Informazione

 
Sulla neutralità (sic) dello Stato italiano in tema di nazismo
 
1) ANPI nazionale: "Sulla condanna del nazismo non ci possono essere dubbi"
2) ANPI Alessandria: Dura condanna dell'astensione italiana sulla Risoluzione ONU contro la glorificazione del nazi-fascismo
3) L'Europa non rinnega più il nazismo (Dante Barontini)
4) Repetita juvant: Sul nazismo la UE si astiene (Italo Slavo per JUGOINFO)
 
 
Sullo stesso tema:
 
Il documento dell'Onu con il voto di ogni paese: Y=yes, N=no, A=astenuto
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Evropska Unija na strani nacizma (Testi, libri e video consigliati / Geehrte Kollaborateure…)
 
 
 
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http://www.anpi.it/sulla-condanna-del-nazismo-non-ci-possono-essere-dubbi/
 
"Sulla condanna del nazismo non ci possono essere dubbi"

Si è appreso, nei giorni scorsi, che in una Commissione dell’ONU è stato posto in votazione un documento di condanna del nazismo. Gli Stati si sono divisi; il documento è stato approvato, ma con significativi voti contrari e/o di astensione.
Ci ha colpito - spiega il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia - in particolare, vedere i Paesi europei, a partire dall’Italia, schierati sulla linea dell’astensione, così come il vedere, tra i voti contrari, anche quello degli Stati Uniti.
Le spiegazioni sono assolutamente insufficienti. Sulla condanna del nazismo, soprattutto in una fase in cui ci sono tanti rigurgiti di neo-nazismo, non ci possono essere dubbi, esitazioni o contrarietà, perché si è trattato di quello che alcuni hanno definito come “ il male assoluto” e tutti dovrebbero essere impegnati a non dimenticarlo.
In particolare - sottolinea il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia -  ci sembra grave che non si sia pronunciata a favore l’Europa (e, per quanto ci riguarda più da vicino, l’Italia), che ha vissuto praticamente in tutti gli Stati, l’orrore, la brutalità, la violazione dei diritti umani, da parte del nazismo. Non ci possono essere ragioni di opportunità, e tanto meno ragioni collegate alle presunte finalità di chi ha promosso l’iniziativa, che possano valere, in questo caso.
Quand’anche si dubitasse delle ragioni che hanno indotto a formulare quella proposta e quand’anche si ritenesse che anche lo Stato proponente meriterebbe un giudizio severo, per quanto riguarda i diritti umani, questo non toglierebbe che si trattava di esprimere una condanna severa del fenomeno nazista. Contro il nazismo e il fascismo, dopo le terribili esperienze vissute in Italia e in Europa, non si può fare a meno di schierarsi sempre in qualunque occasione; altrimenti perfino questa doverosa condanna rischierebbe di finire in un limbo di ambiguità, francamente non ammissibile e non accettabile quando si tratta di fenomeni devastanti come il nazismo.
 
 
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http://www.marx21.it/italia/antifascismo/24851-la-dura-condanna-dellastensione-italiana-sulla-risoluzione-onu-contro-la-glorificazione-del-nazi-fascismo.html
 
La dura condanna dell'astensione italiana sulla risoluzione ONU contro la glorificazione del nazi-fascismo
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Alessandria

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato lo scorso 22 novembre una mozione presentata dalla Russia che condanna i tentativi di glorificazione dell'ideologia del nazismo e la conseguente negazione dei crimini di guerra commessi dalla Germania nazista.

La Risoluzione esprime "profonda preoccupazione per la glorificazione in qualsiasi forma del movimento nazista, neo-nazista e degli ex membri dell'organizzazione "Waffen SS", anche attraverso la costruzione di monumenti e memoriali e l'organizzazione di manifestazioni pubbliche".

Il documento rileva anche l'aumento del numero di attacchi razzisti in tutto il mondo.

Una iniziativa giusta, si dirà, visti i continui rigurgiti fascisti e nazisti ai quali si assiste sempre più spesso in diversi quadranti del mondo.

E invece no. Perché solo 115 dei Paesi rappresentati alle Nazioni Unite hanno votato a favore della mozione, mentre in passato il numero dei sì era stato assai più consistente, ad esempio 130 due anni fa. Incredibilmente ben 55 delegati, tra i quali il Governo italiano, si sono astenuti e 3 rappresentanti - quelli degli Stati Uniti, Canada e Ucraina - hanno addirittura votato contro.

La Vicepresidente nazionale dell'ANPI, Carla Nespolo ha inviato il seguente comunicato stampa, condiviso dall'ANPI Provinciale di Alessandria.

" L'astensione del Governo Italiano sulla risoluzione dell' ONU, approvata a maggioranza, che sancisce il rifiuto del neonazismo nel mondo e respinge "ogni forma di negazione dei crimini nazisti", è un atto grave e inaccettabile.

L'Italia è il Paese in cui la Resistenza al fascismo e al nazismo è stata tra le più forti ed estese d'Europa.

La Costituzione Italiana è, per specifica decisione dei Padri Costituenti, una Costituzione Antifascista.

Tanti partigiani, tanti giovani e tante donne, hanno lottato, sofferto e in molti casi hanno lasciato la vita, per sconfiggere nazismo e fascismo.

Vergognosa è l'astensione dell'Italia!

Il fatto che tanti altri Paesi Europei si siano astenuti, rappresenta una svolta pericolosa e regressiva nella stessa politica estera europea, ma non giustifica in alcun modo la scelta del Governo Italiano che ancora una volta ha rinunciato ad un ruolo di protagonista in Europa.

La decisione degli Stati Uniti d'America, del Canada e dell'Ucraina, di votare contro tale risoluzione, se mai, dimostra un'inaccettabile subalternità europea ed italiana, alla volontà americana.

Nè vale a giustificare tale scelta, il fatto che tale risoluzione sia stata proposta dalla Russia.

Tra l'altro si tratta di un documento molto simile ad altri, presentati nel 2011e nel 2012, e sempre votati all'unanimità o quasi, dall'Assemblea dell'ONU.

Persino Israele, Paese notoriamente amico degli Stati Uniti, ha votato a favore del rifiuto dell'ideologia fascista e nazista. 

L'Italia si è astenuta! E questo è inaccettabile e deplorevole.

L'ANPI eleva alta e forte la propria voce, contro tale voto, che umilia la nostra storia democratica e offende la Resistenza, i suoi protagonisti e i suoi valori."

 
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L'Europa non rinnega più il nazismo
 
di Dante Barontini, 23 Novembre 2014
 
La decisione di non votare una risoluzione Onu di condanna del nazismo da parte dei paesi dell'Unione Europea è un'autentica “svolta ideologica” nella storia del continente. Non è possibile sottovalutare il peso di questa decisione, che immaginiamo avrà coinvolto tutti i primi ministri della Ue, i capi di stato, i ministri degli esteri, a partire ovviamente dalla “signora Pesc”, Federica Mogherini. C'è stato dunque un consenso unanime sulla scelta dell'astensione, pensata come un compromesso tra la posizione estrema di Usa, Canada e Ucraina (contrari) e quella dei favorevoli (tutto il resto del mondo).

Decisione infame ma notevole, visto che la risoluzione includeva anche la condanna di “ogni forma di negazione dei crimini nazisti”, a cominciare naturalmente dall'Olocausto.

Dalle cancellerie europee si dirà - forse, come tardiva giustificazione - che questa risoluzione, presentata dalla Russia, era poco più che una ripetizione di analoghe risoluzioni approvate all'unanimità o quasi dall'Assemblea dell'Onu (già nel 2010 e nel 2012); e che, quindi, si trattava stavolta solo di una furbesca mossa propagandistica del Cremlino per raccogliere una condanna indiretta del nuovo regime ucraino, sorto dal golpe sponsorizzato da Stati Uniti e Unione Europea. 

Possiamo senza sforzo convenire. Ma proprio questa motivazione rivela il peso tutto ideologicodella svolta pro-nazista della Ue, che con questo voto si sposta in blocco dal fronte democratico antinazista e quello “neutrale”, ovvero indifferente. O peggio.

In pratica questa motivazione spiega che “il merito” non conta nulla (la condanna del nazismo), la cosa più importante è contrastare l'avversario (la Russia) e sostenere l'alleato (l'Ucraina di Poroshenko e Pravy Sektor).

Non ci sono dunque più valori di libertà da difendere, non c'è più il “male assoluto”? Diciamo che con questo voto il concetto di “male assoluto”, storicamente e unitariamente identificato nel nazifascismo, non possiede più dei contorni valoriali riconosciuti e riconoscibili da tutti; ma diventa semplicemente l'etichetta da affibbiare al “nemico di turno”. L'integralismo islamico-sunnita dell'Isis può essere nominato come il nuovo "male assoluto", mentre i nazifascisti in carne-ossa-spranghe-fucili – in qualsiasi paese alleato dell'Occidente – non lo sono più. Se per caso ci fossero nei nazifascisti in un paese dichiarato “nemico” allora quello stigma potrebbe tornare nuovamente di moda; ma solo per il campo nemico, non per “i nostri alleati”.

Questa svolta ha una lunga storia, che data ormai dall'inizio degli anni '80. Durante tutto questo periodo lo stigma nazista ha continuato ad essere usato, anche a sproposito, per indicare il nemico di turno. Ricordiamo soltanto alcuni di questi “nuovi Hitler” che hanno costellato i discorsi dei presidenti statunitensi e quindi anche le prime pagine dei media occidentali. Il derelitto Noriega, agente Cia caduto in disgrazia e dittatore di Panama, è stato il primo ad avere avuto il dubbio onore di essere etichettato in questo modo. Poi è diventato un riflesso condizionato e irriflesso della propaganda, investendo Saddam Hussein (più volte, fino alla morte), Milosevic, Gheddafi, iraniani, dittatorelli africani o asiatici; con qualche penoso quanto infame tentativo di estendere lo stigma anche su rivoluzionari di sinistra (Chavez, per esempio), presto rientrato per manifesta insussistenza.

Questo voto di Stati Uniti e Unione Europea all'Onu mette perciò fine a una chiave retorica che ha caratterizzato tutto il dopoguerra occidentale e dichiara la fine dell'unità (molto conflittuale, naturalmente) del mondo nato dalla guerra contro il nazifascismo. Da oggi in poi “l'Occidente” dichiara di prepararsi a combattere "l'Oriente" e quindi annulla al proprio interno i confini – non sempre molto rigidi – entro cui erano stati rinchiusi i nazifascisti. C'è bisogno anche di topi e carogne, di criminali e serial killer, se questo è l'obiettivo...

Ci sembra notevole che questa svolta avvenga sotto l'egida del “primo presidente afroamericano” della storia. E' una prova che "il mito della razza" era effettivamente solo un mito bastardo ("la razza ce l'hanno i cani", disse la più immensa testa del '900). E ci sembra notevole anche il fatto che sia stata così repentina da spiazzare anche il principale alleato occidentale in Medio Oriente. Israele ha infatto votato a favore della mozione russa; con tutta la buona volontà criminale del suo governo, infatti, proprio non poteva votare contro o astenersi su una condanna dei killer dell'Olocausto.

Ci sembra altresì interessante (per essere notevoli ci vuole un po' di statura) che questa svolta non abbia ricevuto, fin qui, alcuna espressione critica da parte del primo presidente della Repubblica proveniente dalle fila dell'ex Pci. Sempre sollecito ad esternare il proprio pensiero su ogni aspetto dell'attualità politica, dovremmo interpretare il suo silenzio - se perpetuato - come assenso. Con tutte le conseguenze del caso, anche sul piano della sua stessa legittimità costituzionale. Su Renzi e i suoi ministri, invece, la Costituzione esprime già un giudizio implicito, anche se irriferibile...

Il mondo che va alla guerra non ha più bisogno delle vesti idologiche adottate – spesso a fatica e per opportunismo – in tempi di “pace armata”. E l'anima più vera del nazismo – lo sterminio industrializzato – è assolutamente “interna” alla logica del capitale. Quindi, può benissimo esser tollerata. Potrebbe persino tornare utile, se non si troveranno soluzioni “liberal-democratiche” alla crisi...

p.s. Il documento dell'Onu con il voto di ogni paese: Y=yes, N=no, A=astenuto
 
 
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Sul nazismo la UE si astiene
 
Dunque, sul nazismo la Unione Europea si astiene. 
 
Non ci si venga a dire che lo fa "perché non vuole allinearsi alla Russia": è proprio su temi di principio come quello del nazismo che tali miserie decadono e all'ONU si vota al di là degli schieramenti. Peraltro, se proprio avesse voluto distinguersi, la UE avrebbe almeno potuto presentare un'altra, sua propria mozione sullo stesso tema. 
E invece no. Sul nazismo l'Unione Europea si astiene. 
 
Si astiene per il semplice motivo che al nazismo *dentro* l'Europa, da quasi un quarto di secolo, la UE (ex CEE) si appoggia, per poter perseguire le proprie politiche di consolidamento imperialista e allargamento, in una ottica di umiliazione dei popoli slavi e aggressività anti-russa. Una politica che è nazista in senso stretto, in senso storico: l'unico senso pieno da attribuire alle parole che usiamo. E' la politica di Hitler e Mussolini, che aggredirono i Balcani e le terre sovietiche trattandole da "colonia interna", con un loro specifico progetto europeista ("Nuovo Ordine Europeo"). 
 
Cosa cambia oggi? La UE, ex CEE, ha appoggiato il nazismo di Tudjman in Croazia nel 1991 così come nel 2014 sta appoggiando il nazismo della coalizione golpista messa al potere in Ucraina, mentre sostiene schieramenti politici nazionalisti che riabilitano la simbologia nazista e l'apartheid anti-russo nei paesi Baltici… o l'apartheid anti-serbo in Kosovo. 
Si tratta di nazismo in senso filologico. Poiché la principale funzione del nazifascismo come movimento storico, sulla scena europea, fu – dobbiamo ripeterlo – l'aggressione contro i paesi slavi e la Russia.
 
Questo succede mentre alla televisione italiana viene trasmessa la fiction propagandistica su Altiero Spinelli. 
 
Tale circostanza pone in ulteriore risalto l'ipocrisia della classe dirigente italiana e della Unione Europea.
La fiction si inserisce nella campagna mediatica che da alcuni mesi è in corso sulle televisioni dello Stato italiano, partita con un bombardamento di spot ("Di Europa si deve parlare") che da un lato tessono le lodi delle funzioni economiche della UE, dall'altro esplicitamente presentano la costruzione della UE come questione "di pace o di guerra" dell'epoca presente, con toni sostanzialmente ricattatori, con riferimenti ambigui e omertosi al centenario della Prima Guerra Mondiale… Non è per caso che la fiction su Spinelli è diretta da Alberto Negrin, specialista delle produzioni televisive commissionate politicamente – qualcuna più interessante, qualcun'altra peggio che mistificatoria e, a tutti gli effetti, fascista (es. "ll cuore nel pozzo", 2005). 
Il fatto che persino la stampa più allineata alle politiche UE abbia criticato la fastidiosa retorica di questa ultima produzione su Spinelli (cfr. Aldo Grasso sul Corriere della Sera del 25/11/2014 – http://www.corriere.it/spettacoli/14_novembre_25/altiero-spinelli-l-europa-fiction-che-gronda-retorica-a94799d8-746a-11e4-ab92-90fe0200e999.shtml ) la dice lunga sulla sua natura propagandistica e ideologica.
 
Il progetto di unità europea non ha necessariamente una fondazione antifascista, tutt'altro. L'Europa in costruzione non è quella che vogliamo noi, e non è nemmeno quella di Altiero Spinelli. Questa Europa assomiglia piuttosto a quella teorizzata nella Europaeische Revue (Rivista Europea) del Terzo Reich. E coerentemente, essa sul nazismo si astiene.
 
Italo Slavo per JUGOINFO
 
 


http://www.resistenze.org/sito/os/ip/osipem29-015449.htm
www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 29-11-14 - n. 522

Le delocalizzazioni italiane nei Balcani

Klodian Muco* | economiaepolitica.it

24/11/2014

Le riflessioni sulla perdita di competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali sono da lungo tempo all'ordine del giorno. Si è soliti attribuire questa situazione alla pressione fiscale eccessiva e al costo del lavoro nel mercato italiano. Su questa rivista sono spesso apparsi dei contributi che hanno individuato le ragioni di questo tracollo in altri fattori, come l'assenza di una vera politica industriale e delle innovazioni. Fatto sta che le imprese italiane spesso spostano la produzione in altri paesi: le aziende che operano nei settori ad alta intensità di lavoro non specializzato cercano situazioni in cui il costo del lavoro sia minore.

I lavori empirici più recenti identificano il costo del lavoro come il fattore più importante per spiegare la frammentazione internazionale della produzione; così facendo una parte degli insegnamenti tipici del ragionamento di Marx tornano implicitamente alla luce (si veda ad esempio il lavoro di Helg e Tajoli, 2005).

Quando si parla del costo del lavoro, non bisogna concentrarsi solo sul salario, perché ad esempio non sempre un salario molto basso coincide con un costo del lavoro molto basso. Infatti, nell'ultimo decennio oltre ventisettemila aziende italiane hanno delocalizzato la produzione all'estero, creando oltre 1.5 milioni di posti di lavoro esteri e lasciando allo stato una fattura da 15 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali (1).

A ben vedere, soltanto il 10% di queste aziende sono andate oltre i confini europei (soprattutto in Asia) mentre la restante parte sono rimaste in Europa, in Austria, Svizzera, Germania, e soprattutto nei paesi balcanici i quali nell'ultimo decennio stanno dimostrando una forte potenzialità di crescita e appaiono sufficientemente stabili sotto l'aspetto istituzionale.

Nel 2010 come accaduto per altri Paesi dell'Europa anche i paesi balcanici hanno risentito degli squilibri causati dalla crisi economica e finanziaria internazionale con ripercussioni pesanti sulle economie sia in termini di crescita sia in termini di debito pubblico accumulato. Per uscire da questa crisi la maggior parte di essi ha intrapreso con risultati piuttosto positivi, un processo di riforme interne, teso ad avvicinare i suoi impianti istituzionali, amministrativi e giuridici agli standard occidentali. La Slovenia e la Croazia sono diventati anche parte dell'UE (2).

Come accaduto per la Francia e la Germania, anche una buona parte delle imprese italiane hanno spostato la produzione nell'area balcanica. Ciò è dipeso anche dal rapporto che l'Italia ha con i paesi dell'area balcanica per tradizione politica e per posizione geografica.

Le caratteristiche socio-economiche italiane e quelle dell'altra sponda dell'adriatico appaiono molto diverse: infatti, le economie dei paesi balcanici sono di dimensione molto modeste se paragonate all'Italia: il PIL nominale complessivo di questi paesi è 191 miliardi di dollari, circa un decimo di quello italiano che è pari 2029 miliardi di dollari (FMI, 2012). Sotto il profilo demografico, l'area balcanica ha circa quarantuno milioni di abitanti, circa il settanta percento dell'Italia (BM, 2012).

Secondo un studio condotto dalla Confindustria Balcani (3) nel 2012, il salario medio in Romania è di 350 euro mentre in Albania è ancora più basso, 250 euro. Il salario medio nell'area balcanica è di 411 euro, circa tre volte in meno rispetto al salario medio in Italia. Ma il livello dei salari non è l'unico vantaggio per spostare la produzione nell'area balcanica. Anche le condizioni fiscali sono molto attraenti per gli imprenditori stranieri. Per queste ragioni un grande numero di imprese italiane si è spostato nell'area in questione: 17.700 imprese di cui 15.700 solo in Romania. Nelle imprese italiane con sede nell'area balcanica lavorano oltre 900.000 persone, di cui 800.000 soltanto in Romania (Confindustria Balcani, 2012). Questo trend negli ultimi anni sta cambiando: secondo stime non ufficiali, l'entrata della Romania nell'UE ha determinato la "fuga" delle imprese italiane in altri paesi non aderenti all'UE, come per esempio l'Albania.

Il capitale va a caccia di condizioni istituzionali più consone all'estrazione del plusvalore, avrebbe detto Marx. In effetti, questo fenomeno fa riflettere molto: le aziende che spostano la produzione all'Est non chiedono solo una manodopera a bassissimo costo e relativamente specializzata ma vogliono anche una manodopera poco tutelata. Le imprese che oggi delocalizzano in Albania non cercano competenze professionali particolari, che spesso e volentieri sono mantenute nel paese d'origine. Le imprese italiane spostano la produzione in Albania per sfruttare il basso costo del lavoro; per sfruttare la vicinanza geografica, infatti un ordine nell'area balcanica arriva in Italia entro 48 ore; il prodotto spesso viene ultimato in Italia e raramente viene emesso sul mercato dell'area balcanica (4). Ai vantaggi legati al basso costo del lavoro si aggiungono quelli legati all'impianto normativo. Inoltre, gli imprenditori spesso affermano che il mercato dell'area balcanica non facente parte dell'UE è una realtà in espansione e ricca di potenzialità, soprattutto per i settori labor intensive come ad esempio il mercato del Call-Center e dell'abbigliamento tessile. Ma va aggiunto che nei balcani non si spostano solo imprese interessate a una concorrenza di prezzo; anche imprese come GEOX, Benetton, Armani che fanno concorrenza qualitativa hanno spostato una parte rilevante della loro produzione nell'area balcanica.

Dunque, l'area balcanica offre enormi possibilità per l'economia italiana sia dal punto di vista commerciale, visto che parliamo di un mercato di oltre 40 milioni di consumatori, sia dal punto di vista della produzione e della delocalizzazione. Secondo alcune stime fate da Confindustria Bulgaria, l'export italiano verso l'area balcanica nel 2008, ha sfiorato il valore di 19 miliardi di euro per attestarsi a 17,67 nel 2012 (sostanzialmente il medesimo valore delle esportazioni italiane verso i paesi BRIC, pari a 17,35 miliardi di euro nel 2012). Durante questo periodo si nota un calo generale delle quote d'esportazione dell'Italia verso i paesi aderenti all'UE: le quote verso la Romania sono passate da 6,22 miliardi (2008) a 5.81 miliardi (2012); quelle verso la Bulgaria da 1,93 miliardi di euro (2008) a 1,59 miliardi di euro (2012) e per finire quelle verso la Croazia da 3,13 miliardi di euro (2008) a 1.98 miliardi di euro (2012). Invece, le quote d'esportazione verso i paesi balcanici non aderenti all'UE sono aumentate progressivamente.

Contemporaneamente, stando ai dati riportati dall'UNCTAD, l'Italia costituisce un mercato di sbocco di primaria importanza per tutti i paesi dell'area in questione, con una quota che supera il 15% e in alcuni casi il 50% (è il caso dell'Albania). Il surplus commerciale dell'Italia con l'area balcanica nel 2012 ha superato la quota dei tre miliardi di euro.

Un altro aspetto da indagare consiste nel fatto che le aziende che delocalizzano la produzione nei Balcani non sempre creano un legame duraturo con il paese di arrivo. Non emergono insomma quelle che Hirshman definiva connessioni a monte e a valle: nel paese ospitante le delocalizzazioni straniere – anche quelle italiane – aiutano ad aumentare velocemente l'occupazione, ma l'impatto sulla crescita economica balcanica spesso non è rilevante. Infatti i nostri imprenditori e gli altri che investono da quelle parti restano fin quando un altro paese non offra maggiori occasioni di profitto, e ciò certo non garantisce uno sviluppo sostenibile e duraturo.

* Università dell'Insubria e University of Gjirokastra

1) Soltanto la FIAT negli ultimi anni ha tagliato oltre 15000 dipendenti in Italia per sostenere le assunzioni in altri paesi come USA, Polonia ecc; la GEOX che conta 30000 dipendenti in giro per il mondo, in Italia ha soltanto 2000 dipendenti.

2) L'integrazione all'UE è considerata nel dibattito politico interno ai paesi balcanici l'unica soluzione per ottenere una crescita economica sostenibile.

3) Confindustria Balcani nasce nell'ottobre del 2010 per riunire le associazioni di imprese italiane nell'area sotto l'egida di Confindustria.

4) Secondo un'indagine svolta dall'United Nations Conference on Trade and Development e Roland Berger Strategy Consultans sulle strategie di delocalizzazione delle imprese europee, il 40% di queste imprese pratica l'outsourcing.




MILIONI DI EURO PER LA PULIZIA ETNICA

La Regione Friuli - Venezia Giulia versa "milioni di euro [a] una nota casa editrice di Udine in prima fila nella crociata negazionista della pulizia etnica titina". Lo scrive Alessandra Danieli su Il Secolo d'Italia:

La notizia è ovviamente falsa e fuorviante.

Innanzitutto, la questione riguarda soli 20mila euro di contributo alla casa editrice KappaVu "per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana", compito che la KappaVu svolge egregiamente:

In secondo luogo, nessuno degli autori della KappaVu, tantomeno l'editrice, hanno mai intrapreso alcuna "crociata negazionista" – epiteto che anni fa, quando l'Italia ripudiava il nazifascismo (oggi non più), era specifico per i negazionisti dello sterminio nazista.

In terzo luogo, le ricerche storiche degli autori della KappaVu dimostrano – semmai ce ne fosse stato bisogno – che non è mai esistita alcuna "pulizia etnica titina", tant'è vero che la Jugoslavia nata da quella guerra eroica contro il nazifascismo era un paese multinazionale nel quale anche i cittadini italiani che optarono per viverci godettero di tutte le prerogative politico-culturali a loro spettanti. Le "pulizie etniche" sono state sempre e solo una specialità dei nazionalismi e dei fascismi, non certo dei partigiani comunisti, internazionalisti per fondamento ideologico e pratica di lotta.
Il lavoro della KappaVu si colloca dunque, questo si, nel solco di un impegno anti-revisionista di difesa della memoria e dei valori della Resistenza comune dei partigiani jugoslavi e italiani, contro la diffamazione bipartisan in corso oramai da anni:

Ed è esattamente questo che dà fastidio.

(a cura di Italo Slavo. Altre info:



(srpskohrvatski / italiano)

Dichiarazioni di Putin e Lavrov

1) Intervista a Vladimir Putin alla vigilia della visita ufficiale in Turchia (28 novembre 2014)
2) Putin: Jugoslaviju su razvalili, Rusiju neće uspeti  (Tanjug 04. 12. 2014.)
3) Sergej Lavrov alla XXII Assemblea del Consiglio per la politica estera e difensiva Mosca, 22 novembre 2014
4) Bugiardi: "Putin finanzia Le Pen e l'estrema destra francese. E potrebbe mandare soldi anche a Salvini"
5) I 10 LUOGHI COMUNI DEI MASS MEDIA OCCIDENTALI PER VEICOLARE L'OPINIONE PUBBLICA CONTRO LA RUSSIA DI PUTIN


Vedi anche:

Vladimir Putin a "Politika": << Il ‘vaccino’ al virus nazista perde efficacia in Europa >>
https://aurorasito.wordpress.com/2014/10/17/putin-il-vaccino-al-virus-nazista-perde-efficacia-in-europa/
ORIG.: ЕКСКЛУЗИВНИ ИНТЕРВЈУ: ВЛАДИМИР ПУТИН, председник Руске Федерације (Politika, 16.10.2014.)
http://www.politika.rs/rubrike/Svet/Obamin-pristup-Rusiji-je-neprijateljski.sr.html

Ucraina, sanzioni, UE: intervista del presidente Putin alla Tv tedesca ARD (16 novembre 2014)
Trascrizione originale: Interview: Putin und der russische Standpunkt

Elementi per un profilo di Vladimir Putin
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8161
Include: Top 10 powerful quotes from Putin’s historic Crimea address (March 19, 2014)

Putin si scaglia contro i revisionisti della Seconda Guerra Mondiale
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8034
http://www.tribunodelpopolo.it/russia-putin-si-scaglia-contro-i-revisionisti-della-seconda-guerra-mondiale/
http://en.ria.ru/russia/20140703/190798678/Putin-Says-Legal-Initiative-to-Counter-Nazism-Timely.html
http://comunicati.russia.it/vladimir-putin-ha-accusato-l-ucraina-e-lettonia-dell-espansione-del-neonazismo.html
http://rt.com/politics/official-word/196284-ukraine-putin-nazi-europe/


=== 1 ===

http://italian.ruvr.ru/2014_11_28/Intervista-del-presidente-della-Federazione-Russa-Vladimir-Putin-3668/

Intervista del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin


28 novembre 2014

Alla vigilia della visita ufficiale in Turchia del prossimo 1° dicembre, il presidente russo Vladimir Putin ha rilasciato un'intervista alla agenzia di stampa turca Anadolu. Rilevando l'importanza delle relazioni tra i 2 Paesi, il presidente russo ha sottolineato come siano solide e non dipendano dalla situazione attuale.

Quali compiti specifici nel campo della politica, economia e cultura delle relazioni russo-turche metterà in risalto durante la riunione del Consiglio di cooperazione?
Con il presidente della Repubblica di Turchia Recep Tayyip Erdogan abbiamo in programma di discutere i principali temi della cooperazione russo-turca, tra cui la realizzazione dei progetti strategici congiunti nel settore energetico, riassumeremo i risultati della nostra collaborazione nel corso dell'anno passato, indicheremo gli obiettivi per il futuro e, naturalmente, ci scambieremo le opinioni sulle principali questioni internazionali e regionali.
La Turchia è stata e rimane un importante partner commerciale estero della Russia. Nel 2013 la bilancia commerciale tra i due Paesi ha raggiunto i 32,7 miliardi di dollari. Il volume totale degli investimenti russi diretti cumulati in Turchia è di oltre 1,7 miliardi di dollari, mentre quello turco in Russia è vicino al miliardo, è nel nostro comune interesse consolidare questa tendenza positiva.
Negli ultimi decenni la Turchia è uno dei Paesi più visitati dai turisti russi. Il fatto è agevolato dall'esistenza di un sistema senza visti per i viaggi brevi. Durante l'intero 2013, la Turchia è stata visitata da circa 4,3 milioni di russi, mentre nel periodo gennaio-settembre di quest'anno da 4,1 milioni. Ci auguriamo che lo svolgimento nei nostri Paesi dell'Anno Incrociato del Turismo possa aumentare in modo significativo il flusso di turisti per entrambi, saremo sempre contenti dei nostri ospiti turchi.
Tale comunicazione intensiva e su diversi livelli è la garanzia di come le relazioni russo-turche siano solide e non dipendano dalla situazione attuale, in esse si conserva la continuità. Naturalmente le nostre posizioni su alcune questioni non sono del tutto coincidenti e possono anche divergere. E' naturale per gli Stati che perseguono una politica estera indipendente. Allo stesso tempo, ed è la cosa più importante, comprendiamo l'importanza del partenariato tra i nostri Paesi e popoli e il desiderio comune di continuare un dialogo reciprocamente vantaggioso che la Russia apprezza molto.
La Turchia si prepara al periodo invernale per i consumi di gas naturale. Quali piani ha relativamente all'aumento delle forniture di gas e alla revisione dei prezzi per la Turchia?
Negli ultimi decenni il settore energetico riveste il ruolo di locomotiva della nostra cooperazione economica e commerciale. La Turchia è il secondo maggior acquirente in termini di volume (dopo la Germania) di gas naturale russo, che viene inviato attraverso il "corridoio occidentale", con il transito attraverso il territorio di Ucraina, Moldavia, Romania e Bulgaria, nonché attraverso il gasdotto "Blue Stream". L'anno scorso, la Russia ha fornito alla Turchia 26,6 miliardi di metri cubi ed entro la fine di quest'anno probabilmente supereremo il valore precedente.
Ci rendiamo conto di quanto siano importanti le risorse energetiche russe per lo sviluppo economico e sociale della Turchia. Pertanto risponderemo sempre positivamente alle richieste sulle esportazioni. Nel mese di ottobre è stato raggiunto un accordo per aumentare da 16 a 19 miliardi di metri cubi l'anno le forniture attraverso il gasdotto "Blue Stream" e per svolgere i lavori necessari a tal proposito.
Nell'ambito della diversificazione del partenariato economico con la Turchia, abbiamo intenzione di identificare le direzioni strategiche, compreso il settore high-tech, tra cui il nucleare.
Quali opportunità la Russia vede per stimolare la crescita del volume d'affari tra i 2 Paesi?
Apprezziamo molto l'indipendenza delle decisioni della Turchia, anche per quanto riguarda le questioni di cooperazione economica con la Russia. I partner turchi non sacrificano i propri interessi per il bene di ambizioni politiche di terze parti.
La posizione del vostro governo apre nuovi orizzonti per aumentare gli scambi bilaterali, in particolare i produttori agricoli turchi saranno in grado di occupare le nicchie lasciate libere sul mercato alimentare russo. Giudichiamo positivamente l'intenzione di aumentare le esportazioni verso la Russia di carne, latticini e pesce, verdure e frutta.
Faccio notare che le sanzioni unilaterali introdotte dagli Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Australia ed altri Paesi contro di noi sono illegittime. Tale pressione provoca non solo perdite economiche dirette, ma anche minaccia la stabilità internazionale.
I tentativi di parlare con la Russia col linguaggio di ultimatum e sanzioni sono assolutamente inaccettabili e inutili. In ogni caso la nostra risposta è sempre stata e sarà equilibrata e terrà conto dei diritti e degli obblighi della Russia ai sensi dei trattati internazionali, tra cui il WTO.
Come valuta l'attuale situazione in Siria? La Russia ha proposte che contribuiscano ad accelerare il processo di normalizzazione in questo Paese?
La situazione in Siria, come prima, desta motivo di seria preoccupazione. Siamo ben consapevoli di quanto sia pesante l'onere della Turchia di sopportare un conflitto sanguinoso nel Paese confinante. Inoltre la principale minaccia per l'ulteriore peggioramento della situazione in questo Paese e negli altri Stati vicini è legata alle attività del cosiddetto Stato Islamico e di altri gruppi radicali, sui quali a suo tempo avevano attivamente puntato diversi Paesi occidentali.
Consideriamo la lotta contro i terroristi e gli estremisti nelle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa, tra cui ovviamente la Siria, come una delle priorità della comunità internazionale. Siamo convinti che gli sforzi per contenere questa minaccia debbano coordinarsi sulla base delle decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, del rigoroso rispetto del diritto internazionale, del principio di sovranità nazionale e della non interferenza negli affari interni dei Paesi e soprattutto sulla trasparenza.
Da parte nostra, continueremo a sostenere il governo di Siria, Iraq e di altri Paesi della regione nella lotta contro il fondamentalismo. Fin dall'inizio della crisi siriana, la Russia si è sempre prodigata per far trovare una soluzione politico-diplomatica tra gli stessi siriani sulla base del comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012, ovvero per il dialogo interno e senza precondizioni o imposizioni dall'esterno.
Continueremo a fare tutto il necessario per aiutare il popolo siriano a superare gli eventi più tragici e a trovare la pace e la stabilità. Sono predisposti per questo scopo i nostri contatti con i rappresentanti del governo siriano, con i vari gruppi di opposizione, con i partner internazionali e regionali, tra cui naturalmente con i turchi.
Intervista pubblicata non integralmente
Testo integrale sul sito http://www.kremlin.ru/news/47104


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(Ezio Stancich‎ ci segnala: 
Dal discorso di Putin tenuto ieri da Vladimir Putin: a chi credeva che la Jugoslavija fosse implosa a causa delle sue contraddizioni interne, il tempo ha invece dimostrato quanto da noi asserito già dall'inizio della sua frantumazione. La Jugoslavija è stata distrutta dall'esterno con l'aiuti di traditori interni e agenti esteri e le prove di quanto da noi asserito sono ogni giorno più evidenti…)

http://www.blic.rs/Vesti/Svet/516547/Putin-Jugoslaviju-su-razvalili-Rusiju-nece-uspeti

Putin: Jugoslaviju su razvalili, Rusiju neće uspeti 

Tanjug | 04. 12. 2014.

Rusija veruje u sebe, u to da mnogo može i da će sve ostvariti, rekao je danas ruski predsednik Vladimir Putin, ističući da Rusija nije dozvolila sebi da ide putem raspada po jugoslovenskom scenariju.

"Nas bi sa zadovoljstvom pustili po jugoslovenskom scenariju, razvalili su državu. Podrška separatizma u Rusiji i informativna i finansijska i svaka druga, bila je apsolutno očigledna. Ali se nismo predali. Nije im uspelo. Nismo dozvolili", kazao je Putin.

Ruski predsednik je kazao da je "besmisleno razgovarati sa Rusijom sa pozicija sile" i naveo da ni Adolfu Hitleru nije uspelo da rasturi i uništi zemlju. "Svi treba da se sete čime se to završava", kazao je on.

Putin je rekao i da SAD uvek direktno ili "iza kulisa" utiču na odnose Rusije sa susednim zemljama.

"Nekada ne znaš s kim je bolje da razgovaraš - sa vladama nekih država ili direktno sa njihovim američkim pokroviteljima i sponzorima", dodao je predsednik Rusije.  

Zahvaljujći Rusima na podršci i solidarnosti u trenucima kada se rešava

budućnost, Putin je rekao da je razgovor sa Rusijom sa pozicija sile besmislen.  

Obraćajući se pred Federalnom skupštinom Rusije Putin je rekao da politika obuzdavanja Rusije nije smišljena juče, već da se uvek sprovodi svaki put kada neko smatra da je Rusija postala suviše samostalna, preneo je TAS S.  

Putin je ponovio da sankcije štete svima, pa i onima koji ih uvode, kao i da Moskva ne namerava da ruši odnose sa Evropom i Amerikom.  

Nazivajući objedinjenje Krima i Sevastopolja sa Rusijom istorijskim, Putin je rekao da za Rusiju Krim ima ogroman civilizacijski i sakralni značaj i da su se tako Rusi prema tome odnosili i odnosiće se uvek.  

Prema Putinovim rečima, svaki narod ima neotuđivao pravo na sopstveni put razvoja i Rusija će se uvek prema tome postaviti sa uvažavanjem.  

To se, kako je istakao, odnosi i na Ukrajinu, ali je nazvao licemerjem da se razgovorima o ljudskim pravima prikriva prevrat u Ukrajini.  

Ne treba "političariti", već pružiti pomoć Ukrajini u reformama, rekao je Putin i dodao da njegove zapadne kolege "ne žure to da učine".  

Pritom je naveo da je Rusija kreditirala privredu Ukrajine za 32,5-33,5 milijardi dolara u poslednje vreme.


Neće biti trke za naoružanje

Predsednik Rusije rekao je  da Rusija neće ući u "skupu trku u naoružanju", ali da će u punoj meri osigurati svoju bezbednost.

"Mi ne nameravamo da ulazimo u skupu trku u naoružanju, ali ćemo pri tom sigurno i garantovano osigurati odbambenu sposobnost naše države u novim uslovima. To će biti učinjeno. Postoje i mogućnosti i nestandardna rešenja", kazao je Putin u Kremlju u godišnjem obraćanju naciji.

Dodao je da "tu nema sumnje" i da će to "biti učinjeno".

"Niko neće uspeti da postigne vojnu nadmoćnost nad Rusijom. Naša armija je savremena, sposobna, ljubazna, ali strašna. Za zaštitu naše slobode imamo dovoljno i snage i volje i hrabrosti", rekao je Putin, propraćen gromkim aplauzom.

Rekao je da će se Rusija truditi da u svetu "širi pravu istinu o zemlji, kako bi svi videli pravu sliku, a ne lažnu i falsifikovanu".  

Ovo je 11. Putinovo obraćanje, a u Kremlju se okupilo više od hiljadu zvanica - poslanici gornjeg i donjeg doma, članovi vlade, rukovodioci Ustavnog i Vrhovnog suda, gubernatori, predsednici skupština subjekata Federacije, predstavnici tradicionalnih konfesija, čelnici vodećih medija i društveni i javni radnici.


Rusija ima i kapital i naučnu bazu i talente

Predsednik Rusije izjavio je da će Rusija "biti otvorena za svet, investicije i zajedničke projekte". "To zavisi od nas samih. Ne treba očekivati da se posreći.

Pred nama je složeno vreme, napeto", rekao je Putin u Kremlju, dodajući da treba "stvoriti nove tehnologije i produkciju, rezervu stabilnosti u finansijskoj sferi".

On je kazao da Rusija ima i kapital i naučnu bazu i talente, što je "najbolji odgovor za spoljašnja ograničenja i unutrašnje probleme".

Kako je istakao Putin, Rusija treba u inostranstvu da kupuje samo "zaista unikatne produkte i tehnologiju" i da se orijentiše na domaće proizvodjače. Posebno je istakao važnost zamene strane tehnologije domaćom.

On je za jak pad rublje okrivio špekulante i zatražio od centralne banke i vlade da "sprovedu oštre koordinisane mere", kako bi špekulanti prestali da igraju na plavajućem kursu rublje.

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Predsednik Rusije izjavio je da su SAD i zapadne zemlje uvele sankcije Rusiji kako bi zaustavili rastuće mogućnosti Rusije.

"Uveren sam, da svega toga ne bi bilo, izmislili bi neki drugi povod da zaustave mogućnosti rastuće Rusije, da utiču. Politika zadržavanja se primenjuje decenijama. Čim mi postanemo jaki, ona se primenjuje", rekao je Putin.


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In english: 
Remarks by Foreign Minister Sergey Lavrov at the XXII Assembly of the Council on Foreign and Defence Policy, Moscow, 22 November 2014 
http://vineyardsaker.blogspot.it/2014/11/absolutely-crucial-statement-by-foreign.html

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http://comunicati.russia.it/dichiarazione-assolutamente-cruciale-del-ministro-degli-esteri-lavrov.html

Intervento del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov alla XXII Assemblea del Consiglio per la politica estera e difensiva Mosca, 22 novembre 2014

Sono felice di essere a questa Assemblea annuale del Consiglio per la politica estera e difensiva. È sempre un grande piacere per me incontrare le persone e sentire il potenziale intellettuale, che consente al Consiglio, ai suoi leader e rappresentanti di rispondere agli sviluppi globali e di analizzarli. La loro analisi è sempre libera da ogni isteria, e i suoi membri offrono argomentazioni fondate e solide, facendo un passo indietro, dal momento che i prigionieri degli eventi difficilmente possono adottare un punto di vista imparziale. Noi siamo inevitabilmente influenzati dagli sviluppi, e questo rende le vostre osservazioni, analisi, discorsi e suggerimenti di valore ancor maggiore per noi.
Per quanto ne so, l'Assemblea di quest'anno si concentrerà sulle prospettive per accelerare la crescita interna in Russia. Non c'è dubbio che gli sforzi concertati da parte della nostra società nel suo insieme per favorire lo sviluppo economico, sociale e spirituale globale siano un requisito fondamentale per rendere sostenibile il futuro della Russia. Detto questo, in virtù dei miei doveri professionali, devo concentrarmi sulle questioni di politica estera, che sono ancora rilevanti per il lavoro dell'Assemblea, dal momento che in questo mondo interconnesso, globalizzato, è impossibile isolare lo sviluppo interno dal mondo esterno. Il presidente della Russia Vladimir Putin ha fornito un'analisi dettagliata degli sviluppi internazionali in occasione della riunione del Club Valdai a Sochi, così come nelle sue interviste durante il suo viaggio in Asia. Per questo motivo, non voglio offrire osservazioni concettuali, perché è già stato detto tutto. Tuttavia, vorrei condividere con voi alcune considerazioni sulla base dei nostri sforzi di politica estera giorno per giorno. Non è mia intenzione offrire una visione completa e chiara, dal momento che in questa fase tutte le previsioni sono provvisorie, chiunque le faccia. Inoltre, i diplomatici cercano di influenzare gli sviluppi mentre questi hanno luogo, non di contemplarli.
Naturalmente, inizierò con l'Ucraina. Molto prima che il paese fosse gettato nella crisi, c'era una sensazione nell'aria che le relazioni della Russia con l'Unione Europea e con l'Occidente stavano per raggiungere il loro momento della verità. Era chiaro che non potevamo più continuare a gettare nel dimenticatoio i problemi nelle nostre relazioni e che bisognava fare una scelta tra un vero e proprio partenariato o, come dice il detto biblico, "rompere i vasi". È ovvio che la Russia ha optato per la prima alternativa, mentre purtroppo i nostri partner occidentali hanno preferito la seconda, consapevolmente o no. In realtà, sono andati tutti in Ucraina a sostenere gli estremisti, abdicando così ai propri principi di cambiamento democratico di regime. Che cosa ne è venuto fuori è stato un tentativo di giocare al pollo con la Russia, per vedere chi si impaurisce per primo. Come dicono i bulli, volevano che la Russia facesse "la figura del pollo" (non trovo una termine migliore per descriverla), per costringerci a ingoiare l'umiliazione dei russi e della gente di madrelingua russa in Ucraina.
L'onorevole Leslie Gelb, che conoscete fin troppo bene, ha scritto che l'accordo di associazione dell'Ucraina con l'Unione Europea non aveva nulla a che fare con un invito all'Ucraina ad aderire all'Unione Europea, ma mirava a breve termine a impedirle di aderire all'Unione Doganale. Questo è ciò che ha detto una persona imparziale. Quando hanno deliberatamente deciso di seguire il percorso dell'escalation in Ucraina, hanno dimenticato molte cose, e avevano una chiara comprensione di come tali mosse sarebbero state viste in Russia. Hanno dimenticato il consiglio di, diciamo, Otto von Bismarck, che aveva detto che denigrare i milioni di cittadino del popolo grande russo sarebbe stato il più grande errore politico.
Il presidente Vladimir Putin ha detto l'altro giorno che nessuno nella storia è ancora riuscito a sottomettere la Russia alla sua influenza. Questa non è una valutazione, ma un dato di fatto. Ma è stato fatto questo tentativo per placare la sete di espandere lo spazio geopolitico sotto il controllo occidentale, per una paura mercantile di perdere il bottino di quella che dall'altra parte dell'Atlantico si erano persuasi da soli che fosse stata la vittoria nella guerra fredda.
Il lato positivo della situazione di oggi è che tutto si è collocato al proprio posto e il calcolo dietro le azioni dell'Occidente è stato svelato, nonostante la sua disponibilità dichiarata di costruire una comunità sicura, una casa comune europea. Per citare (il cantante/cantautore) Bulat Okudzava, "Il passato sta diventando sempre più chiaro". La chiarezza è sempre più tangibile. Oggi il nostro compito non è solo di fare chiarezza nel passato (anche se questo deve essere fatto), ma soprattutto, di pensare al futuro.
I discorsi sull'isolamento della Russia non meritano seria discussione. Non ho bisogno di soffermarmi su questo punto davanti a questo pubblico. Naturalmente, possono danneggiare la nostra economia, e il danno è stato fatto, ma solo per fare del male a coloro che stanno prendendo misure adeguate e, cosa altrettanto importante, distruggendo il sistema di relazioni economiche internazionali, sui quali principi si fonda la nostra economia. Precedentemente, quando si applicavano sanzioni (io lavoravo presso la missione russa alle Nazioni Unite, in quel momento) i nostri partner occidentali, discutendo della Corea del Nord, dell'Iran e di altri stati, dicevano che era necessario formulare le restrizioni in modo tale da mantenerle entro limiti umanitari e non causare danni alla sfera sociale e all'economia, e mirare selettivamente solo all'elite. Oggi è tutto il contrario: i leader occidentali dichiarano pubblicamente che le sanzioni dovrebbero distruggere l'economia e innescare proteste popolari. Quindi, per quanto riguarda l'approccio concettuale per l'uso di misure coercitive l'Occidente dimostra inequivocabilmente che non si limita a cercare di cambiare la politica russa (cosa di per sé illusoria), ma cerca di modificarne il regime – e praticamente nessuno lo nega.
Il presidente Vladimir Putin, parlando di recente con i giornalisti, ha detto che i leader occidentali di oggi hanno un orizzonte di programmazione limitato. Di fatto, è pericoloso quando si prendono decisioni sui problemi fondamentali dello sviluppo del mondo e dell'intera umanità sulla base di brevi cicli elettorali: negli Stati Uniti il ciclo è di due anni, oltre a ogni volta in cui si deve pensare o fare qualcosa per vincere voti. Questo è il lato negativo del processo democratico, ma non possiamo permetterci di ignorarlo. Non possiamo accettare la logica in cui ci viene detto di dimetterci, rilassarci e dare per scontato che tutti devono soffrire perché ci sono elezioni negli Stati Uniti ogni due anni. Questo non è giusto. Non ci rassegniamo a questo perché la posta in gioco è troppo alta per la lotta contro il terrorismo, le minacce della proliferazione delle armi di distruzione di massa e molti conflitti sanguinosi il cui impatto negativo va ben al di là del quadro degli stati e delle regioni corrispondenti. Il desiderio di fare qualcosa per ottenere vantaggi unilaterali o per accattivarsi l'elettorato prima di un'altra elezione conduce al caos e alla confusione nelle relazioni internazionali.
Sentiamo ripetere quotidianamente il mantra che Washington è consapevole della propria esclusività e del suo dovere di sopportare questo peso, di guidare il resto del mondo. Rudyard Kipling ha parlato del "fardello dell'uomo bianco." Spero che non sia questo ciò che spinge gli americani. Il mondo di oggi non è bianco o nero, ma multicolore ed eterogeneo. La leadership in questo mondo può essere garantita non convincendo se stessi di un 'esclusività e di un dovere dato da Dio di essere responsabili peri tutti, ma solo con la capacità e l'abilità nella formazione di un consenso. Se i partner statunitensi impegnassero il loro potere verso questo obiettivo, questo sarebbe di valore inestimabile, e la Russia li aiuterebbe attivamente.
Tuttavia, finora, le risorse amministrative degli Stati Uniti continuano a operare solo nel quadro della NATO, e anche lì con forti riserve, e il suo mandato non si estende oltre l'Alleanza nord-atlantica. Una prova di questo è il risultato dei tentativi statunitensi di far seguire alla comunità mondiale la propria linea in connessione alle sanzioni e ai principi anti-russi. Ne ho parlato più di una volta e abbiamo ampia prova del fatto che gli ambasciatori e gli inviati americani in tutto il mondo cercano incontri al più alto livello per sostenere che i paesi corrispondenti sono tenuti a punire la Russia insieme a loro oppure ad affrontarne le conseguenze.Questo viene fatto in tutti i paesi, compresi i nostri alleati più stretti (questo la dice lunga sul tipo di analisti che ha Washington). La stragrande maggioranza degli stati con i quali abbiamo un dialogo continuo, senza alcuna restrizione e l'isolamento, come vedete, apprezza il ruolo indipendente della Russia sulla scena internazionale. Non perché sono contenti quando qualcuno sfida gli americani, ma perché si rendono conto che l'ordine del mondo non sarà stabile se a nessuno è permesso di dire la propria (anche se privatamente la stragrande maggioranza esprime la propria opinione, non vogliono farlo pubblicamente per paura di rappresaglie da parte di Washington).
Molti analisti ragionevoli capiscono che c'è un divario crescente tra le ambizioni globali del governo degli Stati Uniti e le reali potenzialità del paese. Il mondo sta cambiando e, come è sempre accaduto nella storia, a un certo punto l'influenza e la potenza di qualcuno raggiunge il proprio picco e poi qualcuno comincia a svilupparsi in modo ancora più rapido ed efficace. Si dovrebbe studiare la storia e procedere da basi reali. Le sette economie in via di sviluppo guidate dai BRICS hanno già un PIL maggiore del G7 occidentale. Si dovrebbe procedere dai fatti della vita, e non da un malinteso senso della propria grandezza.
È diventato di moda sostenere che la Russia sta conducendo una sorta di "guerra ibrida" in Crimea e in Ucraina. Si tratta di un termine interessante, ma vorrei applicarlo soprattutto agli Stati Uniti e alla loro strategia di guerra – è veramente una guerra ibrida non finalizzata tanto a sconfiggere il nemico militarmente quanto al cambiare i regimi negli stati che perseguono una politica che non piace a Washington. Comporta l'uso di pressioni finanziaria ed economiche, attacchi informatici, servendosi come intermediari di altri sul confine dello stato corrispondente e naturalmente di informazioni e di pressione ideologica attraverso organizzazioni non governative finanziate dall'esterno. Non è un processo ibrido diverso da quello che noi chiamiamo guerra? Sarebbe interessante discutere il concetto di guerra ibrida per vedere chi la sta conducendo e se si tratta solo di "omini verdi".
A quanto pare la cassetta degli attrezzi dei nostri partner americani, che sono diventati abili a usarla, è molto più grande.
Nel tentativo di stabilire la loro preminenza nel momento in cui stanno emergendo nuovi centri di potere economico, finanziario e politico, gli americani provocano contrasto in linea con la terza legge di Newton e contribuiscono alla nascita di strutture, meccanismi e movimenti che cercano alternative alle ricette americane per risolvere i problemi urgenti. Non mi riferisco all'antiamericanismo, e ancora meno alla formazione di coalizioni mirate contro gli Stati Uniti, ma solo al desiderio naturale di un numero crescente di paesi di proteggere i propri interessi vitali e di farlo nel modo che ritengono giusto, e non quello che viene loro dettato "da oltre lo stagno". Nessuno si metterà a fare giochi antiamericani solo per fare dispetto agli Stati Uniti. Siamo di fronte a tentativi di uso extra-territoriale della legislazione statunitense, al rapimento dei nostri cittadini, nonostante i trattati esistenti con Washington in base al quale questi problemi devono essere risolti attraverso l'applicazione della legge e degli organi giudiziari.
Secondo la loro dottrina della sicurezza nazionale, gli Stati Uniti hanno il diritto di usare la forza, sempre e ovunque, senza necessariamente chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per l'approvazione. Una coalizione contro lo Stato Islamico è stata costituita all'insaputa del Consiglio di Sicurezza. Ho chiesto al segretario di Stato John Kerry perché non sono andati per questo fine al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Mi ha detto che se l'avessero fatto, avrebbero dovuto convalidare in qualche modo lo stato del presidente siriano Bashar al-Assad. Naturalmente avrebbero dovuto farlo, perché la Siria è uno Stato sovrano ed è ancora un membro delle Nazioni Unite (nessuno l'ha esclusa dai membri delle Nazioni Unite). Il segretario di Stato ha detto che sarebbe stato sbagliato perché gli Stati Uniti sono in lotta contro il terrorismo e il regime di al-Assad è il fattore più importante che galvanizza i terroristi di tutto il mondo ed agisce come una calamita attirarli a questa regione nel tentativo di rovesciare il regime siriano.
Ritengo che questa sia una logica perversa. Se stiamo parlando di precedenti (gli Stati Uniti hanno una giurisprudenza basata sui precedenti), vale la pena ricordare il disarmo chimico in Siria, quando il regime di Assad era un partner del tutto legittimo degli Stati Uniti, della Russia, dell'OPCW e altri. Gli americani mantengono colloqui anche con i talebani. Ogni volta che gli Stati Uniti hanno la possibilità di beneficiare di qualcosa, agiscono in modo molto pragmatico. Io non sono sicuro del perché questa posizione ideologicamente guidata abbia preso il sopravvento questa volta e gli Stati Uniti abbiano scelto di credere che Assad non può essere un partner. Forse, questa non è tanto un'operazione contro lo Stato islamico quanto un tentativo di spianare la strada per far cadere al-Assad, con il pretesto di un'operazione antiterrorismo.
Francis Fukuyama ha scritto recentemente il libro Ordine politico e decadimento politico, in cui sostiene che l'efficienza della pubblica amministrazione negli Stati Uniti è in declino e le tradizioni di governance democratica sono gradualmente sostituite da metodi di dominio feudale. Questo succede quando qualcuno vive in una casa di vetro e lancia pietre.
Tutto questo sta accadendo tra le crescenti sfide e i problemi del mondo moderno. Stiamo assistendo ad un "braccio di ferro" continuo in Ucraina. Si stanno preparando problemi al confine sud dell'UE. Non credo che i problemi del Medio Oriente e del Nord Africa se ne andranno via da soli. L'UE ha formato una nuova commissione. Sono emersi nuovi attori stranieri, che dovranno affrontare una lotta seria riguardo a dove inviare le loro risorse di base: o per il mantenimento di schemi sconsiderati in Ucraina, Moldova, ecc, nell'ambito del partenariato orientale (come sostenuto da una minoranza aggressiva nell'UE), oppure per ascoltare i paesi dell'Europa meridionale e concentrarsi su ciò che sta accadendo dall'altra parte del Mediterraneo.
Si tratta di una questione importante per l'UE.
Finora, non sembrano guidati da problemi reali, ma piuttosto dal desiderio di afferrare rapidamente beni da un suolo appena smosso. Questo è deplorevole. L'esportazione di rivoluzioni – siano esse democratiche, comuniste o di altro tipo – non porta nulla di buono.
Le strutture statali, pubbliche e di civiltà sono in realtà disintegrando in Medio Oriente e Nord Africa. L'energia distruttiva rilasciata nel processo può bruciare stati che si trovano ben oltre questa regione. I terroristi (incluso lo Stato Islamico) pretendono uno status di nazione. Inoltre, stanno già cominciando a creare enti parastatali locali che si occupano di lavoro amministrativo.
In tale contesto, le minoranze, tra cui i cristiani, sono bandite. In Europa, parlare di questi problemi non è considerato politicamente corretto. Si vergognano quando all'OSCE li invitiamo a fare qualcosa insieme per questo problema. Si chiedono perché dovremmo concentrarci specificamente dei cristiani? E perché questo dovrebbe essere speciale? L'OSCE ha tenuto una serie di eventi dedicati a mantenere vive le memorie dell'Olocausto e delle sue vittime. Alcuni anni fa, l'OSCE ha iniziato a svolgere eventi contro l'islamofobia. Noi offriremo un'analisi dei processi che portano alla cristianofobia.
Il 4-5 dicembre, le riunioni dei ministri dell'OSCE si terranno a Basilea, dove presenteremo la proposta. La maggior parte degli Stati membri dell'UE elude questo argomento, perché si vergogna a parlarne. Così come si vergognavano di includere in quella che allora era la Costituzione europea elaborata da Valery Giscard d'Estaing una frase che l'Europa ha radici cristiane.
Se non ricordi o non rispetti le tue radici e tradizioni, come potrai rispettare le tradizioni e i valori di altre persone? Questa è logica semplice. Confrontando quello che sta accadendo oggi in Medio Oriente con un periodo di guerre di religione in Europa, il politologo israeliano Avineri ha detto che è improbabile che le attuali turbolenze finiscano con quello che intende l'Occidente quando parla di "riforme democratiche".
Il conflitto arabo-israeliano è destinato a morte certa. È difficile giocare su più scacchiere alla volta. Gli americani stanno cercando di ottenere questo risultato, ma per loro non funziona. Nel 2013, hanno impiegato nove mesi per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Non voglio entrare nei motivi, che sono noti, ma hanno fallito anche in questo. Ora, hanno chiesto più tempo per cercare di realizzare alcuni progressi entro la fine del 2014, in modo che i palestinesi non vadano alle Nazioni Unite a firmare lo Statuto della Corte penale internazionale, ecc. Improvvisamente, è emerso che i negoziati sull'Iran sono in corso. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha buttato da parte la Palestina per concentrarsi sull'Iran.
Il segretario di Stato americano John Kerry e io abbiamo accettato di parlare di questo argomento qualche tempo prima. È importante capire che non si può tenere il problema dello Stato palestinese totalmente congelato per sempre. La sua mancata risoluzione per quasi 70 anni è stato uno dei principali argomenti di coloro che reclutano estremisti nei loro ranghi; "non c'è giustizia: si è promesso di creare due stati; quello ebraico è stato creato, ma non potranno mai creare uno stato arabo". Utilizzati in una strada araba affamata, questi argomenti suonano abbastanza plausibili, e cominciano a chiedere una lotta per la giustizia con altri metodi.
Il presidente russo Vladimir Putin, durante la riunione al Club Valdai di Sochi, ha detto che abbiamo bisogno di una nuova versione dell'interdipendenza. Questa è stata una dichiarazione di grande attualità. Le principali potenze devono tornare al tavolo dei negoziati e concordare un nuovo quadro che tenga conto degli interessi legittimi di base di tutte le parti principali (non posso dire come dovrebbe essere chiamato, ma dovrebbe essere basato sulla Carta delle Nazioni Unite), per concordare ragionevoli restrizioni autoimposte e una gestione dei rischi collettiva in un sistema di relazioni internazionali sostenute da valori democratici. I nostri partner occidentali promuovono il rispetto per lo Stato di diritto, la democrazia e l'opinione di minoranza all'interno dei paesi, mentre non difendono gli stessi valori negli affari internazionali. Questo lascia alla Russia un ruolo di pioniere nel promuovere la democrazia, la giustizia e il diritto internazionale. Un nuovo ordine mondiale non può che essere policentrico e deve riflettere la diversità delle culture e delle civiltà nel mondo di oggi.
Siete consapevoli dell'impegno della Russia a garantire l'indivisibilità della sicurezza negli affari internazionali e a sostenerla nel diritto internazionale. Non mi dilungherò su questo.
Vorrei sostenere il punto fatto da vostro Consiglio, la Russia non riuscirà a diventare una potenza grande, di successo e fiduciosa del XXI secolo senza sviluppare le sue regioni orientali. Sergej Karaganov è stato tra i primi a concettualizzare questa idea, e sono pienamente d'accordo. Portare la relazioni della Russia con i paesi dell'Asia e del Pacifico a un nuovo livello è una priorità assoluta. La Russia ha lavorato in questo senso nel corso della riunione dell'APEC a Pechino e al forum del G20. Continueremo a muoverci in questa direzione nel nuovo ambiente creato dal prossimo lancio dell'Unione Economica Eurasiatica il 1 gennaio 2015.
Siamo stati trattati come "subumani". Per oltre un decennio, la Russia ha cercato di stabilire rapporti di partnership con la NATO attraverso la CSTO (ОДКБ). Questi sforzi non sono stati solo per mettere la NATO e la CSTO "nella stessa lega". Di fatto, la CSTO si concentra sulla cattura di spacciatori di droga e migranti illegali in tutto il confine con l'Afghanistan, e l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è la spina dorsale delle forze di sicurezza internazionali, che, tra le altre cose, avevano il compito di combattere la minaccia del terrorismo e di eliminare i suoi programmi di finanziamento, che prevedono il traffico di droga. Abbiamo provato di tutto: abbiamo supplicato e poi preteso un contatto in tempo reale, in modo che una volta che la NATO rileva una carovana trasporto di stupefacenti e non è in grado di fermarla, ci avverta attraverso il confine, in modo che questa carovana possa essere intercettata dalle forze della CSTO. Hanno semplicemente rifiutato di parlare con noi. Nelle conversazioni private, i nostri  sostenitori della NATO (e in realtà li definisco così in modo positivo) ci hanno detto che l'alleanza non può visualizzare la CSTO come partner paritario per motivi ideologici. Fino a poco tempo fa, abbiamo visto lo stesso atteggiamento condiscendente e arrogante per quanto riguarda l'integrazione economica eurasiatica. E questo, nonostante il fatto che i paesi che intendono aderire all'Unione Economica Eurasiatica abbiano tra loro molto più in comune in termini di economie, storia e cultura rispetto a molti stati membri dell'UE. Questa unione non intende creare barriere con alcuno. Abbiamo sempre sottolineato come questa unione dovrebbe essere aperta. Credo fermamente che possa dare un contributo significativo alla costruzione di un ponte tra Europa e Asia del Pacifico.
Non posso non menzionare il partenariato globale della Russia con la Cina. Sono state prese importanti decisioni bilaterali, aprendo la strada ad un'alleanza energetica tra la Russia e la Cina. Ma c'è di più. Ora possiamo anche parlare dell'alleanza tecnologia emergente tra i due paesi. Il tandem della Russia con Pechino è un fattore cruciale per garantire la stabilità internazionale e almeno un certo equilibrio nelle questioni internazionali, oltre a garantire lo stato di diritto internazionale. Faremo pieno uso delle nostre relazioni con l'India e il Vietnam, partner strategici della Russia, così come i paesi dell'ASEAN. Siamo aperti anche ad ampliare la cooperazione con il Giappone, se i nostri vicini giapponesi possono guardare ai loro interessi nazionali e smettere di guardare alle spalle ad alcuni poteri d'oltremare.
Non vi è dubbio che l'Unione europea è il nostro principale partner collettivo. Nessuno intende "spararsi in un piede" rinunciando alla cooperazione con l'Europa, anche se è ormai chiaro che i consueti affari non sono più un'opzione. Questo è ciò che i nostri partner europei ci dicono, ma neppure noi vogliamo operare alla vecchia maniera. Essi credevano che la Russia dovesse loro qualcosa, mentre noi vogliamo essere su un piano di parità. Per questa ragione, le cose non saranno mai più le stesse. Detto questo, sono sicuro che saremo in grado di superare questo periodo, si impareranno le lezioni ed emergerà una nuova base per le nostre relazioni.
L'idea di creare uno spazio economico unico e umanitario da Lisbona a Vladivostok può ora essere ascoltata qua e là e sta guadagnando trazione. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha detto pubblicamente (mentre noi lo abbiamo detto per molto tempo) che l'UE e la EAEU dovrebbero dialogare. La dichiarazione che il presidente Vladimir Putin ha fatto a Bruxelles nel gennaio 2014, quando ha proposto il primo passo per avviare i negoziati su una zona di libero scambio tra l'Unione Europea e l'Unione Doganale con un occhio al 2020, ora non è più vista come qualcosa di esotico. Tutto questo è già diventato parte della diplomazia e della politica reale. Anche se questo è finora solo oggetto di discussione, credo fermamente che un giorno raggiungeremo quella che viene chiamata "l'integrazione delle integrazioni." Questo è uno dei temi chiave che vogliamo promuovere in seno all'OSCE in occasione del Consiglio dei ministri a Basilea. La Russia sta per assumere presidenza dei BRICS e della SCO. Le due organizzazioni terranno i loro summit a Ufa. Si tratta di organizzazioni molto promettenti per la nuova era.Non sono blocchi (soprattutto i BRICS), ma gruppi i cui membri condividono gli stessi interessi, che rappresentano paesi di tutti i continenti che condividono un approccio comune per quanto riguarda il futuro dell'economia mondiale, della finanza e della politica.


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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 24/11/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1572750359625144

"Putin finanzia Le Pen e l'estrema destra francese. E potrebbe mandare soldi anche a Salvini". A questa notizia - con cui i media di regime e i sinistrati russofobi stanno inondando la rete per far passare il governo russo come "amico dei fascisti mentre si copre con la foglia di fico di un finto antifascismo" - andrebbe quantomeno il Premio Goebbels del mese. 
In primo luogo perché si cerca di spacciare il flusso di denaro che arriverà al Fronte Nazionale come un "regalo ricevuto da Mosca", quando invece è un PRESTITO richiesto da un soggetto di diritto privato (un partito) ad una banca privata straniera, da restituire con relativi interessi. Questa è una pratica comunissima in Francia e nei paesi in cui non esiste o è limitato il finanziamento pubblico dei partiti (tema che metterebbe un articolato ragionamento a parte, al di là del populismo e strillate travagliste): decine di forze politiche e movimenti, strangolati dai debiti accumulati per gestire l'apparato , sono ricorsi a prestiti o, addirittura, a richieste di contributi volontari ad "imprenditori", magnati e padroni del vapore vari (guardate, per esempio, l'elenco dei finanziatori della Leopolda di Renzi). 
In secondo luogo, perché si cerca di far passare una semi-sconosciuta banca russa per un'articolazione diretta del potere del Cremlino e di Putin e Medvedev. Perfino i Goebbels del Corriere sono costretti a dire che la First Czech Russian Bank, cioè chi sta concedendo il prestito alla Le Pen, è "un piccolo istituto russo di proprietà di Roman Yakubovich Popov". Insomma, una specie di Cassa di risparmio "alla buona" delle nostre parti. Un minuscolo topolino rispetto ai colossi russi come Sberbank, VTB, Bank of Moscow, Rosbank, Nomos-bank, Uralsib, TransCreditBank e Vozrozhdenie Bank, che rientrano tra le 500 banche più solide al mondo ( http://m.it.rbth.com/economia/2013/02/21/banche_russe_nella_top500_22219.html ) 
Ma per i nostri disinformatori al servizio della Nato, gli stessi che stanno nascondendo la notizia della vergognosa astensione dell'Italia e di tutti i paesi UE sulla mozione all'ONU contro la glorificazione del nazismo, adesso "Putin sta finanziando i partiti fascisti, razzisti e xenofobi europei".

Come si evince dal nome della banca, si tratta di un istituto a capitale russo e ceco... E la Repubblica Ceca è un paese UE e Nato:
http://investing.businessweek.com/research/stocks/private/snapshot.asp?privcapId=34102710

Fonti:
http://www.corriere.it/esteri/14_novembre_24/arrivo-nove-milioni-banca-putin-l-ascesa-le-pen-ab2672fa-73a3-11e4-a443-fc65482eed13.shtml
http://www.repubblica.it/esteri/2014/11/25/news/il_bancomat_di_putin_per_i_nazionalisti_d_europa_in_fila_anche_la_lega_ogni_aiuto_ben_accetto-101347501/?ref=HREC1-6

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Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 25/11/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1572859539614226

"La banca di Putin e Medvedev finanzia i fascisti del Fronte Nazionale francese". Questa è la notizia che è rimbalzata sui media occidentali embedded in queste ore. Abbiamo già scritto sul tema, ma ci torniamo volentieri. 
Reputando superfluo sottolineare che questa pagina non ha nessuna simpatia per la Le Pen, il Fronte Nazionale ed gruppi di estrema destra e neofascisti, e neppure per i banchieri, ribadiamo che le cose non sono andate proprio come scritto dai Goebbels della disinformazione. Cioè, si tratta: 1) di un prestito, non un contributo o una sovvenzione, rilasciato da una banca privata ad un soggetto privato (un partito) ed il governo russo non c'entra nulla; 2) di un prestito rilasciato da una banca a capitale misto russo e ceco (e che la Repubblica Ceca è un paese UE e Nato). A questo, aggiungiamo che, se la "First Czech Russian Bank" fosse realmente la "banca ufficiale del Cremlino", Putin e Medvedev sarebbero proprio dei dilettanti allo sbaraglio, visto che si tratta di un istituto bancario di serie C o D, che occupa solo il 42esimo posto nella graduatoria (che alleghiamo) del rating delle banche russe.

Top 50 Russian Banks
http://www.rbcnews.com/ratings/ratings02.shtml


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Fonte: pagina FB de "La Scintilla",

(Message over 64 KB, truncated)

(english / italiano)

EULEX e TPIJ, due scandali giuridici

1) ROMA 8/12: "UOMINI E NON UOMINI". Presentazione del libro di Goran Jelisic

2) NE' PACE NE' GIUSTIZIA NEI BALCANI. Di Andrea Martocchia (segretario CNJ-onlus)

3) Su EULEX in Kosovo pendenti le accuse di sentenze – tassametro. Di Ennio Remondino

4) British fraud hunter exposes EU staff on the take… in her own anti-corruption unit (Daily Mail)


Sullo scandalo EULEX si vedano anche:

EULEX: abuse, bribery, financial crime

EULEX corrotta per Kosovo criminale


=== 1 ===

Roma, Lunedì 8 dicembre 2014
nell'ambito della Fiera della piccola editoria "Più Libri Più Liberi" – http://www.piulibripiuliberi.it/
Eur, Palazzo dei Congressi
ore 15.00-15.45 in SALA CORALLO (data la breve durata si raccomanda puntualità)

Presentazione del libro di 

Goran Jelisic 

UOMINI E NON UOMINI
La guerra in Bosnia Erzegovina nella testimonianza di un ufficiale jugoslavo

(Zambon 2013)

Intervengono: 
Aldo Bernardini (emerito di Diritto Internazionale all'Università di Teramo)
Jean Toschi Marazzani Visconti (scrittrice e saggista)

Scarica il volantino dell'iniziativa: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/roma081214.pdf 
Vai alla Scheda del libro: https://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm#jelisic2013
Leggi la recensione di A. Martocchia: https://www.cnj.it/MILOS/testi.htm#jelisic_rec_am


=== 2 ===

L'articolo che segue uscità sul prossimo numero de La Città Futurahttp://www.lacittafutura.it


NE' PACE NE' GIUSTIZIA NEI BALCANI

La fase storica post-Ottantanove si caratterizza per la inversione di quella tendenza, che si riteneva o si sperava fosse via via consolidata durante la Guerra Fredda, alla composizione pacifica delle controversie internazionali ("pace") ed alla regolazione normativa condivisa dei rapporti tra gli Stati ("diritto internazionale"). In tal senso, i Balcani, area dell'Europa che più di ogni altra è trattata come "territorio di conquista" dalle grandi potenze, sono stati da subito lo spazio di sperimentazione di nuove pratiche eversive. Laggiù, due pilastri del vecchio ordine internazionale sono stati fatti saltare in aria con la potenza perforante delle bombe all'uranio impoverito: il primo è la Pace, alla quale è stata preferita la guerra; il secondo è la Giustizia internazionale, alla quale è stata preferita la rappresentazione di pratiche giudiziarie "ad hoc", estemporanee e fittizie, espressione della protervia dei vincitori contro i vinti.

Il caso della violazione flagrante e reiterata del diritto internazionale nei Balcani merita una disamina accurata, per la quale rimandiamo a un nostro saggio in preparazione (1). Qui vogliamo lanciare un paio di spunti di riflessione e di analisi.

Il caso EULEX

Il Kosovo è un territorio strappato ad uno Stato sovrano con la violenza di una guerra di aggressione, che è stato trasformato in protettorato a tutti gli effetti, pur con la maschera di sovranità conferita da una illegittima dichiarazione di indipendenza che nemmeno la totalità dei paesi UE ha riconosciuto. 
Era scontato che per mettere sotto tutela occidentale, anche dal punto di vista giuridico-amministrativo, una simile creazione neocoloniale, fosse necessario istituire organismi di controllo giuridico illegittimi e profondamente corrotti sin dalla loro creazione. Già nel 2008 i magistrati Luca M. Baiada e Domenico Gallo, avanzando giuste questioni di principio, ponevano un Quesito al CSM ed al CMM sulla legalità della "missione PESD" e sulla opportunità di inviare magistrati italiani (2).
Non ci ha perciò sorpreso punto il recentissimo scandalo scoppiato in sede EULEX, la missione giudiziaria europea in Kosovo: il magistrato inquirente Maria Bamieh, avvocato di nazionalità inglese, ha avviato una indagine sui suoi stessi colleghi, sospettati di corruzione e di avere insabbiato inchieste importanti perché andavano a toccare quel grumo di potere mafioso e terrorista, derivato dalla alleanza tra NATO e UCK, che vige da 15 anni in Kosovo. Tra gli altri, l'avvocato ha puntato l'indice sul magistrato italiano Francesco Florit. Però la Bamieh non ha potuto portare fino in fondo la sua azione poiché è stata impedita a tutti i livelli: addirittura, attualmente i sospettati sono rimasti inquirenti e giudici, mentre lei, dopo aver denunciato pubblicamente alcune circostanze, è stata allontanata dall’incarico e da EULEX. La denuncia della Bamieh è allora ulteriormente salita di tono: nella sua incredibile intervista a Russia Today (3), l'avvocato, con volto gonfio e voce bassa di chi è apparentemente devastavo dagli psicofarmaci, denuncia anche pratiche di mobbing e bossing sul posto di lavoro.
Le cose in realtà stanno ben peggio di quanto affermato da Bamieh. Altri osservatori e testimoni delle azioni dell'EULEX in Kosovo da anni rivelano casi di mala giustizia, corruzione e mafia in quel contesto, ma vengono regolarmente ignorati. Andrea Lorenzo Capussela ha posto una serie di domande alla Bamieh (4), chiedendole perché lei stessa non abbia dato seguito a denunce da lui presentate in passato. 

Ennio Remondino ha fatto notare (5) che questo caso "seppellisce comunque la credibilità residua" dell'EULEX. D'altronde, negli anni scorsi già avevamo fatto notare lo scandalo della impunità garantita ai banditi veterani dell'UCK, assurti a posizioni di potere nel Kosovo colonizzato, anche per colpe EULEX (6) oltreché per le colpe dello scandaloso "Tribunale ad hoc" istituito all'Aia. Per una missione che è costata finora circa 750 milioni di euro di fondi comunitari, non c'è male.

Il "Tribunale ad hoc" dell'Aia

E veniamo dunque proprio al "Tribunale ad hoc" istituito all'Aia sotto gli auspici di Madleine Albright e George Soros. Ha ragione Ugo Giannangeli, che nella sua Postfazione al nuovo libro "Uomini e non uomini" (*) scrive: «Ho letto il libro di Goran Jelisic e sono rimasto allibito». "Allibito" è la parola giusta. Giustamente nella Postfazione Giannangeli parla del carattere eminentemente politico - e perciò giuridicamente obbrobrioso - del "processo" subito da Jelisic: «Non che di aberrazioni giudiziarie non ne abbia viste, ma poco sapevo del funzionamento del Tribunale dell'Aja».

Le cronache del "Tribunale penale internazionale ad hoc per i crimini commessi sul territorio della ex Jugoslavia" (TPIJ) non possono che lasciare allibito chiunque vi si avvicini per caso e senza parzialità o preconcetti. Non è un caso se sul "Tribunale ad hoc" è uscito un numero assolutamente esiguo di testi analitici. Pochi gli articoli della grande stampa, tutti copia-e-incolla dei dispacci d'agenzia venuti dall'estero, e pochissimi anche i libri. Tra questi ultimi, oltre al recentissimo libro di Jelisic, dobbiamo ricordare solamente: «Imputato Milosevic. Il processo ai vinti e l'etica della guerra», di Massimo Nava (Fazi 2002), e il "nostro" «In difesa della Jugoslavia. Il j’accuse di Slobodan Milošević di fronte al “Tribunale ad hoc” dell’Aia» (Zambon, 2005). Sarebbe invece importante, a venti anni dalla creazione di tale istituzione para-legale, operare una ricognizione degli studi specifici effettuati a livello accademico, delle Testi di laurea o dottorato dedicate al "Tribunale" o che usano gli Atti del "Tribunale" come fonte di ricostruzione storica dei tragici fatti jugoslavi… 
Che qualcosa non funzioni, lo testimoniano anche solo i proscioglimenti "eccellenti" che negli anni hanno riguardato tutti i personaggi di spicco, veri responsabili politico-militari, appartenenti alle parti e ai partiti secessionisti croati, musulmani e albanesi. Ramush Haradinaj e Hasim Thaci a tutt'oggi comandano nel protettorato del Kosovo. Nel novembre 2012 la corte dell’Aja ha scagionato persino i generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac, pianificatori della pulizia etnica delle Krajine. Il boia Nasir Oric, comandante delle milizie musulmane che a ripetizione fecero strage di serbi nei dintorni di Srebrenica tra il 1992 e il 1994, è stato completamente assolto (sic) nel 2008 quando era già libero avendo scontato solo una pena ridicola nel carcere dell'Aia. La notizia più recente è la liberazione dell'ex presidente della autoproclamata "Repubblica croata di Erzeg-Bosnia" Dario Kordic. Mandante della strage di Ahmici, un villaggio a forte componente musulmana presso Vitez, dove un centinaio di non-croati furono liquidati il 16 aprile del 1993, ed in custodia dal 1997, Kordic ha scontato la pena a Graz, cioè in un paese (l'Austria) che ha in tutti i modi sostenuto il separatismo e nazionalismo croato. Recentemente è potuto rientrare a Zagabria tra i festeggiamenti di rappresentanti politici e della chiesa cattolica.
Per alcune delle assoluzioni di cui sopra un anno fa scoppiò uno scandalo, presto silenziato, attorno alla figura di Theodor Meron, "presidente" del "Tribunale", cittadino statunitense, già consigliere giuridico del governo israeliano e ambasciatore israeliano in Canada e alle Nazioni Unite. Il giudice danese Harhoff accusò Meron di avere "effettuato pressioni sui suoi colleghi" per compiacere l'establishment militare americano e israeliano. (7)

Sulla vera natura del "Tribunale ad hoc" scrivevamo nel 2005 (8): «La "giustizia" del "Tribunale ad hoc" è dunque quella di una parte in causa contro l'altra: il contrario esatto del super partes. Il TPIJ, analogamente al famigerato Tribunale Speciale dell'Italia fascista, è uno strumento politico totalmente sotto controllo dei vincitori, cioè degli aggressori, devastatori ed invasori della Jugoslavia.» Ci confortava nel giudizio la sincera dichiarazione di Jamie Shea, portavoce della NATO durante i bombardamenti sulla Jugoslavia della primavera del 1999: «La NATO è amica del Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali di guerra sotto accusa… Sono i paesi della NATO che hanno procurato i fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi finanziatori.» 
Più in dettaglio, del "Tribunale ad hoc" analizzavamo i meccanismi giuridici: «Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo funzionamento, il TPIJ violi tutti i principi del diritto internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione dei poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la presunzione di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la regola 92 del TPIJ stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a meno che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi altra parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non sia provata la sua colpevolezza. Il TPIJ formula i propri regolamenti e li modifica su ordine del Presidente o del Procuratore, assegnando ad essi carattere retroattivo: attraverso una procedura totalmente ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua propria iniziativa e ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6). Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini preliminari che investighi sulle accuse. Il "Tribunale ad hoc" utilizza testimoni anonimi, che si possono dunque sottrarre a verifiche da parte della difesa; secreta le fonti testimoniali, che possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti. Esso usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53); ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo stesso modo dei tribunali dell'Inquisizione; può rifiutare agli avvocati di consultare documentazione probatoria (regola 66); può detenere sospetti per novanta giorni prima di formulare imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni. Dulcis in fundo, i giudici si arrogano persino il diritto, d'accordo con la "pubblica accusa", di revisionare la trascrizione del dibattimento, censurandola.»

La gran parte di queste pratiche è puntualmente confermata nel suo libro da Goran Jelisic, il quale porta quei casi esemplari che sono le sue esperienze dirette. Esperienze drammatiche, a fronte delle quali chiunque impazzirebbe. Jelisic invece raccoglie il suo dolore, i suoi shock, e riesce a farne un libro, a rivendicare semplicemente la umanità sua e dei suoi compagni di prigione, anche quelli di diverso colore politico-etnico. Di qui il titolo, poiché «esistono solo due nazioni: gli uomini e i non uomini» (p.87). E sulla base di questo spontaneo senso di umanità in carcere si fraternizza spesso (non sempre) anche con il nemico di ieri.
Jelisic spiega ulteriori discutibili prassi adottate dal "Tribunale". Racconta casi precisi, di testimoni "imboccati" dai giudici, o del modo in cui vengono imposti gli avvocati difensori e come questi ultimi inducano l'imputato a commettere errori dei quali pagherà poi care le conseguenze. Fa alcuni esempi di materiale probatorio grossolanamente falsificato (addirittura estratti da un film di Arnold Schwarzenegger: p.223). Jelisic racconta come gli inquirenti cercarono in tutti i modi di fagli dire che a Brcko erano stati uccisi seimila musulmani: «Ero sbalordito da tale richiesta. In seguito, ogni volta che volevano spingermi a dire qualcosa, spegnevano la telecamera. Si vedeva che avevano una bella esperienza d'interrogatori nei servizi segreti o come agenti» (p.144; p.170). Jelisic spiega che di fronte a sue "ammissioni" era sempre pronto uno sconto di pena… Alcune sue presunte vittime verranno però invece ritrovate vive e vegete (p.169; p.308). 

E' particolarmente importante l'informazione che Jelisic fornisce sulla sua vicenda "italiana". Innanzitutto, dopo la condanna egli è stato arbitrariamente assegnato ad una prigione italiana nonostante garanzie affatto diverse che gli erano state date. In Italia è passato per sei prigioni diverse, e si trova adesso a Massa, dove deve terminare di scontare una condanna a 30 anni (fino al 2028). Sebbene abbia fatto domanda per ottenere tre anni di indulto, concessi a tutti i detenuti dello Stato italiano, questi gli sono stati rifiutati con la motivazione che avrebbe commesso il crimine di genocidio, reato da cui invece è stato assolto; i suoi ricorsi non ottengono nemmeno risposta. Gli sono stati negati anche i permessi che invece, nelle carceri estere, sono stati spesso concessi ad altri condannati dell'Aia. Dal 2006, anno d'inizio del lavoro di traduzione e riscrittura delle sue memorie, la curatrice del libro non ha mai ottenuto il permesso di incontrarlo. 

Per riprendere una riflessione su queste vergogne, poco dibattute e quasi per nulla denunciate anche nei settori della sinistra più coerente e cosciente, la prossima occasione utile si presenterà a Roma, Lunedì 8 dicembre 2014 nell'ambito della Fiera della piccola editoria "Più Libri Più Liberi" (Palazzo dei Congressi dell'EUR, alle ore 15.00 in Sala Corallo). Lì, il libro di Goran Jelisic sarà presentato dal prefattore Aldo Bernardini (emerito di Diritto Internazionale all'Università di Teramo) e dalla curatrice Jean Toschi Marazzani Visconti (scrittrice e saggista).


Andrea Martocchia (segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia onlus)


(1) Un saggio su questo tema è in preparazione per la rivista Marx21.
(6) Si vedano ad es.:
La EULEX garantisce l'impunità ad Ejupi, responsabile della strage dell'autobus di linea Nis Express (2009)
West refuses to probe organ trafficking – Russian envoy (2011)
Crimes de guerre au Kosovo : Eulex acquitte Fatmir Limaj (2012)
https://www.cnj.it/documentazione/kosova.htm#eulex2012
Trafic d’organes au Kosovo : les principaux suspects échappent toujours à Eulex (2013)

(*) Goran Jelisic: UOMINI E NON UOMINI. La guerra in Bosnia Erzegovina nella testimonianza di un ufficiale jugoslavo
A cura di Jean Toschi Marazzani Visconti
Prefazione di Aldo Bernardini, docente di Diritto Internazionale, Università di Teramo
Postfazione dell’Avv. Ugo Giannangeli
Francoforte: Zambon 2013
Formato: 130x210 Pagg. 320 - prezzo 15,00 € - ISBN 978-88-87826-91-3
La scheda del libro: https://www.cnj.it/documentazione/SchedeLibri/scheda-jelisic.pdf


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http://www.remocontro.it/2014/11/26/eulex-in-kosovo-pendenti-accuse-sentenze-tassametro/

Su Eulex in Kosovo pendenti le accuse di sentenze – tassametro 

Colpevoli o innocenti che sia Eulex a Pristina, per il solo fatto che si è creato quel pasticcio, ora tutti a casa

di Ennio Remondino - 26 novembre 2014

L’avvocato inglese Maria Bamieh è molto decisa e le sue accuse determinate, precise. Quindi, o la donna soffre di qualche disturbo che la fa sentire vittima, o un bel pezzo di uffici giudiziari di Eulex in Kosovo dovrebbero essere trasferiti semplicemente in carcere. O clinica o galera. Quando?


L’alternativa è drammatica e seppellisce comunque la credibilità residua della missione giudiziaria europea in Kosovo: o clinica psichiatrica o prigione. Il sito inglese ‘dailymail.co.uk’ ovviamente dà attenzione e credito alla denunci fatta dalla sua concittadina. Con un disegno kosoro di fattura anglosassone meritevole di attenzione: «Quindici anni dopo il conflitto, il Kosovo rimane una regione senza legge, con gangster, politici corrotti e criminali di guerra che minacciano l’integrità delle frontiere dell’UE». Traduzione dall’inglese, sia chiaro, pur se il Kosovo è prodotto americano.

Riassunto dei fatti: l’avvocato inglese Maria Bamieh è stata per sei anni inquirente con Eulex in Kosovo. Dava la caccia ai corrotti e se li è scoperti in casa (dice lei). Avvia un’indagine sui suoi stessi colleghi. Allontanati dal lavoro? No, loro restano inquirenti e giudici. Lei, la denunciante, è invece allontanata dall’incarico e da Eulex. Dicono sia perché ora è testimone di un eventuale crimine. Nel frattempo, in attesa dell’inchiesta ‘severissima’ promessa da Lady Pesch, il discredito sull’intera missione internazionale Ue in quella terra decisamente problematica, dilaga e seppellisce.

L’avvocata messa da parte ha tempo da vendere e qualche conto da saldare. In più sa come e dove colpire. E’ il suo mestiere. In tempi di crisi l’argomento ‘soldi’ è decisivo. «In questa missione la maggior del personale è di fatto part-time, ma ottiene uno stipendio a tempo pieno. Scompaiono il giovedì o venerdì mattina, volano a casa e riappaiono nel pomeriggio di lunedì o martedì mattina». Decisamente pelandroni i Signori Giudici Eulex. Fanno come i parlamentari in Italia. Nel frattempo l’Unione europea ha investito nella missione 750 milioni di fondi di fondi comunitaria. Tanti euro.

C’è già un’indagine ufficiale dell’Unione europea sulla vicenda, ma procede lenta. Forse perché lavorano tre giorni la settimana? Interessante come sono nato i sospetti della signora Bamieh. Un alto funzionario del ministero della salute del Kosovo finisce in carcere per corruzione. Tangenti chieste ad aziende farmaceutiche. S’è visto ben di peggio. Ad Ilir Tolaj, il detenuto, qualcuno fa arrivare in carcere un telefono: per passare il tempo. La guastafeste britannica se ne accorge e fa intercettare le telefonate del detenuto. E ne escono fuori delle belle. Anzi, delle brutte, bruttissime.

Tolaj riceveva chiamate di presunti intermediari del giudice italiano Francesco Florit e del procuratore capo, la cecoslovacca Jaroslava Novotna. Magistrati comprensivi pronti ad aiutare, dicono gli intermediari, lasciando intendere di un dovere di gratitudine concreta. Intermediari di corruzione o millantatori del nome di due integerrimi magistrati? Non lo sappiamo. Altri banditi ‘confessano’ alla avvocata british la richiesta di 300mila euro da parte dell’italiano. Prove decisive, per quanto noto ancora nessuna. Di certo soltanto la marea di fango su persone e sulle istituzioni.

C’è l’accusa, c’è la difesa dei due magistrati che negano, ma non c’è l’Ue. O almeno, non si coglie la percezione dell’urgenza di fare chiarezza sui fatti. O è mitomane l’accusatrice (chi l’ha indicata e poi mandata lì?), o sono ladri da galera un po’ di magistrati (stessa domanda, chi li ha segnalati e/o selezionati). L’impressione, per esperienza diretta di ‘Remocontro’ in quelle zone balcaniche, è di un ‘baraccone’ Ue da riformare per salvarlo. Troppi soldi, troppi incapaci, troppe lottizzazioni statali. Colpevoli o innocenti che siano a Pristina, per il solo fatto che si è creato quel pasticcio, tutti a casa.


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British fraud hunter exposes EU staff on the take... in her own anti-corruption unit

• Lawyer Maria Bamieh demanded corruption inquiry into her colleagues
• She was head of financial crime at Eulex rule of law mission in Kosovo
• Raised concerns about senior civil servant Ilir Tolaj from health ministry
• Her own boss, chief prosecutor Jaroslava Novotna, was also implicated 
• Tolaj has been jailed for tax evasion and falsifying documents 
• Ms Bamieh claims she was 'victimised' and 'punished' for speaking out
• She was suspended and escorted out of Eulex headquarters last month

By Adam Luck For The Mail On Sunday

Published: 22:05 GMT, 22 November 2014 | Updated: 14:41 GMT, 23 November 2014


When British lawyer Maria Bamieh was given the chance to help rebuild war-torn Kosovo with an elite EU anti-crime and corruption unit three years ago she jumped at the chance.

Fifteen years after the conflict, Kosovo remains a lawless region, with gangsters, corrupt politicians and war criminals threatening the integrity of the EU borders.

But Bamieh could hardly have known she would soon be demanding a corruption investigation into her own colleagues – or that she would then be escorted out of her office after becoming a whistleblower, and abruptly suspended.

Today, six years after taking the job, the 55-year-old says the investigations unit, known as Eulex, failed to pursue her allegations thoroughly and instead chose to ‘punish’ her for speaking out.

‘I have been subject to a campaign of victimisation and my career with Eulex is over. I may well not work again,’ she told The Mail on Sunday.

‘More to the point this affair raises wider questions about what Eulex has achieved over the six years of its existence and at what cost to the EU and the British taxpayer. 

'Our money is going into this mission and most of the staff work part-time but get a full-time salary. They disappear on Thursday or Friday morning, fly home and reappear on Monday afternoon or Tuesday morning.’

Her worrying story has not only rocked the anti-corruption unit, which has so far swallowed £750million of EU money, but could – if her allegations stick – envelop the EU in a major corruption scandal. 

There is already an official EU investigation into the affair. Ms Bamieh’s concerns reached a head during an investigation into a senior civil servant at the Kosovan health ministry.

The man, Ilir Tolaj, had been arrested and held in prison amid allegations he had demanded bribes from pharmaceutical companies in return for official contracts. He had also smuggled a phone into his cell.

‘I got a court order to intercept his calls because he was not entitled to have that phone,’ says Ms Bamieh. ‘We monitored the calls.’ And the results, gathered in May and June 2012, were disturbing.

It became clear Tolaj was taking calls from people claiming to be intermediaries or go-betweens between Italian judge Francesco Florit, who was seconded to Eulex, and Bamieh’s boss, the Czech chief prosecutor Jaroslava Novotna.

The intermediaries told Tolaj that the Italian judge would ‘do everything to help because he thinks that man [Tolaj] deserves to be helped.’

Bamieh was alarmed to find she was herself the subject of these illegal discussions. It was claimed, for example, that the Italian judge, had described Bamieh as ‘very difficult’ and that Florit had suggested he would get Bamieh replaced.

Another of the middlemen told Tolaj he would hold a meeting with Bamieh’s boss, her ‘chief… the Czech lady’. In one call, Tolaj offers the observation that, ‘I will analyse and see whether I can afford it or not’. The implication was all too clear: two senior colleagues in Eulex could well be compromised, wittingly or otherwise. Florit and Novotna have denied any wrongdoing to The Mail on Sunday.

Ms Bamieh continued: ‘I could not investigate or prosecute Novotna or Florit because I cannot be a prosecutor and witness.’

Eventually, she says, despite the concerns she had raised, she realised there was no proper investigation. 

Her suspicions grew stronger when she was approached by two men convicted of a 2009 bomb attack in the Kosovan capital Pristina amid allegations of a feud between a gangster and a police officer for the hand of a pop singer. It resulted in a fatal explosion.

The two convicted men, it seemed, had made their own approaches to the Italian judge. She said: ‘They told me they had paid money to Florit... and one of the family made a statement how he went to Albania with his lawyer to do negotiations with Florit and they were told that €300,000 was only enough for one of them to be cleared. 

But when I reported this all that happened was that I got punished. I began to be subject to a series of investigations for trivial offences such as car parking. In reality no one got investigated.’

Eventually she went on Kosovan television to outline her claims.

Kosovo broke away from Yugoslavia in 1999 and became a UN protectorate after its bloody war, which pitched the Serb minority against the majority ethnic Albanians. In 2008 the ethnic Albanian-led parliament declared unilateral independence and the UN unit was replaced by Eulex that same year.

Ms Bamieh claims she asked for protection because of her role as a whistleblower but when Eulux was downsized she was made redundant.


Although reinstated on appeal, she was suspended and escorted out of the Eulex headquarters last month after repeating her allegations.
Eulex accused her of leaking documents to the press, a charge Bamieh denies. Now back in London, the mother of one said: ‘I only went to the press after the story came out to clear my name.’

Eulex has announced a fresh investigation but in a sign of Brussels impatience with the unit the EU’s new foreign policy chief Federica Mogherini has despatched a lawyer to oversee the investigation.

‘For God’s sake, they need to call a lawyer to say how an anti-corruption unit should deal with corruption!’ she said. ‘They are meant to be a rule of law mission.’

Richard Howitt, Labour MEP for East of England, said he had met senior EU officials about the case. ‘These allegations are credible and very serious,’ he said. ‘The EU has to have zero tolerance to corruption. It is clear the existing investigation is inadequate. It appears it could be a cover-up. Maria Bamieh has been let down badly.’




(english / italiano)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 4: Diventare colonia

1) Considerazioni giuridiche sulla situazione dell'Ucraina (Aldo Bernardini, settembre 2014)
2) Brevi
Censura contro le trasmissioni delle tv russe / Draft coalition agreement stipulates annulment of Ukraine's non-aligned status
3) Le riserve auree dell'Ucraina sono state saccheggiate / The Spoils of War and Regime Change (By Prof Michel Chossudovsky)
4) Biden e Nuland a Kiev / CyberBerkut Hackers Leak US Document Scans With Plans to Supply Weapons to Kiev 
5) La Nato si prende l'Ucraina: al governo banchieri stranieri e marionette Usa (Marco Santopadre, 3 Dicembre 2014)
6) Per i comunisti, l'Ucraina si sta trasformando in una colonia (KPU, 3 Dicembre 2014)


Vedi anche:

Ucraina: è scontro tra Usa e Ue sull’ingresso di Kiev nella Nato (di Marco Santopadre, 1 Dicembre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/27842-ucraina-e-scontro-tra-usa-e-ue-sull-ingresso-di-kiev-nella-nato 

L’Ucraina vara un governo con ministri stranieri (selezionati da cacciatori di teste) (Il Sole24Ore, 3/12/2014)

Slava Ucraina (di Giulietto Chiesa, mercoledì 3 dicembre 2014)
Kiev dà la cittadinanza ucraina ai soldati stranieri e a tre ministri chiave. Ormai è un paese commissariato dagli USA. Ma non era Mosca a invadere?


=== 1 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 05-10-14 - n. 514

Considerazioni giuridiche sulla situazione dell'Ucraina

Aldo Bernardini *

settembre 2014

Il colpo di stato di Kiev e i fatti concomitanti o immediatamente successivi in altra parte dell'Ucraina sono gli elementi decisivi per una corretta impostazione del problema giuridico.

Le circostanze della presa del potere a Kiev con la "deposizione" costituzionalmente illegittima del capo dello Stato Janukovic (mutamento dell'orientamento e della collocazione internazionale del nuovo regime e, all'interno, dei rapporti fra le principali componenti della popolazione; partecipazione attiva di forze dell'estrema destra e sostegno multiforme e concreto dai Paesi occidentali) suggeriscono in prima battuta non essersi trattato di un semplice cambio di governo, sia pure incostituzionale, bensì di un mutamento di regime con possibili conseguenze sull'identità del soggetto statale. Ciò non avrebbe compromesso in principio, in forza di successione, la posizione dell'Ucraina quale Stato costituito dal punto di vista del diritto internazionale, se il regime si fosse affermato come governo (di fatto) su tutta l'Ucraina. Ma questo non è stato.

Il regime illegittimo (tale ancor oggi, pur dopo le elezioni presidenziali, che fra l'altro non si sono svolte in tutta l'Ucraina) non ha mai esercitato il controllo effettivo su tutto il territorio nazionale. E nulla conta che si sia insediato nella capitale e sulle preesistenti strutture statali centrali, comunque al di fuori della legittimità costituzionale. In vaste zone del Paese (Crimea e regioni orientali russofone: Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk) si sono stabiliti da subito poteri di fatto locali nell'alveo sostanziale della legalità preesistente, con il rifiuto degli indicati mutamenti di orientamento internazionale e interno. Se tali poteri locali si fossero posti anche formalmente nel quadro della preesistente legalità, imperniata sulla presidenza Janukovic, si sarebbe anzi qui potuta riconoscere la continuità dello Stato ucraino costituito, con un potere (legale) centrale, sia pure decurtato (di fatto) della parte controllata dal regime di Kiev, declassato pertanto questo chiaramente a potere di fatto locale (insorti).  Si è invece formata ad Est una costellazione di poteri locali che non si presentano come governo centrale mirante alla soppressione del regime di Kiev, bensì si costituiscono in forma autonoma per il mantenimento, se non altro nelle parti controllate, di quegli orientamenti e collocazioni che il regime di Kiev rovescia. Non certo dunque insorti o ribelli (tanto meno "terroristi"), ma poteri di fatto "autonomisti", la cui compresenza con il regime (di fatto) di Kiev (e per i caratteri sopradetti di questo) comporta che lo Stato Ucraina ha perduto il carattere di Stato unito costituito. I poteri di fatto dell'Est sono espressione –nel vacuum dunque dell'assenza di Stato costituito- di autocostituzione di nuovi soggetti e quindi di autodeterminazione. Stando così le cose, non v'è insomma potere centrale, e certo non lo è Kiev, che sia titolato a reprimere una pretesa insurrezione e a non subire in ciò ingerenze esterne. Il conflitto armato in corso in Ucraina è, giuridicamente, conflitto internazionale tra poteri di fatto indipendenti, che si verifica nel contesto di un processo de-costituente dello Stato unico e costituente dei nuovi poteri, non giunto tuttora ad un definitivo consolidamento ella nuova situazione proprio in ragione del perdurante conflitto.

L'esito di quella autodeterminazione può essere molteplice (salvo l'ipotesi della soccombenza): proclamazione di indipendenza (e poi eventuale confluenza in altro Stato: così la Crimea con la Federazione russa); ma anche partecipazione paritaria alla ricostituzione di uno Stato Ucraina integrale con, ad es., garanzia di autonomia (federale) per le diverse parti.

In sintesi: assenza di uno Stato centrale unico costituito; esistenza di due costellazioni di poteri di fatto concomitanti. Essendo accertato che il regime di Kiev è sorto con ampio sostegno (da ritenersi illecito) da parte di Stati esteri, l'ausilio eventuale di una potenza esterna ai poteri di fatto dell'Est, è –tanto più se essi vengono collocati nel solco dell'autodeterminazione - legittimo. Siffatto aiuto non richiede in alcun modo un consenso del regime di Kiev qualora avvenga nel territorio controllato dai poteri dell'Est, e non può certo parlarsi di "invasione" o "aggressione". Impropriamente infatti il regime di Kiev si presenta e viene considerato da taluni Paesi (in particolare da quelli occidentali) come governo centrale dell'Ucraina: si tratta, va ripetuto, di potere di fatto nella parte, e solo in quella, che esso fattualmente controlla.

* Aldo Bernardini, Professore emerito di diritto internazionale dell'Università di Teramo.


=== 2: BREVI  ===

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 13/11/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/724319194316004

Oltre ai giornali accusati di "separatismo" e alla stampa comunista, la censura della giunta si è abbattuta contro le trasmissioni delle tv russe che raggiungevano l'Ucraina. I servizi golpisti hanno, dal loro insediamento, lavorato anche contro i siti web, decretando la chiusura di alcuni portali e l'arresto dei redattori.
Ora, il Ministero degli Interni sta elaborando un salto di qualità: bloccare l'accesso di informazioni dalla Russia anche via web, contando sull'aiuto degli Stati Uniti. Lo ha annunciato mercoledì 12 novembre durante una tavola rotonda dal titolo "Sicurezza delle informazioni su Internet" il consulente di Avakov, Anton Gerashchenko.

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Draft coalition agreement stipulates annulment of Ukraine's non-aligned status (Interfax-Ukraine, November 15, 2014)

Participants in negotiations on setting up a coalition at the Ukrainian parliament are considering the annulment of Ukraine's non-aligned status and the country's membership of NATO in a draft coalition agreement.
The Petro Poroshenko Bloc's website reported that the draft coalition agreement envisions the development and adoption of new versions of the Ukrainian National Security Strategy and Military Doctrine.
The draft agreement says that, among other things, "the Military Doctrine should contain the term 'potential enemy' and clearly determine criteria for recognizing a certain state or a group of states as a potential enemy."
In addition, the draft coalition agreement suggests amending the laws on the foundations of domestic and foreign policy and on the foundations of national security, including "the annulment of Ukraine's non-aligned status, the resumption of a political course toward integration into the Euro-Atlantic security space and membership of the North Atlantic Treaty Organization, and also the restoration of Ukraine's national sovereignty over the territory of Crimea as one of the strategic goals."
The draft coalition agreement stipulates that Ukraine's defense expenses must amount to at least 3% of its GDP.


=== 3 ===

Fonte: pagina FB "Fort Rus", 18/11/2014
https://www.facebook.com/725233754212794/photos/a.725414737528029.1073741828.725233754212794/731802110222625/?type=1&fref=nf 

Le riserve auree dell'Ucraina sono state saccheggiate 

La responsabile della Banca Nazionale Ucraina, la Signora Valeria Gontareva, ha dichiarato che una grande quantità delle riserve auree ucraine è "scomparsa". 
Secondo i dati della Banca Centrale Ucraina, le riserve in oro avrebbero dovuto essere superiori di 8 volte rispetto a quanto sia realmente presente.
Ovviamente nessuno funzionario del regime di Kiev ha idea di dove sia finito l'oro "scomparso". All'inizio di questo mese, la quantità di oro presente nelle riserve era pari ad appena 1 miliardo di dollari. 

La stessa responsabile della Banca Centrale ha ricordato che durante la presidenza di Yanukovych, le riserve auree erano cresciute. Questa quantità di oro è quindi scomparsa dopo il golpe di Febbraio. 

http://ukraina.ru/news/20141116/1011178918.html

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L'Ucraina ammette la "scomparsa" del suo oro (19/11/2014)

Riserve in oro Ucraina volate in aereo segretamente verso Fed di New York? (Fabia Scanisich, 17/03/2014)
Alcune segnalazioni rivelerebbero che le riserve in oro dell'Ucraina sarebbero state frettolosamente e segretamente trasferite in aereo verso gli Stati Uniti, dirette presumibilmente alla Federal Reserve di New York. Sul presunto trasporto aereo e la confisca delle riserve auree dell'Ucraina non c'è ancora nessuna conferma…
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http://www.globalresearch.ca/ukraines-gold-reserves-secretely-flown-out-and-confiscated-by-the-new-york-federal-reserve/5373446

Ukraine’s Gold Reserves Secretely Flown Out and Confiscated by the New York Federal Reserve?

The Spoils of War and Regime Change

By Prof Michel Chossudovsky

Global Research, April 19, 2014

A Russian Internet news site Iskra (“Spark”) based in Zaporozhye, eastern Ukraine,  reported on March 7, that  “Ukraine’s gold reserves had been hastily airlifted to the United States from Borispol Airport east of Kiev”.

This alleged airlift and confiscation of Ukraine’s gold reserves by the New York Federal Reserve has not been confirmed by the Western media. 

According to Iskra News:

At 2 a.m. this morning [March 7] an unmarked transport plane was on the runway at Borispol Airport (right) [east of Kiev]. According to airport staff, before the plane came to the airport, four trucks and two Volkswagen minibuses arrived, all the truck license plates missing.

Fifteen people in black uniforms, masks, and body armor stepped out, some armed with machine guns. They loaded the plane with more than 40 heavy boxes.

After that a mysterious man arrived and entered the plane.

All loading was done in a hurry.

The plane took off on an emergency basis.

Those who saw this mysterious special operation immediately notified the airport officials, who told the callers not to meddle in other people’s affairs.

Later a returned call from a senior official of the former Ministry of Revenue reported that tonight, on the orders of one of the new leaders of Ukraine, the United States had taken custody of all the gold reserves in Ukraine.” Сегодня ночью из “Борисполя” в США страртовал самолёт с золотым запасом Украины,  iskra-news.info. Zaporozhye, Ukraine, March 7, 2014, translated from Russian by the Gold Anti-Trust Action Committee Inc (GATA), emphasis added)

Following this disclosure, GATA’s Secretary Treasurer Chris Powell requested the New Federal Reserve and the US State Department to indicate whether the NY Fed had “taken custody” of Ukraine’s Gold.

A spokesman for the New York Fed said simply: “Any inquiry regarding gold accounts should be directed to the account holder. You may want to contact the National Bank of Ukraine to discuss this report.”

GATA’s similar inquiry of last night to the U.S. State Department has not yet prompted any reply.

Last night GATA called this issue to the attention of about 30 mainstream financial journalists and newsletter writers in the admittedly bizarre hope that they might pose the question as well.

1) The first rule of mainstream financial journalism and particularly financial journalism about gold is never to put a specific critical question about the monetary metal to any of the primary participants in the gold market, central banks. That is, nearly all gold market reporting is, by design, irrelevant distraction at best, disinformation at worst.

2) The true location and disposition of national gold reserves are secrets far more sensitive than the location and disposition of nuclear weapons. Chris Powell, Secretary/Treasurer
Gold Anti-Trust Action Committee Inc.

While the unconfirmed report regarding Ukraine’s gold reserves has not been the object of coverage by the mainstream financial news, the story was nonetheless picked up by the Shanghai Metals Market at  Metal.com. which states, quoting a report from the Ukrainian government, that Ukraine’s gold reserves had been “moved on an aircraft from … Kiev to the United States… in 40 sealed boxes” loaded on an unidentified aircraft.

The unconfirmed source quoted by Metal.com, says that the operation to airlift Ukraine’s gold had been ordered by the acting Prime Minister Arseny Yatsenyuk with a view to safe-keeping Ukraine’s gold reserves at the NY Fed, against a possible Russian invasion which could lead to the confiscation of Ukraine’s gold reserves.

On March 10, kingworldnews, a prominent online financial blog site published an incisive interview with William Kaye, a Hong Kong based hedge fund manager at Pacific Group Ltd. who had previously worked for Goldman Sachs in mergers and acquisitions.  ‎

The Spoils of War and Regime Change

Of significance in this interview with William Kaye is the analogy between Ukraine, Iraq and Libya. Lest we forget, both Iraq and Libya had their gold reserves confiscated by the US. According to Kaye,  the destination was the New York Fed.

The National Bank of Ukraine (Central Bank) estimated Ukraine’s gold reserves in February to be worth 1.8 billion dollars. According to William Kaye: “That would amount to a very nice down payment to the $5 billion that Assistant Secretary of State Victoria Nuland boasted that the United States has already spent in their efforts to destabilize Ukraine, and put in place their own unelected  government.” (KingsWorldNews  emphasis added). Kaye also confirmed in the interview that Washington was behind the appointment of the new head of the National  Bank of Ukraine (NBU) Stepan Kubiv:

“This would have been his first major decision to transport that gold out of Ukraine to the United States. …Ukraine will … very likely never see that gold again.” (Read Complete interview at KingsWorldNews, March 10, 2014, emphasis added)

Acting prime Minister Arseniy Yatsenyuk accused the Yanukovych government of having stolen Ukraine’s gold reserves.  This statement was made on February 27th, less than week prior to the report on the alleged airlifting of Ukraine’s gold to the  New York, which is yet to be confirmed.



=== 4 ===

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 21/11/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista

<< Sono arrivati questa mattina a Kiev, a un anno dall'inizio delle violenze sul Majdan che portarono al golpe di febbraio, il vice presidente USA Biden e V. Nuland, consigliere del segretario di Stato per l'Europa e l'Eurasia. 
Tra gli incontri di Biden: quelli con il presidente golpista e il premier (Poroshenko e Yatsenjuk) per discutere di "riforme" e della "situazione nel Donbass". Previsto anche un incontro con le organizzazioni americane cosiddette "non governative". Mentre la visita di Biden durerà solo oggi, la Nuland resterà a Kiev ospite dei golpisti fino al 23 novembre. 
Si tratta di una visita che non lascia presagire niente di buono, né per il Donbass né per il resto del paese, dove "riforme" significa privatizzare, aumento delle tariffe, svendita del patrimonio e asservimento ai dettami del FMI: riforme che assieme alla guerra hanno messo in ginocchio l'Ucraina. >>


Coca e petrolio (Oct. 17th, 2014)

Dopo il golpe di Kiev, il rampollo di casa Biden è entrato a far parte del consiglio d'amministrazione della Burisma, la maggiore compagnia energetica ucraina. 
Il curriculum del figlio di Joe Biden (vice presidente degli USA, uno degli architetti del majdan) ce lo racconta il Corriere della Sera: cacciato dalla marina USA perché cocainomane.
Forse la Burisma ha intenzione di passare dal gas e dal petrolio alla produzione di stupefacenti?

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Hackers Leak US Document Scans With Plans to Supply Weapons to Kiev (25.11.2014)
Despite earlier claims that US had no intention of supplying Ukraine with weapons, a recent leak of government documents has revealed plans to supply weapons to Kiev. The leak was published online by Ukrainian hackers group CyberBerkut…

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 24/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/730116527069604

Durante la recente missione ucraina di Biden, il gruppo Cyber Berkut ha violato pc e dispositivi mobili di membri della delegazione statunitense svelando nomi e beneficiari di parte dei finanziamenti USA agli uomini della giunta.
Estremamente "singolare" la richiesta ufficiale da parte ucraina di far arrivare denaro su conti personali dei gerarchi…


25.11.2014 г. CyberBerkut gained access to the documents of Joseph Biden’s delegation officials

We, CyberBerkut, have already warned against inadmissibility of the Washington's interference in internal affairs of our country. Moreover, we repeatedly claimed our rejection of Kiev authorities’ antinational policy which had put Ukraine in dependence from the USA.

During two-day visit of Joseph Biden to Kiev on November 20-21 we gained access to confidential files of the State Department that had been stored on American delegation member’s mobile device.

Today we are ready to acquaint Ukrainian citizens, the USA and the world community with the documents that uncover the real volume and direction of American aid to “settle” the Ukrainian crisis.

After examination of just a several files there is the impression that the Ukrainian army is the branch of US Armed Forces. The volume of US financial assistance amazes with its scale. They also show the highest level of degradation of the Ukrainian Armed Forces. Besides, thousands of dollars go on personal accounts of military personnel and used by certain officers in personal needs. What will the American taxpayers say?  

Documents signed by Kiev and foreign authorities speak for themselves:

One of the most surprising documents. The Naval Command begs it's foreign masters to sponsor Ukrainian officers during military exercises headed by the Pentagon on the Ukraine territory. And what about national pride?
Besides, what's the point of transferring more than a half million UAH on a card account of LCDR Denis Stupak? It cannot be explained. Except for uncontrolled spending and enriching without paying taxes. Perhaps it would be very interesting for Ukrainian and American journalists to find this officer and ask him a couple of questions.
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Here's another document concerning military exercises. This time the Army Academy Named After Hetman Petro Sagaydachnyi begs to recover exercise expenditure for meals and incidentals of its eleven officers and one civilian. They want up to 53,000 UAH.
And now attention! Why does the assignment allowance of Naval Forces officers come up to 1310 UAH per day, and assignment allowance of the Army Academy officers – 500 UAH per day? Are sailors hungrier? Or is it just blind cupidity?
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This is one of the documents confirming that the Ukrainian army becomes a branch of US Armed Forces. The amount of expenses is amazing. What is much astonishing, almost one million dollars is assigned for opening "linguistic laboratories" and purchasing text-books for them. Undoubtedly, it is what Ukrainian Armed Forces need today. They all need English to understand Washington's orders more quickly.
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This document contains signatures of Barak Obama and John Kerry. The USA will provide Ukrainian Armed Forces with counter-mortar radars. It is what Mr. Poroshenko proudly talked about. So it happened. Three radars worth a total of $400 000. It's a penny in comparison with what Ukrainian army will receive from Washington. From these documents it's not difficult to understand that US military assistance calculates in millions of dollars. And as we all know, he who pays the piper calls the tune.
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The United States of America continue to assert that they are ready to provide Ukraine only with non-lethal commodities. But for some reasons members of Joseph Biden’s delegation have been given the document with the mark “for the Congress, final”. After reading of this document it’s getting clear that the junta is not going to comply with the Minsk agreements and observe the truce. They are ready to kill again!
400 sniper-rifles, 2000 assault-rifles, 720 hand-held grenade launchers, 200 mortars with more than 70 000 mines, 150 stingers, 420 antitank missiles and so on. That’s the plan of a peaceful settlement of the conflict in the South-East by Petro Poroshenko.
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For some reason, special attention is paid to Ukraine’s Naval Forces. On one hand it’s clear that there are no Naval Forces in Ukraine. On the other hand it points at aggressive plans of the USA and Kiev to prepare subversive operations not only in the South-East, but in Crimea. It’s hard to find another explanation. Otherwise, for what purpose does Ukraine need 150 combat divers?
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These are folks of the State Department working and having fun. They are feeling great.
[PHOTOS]

Archives with these and other documents are available for download by the links below:
best: http://www.mediafire.com/download/butobc70nzbp47g/best.7z
other: http://www.mediafire.com/download/pdx7fic7z3fe41g/other.7z

We are CyberBerkut! We will not forget! We will not forgive!


=== 5 ===

http://contropiano.org/internazionale/item/27877-la-nato-si-prende-l-ucraina-al-governo-banchieri-stranieri-e-marionette-usa

La Nato si prende l'Ucraina: al governo banchieri stranieri e marionette Usa

Marco Santopadre, 3 Dicembre 2014

Scrivevano ieri agenzie di stampa e quotidiani vari che il nuovo governo ucraino, la cui formazione era questione di ore, sarebbe stato filo-occidentale. Ma in realtà sarà occidentale e basta, visto che a governare gli ucraini – almeno quelli che non si sono ribellati armi alla mano dopo il golpe di febbraio – saranno direttamente esponenti stranieri. Alcuni espressione diretta delle potenze occidentali che hanno sostenuto EuroMaidan prima e il regime change poi, altri provenienti da vari paesi dell’ex Urss e marionette di Usa e Nato.
A guardare la nuova lista dei ministri e dei responsabili frutto dell’accordo raggiunto dai cinque partiti di destra ed estrema destra entrati alla Rada grazie alle elezioni del 26 ottobre sembra di trovarsi di fronte una squadra di calcio tanti sono gli stranieri. Alcuni dei quali sono stati scelti per dirigere settori chiave, esplicitando così senza infingimenti la natura eterodiretta di quella che in tanti, in troppi, si ostinano ancora a definire una ‘rivoluzione’. 
Ad esempio a capo del ministero delle Finanze ci sarà la statunitense Natalia Jaresko, che ha il ‘pregio’ di essere di origini ucraine, e che è anche amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. 
Il Ministero dell'Economia andrà invece a un lituano, il banchiere Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che conosce bene l’Ucraina avendoci lavorato negli ultimi 20 anni dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. C’è da chiedersi quale sia stato il suo ruolo nel porre le condizioni per il sovvertimento del presidente Yanukovich, a febbraio.
A guidare il dicastero della Sanità andrà invece il georgiano Alexander Kvitashvili, di ferrea osservanza Nato, ex ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi ai tempi del presidente Mikhail Saakhasvili (oggi sotto processo in patria e rifugiato negli Usa).
Ai tre il presidente Poroshenko, che ha giustificato la novità con la necessità di combattere la corruzione, rimettere in sesto l'economia e difendere il paese "dall'aggressione russa", ha seduta stante concesso la cittadinanza ucraina, visto che legalmente non è possibile farsi governare da cittadini di un altro paese. Il miliardario ha anche promesso in parlamento un decreto “per concedere la cittadinanza ucraina agli stranieri che combattono” nel sud-est al fianco delle truppe di Kiev contro i miliziani separatisti e “gli aggressori russi”.

Avevamo già fatto notare la stranezza di un panorama politico di destra e presuntamente nazionalista che si fa dettare le condizioni dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea, dall’Alleanza Atlantica e dal Fondo Monetario Internazionale. Ma ora si è andati ben oltre l’immaginabile, con l’Ucraina ridotta a colonia amministrata non più attraverso delle “teste di legno” locali, ma direttamente dagli sponsor e dai padrini stranieri del nuovo regime. Banchieri e tecnocrati con un legame evidente con l’Alleanza Atlantica e il dipartimento di Stato di Washington. Non c’è che dire per quella che anche organizzazioni e media di sinistra hanno entusiasticamente descritto come una ‘rivoluzione antioligarchica’.

Incredibilmente, poi, la scelta dei “candidati stranieri” per il nuovo esecutivo ucraino è stata gestita da due società di selezione del personale, naturalmente straniere, la Pedersen & Partners e la Korn Ferry, che hanno trovato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i professionisti della selezione hanno ben 24 candidati, alcuni dei quali destinati a guidare alcuni ministeri, altri a gestire il governo come funzionari altamente qualificati (e influenti). Un lavoro di casting da far invidia a ‘X Factor’! Dietro il quale, ci informa un sarcastico Sole 24 Ore, c’è la mano e la supervisione della Fondazione Renaissence, “network globale di consulenza politica” al servizio del miliardario statunitense di origini ungheresi George Soros che avrebbe sborsato, secondo il quotidiano KyvPost, circa 80 mila dollari per finanziare le due società. 
Un personaggio che si è spesso vantato di aver alacremente lavorato per buttare giù il precedente governo ucraino che si opponeva alla firma del trattato di associazione con l’Ue e all’avvicinamento alla Nato e che ora esce allo scoperto.

Il passaggio parlamentare non ha rappresentato alcun problema. La Verkhovna Rada ha infatti detto si al nuovo esecutivo con ben 288 voti a favore, 62 più di quelli necessari. Vladymir Groisman, ex ministro dello sviluppo regionale e delfino di Poroshenko è stato nominato presidente del parlamento, terza carica dello Stato. Sono stati anche confermati al loro posto il ministro degli Esteri, Pavlo Klimkin, e il titolare della Difesa, Stepan Poltorakv, entrambi in quota Poroshenko e più vicini agli interessi dell’Unione Europea, che però esce con le ossa rotte da una tale ‘evoluzione’ dell’esecutivo di Kiev, di fatto quasi totalmente in mano al falco filo statunitense Arseni Iatseniuk che ora potrà contare sui nuovi ministri stranieri e sui funzionari che di fatto avranno il ruolo di orientare le scelte di settori e ministeri controllati nominalmente da esponenti di non stretta osservanza Usa.

Yatseniuk verrà sostenuto da un maggioranza parlamentare molto ampia, pari ai due terzi dei seggi necessari per le modifiche costituzionali che il nuovo regime vuole imporre, formata da una coalizione di cinque partiti di destra ed estrema destra: il Blocco Poroshenko, il Fronte Nazionale di Iatseniuk, Samopomich di Andrei Sadovy, il Partito radicale di Oleg Lyashko e Patria di Yulia Tymoshenko. Quanto questa maggioranza sarà solida e quanto gli interessi spesso opposti degli oligarchi e dei capi militari dei battaglioni punitivi di estrema destra riusciranno a convivere lo vedremo nelle prossime settimane.


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http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24842-per-i-comunisti-lucraina-si-sta-trasformando-in-una-colonia.html

Per i comunisti, l'Ucraina si sta trasformando in una colonia

3 Dicembre 2014
da www.kpu.ua 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Dichiarazione di Petro Simonenko in merito alla designazione di ministri stranieri

La nomina di stranieri come ministri del governo rappresenta un'aperta violazione del principio di responsabilità politica. Poiché è assolutamente incomprensibile in che cosa consisteranno i rapporti tra la coalizione parlamentare e gli stranieri, sebbene abbiano acquisito la cittadinanza ucraina.

E' l'opinione espressa dal leader del Partito Comunista di Ucraina, Petro Simonenko.

Va notato che nel preambolo dell'accordo di coalizione sono scritte parole gravi: “Abbiamo la responsabilità politica di rispondere alle minacce che deve affrontare il nostro paese”.

“Lo hanno scritto per passare la responsabilità direttamente ai “cacciatori di teste”?! Rileva il leader comunista. “E allora perché ci si è così dati da fare per indire elezioni anticipate se poi i partiti entrati in parlamento non dispongono di candidati preparati e in grado di attuare riforme e assolvere alle funzioni del potere?! E' un comportamento che si presta ad un unico giudizio: è stato un inganno intenzionale degli elettori”.

In secondo luogo, ha continuato Petro Simonenko, l'attribuzione della cittadinanza ucraina non rimuove una serie di questioni giuridiche. “In Ucraina, la doppia cittadinanza è fuori legge. La legge rifiuta ministri stranieri come Natalya Jaresko cittadina degli Stati Uniti. Ciò significa che chi è al potere programma la palese violazione delle norme della legislazione ucraina”.

Inoltre, come ha ricordato il leader dei comunisti ucraini, la legge richiede l'obbligo per i funzionari ucraini della conoscenza e la padronanza della lingua ufficiale. “In quale lingua il ministro dello Sviluppo Economico e del Commercio interverrà di fronte alla Rada Suprema? In russo o in inglese? Sono curioso di vedere la reazione di quegli ultra-nazionalisti che si precipitavano sul podio mostrando i pugni, quando si parlava russo”.

Tuttavia, sebbene il lato formale della questione potrebbe essere arrangiato attraverso una semplificazione della procedura, rimane aperto il problema di come vengano tutelati gli interessi nazionali.

“Con il denaro dei contribuenti ucraini al governo ci sarà un ex dipendente del Dipartimento di Stato USA, Natalya Jaresko. Non stiamo forse permettendo l'accesso illimitato a informazioni sottoposte al segreto di Stato? Chi risponderà nel caso in cui questa persona, appena registrata come cittadina ucraina, dovesse trasferire ad altri le informazioni segrete? E a proposito, la cittadinanza concessa ha carattere temporaneo o permanente?”

E' vero, come ha osservato il leader del KPU, che la designazione di stranieri per la definizione delle riforme rientra in un ambito di liceità, ma tale pratica viene utilizzata solo nel caso essi siano impegnati in qualità di esperti, consulenti, consiglieri, ma non come membri del governo, vale a dire come persone che decidono direttamente la politica dello Stato: “E oltretutto in modo così massiccio. Per questa ragione, se vogliamo esprimere un giudizio sulle decisioni assunte dalle autorità, da un lato, siamo di fronte a una vera e propria manifestazione di impotenza, dall'altro alla consegna del controllo del potere direttamente all'estero”.

“Perché al governo sono stati invitati gli stranieri? Si chiede Petro Simonenko, dando questa risposta: “In realtà non stiamo parlando di quali riforme si intenda attuare. Qui stiamo parlando della legalizzazione del controllo straniero del paese”.

Va inteso che i centri di pressione straniera sull'Ucraina sono stanchi di “lavorare attraverso intermediari”, che si sono dimostrati inefficienti nella risoluzione dei compiti geopolitici che sono stati affidati loro: la loro corruzione costa troppo caro. Di qui l'idea di introdurre nell'apparato statale direttamente i propri agenti per assicurare il controllo esterno”.

Secondo il leader del Partito Comunista di Ucraina, non ci si deve stupire se dopo questo tipo di innovazione, verranno avanzate nuove “idee progressiste”. Ad esempio, l'idea dell'amministrazione coloniale.

“E anche la logica delle autorità ucraine è comprensibile. Non avendo la minima idea di come affrontare i problemi che si sono accumulati nel paese, semplicemente non intendono assumere le proprie responsabilità”.

Esattamente come è avvenuto con il precedente governo, si risponde semplicemente imprimendo un'accelerazione alla crisi politica, aumentando a dismisura la possibilità di un'esplosione sociale”, - ha dichiarato Petro Simonenko, aggiungendo che la legalizzazione del controllo esterno porterà a far si che un grande movimento sociale acquisirà un altro fondamentale aspetto: quello della lotta anticoloniale.

Ufficio stampa del Partito Comunista di Ucraina






(srpskohrvatski / francais / english / italiano)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 3: Petras, Wimmer, Schwarz

1) James Petras: All-Out War in Ukraine: NATO’s ‘Final Offensive’ / Una grande guerra sta per scoppiare in Ucraina
2) Willi Wimmer: L’OTAN souhaite vivement une intervention de la Russie en Ukraine orientale // Изазивање Русије  // Инструментализација ОЕБС-а и инсценација рата
3) Peter Schwarz: One year since the beginning of the crisis in Ukraine
Tomorrow [29/11/2014] marks the first anniversary of the Eastern Partnership Summit in Vilnius, where then Ukrainian President Viktor Yanukovych refused to sign an Association Agreement with the European Union…


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All-Out War in Ukraine: NATO’s ‘Final Offensive’

By James Petras

November 23, 2014 "ICH" -  There are clear signs that a major war is about to break out in Ukraine:  A war actively promoted by the NATO regimes and supported by their allies and clients in Asia (Japan) and the Middle East (Saudi Arabia).  The war over Ukraine will essentially run along the lines of a full-scale military offensive against the southeast Donbas region, targeting the breakaway ethnic Ukraine- Russian Peoples Republic of Donetsk and Lugansk, with the intention of deposing the democratically elected government, disarming the popular militias, killing the guerrilla resistance partisans and their mass base, dismantling the popular representative organizations and engaging in ethnic cleansing of millions of bilingual Ukraino-Russian citizens.  NATO’s forthcoming military seizure of the Donbas region is a continuation and extension of its original violent putsch in Kiev, which overthrew an elected Ukrainian government in February 2014.

The Kiev junta and its newly ‘elected’ client rulers, and its NATO sponsors are intent on a major purge to consolidate the puppet Poroshenko’s dictatorial rule.  The recent NATO-sponsored elections excluded several major political parties that had traditionally supported the country’s large ethnic minority populations, and was boycotted in the Donbas region.  This sham election in Kiev set the tone for NATO’s next move toward converting Ukraine into one gigantic US multi-purpose military base aimed at the Russian heartland and into a neo-colony for German capital, supplying Berlin with grain and raw materials while serving as a captive market for German manufactured goods.

An intensifying war fever is sweeping the West; the consequences of this madness appear graver by the hour.

War Signs:  The Propaganda and Sanctions Campaign, the G20 Summit and the Military Build Up

The official drum- beat for a widening conflict in Ukraine, spearheaded by the Kiev junta and its fascist militias, echoes in every Western mass media outlet, every day.  Major mass media propaganda mills and government ‘spokesmen and women’ publish or announce new trumped-up accounts of growing Russian military threats to its neighbors and cross-border invasions into Ukraine.  New Russian incursions are ‘reported’ from the Nordic borders and Baltic states to the Caucuses.  The Swedish regime creates a new level of hysteria over a mysterious “Russian” submarine off the coast of Stockholm, which it never identifies or locates – let alone confirms the ‘sighting’.  Estonia and Latvia claim Russian warplanes violated their air space without confirmation.  Poland expels Russian “spies” without proof or witnesses.  Provocative full-scale joint NATO-client state military exercises are taking place along Russia’s frontiers in the Baltic States, Poland, Romania and Ukraine.

NATO is sending vast arms shipments to the Kiev junta, along with “Special Forces” advisers and counter-insurgency experts in anticipation of a full-scale attack against the rebels in the Donbas.

The Kiev regime has never abided by the Minsk cease fire. According to the UN Human Rights office 13 people on average –mostly civilians –have been killed each day since the September cease fire. In eight weeks, the UN reports that 957 people have killed –overwhelmingly by Kiev’s armed forces.

The Kiev regime, in turn, has cut all basic social and public services to the Peoples’ Republics’, including electricity, fuel, civil service salaries, pensions, medical supplies, salaries for teachers and medical workers, municipal workers wages; banking and transport have been blockaded.

The strategy is to further strangle the economy, destroy the infrastructure, force an even greater mass exodus of destitute refugees from the densely populated cities across the border into Russia and then to launch massive air, missile, artillery and ground assaults on urban centers as well as rebel bases.

The Kiev junta has launched an all-out military mobilization in the Western regions, accompanied by rabid anti-Russian, anti-Eastern Orthodox indoctrination campaigns designed to attract the most violent far right chauvinist thugs and to incorporate the Nazi-style military brigades into the frontline shock troops.  The cynical use of irregular fascist militias will ‘free’ NATO and Germany from any responsibility for the inevitable terror and atrocities in their campaign.  This system of ‘plausible deniability’ mirrors the tactics of the German Nazis whose hordes of fascist Ukrainians and Ustashi Croats were notorious in their epoch of ethnic cleansing.

G20-plus-NATO: Support of the Kiev Blitz

To isolate and weaken resistance in the Donbas and guarantee the victory of the impending Kiev blitz, the EU and the US are intensifying their economic, military and diplomatic pressure on Russia to abandon the nascent peoples’ democracy in the south-east region of Ukraine, their principle ally.

Each and every escalation of economic sanctions against Russia is designed to weaken the capacity of the Donbas resistance fighters to defend their homes, towns and cities.  Each and every Russian shipment of essential medical supplies and food to the besieged population evokes a new and more hysterical outburst – because it counters Kiev-NATO strategy of starving the partisans and their mass base into submission or provoking their flight to safety across the Russian border.

After suffering a series of defeats, the Kiev regime and its NATO strategists decided to sign a ‘peace protocol’, the so-called Minsk agreement, to halt the advance of the Donbas resistance into the southern regions and to protect its Kiev’s soldiers and militias holed-up in isolated pockets in the East.  The Minsk agreement was designed to allow the Kiev junta to build up its military, re-organize its command and incorporate the disparate Nazi militias into its overall military forces in preparation for a ‘final offensive’.  Kiev’s military build-up on the inside and NATO’s escalation of sanctions against Russia on the outside would be two sides of the same strategy:  the success of a frontal attack on the democratic resistance of the Donbas basin depends on minimizing Russian military support through international sanctions.

NATO’s virulent hostility to Russian President Putin was on full display at the G20 meeting in Australia: NATO-linked presidents and prime ministers, especially Merkel, Obama, Cameron, Abbott, and Harper’s political threats and overt personal insults paralleled Kiev’s growing starvation blockade of the besieged rebels and population centers in the south-east.  Both the G20’s economic threats against Russia and the diplomatic isolation of Putin and Kiev’s economic blockade are preludes to NATO’s Final Solution – the physical annihilation of all vestiges of Donbas resistance, popular democracy and cultural-economic ties with Russia.

Kiev depends on its NATO mentors to impose a new round of severe sanctions against Russia, especially if its planned invasion encounters a well armed and robust mass resistance bolstered by Russian support.  NATO is counting on Kiev’s restored and newly supplied military capacity to effectively destroy the southeast centers of resistance.

NATO has decided on an ‘all-or-nothing campaign’:  to seize all of Ukraine or, failing that, destroy the restive southeast, obliterate its population and productive capacity and engage in an all-out economic (and possibly shooting) war with Russia.  Chancellor Angela Merkel is on board with this plan despite the complaints of German industrialists over their huge loss of export sales to Russia.  President Hollande of France has signed on dismissing the complaints of trade unionists over the loss of thousands French jobs in the shipyards.  Prime Minister David Cameron is eager for an economic war against Moscow, suggesting the bankers of the City of London find new channels to launder the illicit earnings of Russian oligarchs.

The Russian Response

Russian diplomats are desperate to find a compromise, which allows Ukraine’s ethnic Ukraine- Russian population in the southeast to retain some autonomy under a federation plan and regain influence within the ‘new’ post-putsch Ukraine.  Russian military strategists have provided logistical and military aid to the resistance in order to avoid a repeat of the Odessa massacre of ethnic Russians by Ukrainian fascists on a massive scale. Above all, Russia cannot afford to have NATO-Nazi-Kiev military bases along its southern ‘underbelly’, imposing a blockade of the Crimea and forcing a mass exodus of ethnic Russians from the Donbas.  Under Putin, the Russian government has tried to propose compromises allowing Western economic supremacy over Ukraine but without NATO military expansion and absorption by Kiev.

That policy of conciliation has repeatedly failed.

The democratically elected ‘compromise regime’ in Kiev was overthrown in February 2014 in a violent putsch, which installed a pro-NATO junta.

Kiev violated the Minsk agreement with impunity and encouragement from the NATO powers and Germany.

The recent G20 meeting in Australia featured a rabble-rousing chorus against President Putin.  The crucial four-hour private meeting between Putin and Merkel turned into a fiasco when Germany parroted the NATO chorus.

Putin finally responded by expanding Russia’s air and ground troop preparedness along its borders while accelerating Moscow’s economic pivot to Asia.

Most important, President Putin has announced that Russia cannot stand by and allow the massacre of a whole people in the Donbas region.

Is Poroshenko’s forthcoming blitz against the people of southeast Ukraine designed to provoke a Russian response – to the humanitarian crisis?  Will Russia confront the NATO-directed Kiev offensive and risk a total break with the West?

James Petras is a Bartle Professor (Emeritus) of Sociology at Binghamton University, New York. Latest book: “The New Extractivism. A Post-Neoliberal Development Model or Imperialism of the Twenty-First Century?” Henry Veltmeyer and James Petras. Zed Books. http://petras.lahaine.org/


--- TRADUZIONE:


Una grande guerra sta per scoppiare in Ucraina

Prof. James Petras


Il potenziamento militare di Kiev e l'escalation delle sanzioni contro la Russia sono le due facce della strategia della Nato

Ci sono chiari segnali che una grande guerra sta per scoppiare in Ucraina, scrive James Petras, Professore (emerito) di Sociologia all'Università di Binghamton, New York, una guerra promossa attivamente dai Paesi della NATO e sostenuta dai loro alleati in Asia (Giappone) e Medio Oriente (Arabia Saudita). La guerra per l'Ucraina correrà lungo le linee di una offensiva militare su vasta scala contro la regione sudorientale del Donbas e prenderà di mira le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk con l'intenzione di deporre i governi democraticamente eletti, disarmare le milizie popolari, eliminare la resistenza, smantellare le organizzazioni rappresentative popolari e condurre una pulizia etnica di milioni di cittadini bilingue. La prossima offensiva militare della NATO nella regione del Donbas, prosegue il Prof. Petras, è la continuazione e l’estensione del colpo di stato avvenuto a Kiev nel febbraio del 2014.
 
Il governo di Kiev, i suoi nuovi 'eletti' e i loro sponsor della NATO sono pronti ad una nuova purga per consolidare la presidenza di Poroshenko. Le recenti elezioni hanno escluso alcuni importanti partiti politici che avevano tradizionalmente sostenuto le grandi minoranze etniche del paese, e sono state boicottate nella regione del Donbas. Questa elezione farsa ha reso l’idea della prossima mossa della NATO  per la conversione dell’Ucraina in una gigantesca base militare americana rivolta verso il cuore del territorio russo e in una neo-colonia per la capitale tedesca, che rifornirà Berlino di grano e materie prime mentre sarà intenta a trasformarsi in un mercato per i manufatti tedeschi.
 
Il rullo di tamburi che precede una escalation nella guerra in Ucraina, guidata da Kiev e le sue milizie fasciste, riecheggia nei mass media occidentali, ogni giorno. Sempre più media e portavoce pubblicano o annunciano notizie inventate di crescenti minacce militari russe ai suoi vicini e invasioni transfrontaliere in Ucraina. Nuove incursioni russe sono 'segnalate' dai confini nordici agli Stati baltici fino al Caucaso. La Svezia ha creato un nuovo livello di isteria per un misterioso sottomarino "russo" al largo delle coste di Stoccolma, che non ha mai identificato o individuato. Estonia e Lettonia sostengono che aerei da guerra russi hanno violato il loro spazio aereo senza prove. La Polonia espelle "spie" russe senza prove o testimoni.  Esercitazioni militari su vasta scala dei paesi Nato sono in corso lungo le frontiere della Russia con i Paesi baltici, la Polonia e l'Ucraina. 
 
La NATO sta inviando ingenti spedizioni di armi a Kiev, insieme a consulenti delle "Forze Speciali" ed esperti di contro-insurrezione in previsione di un attacco su larga scala contro i ribelli del Donbas.
 
Kiev non ha mai rispettato il cessate il fuoco di Minsk. Secondo l'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite 13 persone in media – prevalentemente civili -sono stati uccisi ogni giorno da quando il cessate il fuoco di settembre è entrato in vigore. In otto settimane l'ONU riferisce che 957 persone sono uccise –in maggioranza dalle Forze Armate di Kiev.
 
Kiev ha tagliato tutti i servizi sociali e pubblici di base ai popoli delle Repubbliche, inclusa l'elettricità, il carburante, gli stipendi pubblici, le pensioni, le forniture mediche; banche e trasporti sono stati bloccati.
 
La strategia è quella di strangolare ulteriormente l'economia, distruggere le infrastrutture, forzare l’esodo di massa dei profughi bisognosi dalle città densamente popolate oltre il confine con la Russia e poi a lanciare assalti massicci sui centri urbani e sulle postazioni dei ribelli.
 
Kiev ha lanciato una mobilitazione militare a tutto campo nelle regioni occidentali, accompagnata da campagne di indottrinamento anti-russe progettate per attrarre i più violenti teppisti sciovinisti di estrema destra e incorporare le brigate militari nelle truppe d'assalto. L'uso cinico della milizie fasciste irregolari 'libera' Nato e Germania da ogni responsabilità per il terrore inevitabile e le atrocità nella loro campagna. Questo sistema rispecchia la tattica dei nazisti tedeschi.
 
Per isolare e indebolire la resistenza nel Donbas e garantire la vittoria di Kiev, l'UE e gli USA stanno intensificando la loro pressione economica, militare e diplomatica sulla Russia affinché abbandoni le regioni del sud-est dell'Ucraina.
 
Ogni escalation delle sanzioni economiche contro la Russia è stata progettata per indebolire la resistenza del Donbas. Ogni spedizione russa di forniture mediche essenziali e cibo alla popolazione assediata evoca un nuovo e più isterico sfogo - perché contrasta la strategia di Kiev e della NATO di far morire di fame i partigiani e costringere la loro base alla sottomissione o alla fuga verso la sicurezza attraverso il confine con la Russia.
 
Dopo aver subito una serie di sconfitte, Kiev e i suoi strateghi della NATO hanno deciso di firmare un 'protocollo di pace', il cosiddetto accordo di Minsk, per arrestare l'avanzata della resistenza del Donbas nelle regioni meridionali e per proteggere i soldati e le milizie di Kiev isolate nelle regioni orientali. L'accordo di Minsk è stato progettato per consentire a Kiev di ricostruire il suo esercito, riorganizzare il suo comando e incorporare le milizie di estrema destra nelle sue forze militari in cista di una 'offensiva finale'. Il potenziamento militare di Kiev e l'escalation delle sanzioni contro la Russia sono le due facce di una stessa strategia: il successo di un attacco frontale alla resistenza democratica del bacino del Donbas dipende dalla riduzione del sostegno militare russo per via delle sanzioni internazionali a cui Mosca è sottoposta.
 
L’ostilità della NATO nei confronti del presidente russo Putin si è manifestata in pieno in occasione della riunione del G20 in Australia. Le minacce economiche del G20 contro la Russia, l'isolamento diplomatico di Putin e il blocco economico del Donbas sono un preludio alla soluzione finale della NATO - l'annientamento fisico della resistenza nel Donbas, della democrazia popolare e dei legami economico-culturali con la Russia.
 
Kiev dipende dai suoi mentori della NATO per imporre un nuovo round di sanzioni severe contro la Russia, soprattutto se la sua invasione pianificata incontrerà una resistenza di massa ben armata e sostenuta dalla Russia. La NATO conta sulla restaurata capacità militare di Kiev per distruggere efficacemente i centri di resistenza nel sud-est.
 
La NATO ha deciso per una guerra totale: controllare tutta l’Ucraina o, in alternativa, distruggere il sud-est separatista, cancellare la sua popolazione e la capacità produttiva e impegnarsi in una guerra economica a tutto campo con la Russia.  
 
I diplomatici russi sono alla disperata ricerca di un compromesso che permetta alla popolazione ucraina di etnia russa nel sud-est ucraino di mantenere una certa autonomia nel quadro di un progetto di federazione e riconquistare influenza all'interno del governo ucraino. Strateghi militari russi hanno fornito aiuto logistico e militare alla resistenza, al fine di evitare il ripetersi di episodi come il massacro di Odessa. Soprattutto, la Russia non può permettersi di avere basi militari della NATO lungo il suo “ventre molle” meridionale. Sotto Putin, il governo russo ha cercato di proporre compromessi che consentano la supremazia economica occidentale l'Ucraina, ma senza l'espansione militare della NATO e l'assorbimento di Kiev.
 
Tale politica di conciliazione ha ripetutamente fallito.
 
Il 'governo del compromesso' di Kiev è stato rovesciato a febbraio da un colpo di stato violento che ha installato un governo favorevole alla Nato.
 
Kiev ha violato l'accordo di Minsk impunemente, incoraggiata dalle potenze della NATO.
 
La recente riunione del G20 in Australia è stata caratterizzata da un coro unanime contro il presidente Putin. Il cruciale incontro privato di quattro ore tra Putin e Merkel si è risolto in un fallimento quando la Germania si è unita al coro della NATO.
 
Putin ha risposto alle manovre militari lungo i confini della Russia accelerando la versione russa del pivot to Asia. Più importante, il presidente Putin ha annunciato che la Russia non permetterà il massacro di un intero popolo della regione del Donbas.
 
Il Professor Petras conclude il suo intervento su 'Information Clearing House' ponendosi questi interrogativi: “Una nuova offensiva di Poroshenko contro il popolo del sud-est dell'Ucraina progettata per provocare una risposta russa alla crisi umanitaria è imminente? Come risponderà la Russia all'offensiva di Kiev sostenuta dalla NATO? Mosca rischierà una rottura totale con l'Occidente?”



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In english: NATO desperately longs for Russian invasion into Eastern Ukraine (by Willi Wimmer)


Horizons et débats (Suisse), 24 novembre 2014 (No 28)

L’OTAN souhaite vivement une intervention de la Russie en Ukraine orientale

par Willy Wimmer
, ancien secrétaire d’Etat au ministère de la Défense fédérale allemande

Ces derniers jours, il est flagrant de constater comment les médias d’Etat allemands restent à la traîne des événements. Chaque soir, l’arsenal des opi

nions médiatiques est moralisateur, ennuyeux, toujours politiquement correct. Si l’on regarde au-delà des frontières de son propre pays, il existe un secret de polichinelle. Soit les négociations avec l’Iran sur la question nucléaire, prévues de se terminer entre les 18 et 24 novembre, réussissent à désamorcer les conflits régionaux, soit nous devons nous résigner – malgré nous – à voir apparaître la mèche allumée du prochain grand conflit global.

Il y a des développements que nous préférerions et d’autres, à quelques heures de vol de chez nous, semblant éventuellement pouvoir limiter le conflit. La rencontre des pays riverains de l’Asie-Pacifique dans la capitale chinoise de Pékin nous a clairement montré qu’une limitation des dégâts serait possible.

Soit on donne une chance à la raison et au respect du fléau de la guerre, soit on laisse mûrir les choses pour les «résoudre» par les armes. Depuis des décennies, le monde ne s’est plus trouvé dans une situation aussi dramatique et qui pourrait se poursuivre jusqu’à la fin de l’année 2014.

Nous autres Européens, ainsi ceux qui se rangent du côté de l’«Occident», ne devraient pas oublier la situation morale, économique, financière et politique présente à la fin de la guerre froide et de la réunification allemande. Et aujourd’ hui? On ne peut que constater qu’il y a rarement eu, au cours de l’ histoire, une meilleure situation pour lutter contre la misère dans le monde – et nous l’ avons gâchée. L’ Occident a jeté par dessus bord, uniquement par sa propre faute, l’ excellente situation de départ de jadis avec laquelle il aurait pu faire face aux plus grands défis. Pourquoi? Parce que nous nous retrouvions, pour de multiples raisons, dans une union avec une puissance qui, depuis plus d’une décennie, se débat littéralement de tous les côtés en violant sciemment toutes les règles en vigueur pouvant nous assurer la possibilité de construire un monde plus pacifique. Nous étions à ses trousses. Aujourd’hui, il ne nous reste plus qu’à prier que le conflit en Ukraine orientale n’empire pas avant la fête de Noël.

Ce n’était pas un avantage pour la Fédération de Russie de devenir, à la fin de la guerre froide et de l’Union soviétique, une «plume dans le vent». Ainsi elle a longtemps manqué comme élément de «co-ancrage» pour un ordre de stabilité européen. Les décideurs à Moscou comme ceux à Bonn et à Berlin ne purent que constater la manière avec laquelle Washington détruisait tout ce qui se présentait à lui. L’Occident – nous inclus – ne fut pas capable de développer des données constructives après avoir réussi à résoudre une confrontation dans une des grandes régions du monde. Et maintenant? Nous avons été ébahis en voyant que la Fédération de Russie réapparait sur la scène internationale à la suite des guerres violant le droit international menées contre Belgrade, Bagdad, Damas et Tripolis à l’aide de nouveaux procédés américains clairement dirigés contre la Russie.

Actuellement, tout semble indiquer que l’ Occident, dominé par les Etats-Unis, ne sait pas comment se comporter ni face au mutisme russe ni face au retour de la Fédération de Russie en tant que puissance globale. L’ Union européenne s’ aligne naturellement sur l’ A mérique, exactement comme la nouvelle «cheffe de la diplomatie européenne» nous l’a signalé.

Toute personne, telle Mme Mogherini, déclarant déjà dans sa première prise de position en public, qu’ à l’ avenir la politique de l’UE face à Moscou serait définie de commun accord avec l’OTAN, illustre clairement le peu de liberté d’ expression qu’ elle exige.

Mme Mogherini ne cache pas que les sanctions nous ayant été octroyées par Washington – et dont nous portons le fardeau principal – n’auront aucune influence sur le gouvernement russe. Mais pourquoi, sommes-nous néanmoins soumis à ces sanctions, pourquoi les avons-nous mises en vigueur?

L’Occident ne réussit plus à faire avaler ses sanctions aux populations étonnées et de plus en plus méfiantes. Veut-on nous faire croire qu’ avec cette tentative d’ influencer Moscou et Kiev, l’Occident a pris des mesures stabilisantes? Certainement pas, car tout le monde sait à quel point ces sanctions sont un procédé partial envers Moscou, allant dans la même direction que le procédé occidental utilisé pour le coup d’Etat de Kiev. Pour utiliser une image propre au domaine militaire, on pourrait dire que les sanctions sont utilisées dans le même but qu’on engage des divisions de blindés supplémentaires pour assurer son offensive contre à un pays pacifique – la Fédération de Russie.

On n’avait nul besoin des appels téléphoniques rendus publics de la secrétaire d’Etat américaine Mme Nuland pour comprendre la stratégie générale de l’Occident en Ukraine. L’ Occident n’ avait rien à redire contre le président Ianoukovitch et le festival des oligarques en Ukraine tant qu’il paraissait prêt à signer les accords de libre-échange avec l’Union européenne. Ces dernières semaines, de nouveaux et d’anciens commissaires européens ont expliqué à quel point la politique européenne était erronée dans ce contexte. Partout que du gâchis.

Dans la nuit ayant suivi les meurtres de Kiev, on a – avec l’accord des hommes occidentaux de l’ombre – mis le feu aux régions de l’ Ukraine occidentale choisies comme point de départ pour s’attaquer à la Russie ensuite. On n’a pas été assez vigilants en décidant de se servir des forces relevant, dans cette région, de la peste médiévale: anciens et nouveaux nazis. C’ est vraiment étonnant et honteux de voir ceux qui se taisent à Kiev comme chez nous et ceux qui minimisent l’ engagement de formations militaires avec un tel passé à la frontière de la Russie. C’est effarant de voir quelles personnalités gardent le silence.

Pourtant, nos gouvernements doivent savoir une chose: on ne peut cautionner tous ceux qui continuent à croire à leurs paroles et aux médias sous leur coupe au sujet de leurs informations sur la région d’Ukraine orientale.

(Traduction Horizons et débats


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Изазивање Русије (Вили Вимер)


Вили Вимер

Ових дана је веома упадљиво у којој мери немачки медији трчкарају иза догађаја. Вечерња батина која формира јавно мњење, као и увек je до те мере пасторално прожета да од толике политичке коректности човек просто не зна који положај уопште да заузме у студију.

Осврнемо ли се на догађаје изван граница сопствене земље, видећемо да о њима цвркућу и врапци на грани. Преговори са Ираном о атомском програму од 18. до 24. новембра ће се завршити или на начин да нарастајући регионални конфликти деескалирају, или ћемо се помирити са тим да гледамо како ће, без нашег утицаја, бити повучен oроз за следећи глобални конфликт. При томе се догађају ствари које су нам важније и које нам привидно ”скидају с врата” конфликт, удаљен од нас само неколико часова лета.

И сусрет земаља региона Пацифика у главном граду Кине јасно је показао да нам могућности избора нису велике: или ће бити дата шанса разуму и страху од несреће која нас очекује, или ће ствари сазрeвати у правцу избијању великог рата. Свет се десетинама година није суочио са оваквом ситуацијом пред којом се налазимо на крају 2014. године.

Ми у Европи и други који се сврставају у ”Запад” не би при томе требало да сметнемо с ума свој морални, привредни, фанансијски и политички положај по завршетку Хладног рата и након поновног уједињења Немачке. А где смо данас? Ретка је оваква прилика која нам допушта да се активно супротставимо великим проблемима света, а ми смо је, како данас јасно видимо, проиграли.

Запад је искључиво својом кривицом упропастио сјајну почетну позицију у суочавању са сваком врстом изазова. Зашто? Зато што смо из много разлога у нужном савезу са једном силом која више од десет година у дословном смислу те речи свесно ”разбија све око себе”, обеснажујући сва правила која дају шансу свету да живи у миру. Ми смо увезани са њом конопцима за вучу. Данас можемо једино да се молимо да нам конфликт у Источној Украјини не донесе неке друге падавине осим Божићног снега.

Није било ни од какве користи од тога што је Руска Федерација по завршетку Хладног рата и нестанком Совјетског Савеза постала ”пaучина на ветру” и на дуже време престала да буде један од стубова поретка европске стабилности. И они у Москви и ми у Бону и Берлину били смо присиљени да посматрамо како Вашингтон гази све што се нашло испред његових цеви. Запад, а са њиме и ми, није могао да уради ништа конструктивно да би успешно превазишао конфронтацију у једном региону од глобалног значаја. И, шта сад? Сад нам дословно застаје дах што је Руска Федерација поново стала на политичку бину света након што је била принуђена да у случају међународноправно недопустивих ратова против Београда, Багдада, Дамаска и Триполија болно искуси нови амерички приступ усмерен и против ње саме.

Данас све говори у корист тезе да се Запад, којим доминира Америка, није снашао ни са некадашњом руском занемелошћу, нити са садашњим повратком Руске Федерације као силе која делује на глобалном плану. Наравно, Европска Унија се одлучно укључила у ову екипу на шта нова ”висока представница ЕУ за сопљну политику” већ сада јасно указује Комисији Европске Уније коју је Вашингтон циљано уздрмао кризом преко њеног председника Јункера. Када неко као Могерини већ у првој изјави даје јасно до знања да ће политику према Москви усклађивати договарањем са НАТО, онда нам она открива колико мало жели да буде питана. А и што би када ми носимо главни терет наметнух санкција!?

Могерини уопште не крије да санкције које нам је наметнуо Вашингтон уопште не утичу на руско руководство. Па зашто се уопште још увек придржавамо ових санкција и зашто смо их уопште увели? Западу неће још дуго полазити за руком да заварава изненађену и санкцијама све више погођену јавност. Да ли је Запад санкцијама позитивно утицао на Москву и Кијев, на мере које воде стабилизацији? Нипошто! Зато што свако у Европи и на кугли замаљској зна до које мере су санкције једнострани кораци против Москве у поређењу са пристрасношћу Запада у корист Кијева. Речено војним језиком санкције се могу упоредити са додатном тенковском дивизијом која треба да осигура офанзиву своје восјке против једне мирољубиве земље, у овом случају Руске Федерације.

Чак није потребно ни објављивање телефонских позива америчке секретарке Нуланд да би се схватила општа западна стратегија у Украјини. Запад није имао никакву замерку против председника Јануковича и бала олигарха у Украјини све док се чинило да је он спреман да потпише одговарајуће уговоре са Европском Унијом. Нови и бивши комесари Европске Уније су последњих недеља појаснили до које мере је европска политика у овим питањима била погрешна. Право смеће, куда год да погледамо!

Још у ноћи када је окончано убијање по Кијеву, у договору са западним људима из сенке, циљано су подметнути пожари у одређена подручја Украјине како би могле да се предузму акције против Русије. Није ту било много скрупула у ангажовању бивших и садашњих нациста, оних снага које у овом региону делују онако како је деловала куга у Средњем веку. Колико је било изненађујуће, толико је било и срамно ко у Кијеву и код нас о томе ћути, или умањује значај слања војних формација овакве провинијенције на руску државну границу. Просто је невероватно ко је све пристао на ово ћутање.

Међутим, једну ствар би требало да знају наше владе. Нема помоћи ономе ко верује њима и медијима на које оне утичу када су у питању вести које нам стижу из конфликтних подручја Украјине.

 
Са немачког превела Бранка Јовановић


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http://www.beoforum.rs/forum-prenosi-beogradski-forum-za-svet-ravnopravnih/623-instumentalizacija-oebsa.html

ИНСТРУМЕНТАЛИЗАЦИЈА ОЕБС-а И ИНСЦЕНАЦИЈА РАТА

Вили Вимер

И данас, након ”Олимпијског рата” Грузије против Русије у лето 2008., као и револуционарних догађаја у Украјини, уочавамо да су државе које су заинтересоване да унапред спрече избијање конфликата или да их реше ако се већ догоде, следе циљ да да развију формате преговора који би им омогућили да се носе са овим задатком. Са организацијом КЕБС/ОЕБС био је створен један такав формат преговора који је био веома успешан и самим тим и најбољи доказ какав у дипломатији постоји. Међутим, рат против Савезне Републике Југославије одстранио је ОЕБС-у ”кичму” као озбиљном форуму држава потписница уговора о његовом стварању и резултирао је његовом безначајношћу која траје и данданас. И не постоји ни једна индиција да ће се овакво стање у догледној будућности променити.

Пре него шо је НАТО почео рат бомбама углавном су САД и Велика Британија убациле бројне шпијуне у ОЕБС-ову посматрачку мисију која је бројала више хиљада чланова. Њихов задатак је био да, након повлачења посматрача са Косова, прецизно означе циљеве бомбардерима. И пре тога су представници ових држава умели да тако отежу са избором персонала ове мисије и да га одлажу тако да она ни у једном тренутку нија достигла планирану снагу због чага нису били достигнути они њени циљеви који би били достигнути у случају њеног благовременог појачања. У случају ОЕБС-ове мисије, коју је водио амерички представник Вилијам Вокер, показала се једна до тада непозната специјалност америчког начина деловања. Лично ми је посведочио Вокеров француски заменик да су извештаји, које је требало да саставе посмтрачи мисије и да их доставе самом ОЕБС-у и његовим чланицама, били неколико недеља пре избијања рата предочени представнику САД-а и да ихе је америчка страна тако мењала према потребама у одређеној ситуацији да су у централу ОЕБС-а у Бечу стизали извештаји који су се ретко слагали са наводима посматрача ОЕБС-а са лица места али су стварали утисак непристрасног извештавања.

Ова стартегија поузданог електронског маркирања циљева пре налета бомбардера примењена је и у самом Београду што није био само случај бомбардовања Телевизије са веома тешким последицама. На све се тада мислило, па и на време након бомбардовања. Тако је зграда Генералштаба прекопута амбасаде Немачке погођена бомбом огромне снаге али која није експлодирала. Њен детонатор до сада није деактивиран и неће бити, док се тога посла не прихвате амерички специјалисти. То се није догодило, тако да огромна штета не прети само великој згради Генералштаба већ и једној од главних артерија Београда.

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[1]Тадашњи заменик Вилијема Вокера био је Габријел Келер, каснији амбасадор   Француске у Србији. (прим, прев.)


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One year since the beginning of the crisis in Ukraine


28 November 2014


Tomorrow, Saturday, marks the first anniversary of the Eastern Partnership Summit in Vilnius, where then Ukrainian President Viktor Yanukovych refused to sign an Association Agreement with the European Union. One year later Ukraine is embroiled in a civil war that has claimed more than 4,000 lives. NATO is on the verge of an armed conflict with Russia that threatens humanity with nuclear annihilation.

How did this come about? Western propaganda answers this question with five letters: PUTIN.

The Russian president thinks in “spheres of influence,” breaks international law, endangers “the framework of peace in Europe” and seeks to annex not only Ukraine, but also Georgia, Moldova and the Baltic states, according to the accusations of German Chancellor Angela Merkel.

A flood of propaganda spread by the media 24 hours a day tries to convince the public that only the villain in the Kremlin is preventing Ukraine from developing into a prosperous oasis of democracy, and Europe into a paradise of peace.

The WSWS has absolutely no sympathy for the Russian president. He is a right-wing nationalist who represents the interests of Russian oligarchs and is diametrically opposed to the socialist and internationalist goals for which we stand. But to make Russia responsible for the escalation of the crisis in the last twelve months stands reality on its head.

Among the few western voices to contradict the official propaganda is the professor of political science at the University of Chicago, John J. Mearsheimer. In the September/October issue of the journal Foreign Affairs, he states that Putin is not the aggressor. “The United States and its European allies share most of the responsibility for the crisis. The taproot of the trouble is NATO enlargement, the central element of a larger strategy to move Ukraine out of Russia’s orbit and integrate it into the West.”

Mearsheimer continues: “Putin’s pushback should have come as no surprise…. His response to events (in Ukraine) has been defensive, not offensive.” He points out that the United States would “not tolerate distant great powers deploying military forces anywhere in the Western Hemisphere, much less on its borders. Imagine the outrage in Washington if China built an impressive military alliance and tried to include Canada and Mexico in it.”

Mearsheimer, a proponent of the school of international relations theory known as neorealism, examines the conflicts among states, but does not deal with the economic and social issues that also play a role in the Ukraine crisis. However, his assertion that the US has encircled Russia to maintain its position as a world power, while Germany is striving to become one, is correct.

The penetration of Eastern Europe by NATO and the EU has a further dimension. It aims to transform Ukraine and eventually Russia itself into a kind of semi-colony—a reservoir of cheap labor and raw materials for Western companies, a market for their products and a source of profits for hedge funds and Western banks. To this end they require a regime that is subordinate to NATO and the EU and brutally suppresses the working class.

This was the aim of the Association Agreement that Yanukovych refused to sign a year ago and which, after his overthrow, was accepted by the new regime.

The Agreement protects the assets of Ukrainian oligarchs and opens up Ukraine to western corporations and banks while luring the political elite and a small layer of the middle class with bribes from the EU. To the broad mass of the population it has nothing to offer but unlimited quantities of “Greek medicine”—austerity programs prescribed by the IMF and the EU, massive cuts in spending on social welfare, education, health and administration, and the closure and privatization of factories.

Initially Yanukovych supported the Association Agreement, but eventually decided against it because he feared for his political future. He feared a social explosion if he implemented the cuts demanded by the EU in what was already a desperately poor country. For its part, Russia offered Ukraine cheap loans, while the EU insisted on immediate drastic savings.

In order to bind Ukraine to the EU and NATO despite this, it was necessary to organize a coup and to mobilize fascist forces. From the start, the protests on the Maidan were under the influence of western backed forces. US Deputy Assistant Secretary of State Victoria Nuland later admitted that the US had invested over $5 billion in such forces since 1991.

At first, just a few thousand took to the streets, and there was no evidence of a widespread sentiment in favor of the EU. Public opinion polls show that during the last ten years only 30 to 40 percent of the Ukrainian population favored EU integration, with about the same number favoring integration with Russia.

The spokesmen of the protests were familiar figures: Arseny Yatsenyuk, a representative of the US sponsored Orange Revolution of 2004; Vitaly Klitschko, who lived in Germany, a professional boxer with close ties to the CDU-affiliated Konrad Adenauer Foundation; and Oleh Tjahnibok, leader of the fascist Svoboda party. In what was a complete break with diplomatic norms, government members and parliamentary deputies from NATO countries mixed publicly with demonstrators who blocked government buildings and demanded the overthrow of the elected president.

When Yanukovych refused to yield to the demonstrators’ demands, armed right-wing groups began to dominate events on the Maidan. Svoboda transported its followers into Kiev from its strongholds in the west of the country. Virtually out of nowhere, the Right Sector, an alliance of neo-Nazis and paramilitary militias emerged. The conflicts became more brutal, snipers killed dozens of people. It has not been settled until this day if they were part of the security forces of the regime or political provocateurs from the ranks of the opposition.

On February 21 Yanukovych agreed to an interim government and early elections. Threatened by right-wing militias, he took flight the very same night. On February 22 his opponen

(Message over 64 KB, truncated)



http://contropiano.org/internazionale/item/27820-la-moldavia-al-bivio-scenario-ucraino-per-chisinau


La Moldavia al bivio. Scenario ucraino per Chisinau?

di Giovanni Di Fronzo, 30 Novembre 2014

Oggi si gioca un’altra partita importante nell’ambito dello scontro fra potenze che segna l'inizio del XXI secolo: si tengono, infatti le elezioni nella piccola Repubblica di Moldavia, il paese più povero d’Europa secondo la Banca Mondiale, altro vaso di coccio fra i vasi di ferro, come la confinante Ucraina, con la cui storia politica recente vi sono non poche similitudini. Anche quella moldava, infatti, è un’economia che si è completamente destrutturata alla caduta dell’URSS: come settore di rilievo è rimasto quasi esclusivamente quello agricolo, mentre al comando del paese è salita un’elite finanziaria per nulla legata allo sviluppo della produzione e del mercato interni; la principale risorsa del paese, a tutt’oggi, è rappresentata niente  meno che dalle rimesse economiche inviate dai numerosi emigranti!

La forza politica egemone per molto tempo è stata il Partito Comunista della Repubblica di Moldavia, diretto erede dell’ala moldava del PCUS e facente parte del Partito della Sinistra Europea di Tsipras; tale partito dal 2001 al 2009 ha espresso il Presidente della Repubblica (eletto dal Parlamento) nella persona del Segretario Vladimir Voronin. I Governi del Partito Comunista sono stati segnati da un atteggiamento di equilibrio fra l’apertura graduale verso l’Unione Europea e l’esigenza di tenere in vita il settore agricolo locale che però è uscito stritolato da un percorso accelerato di avvicinamento al polo imperialista europeo; comunque, gli assetti fondamentali del padronato moldavo non sono stati intaccati, come ci si aspetterebbe da un governo gestito da un partito comunista, anzi il suo atteggiamento è parso più simile a quello cerchiobottista dell’ucraino Yanukovic. 
Il primo momento di inasprimento dello scontro si ha nel 2009, quando il Parlamento neo-eletto va in empasse e non riesce ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica allorché tutti i partiti filo-imperialisti si alleano per impedire la rielezione di Voronin, nonostante il Partito Comunista sia ancora saldamente il primo partito.
Ne scaturisce una sorta di rivoluzione colorata o di piccola Maidan moldava, in cui i manifestanti, guidati dalle componenti politiche filo-occidentali, danno l’assalto al Parlamento, forzandone lo scioglimento per dare luogo a nuove elezioni. Stavolta la coalizione dei partiti filo-imperialisti, pur dovendo fronteggiare il Partito Comunista ancora in maggioranza relativa, riesce a dar vita ad un proprio Governo e ad eleggere un proprio Presidente, Timofti; l’accelerazione nell’integrazione europea, presentata come la panacea di tutti i mali da una martellante propaganda culmina con la firma di un trattato di associazione all’UE, simile a quello imposto a Poroshenko. 
Il risultato principale di tale trattato è quello di distruggere il settore agricolo moldavo, che nulla può nella competizione con i colossi europei; la situazione economica precipita ulteriormente con l’imposizione di controsanzioni a tale settore da parte della Russia in conseguenza della crisi ucraina, nella quale gli avventuristi dirigenti moldavi hanno improvvidamente giocato il ruolo di falchi filo-imperialisti: quello russo, infatti, era il principale mercato di assorbimento dei prodotti moldavi.

Così gli agricoltori, assieme ad altri settori popolari, sono scesi in piazza in massa negli ultimi mesi, dando vita a grosse manifestazioni e blocchi stradali con annesse minacce di marciare nella capitale Chisinau.

Ora siamo giunti alla resa dei conti, atteggiamenti di equilibrismo non paiono più possibili dall’inasprimento della competizione globale. Da una parte ci sono il Partito Democratico, il Partito Liberal-Democratico (l’uno osservatore del Partito Socialista Europeo, l’altro membro del Partito Popolare Europeo, quindi una grande coalizione in salsa moldava) e il Partito Liberale, favorevoli all’integrazione piena nell’UE e, pertanto, espressione dell’elite padronale finanziaria e parassitaria, dall’altra parte vi sono il Partito Socialista della Repubblica di Moldavia (che non ha associazioni internazionali) e il partito Patria, favorevoli invece ad un programma di massiccio intervento dello stato in economia, alla salvaguardia dei settori produttivi, di incremento dello stato sociale e, soprattutto, di associazione del paese all’Unione Doganale, accordo di integrazione economia cui, attualmente, partecipano Russia, Bielorussia e Kazakistan e che nel 2015 diventerà Unione Euroasiatica, ampliandosi ulteriormente. In mezzo ai due schieramenti c’è il Partito Comunista, il cui programma è poco chiaro sulla politica estera, in quanto ripropone l’equilibrismo proposto durante gli otto anni di governo (non tenendo conto delle accelerazioni degli ultimi tempi) e sembra, quindi non aver abbandonato l’aspirazione all’integrazione europea: sull’accordo di associazione con l’UE si dice semplicemente che il paese “non era pronto” a firmarlo, senza esprimerne una contrarietà di principio. Secondo un sondaggio condotto dall’Institute of Public Policy, finanziato da Soros, quindi non sospettabile di voler orientare i consensi in direzione di partiti fortemente indirizzati verso un’alleanza con la Russia, come il Partito Socialista e Patria, questi ultimi e il Partito Comunista potrebbero ottenere insieme dai 53 ai 55 seggi, mentre i tre partiti favorevoli all’integrazione europea sarebbero a quota 47-50, su 101. Tuttavia, la strada per approdare ad un’alleanza fra comunisti, socialisti e Patria, la quale porterebbe a disdire il trattato di associazione con l’UE, sarebbe fortemente orientata verso la Russia come partner politico-economico privilegiato e, forse, secondo l’organizzazione rivoluzionaria ucraina Borotba (http://borotba.su/european_integration_for_the_elite-_who_will_win_the_elections_in_moldova.html), sarebbe persino in grado di intaccare lo strapotere degli oligarchi locali, appare impervia. Secondo molti analisti politici, infatti, il Partito Comunista sarebbe più orientato ad una clamorosa alleanza con i partiti filo-imperialisti; al momento, come si può leggere anche sui siti ufficiali, la dialettica fra comunisti e socialisti è molto molto aspra e non lascia per nulla intravedere una futura alleanza: sono in ballo accuse di voler modificare i regolamenti e le soglie di sbarramento in extremis a danno dei socialisti.
Se lo scenario della super-alleanza filo UE di democratici, liberali, liberal-democratici e comunisti dovesse inverarsi, il Partito Comunista scriverebbe una pagina nerissima nella storia della Sinistra Europea, che potrebbe anticipare altre pagine nere (dove per pagine nere si intende di subalternità all’imperialismo europeo) in altri paesi del continente. 
Alla luce di questi eventi, quella dell’attitudine verso l’UE, riforma o rottura, si pone sempre più come una linea di demarcazione all’interno della sinistra di classe e radicale europea: atteggiamenti di equilibrismo, consapevolmente o meno, diventano sempre di più la foglia di fico della subalternità di fatto all’imperialismo europeo.

Al di là di questi risvolti, la tensione in Moldavia è palpabile, una nuova situazione di empasse sembra possibile, come non è da escludere una precipitazione “di tipo ucraino” dello scontro; anche qui la situazione è complicata dal fattore etnico, che ricalca in parte le divisioni politiche: ad una grande maggioranza di rumeni (70%), si affiancano forti minoranze di ucraini e russi; i partiti filo-imperialisti guardano maggiormente ai rumeni, mentre i partiti filo-russi si pongono anche come espressione organica delle popolazioni di etnia e cultura russa; più trasversale è il Partito Comunista.

Ulteriore fattore di tensione è rappresentato dalla questione ancora aperta della Transnistria, che ha da sempre complicato i rapporti con Mosca (e con l’Ucraina): la piccola regione a maggioranza russa al confine con l’Ucraina, si è dichiarata uno stato indipendente di fatto (inalberando, per altro, la bandiera della Moldavia Socialista) nel 1990 senza alcun riconoscimento internazionale; su di essa la Moldavia rivendica piena sovranità e, nei primi anni ’90, ha compiuto anche sanguinosi attacchi militari, provocando il dispiegamento di un contingente russo sulla frontiera con la regione indipendentista a seguito di un precario accordo ancora attualmente vigente. Dopo il referendum che ha segnato l’annessione della Crimea alla Federazione Russa, il Governo de facto della Transnistria ha chiesto di fare altrettanto, provocando l’inasprimento delle tensioni fra Chisinau e Mosca.

Staremo a vedere come evolverà questo scontro, che può rappresentare l’ennesima miccia in grado di far deflagrare un ennesimo conflitto di vaste proporzioni alla periferia dell’Unione Europea.



(english / italiano / more languages)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 2: Le elezioni e il dopo

1) LINKS  E BREVI
- Elezioni in Ucraina
- Elezioni in Donbass
- Analisi
2) Donbass al voto sotto le cannonate (Fabrizio Poggi, 1.11.2014)
3) Brevi sui risultati nel Donbass
4) In massa al voto, il Donbass sempre più lontano da Kiev (Marco Santopadre, 4.11.2014)
5) Ukraine communists comment on elections in Donetsk and Lugansk (Greg Butterfield on November 7, 2014)
6) On elections in Donetsk and Lugansk (Statement by Union Borotba)


=== 1: LINKS E BREVI ===

fonte: pagina facebook "Fronte Sud", 17 settembre 2014

Zakharchenko: nel Donbass non si terranno le elezioni di Kiev

Le autorità della Repubblica di Donetsk hanno riferito che non permetteranno alle istituzioni ucraine l'organizzazione e lo svolgimento delle prime elezioni locali nella regione del Donbass il 7 dicembre. Lo ha affermato oggi all'agenzia "Interfax" il Primo Ministro della Repubblica di Donetsk, Alexander Zakharchenko.
"Abbiamo il nostro Consiglio Supremo e ci accingiamo a decidere da soli come e quando condurre le nostre elezioni. Nessuna elezione organizzata da Kiev verrà presa in considerazione" - ha detto Zakharchenko.
Il Premier della DNR ha aggiunto che non prenderà parte alle riunioni del gruppo di contatto sull'Ucraina, che si prevedono nel prossimo futuro.
http://novorossia.su/ru/node/6714


--- UCRAINA:

Radikalisierung im Parlament (Parlamentswahl in der Ukraine am 26. Oktober)  (GFP, 10.10.2014) 
Vor der Parlamentswahl in der prowestlich gewendeten Ukraine warnen Experten vor einer "Radikalisierung" der nächsten Werchowna Rada. Ursache ist nicht, dass faschistische Parteien laut Umfragen mit bis zu 20 Prozent der Stimmen rechnen können. Vielmehr liege eine zentrale Gefahr darin, dass auf den Wahllisten mehrerer Parteien, insbesondere der "Volksfront" von Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk, bekannte Milizenführer kandidierten, urteilen Beobachter: Sie sollten die "patriotische Wählerschaft" an ihre jeweiligen Parteien binden, drohten jedoch zugleich die Arbeit im Parlament zu "radikalisieren". Jazenjuks "Volksfront" hat eigens einen "Militärrat" gegründet, um Milizionäre in die Parteistrukturen einzubinden. Zu ihnen gehört Andrij Bilezkij, der Anführer des faschistischen Bataillons Asow und schon seit Jahren Chef einer weiteren neonazistischen Organisation. Jazenjuks "Volksfront" hat weitere prominente Figuren mit faschistischem Hintergrund in ihre Reihen integriert - auch auf den ersten Plätzen ihrer Kandidatenliste für die Parlamentswahl. Dass sich das politische Establishment der Ukraine immer weiter für die äußerste Rechte öffnet, ist auch ein Resultat der deutschen Politik…

Il leader del Partito Comunista di Ucraina rivolge un appello agli elettori (17 Ottobre 2014 - di Petro Simonenko | da www.kpu.ua)
Petro Simonenko, leader del Partito Comunista di Ucraina, si è rivolto ai cittadini del suo paese in vista delle elezioni parlamentari del 26 ottobre…
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24644-il-leader-del-partito-comunista-di-ucraina-rivolge-un-appello-agli-elettori.html

Nationalist Upsurge (Ukrainian election campaign – 2014/10/24)
The election campaign, ending this week in today's pro-Western Ukraine, is characterized by extremist nationalism. According to opinion polls, the party of the politician, who had promoted himself using videos of his violations of the human rights of alleged pro-Russian separatists, is set to become second in Sunday's elections. Considering the civil war's nationalist upsurge, other parties have begun accepting militiamen into their ranks. The commander of the fascist Asov Battalion, for example, is a member of the "military council" of Prime Minister Arseniy Jazenjuk's party. Last week, Asov Battalion militia members participated in the violent attacks on the Ukrainian parliament. During the election campaign, it was alleged that Kiev's troops had used internationally banned cluster munitions in the Donetsk region. New social cuts are anticipated - regardless of the winner of the elections - to pay for the essential supplies of Russian gas. Berlin and the EU, whose hegemonic sphere Ukraine joined this year, are refusing to give Kiev additional material assistance. Aside from these issues, the former Polish foreign minister, Radoslaw Sikorski, admitted that he had completely invented the serious allegations he made against the Russian president. German media have widely reported on these allegations…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58793

Conferenza stampa dei banderisti italiani Voerzio & Co. a Sloviansk (25/10/2014)

Ucraina, elezioni di guerra (Marco Santopadre, 25 Ottobre 2014)

Iulia Timoshenko: "La Crimea è dell'Ucraina. E Putin deve essere fermato con la forza" (26/10/2014)

Strano andamento delle percentuali di voto
Andrej Zolotarev, politologo e direttore del Centro "Terzo Settore" ha denunciato nella notte, durante una conferenza stampa presso l'agenzia GolosUA che ha monitorato lo svolgimento delle elezioni, l'esponenziale crescita della percentuale del voto: alle 19 e alle 20, gli elettori superavano di poco il 40%. Dopo le 20, secondo i dati forniti dalla stessa Commissione elettorale centrale, la percentuale ha di colpo superato il 50%: una manipolazione tesa a legittimare le elezioni-farsa a livello internazionale
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 27/10/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/715751545172769

Right-wing nationalist parties dominate Ukrainian parliamentary elections (By Andrea Peters / WSWS, 27 October 2014)

Petro Simonenko: “Le elezioni in Ucraina non sono democratiche e legittime”
27 Ottobre 2014 – da www.kpu.ua – Traduzione dal russo di Mauro Gemma
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24674-petro-simonenko-le-elezioni-in-ucraina-non-sono-democratiche-e-legittime.html

Ucraina: Poroshenko già traballa, astensione alle stelle (Marco Santopadre, 27 Ottobre 2014)

Right Sector Leader Yarosh Becomes Member of Ukraine’s Parliament: Election Commission (RIA Novosti 27/10/2014)
http://en.ria.ru/world/20141027/194677905/Right-Sector-Leader-Yarosh-Becomes-Member-of-Ukraines-Parliament.html

La farsa elettorale in Ucraina (28 Ottobre 2014 – di Flavio Pettinari per Marx21.it)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24681-la-farsa-elettorale-in-ucraina.html

Die europäische Wahl der Ukraine (GFP, 28.10.2014)
Aus der Parlamentswahl in der prowestlich gewendeten Ukraine gehen ultranationalistische Kräfte gestärkt hervor. Während offen faschistische Parteien schwächer als erwartet abschnitten, sind diejenigen Parteien erfolgreich gewesen, die mit der Einbindung populärer Milizionäre aus faschistischen Bataillonen um Wählerstimmen geworben haben: die "Volksfront" von Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk, die Personal des Bataillon Asow eingebunden hat, und die "Selbsthilfe" des Lwiwer Bürgermeisters Andrij Sadowij, die dem Führer des Bataillons Donbass zum Einzug in die Werchowna Rada verhalf. Während Berlin den Ablauf der Wahl lobt, haben kritische Beobachter bereits im Wahlkampf geurteilt, der Urnengang könne "nur bedingt als frei" eingestuft werden: "Die radikalisierten und zum Teil bewaffneten Teile der ukrainischen Gesellschaft gehen gewaltsam gegen Vertreter anderer Meinungen vor", heißt es in einem Bericht. Der Autor spricht ausdrücklich von einem "Klima der Angst" in der Ukraine…

US, EU hail election staged by ultra-right regime in Ukraine (By Niles Williamson / WSWS, 28 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/28/ukra-o28.html

Elezioni ucraine: la silenziosa protesta (Sergei Kirichuk | liva.com.ua, 30/10/2014)
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucem04-015293.htm


--- DONBASS:

Ucraina: Mosca riconoscerà voto ribelli del 2 novembre. A breve elezioni parlamentari e presidenziali (ANSA, 28 ottobre 2014)
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2014/10/28/ucraina-mosca-riconoscera-voto-ribelli-del-2-novembre_46131107-57df-481a-9ede-c443ba88d030.html

Donbass al voto sotto le cannonate (di Fabrizio Poggi, su Il Manifesto del 1.11.2014)

Nelle proclamate Repubbliche del Donbass sono iniziate le votazioni (2/11/2014)

Le immagini delle code ai seggi del Donbass

Un giro con Graham Phillips dentro un seggio di Donetsk
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=Vpi4ZpcEYO0

Lunghe code per votare a Lugansk 
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=OFUPRZ9KpbE#t=15

Incumbent Donbass leaders Zakharchenko and Plotnitsky win elections - final results (RT, November 02-03, 2014)

Ucraina: Gentiloni, Italia non riconosce esito 'elezioni' Donetsk e Lugansk (ADNKronos 3/11/2014)

Pandora TV News 3 novembre 2014 – Elezioni in Donbass: in massa al voto

IL PUNTO di Giulietto Chiesa: Elezioni in Donbass
3/nov/2014 – Comunque le si voglia valutare, le elezioni nel Donbass registrano uno strepitoso successo dei ribelli al potere centrale di Kiev. Le immagini mostrano lunghe file e seggi affollati fino all'inverosimile, peccato che nessun mezzo d'informazione italiano le stia mostrando…

Ghennady Zyuganov (PCFR): “Le elezioni nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk sono una vittoria della vera democrazia” (3 Novembre 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24704-ghennady-zyuganov-le-elezioni-nelle-repubbliche-di-donetsk-e-lugansk-sono-una-vittoria-della-vera-democrazia.html

Il Partito Comunista della Federazione Russa riconosce le elezioni nella Repubblica Popolare di Donetsk (3 Novembre 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24700-il-partito-comunista-della-federazione-russa-riconosce-le-elezioni-nella-repubblica-popolare-di-donetsk.html

Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Russia sulle elezioni del 2 novembre nelle Regioni di Donezk e Lugansk (3/11/2014)

Che cosa sappiamo delle elezioni nel Donbass? (Tatiana Santi, 6/11/2014)
…Ci siamo rivolti perciò a chi ha visto con i propri occhi lo svolgersi dei fatti, Alessandro Bertoldi, Osservatore internazionale presso la Repubblica popolare di Donetsk…
http://italian.ruvr.ru/2014_11_06/Che-cosa-sappiamo-delle-elezioni-nel-Donbass-7620/


--- ANALISI:

After fraudulent Ukraine elections, Donbass republics brace for new attack (By Greg Butterfield / WW, on October 29, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/10/29/fraudulent-ukraine-elections-donbass-republics-brace-new-attack/

’Ucraina è più nera. Poroshenko, azzoppato, cerca alleati a destra (Marco Santopadre, 31 Ottobre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/27232-l-ucraina-e-piu-nera-poroshenko-azzoppato-cerca-alleati-a-destra

US, Europe issue new threats after elections in Ukraine’s separatist regions (By Andrea Peters / WSWS, 4 November 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/11/04/ukra-n04.html

L’Ucraina svolta ancora più verso destra, nazi sempre più al potere (di Franco Fracassi – 4 novembre 2014)
http://popoffquotidiano.it/2014/11/04/lucraina-svolta-ancora-piu-verso-destra-nazi-sempre-piu-al-potere/

Die Eigendynamik des Umsturzes (Der Ukraine-Konflikt nach den Wahlen in Donezk und Luhansk – GFP, 6.11.2014) 
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58985

Il rompicapo ucraino nella competizione globale (di Marco Santopadre, 10 Novembre 2014)


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Donbass al voto sotto le cannonate

di  Fabrizio Poggi, su Il Manifesto del 1.11.2014

Ucraina. Oggi le elezioni nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. La Ue: nuove sanzioni a Mosca se le riconoscerà. Ma secondo il ministro degli Esteri russo Lavrov le urne legittimeranno la leadership delle due repubbliche


Pare spre­carsi in que­sti giorni l’attributo sto­rico. Sto­rica è stata defi­nita la gior­nata di ieri dalla lea­der­ship ucraina, per l’entrata in vigore dell’Accordo di asso­cia­zione alla Ue, anche se il suo con­te­nuto prin­ci­pale, la zona di libero scam­bio tra Ucraina e Ue, è rin­viata al 2016. Sto­rico il 1 novem­bre, per il pas­sag­gio di con­se­gne tra la bri­tan­nica Cathe­rine Ash­ton e l’italiana Fede­rica Moghe­rini all’Alto segre­ta­riato dell’Unione Euro­pea per gli affari esteri, con un’agenda di prio­rità quali la rego­la­zione della crisi ucraina e il soste­gno al dia­logo tra Ucraina e Russia.

Sto­rica la gior­nata di oggi nel Don­bass dove, salvo «inter­fe­renze esterne» si ten­gono le ele­zioni nelle Repub­bli­che popo­lari di Done­tsk e di Lugansk e la cui data, scrive Kom­mer­sant, basan­dosi su una fonte, sem­bra, vicina addi­rit­tura agli ambienti pre­si­den­ziali ucraini, era pre­vi­sta negli accordi di Minsk del 5 set­tem­bre scorso, a dif­fe­renza di quella del 7 dicem­bre su cui ora insi­ste Kiev.

La cam­pa­gna elet­to­rale è pro­se­guita anche ieri, senza il cano­nico «giorno di silen­zio»: le can­no­nate gover­na­tive lo hanno escluso. A parere del Mini­stro degli Esteri russo Ser­gej Lavrov, il voto del 2 novem­bre costi­tuirà una legit­ti­ma­zione della lea­der­ship delle due repub­bli­che, così come i refe­ren­dum del mag­gio scorso ave­vano san­cito la volontà delle popo­la­zioni del Don­bass di sepa­rare i pro­pri destini dalle forze gol­pi­ste di Kiev. Il lea­der della Cri­mea Ser­gej Akse­nov ha sot­to­li­neato il «legit­timo diritto delle Repub­bli­che popo­lari all’autodeterminazione».

Diverso, ovvia­mente, il parere di Poro­shenko e della Ue: Moghe­rini, nel con­gra­tu­larsi tele­fo­ni­ca­mente con lui per «la demo­cra­ti­cità delle ele­zioni» alla Rada, ha escluso che gli accordi di Minsk pre­ve­des­sero ele­zioni nel Don­bass e la Com­mis­sione euro­pea minac­cia di ina­sprire le san­zioni, se Mosca le rico­no­scerà. Washing­ton insi­ste sulla data del 7 dicem­bre, secondo lo sta­tus spe­ciale del ter­ri­to­rio pre­vi­sto negli accordi di Minsk; pres­so­ché iden­tica la posi­zione dell’Osce. Il Segre­ta­rio gene­rale dell’Onu Ban Ki-moon ha espresso «pre­oc­cu­pa­zione» per le ele­zioni in Novo­ros­sija.
Secondo osser­va­tori russi, il pro­to­collo di Minsk non indica una data pre­cisa per le ele­zioni e dice solo che è neces­sa­rio «garan­tire lo svol­gi­mento di ele­zioni locali in con­for­mità con la legge sullo sta­tus spe­ciale». «Su que­sto punto comin­ciano le diver­genze» scrive il Pc russo; «Il 16 set­tem­bre la Rada adottò la legge «sui poteri spe­ciali delle auto­rità locali e le misure di ripri­stino in una serie di zone del Don­bass», in cui si fis­sava la data del 7 dicem­bre. Ma i rap­pre­sen­tanti delle Repub­bli­che popo­lari rifiu­ta­rono di rico­no­scere un atto alla cui reda­zione non ave­vano preso parte.

Suc­ces­si­va­mente hanno defi­nito quella legge «giu­ri­di­ca­mente incon­si­stente»: l’articolo 1 sta­bi­li­sce infatti che la Rada fis­serà l’elenco delle regioni dotate di sta­tus spe­ciale; ma ciò non è stato fatto e quindi la legge è giu­ri­di­ca­mente nulla».

E comun­que, a parere del vice diret­tore dell’istituto per i Paesi della Csi, Igor Shi­sh­kin, le ele­zioni nel Don­bass, indi­pen­den­te­mente dal fatto che si ten­gano il 2 novem­bre o il 7 dicem­bre, non saranno rico­no­sciute dall’Occidente, per il sem­plice fatto che que­sto sta die­tro al golpe di Majdan.

D’altra parte, c’è chi giu­dica non con­se­guente la posi­zione del Crem­lino rispetto alla Novo­ros­sija: sul sito legato al Pc russo «Stampa libera», il diret­tore del Cen­tro di ricer­che di cul­tura poli­tica, Ser­gej Vasil­tsov, scrive che «i nostri poli­tici non sanno fino in fondo cosa vogliano»: è il caso anche delle recenti ele­zioni alla Rada suprema, che alcuni espo­nenti qua­li­fi­cano dap­prima “sleali e cini­che” e poi lo spea­ker della Duma si dichiara pronto alla col­la­bo­ra­zione con la Rada. Se in un primo tempo si può pen­sare a un piano inge­gnoso, poi ci si rende conto dell’assenza di qual­siasi piano».

Comun­que, i son­daggi per l’elezione del Con­si­glio popo­lare e del capo della Repub­blica di Done­tsk indi­cano un 39% di inten­zioni di voto per «Repub­blica di Done­tsk»; 31,6% per «Don­bass libero«, con­tro un 29% di inde­cisi. Per la carica pre­si­den­ziale, in testa l’attuale pre­mier Alek­sandr Zakhar­cenko con il 51% delle inten­zioni di voto. In un paese in cui la pen­sione media (che non si vede da alcuni mesi) non arriva ai 60 euro e il sala­rio supera di poco i 200 e in cui al 31 otto­bre l’Onu ha cal­co­lato 4.035 morti e 9.336 feriti, gli elet­tori si atten­dono dal nuovo par­la­mento «la pace e la solu­zione dei pro­blemi quo­ti­diani». Vari par­titi russi, tra cui Pc, Ldpr, Rus­sia giu­sta e Patria (la dele­ga­zione di quest’ultimo, ieri l’altro è stata presa a fuci­late prima di giun­gere a Done­tsk) hanno annun­ciato l’invio di osser­va­tori al voto.

«Dopo tutto, è gra­zie a Lenin che il nostro paese ha rice­vuto molte regioni. Guar­date la carta dell’Ucraina – dove si trova il Don­bass, per esem­pio? I bol­sce­vi­chi hanno donato all’Ucraina quasi la metà del ter­ri­to­rio» dice il segre­ta­rio del Pc ucraino Petr Simonenko.

Pochi dubbi che pro­prio il Don­bass sem­bri rispon­dere a quelle carat­te­ri­sti­che di «nazione» – una comu­nità sta­bile di gente, for­ma­tasi sto­ri­ca­mente sulla base della comu­nanza di lin­gua, ter­ri­to­rio, vita eco­no­mica e strut­tura psi­chica — che già nel 1913 nient’altri che Sta­lin indi­cava come deter­mi­nanti per pro­cla­mare il diritto all’autonomia regio­nale, soprat­tutto in pre­senza di un potere cen­trale uscito da un golpe.


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fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 2/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/718811271533463

<< La testata online GLAGOL titola, commentando le elezioni di oggi nel Donbass, che "L'affluenza alle urne nella Rep. Popolare d Lugansk fa invidia a molte repubbliche riconosciute". 
Alle ore 20.00 (di Mosca) avevano votato 628.238 mila cittadini, pari al 61,74%, dati elevati anche considerando la situazione di guerra nell'intera regione del Donbass. I dati sono forniti da Sergej Kozjakov, capo della Commissione Elettorale Centrale della RPL. Tra i profughi fuggiti in Russia, l'affluenza oscilla dal 67 al 70 %. Alla cara di Presidente della Repubblica, ricordiamo che sono candidati l'attuale capo di stato I. Plotnickij, il capo dela Federazione Sindacale Akimov, l'attuale Ministro della Salute Larisa Ajrapetjan e l'imprenditore V. Penner. Tre invece le liste, per i 50 seggi del Consiglio Popolare. >>

http://glagol.su/2014/11/02/yavke-na-vyiboryi-v-lnr-mogut-pozavidovat-mnogie-priznannyie-respubliki/

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http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/172182

2 Novembre 2014 

Ucraina: exit poll, trionfo capo separatisti Zakharcenko a Donetsk 

DONETSK - Il premier dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Alexandr Zakharcenko, è stato eletto presidente con l'81,37% dei voti secondo un exit poll i cui risultati sono stati resi noti dal presidente della commissione elettorale, Roman Liaghin, citato dalla tv filo-Cremlino Russia Today.
Sul voto le autorità di Kiev hanno aperto un'inchiesta per "azioni miranti a cambiare l'ordine costituzionale e a prendere il potere". Lo ha annunciato su Facebook Markian Lubkivski, un alto dirigente dei servizi segreti ucraini (Sbu). Già ieri il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino Volodimir Poliovi aveva annunciato l'apertura in un prossimo futuro di un'inchiesta contro gli organizzatori del voto separatista per "azioni mirate a prendere il potere con la forza organizzate da un gruppo di persone" in base "al comma 3 dell'articolo 109 del codice penale ucraino". Kiev denuncia anche che "continua un intenso spostamento di mezzi militari e truppe dal territorio russo" nel sud-est ucraino controllato dai separatisti. Lo riferisce il portavoce del Consiglio di sicurezza ucraino, Andrii Lisenko, citato dall'agenzia Unian.


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In massa al voto, il Donbass sempre più lontano da Kiev

di Marco Santopadre 
Martedì, 04 Novembre 2014

Kiev ha provato a boicottare le elezioni di domenica nelle Repubbliche Popolari in diversi modi: bombardando qua e là le città, sparando contro alcune delegazioni di osservatori internazionali arrivati a monitorare il voto, sigillando ogni strada di accesso al Donbass ribelle, scatenando i propri hacher contro il sistema elettronico di conteggio dei voti.

Ma alla fine l’affluenza alle urne è stata alta, più alta delle aspettative, dopo i partecipati referendum indipendentisti di maggio un ennesimo atto di separazione dalle sorti di un’Ucraina governata da un regime nazionalista e russofobo. Assai più alta rispetto a quel misero 52% registrato esattamente una settimana prima per le elezioni legislative dalle quali era emersa una Rada ancora più a destra e dominata dagli oligarchi, sebbene sotto l’ombrello formale dell’Unione Europea. Lo ha spiegato al regime maidanista - e forse pure a Mosca - Roman Lja­ghin, Pre­si­dente della Com­mis­sione elettorale centrale di Done­tsk quando ha detto: «Kiev deve met­tersi l’animo in pace: il Don­bass non fa più parte dell’Ucraina.

Mettendo insieme i dati delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk si supera il 60% di affluenza alle urne, con lunghe file di elettori che attendevano il loro turno già al mattino presto. Un risultato che – considerando l’assedio militare che dura ormai da molti mesi, le migliaia di morti e le distruzioni – smentisce coloro che continuano a parlare di uno scarso sostegno della popolazione delle zone ribelli nei confronti della scelta ‘separatista’. A decine di migliaia hanno votato anche dalle regioni di confine della Russia - Rostov sul Don, Voro­nezh e Belgorod - dove sono quasi un milione gli ucraini rifugiati dopo esser scappati dai bombardamenti, dai combattimenti e dai pogrom antirussi dell’esercito e delle formazioni fasciste di Kiev, e anche dall’estero.

Il regime di Kiev ha reagito stizzito all’alta partecipazione popolare al voto organizzato da quelli che il governo Yatseniuk continua a chiamare ‘terroristi’ ed ha addirittura avvisato che dichiarerà “persone non grate” le centinaia di osservatori internazionali arrivati in Donbass da Roma (tutti forzisti, nessuna traccia dei partiti di sinistra italiani), Praga, Berlino, Mosca, Atene, Belgrado, Washington, Vienna e Sofia, che hanno parlato tutti di elezioni trasparenti e democratiche. Non si sono registrati incidenti particolari, tranne la scoperta e la neutralizzazione di due commandos di sabotatori armati e pronti ad attaccare i seggi in due cittadine, Marinovka e Yelenovka. 
Nonostante questo l’Unione Europea, gli Stati Uniti e una lunga sfilza di istituzioni internazionali hanno tuonato contro le elezioni di domenica, tacciate di farsa, di provocazione, di attentato alla pace e all’unità dell’Ucraina e definite “illegali e illegittime”. Non si sono discostati dal coro, naturalmente, né Renata Mogherini né il suo successore alla Farnesina Paolo Gentiloni. 
Da parte sua invece il governo di Mosca – che ieri ha spedito nel Donbass un nuovo convoglio di camion carichi di aiuti umanitari per la popolazione assediata – ha riconosciuto la validità delle elezioni separate di domenica, dopo aver accettato l’esito di quelle organizzate in Ucraina dai nazionalisti sotto l’egida di Ue e Nato, e si è detta delusa dalla reazione scomposta dell'Occidente.

Il risultato emerso dalle urne era quello atteso e la vittoria se la sono aggiudicata gli attuali lea­der delle due Repub­bli­che, Alek­sandr Zakhar­cenko e Igor Plot­ni­tskij. Il primo ha ottenuto circa 765mila voti (oltre l’80%), con­tro i circa 112mila del vice Pre­si­dente del par­la­mento della Novo­ros­sija (l’unione delle due repubbliche) Aleksandr Kof­man e i 93mila del deputato del Soviet Supremo Jurij Sivokonenko. A Lugansk Plot­ni­tskij ha preso 445mila voti (il 64%) sbaragliando due sfidanti che si sono fermati rispettivamente al 10 e al 7,2%. 
Dal punto di vista politico dopo l’esclusione “tecnica” dei partiti ereditati dal panorama politico ucraino - compresi i comunisti che avrebbero compiuto alcuni errori nella presentazione delle loro candidature - ad affermarsi nelle due repubbliche sono state liste collegate con i due leader vincitori. Quindi «Repub­blica di Done­tsk» capeg­giata da Zakhar­cenko e «Pace a Lugansk» guidata da Plot­ni­tskij hanno stravinto sbaragliando gli avversari. Il 38enne responsabile della difesa di Donetsk prima della sua scelta alla guida della Repubblica Popolare di Donetsk e il 50enne ex ministro della Difesa della Repubblica di Lugansk hanno guidato coalizioni eterogenee, improntate al nazionalismo, in molti casi all'antifascismo e ad una certa ‘nostalgia’ nei confronti dell’Unione Sovietica, con la presenza anche di ampi settori di sinistra. Esclusi dal voto invece Pavel Gubarev e il suo movimento ‘Nuova Russia’, collegati invece con movimenti nazionalisti russi decisamente più reazionari.

Chiuse le operazioni di voto i militari e gli estremisti di destra inquadrati nei battaglioni punitivi hanno subito intensificato i bombardamenti su Donetsk e su altre località del Donbass, dove si teme l’inizio imminente di una massiccia offensiva governativa. Stamattina numerosi sono stati i colpi di mortaio e di cannone sparati contro l’aeroporto della maggiore città ribelle. Inizio modulo

Ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko aveva d’altronde annunciato che Kiev intende rivedere l'accordo di pace siglato a Minsk a inizio settembre e mai rispettato. 


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Ukraine communists comment on elections in Donetsk and Lugansk

By Greg Butterfield on November 7, 2014 

On Nov. 2, against the backdrop of the U.S. and NATO’s provocative “Iron Sword” war games in nearby Lithuania, residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics (DNR and LC) went to the polls for the first elections since declaring independence from Ukraine. 

Donetsk Prime Minister Alexander Zakharchenko won 75 percent of the vote, while in Lugansk, Prime Minister Igor Plotnitsky won with 63 percent. Both incumbents’ parties won strong majorities in the Supreme Soviet. Washington, the European Union and the Organization for Security and Cooperation in Europe all joined Ukraine’s far-right regime in denouncing the vote as “illegitimate.”

Workers World is publishing a statement issued by the revolutionary Marxist organization Union Borotba (Struggle), analyzing this important development. WW contributing editor Greg Butterfield translated the statement.

On the elections in the Donetsk and Lugansk People’s Republics

Despite continued shelling in areas of Donbass by Kiev’s armies, there was mass participation by residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics in the Nov. 2 elections. All TV channels broadcast footage of the long lines at polling stations in the DNR and LC.

The activity of Donbass residents at the polls shows that, despite all the hardships of the civil war, they have remained faithful to the choice made in the May 11 referendum [for independence from Ukraine].

Despite the war and internal turmoil, despite the fact that transformations in the interests of the people have not really begun, the people’s republics remain much more attractive to the people of Donbass than the state of Ukraine, which is under the full control of the new neoliberal bureaucrats and far-right politicians.

Voter turnout in the DNR and LC contrasts vividly with the de facto boycott of the Oct. 26 elections to the Verkhovna Rada [parliament] of Ukraine by residents of the southeast regions remaining under the rule of the nationalist regime in Kiev. The power of the nationalists in Odessa and Kharkov, Dnepropetrovsk, Kherson and Nikolayev is based on fear and terror. The power of the militias and civilian institutions of the DNR and LC, by contrast, has the support of the population.

However, despite the high voter turnout, the elections in the DNR and LC revealed serious shortcomings in the political system of people’s republics. These deficiencies are caused first of all by the continuation of the war, despite the formal truce.

Some of the militia commanders objected to holding the electoral campaign under these conditions, since significant areas of the republics are under Kiev’s control, and the militia fighters — the most active part of the population — would not be able to fully take part in the elections.

As a result, the campaign did not become a public debate on the development of the people’s republics. Several political parties and individual leaders of the militia were not included on the ballot. Especially troubling was the exclusion of the Communist Party of the DNR from the race.

The elections show that the original democratic, anti-fascist and anti-oligarchic direction of the uprising in Donbass is under threat. There are major forces, and not only within the DNR and LC, that do not want the people’s republics to become an example of revolutionary anti-capitalist development and grassroots democracy. In the republics there are forces that are trying to replace the anti-oligarchic and anti-fascist tendencies of the popular uprising with archaic ideas, thus directing the energy of the masses onto a track that is safe for the old elites.

The winners of the elections will have to justify the trust which the citizens of the DNR and LC gave them in the Nov. 2 election. This means, first of all, to waste no time implementing the promised nationalizations and building of a people’s economy. Not in words but in deeds, the oligarchs and their henchmen must be removed from the decision-making process. On this depends the fate of the people’s republics, which the people showed their support for on May 11 and again on Nov. 2.

The Nov. 2 election showed that the people of Donbass believe that “another world is possible,” so all is not lost.


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On elections in Donetsk and Lugansk

By Greg Butterfield on November 16, 2014 

On Nov. 2, against the backdrop of the U.S. and NATO’s provocative “Iron Sword” war games in nearby Lithuania, residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics (DNR and LC) went to the polls for the first elections since declaring independence from Ukraine.

Donetsk Prime Minister Alexander Zakharchenko won 75 percent of the vote, while in Lugansk, Prime Minister Igor Plotnitsky won with 63 percent. Both incumbents’ parties won strong majorities in the Supreme Soviet. Washington, the European Union and the Organization for Security and Cooperation in Europe all joined Ukraine’s far-right regime in denouncing the vote as “illegitimate.”

Workers World is publishing a statement issued by the revolutionary Marxist organization Union Borotba (Struggle), analyzing this important development. WW contributing editor Greg Butterfield translated the statement.

Despite continued shelling in areas of Donbass by Kiev’s armies, there was mass participation by residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics in the Nov. 2 elections. All TV channels broadcast footage of the long lines at polling stations in the DNR and LC.

The activity of Donbass residents at the polls shows that, despite all the hardships of the civil war, they have remained faithful to the choice made in the May 11 referendum [for independence from Ukraine].

Despite the war and internal turmoil, despite the fact that transformations in the interests of the people have not really begun, the people’s republics remain much more attractive to the people of Donbass than the state of Ukraine, which is under the full control of the new neoliberal bureaucrats and far-right politicians.

Voter turnout in the DNR and LC contrasts vividly with the de facto boycott of the Oct. 26 elections to the Verkhovna Rada [parliament] of Ukraine by residents of the southeast regions remaining under the rule of the nationalist regime in Kiev. The power of the nationalists in Odessa and Kharkov, Dnepropetrovsk, Kherson and Nikolayev is based on fear and terror. The power of the militias and civilian institutions of the DNR and LC, by contrast, has the support of the population.

However, despite the high voter turnout, the elections in the DNR and LC revealed serious shortcomings in the political system of people’s republics. These deficiencies are caused first of all by the continuation of the war, despite the formal truce.

Some of the militia commanders objected to holding the electoral campaign under these conditions, since significant areas of the republics are under Kiev’s control, and the militia fighters — the most active part of the population — would not be able to fully take part in the elections.

As a result, the campaign did not become a public debate on the development of the people’s republics. Several political parties and individual leaders of the militia were not included on the ballot. Especially troubling was the exclusion of the Communist Party of the DNR from the race.

The elections show that the original democratic, anti-fascist and anti-oligarchic direction of the uprising in Donbass is under threat. There are major forces, and not only within the DNR and LC, that do not want the people’s republics to become an example of revolutionary anti-capitalist development and grassroots democracy. In the republics there are forces that are trying to replace the anti-oligarchic and anti-fascist tendencies of the popular uprising with archaic ideas, thus directing the energy of the masses onto a track that is safe for the old elites.

The winners of the elections will have to justify the trust which the citizens of the DNR and LC gave them in the Nov. 2 election. This means, first of all, to waste no time implementing the promised nationalizations and building of a people’s economy. Not in words but in deeds, the oligarchs and their henchmen must be removed from the decision-making process. On this depends the fate of the people’s republics, which the people showed their support for on May 11 and again on Nov. 2.

The Nov. 2 election showed that the people of Donbass believe that “another world is possible,” so all is not lost.





La prossima guerra di Libia

1) ENI in Libia. Chi finanzia? (di Marco Palombo, 19/11/2014)
2) L'Italia si prepara ad un intervento militare in Libia? Ce lo chiederà l'Europa! (di Sergio Cararo, 26/11/2014)
3) Sacrosanto ministro Gentiloni (di Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci, 27.11.2014)


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http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2814

Eni in Libia. Chi finanzia?

19 NOVEMBRE 2014

In Libia in questo momento ci sono due governi. A Tobruk ha sede l' esecutivo, uscito dalle “elezioni” del 25 giugno 2014, (ha votato il 18% degli aventi diritto), sostenuto da Francia, Arabia saudita ed Egitto e, generalmente, riconosciuto all' estero come “il governo legittimo”. Ma a Tripoli c’è un altro esecutivo che controlla tutta la Tripolitania, frutto di una alleanza tra islamisti radicali del cartello “Alba libica”, islamisti moderati e le milizie di Misurata. Questo esecutivo è sostenuto da Qatar e Turchia; e l' Italia è l' unico paese occidentale ad avere ancora la sua ambasciata aperta a Tripoli. Gli interessi italiani, cioè le attività dell' Eni, sono localizzate in questa parte di Libia e, paradossalmente, nel 2014, anno in cui è esplosa la guerra tra i due “governi”, la produzione petrolifera libica è risalita da 2/300 mila barili di petrolio al giorno a 900 mila barili, avvicinandosi alle quantità che erano estratte prima della guerra del 2011.

La posizione italiana è indubbiamente delicata e i due grandi quotidiani della borghesia, “Sole24ore” e “Corriere della Sera”, hanno assunto sulla questione posizioni molto divergenti.

Alberto Negri sul Sole24ore, il 7 novembre, dopo aver descritto la situazione, sostiene che: “…Questo è un momento favorevole per cogliere alcune opportunità – ristabilire l' influenza italiana in almeno una parte della Libia- ma è pure una situazione carica di rischi. Qualunque posizione che appoggi Tobruk danneggia la nostra presenza in Tripolitania. Se però ci sbilanciamo troppo su Tripoli rischiamo di perdere la copertura internazionale

Ma molto più preoccupato è un editoriale sul Corriere della Sera del 12 novembre, dove Franco Venturini si domanda: “E se un giorno ci svegliassimo con i tagliagole dell' Isis davanti alla porta di casa?” e descrivendo la situazione della Libia con tinte molto più forti di Negri, continua: “ E intanto gruppi legati all'Isis stabiliscono alleanze con settori dell' arco islamista “Alba libica”, si infiltrano in Ansa al Sharia per poi prenderne il posto come hanno imparato a fare in Siria,.. sono probabilmente all' origine delle notizie di decapitazioni che giungono dalla Cirenaica, preparano, insomma, una offensiva strisciante che porti a un Califfato mediterraneo.” Così descritto il quadro, Venturini prospetta, comunque, una via di uscita: ”La Libia, anche oggi, vive delle esportazioni di petrolio e di gas. E' quella la cassa attorno alla quale ci si massacra e anche l'Isis di certo non la trascura. Un embargo energetico della comunità internazionale potrebbe costringere le milizie alla ragione, per sopravvivere”. Nelle righe successive ammetteva quindi che il sacrificio maggiore sarebbe stato per l' Eni e l' Italia, ma concludeva che comunque potrebbe bastare la sola minaccia di embargo per risolvere la situazione, senza dover passare a mettere in pratica il boicottaggio.

Se è vero quanto ci raccontano Negri e Venturini, non è fantapolitica ipotizzare che l' Eni, per continuare la sua attività, debba avere rapporti, e forse finanziare, le milizie armate incrementando così la guerra civile libica e il terrorismo islamico più feroce; quello – per capirci –  che oggi in Cirenaica taglia le teste e uccide le poche donne che osano fare attività politica. Tutto questo mentre l’Italia manda quattro Tornado (sono cacciabombardieri capaci di portare 9 tonnellate di proiettili, missili e altre munizioni, altro che “ricognitori”) in Kuwait. Per operazioni in Iraq contro l'isis. Per combattere il terrorismo islamico.

Ma, l’ENI chi finanzia?

Marco Palombo




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L'Italia si prepara ad un intervento militare in Libia? Ce lo chiederà l'Europa!

di Sergio Cararo
Mercoledì, 26 Novembre 2014


L'Italia sarebbe in prima linea per un eventuale intervento militare in Libia. A confermarlo è oggi il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato da Repubblica, ha detto che in Libia l'Italia interverrebbe sicuramente in una missione di peacekeeping, ma “rigorosamente sotto l'egida dell'Onu”. “La Libia”, ha precisato Gentiloni, “rappresenta per noi un interesse vitale per la sua vicinanza, il dramma dei profughi, il rifornimento energetico… Non a caso manteniamo aperta a Tripoli la nostra ambasciata che fornisce un supporto logistico insostituibile alla mediazione dell’Onu”. Nella regione mediorientale sottolinea il ministro degli esteri “Non potremo più delegare gli americani, peraltro strategicamente meno interessati di noi alle sorti del Medio Oriente”.

Che i paesi della Nato – e soprattutto l'Italia e altri paesi europei – stiano preparando un intervento militare in Libia, era nell'aria da tempo. Il New York Times dell'11 novembre riporta che il professore Vandewalle, studioso statunitense noto anche in Italia per libro di storia della Libia, ha di recente proposto che l’Unione europea invii una forza militare in quel paese con il compito di proteggere le istituzioni legali uscite dalle elezioni del 25 giugno scorso, le infrastrutture e la produzione di petrolio così da rafforzare il governo e accendere una speranza di stabilità. Interessante e inquietante la motivazione secondo cui dovrebbero essere la Ue e non l'Onu a intervenire militarmente in Libia, Vandewalle indica infatti l’Unione Europea perché nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Russia certamente si opporrebbe. “I paesi dell’Ue potrebbero decidere di intervenire anche senza mandato, ma sempre sotto il crisma della legalità internazionale qualora percepissero l’urgente necessità di proteggere la popolazione libica e si inducessero perciò a esercitarne la relativa responsabilità.”

L'ultima newsletter di Affari Internazionali (molto vicina agli ambienti Nato) riferisce inoltre che la mediazione avviata dalle Nazioni Unite in Libia, basata sul riconoscimento delle istituzioni uscite dalle elezioni, è stata affondata dalla sentenza della Corte Suprema libica che le ha invalidate il 6 novembre scorso. Quindi non ci sarebbero alternative ad un “intervento stabilizzatore” degli stati occidentali. Il prof. Vandewalle sembra, tra l'altro, aver previsto ogni aspetto e ogni possibile contestazione a tale scenario, spiegando che “Se l’Unione Europea beneficiasse di una solidarietà di politica estera il modo di intervenire, anche senza un mandato dell’Onu, potrebbe essere quello di raccogliere la richiesta delle istituzioni libiche che hanno vinto le elezioni”.

A questo clima di crescente eccitazione interventista in Libia, non sembrano affatto estranei i doppi colloqui tra l'Italia di Renzi e l'Egitto di Al Sisi, prima al Cairo mesi fa e in questi giorni a Roma. La convergenza di interessi tra Roma e il Cairo per sostenere il “governo libico di Tobruk” (filo egiziano e filo occidentale) contro la fazione jihadista che controlla il resto del paese, potrebbe rientrare nella più vasta escalation contro l'Isis sulla quale l'Egitto conta molto. Anche nella visita di questi giorni in Italia, Al Sisi ha insistito che la lotta contro i Fratelli Musulmani e i gruppi jihadisti nel Sinai e la “stabilizzazione della Libia” sono parte integrante della campagna contro l'Isis. Su questo Egitto e Italia hanno un interesse strategico convergente e obiettivo. Non certo casualmente, Al Sisi dopo la visita in Italia è andato in Francia, altra potenza europea con enormi responsabilità e interessi su quanto è accaduto in Libia.

Come noto e come ribadito anche dal ministro degli esteri italiano Gentiloni, la posta in gioco sulla sponda sud del Mediterraneo è sempre grossa. In Libia infatti, nonostante il caos e gli scontri, la produzione petrolifera – quella che interessa le multinazionali e gli Stati imperialisti – è tornata a crescere, con alti e bassi vorticosi ovviamente, ma è tornata a crescere. L' Aspo, associazione per lo studio del picco petrolifero, ha confermato l’ aumento della produzione libica nel 2014. Dopo il colpo di stato contro Gheddafi e la guerra civile nel 2011, c'era stato un crollo, nel 2013 la produzione era ritornata ad un milione di barili il giorno, c'era stato un nuovo crollo nel primo trimestre del 2014, scendendo a 200.000 barili/giornalieri, risalito poi gradualmente  fino a 900 mila b/g  proprio nei mesi del 2014 in cui lo scontro tra le due principali fazioni si radicalizzava. E' la conferma che la destabilizzazione e la disgregazione degli Stati produttori o esportatori di materie prime – sistematicamente perseguita dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea – porta sì alla dissoluzione degli Stati più deboli ma assicura il flusso delle risorse, facilitando la “contrattazione” con soggetti più divisi, deboli e con meno potere negoziale di uno Stato.

Ha un bel dire Roberto Aliboni, consigliere dell'Istituto Affari Internazionali, che un intervento militare sarebbe sconsigliato e sarebbe meglio privilegiare il terreno diplomatico. Le forze e gli interessi che spingono per un intervento militare europeo ed italiano di “stabilizzazione” della Libia, sembrano avere più carte da giocare. Prepariamoci al peggio. Ce lo chiede l'Europa.


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Sacrosanto ministro Gentiloni

di Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci
su Il Manifesto del 27.11.2014

«L’Italia sta attrez­zan­dosi per fron­teg­giare la guerra che le si pre­senta alle porte?»: Gad Ler­ner è andato a chie­derlo al nuovo mini­stro degli esteri, Paolo Gen­ti­loni, «for­ma­tosi nella cul­tura del paci­fi­smo e del disarmo, oggi rimessa dram­ma­ti­ca­mente in discus­sione dall’incendio che divampa lungo tutta la sponda sud del nostro mare, a comin­ciare dalla vici­nis­sima Libia».

Nell’intervista (la Repub­blica, 26 novem­bre), che il mini­stero degli esteri riporta nel suo sito dan­dole carat­tere uffi­ciale, Gen­ti­loni riba­di­sce che, di fronte all’attuale crisi libica, «certo non rim­pian­giamo la caduta di Ghed­dafi: abbat­terlo era una causa sacro­santa». Spiega quindi che, poi­ché «la Libia rap­pre­senta per noi un inte­resse vitale per la sua vici­nanza, il dramma dei pro­fu­ghi, il rifor­ni­mento ener­ge­tico», il governo sta lavo­rando, manco a dirlo, per «un inter­vento di pea­ce­kee­ping, che vedrebbe l‘Italia impe­gnata in prima fila». E alla domanda di Ler­ner se «biso­gna rive­dere la stra­te­gia del disim­pe­gno occi­den­tale nella lotta con­tro l’Isis», risponde: «È un impe­gno che ricade natu­ral­mente anche sull’Italia, con i suoi otto­mila km di coste, ma tutta l’Europa è chia­mata a farsi carico di affron­tare que­sta minac­cia». E aggiunge che «abbiamo col­ti­vato l’illusione di un mondo futuro tran­quillo e paci­fi­cato, ma ora sap­piamo di non poter più dele­gare le nostre respon­sa­bi­lità agli ame­ri­cani, stra­te­gi­ca­mente meno inte­res­sati di noi alle sorti del Medio Oriente».

Que­sta in sin­tesi l’intervista che, se non fosse per la dram­ma­ti­cità dell’argomento, rischia di appa­rire come un tea­trino comico.

Paolo Gen­ti­loni (Pd), for­ma­tosi secondo Ler­ner nella «cul­tura del paci­fi­smo e del disarmo» — come si sa, in Ita­lia tutti sono stati da gio­vani con­tro la guerra, (per­fino Benito Mus­so­lini) — è però ora espo­nente di quello schie­ra­mento poli­tico bipar­ti­san che, strac­ciato l’articolo 11 della nostra Costi­tu­zione (e l’allora trat­tato di ami­ci­zia italo-libico), ha messo a dispo­si­zione nel 2011 le basi e le forze aeree e navali dell’Italia per la guerra Usa/Nato alla Libia. In sette mesi i cac­cia­bom­bar­dieri, decol­lando per la mag­gior parte dall’Italia, effet­tua­vano 30mila mis­sioni, di cui 10mila di attacco, con impiego di oltre 40mila bombe e missili.

Veni­vano allo stesso tempo infil­trate in Libia forze spe­ciali, tra cui migliaia di com­man­dos qata­riani e occi­den­tali. Veni­vano finan­ziati e armati i set­tori tri­bali ostili al governo di Tri­poli e anche gruppi isla­mici fino a pochi mesi prima defi­niti terroristi.

Tra que­sti, i primi nuclei del futuro Isis, frutto diretto della «sacra­sonta», per Gen­ti­loni, cac­ciata di Ghed­dafi — che, dopo aver con­tri­buito a rove­sciare il Colon­nello libico, sono pas­sati in Siria per rove­sciare Assad.

Una domanda: ma se è sacro­santo l’abbattimento di Ghed­dafi per­ché non dovrebbe essere altret­tanto «sacro­santo» l’Isis che è stato il pre­ve­di­bile effetto col­la­te­rale di quella guerra voluta a tutti i costi dalla Nato?

Qui in Libia, a Ben­gasi l’11 set­tem­bre 2012, le mili­zie jiha­di­ste si sono ribel­late agli alleati e istrut­tori Usa assal­tando il con­so­lato ame­ri­cano e ucci­dendo l’ambasciatore Chris Ste­vens. Uno smacco per gli Usa. Si dimise il capo della Cia Petraeus e uscì di scena il segre­ta­rio di Stato Hil­lary Clin­ton (è la spina nel fianco della sua can­di­da­tura presidenziale).

E in Siria, nel 2013, è nato l’Isis che ha rice­vuto finan­zia­menti, armi e vie di tran­sito dai più stretti alleati degli Usa (Ara­bia Sau­dita, Qatar, Kuwait, Tur­chia, Gior­da­nia) in un piano coor­di­nato da Washing­ton (in barba al «disim­pe­gno occi­den­tale» di cui parla Ler­ner), lan­ciando poi l’offensiva in Iraq.

Ma a quanto pare per l’Italia è come se que­sto disa­stro non fosse mai acca­duto. È la stessa Ita­lia che ha con­tri­buito ad appic­care «l’incendio» di cui parla Ler­ner, sca­tu­rito dalla demo­li­zione dello Stato libico e dal ten­ta­tivo, non riu­scito, di demo­lire quello siriano in base agli inte­ressi stra­te­gici degli Usa e delle mag­giori potenze euro­pee, pro­vo­cando cen­ti­naia di migliaia di vit­time (per la mag­gior parte civili) e milioni di profughi.

La bat­tuta non-sense di Gen­ti­loni che gli Usa sono «stra­te­gi­ca­mente meno inte­res­sati di noi alle sorti del Medio Oriente» è un penoso ten­ta­tivo di nascon­dere la realtà.

Il lan­cio in Libia di una ope­ra­zione di «pea­ce­kee­ping» (ossia di guerra, visto il caos mili­tare libico), con l’Italia in prima fila, rien­tra nei piani di Washing­ton che, non volendo impe­gnare truppe Usa in una ope­ra­zione ter­re­stre in Nor­da­frica (che nella stra­te­gia Usa è con­si­de­rato un tutt’uno col Medio Oriente), cerca alleati dispo­ni­bili a farlo e a pagarne costi e rischi.

Già nel giu­gno 2013, nell’incontro col pre­mier Letta al G8, il pre­si­dente Obama chiese «una mano all’Italia per risol­vere le ten­sioni in Libia». E Letta, da sco­laro modello, portò il com­pito già fatto: «Un piano ita­liano per la Libia». 

Quello che il pre­mier Renzi ha copiato e ora ripro­pone per bocca del sacro­santo Gen­ti­loni, pro­mosso a mini­stro degli esteri anche per i meriti acqui­siti quale pre­si­dente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione Interparlamentare.




Zingari

1) “Bambino rapito dagli zingari”. Una storia di ordinario razzismo e disinformazione (Mario Di Vito, Contropiano)
2) Alla "Zanzara", trasmissione di Radio 24, invitano a «termovalorizzare i rom» e allo «sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini» (di Stefano Pasta, Famiglia Cristiana)


Vedi anche:
Matteo Salvini (Lega Nord) basa la campagna elettorale sull'odio contro i rom
Si presenta al campo con una berlina nera superlusso. Vistosi circondato, fa accelerare rischiando di assassinare alcuni contestatori


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Succede tre-quattro volte l'anno, da secoli. Nel 2008 a Ponticelli è stata l'occasione per scatenare un pogrom:
https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#pogrom08

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http://contropiano.org/articoli/item/27655

“Bambino rapito dagli zingari”. Una storia di ordinario razzismo e disinformazione

Mario Di Vito, 21 Novembre 2014

Non era vero niente. Eppure ci hanno creduto tutti. I giornali – anche quelli più “prestigiosi”, uno su tutti il Messaggero – hanno rilanciato la notizia e sui social network la vicenda ha scatenato la solita ondata di indignazione mista a razzismo e qualunquismo che tanto va di moda, soprattutto negli ultimi mesi.

La storia è quella accaduta qualche giorno fa in via di Tor Tre Teste, a Roma, nei pressi del Casilino 900, uno dei più grandi campi rom d'Europa: due zingari avrebbero provato a rapire un bambino e poi, dopo le urla e l’allarme fatto scattare dalla madre, sarebbero stati bloccati durante la fuga e arrestati dalla polizia. 

Un argomento perfetto per i «due minuti d'odio» che Facebook regala ogni giorno ai suoi utenti pronti a condividere qualsiasi link. D'altra parte, se la notizia non era vera, almeno era verosimile: lo sanno tutti che “gli zingari rubano i bambini”. E' una verità acclarata per l'italiano medio, che poi però si lamenta quando altrove lo ritraggono seduto a tavola davanti a un piatto di maccheroni, con i baffi, la coppola, il mandolino se va bene o la lupara a canne mozze in spalla. 

Comunque, dopo il lancio in grande stile della notizia degli zingari che rubano i bambini, tra titoloni di stampa e indignazione generale, ecco che arriva la smentita della questura: l'uomo che ha tentato di rapire il bimbo era suo padre. Lui e la madre sono in lite da tempo e si contendono il piccolo. Insomma, una storia di cronaca che anche in una giornata completamente priva di notizie avrebbe faticato a trovare uno spazio decente in pagina. Però, anche senza certezze, basta aggiungere una parolina magica per fare della non notizia una bella apertura, per spararla online e guadagnare vagonate di clic – e di introiti pubblicitari – e di commenti. Basta aggiungere la parola «rom» nel titolo e il gioco è fatto. Fa niente che le indagini fossero in corso e che nessuna fonte ufficiale avesse anche solo accennato all'eventualità del tentato rapimento da parte dei temutissimi zingari. 

Era già successo a fine settembre, quando Alex Giarrizzo, il padre di Borgaro Torinese che aveva denunciato un tentato rapimento del figlio di tre anni da parte degli ‘zingari’ alla fine aveva dovuto ammettere che si era inventato tutto.

La sociologia da salotto, quella che tanto va di moda nei talk show pomeridiani, ha tirato fuori dal dimenticatoio un refrain da Uomo Qualunque: la «guerra tra poveri». Ovvero, il momento in cui quelli col passaporto italiano – che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, che sono vessati da un regime fiscale troppo pesante, che non trovano la casa popolare e non riescono a mandare il figlio all'asilo nido – entrano in conflitto con quelli che hanno un passaporto extracomunitario, che rubano per arrivare alla fine del mese, non pagano le tasse e, in cambio, una classe politica corrotta e perbenista concede loro la casa popolare e il posto garantito all'asilo nido per il figlio. E pure champagne e caviale. Basterebbe guardare i dati – ma, si sa, leggere costa fatica – per rendersi conto che così non è, che questa realtà esiste solo sui manifesti elettorali della Lega Nord e della galassia neofascista: l'Italia è il paese europeo che sta in fondo alla classifica per numero di rifugiati politici sul suo territorio. E' per questo che nessuno, al di là delle Alpi, ci dà retta quando parliamo di invasione di extracomunitari. Ci prendono per scemi, o per furbetti, o per fantasiosi sparacazzate.

Troppo difficile andare a guardare cos'è davvero «Mare Nostrum», il Dublino II, le nostre tremende leggi sull'immigrazione. Molto meglio mettere «rom» nel titolo e guadagnare valanghe di accessi unici al sito del proprio giornale, fa niente per le conseguenze sociali di un comportamento del genere.

Nei giorni dell'ira e dell'indignazione a Tor Sapienza, quando l'odio si riaffaccia e chi vuole acquisire credito politico soffiando sul fuoco non si fa scrupolo a farlo, la stampa si riscopre complice di un sistema perverso che, in parte, ha contribuito a creare. Per il giornalista inglese John Foot, un paese la cui stampa usa ancora in maniera disinvolta la parola «vu cumprà», non può essere preso sul serio, è un paese razzista. Altro che guerra tra poveri, questa è una guerra tra poveri e poveri stronzi.


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http://www.famigliacristiana.it/articolo/alla-zanzara-fare-dei-rom-cibo-per-maiali.aspx

ZANZARA SHOCK: «FARE DEI ROM CIBO PER MAIALI»


21/11/2014  Alla trasmissione di Radio 24 si dà spazio alle tesi che invitano a «termovalorizzare i rom» e allo «sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini» e citano le intuizioni in materia di Adolf Hitler. Esagerato? Ma no, secondo il conduttore Cruciani «uno può dire quello che vuole».



di Stefano Pasta


Sintonizzandosi sulla trasmissione di punta della radio di Confindustria, si possono ascoltare inviti allo sterminio dei rom, con tanto di citazioni dell’illustre predecessore Adolf Hitler.

Il sindaco leghista di Concamarise, Cristiano Zuliani, commentando l’invito della Presidente del Parlamento Boldrini a «valorizzare i rom», scrive su Facebook: «La ga rason... i rom i va termovalorizzati...». Per l’autore si tratta «di un profilo ironico», per i conduttori della Zanzara un’occasione da non farsi sfuggire. Ieri, 20 novembre, Cruciani e Parenzo l’hanno subito chiamato e, tra i racconti della gesta del nonno in camicia nera, hanno dato ampio risalto alle sue tesi.

Del resto, alla trasmissione di Radio 24 le sparate scorrette vanno alla grande. Solo l’altro ieri Cruciani definiva «noiose» le parole della presidente della Camera Laura Boldrini contro il sessismo e la violenza sulle donne, precisando che bisogna «smetterla con questi discorsi», «evviva le donne nude in pubblicità», concludeva il conduttore della Zanzara. «Diciamolo: un bel c…. di donna fa vendere il prodotto» (naturalmente, non volendo usare il linguaggio di Cruciani facciamo fatica a citarne anche solo una frase, perché nella sua trasmissione il turpiloquio è elevato a sistema).

Il peggio però era andato in onda mercoledì 12 dicembre, quando i due noti giornalisti hanno ospitato le tesi genocidarie sui rom, nella sostanziale indifferenza generale. Tal Giorgio da Genova telefona al conduttore Cruciani, che conosce il contenuto del suo intervento e assapora lo scoop, iniziando ad auspicare «lo sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini». Alla domanda interessata del giornalista «se veramente vuol fare dei rom mangime per gli animali», risponde come si organizzerebbe: «Un campo di concentramento, un autocompattatore, da una parte entrano zingari, dall’altra esce mangime per maiali».

In realtà, Cruciani non ha fatto alcuno scoop, l’idea non è così originale. E infatti, nei suoi cinque minuti di gloria concessagli da Radio 24, Giorgio da Genova spiega l’illustre riferimento teorico: «Il Mein Kampf se non sbaglio, dice: un animale se lo addestri cambia, uno zingaro non cambia». Adolf Hitler dixit, insomma.

L'OSPITE CITA IL MEIN KAMPF DI HITLER. MA PER CRUCIANI "OGNUNO PUÒ DIRE QUELLO CHE VUOLE"

Bastava interrompere il collegamento telefonico – anzi, non dargli proprio spazio, dato che il contenuto era ben noto – e invece, a questo punto, va in onda uno scambio di battute tra i due conduttori con un’abile e furba modalità di prendere le distanze, continuando a far parlare il tal Giorgio e fregandosi le mani per l’audience presumibilmente in crescita.

Nel gioco delle parti tra i due giornalisti, Parenzo interpreta quella dello “scandalizzato”, mentre il collega fa “il paladino della libertà d’espressione”. Solo presunta libertà d’espressione, essendo più nel campo dell’apologia di genocidio e dell’incitamento pubblico all’odio razziale. Spiega Cruciani: «Uno può dire quello che vuole».

È una tesi che fa più male dei riferimenti al Mein Kampf di Hitler e che dimostra come l’Italia non abbia fatto ancora i conti con quella pagina della sua storia in cui, durante il regime fascista, famiglie rom e sinti subivano il rastrellamento – l’ospite di Cruciani e Parenzo direbbe «completo: donne, uomini e bambini» – e l’internamento in campi di concentramentoin località italiane (Boiano, Prignano, Gonars, Agnone, Pedasdefogu...) rimosse dalla nostra memoria nazionale.

Da qui erano inviati ad Auschwitz e nei lager nazisti, dove venivano mandati al lavoro forzato, poi gasati e passati nei forni crematori. Rita Prigmore, sinta tedesca sopravvissuta agli esperimenti nazisti del dottor Mengele ad Auschwitz, ha raccontato come morì bambina sua sorella gemella Rolanda: «I medici le avevano fatto delle iniezioni di inchiostro negli occhi per tentare di cambiarle colore».

Furono tra 500 mila e il milione i rom e sinti uccisi dal piano genocidario nazifascista, proprio secondo le tesi ospitate da Radio 24 e rilanciate da Cruciani con rivendicazione vanitosa e compiaciuta del “politicamente scorretto”.

Il tutto veniva trasmesso da Milano, nelle stesse ore in cui i fiumi della città esondavano e, ancora una volta, i rom erano tra coloro che pagavano il conto più salato. Il Lambro straripava e travolgeva tutti gli averi di alcune famiglie che avevano costruito le loro baracche sul greto del fiume. Ma la radio di Confindustria non se ne accorgeva, faceva più notizia (e audience) discettare di come trasformare i rom in cibo per animali.

Davvero si “può dire quel che si vuole”? Se così fosse, ha ancora un senso che nel giornalismo si parli di deontologia professionale? E ancora, l’Ordine dei giornalisti non ha nulla da dire?Merita ricordare che i responsabili dell’emittente ruandese “Radio Mille Colline”, che durante il genocidio del 1994 incitavano ad andare fino in fondo con lo sterminio, sono stati condannati dal Tribunale speciale internazionale per il Ruanda a una decina d’anni di carcere. In Italia è reato incitare all’odio e propagandare xenofobia e razzismo?

Sul genocidio di rom e sinti: www.romsintimemory.it



(italiano / more languages)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 1: Collegamenti e iniziative


0) INIZIATIVE pubbliche e di controinformazione
1) DOCUMENTI
2) ANALISI E OPINIONI
3) AGGIORNAMENTI da metà settembre a fine novembre 2014


=== 0 ===


--- INIZIATIVE PUBBLICHE:

SIENA, 28 Novembre 2014
alle ore 16:00 nell'aula H - 2° piano Fieravecchia

IL DONBASS RESISTE!

Interverrà un componente della Carovana Antifascista

Proiezioni di immagini, video, e interviste inedite sulla guerra civile che sta distruggendo l'Ucraina

DAS - NO PASARAN

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ROMA, 2 Dicembre 2014 
alle ore 19:00 in piazza Santa Maria in Trastevere

ONORE AI MARTIRI DI ODESSA

Sette mesi ci separano dal massacro che i nazionalisti ucraini hanno compiuto nella Casa dei Sindacati di Odessa. Martedì sera, a Trastevere, onoreremo quei martiri.


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MILANO, 6 Dicembre 2014
dalle ore 14:00 in Piazza dei Mercanti

PER LA PACE IN UCRAINA E NEL DONBASS - CONTRO IL NAZISMO
PER L'INFORMAZIONE CORRETTA E LA VERITA'
МИЛАН PIAZZA MERCANTI 6 ДЕКАБРЯ 2014: 14-19 ЧАСОВ ПРОТЕСТА 
ЗА МИР В УКРАИНЕ И ДОНБАССА В БОРЬБЕ ПРОТИВ ФАШИЗМА

Evento facebook: https://www.facebook.com/events/331534220361177/


--- INIZIATIVE DI CONTROINFORMAZIONE:

Da "Volti del Donbass" a "The Vineyard of Saker – Italia" (24 novembre 2014)


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Dossier su Nato-Ucraina-Russia sul sito del CESPI


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Mappa interattiva degli scontri in Donbass


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*** AGGIORNAMENTI CONTINUI ALLE PAGINE FB: 
https://www.facebook.com/southfrontital
https://www.facebook.com/groups/cdgdgdc/ ***


=== 1: DOCUMENTI ===

« Bataillon Azov » : une milice néo-nazie, des brigades internationales fascistes financés par l'oligarque israélo-ukrainien I.Kolomoisky
TRAD.: Battaglione Azov: una milizia neo-nazista, delle brigate internazionali fasciste finanziate dall'oligarca israelo-ucraino I. Kolomoisky (PM | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net - 17/09/2014)

Something very, very interesting has happened in Novorussia (The Vineyard of the Saker, 29/10/2014)
Two senior Novorussian commanders, Igor Bezler and Alexei Mozgovoi have attempted to communicate with those Ukrainians who are on the other side…
TRAD.: Qualcosa di molto, molto interessante è accaduto in Novorossija (The Vineyard of the Saker, 29 ottobre 2014)
Due dei suoi comandanti, Igor' Bezler e Alexej Mozgovoj, parlano per la prima volta, attraverso la mediazione di tre troupe televisive, con alcuni dei loro corrispettivi nell’esercito regolare ucraino. La parte sconvolgente di questi colloqui è l’intesa profonda, sia da parte della Novorossija sia da parte dell’esercito ucraino, su quanto la politica attuale dei nazisti e degli oligarchi abbia rovinato il paese…
VIDEO: Intervista a Bezler: pubblicata il 21 ottobre 2014
http://youtu.be/uVN2wkuL88w (lunghezza: 2 ore e 17 minuti)
VIDEO: Prima videoconferenza di Mozgovoj: pubblicata il 22 ottobre 2014
http://youtu.be/WYy5Y9MQozA (lunghezza: 1 ora e 20 minuti)
VIDEO: Seconda videoconferenza di Mozgovoj: pubblicata il 28 ottobre 2014
http://youtu.be/tC7YGe0SmqQ (lunghezza: 1 ora e 51 minuti)

Invasioni russe (di Enrico Santi, giovedì 6 novembre 2014)
«La psicosi dello spietato invasore russo che vuole occupare l'Europa riesce a raggiungere picchi inaspettati…»

Nazi NATO, Atrocities Committed in Eastern Ukraine, But No War Crimes Tribunals? Why? (By Eric Zuesse - Global Research, November 10, 2014)

MH17. Il reportage censurato dalla BBC (Pandora TV, 19/11/2014)

L'Ustica ucraina fu un errore di chi voleva abbattere Putin? (Giulietto Chiesa, 21/11/2014)

Qualcosa di nuovo sul volo della Malaysia Airlines (17/11/2014)
L’agenzia Reuters ha condotto una video-inchiesta, molto dettagliata quanto ignorata dal maintsream mediatico, sull’abbattimento del MH-17 Malaysia Airlines…

L’avion MH17 de Malaysia Airlines abattu par des avions militaires ukrainiens (Par Prof Michel Chossudovsky, Mondialisation.ca, 20 novembre 2014)
http://www.mondialisation.ca/lavion-mh17-de-malaysia-airlines-abattu-par-des-avions-militaires-ukrainiens/5415052

La foto del battaglione Azov in posa con le bandiere della NATO e delle SS:
(dalla pagina vkontakte di un membro del battaglione, Oleg Pyenya:
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista"



=== 2: ANALISI E OPINIONI ===

Crise ukrainienne : Poutine, OTAN, Europe, qui sont les vrais responsables ? (Par Alexis Feertchak, sur Le Figaro du 13/08/2014)

Le ragioni del successo della controffensiva di Novorossija (Reseau International 2 settembre 2014)

Cos’è la "Novorossija"? (di Alain Benajam, Reseau Voltaire 11/9/2014)

La responsabilité de l’Occident dans la crise en Ukraine (« HORIZONS ET DÉBATS », 14E ANNÉE, N° 22, 15 SEPTEMBRE 2014)

True Heroes Behind Kiev Ceasefire (23.09.2014 Author: William Engdahl)
TRAD: I veri eroi del cessate il fuoco di Kiev (F. William Engdahl - New Eastern Outlook - 23/09/2014)

Ri-bruciare Stalingrado? La Russia, le sanzioni e le reazioni sproporzionate (di Igor Pellicciari, 23/09/2014)
Alla base delle misure prese da Unione Europea e Stati Uniti contro Mosca c'è un grave errore di valutazione. Un errore che si poteva evitare studiando la storia del popolo russo invece di concentrarsi sull'analisi psicologica di Putin…

The Truth About That 'Russian' Submarine Near Stockholm (By Katrin Scheib, Oct. 20 2014)

Ucraina: economia a picco, il paese consegnato alla Troika (di Marco Santopadre, 22 Ottobre 2014)

Partito Comunista Operaio Russo (RCWP): FAQ riguardanti gli eventi in Crimea e in Ucraina (23/10/2014)

An Interview with "The Saker". The Ukraine, As We Know It, Is Gone Forever (by MIKE WHITNEY, OCTOBER 14, 2014)
TRAD.: Intervista con "The Saker": L'Ucraina, così come la conoscevamo, se ne è andata per sempre (di Mike Whitney * | counterpunch.org - 14/10/2014)
"The Saker" (il falchettoè un ex analista militare nato in Europa da una famiglia di profughi russi. Ora vive in Florida, dove cura il blog "The Vineyard of The Saker" (La vigna del falchetto) ed è un assiduo collaboratore di "Russia Insider". Il comitato internazionale che collabora al blog del "Falchetto" comprende, oltre ai membri originari, altri membri francesi, tedeschi, russi, serbi e dell'Oceania e presto includerà un nuovo membro latino-americano…

Bandera va a Varsavia. I nazionalisti ucraini vogliono annettersi territori polacchi (di Svetlana Homzikova, Voice of Sevastopol – Pravda; 2/11/2014)

La vittoria del banderismo ridurrà l’Ucraina al solo banderastan (Oleg Bondarenko, Fort Russ 29 ottobre 2014)
https://aurorasito.wordpress.com/2014/10/30/la-vittoria-del-banderismo-ridurra-lucraina-al-solo-banderastan/

Eine Monroe-Doktrin für Osteuropa (GFP, 4.11.2014)
Die NATO soll ihren Hegemonialanspruch auf Osteuropa und den Südkaukasus mit einer neuen "Monroe-Doktrin" reklamieren. Diese Forderung stellt eine führende deutsche Tageszeitung zur Diskussion. Demnach lägen Länder wie etwa die Ukraine, Moldawien und Georgien "in einer gefährlichen Grauzone". Man müsse ihnen unabhängig von der Frage einer NATO-Mitgliedschaft einen Status verleihen, der alle "Versuche einer außenstehenden Macht", ihre "Souveränität … zu untergraben", zu einer Aggression "gegen die westliche Allianz" erkläre und für diesen Fall Maßnahmen "knapp" unterhalb der NATO-Beistandsklausel vorsehe. Autor des Meinungsbeitrags ist ein US-Journalist, der Ansichten außenpolitischer Hardliner in den Vereinigten Staaten vertritt und in deutschen Medien schon mehrfach Raum zur Darstellung seiner Positionen erhalten hat. Seine Beiträge stärken die Position deutscher Hardliner, die ihrerseits ein aggressives Vorgehen gegen Russland fordern und sich damit gegen die aktuelle Regierungspolitik wenden. Außenminister Steinmeier hat gestern zum wiederholten Mal erklärt, es sei "wichtig, dass wir damit beginnen, über die Kriterien für Sanktionserleichterungen zu diskutieren". Das habe er "auch im EU-Außenministerrat angeregt"…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58983

Die Eigendynamik des Umsturzes (Der Ukraine-Konflikt nach den Wahlen in Donezk und Luhansk – GFP, 6.11.2014) 
Nach den Wahlen in der Ostukraine entflammt die Diskussion über die Russland-Sanktionen der EU erneut. Während Teile des Polit-Establishments auch in Berlin sich für ihre Verschärfung aussprechen, plädieren andere dafür, neue Strafmaßnahmen nur gegen die Aufständischen in der Ostukraine zu verhängen und die Sanktionen gegen Russland in absehbarer Zeit zu "überprüfen". Hintergrund ist die militärische Niederlage der Kiewer Truppen Anfang September, die eine Fortführung des Bürgerkriegs zur Zeit nicht angeraten erscheinen lässt: Die Truppen der Aufständischen standen vor der Eroberung der kompletten Küste von der russischen Grenze bis zur Krim. Zudem befindet sich die Ukraine ökonomisch am Rande des Zusammenbruchs; die Erdgasversorgung des Landes ist unmittelbar vor Beginn des bitter kalten ukrainischen Winters weitgehend von Russland abhängig. Um das Abgleiten ins Chaos und einen Kontrollverlust über das soeben erst in die deutsch-europäische Hegemonialsphäre übergegangenen Landes zu verhindern, vermeidet die Berliner Regierungspolitik - vorläufig - erneute Provokationen gegen Moskau. Allerdings verstärken nationalistische Kreise in der Ukraine, die Berlin und Brüssel auf dem Majdan gefördert haben, um den prowestlichen Umsturz durchzusetzen, ihren Druck auf Kiew - mit dem klaren Ziel, den Bürgerkrieg wieder aufzunehmen.
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58985

Putin risponde alla minaccia di McCain (Sottotitoli Italiani - 8/nov/2014)

"Se l'Occidente vuole essere onesto, deve ammettere di aver commesso un errore in Ucraina", Henry Kissinger (10/11/2014)

Ukraine has ignored the far right for too long – it must wake up to the danger (Volodymyr Ishchenko - theguardian.com, Thursday 13 November 2014)
The indifference of officials and mainstream opinion to the election of far-right MPs is hugely worrying…

A Napoli il comando della forza di pronto intervento Nato anti-Russia (Antonio Mazzeo, 15 novembre 2014)

Le manovre della NATO ai confini della Russia (17 Novembre 2014 – da www.avante.pt | Traduzione di Marx21.it)
L'Alleanza Atlantica sta attuando “giochi di guerra” alle frontiere della Russia, che considera le manovre una minaccia alla sicurezza in Europa e un contributo al degrado della situazione in Ucraina, dove la guerra prosegue…
http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/24761-le-manovre-della-nato-ai-confini-della-russia.html

Quanto ci costano le sanzioni alla Russia (di Renzo Rosati - ilVelino/AGV NEWS 18 novembre 2014)
L'Italia si troverà a fine anno con un miliardo di mancate esportazioni…
http://www.ilvelino.it/it/article/2014/11/18/quanto-ci-costano-le-sanzioni-alla-russia/8f29fafc-82ce-49d1-8287-47bb1ba068fc/

Come ti spiego l'economia ucraina in un solo minuto (Pepe Escobar - 18 novembre 2014 - russia-insider.com)
Pepe Escobar decifra con pochi dati - essenziali e drammatici - la catastrofe dell'economia ucraina, in cui si rispecchia il disastro della politica europea…
http://megachip.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=112374&typeb=0

I bambini dimenticati del Donbass (T. Santi intervista Ennio Bordato, 20/11/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_11_20/I-bambini-dimenticati-del-Donbass-8021/

Distortion and dishonesty: Ukrainian films at the Cottbus Film Festival (By Stefan Steinberg / WSWS, 20 November 2014)

Petro Simonenko: “Ucraina unita e Ucraina Sovietica sono concetti identici” (20 Novembre 2014)
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24782-petro-simonenko-ucraina-unita-e-ucraina-sovietica-sono-concetti-identici.html

L'AMMISSIONE (di Giulietto Chiesa, 20/11/2014)
Come mai Kolomoyskyi conosce così tante cose circa l'abbattimento del Boeing? L'Ustica ucraina fu un errore di chi voleva abbattere Putin? 

LAVROV: L'OBIETTIVO DELLE SANZIONI - IL CAMBIO DI REGIME IN RUSSIA (23/11/2014)

Quelli che non condannano il nazismo (di Giulietto Chiesa, 24 novembre 2014)
All'ONU la Russia propone una condanna del nazismo. Ucraina, USA e Canada votano contro. L'Italia si astiene, assieme all'Europa. Capire dove si sta andando …

Anti-fascist rebellion in Ukraine and Donbass
From the talk given by Greg Butterfield at the 2014 Workers World Party National Conference in New York City


=== 3: AGGIORNAMENTI ===

da metà settembre a fine novembre 2014

*** AGGIORNAMENTI CONTINUI ALLE PAGINE FB: 
https://www.facebook.com/southfrontital
https://www.facebook.com/groups/cdgdgdc/ ***


Le sanzioni come atto di violenza (Midnight Rider, 15 settembre 2014)

L’occhio strabico dei media italiani sull’Ucraina (Michele Marsonet, 16 settembre 2014)

Nel battaglione Azov parla inglese… Neonazisti stranieri, mercenari o soldati mandati direttamente dai paesi NATO?
Батальон «Азов» снял на видео собственное поражение 16.09.2014

Ucraina: ratificato l’accordo di associazione con l’UE. “Momento glorioso per la democrazia” dice Schulz (16/09/2014)
http://it.euronews.com/2014/09/16/ucraina-ratificato-l-accordo-di-associazione-con-l-ue-momento-glorioso-per-la-democrazia-dice-schulz/
VIDEO: http://it.euronews.com/2014/09/16/ucraina-ratificato-l-accordo-di-associazione-con-l-ue-momento-glorioso-per-la-democrazia-dice-schulz/

Parla presidente ucraino, Gue abbandona l’Aula e vota contro l’accordo di associazione 

Barbara Spinelli sull’accordo di associazione UE-Ucraina (16 Settembre 2014)

Deputato Vitaly Zhuravsky, pestato dai nazisti di Kiev per aver difeso il Donbass (16/9/2014)

Ukrainian president delivers bellicose speech to the US Congress (By Niles Williamson / WSWS, 19 September 2014)

Kiev tutta Ue-Nato chiede armi Usa e bacchetta l'Italia (Ennio Remondino, 19 settembre 2014)
Dopo l’Accordo di Associazione con il mercato europeo, Kiev a Washington chiede 'armi e non coperte' e sul gas russo bacchetta l'allarmismo della stampa italiana. Mentre il premier Yatseniuk, minaccia di epurare un milione di persone 'filo russe' da certe professioni. Accadde con gli ebrei…

Poland announces formation of joint military unit with Ukraine and Lithuania (By Niles Williamson / WSWS, 20 September 2014)

Terzo carico di aiuti russi a Donetsk (20 settembre 2014)
200 i camion. Nessuna ispezione da dogana e Croce Rossa

La colonna degli aiuti umanitari russi è arrivata in prossimità di Donezk (20 settembre 2014)

Un nastro di San Giorgio ha causato uno scandalo ad un ricevimento dell'Ambasciatore americano (20 settembre 2014)

Ucraina, il default avvicina la vittoria di Putin (Mauro Bottarelli, 22/9/2014)

Walesa [Premio Nobel per la Pace]: "La Polonia ha bisogno dell'atomica contro la Russia" (24/9/2014)

Ucraina, dieci morti in bombardamenti a Donetsk. Esplosione vicino a una scuola (di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 ottobre 2014)
VIDEO. Secondo le autorità locali sei vittime si trovavano su un taxi collettivo mentre un proiettile di artiglieria è caduto a tre metri da un cortile scolastico. L'attacco proprio nel primo giorno di lezioni 

Donetsk, strage in una scuola. Alcune prigioniere raccontano le torture (Marco Santopadre, 1 Ottobre 2014)

In Ucraina orientale bomba sulla scuola, a Kiev baby soldati (Ennio Remondino, 1 Ottobre 2014)

A brief encounter with the Kiev junta’s border guards (By Greg Butterfield / WW, on October 2, 2014)

Crimini della giunta Ucraina. Una madre parla del figlio torturato e ucciso - Ita Sub (Fronte Sud, 3/ott/2014)

Drôle de silence autour du crash du vol MH 17 (octobre 3rd, 2014 | by Mickael - Fondateur de News360x)
http://news360x.fr/drole-silence-autour-du-crash-du-vol-mh-17/

Nuove stragi a Donetsk, l’Europa regala droni al regime di Kiev (di Marco Santopadre, 7 Ottobre 2014)

Ukraine: Donetsk homes BURN amid intense shelling (RuptlyTV, 7/ott/2014)

Crises en Syrie et en Ukraine : la Serbie criminalise le départ des volontaires à la guerre (B92, 8 octobre 2014)

FOTO: Combattimenti nei pressi dell'aeroporto di Donetsk. Testimonianza diretta dal Donbass di Eliseo Bertolasi (9/10/2014)

Mariupol in ostaggio degli invasori della giunta (fonte: pagina FB "Fronte Sud", 9/10/2014)
Nel video: uno dei punitori dei nazi-battaglioni ucraini, ubriaco, ferma le auto, intimidisce i passeggeri sparando in aria con il mitra e poi li deruba…
http://novorossia.su/ru/node/7775
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=25rspDXx-CY

Due Battaglioni e due squadroni del MUP (Polizia ucraina) fuggiti da zone di combattimento in DONBASS (RusVesna, 10/10/2014)

Ukrainian Defense Minister resigns, Poroshenko to announce another candidate (RT, October 12, 2014)

Attentato contro l’ex "Governatore del popolo" di Donetsk (Voce della Russia, 13 ottobre 2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_10_13/Attentato-contro-l-ex-Governatore-del-popolo-di-Donetsk-6536/

A Leopoli i nazisti celebrano il 72° anniversario della creazione dei battaglioni collaborazionisti di Bandera:
200 citizens of Lvov held the march in memory of supporters of Bandera (NNA, October 13, 2014)
Нацисты прошлись маршем по Львову (13 октября 2014)

Il battaglione punitivo "Kiev-2" ha disertato la zona delle operazioni militari contro il popolo della Novorossiya
VV MVDU Kiev-2 Battalion Deserted from Zone of Operations in Novorossiya (13/10/2014)
http://02varvara.wordpress.com/2014/10/13/vv-mvdu-kiev-2-battalion-deserted-from-zone-of-operations-in-novorossiya/

Fonte: pagina FB "Fronte Sud", 13/10/2014
CENTINAIA DI SOLDATI DELLA NAZGUARDIA PROTESTANO A KIEV 
Alcune centinaia di soldati della Guardia Nazionale ucraina stanno protestando fuori dall'ufficio dell'amministrazione presidenziale a Kiev, chiedendo la smobilitazione. Dicono di rifiutarsi di fare rientro alle loro caserme fuori della capitale… 
100s of Ukraine soldiers protest in front of presidential administration (RT, October 13, 2014)
http://rt.com/news/195596-kiev-soldiers-president-ukraine/
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=6atEyAtD7Hw

Kiev, i nazisti assaltano il Parlamento in nome di Stepan Bandera (di Marco Santopadre, 14 Ottobre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/26912-kiev-i-nazisti-assaltano-il-parlamento-in-nome-di-stepan-bandera

Nationalist Protest Turns Violent in Kiev (By NICK SHCHETKO - Oct. 14, 2014)
Protesters Clash with Police Amid Growing Discontent Over Slow Pace of Government Reforms
http://online.wsj.com/articles/nationalist-protest-turns-violent-in-kiev-1413298866

A Kiev estrema destra davanti alla Rada per la consacrazione dei neonazi di Bandera (Fabrizio Poggi, Il Manifesto 15.10.2014)
http://ilmanifesto.info/a-kiev-estrema-destra-davanti-alla-rada-per-la-consacrazione-dei-neonazi-di-bandera/

Croatia to Treat Ukraine’s Wounded National Guards: Ukrainian Embassy (RIA Novosti 19/10/2014)
http://en.ria.ru/world/20141019/194274191/Croatia-to-Treat-Ukraines-Wounded-National-Guards-Ukrainian.html

Fortissima esplosione a Donetsk, avvertita fino a 50 chilometri di distanza
Донецк 20.10.2014 Предположительно нанесён удар ТРК Точка у в район площадки
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=qT4RhTig_oM

PTV News 22 ottobre 2014 – La UE paga il gas di Kiev
L’UE e l’FMI pagheranno il debito da 3 miliardi e mezzo di euro che Kiev deve a Mosca. Va sul conto dei contribuenti europei il gas di Kiev, per evitare che l’Ucraina sottragga il gas destinato all’Europa…
http://www.pandoratv.it/?p=2094
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=gGs6lLQkzqc

Sweden mounts military operation to find alleged Russian submarine (By Jordan Shilton / WSWS, 22 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/22/swed-o22.html

Луганск. Бахмутка. Уничтоженная колонна техники. 27.10.2014
[nazista italiano eliminato nel Donbass? Se ne parla dal minuto 2.00 di questo video]
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=qjBdqlV5ckE

Partito il convoglio russo per il Donbass con migliaia di tonnellate di aiuti umanitari (29/10/2014)
http://comunicati.russia.it/partito-il-convoglio-russo-per-il-donbass-con-migliaia-di-tonnellate-di-aiuti-umanitari.html

After fraudulent Ukraine elections, Donbass republics brace for new attack (By Greg Butterfield / WW, on October 29, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/10/29/fraudulent-ukraine-elections-donbass-republics-brace-new-attack/

Ukraine’s recession continues to deepen (By David Levine / WSWS, 30 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/30/ukec-o30.html

Allerta Nato, intercettati 26 aerei da guerra russi nello spazio aereo europeo (di F. Q. | 29 ottobre 2014)
I velivoli hanno volato nelle ultime 48 ore su Mar Baltico, Mar Nero, Mare del Nord e Oceano Atlantico…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/29/allerta-nato-intercettati-26-aerei-guerra-russi-nello-spazio-aereo-europeo/1179605/
Le inaudite menzogne della propaganda filo-occidentale sugli aerei russi intercettati. Ecco come stanno veramente le cose (31 ottobre 2014)
http://www.pressnewsweb.it/2014/10/le-inaudite-menzogne-della-propaganda.html?m=1

’Ucraina è più nera. Poroshenko, azzoppato, cerca alleati a destra (Marco Santopadre, 31 Ottobre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/27232-l-ucraina-e-piu-nera-poroshenko-azzoppato-cerca-alleati-a-destra

Russia e Ucraina hanno firmato l'accordo sul gas (31/10/2014)
http://comunicati.russia.it/russia-e-ucraina-hanno-firmato-l-accordo-sul-gas.html

АМЕРИКАНЦЫ ПРИСТУПИЛИ К ПЕРЕКОВКЕ УКРАИНСКИХ КАРАТЕЛЕЙ НА ДИВЕРСАНТОВ (31 Октябрь 2014)
http://antifashist.com/item/amerikancy-pristupili-k-perekovke-ukrainskih-karatelej-na-diversantov.html
TRAD.: American instructors prepairing clandestine groups for Russian-speaking territories (Antifascist.com, October 31, 2014)
http://fortruss.blogspot.no/2014/10/american-instructors-prepairing.html

Una chiesa andata in fiamme, un convento, un cimitero colpiti vicino all'aeroporto di Donetsk (Sunday Morning TV, 2/11/2014)
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=500:una-chiesa-andata-in-fiamme-un-convento-un-cimitero-colpiti-vicino-all-aeroporto-di-donetsk&catid=2:non-categorizzato
Sunday Morning TV: Shelling a Church, Graveyard, Civilians with Incendiary Munitions on Friday (Russia Insider, 2/nov/2014)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=pnHlS2UcaMg

Bandera va a Varsavia (Svetlana Homzikova, Voice of Sevastopol – Pravda, 2/11/2014)
I nazionalisti ucraini vogliono annettersi territori polacchi…
https://aurorasito.wordpress.com/2014/11/02/bandera-va-a-varsavia/

La Russia ha stanziato 36 milioni di dollari per aiutare i rifugiati ucraini (3/11/2014)
http://comunicati.russia.it/la-russia-ha-stanziato-36-milioni-di-dollari-per-aiutare-i-rifugiati-ucraini.html

Il Ministero delle Emergenze della Russia sta preparando un nuovo convoglio di aiuti umanitari per il Donbass (4/11/2014)
http://comunicati.russia.it/il-ministero-delle-emergenze-della-russia-sta-preparando-un-nuovo-convoglio-di-aiuti-umanitari-per-il-donbass.html

US, Europe issue new threats after elections in Ukraine’s separatist regions (By Andrea Peters / WSWS, 4 November 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/11/04/ukra-n04.html

Cittadinanza ucraina ai miliziani patrioti. Polonia è ‘all’armi’ (Ennio Remondino, 4/11/2013)
Kiev da la cittadinanza agli stranieri che combattono sotto la sua bandiera anche se con ben altri simboli
http://www.remocontro.it/2014/11/03/cittadinanza-ucraina-miliziani-patrioti-polonia-allarmi/

PTV News 4 novembre 2014 – Pronti a invadere la Russia / La sconfitta di Kiev / L’Europa paga il conto
http://www.pandoratv.it/?p=2190
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=kQWneaudY9A

L’Ucraina svolta ancora più verso destra, nazi sempre più al potere (di Franco Fracassi – 4 novembre 2014)
http://popoffquotidiano.it/2014/11/04/lucraina-svolta-ancora-piu-verso-destra-nazi-sempre-piu-al-potere/

PTV News – 5 novembre 2014 – MH17: gli olandesi si svegliano / L’Europa paga per Kiev / Poroshenko in crisi manda l’esercito / Lady Pesc tra Palestina e Israele
http://www.pandoratv.it/?p=2197
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=2Q8hypbU1jU

Esercito ucraino combatte con tank radioattivi provenienti da Chernobyl (di Maurizio Vezzosi, 5 novembre 2014)
La testimonianza di un soldato ucraino e la verifica fatta con strumenti appositi su di un carro armato abbandonato dalla Guardia nazionale (foto e video)
http://popoffquotidiano.it/2014/11/05/esercito-ucraino-combatte-con-tank-radioattivi-provenienti-da-chernobyl/

Due bambini sono stati uccisi nel bombardamento di Donetsk (5/11/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_11_05/Due-bambini-sono-stati-uccisi-nel-bombardamento-di-Donetsk-2371/

Ucrania prepara bloqueo a la región de Donbás (6 noviembre 2014)
Con la excusa de que los territorios de Donestk y Lugansk no pagan a Ucrania los suministros de gas y electricidad, el presidente Poroshenko apuesta por "medidas de presión económica"…
http://www.telesurtv.net/news/Ucrania-prepara-bloqueo-a-la-region-de-Donbas-20141106-0002.html

I bambini, feriti nel bombardamento a Donezk, sono stati salvati (6/11/2014)
Il 5 novembre a Donezk sono morti due adolescenti, quattro i feriti. Giocavano a calcio nel cortile della scuola quando sono scoppiate due bombe ..
http://comunicati.russia.it/i-bambini-feriti-nel-bombardamento-a-donezk-sono-stati-salvati.html

Ucraina, colpita una scuola a Donetsk: due persone uccise e quattro ferite. Amnesty International: indagare subito (6 novembre 2014)
http://www.amnesty.it/Ucraina-colpita-scuola-a-Donetsk-due-persone-uccise-e-quattro-ferite-indagare-subito

Shocking attack: Teens killed & injured in Donetsk school shelling (RT, 5/nov/2014)
Artillery fire has come down on the grounds of a school in the eastern Ukrainian city of Donetsk, killing at least two and injuring four teens. RT's Roman Kosarev is there. The report contains some disturbing images…
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=sMpl1CULOUE

PTV News 6 novembre 2014 – Amnesty contro Kiev per la strage di bambini

L'OSCE conferma responsabilità esercito ucraino in bombardamento scuola di Donetsk (8/11/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_11_08/LOSCE-conferma-responsabilita-esercito-ucraino-in-bombardamento-scuola-di-Donetsk-7798/

Aeroporto di Donezk, esercito della Repubblica popolare del Donezk: liquidato un terrorista ceceno (8/11/2014)

Kirovsk: Gli ucraini hanno distrutto la casa e hanno ucciso la famiglia del uomo… (November 5th 2014)
Fonte: pagina FG "Crimini di guerra del "governo" di Kiev https://www.facebook.com/groups/cdgdgdc/
<< Attenzione! Il video è veramente forte... Vi prego di valutare bene. Non è adatto alle persone sensibili e ai minorenni. L'uomo(il nonno) che ha perso la moglie e la nipotina, non riesce inizialmente neanche rendersi conscio di quello che è accaduto. Quando portano via i corpi l'uomo dimenandosi, corre dietro il corpo della moglie non riuscendo ancora di rendersi conto bene di quello ch'è successo. non capendo bene cosa ch'e' successo... Alla fine del video allungando la mano con la catenina con la croce tolta dal collo della moglie uccisa maledice Poroshenko e giura di vendicarsi. "Adesso viene il mio figlio e vedrete. Ricordate la storia della battaglia di Stalingrado? C'erano due cecchini. Iraaa!(alla moglie) Mi senti?! Mi vendico! Mi vendico! Per te e per Svetka(la nipotina di 10 anni)!" >>
Kirovsk: I'll avenge for my granddaughter and wife! Кировск: Я отомщу за внучку и жену! (ENG SUB)

Ucraina, si combatte. Kiev pronta all’offensiva contro il Donbass? (Redazione Contropiano, 9 Novembre 2014)

Russia: esercitazione Nato in Estonia è contro di noi (Redazione Contropiano, 11 Novembre 2014)
Kiev escalates war in eastern Ukraine (By Christoph Dreier / WSWS, 12 November 2014)

Violent clashes erupt at Poland Independence Day rally (By Dorota Niemitz / WSWS, 13 November 2014)

Nella Repubblica popolare di Lugansk è stata eliminata la nota terrorista internazionale inglese (13/11/2014)

Ucraina: Mosca accusa, Kiev ha ammassato truppe lungo il confine (AGI, 13 NOV 2014)

La Nato minaccia Mosca: "difenderemo l’Ucraina". Rischio escalation (Marco Santopadre, 14 Novembre 2014)

Kiev regional police head accused of neo-Nazi ties (By SAM SOKOL, Jerusalem Post 11/12/2014)
[Vadim Troyan, il nuovo capo della polizia regionale di Kiev nominato dal gerarca Arsen Avakov, è un neonazista dichiarato, appartenente alla formazione "Patrioti d'Ucraina"…]

UN NUOVO CONVOGLIO UMANITARIO INVIATO NEL DONBASS (14/11/2014)
Questo convoglio sarà il settimo inviato dalla Russia per la popolazione del sud-orientale dell'Ucraina. I primi camion con aiuti umanitari hanno attraversato il confine russo-ucraino il 22 agosto scorso…

Russian strategic bombers to patrol off US coastlines (By Alex Lantier / WSWS, 14 November 2014)

Poco prima dello schianto del volo MH17 presso Donetsk (Mikhail Leontev, 1 TV - 14/11/2014)

Lettera di denuncia all'UNESCO per le violazioni dei diritti dei giornalisti di Rossija Segodnja (14/11/2014)
La lettera dell'agenzia russa di stampa internazionale Rossiya Segodnyacontiene una serie di fatti palesi di violazioni dei diritti, della libertà di espressione e del diritto inalienabile alla vita, subiti dai propri giornalisti in Ucraina e in UE…

A Pervomajsk (prov. di Lugansk) colpito l'ospedale di maternità - 15.11.2014

Poroshenko: Così vinceremo la guerra! (15/11/2014)

L’Occidente accusa la Russia di ingerenza in Ucrania ma occulta i trasferimenti di armi della NATO (16/11/2014)

Antifascisti slovacchi contestano sonoramente Poroshenko a Bratislava urlandogli "Fascista!" (16/11/2014)

Crisi diplomatica tra Russia e Polonia: espulsi diplomatici di Varsavia (La Stampa, 17/11/2014)
È la “rappresaglia” dopo una simile decisione delle autorità polacche. Alla base degli scontri uno scandalo di spionaggio tra i due Paesi…
Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 17/11/2014
"Guerra diplomatica tra Russia e Polonia. Come ben sappiamo, Varsavia è stata tra i principali sponsor europei del golpe di EuroMaidan ed è, assieme alle Repubbliche baltiche, uno dei più servili cavalli di Troia degli Usa nel continente. È una nazione completamente accecata dall'anticomunismo e dalla russofobia. Nei giorni scorsi la Polonia aveva espulso dei diplomatici russi e la risposta di Mosca non si è fatta attendere…"

Mistaken identity: French plane entered Swedish air space – not Russian as reported (RT, November 17, 2014)

Il Punto di Giulietto Chiesa – Lo Zar e l’Anatra zoppa (17/11/2014)
"Lo Zar Putin ha invaso l'Ucraina" e l'Occidente va dietro all'Anatra zoppa Obama. La stampa italiana grida al lupo al lupo, ma le foto dell'invasione sono un flop…

PTV News 17 Novembre 2014 – Il mistero dell’MH17 e del caccia militare / Chiesta a UE indagine internazionale su massacro Odessa 

17.11.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina (SOUTH FRONT)
1) L'esibizione "Odessa & Donbass. Tragedia dell'Ucraina" in Irlanda / 2) La Repubblica Ceca non sprecherа soldi per l'Ucraina / 3) L'Ucraina vuole la guerra contro la Russia / 4) la NATO preferisce ignorare gli sforzi russi per stabilizzare la situazione in Ucraina

17-18.11.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina (SOUTH FRONT - 18/nov/2014)
1) Manifestanti greci si scontrano con la polizia vicino l’ambasciata USA 2) Donetsk sotto attacco 3) UE comincia a capire la situazione in Ucraina 4) Adrey Kelin contro le notizie false

Commento del Dipartimento stampa e informazione del Ministero degli Esteri della Russia in relazione alla dichiarazione dell'Ambasciatore di Australia a Mosca P. Majler sulle cause della cessazione di forniture di uranio australiano alla Russia (18/11/2014)

Il MID della Russia ha annunciato l'esplusione di diplomatici polacchi (18/11/2014)

18.11.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina (SOUTH FRONT, 18/nov/2014)
1) Kiev ha invitato Mosca a tenere “colloqui seri” / 2) Il governo della RPD sta valutando l’attuazione di un sistema bi-valuta / 3) Russia e China tentano di formare un sistema di sicurezza collettivo nell’area dell’Asia e del Pacifico / 4) I marinai russi stanno continuando l’addestramento nella Mistral

18-19.11.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina (SOUTH FRONT, 19/nov/2014)
1) L’esercito ucraino bombarda Donetsk / 2) La RPD sta pianificando di ripristinare il servizio ferroviario dalla Crimea / 3) Putin: “Gli USA vogliono sottomettere la Russia, ma nessuno ci è riuscito e mai ci riuscirà” / 4) il Blocco d’Opposizione chiede a Poroshenko di cancellare le decisioni anti-costituzionali

Сергей Лавров: Киев готовит вторжение на территорию ДНР и ЛНР
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 19/11/2014 – https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/727076194040304