Serbia dai Serbi che abitavano sull'altra sponda dei fiumi Drina e Una', considerando che 'tra gli uni e gli altri Serbi' non c'era niente in comune, a parte la denominazione... Il popolo serbo, perciò, fu distrutto, e, definitivamente sopraffatto, in questo modo fu diviso', ha valutato Kadijević."
Nell'ottobre 1991, mentre da un lato gli proponevano l'incarico di Presidente federale e addirittura la possibilità di attuare un quasi-colpo di Stato contro eventuali nemici interni alla nuova mini-Federazione, dall'altro spingevano ad accettare i nuovi confini inter-jugoslavi imposti dalla Comunità Europea e dalla NATO. Contrario a tale mercanteggiamento, Kadijević lasciò definitivamente l'ultimo incarico, quello di Segretario federale per la difesa popolare, il 6 gennaio 1992, dunque pochissimi giorni prima dell'infame riconoscimento internazionale della "indipendenza" di Slovenia e Croazia.

Anche Kadijević, come Mirković, è morto recentemente, per la precisione a Mosca, dove era in esilio, il 2 novembre dello scorso anno. Nato presso Imotski il 21.11.1925, di padre serbo e madre croata, anch'egli era stato giovanissimo partigiano e poi aveva percorso la carriera militare fino ai massimi livelli. Si ritrovò dunque nella posizione di Ministro della Difesa federale al momento delle auto-proclamazioni di indipendenza di Slovenia e Croazia. Perciò fu in seguito accusato di crimini di guerra da parte del regime croato, tanto da essere oggetto di un mandato di cattura dell'Interpol (mentre l'ICTY non ha mai emesso un mandato di arresto contro di lui); perciò nel 2001, dopo il colpo di Stato filo-occidentale in Serbia, decise di chiedere asilo politico in Russia, dove prese la cittadinanza nel 2008. 
Di fronte alle accuse di Zagabria, Veljko Kadijević ha sempre difeso il suo operato affermando che la JNA era legittimamente tenuta a rispondere alle azioni delle milizie neo-ustascia. Nell'autobiografia pubblicata nel 2007 – Kontraudar, "Il contrattacco. La mia visione della disintegrazione della Jugoslavia" – accusò con dovizia di argomenti e prove soprattutto gli Stati Uniti e la Germania per avere contribuito alla disgregazione della Jugoslavia e all'incrudimento dei conflitti jugoslavi degli anni 1990.

Stevan Mirković ovvero il dramma del grillo parlante

Diversamente da Kadijević, destino volle che Stevan Mirković non vestisse alcun incarico di responsabilità militare né politica nei momenti peggiori della crisi jugoslava; ma c'è da scommettere che, nel caso, le sue posizioni non sarebbero state tanto diverse da quelle di Kadijević. Abbiamo dunque conosciuto Mirković nella veste di mero commentatore, amaro e sferzante, della cronaca tragica dei primi anni Novanta. La nostra collaborazione con lui è iniziata subito: dapprima ospite via etere alla trasmissione radiofonica "Voce Jugoslava" su Radio Città Aperta, poi anche ospite in carne ed ossa a Roma, al Meeting per la Pace e l'Amicizia fra i Popoli dell'ex Mattatoio (1993)... Per anni ci siamo recati in visita da lui a Belgrado e ne abbiamo raccolto dichiarazioni e testi, tradotti e ridiffusi con i nostri miseri mezzi [spec. via web: cfr. 4: Linkovi].

Nel 1997 Mirković promuoveva una "rifondazione" della Lega dei Comunisti di Jugoslavia. La formazione si presentava anche alle elezioni politiche del settembre, ottenendo l'onorevole risultato di 6786 voti pari al 1,64% in un contesto già di grande di frammentazione delle forze politiche comuniste.
Un mese dopo eravamo a Belgrado per una manifestazione internazionale contro la NATO co-promossa da quell'area politica assieme all'ex Voce Operaia. Mirković, come tante altre volte, ci ricevette nella sua casa, sul cui balcone è rimasta fino ad oggi a campeggiare la bandiera della RFSJ.

Nello stesso anno nasceva una associazione dal profilo più culturale, il "Centro Tito", che per tutti gli anni successivi avrebbe animato le celebrazioni della figura di Josip Broz specialmente in occasione degli anniversari "canonici" (4 Maggio – morte – e 25 Maggio – Giornata della Gioventù) ed avrebbe partecipato alla più vasta rete delle "Associazioni Josip Broz Tito" costituitesi in tutte le repubbliche ex-federate.
I disaccordi e le divisioni nella sinistra anticapitalista non sono una specificità solo italiana: anche in Serbia la situazione è rimasta molto difficile e lo è ancora oggi, con una divisione particolarmente netta tra l'area titoista e l'area "cominformista" (fedele alla memoria dell'URSS di Lenin e Stalin) ben rappresentata dal Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ), un partito politico saldamente organizzato poco incline a sciogliersi in coalizioni elettorali.
In tale contesto di difficoltà e soggettivismi, e mentre anche nelle altre Repubbliche venivano tentate riprese di attività politica di segno comunista, l'organizzazione di Mirković cambiava nome e diventava "Lega dei Comunisti di Jugoslavia in Serbia" (SKJ u Srbiji).

Gli anni sono passati riservando forti amarezze. Dapprima la guerra fratricida, poi la aggressione della NATO contro ciò che rimaneva della Jugoslavia, infine la decadenza civile, culturale e politica in Serbia, soprattutto accelerata con l'instaurazione del regime filo-occidentale. Mirković si è sempre ritrovato a rivestire il ruolo, non desiderato e non invidiabile ma pur sempre obbligato e comunque necessario, del grillo parlante. E' stato un critico severissimo di tutti i governi succedutisi negli ultimi 25 anni: da quelli socialdemocratici del periodo di Milošević a quelli della destra nazional-liberista al potere ancora oggi, dopo il colpo di Stato dell'ottobre 2000. 

La sua critica alle sinistre di governo (1991-2000) partiva da posizioni radicalmente opposte a quelle della opposizione cosiddetta "democratica", vezzeggiata in Occidente. Mirković contestava forme di nazionalismo retorico e non veramente patriottico, e contestava soprattutto la dismissione graduale delle principali conquiste del socialismo jugoslavo, a partire dalla autogestione operaia dei mezzi di produzione.
Con i bombardamenti del 1999, che rappresentarono uno shock per tutte le parti politiche in Serbia, Stevan fu oppositore di ogni atteggiamento rinunciatario verso il Kosovo, considerato cuore storico e culturale della "piccola patria" serba, oltreché territorio di enorme valenza strategica a causa della presenza di ricchezze naturali e pregevoli insediamenti produttivi frutto del lavoro di generazioni di jugoslavi.
Dopo la "svolta" del 2000, lo spirito critico di Mirković verso il nuovo regime non fu dissimile. Continuarono le battaglie contro le privatizzazioni, ma soprattutto fu necessario alzare i toni contro la deriva revisionistica, filo-cetnica, monarchista e sostanzialmente filo-fascista in atto in questo paese oramai ostaggio della NATO. Mirković era sempre in prima fila a richiamare la memoria della Lotta Popolare di Liberazione, a difendere e rendere omaggio alla memoria dei compagni caduti, dei momenti topici della creazione della Jugoslavia di Tito, a difendere strenuamente proprio e principalmente la figura di Josip Broz continuamente infangata e accantonata.

Particolarmente grave dal punto di vista simbolico è stata vissuta da tutti, ex combattenti come Mirković e militanti antifascisti qualunque come chi scrive, la riabilitazione storiografica e giuridica della figura di Dragoljub "Draža" Mihailović, ex generale della Jugoslavia monarchica leader dei "cetnizi". Nello svolgersi degli eventi della II Guerra Mondiale, preso da anticomunismo viscerale, Mihailović scelse l'alleanza con i fascisti italiani e addirittura con gli ustascia croati, piuttosto che combattere fianco a fianco con i partigiani di Tito, tanto da assurgere a figura-simbolo del tradimento nei decenni successivi. 
In una Serbia retta da traditori, il capostipite dei traditori della Patria non poteva non essere riabilitato. Uomini coerenti e cristallini come Stevan Mirković, assieme agli ambienti del partigianato della Serbia (SUBNOR), sono stati gli unici a levare forte e chiara la loro voce contro questo scempio, che tanto assomiglia ad altri scempi della memoria in atto in questi anni nei Balcani, in tutta Europa e nella stessa Italia.

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS, che deve molto per la sua esistenza alla ispirazione ideale ed all'esempio umano di Stevan Mirković, esprime le sue più sentite condoglianze ai famigliari, ai compagni in Serbia ed agli estimatori di "Stevo" sparsi un po' dappertutto in Jugoslavia. Un partigiano ci ha lasciato, ne nascano altri cento! Hvala Stevo! Borba se nastavlja!

Andrea Martocchia


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Izvor: SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia – September 29 at 6:33pm

Sećanje

Stevan Mirkovic, general u penziji , 17.10.2012 :
" Meni je najdraža partizanska pesma „ Nas dva brata oba ratujemo/Ne plač’ majko ako poginemo/ Mila majko žali nas jednako/ Jal’ jednako jal’ nemoj nikako/“. Zašto?. Desilo se, eto, da naš otac Dobrivoje i njegov stariji brat Milutin ratuju u I svetskom ratu i to obojica u sastavu Drinske divizije prvog poziva, a moj brat Živojin i ja ratujemo u II svetskom ratu i to obojica u sastavu , prvo Kosmajkog partizankog odreda, a onda u 5.krajiškoj diviziji. Naš otac se vratio iz rata 1918.živ i zdrav a stric Milutin poginuo 1915 u Albaniji pri povlačenju srpske vojske u Grčku. Naša majka bila je pralja , radila je za nadnicu kod imućnijih ljudi a otac baštovan u opštinskom rasadniku, gde je danas igralište „Crvene zvezde“.Oboje su završili svoj radni vek u perionici i parku Infektivne klinike u Beogradu i posle penzionisanja vratili se u majčin rodni kraj kod Krupnja, u kućicu koju smo im brat i ja podigli od svojih plata i uštedjevine.
I Žika i ja smo medju oslobodiocima Beograda oktobra 1944., samo što je on napadao spolja u sastavu 4.krajiške brigade a ja iznutra u sastavu jedne od preko 200 omladinskih borbenih grupa, a onda produžili skupa na Sremski front. ,posle kraćeg odmora i obuke u Beogradu negde početkom decembra 1944. Ja sam te godine u oktobru napunio 17 godina a Žika u maju 18.Obojica smo bili srednješkolci i deo mase naših vršnjaka ,koji su masovno stupali dobrovoljno u NOV i POJ i s ponosom se obučavali na tek dobijenom novom sovjetskom naoružanju .Živojin i ja smo teško ranjeni na Sremskom frontu i u borbama za Brčko. Žika je umro prošle godine, odnevši sa sobom u grob i nemačko mitraljesko čelično zrno, koje je u svojoj jetri nosio celog života. Ja sam bio ranjen jednom u Hrvatskoj (Sotin) , drugi put u Bosni (Brčko)..  
Zašto ovo pišem? I danas ,kao i onda, sa oduševljenjem doživljavam to vreme slobode i radujem se što sam mogao da učestvujem kao borac u njemu. Nama ne trebaju advokati da nas sažaljevaju zbog Sremskog fronta jer smo to činili dobrovoljno, niko nas nije mobilisao. Nismo se plašili tada još uvek moćnog Vermahta.Uspeo sam da sačuvam pisamce koje sam pred polazak u Srem poslao roditeljima i izmedju ostalog napisao „ ja odoh na Berlin“.U Berlin nisam stigao i kraj rata dočekao u vojnoj bolnivi u Čurugu.kod Novog Sada. Da li će današnje mlade generacije poći našim putem ili ce , kao Borislav Mihailiovic Mihiz i njemu slični, „šmugnuti“ negde u rodni kraj ili inostranstvo i posle se hvaliti kako su bili pametni. Ti su se nauživali slobode ali za nju nisu dali ništa. Žika je posle rata završio DIF i filozofski fakultet i do kraja radnog veka bio profesor gimnazije u Beogradu. Ja sam ostao u vojsci i „dogurao“ do položaja NGŠ JNA.
NOB naroda Jugoslavije je pokazala da je narod ,odlučan da se bori ,jači od bilo kakve strane vojne sile i da samo on sam može steći i sačuvati svoju slobodu a ne neko drugi.“Nijeda rat nije završen dok se narod ne pokori neprijatelju“ (Klauzevic).Nažalost, današnja omladina se ideološko – politički vaspitava u primitivnom duhu – glavni cilj u životu je pohlepa za zadovoljenje animalno – fizičkih i materijalnih potreba i razvrata, čemu doprinosi naša gologuza i golosisa štampa. Rad i rat za domovinu su ljudske aktivnosti istog značaja za nju i njene narode. Zanemarivanje bilo koje od njih je ništavilo."


=== 4: Linkovi / Collegamenti ===

Stevan Mirković na Wikipediji: https://sh.wikipedia.org/wiki/Stevan_Mirković


--- KNJIGE

Stevan Mirković
KAD BUZDOVANI MARŠIRAJU [1 + 2]
Beograd: Centar Tito, decembar 2008

Stevan Mirković
VREME ODLUKE 
Beograd: WebMagazin "Komunisti", 2007

Stevan Mirković
BRAVAR JE BIO BOLJI [Era meglio il fabbro]
Liber - Centar Tito, Beograd 2004
ISBN 86-85353-00-9
Premessa: https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/4090

Stevan Mirković: Pogovor knjige Zvonka Štaubringra
Najteza bitka Josipa Broza Tita. 1892-1992 (La battaglia più difficile di Josip Broz Tito)
Beograd: Savez komunista - Pokret za Jugoslaviju u Hrvatskoj, 1992
Novi Pečat – Crvena Biblioteka – Knjiga 1

--- VIDEO

General Stevan Mirković - IN MEMORIAM (Kuća Cveća 2014) (YU O Laki, 26 set 2015)
General Stevan Mirković je preminuo danas u Beogradu u 88. godini života (Valjevo, 27. oktobar 1927. - Beograd, 26. septembar 2015.) - VJEČNA MU SLAVA! 
Josip Broz Tito. Kuća Cveća. Beograd. Jugoslavija. Yugoslavia. SFRJ.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=2pIkOMUMCMM

Sasvim licno - Stevan Mirkovic (INtv Bijeljina, 30 nov 2014)
Sasvim licno - Stevan Mirkovic (IN televizija, Bijeljina) - autor i voditelj: Milan Mitrovic 

Yu Centar Tito - Prvi Tradicionalni Memorijalni Skup Povodom 32 Godine Smrti Josipa Broza Tita (Jugoslovenski Centar Tito, 10 apr 2013)

Pocasni presednik YU CENTRA TITO I dozivotni presednik Stevan Mirkovic (enes trtak, 13 mag 2013)

Yu Centar Tito i Stevan Mirkovic

Govor Stevana Mirkovića (Nikola Maric, 5 mag 2012)
Govor gen. Stevana Mirkovića u Muzeju istorije Jugoslavije za 4. maj 2012

Pored spomenika nesvrstanima 2011 (centartito, 19 set 2011)
Čas istorije ispred spomenika podignutog prigodom prve konferencije nesvrstanih zemalja održane u Beogradu 1961 godine.
O pokretu nesvrstanih i našem trenutku govorio je general Stevan Mirković. Prisutni su bili članovi i simpatizeri pokreta Centar Tito.

SFRJ Jugoslavija - General Stevan Mirković (mayday9, 29 apr 2011)
General u mirovini Stevan Mirković priča o Jugoslaviji danas...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=VUeE20wLKak

Stanje nacije - 18.11.2009. (b92rtv, 18 nov 2009)
Da li će državna Komisija za tajne grobnice otkriti broj ubijenih neposredno nakon Drugog svetskog rata?
Učestvuju: Dragan Krsmanović, bivši načelnik Vojnog arhiva i Stevan Mirković, general u penziji.

--- TEKSTOVI

Stevan Mirković: I Karadjordjević (6. Oktober 2012)
... l’obiettivo dell’Occidente è di ammassarci, rinchiuderci tutti nel “Beogradski pašaluk “, cioè nel Distretto belgradese di una volta. Giacchè continuando le tradizioni dell’allora RSF di Jugoslavia siamo un ostacolo e una minaccia (e non piccola) ai loro piani sui Balcani e ancor più verso il Sud-est europeo...
Stevan Mirković: Karadjordjevići (6. Oktober 2012)

Stevan Mirković o S. Jovanoviću i P. Karadjordjeviću (Dec. 2011.)
https://www.cnj.it/documentazione/mirkovic12.htm

General na Fejsbuku (30. 07. 2011.  - Autor: Stanko Stamenković)
General koji je ranjen na Sremskom frontu i doskorašnji ljubitelj Fejsbuka Stevan Mirković, načelnik generalštaba JNA od 1987. do 1989. godine, uglavnom se bavi okopavanjem bašte u svojoj kući na Banjici, gleda vaterpolo i plivanje i razmišlja o problemima na Kosovu...

Stevan Mirković: Draža je kremiran, a pepeo rasut (7. jun 2011)
... Draža odavno nije problem ove zemlje već njegovi ideološki sledbenici koji se okupljaju na Ravnoj gori i stalno zamahuju krvavim kamama na nevernike!...

Srbija razgovara: pomirenje zvezde i kokarde (Politika 04.07.2011.)
Mirković: Draži nisu presudili ni Tito ni partizani. Draži je presudio narod njegov, njegov kralj i njegova vlada...

Stevan Mirković: Poraz pobede / La sconfitta della Vittoria (Maggio 2010)
... Si meraviglia il ministro Sutanovac per questa situazione, ma è lui uno dei più grandi responsabili per lo scioglimento, ormai lontano, di quell'esercito vittorioso serbo; mentre questo esercito nuovo, proprio come il Governo, si è messo la divisa della NATO, ed il colonnello Draza Mihajlovic, con la mostra allestita nel Museo militare, si va annidando nelle anime militari!...

Stevan Mirković: La memoria del Fronte dello Srem (Sremski front) 1944 - 1945 (maggio 2010)
Il Fronte dello Srem è il tema anti-partigiano prediletto dei sostenitori delle parti perdenti, del Regno di Jugoslavia e della Serbia di Nedić, che fallirono totalmente nella guerra contro il fascismo nel periodo '41 – '45: gli uni si erano messi al servizio degli occupatori, gli altri fuggirono dal paese sotto la tutela degli Alleati (USA, Inghilterra) e attesero che questi gli portassero la libertà su d'un piatto d'argento...
Stevan Mirković: Sećanja na Sremski front 1944 – 1945 (Maj 2010.)
Sremski front je omiljena antipartizanska tema pristalica propalih gradjanskih krugova Kraljevine Jugoslavije i Nedićeve Srbije koji  su, inače, totalno omanuli u ratu protiv fašizma 41. – 45.: jedni su stupili u službu okupatora, drugi pobegli iz zemlje pod skute saveznika (SAD,Engleska), čekajući da im oni donesu slobodu na tacni...

Stevan Mirković: Gli jugoslavi e Srebrenica / Jugosloveni i Srebrenica (20.1.2010)
... La motivazione per cui con questa risoluzione entreremmo a far parte della famiglia dei "popoli civilizzati" è ridicola. I numerosi delitti austriaci, tedeschi, bulgari, compiuti contro i serbi nella I Guerra mondiale, e gli stessi delitti compiuti dagli italiani e dagli ungheresi nella II Guerra mondiale, dimostrano che questa è innanzitutto una famiglia di barbari, e non di gente civile. Cosa poi dire dei bombardamenti del 1999! Gli Stati che per 3 mesi hanno gettato bombe e missili sulla RFJ non sono nemmeno sulla soglia della civilizzazione. Essi sono gli ultimi degni di fare della morale sul genocidio...
Stevan Mirković: O Rezolucije Evropskog parlamenta o "genocida u Srebrenici" / Sulla risoluzione del Parlamento Europeo che istituisce l’ 11 Luglio quale Giorno del ricordo del genocidio a Srebrenica (30 gennaio 2009)

Intervento di Stevan Mirković in occasione del 65-mo anniversario della Giornata di liberazione di Belgrado / Stevan Mirković na tribini „Beogradska operacija“, 16.10.2009
... Anche questa Giornata, la festa piu’ solenne per la citta’ di Belgrado, il regime la usa per discreditare i comunisti ed i partigiani. L’ ultimo “can-can”, l'ultimo intrigo di questo governo contro i comunisti ed i partigiani in occasione dell’ imminente visita di Medvedev alla Serbia, e’ il tentativo di metterci in discordia con l’ Armata Rossa...
Stevan Mirković: Ottobre a Belgrado. Uno scandalo / Oktobarski skandal (22 ottobre 2009)
... Da quando il DOS e’ al potere in Serbia (dal 2000), niente viene festeggiato perche’ non c'è niente da festeggiare, eccetto le vittorie sportive. Per  quanto ricordo, in tutto questo tempo sono state inaugurate soltanto due fabbriche di conserve e due tangenziali intorno alle città...
Stevan Mirković: Oktobarski skandal (22.10.09)

Stevan Mirković: Jugosloveni / Jugoslavi (23.7.2009)
... Gli articoli anti-jugoslavi sono solitamente scritti da ex-jugoslavi, e se volete anche da ex-comunisti. Spesso si tratta del tentativo di lavarsi dai peccati per essere stati jugoslavi e comunisti, e quindi loro ora gonfiano errori e lacune di quel periodo, il che conferma il vecchio detto che "il convertito [all'Islam] è peggiore del turco ottomano"...

Stevan Mirković: Sram te bilo, Srbijo! / Vergognati, Serbia! ("PRAVDA", 27 decembra 2008. god.)
... Dopo che hanno fatto entrare il cavallo di Troia (EULEX) nel Kosovo-Metohija, i nostri leader possono dedicarsi alla loro principale attività: viaggiare per l’Europa assicurandosi il posto di lavoro...

Intervju generala Mirkovića ("PRAVDA", 12-13- jula 2008. god.)
Teško se danas živi, ali tako je bilo i 1941. godine, pa 1945. , ali smo se izvukli. Međutim, tada smo imali Tita i rukovodstvo koje je samostalno odlučivalo i nije moralo da po mišljenje ide u Njujork ili Brisel - kaže general Mirković...

Stevan Mirković: Srbija, svet i AVNOJ (29.11.2007)
Saopštenje Centra Tito povodom 65 godišnjice formiranja AVNOJ

Stevan Mirković: Oslobodimo Beograd ponovo! (2007)
... Mučno je gledati da se na 63. godišnjicu ta dva značajna datuma u našoj istoriji, svi poslanici skupštine Srbije i ministri baškare u njenim holovima i restoranima, ne mnogo zainteresovani ni za skupštinske poslove...

Stevan Mirković: Manjak kulture (“Višak istorije” – 21.10.2007)
... Srbija i srpski narod ima najviše razloga da slavi NOB. On jeste dao najveće žrtve ali se Jugoslavija na pravi način odužila svom najbrojnijem narodu: Srbi su ,pored zajedničke, imali i tri nacionalne države : Srbiju, zatim  Hrvatsku i BiH koje su bile države hrvatskog i srpskog, odnosno srpskog, muslimanskog i hrvatskog naroda, jer su Srbi u njima bili konstutivni narod!...

Discorso di Stevan Mirković nell'occasione della celebrazione della Giornata della Vittoria, 
presso la Casa dell'Esercito di Serbia 9 Maggio 2007
Govor Stevana Mirkovica na Svecanoj akademiji povodom Dana pobede 
u Domu vojske Srbije, 9. maja 2007. godine
 
Intervista radiofonica a Stevan Mirkovic (su “Voce jugoslava”, in onda il 13 marzo 2007 su Radio Città Aperta)
... Per noi è benvenuto ogni sostegno dei compagni italiani, anche lì sul terreno, sul Kosovo innanzitutto. Non ci interessano queste chiacchiere sull'entrare nell’ UE, sulle cooperazioni economiche bilaterali con l’Italia, l'amicizia... La questione primaria ora è il Kosovo. I nostri veri amici sono soltanto quelli che ci aiutano, ci sostengono a difendere il Kosovo...

Stevan Mirković: Dovidjenja na ulici ! (Mart 2007.)
... Nama treba Kosovo.Vlada Srbije mora raskinuti sve ugovore i sporazume s NATO kojima je dozvoljeno stacioniranje i kretanje jedinica ovog vojnog monstruma Srbijom i preuzeti kontrolu nad citavom svojom granicom i teritorijom...

Stevan Mirković: Tempi crudeli. L'opinione del Centro Tito riguardo al problema del Kosovo (24. Maggio 2006.)
... Sono dell'opinione che il nostro governo abbia una mentalità suddita, il che è una regolare caratteristica di nostra classe borghese, dalla quale proviene anche questo governo. Saprà esso trovare la forza per mostrare un comportamento statale oppure capitolerà e tradirà come quello nel 1941?...
Stevan Mirković: Surovo vreme. Misljenje Centra Tito o pitanju Kosova (24. Maggio 2006.)
+ Saopstenje "Centra Tito" povodom saopstenja Krunskog saveta o uvodjenju monarhije u Srbiji
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5004

Stevan Mirković: Decapitato l'eroe di bronzo (Dec. 2004.)
... Per decenni, dalle loro basi americane e da quelle vaticane, [gli ustascia] hanno tentato di ammazzare, bruciare e distruggere tutto quello che nel mondo sa di jugoslavo, e in verità raramente nel nostro Paese. Tito dette loro la caccia in tutto il mondo...
Stevan Mirković: Bronzanom junaku odsecaju glavu (Dec. 2004.)

Stevan Mirković: Rodoljupci iz Topčidera (Jan. 2005.)
... Kosovo je jedan od najočiglednijih primera uspešnosti socijalističkog sistema u SFRJ. Na temelju tekovina zajedničke borbe Srba i Albanaca 1941-1945. (bratstvo i jedinstvo, zajednička svojina, samoupravljanje) ostvareno je ono što je izgledalo nemoguće u dugoj istoriji Kosova, kojom su dominirali albanski begovi i srpski knezovi...

Conversazione con Stevan Mirković (Belgrado, settembre 2001)
... la Zastava di Kragujevac ha dimostrato il pericolo della privatizzazione. All'inizio la privatizzazione è stata molto dura, sicché questo ministro delle finanze e i suoi seguaci sono dovuti scappare dalla fabbrica. Gli operai lo volevano picchiare !...

Intervista con Stevan Mirković (Belgrado, 5 gennaio 2001)
... Il comunismo è stato da noi abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa privatizzazione e questa svendita…...

Former Army head calls for coup (B92 29/2/2000) [STEVAN MIRKOVIC: E' ORA CHE L'ESERCITO PRENDA IL POTERE]
... The Army should seize power, disband the government, the parliament and political parties, arrest Milo Djukanovic and eliminate Slobodan Milosevic...
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/91

Si rianima l'idea del non-allineamento. Mirković come Tito (NIN, aprile 1997)
Gli organizzatori del nuovo movimento per il non-allineamento si confrontano con un grande dilemma: come scegliere una terza via se dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica di via ne e' rimasta solo una...




Tante iniziative contro NATO Trident Juncture !

* Lago Patria (NA) 3 ottobre: presidio antimilitarista
* Roma 14 ottobre: Manifestazione e volantinaggio di protesta
* Milano 23 ottobre: iniziativa sulle manovre militari N.A.T.O.
*** NAPOLI 24 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE – vedi: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/Trident2015_Napoli241015.pdf ***
Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS ha aderito ed esorta ad aderire alla manifestazione indetta per il 24 ottobre 2015 a Napoli, contro la NATO e la sua colossale esercitazione "Trident Juncture", contro le spese militari e le spinte verso una nuova guerra mondiale.
* Roma 26 ottobre: Convegno del Comitato Italiano No Guerra No Nato
* La Nato sbugiarda Renzi: Trident Juncture pure a Napoli (di Antonio Mazzeo)


Vedi anche:

La Notizia di Manlio Dinucci - Nuove bombe nucleari Usa in Italia (PandoraTV, 30 set 2015)
Stanno per arrivare in Italia le nuove bombe nucleari statunitensi B61-12, che sostituiscono le precedenti B61. In corso a tale scopo l’upgrade della base della U.S. Air Force ad Aviano (Pordenone) e di quella di Ghedi Torre (Brescia). Lo prova una foto satellitare, che mostra la costruzione ad Aviano di una doppia barriera attorno a 12 bunker con copertura a volta, dove vengono tenuti i cac-ciabombardieri F-16C/Ds pronti al decollo con le bombe nucleari...

Verso l’Italia le nuove atomiche Usa (di Manlio Dinucci, Il Manifesto 30.09.2015)
Guerra. Stanno per arrivare sul territorio italiano le nuove bombe nucleari statunitensi B61-12, che sostituiscono le precedenti B61. La B61-12, ha una potenza media di 50 kiloton (circa il quadruplo della bomba di Hiroshima). Lo conferma da Washington l’autorevole Federazione degli scienziati americani...

La polveriera nucleare dell’«arsenale Europa» (di Manlio Dinucci, Il Manifesto 30.09.2015)
Stati uniti. 200 le ogive americane in Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Più di 500 quelle francesi e britanniche...

Gli Usa si preparano alla guerra, bisogna fermarli (Giulietto Chiesa, Margherita Furlan – Sputnik, 30.09.2015)
In una intervista esclusiva a Sputnik Italia il professore Manlio Dinucci, uno dei massimi esperti di cose militari in Italia, fa luce sulle dinamiche in atto in Siria rispetto alla posizione di Russia e Usa...
http://it.sputniknews.com/mondo/20150930/1266179.html


=== Lago Patria (NA) 3 ottobre ===


Campania: monta la mobilitazione contro guerra, Nato e Trident

Comitato “No Base Nato” Lago Patria - Comitati No Trident
Giovedì, 01 Ottobre 2015

La base Nato di Giugliano (Lago Patria) sarà la regia del “Trident Juncture 2015” (TJ15), una gigantesca esercitazione militare che si terrà nel Mediterraneo (tra Italia, Spagna e Portogallo) dal 3 ottobre al 6 novembre; coinvolgerà 36.000 uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi per testare la forza di rapido intervento che dovrà operare, nell’arco di 48 ore, su numerosi scenari internazionali a difesa degli interessi dei capitali occidentali.
Per simulare scenari bellici verranno sperperati in pochi giorni milioni di euro che si aggiungeranno alla montagna di soldi pubblici spesa ogni anno per armamenti e per occupare altri paesi con le cosiddette missioni umanitarie. L’Italia, nel solo 2014, ha bruciato circa 30 miliardi di dollari per la spesa militare. Si comprano armi nello stesso momento in cui si privano di sanità, trasporti, scuola e pensioni fasce sempre più estese di popolazione. 
Un ruolo decisivo in questa esercitazione, ma in generale nel coordinamento delle forze militari della NATO, è svolto dal quartiere generale del centro di comando NATO “Allied Joint Force Command”, con sede nella base di Lago Patria in Giugliano in Campania. Da lì partiranno tutti gli ordini necessari per l’esercitazione, così come quelli per i futuri interventi militari che interesseranno il Mediterraneo. 
Lago Patria (Giugliano) e Napoli diventano così non soltanto il “cervello” delle operazioni belliche, ma anche un obiettivo militare sensibile, mettendo a serio rischio l’incolumità delle popolazioni locali. 
La presenza di una simile base militare, inoltre, comporta anche l’installazione di potentissime apparecchiature radaristiche ad alto inquinamento elettromagnetico i cui effetti sulla salute sono gravissimi (rischio di tumori, leucemie, catarratte), senza contare gli effetti sulle apparecchiature elettriche (tra cui by-pass, pace-maker e apparecchiature ospedaliere) con cui i campi elettromagnetici interferiscono. 
Questa ulteriore fonte di inquinamento targato NATO incide pesantemente su un territorio già vessato da anni di saccheggio incontrollato da parte di sistemi criminali, imprenditori ed istituzioni compiacenti o “distratte”: milioni di ecoballe, decine di discariche pubbliche e private, lecite ed illecite, contenenti rifiuti tossico-nocivi che stanno compromettendo – forse definitivamente – il nostro territorio senza che le istituzioni intervengano seriamente per mettere fine a tale problema (gli incendi recenti della RESIT e del deposito giudiziario sono sintomatici di tale stallo). E ciò senza peraltro che la presenza dei numerosi militari presenti sul territorio abbia mai avuto alcun impatto virtuoso sull’economia locale né sull’occupazione, come ci hanno voluto far credere. 
Opponiamoci alla devastazione portata dalla Nato sul nostro territorio. Costruiamo un forte movimento di opposizione alle logiche militari e imperialiste, per evitare un sempre più possibile nuovo conflitto mondiale. 
Ieri, mercoledì 30 settembre alle ore 18,00 c/o la sede dei disoccupati organizzati-USB in via Camposcino, 67- Giugliano, si è tenuta un'assemblea in preparazione di: 
- Un presidio antimilitarista che si terrà il 3 ottobre alle ore 10:30 presso la base NATO di Lago Patria. 
- una manifestazione nazionale contro la guerra, l’operazione “TJ15” e per l’uscita dalla NATO del 24 ottobre a Napoli alle ore 14:30 partenza da Piazza del Gesù.  

Comitato “No Base Nato” Lago Patria - Comitati No Trident


=== Roma 14 ottobre ===

COMITATO ITALIANO NO GUERRA NO NATO
ROMA 14 OTTOBRE 2015 – DALLE 17,00 ALLE 20,00
PIAZZA SS. APOSTOLI
 
Manifestazione e volantinaggio di protesta contro la mostruosa esercitazione Trident Juncture  che la Nato ha programmato in Spagna, Portogallo, in Italia, e nel Mediterraneo, con epicentro in Sicilia, tra Ottobre e Novembre 2015, con la partecipazione di oltre 35.000 soldati e centinaia di aerei e navi da guerra: una prova di terza guerra mondiale e di aggressione contro i nostri vicini, a partire dall'Italia e dall’Europa usate come portaerei Usa-Nato. 
 
Raccolta di firme per l’uscita dell’Italia dalla Nato, un’alleanza trasformata da difensiva in organizzazione offensiva a raggio mondiale, che ci sta trascinando in una guerra dopo l'altra:dall’Iraq alla Yugoslavia, dalla Libia all’Afghanistan,  fino all’aggressione indiretta alla Siria con l’utilizzo di bande jihadiste, ed al colpo di Stato neo-nazista in Ucraina che ha rimosso un governo legittimo.
 
 Diciamo No alle guerre Guerre della Nato che provocano migrazioni di interi popoli. 
 
Diciamo No alla proliferazione di basi e poligoni di tiro al servizio della Nato in Italia e in Europa, in cui ci si esercita a nuove aggressioni e si sperimentano nuove armi micidiali che colpiscono territori e popolazioni apportando dissesto sociale e malattie letali.
 
   Firma l’appello che il Comitato Italiano No Guerra No Nato ha lanciato per l'uscita dell'Italia dalla Nato, per un’Italia neutrale, che ha già raccolto migliaia di firme sul sito http://www.noguerranonato.it  e sulla pagina di FB www.facebook.com/noguerranonato
 



=== Milano 23 ottobre ===

Milano, Venerdì 23 ottobre - ore 21
presso la Camera del Lavoro,
Salone Di Vittorio

iniziativa sulle manovre militari N.A.T.O. 
"Trident Juncture 2015":

verso chi è puntato il tridente? La Siria e l'Ucraina, la scacchiera, il gioco pericoloso.

Ci sarà tra gli altri Manlio Dinucci


=== Roma 26 ottobre ===

Partecipa al CONVEGNO INTERNAZIONALE DEL PROSSIMO 26 OTTOBRE A ROMA presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo (via IV Novembre 149) per creare una rete internazionale per una politica di pace e neutralità e l’uscita dei paesi europei dalla NATO
LA PACE HA BISOGNO ANCHE DI TE
 
 
 
INVITO DI PARTECIPAZIONE
AL CONVEGNO DEL COMITATO ITALIANO NO GUERRA NO NATO 
PER UNA POLITICA EUROPEA DI PACE E NEUTRALITA’
 
ROMA 26 OTTOBRE 2015 ORE 9,00 – 17,30: SEDE DEL PARLAMENTO EUROPEO
SALA DELLE BANDIERE – VIA IV NOVEMBRE 149
 
 
Il Comitato No Guerra No Nato La invita a partecipare al convegno di Roma e a dare il Suo contributo con un intervento.
 
Tra Ottobre e Novembre 2015 la Nato svolge in Spagna, Portogallo, in Italia, e nel Mediterraneo meridionale, con base a Trapani Birgi (Sicilia), una delle più grandi esercitazioni navali e aeree dal 1945, con la partecipazione di oltre 35.000 soldati e centinaia di aerei e navi da guerra: Trident Juncture. Sono prove di guerra contro i nostri vicini, a partire dall'Italia e dall’Europa usate come portaerei Usa-Nato per le aggressioni in corso e a venire.
 
La Nato, trasformata da difensiva in organizzazione offensiva a raggio mondiale, ci sta trascinando in una guerra dopo l'altra.
Nel Medioriente e in Nord Africa è protagonista, insieme agli alleati del Golfo e alle bande jihadiste, della distruzione di Stati e nazioni.
In Ucraina, dopo il colpo di Stato che ha rimosso un governo legittimo, addestra formazioni neonaziste, fomenta la guerra civile e assedia la Russia.
 
Guerre Nato e terrorismi collegati provocano migrazioni di interi popoli. 
L'ammodernamento dell'arsenale nucleare occidentale e la moltiplicazione di basi militari in tutto il mondo minacciano una guerra mondiale.
 
L'Italia e l’Europa sono costellate di basi e poligoni al servizio della Nato, in cui ci si esercita alle nuove aggressioni coloniali e si sperimentano nuove armi micidiali.
Le ricadute di queste attività colpiscono territori e popolazioni sotto forma di dissesto sociale e malattie letali.
 
Il solo impegno militare italiano, sotto totale controllo Nato, costa al contribuente 80 milioni di Euro al giorno, sottratti ai servizi sociali. Lo stesso può dirsi di tutti i paesi europei facenti parte della NATO.
E' drammaticamente urgente opporsi a questa demenziale politica di guerra e di rapina che provoca distruzione, miseria, terrorismo.
Dobbiamo difendere la pace riconquistando la sovranità e neutralità di tutti i paesi europei.
L'Italia e l’Europa devono uscire dalla Nato, la Nato deve uscire dall'Italia e dall’Europa.


=== Articolo di Antonio Mazzeo ===



La Nato sbugiarda Renzi: Trident Juncture pure a Napoli

di Antonio Mazzeo, 29 settembre 2015

Anche il Comando delle forze congiunte NATO di Napoli - Lago Patria avrà un ruolo chiave nella mega esercitazione militare Trident Juncture 2015 che avrà luogo ad ottobre e novembre negli spazi aerei, terrestri e marittimi di Portogallo, Spagna e Italia. La conferma ufficiale è giunta il 28 settembre a conclusione del vertice alleato tenutosi proprio nel quartier generale del JFC – Joint Force Command di Napoli, a cui hanno partecipato l’ammiraglio della Marina militare USA Mark Ferguson (Comandante in capo di JFC Naples), il generale dell’esercito britannico Adrian Bradshaw (vicecomandante supremo delle forze alleate in Europa – DSACEUR) e il generale tedesco Lothar Domroese, comandante del Joint Force Command di Brunssum (Olanda). “Nel corso del meeting sono state discusse le implicazioni strategiche relative al Readness Action Plan e alla NRF, la Forza di Risposta della NATO”, si legge nel comunicato emesso dall’ufficio stampa di JFC Naples. “Il vertice tra i tre leader militari ha avuto luogo alla vigilia dell’esercitazione Trident Juncture 2015, che consentirà di dare la certificazione al Comando di Brunssum per guidare nel 2016 la Forza di Risposta NATO NRF, in qualità di quartier generale di comando e controllo. Attualmente è il Joint Force Command di Napoli a fungere da comando e controllo per la NRF 2015 ed esso sta supportando l’esercitazione mediante assistenza e potenziale umano aggiuntivo”.
Affermazioni che sbugiardano in toto quanto riferito in Parlamento dal governo italiano lo scorso 17 settembre. “Si sottolinea che la città di Napoli non è coinvolta ad alcun titolo nella esercitazione”, riportava il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, nella risposta scritta all’interrogazione presentata da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle sul ruolo delle installazioni militari italiane interessate da Trident Juncture 2015. “A livello nazionale, il coinvolgimento prevede l’invio di elementi dell'Esercito in Spagna, Portogallo e a Capo Teulada, di assetti aerei dell’Aeronautica presso le basi di Trapani, Decimomannu, Pratica di Mare, Pisa, Amendola e Sigonella, mentre per la Marina Militare saranno presenti assetti navali inclusi nell'esercitazione nazionale Mare Aperto”, aggiungeva il sottosegretario Alfano. “L’esercitazione sarà guidata dal Joint Force Command Brunssum (Olanda) e non dal Joint Force Command di Napoli come riportato in premessa all’interrogazione parlamentare”.
Grazie a Trident Juncture 2015, la NATO potrà sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della propria forza di pronto intervento NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). La VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando NATO. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Proprio in vista della creazione della nuova task force, sono stati riorganizzati i quartier generali e i comandi operativi alleati: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo del Joint Force Command di Brunssum e del Comando per il Sud Europa di Napoli - Lago Patria.
Crescono intanto le adesioni di associazioni e comitati alla manifestazione nazionale No Trident Juncture che si terrà nel capoluogo campano sabato 24 ottobre. “La NATO è uno strumento di convergenza e di coordinamento degli interessi dominanti dell’imperialismo euro-atlantico, uno strumento offensivo al servizio delle mire espansionistiche ed interventistiche delle grandi potenze occidentali, a scala planetaria, che tanti disastri stanno provocando in giro per il mondo”, scrivono i promotori dell’appello, il missionario comboniano Alex Zanotelli, il Comitato napoletano “Pace e disarmo” e la Rete Napoli No War. “E’ per questo che a partire dalla Sicilia (dove il governo tenta d’imporre l’entrata in funzione del micidiale Muos a Niscemi), dalla Sardegna, da Poggio Renatico (Ferrara), da Pratica di Mare e Pisa, tutti coinvolti nell’esercitazione, proponiamo di costruire insieme una forte mobilitazione contro la Trident Juncture, la militarizzazione dei territori e le politiche di guerra, su tutto il territorio nazionale”.




70.mo Liberazione / 7: 
Ricordando Sergio Ricaldone

1) Sergio Ricaldone racconta la Resistenza ai giovani dell’ANPI (2012)
2) Sergio Ricaldone su Pietro Ingrao (2006)


Vedi anche: 

Ricordare il passato vigilando contro i pericoli del presente e del futuro (2005)
Testo dell'intervento di Sergio Ricaldone (21/09/1925 - 17/07/2013) in occasione di una celebrazione della Resistenza tenuta insieme a Giovanni Pesce e Nori Brambilla il 2 giugno 2005, a Cologno Monzese


Pietro Secchia: un ruolo di primo piano nell’antifascismo, la Resistenza e la Costituzione  (2005)
Nel 70° anniversario della vittoria del movimento di Liberazione in Italia, ci sembra doveroso ricordare una dei dirigenti comunisti che più hanno contribuito all’organizzazione della Resistenza partigiana. Lo facciamo proponendo il pregevole intervento che l’indimenticabile compagno Sergio Ricaldone pronunciò nel corso del convegno organizzato a Torino da “Nuovi Partigiani della Pace”, il 16 aprile 2005
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-italia/25459-pietro-secchia-un-ruolo-di-primo-piano-nellantifascismo-la-resistenza-e-la-costituzione.html


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25 aprile 1945 : vittorie, illusioni, sconfitte e speranze


24 Aprile 2012

Sergio Ricaldone
 racconta la Resistenza ai giovani dell’ANPI

Siccome appartengo ad una specie ormai in via di estinzione, confesso di essere un po’ imbarazzato a rappresentare simbolicamente una storia lontana anni luce dalle versioni con cui viene raccontata oggi da molta letteratura e dalle fiction televisive.
 
Sono costretto a misurarmi con la potenza di fuoco del grande apparato mediatico che ogni giorno ci bombarda con notizie false e storie inverosimili, ed è una impresa disperata. Proverò comunque, nel tempo disponibile, a riproporvene da testimone qualche passaggio significativo, senza nascondermi dietro ipocriti pentimenti.
 
Quando nel 1943 decisi di imbracciare il fucile, avevo 18 anni e lo feci richiamandomi ad una parola nella quale credevo e continuo a crederci. Questa parola, per me bellissima, si chiamava comunismo ed è stata per molti di noi il propellente ideale che ha alimentato le nostre scelte di combattere il nazifascismo con la guerra partigiana. Dunque partigiano e comunista ! Due parole oggi impronunciabili. Diventate un’accusa oscena e infamante che ci accomuna a quella coniata dai nazisti in tutta l’Europa occupata: banditi e terroristi. Il che conferma che la storia solitamente la fanno e la vincono i popoli ma poi la scrivono e la raccontano i padroni che comandano.
Allora, tutto il continente, da Capo Nord al Mediterraneo e dal Volga alla Manica giaceva sotto il tallone di ferro dei nazisti. Diventata totale, la guerra non poteva non assumere il carattere di una lotta di liberazione di Stati e di popoli, con sistemi sociali e politici diversi, saldamente coalizzati contro il pericolo mortale rappresentato dal nazifascismo. Perciò una lotta con profonde motivazioni universali, la civiltà contro la barbarie e la libertà contro la schiavitù, che ha coinvolto non solo gli eserciti combattenti ma gli stessi popoli dei paesi aggrediti rendendoli partecipi, con la lotta armata, delle vicende militari che hanno sconvolto l’Europa per cinque lunghissimi anni. Anni di ferro e di fuoco che ci hanno costretto a consumare le nostre giovani vite chi sui campi di battaglia, chi sulle montagne, chi nelle città occupate e chi nei lager nazisti.
 
Mi permetto qualche libertà di espressione e azzardo perciò, insieme alla mia testimonianza di partigiano, un bilancio. Bilancio di un quasi novantenne che, per ragioni biologiche sta per passare a miglior vita e si domanda – mi domando - se le decisioni prese di combattere, prima con le armi, poi, dopo che cessarono gli spari, con la militanza politica, per dare all’Italia una bellissima Costituzione, ne sia valsa veramente la pena.
 
La domanda non è retorica poiché oggi ho l’impressione di essere imbarcato, come tutti voi, su un Titanic chiamato pomposamente Europa che sta affondando, e mi domando a cosa siano serviti decenni di lotte del movimento operaio italiano. Mi domando come, quando e perché le grandi conquiste sociali e politiche , costate lacrime e sangue, siano state spazzate via. E quanto sia difficile mantenere in vita gli stessi ideali in cui crediamo.
 
Resistenza, Antifascismo, Costituzione sono le fondamenta su cui vorremmo edificare il futuro. Ma la destra è al potere in tutta Europa e, pur nelle sue differenze, nega e sopprime i valori sociali e democratici della nostra cultura resistenziale.
 
Per il modo come viene raccontata oggi nelle celebrazioni ufficiali, in certi libri e fiction televisive, la Resistenza appare, nel migliore dei casi, come un corpo morto al quale sono stati espiantati, uno dopo l’altro e buttati in discarica, gli organi vitali.
 
Tra i diversi soggetti politici che l’hanno combattuta credo però sia giusto ricordare in questa occasione quella che ne è stata la spina dorsale e la sua forza motrice, ossia il movimento operaio. Senza quel movimento, alimentato da grandi ideali rivoluzionari, non ci sarebbe stata Resistenza e guerra partigiana.
 
Dalla valle di Susa alle montagne del Friuli gli operai sono stati la componente più importante e cosciente della guerra partigiana e delle iniziative di sostegno che si sono svolte nei quartieri popolari e nelle fabbriche. Anche chi vi parla si è formato politicamente e militarmente a quella scuola. Si chiamava officina ed era un po' diversa dalle catene di montaggio robotizzate di oggi. Un complesso di macchine utensili e banchi di montaggio su cui operai giovani e anziani lavorando fianco a fianco, parlando e raccontando le loro storie, hanno preso coscienza dei loro diritti calpestati e della loro forza, si sono organizzati ed hanno lottato, prima con gli scioperi poi con le armi contro il tiranno. Mettendo in gioco la propria vita. Ci mancava ovviamente la preparazione culturale dei giovani di oggi ma sovente, senza che neppure ce ne accorgiamo, le cose accadono da sole. Sembrano fatalità, coincidenze, ma sono in realtà vibrazioni, impulsi, trasmessi dal mondo reale che ci circonda, che si mettono in moto e che poi si riuniscono e formano un unico, razionale pensiero che ci guida nelle grandi scelte che la vita ci impone di compiere. Si chiamava e si chiama tuttora ideologia. Ed era la nostra ideologia, quella proletaria, che ha sorretto per un secolo le grandi lotte sociali e politiche del movimento operaio, le grandi rivoluzioni, i movimenti di liberazione dei popoli oppressi.
 
Ed è grazie a quell’ideologia, sprigionata dalla rivoluzione d’Ottobre, che le sterminate periferie industriali di quel tempo sono diventate l’epicentro dei grandi eventi storici di cui stiamo parlando. Quella è stata la nostra scuola e il nostro primo campo di battaglia. 
Lo dobbiamo a giganti del pensiero come A. Gramsci, che hanno saputo formare uomini d’acciaio, come mio padre, che da modesto tranviere comunista ha saputo reggere, senza battere ciglio, due condanne del Tribunale Speciale a complessivi 18 anni di carcere, per diventare poi uno dei capi della Resistenza a Milano.
 
Spero che venga compreso lo stato d’animo di profonda amarezza di fronte ai ripetuti tentativi di falsare e capovolgere il senso delle scelte da noi compiute a quel tempo.
 
Persino le date più significative sono oggetto dei ripetuti tentativi di rimozione storica, fino a proporci di cancellare come giorno di festa il nostro 25 aprile.
 
Anche il giorno cruciale che celebra la fine della guerra, l’8 maggio 1945, e abbraccia in un'unica grande dimensione internazionale il sacrificio di tutti i popoli europei, dal Volga alla Manica, nonché i 56 milioni di morti pagati per porre fine a quella follia, è finito nell’oblio più assoluto.
 
La stessa scelta del 27 gennaio 1945 quale “giorno della memoria”, che mira a fare dell’olocausto del popolo ebraico l’evento centrale del conflitto, non è una scelta casuale e innocente ma concorre in qualche modo a stemperare, a scolorire e ridurre la reale dimensione europea e mondiale di quella immane tragedia che è stata la seconda guerra mondiale.

Non c’è alcun dubbio che Auschwitz, liberato appunto il 27 gennaio, sia un monumento esemplare alla barbarie del nazismo e il celebrarne la liberazione rappresenta un doveroso omaggio e una sorta di palingenesi del popolo ebraico. Però attenzione ! Un corretto ricordo dovrebbe almeno accomunare i liberati di quel campo con i liberatori e raccontare senza reticenze quel che accadde prima quel 27 di gennaio 1945, quando due soldati dell’Armata Rossa si avvicinano di buon mattino alla barriera di filo spinato che circonda il campo di Auschwitz. Aprono il cancello, entrano e si trovano davanti l’ennesimo spettacolo simile e agghiacciante come quelli già visti durante la loro lunga marcia nei territori liberati.
 
Le immagini di Auschwitz le abbiamo viste, riviste e condannate negli ultimi decenni e continueremo a farlo nei prossimi anni, ma sono solo un parte del pesante bilancio di vite umane pagate dai soldati che liberarono quel campo, bilancio che supera di quattro volte i sei milioni di vittime dell’olocausto ebraico.
 
Quei due soldati che ho ricordato appartenevano al gruppo di armate del primo fronte ucraino comandate dal maresciallo Koniev. Avevano fatto molta strada prima di arrivare in quel piccolo villaggio polacco, davanti a quel filo spinato. Erano partiti da Stalingrado un anno prima, dopo che (come ha raccontato Pablo Neruda nel suo Canto generale) il sangue di più di un milione di giovani sovietici aveva colorato di rosso le acque del Volga e le rovine della città, prima di poter annientare la sesta armata nazista di Von Paulus e capovolgere le sorti del secondo conflitto mondiale.
 
Poi, quegli stessi soldati, hanno dovuto camminare per quasi tremila chilometri, combattendo e vincendo contro i panzer di Hitler le più feroci battaglie di tutta la guerra europea, lasciando sul terreno ancora milioni di morti prima di liberare la Polonia e di arrivare davanti a quel famoso cancello. E molta strada dovettero ancora compiere prima di poter schiacciare la belva hitleriana nel bunker di Berlino.
 
Tutta la lunga marcia di quei soldati è punteggiata da centinaia di altri spettacoli agghiaccianti allestiti dai killers con la svastica, compiuti senza la razionale perfezione industriale dei forni crematori e delle camere a gas di Auschwitz ma con mezzi più spicci e artigianali come il colpo alla nuca. Migliaia le fosse comuni, con milioni di corpi sepolti, segnano la ritirata nazista dai territori invasi dell’Ucraina e della Bielorussia. Sotto quei cumuli di terra sono stati sepolti i corpi massacrati di vecchi, donne, bambini, prigionieri di guerra, commissari politici, partigiani operanti alle spalle del nemico. La loro colpa quella di essere, oltre che ebrei, anche comunisti o più semplicemente russi che amavano il loro paese. Dunque, “untermenschen”, ovvero razze inferiori, sottouomini che bisognava sterminare.
 
Da vecchio partigiano devo molto a quelle “razze inferiori”. La nostra idea di resistenza è infatti germogliata durante gli scioperi di marzo, nel 1943, a Milano, Torino e Genova, non a caso due mesi dopo la fine della battaglia di Stalingrado e si è concretizzata dopo l’8 settembre quando l’Armata Rossa stava già dilagando verso ovest.

Come tutte le guerre anche quella combattuta nelle nostre città occupate dai nazifascisti non è stata un pranzo di gala ma una guerra spietata, una pratica di lotta estrema che dovevi imparare presto e bene. Sei solo e circondato da un nemico che non fa prigionieri. La pistola e l’esplosivo, gli agguati e gli attentati erano i mezzi con cui combattere l’invasore che occupava le città con la potenza soverchiante dei suoi panzer, la ferocia delle SS e dei brigatisti neri al loro servizio. Sai che sotto quelle divise ci sono belve feroci che hanno torturato, impiccato i tuoi compagni di lotta, hanno incendiato e raso al suolo villaggi, massacrato donne, vecchi e bambini senza alcuna pietà. Sai che se cadrai nelle loro mani non avrai scampo. Quella ferocia l’abbiamo subita quando siamo caduti nelle mani dei torturatori neri e della Gestapo e poi inviati incontro alla morte nei campi di sterminio.
 
Da fatti realmente vissuti e raccontati dai testimoni oculari, ormai in via di sparizione, Resistenza e antifascismo si stanno trasformando, come è giusto che sia, in cultura storica, e perciò percepiti oggi dal senso comune in una dimensione diversa. Ma anche esposti al rischio di pessime riduzioni celebrative. E questo toglie valenza anche all’entità geopolitica complessiva di un fenomeno che è stato soprattutto europeo ed ha riguardato i popoli dell’Europa intera. Quella di allora beninteso non quella di oggi, ossia quella delle banche che riduce molti di voi a dei senza lavoro, precari o disoccupati per tutta la vostra vita futura.
 
E’ un ciclo involutivo che sta entrando in una fase molto preoccupante. Non è più solo revisionismo ma si chiama più realisticamente negazionismo. Ed è la fase terminale di un lungo processo di distruzione della memoria storica che accompagna analoga distruzione delle nostre conquiste sociali e politiche.
 
La liberazione dall’invasore diventa guerra civile, la risposta armata dell’aggredito all’aggressore diventa terrorismo, i partigiani sono canaglie, ladri, assassini, stupratori, si chiede uguale rispetto per i morti, siano vittime o carnefici. L’aveva intuito Jean Cocteau quando ha scritto che la storia sono fatti che finiscono per diventare leggende e le leggende sono bugie che finiscono per diventare storia.
 
Ricordo, per inciso, di avere parlato dell’argomento nel 1966, con Gillo Pontecorvo, (vecchio compagno di lotta partigiana), all’uscita del suo film, “La battaglia di Algeri”, quando ad una mia domanda mi rispose che, tra le tante ragioni che lo avevano spinto a raccontare la resistenza del popolo algerino, aveva il fondato timore che, prima o poi, tutte le guerre di liberazione, inclusa quella che avevamo combattuto insieme, sarebbero state catalogate come terrorismo, criminalizzate e poi dimenticate. Parole profetiche.
 
Ricordo che mentre migliaia di gaglioffi nazifascisti sono stati sottratti alla giustizia e poi arruolati nella Cia, nella Nato e nella Gladio, persino un resistente come Nelson Mandela è stato tenuto iscritto per molti anni ancora nel registro dei terroristi tenuto dalla Cia persino quando è diventato Presidente del Sudafrica.
 
L’ondata diffamatoria e negazionista ha investito altri movimenti di liberazione in l’Algeria, Vietnam, Cuba, l’intera Africa australe e mezza America latina. Che poi per fortuna hanno vinto ! Ma ora alimenta, purtroppo, anche i movimenti neonazisti che stanno formandosi e dilagando in molti paesi dell’Unione europea.
 
Sono decenni che la cosiddetta cultura europeista ci presenta il vecchio continente come una grande casa comune, un giardino fiorito di nazioni democratiche e pacifiche, rispettose le une della altre, dalle cui culture sarebbero stati sradicati una volta per tutte i fantasmi dei 4 cavalieri dell’Apocalisse che hanno funestato il 20° secolo : il nazifascismo, l’antisemitismo, la fame, la guerra.
 
Il guaio è che ciò che rimane dell’illusorio progetto di Unione Europea è l’immane disastro che stiamo vivendo e pagando. Abbiamo una magnifica Costituzione repubblicana ma subiamo, senza via di scampo (come tutti i paesi dell’Unione Europea) il potere delle banche, centrali e non. La destra, intesa come braccio secolare del capitale finanziario (e madre prolifica dei movimenti neo nazisti) è al potere in tutta Europa. Nei paesi baltici “liberati dal comunismo sovietico” e ammessi a pieno titolo nell’Unione europea, riappaiono i monumenti alle SS, si celebra l’invasione hitleriana e si occulta persino il massacro di decine di migliaia di ebrei.
 
I 4 cavalieri dell’Apocalisse rispuntano e dilagano. Ci ritroviamo a fare i conti con il nazifascismo, l’antisemitismo e la povertà ma anche con la guerra. Anche se per ora le bombe ci limitiamo a scaricarle su Tripoli in nome di una democrazia diventata merce di esportazione. Dunque attenzione ! Le ambizioni di dominio planetario dell’imperialismo sono ancora ben presenti. I bilanci militari sono in crescita e prima o poi un nemico contro cui usarle queste armi, la Nato e il Pentagono lo troveranno e vi offriranno un’occupazione mettendovi in mano un fucile. Le prossime tappe delle future guerre sono Damasco e quasi sicuramente Teheran.
 
Sta a voi rifiutare questa prospettiva. Il ricordo della Resistenza per essere autentico non può essere celebrativo ma impegno sociale e politico nel presente. Non abbassate la guardia e difendete il vostro diritto a un futuro di lavoro sicuro e pacifico. I veri nemici non sono i popoli di altri continenti ma i banchieri e i padroni “modello Marchionne” e i loro governi che parlano la nostra lingua ma negano i vostri diritti, la vostra dignità e vi vogliono servili e ubbidienti. La vostra ultima trincea democratica è la Costituzione della Repubblica così come è stata scritta col sangue di 48 mila partigiani caduti perché l’Italia garantisse il futuro delle giovani generazioni.

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www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 28-09-15 - n. 558

In occasione della scomparsa di Pietro Ingrao (27/09/2015) riproponiamo questo articolo dell'indimenticato quadro comunista Sergio Ricaldone, scritto quasi 10 anni fa, che ci aiuta a ricostruire il percorso politico di questa figura "mitica"  della sinistra italiana.

"Volevo la luna" : ultima, discutibile fatica editoriale di P. Ingrao

Sergio Ricaldone

19/09/2006

Ho il vago sospetto che tra l'uscita del libro di Pietro Ingrao "Volevo la luna" e l'imminente assemblea costitutiva del partito della Sinistra europea, sezione italiana, ci sia un linkage molto ben calcolato.

Nel cuore dell'autunno dovrebbe nascere il futuro partito del quale si percepisce il sapore e la volontà  di un radicale cambio di regime interno a Rifondazione, già in atto da tempo ed ora in fase galoppante, ma ancora senza una direzione ben definita né identikit.  Insomma, un appuntamento con molte incognite.  Nessuno sa quale sarà la bussola del nuovo partito.   La sola cosa assodata è il taglio netto con il comunismo finora conosciuto in tutte le sue varianti planetarie.   Non sarà un passaggio facile.   Soprattutto ora che il trono lasciato vacante da Fausto Bertinotti è stato occupato da un modesto re travicello, Franco Giordano, incapace di superare lo schema antiunitario della "maggioranza pigliatutto" e incline ad usare la clava delle misure disciplinari contro le minoranze interne, quale soluzione ad una congiuntura politicamente difficile da gestire.

La presenza di Ingrao come sponsor e testimonial di questo nuovo soggetto politico europeo postcomunista diventa perciò un fattore di sostegno importante per la sua riuscita, soprattutto perché con questo suo ultimo libro l'autore porta un personalissimo contributo ad una definitiva rottura dei ponti tra Rifondazione e il comunismo storicamente conosciuto.

Mi è bastato leggere, prima ancora del libro, l'ampia intervista rilasciata da Pietro Ingrao a Repubblica, l'8 settembre scorso, per domandarmi per quale ragione una rispettabile figura della sinistra decida di spendere gli ultimi spiccioli della sua esistenza biologica per scrivere un libro così apertamente distruttivo della storia del comunismo italiano.  Forse per un eccesso di vanità senile e perché – come lui stesso dice – "ho amato troppo l'applauso" .

Questo tentativo ingraiano di raccontare la storia della propria vita passando e ripassando in lavatrice le proprie scelte di milizia politica e inzuppando il pane in un banalissimo gossip che riduce Togliatti ad un sottomesso "compagno di merende" di Stalin, riceverà senza dubbio tantissimi applausi dalla platea che sanzionerà la nascita della "Sinistra europea".    Questo suo libro sembra infatti scritto apposta per concludere il ciclo di autoseparazione da tutta l'esperienza storica del comunismo novecentesco portando in discarica anche i personaggi che hanno animato e guidato le grandi battaglia politiche e sociali e resistenziali del movimento operaio italiano.

Un ciclo di rimozione che, all'interno di Rifondazione, era stato iniziato da Bertinotti a Livorno, nel 2001, quando l'egocentrico segretario del partito, per regolare i conti una volta per tutte con i suoi oppositori interni (Ernesto in primis) cominciò a sparare a zero contro lo spettro di Giuseppe Stalin che sembrava aggirarsi ancora minaccioso dentro Rifondazione.  Dopo di che, attingendo in preordinata sequenza nella abbondante letteratura "pre", "post" e "anti" prodotta dal revisionismo storico di destra e di sinistra, Bertinotti ha ridotto il secolo delle grandi rivoluzioni e del comunismo ad un cumulo di macerie fumanti.

Pietro Ingrao che, fino a poco tempo fa, sembrava considerare, diversamente da Bertinotti, il comunismo italiano di Gramsci e Togliatti una incolpevole ed apprezzabile eccezione rispetto allo stalinismo ha ora cambiato opinione e ci racconta invece di un Togliatti allievo mediocre e subalterno del feroce georgiano emulo di Gengis Kan.

Mi rendo conto del rischio che corro toccando la "mitica" figura di Pietro Ingrao, ovvero l'oppositore sempre e dovunque di Sua Maestà.  E chi meglio di lui può raccontarci i fasti e i nefasti del vecchio PCI ?    Nel popolo di sinistra abbondano ancora oggi gli ingraiani che pendono dalle sue labbra e lo applaudono ogni volta che apre bocca anche se le frasi di sinistra che pronuncia con forbito eloquio sono sempre innocue  e sempre più distanti dal "gorgo" dello scontro politico e sociale spesso evocato.

Ci sono, ovviamente, anche gli antingraiani convinti che i suoi comportamenti politici siano stati spesso segnati dall'egocentrismo, dall'opportunismo e da una scarsa coerenza con gli impegni presi con i suoi compagni di avventura, spesso galvanizzati da un suo "armiamoci e partite" e poi piantati in asso nei momenti cruciali, come capitò al gruppo del Manifesto al momento della sua radiazione dal PCI.

Quando 15 anni fa, dopo la Bolognina, costituimmo Rifondazione comunista eravamo convinti che Pietro Ingrao, superando le tante indecisioni, ci aiutasse a ricomporre una leadership in grado di salvare e ricostruire una presenza organizzata dei comunisti in questo paese, capace di ridare una prospettiva di trasformazione nel solco di una continuità, doverosamente critica e senza sconti, con la storia che, dall'Ottobre sovietico in poi, ha, comunque, sorretto ed animato le grandi battaglie politiche ed ideali del movimento operaio, dei movimenti di liberazione antimperialisti e le grandi rivoluzioni che hanno radicalmente cambiato la geopolitica del pianeta.   Ne eravamo convinti perché ci sentivamo figli di quella storia e di quel movimento che, malgrado errori ed orrori e le inevitabili dinamiche di "un passo avanti e due indietro" insite in ogni rivoluzione, aveva saputo comunque spostare in avanti, e di molto, le frontiere del progresso economico e sociale dopo avere inflitto colpi severi al nazifascismo, al colonialismo e all'imperialismo.

Pietro Ingrao, pur non avendo mai smesso di parlarci di masse, di operai, di lavoro liberato, di democrazia e di non violenza, preferì, ancora una volta, recitare la parte del libero pensatore offrendosi unicamente – come fanno i grandi predicatori domenicali – alle riflessioni collettive di quanti (dubbiosi e non) hanno continuato ad interrogarsi sul significato da attribuire alla parola "comunismo".  Salvo poi lasciare ad altri il compito di costruire il soggetto politico in grado di organizzare nei faticosi giorni feriali la grande massa dei salariati, dei precari, dei cassaintegrati, dei licenziati, dei pensionati al minimo.

Ti siamo comunque grati, carissimo Ingrao, per le tante parole gratificanti che ci hai trasmesso da tanti pulpiti in più di mezzo secolo.   Ma continuiamo ad essere convinti che dalle prestigiose poltrone politiche  ed istituzionali che hai occupato avresti potuto fare molto,  molto di più.  




“NA MORE CON AMORE”
Resoconto dell'iniziativa - Edizione 2015


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Ciao a tutti,
in questo mese di settembre si è conclusa la terza edizione di “nA More con AMore” e, come sempre, speriamo farvi cosa gradita con un breve resoconto dell’iniziativa estiva dei bambini ospitati a Santa Severa, che quest’anno erano davvero piccolissimi: tutti di 8 anni, tranne Nemanja, il saggio del gruppetto, con i suoi ben 12 anni! Questi bambini vivono nella municipalità serba di Kraljevo, provenienti da famiglie residenti nei villaggi di campagna di Roćevići, Vrdila e Devdeci, dove si trovano le piccole succursali della Scuola Primaria “Jovan Dučić”.
Dal 28 agosto al 5 settembre, con Boško, Isidora, Nada, Nemanja, Vojin, Milivoje e Jelena abbiamo trascorso momenti davvero piacevoli, divertenti, sereni e con quel velo di fantastica tenerezza che i bambini di questa età sanno donare. 
Quest’anno il viaggio aereo di andata è stato puntuale, sebbene con immenso dispiacere non siamo riusciti a cambiare il biglietto di un alunno che non è potuto venire cosicché un’altra bambina quasi pronta a partire al suo posto ha dovuto rinunciare. La nuova direzione della compagnia Air Serbia, dopo che quest’ultima si è “imparentata” con Etihad, ha richiesto per il subentro una tariffa esagerata, pari a metà dei fondi raccolti dalla nostra associazione. E’ la prima volta in tanti anni che si verifica una situazione del genere. Ne restiamo naturalmente contrariati e soprattutto amareggiati, per non aver potuto offrire ad una bambina questa opportunità.
Ma ciò non ha impedito di godere della presenza di questo gruppo in Italia, e la settimana è trascorsa senza altri imprevisti, anche con la collaborazione degli esercenti di Santa Severa, che ci hanno sostenuto come sempre.

I bambini hanno svolto soprattutto attività balneare. Hanno goduto di sole, di sale e di un mare variegato nei colori e nelle forme: verde, azzurro e nuvoloso, talvolta mosso altre calmo, ma sempre tiepido ed emozionante. Dal mattino presto alla sera al tramonto, abbiamo passeggiato, fatto bagni, mangiato frutta e gelato sulla spiaggia, sconfitto cavalloni d’acqua, costruito castelli di sabbia e attraversato castelli veri! Abbiamo svolto grandiose Olimpiadi sulla sabbia, che il piccolo e vivace Andrea ha organizzato per tutti.
Abbiamo visitato il Castello di Santa Severa, aperto quest’anno in modo speciale con la sua storia antichissima; abbiamo ammirato le magie chimiche e la collezione di fossili del meraviglioso signor Giulio, nel laboratorio di mineralogia e di preistoria del sito dell’antica Pirgy. Ma l’entusiasmo dei bambini, nel camminare col naso all’insù ed all’ingiù per Roma città eterna si è rivelato inaspettato. Nonostante il caldo e le lunghe camminate per i colli ed i monumenti della città, con alla guida il nostro preparatissimo Andrea Martocchia, da Circo Massimo a San Clemente, al Colosseo, al Colle Oppio, al Quirinale, alla Fontana di Trevi, al Campidoglio con vista Fori fino a San Giorgio in Velabro, tra una pizzetta ed un bel gelato, la giornata è diventata presto mito, nei ricordi dei piccoli turisti. Ma il giro sui risciò di LelloCicli in quel di Santa Severa è piaciuto proprio tanto e pure la crepe alla nutella da Sabrina. I bambini hanno mangiato e dormito a sazietà, ma indubbiamente il più coccolato e soddisfatto di cibarie è stato Bartolo, il cane di casa. E poi non dimenticheremo Bosko, che in acqua un po’ tremava, ma non per paura, perché in realtà dall’acqua non voleva proprio uscire! Ed alla fine però, non ha tremato quasi più. Dopo questi giorni intensi, li abbiamo accompagnati sabato mattina presto, in aeroporto, sempre con nostalgia del futuro ma felici del passato trascorso insieme. 

Anche questa edizione dell’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con le associazioni Non bombe ma solo caramelle Onlus, CNJ – Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus e la Scuola Primaria " Jovan Dučić ".
Le spese sostenute, per un totale di 1.743,43 euro, hanno riguardato: biglietti aereo, assicurazione per infortunio e responsabilità civile, servizio stabilimento spiaggia in Santa Severa, ingressi ridotti visite a Roma (S. Clemente, Colosseo) e Santa Severa (museo mineralogia), vitto (solo quota parte).
Per aver contribuito a sostenere economicamente l’iniziativa ringraziamo
per le sottoscrizioni:
Lara Burolo, Maria Teresa Barone, Emanuela Caldera, Vincenza Ferrara e Sara, Associazione Orme, Stefano Peciarolo, Živkica Nedanovska Stankovski, Angela Taverniti, Alberto Tarozzi, Gilberto Vlaic, Samantha Mengarelli; 
per l’alloggio, per alcuni trasferimenti, per il vitto, per la guida turistica e per le visite culturali a Santa Severa:
Augusto Mengarelli, Stefano Mattozzi, Samantha Mengarelli, Fabrizio Scandone e l’associazione Orme, Andrea Martocchia, Luana Proietti, Roberto Felicetti, Marzia Casale, Dejana Perunicić, Milivoje Popović, Jelena Stajić, Massimo Alviani, l'alimentari panificio Fracassa Galli & C. snc, la pizzeria L'Angolo delle Crepes di G. Amici e S. Lobascio, lo stabilimento Lido, il panificio Vapoforno, il Castello di Santa Severa, Giulio Rinaldi (Museo Mineralogico), Stefano di Lello Cicli.
I fondi raccolti, insieme ai fondi di CNJ residui dell’iniziativa svolta nel 2014, sono stati interamente utilizzati per coprire le spese di questa edizione.

Ringraziamo Jelena e Milivoje, il Direttore della Scuola, entrambi insegnanti di questi bambini. Con piacere evidenziamo che in questi tre anni siamo stati veramente fortunati. Non possiamo che complimentarci per la cura e l’attenzione che tutti gli accompagnatori, Valentina, Milos, Dusan, Jelena, Milivoje, hanno avuto per i bambini nostri ospiti, dei quali ci hanno colpito l’educazione ed il rispetto degli spazi condivisi, cosa per nulla scontata.
Li salutiamo tutti e li ringraziamo, contenti, di averli visti allegri, sereni, silenziosi, chiassosi e con qualche lacrima agli occhi di questi bambini così piccini e lontani, al telefono con mamma e papà, ma anche per le belle parole di Milivoje, che hanno commosso il saggio Nemanja.

Sperando nella possibilità di realizzare una prossima edizione di “nA More con AMore”, per chi vuole, vi invitiamo a visionare racconti e foto alla pagina:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/NaMoreConAmore.htm#2015 
. Buona lettura ed un saluto a tutti.


A Fiore ed Anna Maria
Certe case vivono e vivranno sempre il loro buon tempo, piene ed appagate delle voci e dei passi che le hanno attraversate… (da: nA More con AMore, prima edizione) 

A cura di Samantha Mengarelli




LE PROSSIME INIZIATIVE DELLA N.A.T.O.


... e non ci riferiamo alla imminente operazione "Trident Juncture".


1) Calpestare le vittime di Marzabotto per "Srebrenica"

Qualche furbacchione ha deciso di approfittare dell'anniversario della strage di Marzabotto per una strumentalizzazione di pessimo gusto a sostegno del più vieto vittimismo su "Srebrenica". 
Le cerimonie di Marzabotto si terranno infatti quest'anno alla presenza del sindaco di Srebrenica, di "profughi bosniaci sopravvissuti al genocidio di Srebrenica" e del regista di un filmato su "Srebrenica", e saranno... allietate da una pièce teatrale italiana di propaganda su "Srebrenica". 
Beninteso: nessuno spazio sarà concesso per ricostruzioni equilibrate degli eventi dell'agosto 1995 in Bosnia, quali potevano venire ad es. dalla visione del documentario norvegese "UNA CITTA' TRADITA" (https://www.youtube.com/watch?v=fJ2qN3E52_w); né tantomeno si spiegherà che ai tempi della strage di Marzabotto le forze bosniaco-musulmane nei Balcani erano inquadrate in formazioni collaborazioniste del nazifascismo, quali la divisione SS "Handzar" e i "Mladi muslimani" di cui fu esponente di spicco lo stesso Alija Izetbegovic.
Ospite d'onore a Marzabotto sarà il bombardatore di Serbia e Montenegro Walter Veltroni.
Poveri morti di Marzabotto... E povere scolaresche, obbligate a subire questa cosiddetta "didattica". Quale migliore occasione per suggellare nella "memoria" delle nuove generazioni un po' di falsità storiche e culturali, per poi giustificare le passate e le future bombe umanitarie? La NATO ringrazia.

P.S. Purtroppo l'ANPI, principale organizzatrice delle commemorazioni di Marzabotto, nelle sue componenti di vertice assoggettate al regime PD-NATO tiene bordone a queste operazioni. In luglio ci siamo assunti la responsabilità di replicare duramente a un testo indecoroso del presidente nazionale avv. Smuraglia:
https://www.cnj.it/CNJ/smuraglia2015.htm
Evidentemente, la nostra presa di posizione impopolare non è servita.
Equiparare "Srebrenica" a una strage del periodo nazifascista, o addirittura a un "genocidio", va di gran moda. Ad esempio, nel corso dell'estate, in una Pola invasa dai turisti in pantaloncini, una mostra dedicata ad Anna Frank rigurgitava riferimenti e fotografie su "Srebrenica"... Ha fatto bene, invece, la Russia all'ONU ad opporsi ad una Risoluzione che avrebbe voluto imporre tale equiparazione per decreto, a livello di Diritto Internazionale:
Perciò, si sa, la Russia è nel mirino dei "bombardatori umanitari".

Il programma delle celebrazioni per Montesole:


2) Festival della disinformazione strategica

Conosciamo bene la rivista "Internazionale", sin da quando uscì nei primi anni Novanta. Speravamo all'inizio che servisse a portare una boccata d'aria fresca nel sistema, provinciale e servile, del giornalismo nostrano, e soprattutto che rompesse la cappa di piombo mediatica sulla guerra di smembramento della Jugoslavia. 
Capimmo presto che ci illudevamo. A parte poche eccezioni, "Internazionale" traduce in lingua italiana gli articoli più conformisti, selezionati accuratamente tra le voci della stampa mainstream del ricco Occidente oppure tra le voci filo-occidentali del resto del mondo. Mai una voce veramente dissonante!
"Internazionale" celebra se stessa e la sua omologazione al pensiero unico dominante con un Festival, che si tiene a Ferrara. Ci saranno, tra l'altro, un bel dibattito su "Bielorussia ultima dittatura d'Europa" e una mostra fotografica celebrativa dell'EURO-Majdan – il colpo di Stato anti-Janukovic e russofobo che ha sconvolto l'Ucraina e l'Europa nel 2014. Anche in questo caso, la NATO ringrazia.

Il programma del Festival di Internazionale 2015:


(A cura di Italo Slavo, con i contributi di Ivan, Samantha, Serena)




La Mecca. Una strage provocata dall'arroganza della famiglia regnante

di Marinella Correggia, 25 Settembre 2015 
Il quotidiano libanese Addyar rivela alcuni particolari sul perchè ieri si sia creata alla Mecca la calca che ha causato la morte di centinaia di pellegrini musulmani. La rete televisiva Fars News pochi istanti fa ha ripreso la notizia dal giornale libanese, secondo cui Salman bin Abdul Aziz, nipote del re e figlio del principe erede al trono aveva deciso di effettuare ieri un suo pellegrinaggio privato nel luogo sacro.
Per lui e le sue decine di accompagnatori i funzionari sauditi hanno chiuso 2 delle 3 corsie che servivano per il rito del lancio dei sassolini contro le lapidi che rappresentano Satana.
A quel punto la gente e' stata spintonata nell'unico tragitto rimanente e così si e' verificata la tragedia con oltre 700 morti (1300 secondo altre fonti) e oltre 2000 feriti con un bilancio che non smette di salire da ore.
Secondo il quotidiano la scorta dell'arrogante nipote del re era formata da 200 soldati e 150 poliziotti che costringendo la gente a transitare per un passaggio stretto, hanno causato un bagno di sangue.
Secondo Addyar il re saudita ha ordinato di censurare la notizia della presenza del proprio nipote che però e' affiorata in queste ore da più parti.
Il re Salman ha addirittura ordinato di preparare una lista di 28 funzionari sauditi da impiccare domani stesso per mostrare di aver punito i colpevoli ma sembra che la lista venga riempita arbitrariamente ed i veri responsabili, suo nipote e la scorta, rimarranno probabilmente impuniti.

La famiglia regnante saudita ringrazia TG1, TG2, TG3, RAINews24 eccetera per non avere diffuso la notizia.




Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS aderisce ed incita ad aderire alla manifestazione indetta per il 24 ottobre 2015 a Napoli, contro la NATO e la sua colossale esercitazione "Trident Juncture", contro le spese militari e le spinte verso una nuova guerra mondiale.

Si veda il testo di convocazione riportato di seguito. Per info, adesioni e contatti: assembleanowar.na@...

( Sulla necessità di opporsi risolutamente alla deriva di guerra impressa dalla NATO vedi anche:

"NATO MORTA" (maal52tv, 25 set 2015)
La Nato, da organizzazione-parafulmine per gli Stati Uniti, dopo la caduta del Muro di Berlino si è poco per volta trasformata in una entità aggressiva alla ricerca di nemici ad ogni costo per giustificare la sua presenza...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=KEJC-O9tj74 

IL PENTAGONO PREPARA LE GUERRE (EVITABILI) DEL DOPO-OBAMA (di Fabio Mini, 24/9/2015)
Non è strano che il Dipartimento della Difesa statunitense pianifichi operazioni a livello globale. Ma i militari Usa, ossessionati dal Grande Nemico, potrebbero far precipitare l’Europa in un conflitto non necessario con la Russia...
http://www.limesonline.com/il-pentagono-prepara-le-guerre-evitabili-del-dopo-obama/86611 )


OPPONIAMOCI ALL’ESERCITAZIONE TRIDENT JUNCTURE 2015

NO ALLA NATO, ALLE AGGRESSIONI IMPERIALISTE 
E ALLE SPINTE VERSO UN NUOVO SCONTRO MONDIALE 

 

Le contraddizioni causate dal dominio capitalistico ancora una volta stanno producendo crisi economica, rafforzamento della competizione tra le grandi potenze, aggressioni dirette ed indirette ai popoli dei Paesi più deboli e rafforzamento del militarismo. Ancora una volta si stanno creando le condizioni per un nuovo conflitto mondiale che tutte le classi dirigenti dicono di non volere ma che rafforzano ogni giorno di più con le loro scelte economiche, politiche e militari. 

Le potenze occidentali, con capofila gli USA, per quanto in competizione anche tra di loro, perseguono al momento una politica unitaria nei confronti delle potenze emergenti di Russia e Cina ma soprattutto nella manomissione e aggressione verso i Paesi più deboli. Di tale politica unitaria la NATO è il dispositivo principale: uno strumento di convergenza e di coordinamento degli interessi dominanti dell'imperialismo euro-atlantico, uno strumento offensivo al servizio delle mire espansionistiche ed interventistiche delle grandi potenze occidentali, a scala planetaria, che tanti disastri stanno provocando in giro per il mondo. Dalla ex Jugoslavia all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia, passando per il sostegno ai cosiddetti “rivoltosi” di Ucraina e Siria, la Nato ha seminato morte e distruzione contro popolazioni e Paesi che non rappresentavano nessuna minaccia per l’Europa e per gli USA.  

Ma il crescente militarismo, la corsa agli armamenti da esso indotto e la militarizzazione dei territori degli stessi Paesi facenti parte della NATO si rivela essere un potente strumento in mano ai governanti e alle classi dirigenti per disciplinare anche le proprie popolazioni, per imporre una gestione sempre più autoritaria delle istituzioni, per ridurre le possibilità di ribellarsi alle conseguenze della crisi ed alle politiche che l’accompagnano a difesa dei grandi poteri economici finanziari ed industriali.

Per tale motivo la lotta contro la NATO rappresenta uno dei nodi principali per contrastare il crescente militarismo, la politica di aggressione e le spinte verso una Terza guerra mondiale. 

Dal 3 ottobre fino al 6 novembre si svolgerà in Italia, Spagna e Portogallo la «Trident Juncture 2015» (TJ15), definita dallo U.S. Army Europe «la più grande esercitazione Nato dalla caduta del Muro di Berlino». Con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi (28 Nato più 5 alleati), questa esercitazione servirà a testare la forza di rapido intervento  - Nato Response Force (NRF) - (circa 40mila effettivi) e soprattutto il suo corpo d’élite (5mila effettivi), la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), enfaticamente soprannominata “Spearhead” (punta di lancia), in grado di essere schierata in meno di 48 ore per rispondere “alle sfide alla sicurezza sui nostri fianchi meridionale e orientale.  In altre parole ad intervenire rapidamente, portando la “guerra preventiva”,  ovunque si ritengono minacciati gli interessi occidentali estendendo, quindi, l’azione della Nato ad ogni angolo del mondo. 

Parteciperanno all’esercitazione, oltre ad alcune tra le maggiori organizzazioni internazionali e governative, anche varie associazioni cosiddette umanitarie e diverse ONG, a dimostrazione della funzione collaterale alle politiche interventiste delle grandi potenze che molte di esse svolgono. Soprattutto vi parteciperanno le industrie militari di 15 paesi pronte a fare altri profitti fornendo le nuove armi di cui la Nato avrà bisogno. 

Sebbene rappresenti un appuntamento decisivo per certificare le nuove strategie interventiste, Trident Juncture 2015 non è la sola grande esercitazione militare messa in campo dalla Nato. 

Dall’“esplosione” della crisi ucraina le esercitazioni a ridosso dei confini russi sono più che raddoppiate. Decine di migliaia di uomini e centinaia di mezzi hanno partecipato alle manovre aereo-navali nel mar Nero,  al largo delle coste sia di Romania e Bulgaria che della Georgia, nel mar Baltico, al largo della Norvegia e delle Repubbliche baltiche, rafforzando di fatto la presenza navale Nato. E ancora, esercitazioni terrestri in Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e nei Paesi baltici cui si sta accompagnando un crescente processo di riarmo con il trasferimento in questi Paesi di centinaia di carri armati, pezzi di artiglieria ed altri mezzi militari e l'avvio del programma di dispiegamento della cosiddetta “Difesa antimissile” in Polonia.

Una provocatoria stretta  militare sulla Russia che,  insieme alle pressioni sulla Cina con il dispiegarsi di mezzi militari nel Mar Cinese, aumenta il rischio di uno scontro diretto tra grandi potenze, portandoci dritti ad un nuovo conflitto militare internazionale. 

Ma l’esercitazione è anche una prova di forza diretta a quei Paesi o pezzi di Paesi (ormai) riluttanti ad accettare supinamente il dominio dell’imperialismo.  E’ di appena qualche giorno fa il minaccioso appello che i principali membri della Nato, Italia in primis, hanno indirizzato “a tutte le fazioni libiche” perché arrivino ad un “governo di concordia nazionale che, in cooperazione con la comunità internazionale, possa garantire la sicurezza al Paese (alias  agli affari dei “nostri” imprenditori, al “nostro” petrolio, alle “nostre” coste) contro i gruppi di estremisti violenti che cercano di destabilizzarlo”.  

Un pretesto, quello del terrorismo e dell’ISIS, che, insieme alla lotta contro i trafficanti di esseri umani, serve a legittimare le guerre e le occupazioni militari in corso in alcuni Paesi e le nuove aggressioni, al Medio e Vicino Oriente come ai Paesi dell’Africa Nord e sub-sahariana. Il via libera alla missione navale EuNavForMed con cinque navi militari, due sottomarini, l’uso dei droni, tre elicotteri e un migliaio di soldati per bloccare la partenza dei migranti dalle coste libiche, è solo la fase preparatoria di un nuovo intervento in Libia di cui l’Italia si candida ad essere capofila. Così come l’annuncio da parte di Francia e Gran Bretagna dell’invio di aerei in Siria per bombardare ufficialmente le postazioni dell’ISIS, ma di fatto l’esercito siriano, è un salto di qualità in direzione di un’aggressione diretta alla Siria.

Come al solito le diplomazie dei governi occidentali si vestono da (presunti) pompieri dopo che hanno provveduto essi stessi ad appiccare l’incendio. Così ora si crea un allarme per l’arrivo di tanti immigrati come se le politiche di strozzinaggio e di rapina prima e di aggressione militare diretta ed indiretta poi, di cui sono stati artefici, non fossero la causa scatenante di questo enorme afflusso di immigrati. Così l’emergenza immigrati viene strumentalizzata per giustificare un ulteriore livello di militarizzazione e per creare consenso alle politiche interventiste facendo leva sulla più bieca propaganda razzista di cui in Italia è capofila la Lega di Salvini. Le orribili scene di morte, che, data la presenza dei  barconi, l’esercitazione nel Mediterraneo rischia di moltiplicare,  e la repressione di questi giorni verso chi fugge da guerra, fame e devastazione ambientale rendono ancora più doveroso uno schieramento netto al fianco degli immigrati ed una mobilitazione forte contro queste odiose campagne xenofobe.  

Opporsi alle esercitazioni per dire no alla politica di aggressione della Nato ed alla politica militarista del nostro governo è necessario. 

Non possiamo essere complici della politica imperialista di distruzione e sfruttamento. Non possiamo più accettare che mentre ci chiedono continui sacrifici per “uscire dalla crisi economica”, mentre tagliano salari e pensioni, la sanità, la scuola, i trasporti, rendendo precaria la nostra stessa sopravvivenza, continuano a spendere miliardi per le spese militari che hanno ormai raggiunto cifre spaventose (la spesa militare italiana, secondo il SIPRI, nel 2014, è stata di circa 30 miliardi di dollari). 

Non possiamo permettere che mentre si strozzano Paesi come la Grecia e si spendono centinaia di milioni per impedire l’arrivo dei migranti o per tenerli in lager come i CIE, ogni minuto si spendono nel mondo, con scopi militari, 3,4 milioni di dollari, 204 milioni ogni ora, 4,9 miliardi al giorno con il solo obiettivo di accrescere i profitti e difendere i privilegi delle classi dominanti.

L’esercitazione Trident Juncture 2015 sarà guidata dal Jfc Naples, comando Nato (con quartier generale a Lago Patria, Napoli) agli ordini dell’ammiraglio USA Ferguson, che è a capo delle Forze navali USA in Europa e delle Forze navali del Comando Africa. Non è occasionale: il Jfc Naples, infatti, si alternerà annualmente con Brunssum (Olanda) nel  comando operativo della Nato Response Force, confermando il ruolo decisivo di Napoli nelle strategie dei comandi militari.

E’ per questo che, a partire dalla Sicilia, dalla Sardegna, da Poggio Renatico (Ferrara), da Pratica di Mare e Pisa, tutti coinvolti nell’esercitazione, proponiamo di costruire insieme una forte mobilitazione contro la Trident Juncture, la militarizzazione dei territori e le politiche di guerra, su tutto il territorio nazionale da far confluire in una manifestazione nazionale a Napoli il 24 ottobre.

Anche negli altri Paesi coinvolti dall’esercitazione - ad es., a Saragoza e Barbate, in Spagna -  gli attivisti antimilitaristi hanno avviato una campagna di opposizione alle manovre Nato e stanno preparando mobilitazioni.

Lavoriamo sin da ora a coordinare le tante opposizioni che si daranno dentro e fuori dall’Italia per allargare e dare continuità ad un movimento contro la Nato e la guerra. 

 

Napoli 24 ottobre 2015 Manifestazione Nazionale per dire:

1.     No all’esercitazione militare NATO “Trident Juncture 2015”

2.     No alle aggressioni militari e a qualsiasi ingerenza e manomissione portata avanti dalle potenze imperialiste

3.     No alla militarizzazione dei territori, alle servitù militari e alla devastazione ambientale

4.     No alle campagne razziste e xenofobe

5.     Si al diritto d’asilo europeo per tutti i profughi ed al diritto alla libera circolazione per tutti gli immigrati;

6.     Si al taglio delle spese militari e l’incremento delle spese sociali per: casa, lavoro, servizi sociali, reddito garantito, provvedimenti a difesa del territorio e dell’ambiente... 

 

Napoli 16/09/15                                            Per info, adesioni e contatti: assembleanowar.na@gmail.com

 

Promotori:
Alex Zanotelli Padre missionario comboniano
Comitato napoletano “Pace e disarmo”
Rete Napoli No War 
 
Prime adesioni:
Assadakah
Alba informazione
Centro sociale ex Canapificio di Caserta
Circolo Vegetariano VV.TT.
Cobas Napoli 
Comitato BDS Campania 
Comitato NO Base NATO Lago Patria
Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'Acqua 
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS
Coordinamento NoTriv Terra di Bari
C.S.O.A. Officina99-Lab.Occ.Ska 
E la caserma crollò
Esseblog
L’amico dolce – gruppo di volontariato
Laboratorio Politico Iskra
Movimento di lotta per il lavoro Banchi Nuovi
Movimento immigrati e rifugiati di Caserta
Pax Christi Napoli
Partito della Rifondazione Comunista 
Redazione www.ildialogo.org (Giovanni Sarubbi – direttore)
Red Link
Rete campana salute e ambiente
Rete dei Comunisti
Rete No War - Roma
Ross@
Scuola di Pace - Napoli
Si Cobas Napoli
Si Cobas Caserta
Sinistra anticapitalista Napoli
VAS (Verdi Ambiente e Società) NAPOLI  
 



LINGUA BIFORCUTA


Sul sito Osservatorio Balcani Caucaso, finanziato dalla Commissione Europea, Rodolfo Toè ci spiega che agli << studenti bosgnacchi (bosniaco musulmani) della Republika Srpska (RS) >> sarebbe negato il "diritto" di riferirsi alla propria lingua come "lingua bosniaca" anziché, per l'appunto, "bosgnacca". << Parlare di "lingua bosgnacca" ... significa in un certo senso negare l'esistenza di un territorio culturale e linguistico comune a tutta la Bosnia Erzegovina per limitarlo a un solo gruppo etnico, quello appunto bosgnacco e musulmano. >> 

Rodolfo Toè vuole dare a intendere che quel "territorio culturale e linguistico comune" termina ai confini della Bosnia.
E come chiamare allora la lingua parlata dai bosgnacchi del Sangiaccato? O del Kosovo?
Noi la chiamiamo SERBOCROATO. Desolé, direbbero i francesi.

Fatto sta che, con questa paradossale motivazione sul nome della lingua, viene giustificata la politica di apartheid etnico a scuola ("boicottaggio"), promossa dalle famiglie dei bosgnacchi più oltranzisti con il sostegno dalla Comunità islamica di Nova Kasaba e sulla base di un memorandum sull'educazione stipulato a maggio tra Bosnia Erzegovina e... Turchia (sic!). Questa auto-segregazione scolastica in senso confessionale, che è finanziata dal ministero dell'Istruzione della Federacija e dal Fondo della diaspora bosgnacca in Australia "Bošnjaci", assomiglia drammaticamente a quella promossa negli anni Novanta dai nazionalisti pan-albanesi di Ibrahim Rugova in Kosovo, che tante tragedie causò per la pacifica convivenza su quel territorio.

Il demenziale articolo di Rodolfo Toè è leggibile qui:

(a cura di Italo Slavo)


(english / italiano)

La UE promuove fascismo anche in Moldavia

1) In Moldavia incombe la minaccia del fascismo
2) IAC: Stop repression against antifascist leaders in Moldova! Sign the petition!


Vedi anche:

I comunisti moldavi contro gli accordi con l'Unione Europea (11 dicembre 2013)
Dichiarazione del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova: “Vogliono trasformare la Moldavia in un cane che abbai contro la Russia, legato alla catena europea”
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23381-i-comunisti-moldavi-contro-gli-accordi-con-lunione-europea.html 


=== 1 ===


In Moldavia incombe la minaccia del fascismo

15 Settembre 2015

da kprf.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

L'organizzazione sovranazionale che riunisce i principali partiti comunisti dell'ex Unione Sovietica interviene contro la brutale ondata repressiva che ha investito la Repubblica di Moldova, con la violenta reazione poliziesca nei confronti delle recenti manifestazioni contro la politica economica attuata dall'attuale governo del paese (che, ricordiamo, è legato da un trattato capestro di associazione con l'Unione Europea, simile a quello sottoscritto dal regime nazional-fascista dell'Ucraina) e l'arresto di esponenti dell'opposizione, tra cui il leader di “Blocco Rosso” Grigory Petrenko, membro onorario dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa (solidnet). Secondo i partiti comunisti dell'ex URSS sulla Moldavia incombe ora la minaccia di un'aperta dittatura di stampo fascista che, sull'esempio della vicina Ucraina, liquidi la presenza legale di un'opposizione politica e sociale nel paese.

Per parte nostra, esprimiamo l'augurio che quanto sta avvenendo in Moldavia scuota le coscienze dell'opinione pubblica del nostro paese e delle forze democratiche che la rappresentano, che (a parte qualche sporadica eccezione) su alcune derive di carattere fascista presenti in Europa (oltre alla Moldavia, in Ucraina e nei paesi baltici) continuano a conservare un rigoroso e inspiegabile silenzio. (MG)

Dichiarazione dell'Unione dei Partiti Comunisti-PCUS

Il Segretariato del Consiglio Centrale dell'Unione dei Partiti Comunisti-PCUS (UPC-PCUS) denuncia il comportamento del regime oligarchico instaurato nella Repubblica di Moldova che ha costretto il popolo moldavo a interrompere e invertire il cammino del proprio sviluppo storico. I tentativi di ripristinare il capitalismo agonizzante nella Repubblica si sono tradotti nella distruzione delle sue forze produttive, nel degrado sociale e morale della società, nell'impoverimento di massa dei lavoratori, nel dilagare di disuguaglianza e ingiustizia sociale.

Le masse popolari della Moldavia non possono certo approvare la politica controrivoluzionaria delle autorità della Repubblica. Dall'inizio di settembre, nella Repubblica si sono svolte molte affollate proteste pacifiche contro gli attacchi antipopolari del governo oligarchico. In un'operazione diretta a interrompere la protesta di massa dei lavoratori, le autorità moldave hanno fatto ricorso alla repressione contro i leader politici e gli attivisti dell'opposizione. La repressione della protesta popolare sta spingendo il governo moldavo a reazioni estreme: all'instaurazione di un regime fascista, di un'aperta dittatura terrorista.

A nome dei 17 partiti comunisti che operano sul territorio dell'Unione Sovietica distrutta in modo criminale, il Segretariato del Consiglio Centrale dell'UPC-PCUS dichiara: le azioni del regime antipopolare in Moldavia, orientato alla dittatura fascista e indirizzato alla soppressione della protesta popolare, non potranno salvarlo dal crollo imminente. Le aspirazioni controrivoluzionarie dell'oligarchia compradora all'intensificazione dello sfruttamento e dell'oppressione delle masse lavoratrici si scontrano con le leggi oggettive dello sviluppo sociale, generano conseguenze distruttive e, in ultima analisi, sono destinate al completo fallimento.

Il Segretariato del Consiglio Centrale dell'UPC-PCUS


=== 2 ===

Da: International Action Center <internationalactioncenter.nyc @ organizerweb.org>
Oggetto: Stop repression against antifascist leaders in Moldova! Sign the petition!
Data: 18 settembre 2015 01:36:50 CEST
A: jugocoord @ tiscali.it

Sign the petition:

Tell Moldovan officials,
President Obama and European Union:

Free Grigory Petrenko 
& Anti-Oligarchy Protesters

https://goo.gl/tNrBg1

 Emergency picket and press conference 
NEW YORK CITY

Monday, Sept. 21
5pm to 6pm

Moldovan Mission to the UN
35 East 29th Street, New York, NY 10016
Called by Solidarity with Ukraine Antifascists Committee
Facebook event page:
facebook.com/events/1624868801102896/

On Sept. 6, police in Chisinau, Moldova, brutally attacked a protest against oligarchy and austerity. Several hundred people had marched to the Prosecutor General's Office (similar to the Department of Justice) demanding the resignation of the country's attorney general over growing repression of the popular movement, and calling for the arrest of oligarch and political kingmaker Vlad Plahotniuc. Dozens were injured in the ensuing police riot.

Seven protest leaders were arrested, and some were beaten in custody. At first officials said they would be held for 72 hours. But a judge extended their imprisonment to 30 days. This decision was upheld by the appeals court on Sept. 14-15.


Who are the political prisoners? Grigory Petrenko, initiator of the march, leads the socialist and antifascist Red Bloc party. He is a former parliamentary deputy well known throughout Moldova. His fellow detainees, known as the "Petrenko Group," include Pavel Grigorchuk and Mikhail Amerberg, antifascist youth leaders who spent several months in jail in late 2014 - early 2015 on frame-up charges. Alexander Roshko, Oleg Buzni, Voya Jurat and Andrew Druz are all Red Bloc organizers.

Petrenko's party has been building a movement of workers, farmers and pensioners against austerity measures imposed by the ruling Alliance for European Integration. This summer, protests initiated by Red Bloc against planned hikes in utility rates and fuel prices succeeded in stopping some of these attacks. Red Bloc has made headway with its program of solidarity among all nationalities and language groups and upholds Moldova's proud antifascist traditions. That's why Grigory Petrenko and his comrades were targeted for arrest.

On Sept. 15, Petrenko's spouse, Lilia Petrenko, was harassed by dozens of police carrying machine guns, who planted "evidence" in her vehicle. The frame-up attempt was caught on amateur video (view here: http://goo.gl/iHpVMB). Red Bloc reports growing intimidation and repression across the country, including illegal raids of offices and members' homes.

What's going on in Moldova? Moldova is a country of 3.6 million people sandwiched between Ukraine and Romania. Since 2007, the country's government has been dominated by politicians representing local oligarchs who want to join the European Union and NATO. To do this, they have privatized and sold off local industry, cracked down on agricultural trade with Russia, and adopted increasingly repressive, anti-communist measures. The regime headed by Moldovan Prime Minister Valeriu Strele? and President Nicolae Timofti is allied with the far-right junta in Ukraine, which jails oppositionists, celebrates Nazi collaborators and wages war against the people of Donbass with U.S.-NATO support.


Today there is growing dissatisfaction in Moldova, which has seen thousands take to Chisinau's central square. However, this movement, headed by a coalition called the "Yes Platform," is dominated by right-wing proponents of Euro-integration, just like the government. The leaders of this movement are mostly angry about being shut out of the spoils by Plahotniuc.

Under pressure from the EU, Washington and NATO member Romania, Moldova could follow Ukraine into the abyss of fascism and civil war - whether under the current regime or a "pro-European" replacement. Petrenko and his Red Bloc comrades recognize this and are trying to build a genuine people's movement to counter this trend. They demand an end to the political domination of the oligarchs, an end to austerity and selling off of the country's industry and resources, peace with neighboring Transnistria, and restoration of friendly relations and trade with Russia.

Why should people in the U.S. care? In 2014, the anti-war and progressive movement was caught off guard by the right-wing coup in Ukraine. As a result, Washington had a free hand to push its agenda of NATO expansion and engage in provocative threats against Russia.

Some 7,000 people have died in Ukraine's "Anti-Terrorist Operation" against the Donetsk and Lugansk People's Republics. Nearly a million people have been made refugees by the war in Donbass and thousands of Ukrainians have fled political repression and the military draft. Billions of dollars that should have been spent on food assistance, schools and jobs here at home has been siphoned off to bail out the bankrupt Kiev regime and arm it for more war.

The current Moldovan government and many of its opponents in the "official" opposition seem determined to follow a similar path. The war-makers of both parties in Washington would be happy with this development, because it would mean another foothold for NATO expansion and war against Russia. But for people in the U.S. and all over the world, it would mean more cutbacks and even greater danger of a wider war that could engulf all of Europe.

What can I do? Sign the petition (https://goo.gl/tNrBg1) and share it with your friends, family and co-workers.

Take a photo of yourself holding a sign with the hashtag #FreePetrenko and post it on social media. Don't forget to include a link to the petition!

In New York, join us Monday, Sept. 21 from 5-6 pm for a picket and press conference outside the Moldovan Mission to the UN. Happening during the opening of the 70th General Assembly of the United Nations, this will help bring national and international attention to the case.

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(russkij / italiano)

Serbia: una terra avvelenata
Un documentario russo illustra le conseguenze dei bombardamenti del 1999

1) Daria Aslamova: Serbia: una terra avvelenata
2) Дарья Асламова: Сербия, Отравленная земля


DOCU-FILM: сербия. отравленная земля
http://s5.stc.all.kpcdn.net/images/serbia-2014/video/505934.mp4

Vedi anche: 
La Serbia: avvelenata e occupata dalla NATO, asservita e immiserita dal FMI e dalla UE (di Enrico Vigna, settembre 2015)
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=738:la-serbia-avvelenata-e-occupata-dalla-nato-asservita-e-immiserita-dal-fmi-e-dalla-ue&catid=2:non-categorizzato


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15 anni dopo i bombardamenti NATO della Serbia la corrispondente del giornale russo Komsolvskaja Pravda Daria Aslamova è andata in questo paese per vedere
che segno ha lasciato li' la guerra
.  


Quella primavera di quindici anni fa a Belgrado anche i non fumatori chiedevano sigarette.
Spopolava un tabacco di contrabbando a basso costo, che faceva diventare la gola secca e i polmoni scoppiavano dalla tosse mattutina, ma all'infelice città non importava. Fumavano ragazzini di dieci anni che hanno smesso di giocare alla guerra, fumavano studentesse in minigonne, rispettabili madri di famiglia e le vecchiette con occhi morti e vuoti. Fumavano persino i soccorritori quando trascinavano dal bombardato e ardente centro televisivo i corpi di sedici giornalisti.

Mi ricordo le loro facce, illuminate nel buio dal bagliore dell’incendio. La mattina iniziava con una sensazione di nausea, bicchieri di grappa che bruciavano lo stomaco vuoto, e "domacia kafa", un caffe casalingo (un caffè turco molto forte, patrimonio dell'Impero Ottomano). Non mi ricordo nemmeno quello che abbiamo mangiato. E non mi ricordo di aver dormito. La sirena nell'aria cominciava a lavorare alle 2 di notte, e nelle stanze bluastre per il fumo la gente balzava in piedi dalla sedia e correva alla finestra. Mi addormentai solo una volta, nella casa dei miei amici in Batajnica, un sobborgo di Belgrado, dove si trovava l'aeroporto militare. Mi hanno dato una bottiglia e mi hanno detto di bere fino a quando il soffitto non avrebbe girato come una trottola. È impossibile non dormire sempre. Alle due di notte nella mia camera esplosero le finestre, e io rotolai sul pavimento. Stavo a quattro zampe in mutande, sconvolta dalla paura, fino a quando mi ha tirata fuori sulla scala la padrona di casa di nome Melania. "Stai qui, disse. Se la casa crollerà, la scala resisterà. E di cemento armato. Vuoi una sigaretta? " Quella notte a Batajnica è morta una bambina di tre anni: Milica Rakic.

78 notti insonni si conclusero con la resa della Jugoslavia nel giugno 1999. La mostruosa macchina militare della NATO, unita alla forza ferrea anglosassone, ha spedito nel Medioevo un paese fiorente dei Balcani. I serbi scossi hanno pianto i morti e si sono detti: gli orrori della guerra sono alle spalle. Non sapevano ancora che il peggio stava solo iniziando.

"Sono tutti condannati!"

E' successo a Baghdad nel 2003, pochi giorni prima dell'inizio della guerra. Un interprete iracheno mi portò in ospedale, dove erano ricoverati i bambini da Bassora. Donne in hijab con facce pietrificate stavano vicino ai letti dei loro neonati che stavano morendo di leucemia e tumori linfatici, erano bambini di due e tre anni. Molti di loro muovevano a malapena il collo, li bloccava il gonfiore dei linfonodi. Questi erano dei bambini molto seri e silenziosi. Essi non piangevano. " Perché mi ha portato qui?" - Mormorai, sbalordita da ciò che vedevo. "Sono le vittime della guerra del Golfo", mi spiegarono. "Le vittime?! Ma gli americani hanno bombardato Bassora nel 1991!”.

A quel tempo questi bambini non erano ancora in questo mondo!". "E' stata una mini guerra nucleare – raccontava il medico. Per l'operazione "Desert Storm" gli americani utilizzarono munizioni con uranio impoverito. In tutto sono state scaricate 320 tonnellate di uranio. Le madri di questi bambini hanno ricevuto una dose di radiazioni grave, ed i loro bambini sono stati condannati già nel grembo materno. Ma questa non è la cosa peggiore che vedete. A Bassora nascono bambini senza occhi e naso, senza braccia e gambe, senza cervello, con due teste. Le malformazioni congenite sono presenti in più della metà dei bambini. Solo che a nessuno importa."

Dopo pochi giorni guardavo dal balcone dell’hotel "Palestina" come di nuovo bombardavano la città di Baghdad. Allora il peggio mi sembrava la morte istantanea sotto le bombe. Dopo tutto, ero giovane e ingenua.

Insieme  al Dott Radan Dzhodich, direttore dell'Istituto di Oncologia e il miglior chirurgo della Serbia, vado in sala operatoria.
"Il ragazzo ha solo 15 anni mi spiega il dottor Dzhodich.  Cancro alla tiroide in forma grave". 15 anni. Quindi è nato l'anno dei bombardamenti della NATO, mi dicevo io facendo i conti.

Due ore dopo il medico Dzhodich tiene tra le mani di un pezzo di carne umana e mi spiega: ecco la metà della ghiandola tiroidea, in cui c'è il tumore. "Ora dobbiamo scoprire se ci sono metastasi". Pochi minuti agonizzanti, e diventa chiaro: il corpo delicato del ragazzo è pieno di metastasi. "Quello che riusciremo a rimuovere rimuoveremo. Poi cuciremo, dice con ottimismo il Dott Dzhodich.  Il ragazzo avrà ancora una operazione, e probabilmente la chemioterapia. Lei deve essere stanca, vada via. Noi dobbiamo finire il lavoro. "

Cammino lungo il corridoio dell'ospedale, bagnata di sudore freddo, e appesantita dal dolore umano. Davanti ai miei occhi sta la stanza dove il medico Dzhodich esamina giovani donne. Alcune piangono amaramente. La maggior parte di loro hanno il tumore alla tiroide in forma disperata.
"La tiroide è la prima a reagire alle radiazioni radioattive, mi spiegava il dott. Dzhodich. Negli ultimi dieci anni in Serbia, il cancro alla tiroide è aumentato del 300 per cento. Il sarcoma è in rapida crescita e così la leucemia. La verità è che la NATO ha usato la nostra regione come una discarica per i rifiuti nucleari. Noi ancora non sappiamo quante bombe con uranio impoverito sono cadute sulla nostra terra. Negli ultimi dieci anni non abbiamo visto alcuna indagine governativa seria sulle conseguenze del bombardamento. Siamo solo medici. Il nostro lavoro è curare. Io lavoro in oncologia come chirurgo da 40 anni. E parlo come medico: il cancro sta diventando sempre più precoce, aggressivo e inoperabile."

Che cos'è l'uranio impoverito
Sono semplicemente scorie nucleari, il cui smaltimento ha sempre avuto costi inimmaginabilmente cari.

E' stato difficile trovare un paese dove si può tranquillamente, senza problemi con la stampa, seppellire le scorie nucleari. L’uranio impoverito 238 è un sottoprodotto della produzione di uranio arricchito 235. Il minerale di uranio attraversa centinaia di centrifughe, e all'uscita risulta 11% di uranio arricchito e 89% di uranio impoverito, che deve essere in qualche modo smaltito.

Nel 1970 agli americani è venuta un'idea brillantemente cinica su come utilizzare i rifiuti nucleari. L’uranio 238 è un pesante metallo radioattivo con una densità molto elevata (due volte superiore a quella del piombo, e leggermente inferiore a quella del tungsteno, un metallo molto costoso). E quindi può essere utilizzato con successo ed in modo economico per la produzione di proiettili perforanti con nuclei di uranio e proiettili, nonché per rafforzare i carri armati (il cosiddetto "uranokeramika", uno strato di uranio schiacciato tra piastre di acciaio).
Nel Pentagono non si pensava alle conseguenze dell'uso di piccole armi nucleari. Chi se ne frega dei bambini iracheni? O Albanesi? O serbi? Sì, gli scienziati avvertivano con tutta la responsabilità che l'uranio non è solo radioattivo, ma, soprattutto, chimicamente tossico. Esistono tre modalità di avvelenamento con uranio. Contatto diretto con la pelle (schegge di uranio nell'esplosione di un proiettile o carro armato). L'inalazione di polveri di uranio che vengono prodotte dalle esplosioni di bombe. E la terza via: l'acqua e la terra contaminate, che danno frutti avvelenati. Per realizzare tutto l'orrore di questi fatti, è sufficiente dire i tempi del suo dissolvimento. La longevità dell'uranio è di 4,5 miliardi di anni.

"Dopo i bombardamenti della ex Jugoslavia, abbiamo chiesto alla Nato le mappe che mostrano i luoghi in cui sono caduti i proiettili all'uranio, dice il famoso tossicologo serbo Radovan Kovacevic. La NATO ha fornito le mappe, ma ha cercato di minimizzare il danno. Ad esempio, hanno segnalato 112 posizioni. Personalmente ho trovato la posizione di una 113°, quando insieme ai volontari siamo saliti su una montagna vicino alla città di Vranje, dove c'era una torre della televisione. I rilevatori di radiazioni si sono quasi inceppati. I ragazzi mi hanno chiesto: "Capo, cosa facciamo? Non abbiamo nemmeno le tute protettive. "Ho risposto: "Prendiamo un campione del terreno e corriamo via." Ora questo luogo è circondato da filo spinato. Se solo io ho trovato un altro posto infetto non menzionato nelle mappe, chissà quanti sono in realtà ?! Quante erano le bombe? La NATO afferma che erano 31.000, i serbi 50 mila, e invece gli esperti russi sostengono che erano almeno 90 mila.".

Nel 1997, Radovan Kovacevic era il capo del Centro per la protezione dalle radiazioni. Già allora, in base all'esperienza della guerra del Golfo e i bombardamenti della NATO in Bosnia nel 1995, la Jugoslavia aveva messo in guardia la comunità internazionale, che la NATO utilizzava bombe con nuclei di uranio. La comunità internazionale rimase in silenzio, anche se l'allegato II della Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 1980, classifica l'uranio impoverito come materiali nucleari della seconda categoria.

Dopo l'aggressione dell'Occidente contro la Jugoslavia il tossicologo Dr. Kovacevic ha lavorato come medico in una squadra che era impegnata nella decontaminazione delle aree in Montenegro e a Lustica (allora parte della Jugoslavia). In pratica, avviene che si ispeziona uno strato di terra di diversi metri. Ma il fatto è che una parte dei proiettili penetrano più in profondità, e l'uranio così penetra nele falde acquifere sotterranee, ma le autorità hanno sempre preferito restare in silenzio.

"Ho lavorato con gli ufficiali, che sono stati coinvolti nella pulizia dei territori in Montenegro -  dice il dottor Kovacevic. Quando si operava tutti avevano distintivi e indossavano tute speciali di protezione. Allo stesso tempo, quando abbiamo analizzato il loro materiale genetico, il 75 per cento di loro avevano anomalie tipiche delle persone esposte alle radiazioni. In quel momento tra gli ufficiali si è diffuso un focolaio di influenza, e abbiamo scoperto che anche il virus dell'influenza era mutato. Abbiamo anche controllato parte dei civili. L'uomo che portava il cibo agli ufficiali, è morto in tempi brevi di cancro linfatico. I primi a lanciare l'allarme sono stati i caschi blu italiani in servizio in Kosovo (e sul Kosovo sono stati buttati tre volte più proiettili all'uranio che nel sud della Serbia). Diverse migliaia di loro hanno sviluppato il cancro, ragazzi giovani e forti, e circa trecento di loro sono morti durante la missione.
In America i medici militari si sono preoccupati solo quando centinaia di allegri ragazzi americani, con spalle larghe e con denti bianchi, dopo la guerra in Iraq, sono diventati pazienti permanenti delle cliniche oncologiche
"

“La mia opinione personale come medico è che l'uso di uranio impoverito nei bombardamenti comporta gravi conseguenze per la salute". Così parla l'ex ministro della Difesa e della salute della Jugoslavia, il famoso patologo, Dottor Zoran Stankovic.                                                          

"Con l'esplosione di una bomba, l'80 per cento si trasforma in polvere e il vento porta l'ossido di uranio a quaranta chilometri.  L'uranio inalato entra nei polmoni e reni. Questo metallo pesante si deposita nel corpo, nelle ossa. Gli americani hanno fatto studi su soldati dopo la guerra nel Golfo Persico. Il 70 per cento degli uomini ha avuto bambini con difetti genetici, con anomalie. Abbiamo avuto un ufficiale che è stato coinvolto nella pulizia delle terre dopo il bombardamento. Sua moglie dopo è rimasta incinta e il bambino è nato senza una gamba, senza un occhio, una mano deforme con problemi cardiaci. E pensate: l'ufficiale era completamente attrezzato contro le contaminazioni. Ma questo non ha salvato suo figlio. Che cosa succede alle persone che semplicemente vivono lì, non sapendo del pericolo?"

La morte invisibile

Sotto l'erba di seta verde delle terre serbe e bosniache c'è un suolo avvelenato e acque che portano una morte lenta. La purezza pastorale dei paesaggi rurali sembra un'amara ironia sullo sfondo di un pericolo invisibile, affrontato dalla gente del posto.
"La cosa peggiore è che l'uranio attraverso la terra e le acque sotterranee, e penetra nella catena alimentare, dice il tossicologo Radovan Kovacevic. I nostri colleghi in Croazia, hanno trovato degli animali selvatici, contaminati con uranio. Dopo tutto, gli animali e gli uccelli non conoscono confini e si muovono liberamente nella regione. Qui in Serbia, abbiamo trovato tracce di uranio in cervi e fagiani. I nostri veterinari provenienti da Vranje hanno notato una forte crescita di leucemia in capre, pecore e mucche. A volte i proiettili all'uranio cadevano nei fiumi, uno è anche finito in un pozzo, nel sud della Serbia. Abbiamo esaminato il contadino che stava cercando di ripulire il pozzo. 3759 nanogrammi di uranio 238 per litro di urina! (Ai caschi blu in servizio in Kosovo ammalati di cancro, in un litro di urina trovavano fino a 231 nanogrammi, e nelle urine dei soldati americani dopo l'Iraq - 150 nanogrammi). Naturalmente, l'agricoltore è morto in poco tempo. In Serbia oggi il cancro è diagnosticato ogni giorno ad almeno un bambino. La NATO ci uccideva, non solo durante i bombardamenti. La NATO continua ad ucciderci come nazione da quindici anni, e il numero delle vittime è sempre in aumento. Un generale americano della NATO una volta disse: "Ancora 10 di queste guerre come in Iraq, e ci sbarazziamo totalmente delle scorie nucleari"
"La questione dell'uranio impoverito è da tempo diventata una questione politica, dice l'ex ministro della Sanità Zoran Stankovic. La Serbia stava cercando di presentare una denuncia al Tribunale dell'Aja contro i paesi che hanno bombardato l'ex Jugoslavia. Ma il procuratore Carla del Ponte ce l'ha negato per il fatto che i cambiamenti nei cromosomi delle persone esposte alle radiazioni, possono essere visti al microscopio elettronico entro un anno. Come dire: siete in ritardo. Ora è necessario effettuare l'esumazione dei cadaveri. Ma non ci sono né soldi né volontà politica. Quando i soldati italiani tornati dal Kosovo hanno cominciato a morire di cancro linfatico il governo italiano non ha voluto pagare risarcimenti alle famiglie e agli ammalati, e ha interrotto lo studio. Se le conseguenze dei bombardamenti con uranio per la salute umana sarano provate, è difficile immaginare quante compensazioni la NATO, dovrà pagare alle vittime (e in particolare agli americani), ai loro familiari e ai paesi infetti. Pertanto, nessuno è interessato alla verità. 
"Preferiscono dimenticare".

La piccola città di Vranje nel sud della Serbia, il cuore della regione, è la più colpita dal bombardamento dell'uranio. Una tradizione locale: attaccare sugli alberi gli annunci dei funerali.
Sto in piedi sotto la pioggia fredda che piange i morti, e guardo i loro volti molto giovani. Il motivo principale: il cancro. Come la bambina di cinque anni, appena morta.
Ma la città vorrebbe grattare via dalla memoria l'anno 1999. Nessuno vuole ricordare i bombardamenti. Tutti sono tormentati dalla paura di essere espulsi di nuovo dal branco europeo. I serbi hanno bevuto fino al fondo il veleno dell'umiliazione, e il silenzio stabilitosi è colmo di sconfitta amara.

"Perché stai torturando la gente con i ricordi?  Mi dice la anziana dottoressa V. Non possiamo aiutarli ormai. Penseranno che in ogni sorso d'acqua e in ogni pezzo di pane li aspetta la morte. Sì, è vero, il cancro è raddoppiato negli ultimi dieci anni. Ma se noi, medici, cominceremo da soli a raccogliere fatti e testimonianze per l'accusa contro questi criminali della NATO, ci uccideranno tutti uno per uno. Non potete neanche immaginare, di quanti soldi si potrebbe parlare! Io, come testimone, non voglio finire la mia vita in qualche "casuale" incidente d'auto"

"L' Istituto di Sanità Pubblica a Vranje ha preparato un piano: come studiare in dettaglio gli effetti dell'uso di uranio nella nostra regione, dice un giornalista locale Nikola Lazic. Per le ricerche sono necessari 250 mila euro, ma nessuno vuole pagare. C'è una legge del silenzio, come scelta della politica statale. Il governo della Serbia vuole aderire all'UE e alla NATO, e il prezzo per questo, è nascondere fatti circa il bombardamento. I medici in Vranje non amano parlare della crescita del cancro. Neanche noi, giornalisti, non riusciamo ad ottenere informazioni sulle persone malate".

L'operazione della NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia è la seconda di una serie di cosiddetti "interventi umanitari".

La prima è stata l'operazione "Deliberate Force" contro i serbo-bosniaci nel 1995. Entrambe le operazioni sono state effettuate senza un mandato delle Nazioni Unite e rientrano nella definizione di "aggressione militare illegale."

Anche se il motivo principale per l'intervento sono stati considerati la pulizia etnica degli albanesi nella regione del Kosovo e Metohija (dal punto di vista di Belgrado, separatisti e terroristi), la causa segreta della "guerra immediata" dicono che è stato uno scandalo sessuale in cui era stato coinvolto il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton scoperto in una relazione frivola con la stagista Monica Lewinsky. La situazione era stata prevista nel famoso tragicomico film «Sesso & potere» (Wag the Dog), uscito nel 1997, due anni prima della guerra contro la Jugoslavia. La trama del film è addirittura profetica: il presidente degli Stati Uniti, che è stato coinvolto in uno scandalo sessuale, inizia una guerra virtuale contro l'Albania per distrarre l'attenzione del pubblico.

Ma a differenza del film, la guerra contro la Jugoslavia non è stata un'immagine televisiva, ma una realtà sanguinosa.

Amnesia pubblica

Nessuna pietà per i vinti. I serbi l'hanno capito da tanto tempo. Rughe amare intorno alla bocca e occhi spenti con l'espressione “non m'importa", tutti questi sono segni di sconfitta.                                                                                                                  

Invece di gettare in faccia a tutto il mondo la sana rabbia slava, i serbi la ingoiano e la soffocano.

Per Belgrado, molto tranquillamente, passeggiano turisti americani, britannici, italiani e francesi, con interesse guardano gli edifici distrutti dalla guerra, si fotografano sul loro sfondo. Come se fosse solo un tour divertente per i luoghi di una guerra dimenticata, ma in cui il loro paese ha avuto un ruolo diretto.

"Parlare di bombardamenti ora è "politicamente scorretto"osserva con ironia il politologo Giorgio Vukadinovich.  La nostra elite politica esita a parlare con persone provenienti da Occidente e ricordare loro la guerra, per non imbarazzarli casualmente. E’ un paradosso: in Serbia, abbiamo un elite pro-NATO, filo-europea e russo-scettica e il popolo pro-russo ed euro-scettico. Emotivamente, storicamente la gente qui è vicina ai russi. La Serbia è probabilmente l'unico paese al mondo in cui il presidente russo non è solo il leader straniero più popolare, ma ancor più popolare del presidente serbo. Putin porebbe facilmente vincere le elezioni in Serbia.

In ogni paese, per avere una certa influenza, si deve pagare. Qui amano la Russia gratuitamente. Ma ecco un altro paradosso: tutti i media locali sono completamente filo-occidentali e poco a poco stanno cercando di cambiare il filo-russismo del popolo. Che cosa ha fatto l'Occidente? Ha comprato l'elite politica, gli intellettuali e i media. Ci sono due modi per controllare i media: il loro acquisto oppure il ricatto con la pubblicità. Se scrivete in difesa della Russia, non avrete la pubblicità. Semplicemente.

Mosca gioca lealmente, contribuendo economicamente. La Russia ha aperto per i prodotti serbi una zona di libero scambio, e per questo motivo, molte aziende europee stanno costruendo fabbriche in Serbia, per vendere le loro merci in Russia con il marchio "made in Serbia". Ma la gente comune conosce queste cose? No! Nessun giornale non pubblicherà una cosa del genere. Però siamo costantemente bombardati dalla NATO con la propaganda europea: che dice che senza Europa la Serbia morirà. I media creano una "reltà mediatica" che non ha niente a che fare con la realtà. Per esempio, il nostro istituto "Nuovo Pensiero politico serbo" ha fatto un sondaggio nella popolazione e si è scoperto che il 70% si oppongono alla NATO e il 67,5% sono per l'alleanza con la Russia. Nessuno dei media ha avuto il coraggio di pubblicare i risultati del sondaggio.
I tempi dei giochi franchi è passato. Sì, Mosca ha creato la TV «Russia Today», molto bene, ma non è in serbo. Invece "Al Jazeera", per esempio, ha aperto una televisione balcanica speciale, in quanto questa è una zona enorme: Serbia, Croazia, Montenegro, Macedonia, Bosnia, Slovenia. Voi avete perso la guerra fredda, sottovalutando la "forza soffice, sottile(soft power), e ora potreste perdere il mondo freddo. State esagerando con il fattore economico come lo avete sottovalutato durante l'era sovietica. Tutte le grandi società russe, come "Lukoil" e "Gazprom" stanno prendendo posizioni difensive nei Balcani. Sembra come la loro protezione dal racket. Essi sono disposti a pagare i media solo perché non si scaglino addosso. Si preoccupano di interessi corporativi ristretti. Ma per sostenere i blogger pro-russi e i siti web costa pochissimo. Alle aziende russe nemmeno gli viene in mente questa cosa! E questo nonostante il fatto che i loro progetti siano largamente dipendenti dal sostegno dell'opinione pubblica.
  
A Mosca, guardano sorpresi  il fatto che la nave serba gira verso l'Occidente. Come mai? Vi hanno bastonati e voi andate dalla NATO? Da fuori sembra che i serbi siano masochisti. Ma siamo stati picchiati in parte per causa vostra, perché la Serbia è l'unico alleato della Russia in Europa. I politici russi dicono spesso: non possiamo essere più serbi dei serbi stessi. Ma anche i serbi stanno pensando: non possiamo essere più russi noi dei russi stessi"

Come Eltsin ha venduto la Jugoslavia

Il 12 aprile 1999 il Parlamento della Repubblica Federale di Jugoslavia, che era già stata "spianata"per bene dagli aerei della NATO, in preda alla disperazione ha votato per l'adesione della Repubblica all'Unione con Russia e Bielorussia.
Il parlamento russo ha appoggiato immediatamente la richiesta dei serbi agonizzanti e ha vivamente consigliato il presidente russo Boris Eltsin di avviare il processo di unificazione. Eltsin non ha detto nulla. Egli ha anche ignorato l'appello della Duma di inviare subito in aiuto ai Serbi dei consiglieri militari e armi.

"A quel tempo io conducevo le consultazioni con i partner russi dell'entourage di Eltsin e dissi loro: Difendeteci! Proteggendo noi, difenderete voi!"Ricorda l'ex Ministro degli Affari Esteri della Jugoslavia Zivadin Jovanovic.        

Tutto questo era visto con grande scetticismo. Per la Russia del periodo di Eltsin l'unico partner "era Washington. Volevamo comprare armi. Ci hanno risposto: non avete soldi. Perché no? C'è il debito dell'URSS verso la Jugoslavia per un valore di quasi due miliardi di dollari. Prendete quei soldi e dateci missili e aerei. I russi hanno dichiarato che la Jugoslavia era grande, ma è diventata piccola. Quindi, la restituzione del debito dovrebbe essere discussa con le altre repubbliche. Ma voi avete la struttura del commercio, abbiamo contestato, secondo la quale il 70% dei beni sono stati acquistati dalla Serbia. Prendete quei soldi. Se non bastano, aggiungiamo noi.

Sono stato testimone della conversazione del Presidente della Jugoslavia Milosevic, poi morto nel carcere dell'Aja, con il vostro ministro degli Esteri Kozyrev, pochi anni prima dell'inizio della guerra. Noi non chiediamo la carità, diceva Milosevic. Abbiamo un milione di tonnellate di grano, conserve, mais. Siamo disposti a indebitarci, ma in qualche modo li restituiremo. Abbiamo chiesto di poter comprare l'ultima generazione di aerei da combattimento e petrolio, che potevano essere trasportati sul Danubio. Ma Kozyrev era talmente innamorato di Washington che guardava tutto attraverso gli occhi americani. Non è che non avrebbe fatto nulla per la Jugoslavia, non avrebbe fatto nulla neanche per la Russia. Tale era il pensiero politico e psicologico generale della leadership russa di allora. Abbiamo anche inviato i nostri piloti per allenarsi in Russia. Dopo di che, la Russia ha detto che anche se vi vendiamo gli aerei, come faranno i vostri piloti a volare sopra Ucraina, Ungheria, Bulgaria, Romania. Essi verranno abbattuti! Non è una vostra preoccupazione, abbiamo risposto. Voleranno a proprio rischio. La risposta della Russia è stata: no. Questa non è la nostra guerra. E noi abbiamo dovuto resistere in solitudine per 78 giorni alla più grande macchina militare dell'umanità".

Ma è possibile che nessuno allora a Mosca non avesse capito che quella era in primo luogo una prova generale per la guerra contro la Russia? Mi chiedo io.

"Nessuno. I russi non capivano che la distruzione della Jugoslavia era il primo passo verso la Russia. Ho chiesto loro: meglio proteggere la Russia cominciando dai Balcani o dagli Urali? Aiutateci, e aiuterete voi stessi. Fermiamola insieme l'espansione della NATO verso l'Est. I russi ci respingevano: state cercando di spostare i vostri problemi sulle nostre spalle, dicevano.
Allo stesso tempo io insistevo con i partener europei: se state pianificando una guerra contro la Jugoslavia, questa sarà una guerra anche contro l'Europa. Vi troverete in una tale morsa soffocante statunitense, che non sfuggirete più ai loro dettami. E qual è stato il risultato? L'Europa si è impegnata a combattere in Afghanistan, in Iraq, poi in Libia, Mali, Siria, e ora di fatto anche in Ucraina. Gli Stati Uniti spiano senza esitare e controllano milioni di europei. Quelli piangono e si lamentano. Ma tutto è logico. Dopo tutto, hanno accettato di ballare con il diavolo".

Nuovo Drang nach Osten

La strategia di Hitler di "Drang nach Osten", "Assalto all’Oriente" ha acquisito un nuovo significato alla fine del ventesimo secolo. Nonostante il fatto che Hitler abbia fallito, il piano, in generale, è stato adottato dalla NATO.
"Il nuovo assalto all’Oriente è iniziato proprio nel 1999 con il bombardamento della Jugoslavia" argomenta l'ex-Ministro degli Esteri Jovanovic Zivadin.  "Il vero obiettivo geopolitico è l'espansione verso i confini russi. Dal 1999, l'America ha cominciato a creare la più grande base americana fuori dal suolo americano: Camp Bondsteel in Kosovo. Perchè in un cosi piccolo Kosovo una base cosi grande? Le serve per la Serbia? No.                                                                         

Anche per i Balcani la base è troppo ampia. Qual è la ragione? Bacino del Caspio, bacino Caucasico, l'Asia centrale e la Siberia, ecco cosa giustifica l'esistenza di una simile base. Proprio con Bondsteel è iniziato l'aumento delle basi militari statunitensi in Europa, in Bulgaria, Romania, Polonia, Stati baltici, Repubblica Ceca. Ora in Europa, ci sono più basi militari degli Stati Uniti che al culmine della Guerra Fredda! Oggi il continente europeo è completamente militarizzato. Tutto questo è la preparazione per un assalto ai confini russi. Questo spiega la guerra in Georgia nel 2008 e il Maidan ucraino nel 2014. L'aggressione contro la Jugoslavia è stato un punto di svolta per l'intervento di globalizzazione. Lo scopo principale è prendere la Siberia, il più grande serbaroio terrestre di riserve naturali.

Nel 1999 alla Russia sembrava che si potesse a cuor leggero consegnare i serbi. "Basta che non scoppi la guerra, ripetevano i russi. Con gli americani ci metteremo d'accordo". Beh, ci sono riusciti? Le nuove autorità ucraine sono fermamente intenzionate ad aderire alla NATO.
Ora a Belgrado, per un'amara ironia della storia, nell’ex palazzo del Ministero della Difesa della Jugoslavia è stato aperto un ufficio della NATO, e l'esercito serbo è riformato da un generale americano. L'operazione contro la Jugoslavia nel 1999 è stata chiamata "Angelo Misericordioso ". Sapete cosa vi dico: L'Angelo Misericordioso sta già volando verso la Russia
."

Post scriptum: nel 1938, dopo la firma dell'accordo di Monaco sul trasferimento della regione dei Sudeti alla Germania, Churchill disse grandi parole [contro questo accordo, ndt]: «Avete avuto la scelta tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore, e ora otterrete una guerra". Un anno dopo è cominciata la seconda guerra mondiale. Allora, nel 1999, la Russia ha scelto il disonore, cedendo la Serbia, e già nel 2003 ha ricevuto la rivoluzione delle rose in Georgia, nel 2004 la rivoluzione arancione in Ucraina, nel 2008 la guerra con la Georgia, e nel 2014, alle proprie frontiere, una guerra civile in un'Ucraina (una volta fraterna). La logica della storia rimane la stessa: il tradimento e la vergogna vanno lavati via solo con sangue. Purtroppo, soprattutto il proprio.

 

Traduzione a cura del Forum Belgrado Italia/CIVG.it


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http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/433-2015-08-13-23-38-38.html

Спустя 15 лет после натовских бомбардировок Сербии спецкор
«KP» Дарья Асламова отправилась в эту страну, чтобы посмотреть,
какой след оставила там война.Текст: Дарья Асламова


Той весной в Белграде пятнадцать лет назад даже некурящие просили сигарет.

В ход шел дешевый контрабандный табак, от которого саднило горло и разрывало легкие от утреннего кашля, но несчастному городу было наплевать. Курили десятилетние пацаны, переставшие играть в войну, дымили гимназистки в коротких юбочках, смолили почтенные матери семейств и старухи с пустыми мертвыми глазами. Курили даже спасатели, когда вытаскивали из разбомбленного горящего телецентра тела шестнадцати журналистов.

Я помню их лица, выхваченные из тьмы багровым заревом пожара. Утро начиналось с чувства тошноты, рюмки ракии, обжигавшей голодный желудок, и «домачей кафы» (крепчайшего турецкого кофе, наследия времен Османской империи). Я даже не помню, что мы ели. И не помню, чтобы мы спали. Воздушная сирена начинала работать в два часа ночи, и в сизых от дыма комнатах люди вскакивали со стульев и бежали к окну. Уснула я лишь однажды, в доме моих друзей в Батайнице, пригороде Белграда, где находился военный аэродром. Мне дали бутылку и сказали пей, пока потолок не закрутится, как волчок. Нельзя же все время не спать. А в два часа ночи в моей комнате взрывной волной вышибло окна, и я скатилась на пол. И стояла на четвереньках в трусах, обезумевшая от страха, пока меня не вытащила на лестницу хозяйка дома по имени Мелани. «Сиди здесь, — сказала она. — Если дом рухнет, то лестница останется. Она железобетонная. Хочешь сигарету?» В ту ночь в Батайнице погибла трехлетняя девочка Милица Ракич.

78 бессонных белградских ночей закончились капитуляцией Югославии в июне 1999. Чудовищная военная машина НАТО с железной англосаксонской энергией вбомбила в средневековье цветущую балканскую страну. Потрясенные сербы оплакали мертвых и сказали себе: ужасы войны позади. Они еще не знали, что самое страшное только начинается.

«Они все обречены!»

Это было в Багдаде в 2003 за несколько дней до начала войны. Иракский переводчик привел меня в госпиталь, где лежали дети из Басры. Женщины в хиджабах с окаменевшими лицами сидели у кроваток своих умирающих от лейкемии и рака лимфы младенцев и двух- и трех-летних детей. Многие из них с трудом ворочали шеей, им мешали раздутые лимфатические узлы. Это были очень серьезные, тихие дети. Они совсем не плакали. «Почему вы привели меня сюда?» — лепетала я, ошеломленная увиденным. «Это жертвы той войны в Персидском Заливе», — объяснили мне. «Жертвы?! Но американцы бомбили Басру в 1991 году! Тогда этих детей на свете не было!» «Это была мини-ядерная война, — рассказывал доктор. — При операции „Буря в пустыне“ американцы использовали боеприпасы с обедненным ураном. Всего было сброшено 320 тонн урана. Матери этих детей получили серьезную дозу радиации, а их дети были обречены еще в материнской утробе. Это не самое страшное, что вы видите. В Басре рождаются дети без глаз
и носа, без рук и ног, без мозга, с двумя головами. Врожденные уродства обнаруживаются у более, чем половины новорожденных. Только никому до этого нет дела».

Спустя несколько суток я наблюдала с балкона отеля «Палестина», как снова бомбят город Багдад. Тогда самой страшной мне казалась мгновенная смерть под бомбами. Ведь я была еще молодой и наивной.


Вслед за доктором Раданом Джодичем, директором Института онкологии и лучшим хирургом Сербии, я иду в операционную.

«Мальчику всего 15 лет, — объясняет доктор Джодич. — Рак щитовидки в тяжелой форме». 15 лет. Значит, он родился в год натовских бомбардировок, мысленно подсчитываю я.

Спустя два часа доктор Джодич держит в руках кусок человеческого мяса и объясняет: вот половина щитовидки, внутри которой опухоль. «Сейчас мы узнаем, есть ли метастазы». Несколько мучительных минут, и становится ясно: хрупкое мальчишеское тело насквозь прошито метастазами. «Что сможем, удалим. Потом зашьем, — с дежурным оптимизмом говорит доктор Джодич. — Мальчику предстоит еще одна операция и, возможно, химиотерапия. Вы, наверное, устали, идите. А нам нужно закончить работу».

Я иду по коридору больницы, мокрая от холодного пота и придавленная человеческим горем. Перед моими глазами стоит комната, где доктор Джодич осматривает молодых женщин. Некоторые из них рыдают навзрыд. У большинства — рак щитовидки в безнадежной форме.

«Щитовидная железа первой реагирует на радиоктивное излучение, — объяснял мне доктор Джодич. — За последние десять лет рак щитовидки в Сербии вырос на 300 процентов. Стремительно растет саркома и лейкемия. Правда состоит в том, что НАТО использовало наш регион как свалку для ядерных отходов. Мы до сих пор не знаем, сколько бомб с обедненным ураном обрушилось на нашу землю. За прошедшие десять лет мы не видели ни одного серьезного правительственного исследования последствий бомбардировок. Мы лишь врачи. Наше дело — лечить. Я работаю в онкологии хирургом 40 лет. И говорю как врач: рак становится все более молодым, агрессивным и неоперабельным».

что же такое обедненный уран?

Это просто ядерный мусор,
чье захоронение всегда стоило немыслимо дорого.

Непросто было найти страну, где можно тихо, без шумихи в прессе похоронить ядерные отходы. Обедненный уран-238 — побочный продукт производства обогащенного урана-235. Урановая руда проходит через сотни центрифуг, и на выходе получается 11% обогащенного урана и 89% обедненного, с которым надо что-то делать.

В 1970 году американцам пришла в голову гениально-циничная мысль, как использовать ядерный мусор. Уран-238 — тяжелый радиоактивный метал с очень высокой плотностью (в два раза выше, чем у свинца, и чуть ниже, чем у вольфрама, очень дорогого металла). А значит его успешно и дешево можно использовать для производства бронебойных снарядов с урановыми сердечниками и пуль, а также для укрепления танковой брони (так называемая «уранокерамика» — слой урана, зажатый между стальными листами).

О последствиях применения малых ядерных боеприпасов в Пентагоне не думали. Кого волнуют иракские дети? Или албанские? Или сербские? Да, ученые предупреждали со всей ответственностью, что уран не просто радиоактивен, но, главным образом, химически токсичен. Есть три пути отравления ураном. Прямой контакт с кожей (урановая шрапнель при взрыве снаряда или танка). Вдыхание урановой пыли, которая образуется при горении снарядов. И третий путь: зараженная вода и земля, дающая отравленные плоды. Чтобы осознать весь ужас этих фактов, достаточно сказать: период полураспада урана составляет 4,5 миллиарда лет.
Ковачевич

«После бомбардировок бывшей Югославии мы потребовали от НАТО карты с указанием мест, где упали урановые снаряды, — говорит знаменитый сербский токсиколог Радован Ковачевич. — НАТО представило карты, но постаралось преуменьшить ущерб. К примеру, они указали 112 локаций. Я сам лично нашел 113 локацию, когда вместе с добровольцами поднялся на гору рядом с городом Вранье, где стояла телевышка. Детекторы радиации чуть не заклинило. Ребята спросили меня: „Босс, что будем делать? На нас даже нет защитных костюмов“. Я ответил: „Берем пробу земли и бежим“. Теперь это место обнесли колючей проволокой. Если только я нашел еще одно зараженное место, не указанное в картах, сколько же их на самом деле?! Сколько вообще было снарядов? НАТО утверждает, что 31 тысяча, сербы — 50 тысяч, а русс�

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(srpskohrvatski / english / francais / italiano)

Refugee Crisis And The Balkans

1) Vulin: "Hrvatska humanost trajala samo dva dana"
2) Croatia refuses to accept refugees, partly closes borders with Serbia (18 Sep, 2015)
3) Hungary stops train with 1,000 asylum seekers, blocks and expels 40 Croatian police officers
4) Evropa zaboravlja da je Srbija sama primila 900.000 izbeglica tokom devedesetih!


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L’ALLEMAGNE VEUT RAPATRIER 75 000 DEMANDEURS D’ASILE DES BALKANS
B 92 | #OpenEurope | Traduit par Jasna Tatar Anđelić | mercredi 9 septembre 2015
En 2015, l’Allemagne s’attend à recevoir 800 000 demandeurs d’asile. Ceux des Balkans risquent d’être systématiquement déboutés et rapatriés, notamment ceux du Kosovo et du Monténégro, arrivés par dizaines de milliers au début de l’année...

HUMANOST IZBEGLICA IZ HRVATSKE PRIVUKLA PAŽNJU MEDIJA (Politika, 09.09.2015.)
Posle ekskluzivnog pisanja „Politike“ o rešenosti izbeglica iz Hrvatske, da svoju napuštenu imovinu ustupe na trajno ili privremeno korišćenje, ili je poklone izbeglicama-migrantima sa Bliskog i Srednjeg istoka, jednom od ponuđača, Vrščaninu Vladimiru Dmitroviću, koji je izbegao u „Oluji“ 1995., javio se veći broj domaćih i stranih novinara...

GERMANY SEALS ITSELF OFF (Berlin closes southern borders – GFP 2015/09/14)
BERLIN (Own report) - Berlin has closed its southern borders to refugees, preventing other victims of civil wars from entering, and has begun deportations of rejected asylum applicants back to Southeast Europe. Inconsistencies among government officials over how to approach the refugee problem have ultimately led to an unexpected influx of tens of thousands of refugees. Thousands in the German population have made a unique display of helpfulness toward refugees, helpfulness, the government will now render futile. At today's EU Interior and Justice Ministers Meeting, measures will be promoted to once again seal the EU borders and establish camps to hold refugees immediately upon their arrivals in Greece, Italy, and possibly Hungary. One such camp has been opened in Germany to separate Southeast European refugees for their rapid deportation. Last week, one hundred eleven refugees were deported by plane to Kosovo. Half of the 250,000 refugees, who entered Germany this year, between January and August, are threatened with immediate deportation. At the same time, demands are being raised to drastically reduce state support for refugees and to abolish the fundamental individual right of asylum...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58877

ZAŠTO STE NAS ZABORAVILI? SRPSKE IZBEGLICE PONOSNE NA POMOĆ SIRIJCIMA, ALI… (Blic, 14.09.2015.)
Iznenadili ste nas! Obično se neko pojavi kada je bitan datum za izbeglice, poput godišnjice “Oluje”. Svim ostalim danima mi smo – zaboravljeni…
http://www.veritas.org.rs/blic-14-09-2015-zasto-ste-nas-zaboravili-srpske-izbeglice-ponosne-na-pomoc-sirijcima-ali/

PROFUGHI IN SLOVENIA: UMANITÀ O LEGGE? (Stefano Lusa | Capodistria - 18 settembre 2015)
La Slovenia si trova in una difficile situazione, o applica severamente le regole di Schengen, venendo meno ad un approccio umanitario, oppure lascia passare i profughi, rischiando le ire europee...
HRW REPORT: “As Though We Are Not Human Beings”. Police Brutality against Migrants and Asylum Seekers in Macedonia (HRW, Sept 21, 2015)
Available In English - Македонски
'BEATINGS, INHUMAN CONDITIONS': HRW ACCUSES MACEDONIA OF BRUTAL ASYLUM SEEKER TREATMENT (RT, 21 Sep, 2015)
... The 59-page document, issued Monday, is compiled from interviews with 64 victims and witnesses...
http://www.rt.com/news/316091-macedonia-asylum-seekers-abuse/


Videos:

Izbeglička kriza: Šta se zaista dešava, a mediji kriju od nas! (Marija S, 14 set 2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=vrHrUAGMbAc
Originalni video: 
#RefugeeCrisis: What The Media Is Hiding, Help #SyrianRefugees Go Home (SyrianGirlpartisan, 9 set 2015)
There are a few things you should know about the Refugee Crisis...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=pHFnvFbThDE0

B92, Bulevar: Izbeglice - Izjava Save Štrbca, 17.9.2015. (CentarVeritas, 19 set 2015)
Beograd i Srbija preplavljeni su izbeglicama sa Bliskog Istoka. Svakodnevno pratimo njihovo kretanje i više od toga uslove u kojima oni žive i kroz šta prolaze dok nevoljno napuštaju svoje zemlje. U svemu tome možda zaboravljamo da među nama postoje oni koji su bežeći pred nekim prethodnim ratom završili u nekom od prihvatnih centara širom Srbije...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=tiFtsdKBBrg

Croatia: Refugees clash at Beli Monastir train station (Ruptly TV, 18 set 2015)
Refugees and migrants, who are currently stranded in a train station in Beli Manastir, clashed on Friday, as they were waiting to board trains to Zagreb. Some were injured during the incident and received first aid...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=6VyX5Pa52OY

Hungary: We seized Croatian train carrying 1000 refugees and 40 police - Hungarian govt spokesman (Ruptly TV, 18 set 2015)
“The Croatian system for handling migrants and refugees has collapsed basically in one day,” according to the spokesperson for the Hungarian government, Zoltan Kovacs, who gave a statement to the press in Beremend close to the Croatian border, on Friday. The spokesman was flanked by aide to Hungarian Prime Minister Viktor Orban, Gyorgy Bakondi...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=yx8KCFNiak0

Croatia: Scenes of chaos as hundreds of refugees board westward-bound trains (Ruptly TV, 18 set 2015)
Hundreds of refugees crowded on to trains at Beli Manastir train station, Croatia, bound for Zagreb on Friday. The previous day at least 26 buses and one train brought refugees to Beli Manastir...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=gHxVxfqsI50

Hungary: Hundreds of refugees arrive from Croatia (Ruptly TV, 18 set 2015)
Hundreds of refugees arrived near the Hungarian village of Beremend after crossing over from Croatia, on Friday. Police and army officers oversaw the operation which saw refugees switch buses at Beremend’s bus depot. Hungarian volunteers provided supplies to those on the packed buses, passing bottles of water and food through the open windows...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=jFxXi26wrVc


=== 1 ===

http://www.jutarnji.hr/vucic-u-cudu--vulin-prijeti-tuzbama--zao-mi-je-sto-su-hrvatska-humanost-i-solidarnost-trajale-samo-dva-dana-/1420320/

Jutarnji.hr - 18.09.15

VUČIĆ U ČUDU, VULIN PRIJETI TUŽBAMA
'Žao mi je što je hrvatska humanost trajala samo dva dana, kod nas je bilo 140.000 ljudi'

Autor: Hina

Srbijanski ministar rada i socijalne skrbi Aleksandar Vulin poručio je u četvrtak Hrvatskoj da ne zatvara granicu i međunarodne puteve i najavio da će, u protivnom, Srbija zatražiti zaštitu pred međunarodnim sudovima.

"Želimo upozoriti Hrvatsku i svaku drugu zemlju da ne dolazi u obzir zatvaranje međunarodnih puteva i da ćemo zaštitu svojih ekonomskih i svakih drugih interesa zatražiti pred međunarodnim sudovima", izjavio je Vulin u Horgošu za agenciju Tanjug, reagirajući na raniju najavu iz Zagreba da bi Hrvatska mogla zatvoriti svoje granice bude li dnevno pristizalo toliko izbjeglica kao u srijedu, kada ih je stiglo više od 5.000.

Ministar Vulin kaže kako to što "Hrvatska nije u stanju skrbiti za svega 6.000 ljudi nije i ne smije biti razlog" da se prijeti okružju, a još manje da se izbjeglicama uskrate elementarna ljudska prava.

"Mi nećemo plaćati cehove tuđe nesposobnosti. Ako Hrvatska nije sposobna izboriti se sa 6.000 migranata, Srbija je spremna poslati joj pomoć i ljude koji su se posljednjih mjeseci izborili sa 140.000 mirnih i civiliziranih ljudi koji nisu napravili niti jedan incident", rekao je Vulin, dodajući kako mu je "žao što je hrvatska humanost i solidarnost trajala samo dva dana".

Vulin je upozorio da je Srbija dosad registrirala "više od 140.000 ljudi koje je i nahranila, liječila i zaštitila", dok Hrvatska sa 6.000 još neregistriranih migranata "prijeti zatvaranjem međunarodnih puteva i granica".

"Da je Srbija zatvorila svoje granice kad je u jednoj noći iz Makedonije i Grčke ušlo više od 9.000 migranata, danas bi Makedonija bila suočena s potpunim kolapsom, a EU s humanitarnom katastrofom neslućenih razmjera", ustvrdio je Vulin pošto su hrvatski dužnosnici u četvrtak najavili će Hrvatska zatvoriti granicu bude li ponovo u jednom danu na njezin teritorij ušlo oko 8.000 izbjeglica.

"Nema potrebe da dolazite, niti je Hrvatska zainteresirana da bude mjesto na kojem ćete pokušati tražiti istu zaštitu koju možete imati i u onim zemljama u kojima ste već", izjavio je u četvrtak hrvatski ministar unutarnjih poslova Ranko Ostojić, potvrdivši da je granica Slovenije zatvorena za izbjeglice, a tranzitni koridori ne postoje.

Beogradski elektronički mediji prenose u četvrtak navečer i izjavu srbijanskog premijera Aleksandra Vučića iz Washingtona kako "ne razumije zašto je Hrvatskoj problem da osigura nužnu pomoć i potporu izbjeglicama".

Vučić je dodao da Srbija u potrazi za rješenjima izbjegličke krize "surađuje sa svima i spremna je tako i nastaviti".

"Znate, u našoj zemlji ti ljudi prođu oko 600 kilometara i ostaju mnogo duže nego što su ostali u Hrvatskoj koja ima taj problem dva dana, a mi imamo četiri mjeseca", rekao je Vučić u Washingtonu, gdje boravi u trodnevnom posjetu.

Naglašavajući kako je Srbija bila spremna prihvatiti izbjeglice, Vučić je rekao da ne razumije šta je problem "svima drugima oko toga, poglavito onima koji imaju rutu od 35 kilometara, pa zatvaraju puteve prema Srbiji".

"Nikako ne razumijem o čemu se sve radi. Možda mi ne umijemo kukati, plakati, tražiti novac... Ne znam o čemu je riječ?", rekao je srbijanski premijer komentirajući izbjegličku krizu koja se iz Srbije i s mađarsko-srbijanske granice od srijede prelijeva u Hrvatsku.

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17.09.15 u 23:06
KRIZA SE U SVE VEĆOJ MJERI SELI I U SLOVENIJU Ljubljana zbog izbjeglica do daljnjeg otkazala vlakove iz Hrvatske
Slovenske željeznice objavile su u četvrtak navečer da su do daljnjega otkazale međunarodne vlakove iz Hrvatske preko Dobove zbog mogućnosti da ih koriste migranti.


=== 2 ===

http://www.rt.com/news/315892-croatia-refuses-accept-refugees/

Croatia refuses to accept refugees, partly closes borders with Serbia

Published time: 18 Sep, 2015

Croatia has closed seven of its eight border crossings with Serbia overwhelmed by a huge surge of refugees turned away by Hungary. PM said Croatia will not accept or accommodate asylum seekers any longer.

"We cannot register and accommodate these people any longer," Prime Minister Zoran Milanovic told reporters on Friday. "They will get food, water and medical help, and then they can move on. The European Union must know that Croatia will not become a migrant 'hotspot.' We have hearts, but we also have heads."

On Thursday Croatia closed most of its road border crossings with Serbia leaving only one on the main road linking Belgrade and Zagreb at Bajakovo. The decision came as over 13,000 refugees entered the country after Hungary closed its borders on Wednesday failing to cope with the refugee flow. Police told Reuters that about 500 refugees had been detained after crossing into the south of Hungary from Croatia on Thursday.

Some of the refugees appear to be stuck on the border between Croatia and Hungary. Reuters reported on Thursday that a convoy of more than 10 buses which was heading towards the Croatian city of Osijek was turned towards the Hungarian border. Refugees were offloaded at the Croatian border village Beremend, according to a Reuters reporter at the scene. Hundreds of migrants were also witnessed on Friday at a petrol station by a road in the Croatian border town of Beli Manastir.

Scuffles between refugees erupted on Friday at the Croatian Beli Monastir train station as the people were boarding the trains bound for Zagreb. Some were injured and received first aid.

Dozens of refugees staged a silent sit-in protest at the Serbian-Hungarian border near the town of Horgos on Friday. They held placards which read: “We don’t have houses anymore. We will live here,” and “This is shame for Europe.”

The site was a scene of violence on Tuesday, when police used water cannon and teargas to push back refugees attempting to enter Hungary.

Milanovic said on Friday he has called a session of Croatia's National Security Council. Interior Minister Ranko Ostojic told N1 Television that “it’s a matter of time” before Croatia closes all borders. 

Columns of asylum seekers were expected to turn to Slovenia, however the Interior Ministry said on Friday that Slovenia does not intend to open a corridor for the refugees heading to Western Europe to pass through.

"At the moment we have no basis on which we could form a corridor," Interior Ministry state secretary Bostjan Sefic told reporters.

'Time is running out'

The UN refugee agency (UNCHR) on Friday issued a stark warning that time was running out for Europe to resolve the current refugee crisis.

"With more than 442,440 refugees and migrants having arrived via the Mediterranean so far this year, some 2,921 deaths, and 4,000 people arriving on the Greek islands daily, the crisis is growing and being pushed from one country to another without solution," UNHCR spokesperson Adrian Edwards told reporters in Geneva.

The agency blamed an absence of a “coherent response” to the situation as the main reason for confusion which sometimes resulted in violence at the border crossings and camps. 

"This environment is fertile ground for people-smugglers and others seeking to prey on this vulnerable population," he said.

He welcomed European Parliament’s Thursday decision to relocate an additional 120,000 people to all countries of the EU.

Adrian Edwards said that the Extraordinary Justice and Home Affairs Council meeting called for Tuesday and the European Council meeting slated for Wednesday may be “the last opportunity for a positive, united and coherent European response to this crisis.”

“Time is running out," he said. 

The International Organization for Migration (IOM) warned on Friday that the situation risked turning into another WWII.

"It's very similar to what happened in the 1920s in Europe when the beggar-thy-neighbour policy on trade pitted countries against each other and led to the war,” said Joel Millman, spokesman for the IOM. 

“We fear that something similar is happening now with the kind of hardening of borders and as a response to Germany's decisions."

In a report issued on Friday, the European statistics agency (Eurostat) said that the number of people seeking refuge in the EU in the second quarter of 2015 was 85% higher than during the same period in 2014.

213,200 people have applied for asylum in second quarter of 2015, with Germany receiving the highest number of applications – more than a third. Hungary had 15 percent; Austria had 8 % followed by Italy, France and Sweden – each 7 %. Compared with the population of each EU member state, the highest rates of registered first time applicants during the second quarter 2015 were recorded in Hungary, according to Eurostat. Most of the asylum seekers are from Syria and Afghanistan, it said.


=== 3 ===

http://www.rt.com/news/315906-hungary-train-arrest-migrants/

‘Human smuggling’? Hungary stops train with 1,000 asylum seekers escorted by 40 Croatian police

Published time: 18 Sep, 2015

An unannounced train carrying over 1,000 asylum seekers, accompanied by around 40 Croatian police officers, has been intercepted by Hungarian authorities, who accused Zagreb of breaking international laws and intentionally participating in “human smuggling.”

The train carrying up to 1,000 refugees was accompanied by some 40 Croatian police officers, who were reportedly detained and then sent back. Croatian police however refuted initial reports that officers accompanying the train were detained or disarmed, explaining that 36 officers “returned” to Croatia in the evening.

“There was no disarming or arrests. It is not true,” Croatian police spokeswoman Jelena Bikic told Reuters, claiming that there was “an agreement about the escort between the police officers from the two sides in advance.”

Hungarian authorities said that the incident happened due to Croatia’s failure to coordinate train’s border crossing. According to the head of the Hungarian disaster unit, Gyorgy Bakondi, the Croatian train arrived at Magyarboly without any prior notice, bringing the number of unannounced arrivals to over 4,000 on Friday alone.

Croatia’s FM Vesna Pusic claimed that the two countries had agreed “to provide a corridor” for refugees, Sky News reported. However Hungarian spokesman Zoltan Kovacs rejected the claim as a “lie.”

“The Croatian system for handling migrants and refugees has collapsed basically in one day,” Kovacs added. “What we see today is the failure of the Croatian state to handle migration issues. What is more we see intentional, intentional, participation in human smuggling taking the migrants to the Hungarian border.”

Hungary’s foreign minister earlier in the day accused Croatia of encouraging migrants to break the law.

“Rather than respecting the laws in place in the EU, they (Croatia), are encouraging the masses to break the law, because illegally crossing a border is breaking the law,” Peter Szijjarto said in Belgrade. “At the moment, the Croatian government is transporting migrants – in contravention of the laws in force in the European Union – towards the Hungarian border instead of giving them a place to stay and looking after their needs,” he added.

After Hungary blocked off their border with Serbia this week with the aid of a metal fence and riot police, migrants flooded neighboring Croatia in search for an alternative route. More than 17,000 have arrived in the country since Wednesday morning.

“We cannot register and accommodate these people any longer,” Croatian Prime Minister Zoran Milanovic told a news conference. “They will get food, water and medical help, and then they can move on. The European Union must know that Croatia will not become a migrant ‘hotspot’. We have hearts, but we also have heads.”

Meanwhile European Commission President Jean-Claude Juncker offered Croatia logistical and technical assistance to cope with the migrant flow during a conversation with Milanovic.

“Both stressed the need to enhance the protection of the EU's external border, to step up EU assistance in our immediate neighborhood and to make swift progress on operational solidarity between the EU Member States to cope with the refugee crisis,” Juncker's office said.


=== 4 ===

In english: EUROPE FORGETS THAT SERBIA ALONE RECEIVED 900,000 REFUGEES IN THE NINETIES (September 20, 2015 - by Grey Carter)
https://theremustbejustice.wordpress.com/2015/09/20/europe-forgets-that-serbia-alone-received-900000-refugees-in-the-nineties/



Srbijadanas.com, 08.09.2015., SIT GLADNOM NE VERUJE: 
Evropa zaboravlja da je Srbija sama primila 900.000 izbeglica tokom devedesetih!

14. Septembar 2015.

Dok se Evropljani na čelu sa Nemačkom svađaju i prepiru kako će raspodeliti 500.000 izbeglica iz Sirije, jer će to biti “veliki udar” na njihovu ekonomiju, kao da se zaboravlja da je samo Srbija tokom devedesetih godina primila blizu 900.000 izbeglica i raseljenih lica, pre svih iz Hrvatske, Bosne i Hercegovine i sa Kosova i Metohije.

Talasi izbeglica, koji svakim danom stižu u Evropu, prete da preliju zemlje Evropske unije. Glavno pitanje u javnosti bilo je – koliko će koja država dobiti migranata i da li će moći da se izbori sa tim vrtoglavim brojkama? Ali, pre svega, setimo se i naše situacije 90-ih godina, naših brojki, kapaciteta i mogućnosti.

Zbog krizne situacije sa migrantima, Martin Šulc je pozvao na iznalaženje zajedničkog evropskog rešenja za situaciju sa migrantima i izbeglicama i na primenu sistema kvota za raspodelu izbeglica među državama članicama EU.

On je izrazio sumnju da države članice mogu da postignu bilo kakav uspeh putem individualnih mera. Nakon prisutnog straha od hiljada izbeglica koje iz dana u dan pristižu u sve većem broju, ipak je donesen plan briselske Komisije gde je odlučeno da je pred Nemačkom veliki zadatak – da primi najveći broj migranata.

Pre nego što se budemo bavili nemačkim problemima, podestimo se situacije u Srbiji 90-ih. Ratovi 1991-1995 i 1999. doneli su u Srbiju veliki broj izbeglica iz Hrvatske, Bosne i Hercegovine, Makedonije, Slovenije… Sa KiM je nakon 1999. prebegao veliki broj Srba u užu Srbiju i Vojvodinu, a, oni se, budući da su izbegli iz svojih kuća, ali razmešteni na teritoriji svoje zemlje, tretiraju kao raseljena lica.

Savo Štrbac, predsednik Informaciono-dokumentacionog centra “Veritas”, za portal Srbija Danas.com iznosi neverovatne podatke sa kojima se Srbija suočavala tih godina, imajući sličan problem kao zemlje EU danas.

Štrbac kaže da je prema popisu Komeserijata za izbeglice Srbije koji je verifikovao UNHCR-a 1996. godine izbeglica iz Hrvatske je tada bilo 297.543, iz Bosne 254.326, iz Makedonije 1.322, iz Slovenije 3.168, onih koji nisu hteli da odgovore 9.916, onih koji su pisali samo “SRJ” 949, što je ukupno 566.275 – toliko je popisano izbeglica u Srbiji 1996. godine.

Nakon reintegrisanja Istočne Slavonije, Baranje i Zapadnog Srema nakon 1998. godine u Srbiju je stiglo još 90.000izbeglica.

Raseljenih lica sa Kosova i Metohije posle 1999. godine ima 230.000.

To znači da je ukupno Srbija hranila 886.275 izbeglica i raseljenih lica!

“Bilo je i kasnijih popisa, ali ovi su najrelevantniji. Nakon ratova bilo je svega – ili su se vraćali u svoje stare krajeve, ili su odlazili negde u svet, ili ostajali u Srbiji i dobijali srpsko državljanstvo i tako se integrisali, pa su obrisani kao izbeglice”, kaže Savo Štrbac.

“Jasno je da je Srbija mnogo manja i skromnija od Nemačke. To je bilo strašna situacija za Srbiju (tadašnju SRJ), jer je bila izmučena ratovima, tako da je to bilo veliko opterećenje. Bez obzira što nam je pomagala Međunarodna zajednica preko UNHCR-a - to bilo mnogo teže za Srbiju nego za sadašnje stanje koje se očekuje u zemljama EU”, rekao je Štrbac.

Situacija u Nemačkoj

“Nemačka bi to sigurno podnela finansijski. Ali tu postoje drugi problemi, kao što su kulturološki i bezbednosni, i to usložnjava situaciju. Srbija je imala rat, inflacije, siromaštvo, tajkuni su je opljačkali nakon rata – a sa druge strane Nemačka kao najbogatija, ima visok standard i dosta veću površinu”, kaže Štrbac.

“Dakle Srbija je sa 1999. godinom, sa raseljenim licima sa KiM, imala oko 800.000 izbeglica, a Nemačka sigurno može više, čak i nekoliko miliona. U to ne treba sumnjati.”, zaključio je Štrbac.

Dragaš: Srbija finansirala 5% u pomoći izbeglicama, ostatak su izneli građani

Ekonomista Branko Dragaš konstatuje da smo tokom 90-ih godina imali masovno proterivanje Srba. “Svega oko 5 odsto država Srbija je učestvovala u finansiranju izbeglica, sve ostale troškove podneli su građani Srbije. Prema tome, Nemačka svoj problem treba da rešava na svom državnom nivou, pa da vidimo da li će građani Nemačke moći da prihvate migrante koji su došli kao posledica pogrešne politike Zapada ka arapskom svetu”, kaže Dragaš. On navodi da mi nismo krivi za migracionu krizu, već da „za to treba da odgovaraju Evropska unija i Amerika“.

“To je njihov problem. Uostalom, ako zemlje EU tipa Mađarska, Češka ne žele da prihvate kvote, ne vidim razloge da i mi prihvatamo neke izbeglice. Možemo da pomognemo samo dok su oni u tranzitu kod nas, i to u vidu najosnovnijih potreba”, rekao je Dragaš.

Hrvatska prima 500 izbeglica?!

Govoreći o aktuelnim raspodelama izbeglica po članicama EU, Štrbac kaže da Hrvatska dobija nedefinisan broj, i da negira da će primiti onoliko koliko im dodeljuje EU.

“Oni su sada Hrvatskoj po tim kvotama dodelili 3.200 migranata, a hrvatska ministarka i tu cifru negira i govori o primanju 500 migranata!”, kaže Štrbac.

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Više od 800.000 izbeglica

“Dakle Srbija je zaključno sa 1999. godinom sa raseljenim licima sa Kosova i Metohije hranila više od 800.000 izbeglica. Ovaj broj je bio veliki za Srbiju. Broj izbeglica sa kojima se suočavaju današnje zemlje EU nije alarmantan, s obzirom koliko je Srbija mala zemlja i kako se finansijski izborila u našem slučaju”, zaključio je Štrbac.