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Ucraina, laboratorio nazi-europeista

0) LINKS: Documentazione / News / Opinioni
1) AVVIATE IN UCRAINA LE PROCEDURE PER LA MESSA AL BANDO DEI COMUNISTI 
2) Kijev zabranio KPU, njihov lider poručuje: "Zadnji put smo završili u logorima" - Narodnooslobodilački front Ukrajine: "Boriti ćemo se protiv fašizma u cijeloj Ukrajini, a ruska elita bi se složila s Kijevom jer se boje ustanka na jugoistoku"
3) I minatori di Donetsk ai lavoratori d'Europa: "Aiutateci a spezzare la morsa del fascismo in Ucraina"
4) NKPJ: ФАШИЗАМ НА ДЕЛУ - ЗАБРАНА КП УКРАЈИНЕ 
5) Трагедија у Украјини - као међукорак (Вили Вимер)


=== 0: LINKS ===

DOCUMENTAZIONE:

Cari amici italiani, perché state finanziando una guerra contro di noI?
Opuscoletto di controinformazione e agitazione realizzato da lavoratrici ucraine antifasciste in Italia

Media Blackout: Massiccia operazione militare nell'Ucraina Orientale. Riportata l'uccisione di 496 civili e 1.600 soldati
Michel Chossudovsky | globalresearch.ca - 20/07/2014
Media Blackout: Major Military Operation in East Ukraine. 496 Civilians, 1600 Soldiers Reported Killed

NEWS:

I notiziari quotidiani del Fronte Meridionale / ЮЖНЫЙ ФРОНТ

Ukrainian Army Used Phosphorus Bombs on Civilians - Russian Defense Ministry (25/07/2014)
http://en.ria.ru/world/20140725/191264009/Ukrainian-Army-Used-Phosphorus-Bombs-on-Civilians---Russian.html

Due consiglieri dell'esercito americano sono stati uccisi da ignoti a Mariupol (25/7/2014)
http://comunicati.russia.it/due-consiglieri-dell-esercito-americano-sono-stati-uccisi-da-ignoti-a-mariupol.html

Interpol puts Ukrainian ultranationalist Yarosh on wanted list (July 25, 2014)
http://rt.com/news/175564-ukraine-interpol-wanted-yarosh/

La Russia rende noti i propri dati sull’abbattimento del Boeing malaysiano (25/07/2014)
http://www.pandoratv.it/?p=1597
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=jOG1xjYZWac#t=16

Ucraina: il governo golpista prepara il più grande piano di privatizzazione della sua storia
Jose Luis Forneo | imbratisare.blogspot.it - 15/07/2014
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouceg20-014836.htm

La Russia dichiara lo stato di emergenza per accogliere i profughi ucraini
RETE VOLTAIRE | 17 LUGLIO 2014 - La Federazione russa ha dichiarato lo stato di emergenza in sei province (Oblast di Rostov, Volgograd, Astrakhan, Kraj di Stavropol, Repubblica di Kalmukia e città di Sebastopoli) per far fronte all’afflusso di rifugiati. Dalla rivolta e repressione del Donbas ucraino, 480000 persone sono fuggite in Russia, dove 20451 hanno chiesto asilo politico.
http://www.voltairenet.org/article184777.html

OPINIONI:

La solidiarietà di Fidel per i popoli palestinese e ucraino
Fidel Castro Ruz | granma.cu - 18/07/2014
http://www.resistenze.org/sito/os/mp/osmpeg20-014838.htm

“Gli omicidi in Ucraina. Come fermare la guerra nel centro dell’Europa”. Videoconferenza Mosca-Roma
Partecipano: Lucio Caracciolo, Giulietto Chiesa, Maurizio Torrealta. Coordina: Sergey Startsev, direttore Agenzia Rossiya Segodnya
Pubblicato il 18/lug/2014 - http://www.pandoratv.it/?p=1517
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=0u4kQygYIb0

Wie im 19. Jahrhundert (Neue Großmächterivalität gegen Russland)
GFP 25.07.2014 - Ein eng mit dem Westen kooperierender russischer Außenpolitik-Experte kommt in einer Analyse über die Hintergründe des Ukraine-Konflikts zu harten Urteilen über die Rolle der EU und der Vereinigten Staaten. Der Westen habe seit den Umbrüchen von 1989/91 Russland stets ausgegrenzt, Vorkehrungen gegen einen russischen Wiederaufstieg getroffen und seine eigene Machtsphäre systematisch ausgeweitet, schreibt Dmitri Trenin, Leiter des Moskauer Carnegie Center, eines Ablegers des US-Think-Tanks "Carnegie Endowment". Selbst nach Beginn des Ukraine-Konflikts hätten EU und USA diplomatische Schritte der russischen Regierung nicht erwidert; Chancen auf eine friedliche Lösung wurden dadurch zunichte gemacht. In Reaktion darauf entstehe eine neue Mächtekonkurrenz ähnlich der Mächterivalität des 19. Jahrhunderts, urteilt Trenin; neben Wirtschaftssanktionen sei dabei ein neuer "Informationskrieg" in vollem Gange. Den USA wirft der Carnegie-Experte "Phobien" gegenüber Russland vor. Über Deutschland, das ganz besonders an Entstehung und Eskalation des Ukraine-Konflikts beteiligt war, erklärt er, seine Eliten hätten "einen langen Aufstieg zu einer neuen, verbesserten Position in der Weltpolitik begonnen": "Deutschland entwickelt sich zu einer Großmacht in Eurasien"…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58921

Establish Facts (German foreign policy experts call for a military intervention in Ukraine)
GFP 2014/07/21 - After a jetliner was shot down over Eastern Ukraine, influential German foreign policy experts have begun calling for a military intervention, which may include German Bundeswehr units. "A Blue Helmet mission under the umbrella of the United Nations" should now be taken into consideration, declared Andreas Schockenhoff, Co-Chair of the CDU/CSU Group in the Bundestag. "Germany may also be asked" to contribute troops. For the Chairman of the Bundestag's Defense Commission, Hans-Peter Bartels (SPD), a Blue Helmet mission is also "conceivable." It is yet unclear, who bears responsibility for downing the jetliner. This is not an essential question for him, as past experience with Western interventions have shown: The EU and the USA must politically establish the facts. The war against Yugoslavia was justified with a massacre. Substantial doubts about central aspects of this massacre still persist. The sniper killings on Kiev's Maidan Square on February 20 have never been elucidated, once they served as legitimation for overthrowing the government of President Yanukovych. Suspicions persist that sectors of today's governing Maidan opposition may have played decisive roles in these murders; however that is of no interest to the West. On the contrary, there have never been political consequences for a US warship's downing of an Iranian airliner in 1988…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58770


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Il voto del parlamento ucraino che mette fuori legge il Partito Comunista Ucraino
22.07.2014 Верховная Рада проголосовала за запрет Компартии Украины
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=aTWeN-8WX6g

No ban on the Communist Party of Ukraine! (WW Editor, July 25, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/07/25/ban-communist-party-ukraine/

Il GUE condanna il tentativo antidemocratico del governo ucraino di sopprimere il Partito Comunista
http://www.sinistraineuropa.it/europa/gue-condanna-tentativo-antidemocratico-governo-ucraino-sopprimere-partito-comunista/

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»Wir stören politisch«
Die Machthaber in Kiew versuchen, die Kommunistische Partei der Ukraine verbieten zu lassen. Heute beginnt das Gerichtsverfahren. Ein Gespräch mit Pjotr Simonenko, 24.07.2014 - Interview: Das Gespräch führte Robert Allertz
http://www.jungewelt.de/2014/07-24/001.php


http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24352-avviate-in-ucraina-le-procedure-per-la-messa-al-bando-dei-comunisti.html

Avviate in Ucraina le procedure per la messa al bando dei comunisti 

da www.kpu.ua | Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Intervista a Petro Simonenko a cura di Robert Allertz

Il testo dell’intervista concessa dal leader del Partito Comunista di Ucraina, Petro Simonenko, al giornale della sinistra tedesca “Junge Welt” (http://www.jungewelt.de/2014/07-24/001.php), in seguito alla decisione assunta dal parlamento ucraino di avviare le procedure per la definitiva messa al bando delle sue organizzazioni e dei suoi simboli


Giovedì la Corte distrettuale amministrativa di Kiev ha dato inizio al processo, il cui risultato finale dovrebbe essere la messa al bando del vostro partito e dei suoi simboli. Mi si permetta di ricordare ai lettori: nell'agosto del 1991, il Partito Comunista, in quanto parte del PCUS, era già stato vietato, ma nel 1993 fu nuovamente ricostituito. Da quel momento Lei ne è alla guida. Perché vogliono vietare il vostro Partito, che è quello con l'età più avanzata tra tutte le organizzazioni politiche del paese?

Noi rappresentiamo un intralcio politico. Abbiamo creato disturbo sia alla classe dominante al tempo di Yanukovich che alla nuova leadership con Poroshenko. Per questo vogliono sbarazzarsi di noi.

Ma il vostro partito non aveva collaborato con il Partito delle regioni di Yanukovich dal 2010 al 2014?

E' così, su alcune questioni le nostre posizioni coincidevano con quelle del Partito delle regioni, e per questo abbiamo appoggiato progetti di legge, che rispondevano al nostro programma elettorale. Ma tuttavia, abbiamo respinto tutte le le iniziative antisociali di Yanukovich e del suo partito, come, ad esempio, le riforme sanitaria e pensionistica. Su tali questioni Yanukovich era stato appoggiato dall'opposizione di allora, che dopo il golpe di febbraio è arrivata al potere. Oggi il Partito delle regioni di fatto lavora con Poroshenko, e con esso non abbiamo più nulla in comune.

Quali sarebbero i motivi del divieto del partito?

Il segnale per la persecuzione del Partito Comunista è stato dato da Turchinov, che all'epoca agiva come presidente ad interim dell'Ucraina, e che ora ha assunto la presidenza della Rada Suprema. Dal momento in cui capo dello Stato è diventato Poroshenko, anch'egli ha sostenuto la disposizione data da Turchinov al ministero della giustizia di preparare il processo per la proibizione del partito. Le accuse all'indirizzo del Partito Comunista assumono un carattere generale. Hanno dichiarato che il Partito Comunista è “nemico dell'Ucraina”, che “sostiene i separatisti”, che è “agente di Putin”. Allo stesso tempo ci è stato rinfacciato persino il referendum nazionale, che il Partito Comunista aveva promosso al tempo di Yanukovich, che volevamo far svolgere perché il popolo dell'Ucraina si esprimesse sul corso futuro della politica estera del paese. Questo referendum allora non era stato voluto né dal presidente né dall'opposizione, e la nostra iniziativa era stata bloccata sul piano giuridico.

Quali “prove” giustificherebbero la proibizione del Partito Comunista?

Il procedimento avviato dal Ministero della Giustizia è composto da 18 pagine e da 129 pagine di prove, tratte da fonti aperte – vale a dire, giornali, volantini, video, ecc. Con il loro aiuto cercano di dimostrare che il Partito Comunista di Ucraina avrebbe violato l'articolo 5 della legge dell'Ucraina sui partiti, cioè ci accusano di avere violato la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina.

Ci si riferisce al separatismo?

Naturalmente. Tuttavia, le prove raccolte dal Ministero della Giustizia non sono serie e addirittura sfiorano il ridicolo, poiché si basano su notizie e informazioni riportate da terzi, e persino su citazioni distorte. Hanno addirittura trovato due “ribelli” e “terroristi” che avrebbero dichiarato di essere “rappresentanti del Partito Comunista”.

Per il partito?

No, per la lotta armata con Kiev. Ciò è naturalmente assurdo, dal momento che il Partito Comunista ha sempre chiesto la cessazione del confronto armato. Noi ci siamo pronunciati e ci pronunciamo per un regolamento pacifico, chiediamo la cessazione del fuoco e negoziati. Per questo ci hanno accusato di istigare alla guerra, nella quale con tali dichiarazioni daremmo la possibilità ai separatisti, che agirebbero con il sostegno di Mosca, di rafforzarsi sul piano militare.

Presso la sede centrale del vostro Partito, su un lato sono appesi due striscioni rossi con del filo spinato, su cui sta scritto “Mai più!” e “Comitato per la pulizia”

Ma non solo questo. Hanno dipinto sull'edificio una svastica e varie scritte. La sede centrale del Partito Comunista era stata occupata e saccheggiata dagli “attivisti del Majdan” in febbraio. Gli uffici del nostro partito sono stati incendiati a Lutsk, Chernigov e in altri luoghi. Al momento la polizia non ha ancora fatto sgomberare l'edificio. Nell'edificio della sede centrale del KPU non è possibile lavorare normalmente, e sarebbero necessarie grandi riparazioni.

Sono stati presi di mira solo gli uffici del partito o anche i suoi iscritti?

Giusto. Gli attacchi sono iniziati in Ucraina occidentale e in corrispondenza degli eventi del Majdan sono cresciuti di intensità. Ci sono state irruzioni anche nelle case dei nostri militanti, alcuni dei quali sono stati prelevati e a cui è stato chiesto di rinunciare all'appartenenza al partito. Anch'io, dopo aver partecipato a un dibattito televisivo, sono stato attaccato da un gruppo di persone, e questo è stato il motivo per cui ho dovuto abbandonare lo studio attraverso l'uscita di emergenza. Ma queste persone hanno continuato la loro aggressione, hanno bloccato la mia automobile, fracassandole i vetri, e hanno gettato “bottiglie Molotov”. I deputati del partito fascista “Svoboda” mi hanno spintonato fuori dalla tribuna parlamentare della Rada. E così hanno fatto anche con altri membri del nostro gruppo. Ecco perché ora i deputati comunisti democraticamente eletti devono avere paura a recarsi al parlamento.

Quali conseguenze tutto ciò potrà comportare?

In questo clima di anticomunismo, illegalità e violenza il lavoro parlamentare è impossibile. Nove membri hanno già abbandonato la frazione del KPU, e ora siamo 23.

E dove sono andati questi deputati?

Se ne sono andati in una frazione denominata “Per la pace e la stabilità” che annovera l'oligarca della “Famiglia”, Kurchenko. Serghey Kurchenko a 27 anni è una delle persone più ricche del paese, in Occidente lo chiamano il “Rockefeller ucraino”. Durante il governo di Yanukovich Kurchenko ha fatto i miliardi nel commercio del petrolio e del gas. E proprio come allora comprava le imprese, ora compra i deputati.

Il Partito sta attraversando un periodo complicato e difficile, e la sua immagine non sempre suscita simpatie. Tuttavia, in tutto il mondo stiamo registrando il sostegno e la solidarietà nei nostri confronti, soprattutto da parte dei partiti comunisti.

Gabi Zimmer, a nome della frazione da lei guidata delle sinistre al Parlamento Europeo, ha inviato una lettera al presidente Poroshenko, in cui ha definito illegittima la persecuzione legale e fisica verso il nostro partito e ha espresso la sua protesta.

Che cosa farete, se il KPU verrà vietato?

In tal caso ci appelleremo alla Corte Europea per la difesa dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Per i comunisti ucraini hanno valore proprio quegli stessi diritti dell'uomo, che li si accusa continuamente di violare.


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http://www.advance.hr/vijesti/kijev-zabranio-kpu-njihov-lider-porucuje-zadnji-put-smo-zavrsili-u-logorima-narodnooslobodilacki-front-ukrajine-boriti-cemo-se-protiv-fasizma-u-cijeloj-ukrajini-a-ruska-elita-bi-se-slozila-s-kijevom-jer-se-boje-ustanka-na-jugoistoku/

Kijev zabranio KPU, njihov lider poručuje: "Zadnji put smo završili u logorima" - Narodnooslobodilački front Ukrajine: "Boriti ćemo se protiv fašizma u cijeloj Ukrajini, a ruska elita bi se složila s Kijevom jer se boje ustanka na jugoistoku"


N. Babić
vrijeme objave: Četvrtak - 24. 07. 2014

Prije dva dana je ruski vojni analitičar i glavni urednik časopisa "Nacionalna obrana", Igor Korotchenko, izjavio kako je na istoku Ukrajine u tijeku pokušaj prevratničke vlade i novoizabranog predsjednika ukrajinskog predsjednika Petra Poroshenka ne samo da unište milicije Donbasa, nego da unište i civile koji tamo žive i da se više ne može govoriti o pobuni jednog dijela stanovništva s radikalnim stavovima, nego o "narodnooslobodilačkoj borbi Donbasa protiv režima iz Kijeva". 

Sam termin "narodnooslobodilačka borba" mnoge kod nas podsjeća na herojski zajednički otpor naroda bivše države protiv nacifašističkog režima i njihovih marioneta na ovim prostorima u Drugom svjetskom ratu. Međutim, jesu li doista prevratnička vlada i predsjednik Poroshenko izabran u svibnju ove godine "nacisti", "neofašisti" i mrzitelji svega što dolazi s istoka, posebno ljevičarskih ideja? Sudeći po njihovim govorima, postupcima i mjestima koja su u institucijama državne sigurnosti Ukrajine zauzeli čelnici radikalnih desničarskih skupina, moglo bi se reći da jest tako. Jednako kao i zbog nemilosrdnog ubijanja civila i uništavanja gradova, sela i infratsrukture na istoku zemlje. Podsjetimo i da je Petro Poroshenko uvjerljivo pobijedio na predsjedničkim izborima, ali da je odmah poslije bivše premijerke Julije Timošenko (2,3 milijuna glasova) najviše glasova osvojio čelnik Radikalne stranke Oleg Lyashko (1,5 milijuna). Činjenica je da se Lyashko nametnuo kao ozbiljna politička snaga i u koaliciji s Dmytriyem Yaroshem (Desni sektor) i Olegom Tyahnybokom (Svoboda) na predstojećim parlamentarnim izborima postoji realna opasnost da formira vladu, ili da u njoj bude važan i odlučujući čimbenik.

Stavovi ukrajinskih neonacista su svima poznati, a na Trgu Neovisnosti u Kijevu još uvijek drže svoje falange koje novoizabrani gradonačelnik Kličko ne uspijeva rastjerati i napokon očistiti metropolu. Svi se analitičari slažu da oni tamo predstavljaju realnu opasnost i da je u svakom trenutku moguća pobuna. 

[VIDEO: 08. prosinca 2013. / Kijev - Razularena gomila tijekom prosvjeda na tzv. "EuroMaidanu" ruši, potom uništava Lenjinov spomenik:
http://www.youtube.com/watch?v=K04ifIhkXck ]

U međuvremenu je i ukrajinski parlament popustio pred njihovim zahtjevima, te je jučer i službeno raspustio Komunističku partiju Ukrajine. Odluku je podržalo 232 zastupnika, od potrebnih 226. Dakle, zaista imamo još jednu analogiju s događanjima s početka XX stoljeća, ali je riječ o Komunističkoj partiji i Bruxelles u tome ne vidi ništa sporno. O Washingtonu da ne govorimo, gdje i dan danas mnogi štuju lik i djelo Josepha McCarthya, žestokog protivnika komunizma i svega što je s njim u vezi.

Ranije je na tu ideju došao predsjednik parlamenta Alexander Turchinov i naredio odborima da razmotre prijedlog o raspuštanju dijela ili cijele Komunističke partije. Takav nalog je dao nakon jer su zastupnici optužili komuniste za "pomaganje milicija" na istoku. Nekoliko se puta ovaj zakon pokušavao staviti na dnevni red, ali nikada nije bilo dovoljno glasova da se to i učini. Iz petog pokušaja je Vrhovna Rada usvojila ovaj dokument. 

"Danas ću poslati zakon predsjedniku i pitati ga da odmah najavi raspuštanje Komunističke partije Ukrajine", rekao je Turchinov nakon glasovanja. Nakon toga su zastupnici u Vrhovnoj Radi počeli pjevali himnu Ukrajine.

Prema dokumentu, čelnik parlamenta ima pravo raspustiti stranku ako je ona u Vrhovnoj Radi zastupljena s manje zastupnika od zakonskog minimuma.

"Zakon predlaže da se utvrdi da parlamentarna skupina broji manje od minimalnog broja zastupnika koji je određen zakonom", reko je Turchinov, a budući da na sjednice u Kijev ne dolaze zastupnici s istoka zemlje, nakon ustanka na istoku zemlje je KPU pala na samo 23 zastupnika, od 33 koliko je imala nakon regularnih izbora, a početkom srpnja ih je preostalo samo šest. Kao što vidimo, ovog puta je također "sve po pravilniku, zakonu i ukrajinskom ustavu".

Komunistička partija Ukrajine je bliski saveznik Stranke regija, a te dvije političke snage prvenstveno imaju podršku na jugoistoku zemlje. Oružanim prevratom u veljači su izgubili svoje pozicije i na vlast je došla radikalna desnica s ulice, uključujući i nacionalističku stranku "Svoboda". Nova vlast se uglavnom oslanja na podršku zapadnih i središnjih regija.

Turchinov, nacionalisti i neonacisti nisu mogli prijeći preko izjava zastupnika KPU, koji su u svibnju ove godine pozvali Turchinova da kao v.d. predsjednik "odmah povuče sve trupe iz istočnih krajeva", nazivajući kampanju Kijeva "ratom protiv vlastitog naroda". Tada su Turchinov i ostali naložili pripadnicima ukrajinske službe sigurnosti da "provjere" aktivnosti komunista i njihove veze sa separatistima" i ubrzo su se počeli nizati "dokazi o njihovoj aktivnosti protiv države". (Od Njemačke 1933. do Ukrajine 2014. - Lažnim i montiranim optužbama nove ukrajinske vlasti žele zabraniti Komunističku partiju)

Petro Symonenko: "Mogu nam zabraniti rad, ali neće zabraniti ljudima da razmišljaju. Prošli put kad se ovo dogodilo komunisti su završili u Auschwitzu!"

Lider Komunističke partije Ukrajine, Petro Symonenko, tvrdi kako "nacifašistički režim želi ušutkati ukrajinske komuniste".
"Mračnjaštvo u parlamentu i izvan njega sve svjedoči o ovom režimu. Konačno je u Ukrajini uspostavljen režim fašističke vojne hunte", izjavio je čelnik Komunističke partije Ukrajine, Petro Symonenko, komentirajući rezultate glasovanja u parlamentu.

Peter Simonenko je naglasio da je cilj tih promjena stvaranje preduvjeta za potpuno eliminiranje Komunističke partije u Vrhovnoj Radi. 

"Nacifašistički režim želi ušutkati glasove komunista koji se protive ratu i žele mir u zemlji. Komunisti su ti koji se protive podizanju cijena i ubojitoj mirovinskoj i zdravstvenoj reformi. Komunisti zagovaraju nacionalizaciju strateških industrija i protive se prodaji poljoprivrednog zemljišta stranim vlasnicima, predaje našeg plinskog transportnog sustava međunarodnim korporacijama. Komunisti zahtijevaju otplatu dugova imovinom oligarha,te da se osiguraju mirovine i socijalna davanja, zahtijevaju da se odustane od mučnog zajma Međunarodnog monetarnog fonda. Komunisti se zalažu za pravo svakoga na slobodu savjesti i izražavanja, pravo da govori svoj materinji jezik, pravo da upravlja sudbinom svoje zemlje. Ne želimo okus krvi i rata u što nas žele utopiti neonacisti", rekao je Petro Symonenko. 

Čelnik Komunističke partije Ukrajine je također rekao da je moguće da se raspusti parlamentarna skupina i zabrani stranka, ali neće uspjeti zaustaviti ljude da razmišljaju. 

"Povijest pokazuje da su nakon zabrane komunisti završili u Buchenwaldu i Auschwitzu, Majdaneku i Babi Yaru", zaključuje lider KPU, Petro Symonenko.

Andrey Medvedev, tajnik Komunističke partije Ukrajine, izjavio je: "Ne postoji ništa čudno, jer se isto događalo u ranim '30-im. Danas sljedbenici fašističke ideologije, djeca i unučadi nacista koji su bili na vlasti u Europi, žele učiniti sve kao bi rat u Ukrajini trajao i dalje".

Stavovi ukrajinskih komunista i naroda jugoistoka Ukrajine se jasno vide u proglasu kojeg je objavio "Narodnooslobodilački front Ukrajine, Nove Rusije i Karpatske Rutenije". Sve što stoji u proglasu objašnjava zbog čega će Bruxelles i eurobirokrati, europska desnica, ali i europski "socijaldemokrati" i dio tzv. "ljevice", šutke prijeći preko zabrane rada Komunističke partije Ukrajine.

Manifest "Narodnooslobodilačkog fronta Ukrajine

Što je cilj naše borbe?

Ukrajina mora biti narodna i socijalna republika bez oligarha i korumpirane birokracije.

Tko su naši neprijatelji?

Neoliberalna i fašistička vladajuća elita koja je u savezu s oligarsima, birokratima, sigurnosnim dužnosnicima i kriminalom, a koja služi interesima stranih država.

Tko su naši saveznici?

Svi ljudi dobre volje koji prepoznaju ideale socijalne pravde i spremni su za borbu u rušenju neoliberalne fašističke države na teritoriju Ukrajine, bez obzira na državljanstvo i nacionalnost.

Što je socijalna narodna republika za koju se borimo?

Socijalna narodna republika je politički oblik društvene organizacije u kojoj se razvijaju svi interesi nacije i provodi sveobuhvatni razvoj 

- Duhovni, intelektualni, socijalni, fizički. Najviši cilj je socijalna narodna republika. 

- Sva moć pripada narodu, a ostvaruje se kroz izabrana tijela i putem izravne zastupljenosti

- Svaki radnik ima pravo na zdravstvenu skrb, obrazovanje, mirovinu i socijalnu sigurnost na račun države

- Dopustit ćemo sve privatne ili kolektivne inicijative koje imaju pozitivan učinak na ljude i njihov razvoj

- Zabranjeno je kapitalističko lihvarstvo banaka, život od kamata na kredite 

- Novac bi trebao biti zarađen ne kroz dužničko ropstvo, nego ostvarivanjem uspješnih projekata

- Država djeluje u ime naroda i kontrolirana je od njegovih predstavnika, najveći je nositelj kapitala i kontrolira sve strateške industrije

- Dopušteno je privatno vlasništvo, ali su ulaganja u politici i gospodarstvu pod kontrolom društva

- Nikom nije dopušteno da postane oligarh i vlada nad ljudima koji stvaraju umjetnu situaciju monopola

Koje su metode naše borbe?

Da bi se postigao ovaj cilj mi smo spremni koristiti nenasilne, ali i nasilne metode borbe. Vjerujemo da se sada samo oružjem može braniti vlastita sloboda. Nažalost, zbog onoga što se događa u Ukrajini borba je jedini način postizanja političkih ciljeva.

Što se događa u Ukrajini?

Na području Ukrajine je u tijeku nacionalno oslobođenje i pobuna protiv neoliberalne fašističke vladavine terora. U našoj zemlji propaganda pokušava fašizam prikazati kao liberalni kapitalizam.

Što je Ukrajina?

Ukrajina je područje između Europske unije i Rusije, ima kršćansku tradiciju i nastanjena je različitim narodima - Ukrajincima, Rusima, Bjelorusima, Moldavcima, Bugarima, Mađarima, Rumunjima, Poljacima, Židovima, Armencima, Grcima, Tatarima, Rusinima i drugima - koja ima dugu tradiciju narodne samouprave i političke borbe za slobodu naroda.
Što se događa u jugoistočnoj Ukrajini?
Jugoistok ili Nova Rusija je u fazi političke pobune naroda protiv neoliberalne fašističke vladavine postavljene u Kijevu uz potporu zapadnih mentora. Taj ustanak uključuje sve narode - Ukrajince, Ruse, Grke, Armence, Židove, Mađare, Rumunje i tako dalje.

Da li je u Jugoistoku rat između Rusije i Ukrajine?

Ovo nije rat između Rusije i Ukrajine, kao što tvrdi fašistička propaganda, nego pobuna potlačenih naroda protiv zajedničkog neprijatelja – terora fašističkog neoliberalnog kapitalizma. 

Na obje strane se bore pripadnici svih naroda. "Vlasti" u Kijevu su dovele plaćenike i ljude prevarile propagandom da se bore za interese krupnog kapitala, kriminalaca i birokrata. Jugoistok se bori za interes naroda i svoju slobodnu i demokratsku budućnost.

Ima li različitih interesa za Ruse i Ukrajince tijekom događaja u Ukrajini?

Rusi i Ukrajinci dijele zajedničke društveno-političke interese, a to je oslobođenje Ukrajine od terorističke vladavine kapitala.

Zašto je ustanak na Jugositoku obilježen ruskom sloganima?

Jer su Rusi i rusko govorno stanovništvo Ukrajine doživjeli dvostruki progon, društveni i gospodarski, kao i kulturni i politički.

Socio-ekonomsko ugnjetavanje, korupcija, zločini, nemogućnost normalnog poslovanja i normalnog života, mizerne plaće koje ovise o "gospodarima života", to je postalo "pravilo" za svakog radnika u Ukrajini. Zabrana ruskog jezika u regijama u kojima više od 90 posto stanovništva govori i misli na ruskom jeziku, zabrane nastave u ruskim školama, zabrana upotrebe ruskog jezika u pravnim i administrativnim poslovima i mnogi drugi apsurdni zahtjevi koji su očita segregacija. Dodatno ponižavanje fašista ruskog govornog stanovništva Ukrajine. Dakle, rusko govorno stanovništvo i ruska manjina su na prvom mjestu.
Mi tražimo pravdu za sve potlačene ljude Ukrajine!

Zašto Rusija pomaže jugoistoku Ukrajine? 

Znatan dio ruske elite se boji nacionalnog društveno i političkog protesta. Oni bi se rado složili s Kijevom i okončali rat na Jugoistoku. No bijes narodnog ustanka protiv oligarhijskog i birokratskog liberalnog kapitalizma to ne dopušta. Ruski narod ne podržava samo borbu jugoistočne Ukrajine. Na to je prisiljena i ruska elita, često usprkos svojim strateškim interesima, te i ona podržava ili se pretvara da podupire pobunu jugoistočne Ukrajine.

Zašto SAD i EU pomažu režim u Kijevu?

Glavni cilj Sjedinjenih Američkih Država je borba s Rusijom, kao glavnim geopolitičkim suparnikom. SAD žele stvoriti antirusku državu s NATO bazama na ruskim granicama, ili stvoriti kaos, destabilizirati regiju. EU treba dodatna tržišta i izvore jeftinih sirovina.

To podupire borbu jugoistočne Ukrajine?

Borbu naroda Ukrajine, kojoj je glavno uporište jugoistočna Ukrajina, održava i razvija želja naroda Ukrajine za slobodom od neoliberalne fašističke dominacije vladajućih elita i svijest o općim društveno-političkim interesima i ciljevima borbe.

Je li borba Jugoistoka separatizam?

Mi se borimo na cijelom teritoriju Ukrajine. Pobunjenici Jugoistoka, ili Nove Rusije, poslali su svojoj braći i sestrama u svim regijama Ukrajine slogan: "Ustanimo protiv zajedničkog neprijatelja!" Mi ćemo stvoriti novo slobodno društvo i odgovornu vlast u cijeloj Ukrajini, pa i Novoj Rusiji.


Što mislite da će se dogoditi nakon pobjede narodnooslobodilačke revolucije i raspada ovog režima? Hoće li se stvoriti nova država na teritoriju Ukrajine u kojoj će vlast pripadati narodu, ne samo na riječima, nego u djelima?

Stanovništvo svake regije će na referendumu, kao najvišem obliku demokracije, odrediti budućnost svoga kraja i hoće li će ostati u jedinstvenoj saveznoj državi, konfederaciji ili želi punu neovisnost.

Kako će izgledati politička vlast nakon pobjede narodnooslobodilačke revolucije?

Politička moć će se temeljiti na načelu izravne narodne predstavničke demokracije. Organi demokracije će biti formirani, počevši od razine lokalnih vijeća i Vrhovnog vijeća, na temelju reprezentativnih delegata iz teritorija delegata iz radnih skupina i stručnih korporacija i sindikata, delegata iz političkih, vjerskih i društvenih organizacija.

Najviše tijelo naroda će biti Vrhovno vijeće, sastavljeno od delegata iz regionalnih vijeća. Vrhovno vijeće bira vladu koja ljudima odgovara preko svojih predstavnika. Mi se zalažemo za izbor sudaca i čelnika agencija za provođenje zakona na terenu. 

Što će biti s regijama nakon pobjede narodnooslobodilačke revolucije?

(english / srpskohrvatski / slovenscina / italiano)

Iniziative segnalate

Scusandoci per il ritardo con cui giriamo alcuni di questi annunci, segnaliamo:

1) Campeggi antifascisti e jugoslavisti
2) Trieste/Trst 25-27 luglio 2014: Festa provinciale ANPI / Praznik pokrajinskega VZPI
3) Mirano (VE), 26/7-9/8: LE ATOMICHE DI HIROSHIMA E NAGASAKI
4) Trieste 31/7: LIPA
5) Rostov sul Don 27/9 - Novarossia 29/9/2014: BANDA BASSOTTI - CAROVANA ANTIFASCISTA


=== 1 ===

CAMPEGGI ANTIFASCISTI E JUGOSLAVISTI:

Mednarodni kamp mira Srebrenica - Jezero Peručac 5. 08. do 12. 08. 2014
Prijave na: avnoj.slovenija @ gmail.com ali 
https://www.facebook.com/pages/Međunarodni-KAMP-MIRA-Srebrenica/262826227219728

Антифашистички летњи камп 
Од 08. до 11. августа 2014. ће се одржати Други антифашистички летњи камп, овог пута у општини Барајево.


=== 2 ===

Trieste/Trst, 25-27 luglio 2014 

presso: 
Casa del Popolo "Palmiro Togliatti" di Borgo San Sergio, Via di Peco 7, Trieste
V Naselju sv. Sergia Ljudski dom "Palmiro Togliatti", Ulica di Peco 7, Trst 

Festa provinciale ANPI
Praznik pokrajinskega VZPI

Apertura chioschi gastronomici alle ore 18.
Ob 18. uri odprtje kjoskov

evento Facebook: https://www.facebook.com/events/354134671400431/


=== 3 ===

Comune di Mirano
Centro per la pace e la legalità Sonja Slavik
ANPI
Majors for Peace

Mirano (VE), sabato 26 luglio 2014 
alle ore 11.00 presso la Sala Consiliare, Via Bastia Fuori 54

INAUGURAZIONE
DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA

LE ATOMICHE DI HIROSHIMA E NAGASAKI
The Atomic Bombings of Hiroshima and Nagasaki Poster Exhibition

intervengono:
Maria Rosa Pavanello, sindaca di Mirano

Diego Collovini, presidente ANPI provinciale di Venezia
Gian Antonio Danieli, già segretario IPPNW-Premio Nobel per la Pace 1985

Invitati tutti i sindaci del comprensorio

coordina:
Vincenzo Guanci, coordinatore Centro Pace Legalità «Sonja Slavik»

LA MOSTRA RESTERA’ APERTA
FINO AL 9 AGOSTO
OGNI GIORNO dalle h 17,00 alle h 19,00


=== 4 ===

Inizio messaggio inoltrato:

Da: "Beppe Vergara" <gvergar64 @ alice.it>
Oggetto: Lipa a Trieste Estate 2014
Data: 21 luglio 2014 22:38:53 CEST

Con cortese preghiera di diffusione
 
Lipa, un reading musicale per commemorare una strage
 
Giovedì 31 luglio 2014 alle ore 21.00 in Piazza Hortis, nell’ambito di TriestEstate 2014 a cura del Comune di Trieste, verrà presentato lo spettacolo Lipa di Giuseppe Vergara.
 
Gli attori Tiziana Bertoli, Luca Giustolisi, Sandro Rossit e Stefano Vattovani leggeranno ed interpreteranno il testo di Vergara. La colonna sonora originale dello spettacolo verrà eseguita dal vivo dalla Bachibaflax Orkestar.
 
Durante lo spettacolo si potrà ascoltare la storia del paese di Lipa che il 30 aprile del 1944 fu raso al suolo da un rastrellamento nazifascista trasformatosi in una strage di innocenti civili. 269 persone furono trucidate quel triste giorno, 121 di loro erano bambini, gli altri anziani e donne. Un episodio poco conosciuto anche a Trieste che dista solo una sessantina di km dal paesino croato.
L’intento dello spettacolo è quello di far conoscere questa triste vicenda attraverso un testo che intreccia il linguaggio storico a quello narrativo, grazie alla forma del reading musicale. L’entrata sarà libera.
 
Per maggiori informazioni e per la visione di contributi video è attiva la pagina Facebook (disponibile anche per chi non è iscritto al Social Network):
 
 
 


=== 5 ===

27-29/9/2014
Rostov sul Don - Novarossia
BANDA BASSOTTI - CAROVANA ANTIFASCISTA

http://www.becrowdy.com/banda-bassotti-no-pasaran

COMUNICATO DELLA BANDA BASSOTTI

Ci rivolgiamo alla nostra grande Famiglia, a tutti i Banditi senza Tempo, agli Antifascisti, alla Classe Operaia, ai lavoratori, ai disoccupati e agli sfruttati. Dovunque essi siano.
Da molti mesi assistiamo ad una politica del silenzio. In tutta europa non trapelano notizie di quello che il governo nazista di Kiev sta facendo nel Donbass ed in tutta l'Ukraina. La stampa italiana ed europea e' completamente asservita all’Unione Europea ed alla politica degli Stati Uniti d'America. Nessuna notizia riguardante i bombardamenti sui civili, le persecuzioni di Russi, di comunisti e di chiunque possa sembrare un Partigiano delle milizie Popolari; nessun cenno al fatto che l’”europea” Ukraina sia il più grande laboratorio per il neonazismo internazionale.
Stanchi di questo, in completo accordo con le Milizie Popolari della Novarossija stiamo organizzando una carovana antifascista con raccolta di fondi, portando nelle terre del Donbass la nostra solidarietà antifascista e un concerto. Come già abbiamo fatto in Nicaragua nel 1984, in Salvador nel 1994, in Palestina nel 2004 siamo pronti per questo viaggio. Dal 26 al 30 settembre 2014 saremo nelle terre che resistono all'attacco dei nazisti, visiteremo Novarossija. Il nostro programma prevede un concerto a Rostov on Don, la città che ospita un immenso campo profughi e un concerto in Novarossija. Non possiamo dire dove, impossibile visti i bombardamenti, ma faremo il possibile. A tutti gli antifascisti chiediamo un aiuto economico per il viaggio e per portare materiale alle popolazioni del Donbass. Sappiamo di contare su una grande Famiglia.
Come già in Spagna nel 1936 dove migliaia di Internazionalisti hanno combattuto a fianco della Repubblica di Spagna: NO PASARAN






(francais / srpskohrvatski)

Günter Grass: 
Ono što se mora reći / Ce qui doit être dit


Vedi anche / Isto procitaj:

Günter Grass: Quello che deve essere detto / Was gesagt werden muss

Günter Gras: ”Ono što se mora reći” (Novi Plamen / Jasna Tkalec)

Günter Grass 'persona non grata' u Izraelu (HINA, 8. travnja 2012.)

Was auch noch gesagt werden muss!
Intellektuelle melden sich in Hintergrund zu Wort. Kommentare zur Grass-Debatte von Moshe Zuckermann, Noam Chomsky, Domenico Losurdo, Rolf Verleger, Ekkehart Krippendorff, Norman Paech, Adam Keller, Michel Warschawski, Tariq Ali, Yonatan Shapira, Yakov M. Rabkin, Moshé Machover, Brian Klug, Enzo Traverso, Gilbert Achcar und Jean Ziegler

Ginter Gras ponovo "užasnuo Nemce"
Oštre reakcije na pesmu slavljenog i osporavanog nemačkog pisca


=== srpskohrvatski ===

Günter Grass: Ono što se mora reći


Zašto šutim, predugo prešućujem,
ono što je očigledno i uvježbavano u pomno planiranim igrama,
na čijem kraju kao preživjeli mi smo
jedino fusnote.

To je sačuvano pravo da napadnu prvi,
koje bi moglo uništiti hvalisavcem podjarmljeni
i do organiziranog klicanja dovedeni
iranski narod,
jer se na području pod njegovom vlašću
o gradnji atomske bombe nagađalo.

Ali zašto samome sebi zabranjujem
imenovati onu drugu zemlju
u kojoj već godinama – iako potajno –
postoji i raste nuklearni potencijal,
doduše izvan kontrole, jer je svim
provjerama nedostupan?

Opće prešućivanje činjenica,
kojem se moja šutnja podredila,
osjećam kao tešku, opterećujuću laž
i kao prisilu, uz kaznu u slučaju nepoštovanja;
presuda “antisemitizam” sasvim je uobičajena.

I onda baš iz ove zemlje,
koju stalno sustiže njezin zločin, po svemu
neusporediv,
i svaki je put iznova pozivana na odgovornost,
još jednom, čisto poslovno, iako
u izjavi je hitroj to objašnjeno kao kompenzacija,
doprema se Izraelu još jedna podmornica
čija se posebnost sastoji u tome
da usmjerava sveuništavajuće bojeve glave
tamo gdje postojanje atomske bombe nije dokazano,
ali je kao pretpostavka već potvrđeno,
I zato ću sada reći, ono što mora biti rečeno.

Zašto sam dosad šutio?
Zato što sam mislio da mi moje podrijetlo
označeno nepopravljivom sramotom,
ne dozvoljava da zahtijevam izricanje
činjenica kao jedine moguće istine
prema zemlji Izraelu, s kojom sam povezan
i s kojom i dalje povezan želim biti.

Zašto ovo govorim tek sada,
Ovako star, posljednjom svojom tintom:
Atomska sila Izrael ugrožava
Ionako krhki svjetski mir?
I mora se reći,
jer sutra je možda već prekasno;
pogotovo za nas koji – opterećeni ionako što smo Nijemci –
možemo postati isporučitelji zločina,
koji je predvidljiv, zbog kojeg se naše saučesništvo
ne može prebrisati uobičajenim opravdanjima.

I priznajem: ne šutim više,
sit sam licemjerstva Zapada;
i želim se nadati,
ukinuti svako prešućivanje,
pozvati izazivače stvarne opasnosti
da odustanu od nasilja
i insistirati da se dopusti
nesmetana i trajna kontrola
izraelskog atomskog potencijala
i iranskih atomskih elektrana
od istih međunarodnih institucija
prihvaćenih u vladama obje zemlje.

Samo na taj način, Izraelcima i Palestincima,
i ne samo njima, nego svim ljudima koji žive tamo,
u tom zabludama okupiranom dijelu svijeta,
gužvovitom i zavađenom odavna,
a zatim i svima nama, može se na kraju pomoći

___
(pjesmu s njemačkoga preveli Anne-Kathrin Godec i Miljenko Jergović)



=== francais ===

« Ce qui doit être dit »




Pourquoi me taire, pourquoi taire trop longtemps / Ce qui est manifeste, ce à quoi l’on s’est exercé / dans des jeux de stratégie au terme desquels / nous autres survivants sommes tout au plus / des notes de pas de pages.
C’est le droit affirmé à la première frappe / susceptible d’effacer un peuple iranien / soumis au joug d’une grande gueule / qui le guide vers la liesse organisée, / sous prétexte qu’on le soupçonne, dans sa zone de pouvoir, / de construire une bombe atomique.
Mais pourquoi est-ce que je m’interdis /De désigner par son nom cet autre pays / Dans lequel depuis des années, même si c’est en secret, / On dispose d’un potentiel nucléaire en expansion / Mais sans contrôle, parce qu’inaccessible / À toute vérification ?
Le silence général sur cet état de fait / silence auquel s’est soumis mon propre silence, / pèse sur moi comme un mensonge / une contrainte qui s’exerce sous peine de sanction / en cas de transgression ; / le verdict d’"antisémitisme" est courant.
Mais à présent, parce que de mon pays, / régulièrement rattrapé par des crimes / qui lui sont propres, sans pareils, / et pour lesquels on lui demande des comptes, / de ce pays-là, une fois de plus, selon la pure règle des affaires, / quoiqu’en le présentant habilement comme une réparation, /de ce pays, disais-je, Israël / attend la livraison d’un autre sous-marin / dont la spécialité est de pouvoir orienter des têtes explosives / capables de tout réduire à néant / en direction d’un lieu où l’on n’a pu prouver l’existence / ne fût-ce que d’une seule bombe atomique, / mais où la seule crainte veut avoir force de preuve, / je dis ce qui doit être dit.
Mais pourquoi me suis-je tu jusqu’ici ? / parce que je pensais que mon origine, / entachée d’une tare à tout jamais ineffaçable, / m’interdit de suspecter de ce fait, comme d’une vérité avérée, / le pays d’Israël, auquel je suis lié / et veux rester lié.
Pourquoi ai-je attendu ce jour pour le dire, / vieilli, et de ma dernière encre : / La puissance atomique d’Israël menace / une paix du monde déjà fragile ? / parce qu’il faut dire, / ce qui, dit demain, pourrait déjà l’être trop tard : / et aussi parce que nous - Allemands, / qui en avons bien assez comme cela sur la conscience - / pourrions fournir l’arme d’un crime prévisible, / raison pour laquelle aucun / des subterfuges habituels / n’effacerait notre complicité.
Et admettons-le : je ne me tais plus, / parce que je suis las / de l’hypocrisie de l’Occident ; il faut en outre espérer / que beaucoup puissent se libérer du silence, / et inviter aussi celui qui fait peser cette menace flagrante / à renoncer à la violence / qu’ils réclament pareillement /un contrôle / permanent et sans entraves / du potentiel nucléaire israélien / et des installations nucléaires iraniennes / exercé par une instance internationale / et accepté par les gouvernements des deux pays.
C’est la seule manière dont nous puissions les aider / tous, Israéliens, Palestiniens / plus encore, tous ceux qui, dans cette / région occupée par le délire / vivent côte à côte en ennemis / Et puis aussi, au bout du compte, nous aider nous-mêmes.

Source: Süddeutsche Zeitung (Allemagne)

Traduit de l’allemand par Olivier Mannoni





(srpskohrvatski / italiano)

Il Comune di Trieste delibera di mistificare la Storia

1) Ennesima mistificazione storica approvata dal Consiglio comunale di Trieste (C. Cernigoi)
2) Trst i natpis „lažnog“ oslobođenja 12 juna 1945, neke od laži o 42 dana Trsta (M. Barone)


=== 1 ===


ENNESIMA MISTIFICAZIONE STORICA APPROVATA DAL CONSIGLIO COMUNALE DI TRIESTE

Posted on 26 luglio 2014 by diecifebbraio1

COLPIRE LA MEMORIA, RISCRIVERE LA STORIA” (da “Ruggine” degli Africa Unite).

Il 21 luglio scorso il Consiglio comunale di Trieste, con un unico voto contrario (Federazione della Sinistra) e tre astenuti (due PD e uno SEL) ha approvato la seguente

MOZIONE URGENTE

Oggetto: 26 ottobre 1954-2014

I sottoscritti consiglieri comunali

Preso atto che il 26 ottobre 2014 ricorre il sessantesimo anniversario del ritorno definitivo di Trieste all’Italia; 

Ricordato che il 2014 è l’anno delle celebrazioni dell’inizio della Prima Guerra Mondiale e del lungo Novecento che ha visto Trieste contesa fino al Memorandum di Londra che la riunificò alla Madre Patria;

Evidenziato che in un anno ricco di celebrazioni non si può dimenticare questa data simbolo di tutto il Novecento per l’Italia, per Trieste e per tutto il confine orientale, compiendo atti di “giustizia storica” anche nei confronti di quanti si sacrificarono e morirono per l’italianità della Città; 

IMPEGNANO 

il Sindaco e la Giunta a commemorare degnamente l’anniversario ed i suoi protagonisti attraverso:

• la convocazione di un Consiglio comunale straordinario che commemori l’evento;

• il conferimento della Cittadinanza Onoraria all’VIII Reggimento Bersaglieri di cui facevano parte i reparti italiani che per primi giunsero in Città il 26 ottobre 1954;

• l’intitolazione di una via cittadina o l’apposizione di una targa che commemori la fine dell’occupazione jugoslava il 12 giugno 1945 e la fine della seconda guerra mondiale per Trieste.

Mozione firmata da Franco Bandelli e Alessia Rosolen (Un’altra Trieste, formazione politica che si situa a destra di AN e forse anche di Fratelli d’Italia, tanto per inquadrare l’area politica).

Che dire? innanzitutto che la data del 26 ottobre 1954 (ritorno della sovranità italiana su Trieste, peraltro in barba agli accordi che sancivano l’esistenza del Territorio Libero) non c’entra assolutamente con quella del 12 giugno 1945 (quando gli Jugoslavi lasciarono l’amministrazione della città agli angloamericani), e che attaccare le due cose assieme è solo l’ennesimo modo per fare mistificazione storica.

Ma anche “commemorare” la fine “dell’occupazione jugoslava” è un modo per mistificare e riscrivere la storia. Perché si parla di “occupazione” jugoslava a Trieste e non di “occupazione” angloamericana per le altri parti d’Italia liberate dagli eserciti alleati? (Era un esercito alleato anche la Jugoslavia, nonostante molti continuino pervicacemente ad ignorarlo).

Inoltre, la “fine della seconda guerra mondiale” a Trieste come in Italia e negli altri paesi si è avuta il 10 febbraio 1947, con la firma del Trattato di pace, data che invece è stata oggetto di ulteriore mistificazione essendo stata dichiarata Giorno del ricordo dell’esodo e delle foibe.

Che la destra più retriva, anticomunista e nazionalista, si faccia carico di presentare simili proposte non stupisce. Scandalizza invece il fatto che tali contenuti vengono oggi, a distanza di settant’anni, fatti propri anche dalle forze che non osiamo definire “di sinistra”, ma che pensavamo almeno sinceramente democratiche.

Così ci domandiamo come mai il sindaco Cosolini, PD con un ventennale passato nel PCI, possa avere già fatto proprio un ordine del giorno in cui si impegnava a porre una targa per “celebrare la fine dei quaranta giorni di occupazione”.

Non si può cancellare la realtà storica, e cioè che l’arrivo dell’Esercito jugoslavo a Trieste ha significato la sconfitta del nazifascismo, e che i tanto conclamati “crimini delle foibe” sono nulla più che l’esagerazione esasperata di fatti avvenuti a Trieste come in tutte le altre città alla fine del secondo conflitto mondiale, e che vengono stigmatizzati nel modo che sappiamo solo perché a Trieste i partigiani ed i liberatori erano “slavi” e “comunisti”. Che invece di considerare che alla fine della guerra si ebbero in tutta Europa episodi di giustizia sommaria, qui si parla di “martiri delle foibe” comprendendo anche persone che avevano collaborato con il nazifascismo, che avevano fatto parte di organismi di repressione che rastrellavano, torturavano, assassinavano e mandavano a morire nei lager gli antifascisti e gli ebrei e gli “slavi” considerati “razze inferiori”; e che, atteggiamento schizofrenico tipicamente italiano, il 27 gennaio si commemorano alla Risiera le vittime di alcune persone che vengono commemorate il 10 febbraio.

Ho scritto che non si può cancellare la realtà storica, ma ho sbagliato: avrei dovuto scrivere che non si dovrebbe cancellarla, dato che per potere possono e lo stanno facendo.

Ed intanto il nazifascismo sta riprendendo piede in tutta Europa: ma ad essere criminalizzati, in Italia, sono solo gli antifascisti di sinistra.

Claudia Cernigoi, 25 luglio 2014.


=== 2 ===

In italiano: ALCUNE DELLE MENZOGNE SUI “40 GIORNI” DI TRIESTE
http://colpevelx.blogspot.it/2014/06/trieste-e-latarga-della-falsa.htm

Trst i natpis „lažnog“ oslobođenja 12 juna 1945, neke od laži o 42 dana Trsta

Prvog maja 1945 u šest sati ujutro sa pet lakih tenkova i sa dvije stotine mitraljeza jugoslavenski partizani su ušli u Trst, oslobodivši grad od nacifašističke okupacije. No od tog trenutka do 12 juna 1945, a naročito nakon 12 juna 1945, kada su jugoslavenske trupe napustile grad prema dogovoru do kojeg je došlo sa Anglo-Amerkinacima, 9 juna 1945, počela je kampanja povijesne falsifikacije i historijskog revizionizma i tobožnjih istina, koju je prisvojila i službena tobožnja ljevica. Oslobođenje Trsta pretvorilo se u okupaciju Trsta. A okupiranje Trsta od strane jugoslavenskih partizana, u historijskom pamćenju, bilo lokalnom, bilo nacionalnom, uvjetovano raznim neistinama, bit će opisano kao još gore i još nasilnije od nacifašističke okupacije.Tako će se, na primjer, jako malo govoriti o 27 martu 1944, kad su u gradu javno obješena 4 partizana iz „Trešćanskog bataljona“: Sergio Cebroni, Giorgio De Rosa, Remigio Visini i Livio Stocchi, i jednako tako još manje će se govoriti o 3 aprilu, kad će biti obješena 72 taoca u ime odmazde zbog atentata, koji je izvršio Pokret Otpora u Opicini i još manje će se spominjati 29 april, kad su iz odmazde za ubojstvo petorice Nijemaca objesili pedesetišest partizana, ali će se zato govoriti mnogo o izmišljenom lovu na Talijana, koji su tobože izvršili jugoslavenski partizani. Na nacionalnoj razini malo će se tko sjećati postojanja logora za eksterminaciju Risiere, ali će se naveliko govoriti o cijeloj toj mistificiranoj priči oko foibi ili o masovnom ekzodusu talijanskog življa, kao i o „užasnih“42 dana Tita. Ako ponovo pročitamo novine iz tog doba, koje gotovo uvijek daju dosta prostora tršćanskom pitanju, dobro se vidi da neke novinske agencije iznose neistine. Ne govori se na primjer o činjenici da se 10 tisuća Tršćana okupilo na trgu uz povike Živio Tito, živjeli antifašistički saveznici, uvečer, prije potpisivanja dogovora, koji će ratificirati primopredaju vlasti. Čak je i sam tršćanski biskup izjavio „odnos jugoslavenskih vlasti i njihovih lokalnih uprava prema kleru bilo je bez izuzetka korektan i ispunjen dužnim poštovanjem“, kako piše list Unità 10 juna 1945, a izvor je Reuters, koji na taj način demantira, da se nadbiskup nalazi u kućnom pritvoru, koji su mu odredili jugoslavenski partizani. Unità nikada nije, kako je opće poznato, bila naklona Titu i nije imala baš nikakvog interesa da štiti utisak, koji je on ostavljao, a još manje njegovu ulogu. Dana 17 maja može se pročitati da u Trstu „Nije bilo ni pokolja, ni masovnog deportiranja i još manje lova na Talijane“, a to izjavljuje gospođa Sprigge iz Manchester Guardiana.
Velio Spano, koji će potom biti član Ustavotvorne skupštine i senator u prva tri saziva parlamenta, u listu Unità od 8 maja 1945 napisat će, na prvoj strani, da treba optužiti laži novinskih agencija po pitanju Trsta, čiji je cilj da probude „nacionalističke osjećaje i ostatke fašizma“.
Isto će tako biti lažna vijest, na primjer, o ultimatumu, kojeg je dao Tito. Dana 19 maja 1945, nakon sjednice, koja je održana u kafani Rossetti, nastat će sjedinjeni talijansko-slovenski komitet za civilnu administraciju Trsta, a dopisnik Associated Pressa će objaviti, da su u toku pregovori između jugoslavenske vojske i angloameričkih snaga i da su njihovi odnosi srdačni, kako će to potvrditi različite novinske agencije dana 31 maja 1945.
Dakle jugoslavenski partizani nisu mogli imati ni najmanje interesa, s obzirom na postojeće stanje, da vrše progone ili pogubna djela nasilja, jer to bi predstavljalo nelogičnu besmislicu i značilo bi zadati sebi smrtni udarac pijukom po vlastitim nogama.
Ne treba zaboraviti da su u to vrijeme u Italiji djelovali Izvanredni Narodni Sudovi, koji su sudili kolaboracioniste na sjeveru zemlje, te prema dekretu od 22 aprila 1945, mogli su izricati i smrtne kazne za one, koji su bili optuženi da su najjodgovorniji za prošlost, a to sve kako bi se shvatila klima tog vremena te isto vrijedi, u izvjesnom smislu, i za upravljanje gradom pod jugoslavenskom oslobodilačkom vojskom. Rat naime ne završava onog datuma kad je to potpisano za nekim stolom, a posljedice rata protežu se kroz vrijeme, sa neizbježnim osudama, čak i na smrt, onih, koji su do prije par dana bili direktni ili indirektni suučesnici fašističkog ili nacifašističkog režima. Otuda potječe činjenica što tobožnja ljevica želi prisvojiti inicijativu reakcionarnih snaga i onih desnih, a one žele 12 juna proglasiti danom istinskog oslobođenja Trsta, kao i to da se 42 dana talijansko-slovenske administracije, zajedno sa jugoslavenskom, grada Trsta, moraju smatrati za užasne, mračne trenutke, izjednačene sa nacifašističkom okupacijom, što predstavlja zapanjujući i ogavan historijski falsifikat.
Nesumnjivo je da su počinjene greške, ali treba se zamisliti, i to ozbiljno - a bilo bi potrebno na to i odgovoriti - nad slučajem, kad se dogodi, da tvrdnje nacionalističkih snaga, i to upravo one koje su kružile u prošlosti kao lažne vijesti za lažno uzbunjivanje, postanu stanovište onih političkih snaga, koje su proizlazile baš iz Pokreta otpora, onog istog Pokreta otpora, koji se borio protiv laži i protiv svih lica fašizma. Dana 12 juna nije bilo nikakvog oslobođenja Trsta, već je vojna snaga, koja je oslobodila Trst, predala grad Anglo-Amerikancima. A osim toga, kad bi smo bili strogo logični, ukoliko su okupatori bili Jugoslaveni, isto tako morali bi biti okupatori i Anglo-Amerikanci, a ta se okupacija nastavila u Italiji i to ne uvijek na suptilan način, sve do današnjih dana. Uostalom, u Italiji nikad nije postaja Nezavisna Republika i strategija strave, koju je ustvari predstavlala strategija napetosti, kroz koju smo prošli, treba također biti čitana u kontekstu tih zbivanja.
Sad će se netko zapitati, zašto sam sve ovo kazao? Stoga jer je obnovljeno obećanje, od strane nekih lokalnih političara, da se u Trstu postavi ploča s natpisom, koji bi podsjećao da je 12 jun dan oslobođenja grada.

Marco Barone
13/06/14

(Prevod: J. Tkalec)



(english / italiano)

Novorossia contro il nuovo fascismo
3: BOROTBA

1) Dissecting Ukraine’s ‘democracy’: Poroshenko and the neo-Nazis (Victor Shapinov)
2) Interview with Borotba leader Sergei Kirichuk
3) Ucraina, PRC: “UE e Italia vogliono essere ancora complici dei neonazisti di Kiev?”


Vedi anche: 

INTERVISTA A IGOR STRELKOV E PAVEL GUBAREV

I COMUNISTI NELLA UCRAINA SERVA DI BRUXELLES

UCRAINA: LE REPUBBLICHE POPOLARI DEL DONBASS E I COMUNISTI

BOROTBA E IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA IN UCRAINA

SOCIJALISTICKA I ANTI-KAPITALISTICKA BORBA U DONBASU

MANIFESTO DEL FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DI UCRAINA, NOVOROSSIA E RUTENIA TRANSCARPATICA

IL REGIME EURO-FASCISTA DI KIEV METTE AL BANDO IL PARTITO COMUNISTA DI UCRAINA


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Dissecting Ukraine’s ‘democracy’: Poroshenko and the neo-Nazis

By Victor Shapinov on July 11, 2014

Victor Shapinov of the Ukrainian Marxist organization Union Borotba (Struggle) here analyzes the forces at work behind the announcement by President Petro Poroshenko officially ending the Kiev junta’s ceasefire with the Donetsk and Lugansk people’s republics of the Donbass region. The article originally appeared on the website ActualComments.ru and was translated by Workers World contributing editor Greg Butterfield.

June 30 — Yesterday’s bloodthirsty rally on the Maidan, where thousands of people demanded the resumption of hostilities in the Donbass, shows the sad realities of the political system established after the victory of Euromaidan. In this system, a radical nationalist minority can effectively impose its political will on the majority.

It is obvious that voters in central and western Ukraine cast their ballots for Petro Poroshenko as a moderate leader of the Maidan, hoping for a political settlement and peace. By contrast, support for nationalist politicians who advocate extreme methods — Oleg Lyashko, Oleg Tyagnybok, Dmitry Yarosh — was not great.

While he is apparently trying to be moderate — and certainly he does not want to go down in history as Peter the Bloody — Poroshenko is held hostage by an extremist minority, well-organized and well-funded. He cannot conduct actual negotiations, as even a fake truce immediately causes an uproar from the nationalist crowd and open accusations of betrayal.

All this makes the political system of the new Kiev regime extremely unstable. Small in relation to the multimillion population of Kiev, the crowd outside the Russian Embassy can impose its desire for a pogrom on ministers and deputies. Small in relation to the population that voted for Poroshenko, Maidan can put pressure on the president and push him to continue the insane war in the ­Donbass.

Those who say of the Maidan, “This is democracy,” completely misunderstand the political reality. It’s not a democracy, and not only because the regime suppressed its political opponents in the southeast with police and military methods. It’s not a democracy because it deprives its own moderate supporters of a voice, making them hostages to the madness of the fascists.

To paraphrase a famous quote, democracy is only for them — not the power of the people, not even the notorious “democratic procedures.” Democracy for the Maidan is “unrestricted by any laws. It does not anguish over rules. The power of the democrats rests directly on violence.”

In fact, this political system is much more authoritarian compared to the rather bland [former Ukraine President Viktor] Yanukovych regime, and even more so than those regimes that the West regards as dictatorial.

The danger of such a hypertrophied right-wing minority having influence over Kiev lies also in the fact that this minority is very easy to manipulate. And not only by [appointed Dnipropetrovsk Gov. Igor] Kolomoisky or certain circles of Western imperialism, but, if you consider it, also by Russia. Don’t they provide excellent reasons for intervention by the Russian Federation when they destroy diplomatic missions and the property of diplomats? Don’t they create an image the Kiev government would prefer to avoid before international public opinion?

But there is no way to get away from them. Without this nationalist minority, the Maidan movement would have failed to overthrow Yanukovych. The Kiev junta is not strong enough to arrange its own “Night of the Long Knives,” modeled on the one that Hitler gave his more radical “storm troopers.” Yes, Poroshenko simply has no armed force capable of resisting armed right-wing pressure.

The neo-Nazis are armed, and getting combat experience. And who does Poroshenko have? Demoralized police? A decaying army, which must be driven to the slaughter? The SBU [political police], which in its best years was engaged mainly in the racketeering business?

Probably some “moderate” politicians from Maidan believe that the most hard-bitten nationalists will fall in the fields of Donbass. But in fact, we see that many of them are not in a hurry to go to the front, preferring to monitor the political situation “in the rear.” And this is modern warfare — it’s still not World War II with its millions of victims. Most of the Nazis remain alive and will return, gaining combat experience, accustomed to death and violence.

Overall, the prospects for the development of the political situation give little cause for optimism. The radical Nazi minority has felt its power and will use it, because in Kiev there is no force capable of resisting the Nazi troops. Those forces are in the Donbass, in the southeast. But for the inhabitants of these regions, the line between moderate “Maidan activists” and Nazi goons is erased. They will overthrow the post-Maidan government in general, making no distinction between Poroshenko and Yarosh. And the inhabitants of the southeast are right, because Poroshenko’s administration would not exist without the fascists. Their differences are all formal. They strengthen and reinforce each other.


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Interview with Borotba — ‘They hate us because we are communists’

By Workers World staff on July 11, 2014

Workers World is publishing parts of this interview by Andrej Hunko, who is a member of the German Bundestag (Parliament) from the Left Party (Die Linke), with Borotba leader Sergei Kirichuk. The entire interview is at tinyurl.com/mj36exz

July 9, 2014 — Sergei Kirichuk is a founding member and coordinator of the Ukrainian left-wing organization Borotba (Struggle). He left Ukraine because of the repression against his organization. Borotba is discussed controversially due to accusations by anarchist organizations from Ukraine. I confronted Sergei Kirichuk with the accusations.

What are the current conditions for political work for Borotba members in Ukraine?

Our organization now is under strong attack by the Kiev regime. One of our comrades, Andrej Brajevsky, was killed during the massacre in Odessa on May 2, many of our leaders are on a wanted list of the government’s prosecution office. Some leading comrades are still in Ukraine but they are working now under very dangerous conditions. Neo-Nazi gangs tried to kidnap Denis Levin and Svetlana Licht in Kharkov [1].

All of our offices were destroyed and partly occupied by fascists. The so-called National Guard that was created from right-wing paramilitary forces from the Maidan and that is now the legal disguise for them, attacked our last office in Kharkov. [2]

A few days ago, our fellow activist Maria Matushenko was kidnapped from her apartment in Dnipropetrovsk. She was kidnapped by the secret police, who took all electronic devices of her family (two laptops, four cell phones, one tablet PC). Later she was released and fled the country. Other comrades have been arrested and tortured by the police in Kharkov. Police officers tried to get information about the whereabouts of our leading comrades. Many comrades have left their apartments in order not to get arrested.

At the moment we have no political democracy in our country. Instead, we are confronted with a civil war in Ukraine.

Since the Maidan protests and the ousting of President Yanukovitch, the conflict in Ukraine has escalated into an armed conflict in the eastern parts of the country. What are Borotba’s proposals for a resolution of the conflict?

We are supporters of a peaceful solution, and we sharply criticize the military hysteria inside Ukrainian society. We are part of the Minsk Declaration [3] peace process, a declaration created and signed by Ukrainian, Belorussian and Russian left activists in order to build up pressure towards all governments involved in the conflict to stop the war.

The declaration of the left forces is calling for solidarity with the left forces in our countries:

“We express our solidarity to all participants of the Ukrainian left-wing movements who are fighting against war, nationalism and xenophobia. We consider it necessary to provide them with all possible information, political and material support. We oppose the pressure, pogroms and reprisals by all participants of the conflict. We oppose the massacres, torture and abductions of Ukrainian leftists, anti-fascists and all Ukrainian citizens, regardless of their political views. We oppose political persecutions in the Crimea region as well.”

Of course this position is under attack by the mainstream media who are accusing us of supporting “terrorists” and “separatists.” But we strongly insist that a military solution is impossible in this conflict.

We are proposing a plan for the re-establishing of the Ukrainian state. That means that we are supporting the idea of a federal state with wide autonomies for the people of the southeast, furthermore the recognition of social, economic and cultural rights of the regions, recognition of language equality, and a neutral status of Ukraine in international relations. One important condition is to stop the glorification of Nazi collaborators.

In the German media, the forces of the so-called “People’s Republics” of Donetsk and Lugansk are portrayed as “pro-Russian separatists.” How would you analyze the political actors and what is your relation to them?

We should keep in mind that the protests in the southeast developed in a way very similar to what happened at the Maidan. People organized large protests and demonstrations in the main cities. They were demanding rights and respect. When the government ignored their protest, they occupied administrative buildings. The answer of the “democratic” Maidan government was riot police and special forces. Hundreds of activists were arrested and imprisoned at a time when the Maidan protesters were still occupying administrative buildings in Kiev. We are being confronted here with a government that is showing ugly double standards.

It is true that many people in the east feel pro-Russian. But this fact cannot be considered a crime! There are many different reasons for people to feel pro-Russian in this part of Ukraine. Some people feel very strongly about the common language and history, some people feel strongly about a common culture and religion, but a lot of people are also worried about their jobs.

The southeast regions are still producing many high-technology products like aviation engines, space rockets, orbit satellites, airplanes, machinery, equipment, etc. These products are not allowed to be exported into the European Union. They can be exported only to Russian and Asian markets. A lot of young highly qualified workers and engineers also want to work in the technologically advanced industry sector and create something important.

The real separatists are sitting in the Kiev government. They split the country with their decision to sign the free-trade zone agreement (not supported by half of the country), with the abolition of the language law (that had been giving some rights for Russian language speakers), and with the glorification of Nazi collaborators in the country, where one in five inhabitants was killed during the Nazi occupation.

For example, in Kharkov the protest movement started as a campaign to protect the local Lenin monument. Thousands of people, men and women, young and old, workers, jobless, students and engineers were on duty near the monument day and night. Sometimes, fascists attacked them with sticks and rubber bullets. For Borotba it was our duty to be with them and among them.

The protection of Lenin monuments was an important beginning of resistance. Then we had so-called city meetings. Thousands of people were coming to the central Freedom Square and all of the political groups tried to promote their political line.

We openly spoke from the stage about socialism, internationalism and the anti-capitalist struggle. At that time, Russian nationalists were a small minority within a huge popular movement. They have become much more important now after the government and neo-Nazi gangs attacked and defeated left forces.

We have totally different political views from the nationalists. Sometimes we had skirmishes with them. Russki Vostok (Russian East) made a statement later and blamed us for the defeat of the popular movement in Kharkov. Some pro-Russian forces said that it was a mistake to speak about an anti-oligarch struggle. But our position was always very clear: There is no anti-fascist struggle without fighting for socialism. …

Regarding the accusation against us: We are not a “pro-Russian” organization. We are fighting for the rights of the working class, youth and women. Neither Russian nor Ukrainian nationalism is acceptable for us. Our ideology is proletarian internationalism. So we hate the oligarchs of Russia and Ukraine. Our partner in Russia is the Left Front. Many of their activists are in prisons now and we are showing our solidarity with them.

At the same time, we support democratic rights for Russian citizens of Ukraine. They have the right to use their language and to protect their cultural values. We support the idea of language equality and resist the idea of a Ukrainian ethnic state. We support the idea of a democratic federation for Russians and Ukrainians with wide autonomy for regions. We also support the idea to guarantee the rights for Romanian, Moldovan, Greek, Bulgarian, Roma and other minorities. …

Speaking of anti-Semitism, Borotba has also been accused of tolerating the anti-Semite Aleksej Bljuminow, who is an editor of Wechernij Lugansk. What is Borotba’s relation to him?

Aleksej Bljuminow created problems also in other political parties. He was in our organization for a short time. Then he supported the Maidan protests and left our movement. Now he supports the “separatists.” During his stay with us and later on, I never heard any kind of anti-Semitic statements by him. We have zero tolerance to anti-Semitism and xenophobia in our organization, and we organized a lot of political protests against anti-Semitism.

We have a few comrades that have had a nationalist subculture past, but now they are dedicated to ideas of communism and internationalism. We will always follow proletarian political lines. Anti-Semitism, xenophobia and sexism are not acceptable for us.

We face accusations from the government, the media and liberal-nationalists. They hate us because we are communists, because we are defending Marx and Lenin — and socialism! We stand together with the working class and the youth against racism and fascism. Even in terror conditions we organized actions to support workers’ unions. [4]

What is Borotba’s analysis of the Maidan movement?

We said that this movement was very reactionary from the very beginning. We were totally against the free-trade zone with the EU because it leads directly towards a Greek scenario. The Maidan protests created a cult of individual success. They had no left-wing ideas there.

Of course not all of the movement was fascist, but it was very anti-communist. They destroyed Lenin monuments all over the country.  One of the main problems was that the Maidan protesters claimed that the so-called “Soviet mentality” did not give us any possibility to become free and rich. On the Maidan, they even have a symbolic border: When you enter the Maidan you can see an announcement that you are leaving the Soviet Union and entering the European Union.

But they had a very specific understanding of European values. The fascists on the Maidan were a minority in the beginning, but they were tolerated by the majority of the protesters. Then, they became an active minority and injected their political agenda into the whole movement. This movement was sponsored by the richest people of Ukraine and the victory on the Maidan was very beneficial to them.

They called it a revolution of dignity, but now the supporters of the Euromaidan in Kharkov have created a website to collect the personal data of anti-government activists, including their home addresses and their places of work.

The results of the victory of this movement are the private armies of the oligarchs, an oligarch president, oligarchs and fascists in government, oligarch-governors, economic collapse and civil war in Ukraine.

[1] https://www.youtube.com/watch?v=iSxb0NAjSbE

[2] https://www.youtube.com/watch?v=hKcLuZiiCIM and https://www.youtube.com/watch?v=Klw_Ar9Aq5I

[3] http://liva.com.ua/conference-antiwar.html

[4] https://www.youtube.com/watch?v=fwRmfBvH6jk


=== 3 ===


Ucraina, Prc: “Condanniamo nuova legge elettorale che mette al bando il Partito Comunista Ucraino. Ue e Italia vogliono essere ancora complici dei neonazisti di Kiev?”

Pubblicato il 24 lug 2014
di Fabio Amato e Paolo Ferrero

Condanniamo nel modo più assoluto la nuova legge elettorale voluta dal governo di Kiev e dei suoi sostenitori neonazisti che mette al bando il Partito Comunista Ucraino, forza parlamentare di opposizione che ha oltre il 13% dei voti e che è stata vittima in questi mesi di intimidazioni, attacchi ai suoi dirigenti e sedi, minacce fisiche e attentati. Esprimiamo la piena solidarietà al PC ucraino e alle forze di opposizione al governo neofascista di Kiev. Ci associamo alla richiesta del gruppo del Gue-Ngl di intervento da parte del Parlamento Europeo e delle istituzioni dell’Ue contro questo sopruso. L’Unione Europea, e con essa il governo italiano, vogliono essere ancora complici di questa ennesima violazione democratica dei loro alleati neonazisti di Kiev?




Novorossia contro il nuovo fascismo
1: MANIFESTO DEL FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DI UCRAINA, NOVOROSSIA E RUTENIA TRANSCARPATICA (7 luglio 2014)

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Vedi anche: INTERVISTA A IGOR STRELKOV E PAVEL GUBAREV

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Ucraina antifascista. Il manifesto della Resistenza

•  Martedì, 22 Luglio 2014 08:49
•  Redazione Contropiano

MANIFESTO DEL FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DI UCRAINA, NOVOROSSIA E RUTENIA TRANSCARPATICA
Qual è lo scopo della nostra lotta?
L’edificazione, sul territorio dell’Ucraina, di una repubblica popolare equa, ad orientamento sociale, senza oligarchi e burocrazia corrotta.
Chi sono i nostri nemici?
Le elites dirigenti liberal-fasciste -l’alleanza criminale di oligarchi, burocrati, forze militari e di sicurezza e criminali che servono esplicitamente gli interessi degli stati stranieri. Mentre ufficialmente dichiarano il loro sostegno ai valori liberali europei, queste forze tengono il paese sotto il loro controllo facendo affidamento su bande di estrema destra, sfrenata isteria sciovinista e sulle rivalità etniche.
Chi sono i nostri alleati?
Tutte le persone di buona volontà, indipendentemente da cittadinanza e appartenenza etnica, che si riconoscono negli ideali di giustizia sociale e che sono pronti a lottare per essi, mentre rifiutano lo stato liberal-fascista sul territorio dell’Ucraina.

 

Cos’è la repubblica popolare ad orientamento sociale per la quale stiamo lottando?
La repubblica popolare ad orientamento sociale è la forma politica di organizzazione della società in cui:
gli interessi del popolo e del suo sviluppo a tutto tondo – spirituale, intellettuale, sociale e fisico - rappresenta il più alto fine e compito dello stato;
tutto il potere risiede nel popolo ed è esercitato da esso attraverso organi eletti di diretta rappresentanza;
tutti i cittadini lavoratori hanno diritto a sanità, istruzione, pensione e sicurezza sociale a spese dello stato;
in caso di perdita del lavoro o temporanea o permanente disabilità sono pagate pensioni degne e si garantisce un’adeguata sicurezza sociale;
è consentita ogni iniziativa privata o collettiva a condizione che essa porti beneficio al popolo e al suo sviluppo;
il capitalismo finanziario usurario, che si basa sul credito, è proibito. I soldi devono essere guadagnati non attraverso qualsiasi tipo di strangolamento debitorio, bensì attraverso la realizzazione di progetti di successo;
lo stato, agendo in nome del popolo e controllato dai rappresentanti del popolo, è il maggior possessore di capitale e controlla i settori strategici dell’economia;
la proprietà privata è permessa, ma la società tiene sotto controllo le grandi fortune ed il modo in cui vengono investite nella politica e nell’economia. A nessuno è consentito sfruttare le persone in maniera parassitaria, stabilire un impero oligarchico o dominare il popolo creando monopoli artificiali;
 
Quali sono i nostri metodi di lotta?
Per raggiungere l’obiettivo di cui sopra (la creazione sul territorio dell’Ucraina di una repubblica popolare ad orientamento sociale) siamo pronti ad utilizzare metodi di lotta violenti e non-violenti. Riteniamo che i cittadini abbiano diritto alla sollevazione e che solo il popolo in armi sia in grado di difendere la propria libertà. La violenza, comunque, è un mezzo per ottenere fini politici e vi ricorriamo solo quando siamo obbligati.
 
Cosa sta succedendo sul territorio dell’Ucraina?
Sul territorio dell’Ucraina è in corso una rivolta di liberazione popolare contro un regime liberal fascista che cerca, attraverso la propaganda ed il terrore, di imporre nel nostre paese un capitalismo criminale oligarchico e rentista.
 
Cos’è l’Ucraina?
L’Ucraina è il territorio posto tra l’UE e la Russia, con forti tradizioni cristiane (specialmente ortodosse), con una popolazione composta di varie nazionalità (Ucraini, Russi, Bielorussi, Greci, Tatari, Ruteni, Galiziani ed altri), e con tradizioni, forgiate nei secoli, di autogoverno popolare e lotta politica per la libertà.
 
Che sta succedendo nel sud-est dell’Ucraina (Novorossia)?
Nel sud-est (Novorossia) è in corso una sollevazione politica popolare contro il regime liberal-fascista istallatosi a Kiev con i soldi ed il supporto dei padroni occidentali. I membri di tutti i gruppi etnici della regione stanno prendendo parte a questa rivolta – Ucraini, Russi, Greci, Armeni, Ebrei, Ungheresi, Rumeni e così via.
 
Nella regione è in corso una guerra fra Russi e Ucraini?
Non è in corso una guerra fra Russi e Ucraini, come affermato dalla propaganda di Kiev. E’ in corso una sollevazione del popolo oppresso contro il suo comune nemico –il capitalismo criminale oligarchico.
Russi e Ucraini, come le persone di altre nazionalità, stanno combattendo sui due fronti.
Dalla parte del regime di Kiev mercenari e combattenti punitivi ingannati dalla propaganda stanno facendo guerra in favore del grande capitale oligarchico e della burocrazia criminale, mentre dalla parte del sud-est (Novorossia) i membri delle milizie difendono gli interessi del popolo ed il loro futuro libero, giusto e democratico.
 
Russi ed Ucraini hanno diversi interessi negli eventi in corso in Ucraina?
Russi ed Ucraini sono uniti da comuni interessi politici e sociali –la liberazione dell’Ucraina dal potere del capitale oligarchico, della burocrazia corrotta, delle forze criminali di coercizione e semplicemente dal crimine.
 
Perché la sollevazione del sud-est (Novorossia) sta avendo luogo sotto slogan russi?
Perché Russi e russofoni in Ucraina hanno subito una duplice oppressione –socio-economica (come la popolazione di lingua ucraina) ed anche politico-culturale.
L’oppressione socio-economica – sotto forma di corruzione, tirannia, impossibilità di avere una normare occupazione o condurre una vita normale, paghe misere e dipendenza dagli uomini che posseggono il paese- costituiscono la normalità per ogni lavoratore dell’ Ucraina.
La negazione di uno status ufficiale alla lingua russa in regioni in cui più del 90% della popolazione parla e pensa in russo (circa la metà del territorio dell’Ucraina), insieme con il divieto di insegnare il Russo nelle scuole; il divieto di pubblicità e film in russo; il divieto di utilizzare il russo nei tribunali e nell’amministrazione e altre assurde pretese e proibizioni segregazioniste assommano umiliazioni addizionali nei confronti della popolazione russofona dell’Ucraina.
A causa di ciò sono stati i Russi ed i russofoni i primi a sollevarsi.
Ora è il turno di tutto il popolo oppresso dell’Ucraina!
 
Perché la Russia sta aiutando il sud-est dell’Ucraina (Novorossia)?
Una significativa parte dell’elite russa teme la protesta sociale e politica. Costoro gradirebbe stringere un accordo un accordo con le autorità di Kiev e porre fine alla guerra nel sud-est (Novorossia). Ma la furia della rivolta popolare contro il capitalismo liberal-fascista e oligarchico-burocratico non permette loro di farlo. Il popolo russo sostiene la giusta lotta del sud-est dell’Ucraina (Novorossia) e ciò costringe l’intera elite russa, spesso in maniera contraria ai suoi interessi strategici, a sostenere o fingere di sostenere la rivolta del sud-est dell’Ucraina.
 
Perché gli USA e l’UE aiutano il regime di Kiev?
Lo scopo principale degli USA è intraprendere una lotta contro la Russia come rivale geopolitico. Gli USA hanno bisogno o di creare uno stato anti-russo sul territorio ucraino, con le basi NATO sul confine russo, oppure di destabilizzare la regione e far precipitare il paese nel caos.
L’UE ha bisogno di ulteriori mercati per i suoi prodotti e miniere di materie prime a basso costo.
 
Cosa supporta la lotta del sud-est dell’Ucraina (Novorossia)?
La resistenza, il cui punto forte è il sud-est dell’Ucraina (Novorossia), è supportata e rafforzata dal saldo desiderio del popolo ucraino di liberarsi dalla dominazione liberal-fascista e dalle elites dominanti. Aiutano anche la graduale coscienza dei popoli di Ucraina dei loro comuni interessi socio-politici e dei comuni scopi della loro lotta.
 
La lotta del sud-est (Novorossia) equivale a separatismo?
No, il territorio della lotta è l’intero territorio dell’Ucraina. Gli insorti nel sud-est (Novorossia) stendono le loro mani ai loro fratelli e sorelle di tutte le regioni dell’Ucraina al grido:”Solleviamoci contro il nemico comune”.
Dobbiamo stabilire un nuovo, libero, socialmente responsabile potere popolare sull’intero territorio dell’Ucraina e della Novorossia.
 
Cosa verrà in seguito alla vittoria della rivoluzione di liberazione popolare e al collasso del regime liberal-fascista?
Verrà formato un nuovo stato in cui il potere apparterrà al popolo non a parole ma nella realtà.
Tenendo un referendum (la più alta forma di potere popolare), la popolazione di ciascuna provincia autodeterminerà il futuro della propria regione –se essa rimarrà all’interno di uno stato unitario federale o riceverà la piena indipendenza.
 
Come verrà costruito il potere politico dopo la vittoria della rivoluzione di liberazione popolare?
Il Potere politico verrà costruito in linea con il principio della rappresentanza popolare diretta (potere popolare) – dal basso all’ alto.
Gli organismi di potere popolare verranno formati, a cominciare dal livello del Consiglio locale, fino al Consiglio Supremo, secondo il principio della rappresentanza di delegati dei territori, di delegati dei collettivi di lavoro e delle corporazioni e consigli delle professioni e di delegati delle organizzazioni politiche, religiose e di comunità.
Il più alto organismo di rappresentanza popolare, il Consiglio Supremo, sarà formato dai delegati dei consigli regionali.
Il Consiglio Supremo sceglierà il Governo, che sarà responsabile di fronte al popolo come rappresentante dei membri del Consiglio.
Richiediamo che i giudici e gli organismi locali di imposizione della legge vengano scelti tramite elezioni.
 
Quali diritti avranno le regioni dopo la vittoria della rivoluzione di liberazione popolare?
Ciascuna regione avrà il diritto di redigere una propria costituzione o altri documenti fondativi, garantendo i diritti sociali, politici, economici, culturali e religiosi di base ai cittadini che vivono nel loro territorio.
In aggiunta alla lingue nazionali, ciascuna regione avrà diritto a scegliere lingue regionali da usare nelle sedi culturali, politiche, giuridiche o amministrative.
Ciascuna regione avrà il diritto di tracciare il proprio budget sulla base delle tasse imposte sulle attività delle persone fisiche e giuridiche attive sul proprio territorio.

 

Quali obblighi avranno le regioni dopo la vittoria della rivoluzione di liberazione popolare?
Ciascuna regione avrà l’obbligo di mettere da parte parte delle proprie entrate tributarie in un fondo generale anti-crisi da usare in caso di disastri naturali e altre catastrofi.
Ciascuna regione sarà obbligata a contribuire con parte delle proprie entrate tributarie ad ottemperare al generale fabbisogno dello stato –per la difesa, per mantenere l’apparato dello stato centrale, per la costruzione delle cose di generale importanza nazionale, per la ricerca scientifica, per mantenere la sanità e l’istruzione e per lo sviluppo infrastrutturale.
Ciascuna regione sarà obbligata ad osservare i principi generali dello stato riguardo le relazioni fra capitale e lavoro e le libertà civili e politiche.
Ciascuna regione sarà obbligata a mantenere legge e ordine e a difendere i diritti e le libertà dei cittadini all’interno dell’architettura dei principi stabiliti dallo stato.
Questi sono i principi base e gli scopi di base della nostra lotta.
Crediamo che ogni onesto cittadino e patriota li approverà e sosterrà.
Contiamo sulla solidarietà internazionale e il sostegno di tutte le persone che ritengono cari, non solo a parole ma anche nei fatti, gli ideali di eguaglianza e giustizia sociale.
Insieme viceremo!
Approvato dalla Conferenza della Resistenza di Jalta, 7 luglio 2014.




(english / italiano)

Novorossia contro il nuovo fascismo
2: COMUNISTI

1) Il regime euro-fascista di Kiev mette al bando il Partito Comunista di Ucraina
2) I comunisti dell'ex URSS: “La nostra forza è l'unità! Il fascismo non passerà!”
3) Intervista a Petro Simonenko: "Vogliono mettere al bando il Partito Comunista di Ucraina, perché dice la verità al popolo” (14 Luglio 2014)


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Vedi anche: INTERVISTA A IGOR STRELKOV E PAVEL GUBAREV


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Il regime euro-fascista di Kiev mette al bando il Partito Comunista di Ucraina

Регламентированный антикоммунизм
Через две недели украинские коммунисты окажутся вне закона
Текст: Петр Лихоманов - 24.07.2014

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Fonte: Pagina Facebook "Con l'Ucraina antifascista"
23 luglio 2014

Simonenko, leader del Partito Comunista d'Ucraina, malmenato e spintonato fuori dall'aula dai fascisti di Svoboda, mentre lo speaker del parlamento Turchinov si limita ad invocare la calma dei "gruppi parlamentari" e a riprendere la deputata comunista che protesta contro di lui. Ricordiamo che Petro Simonenko ha 62 anni, e il partito che dirige è stato votato alle ultime elezioni parlamentari da 2 milioni e settecentomila persone.
Questo è l'ennesimo atto di violenza compiuto dai fascisti di Svoboda contro un parlamentare dell'opposizione.
Si tratta degli stessi personaggi che costrinsero alle dimissioni il direttore del primo canale nazionale e che ieri hanno spintonato fuori il deputato di Donetsk Levchenko.
E sono gli stessi figuri vezzeggiati per mesi dai parlamentari europei, tra cui il PD Gianni Pittella.

VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=GN-h-if_yoU

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Il gruppo della Sinistra Unitaria Europea / Sinistra Verde Nordica condanna la giunta di Kiev per il tentativo antidemocratico di mettere al bando il Partito Comunista d'Ucraina

GUE/NGL condemns Ukrainian government’s undemocratic attempt to suppress Communist Party
23/07/2014


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http://www.marx21.it/comunisti-oggi/nel-mondo/24348-i-comunisti-dellex-urss-la-nostra-forza-e-lunita-il-fascismo-non-passera.html

I comunisti dell'ex URSS: “La nostra forza è l'unità! Il fascismo non passerà!”

20 Luglio 2014
da skpkpss.ru | Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il 10 luglio, nei pressi di Mosca si è svolto il Plenum del Consiglio dell'Unione dei Partiti Comunisti-PCUS, l'organizzazione che riunisce i partiti comunisti delle repubbliche dell'ex Unione Sovietica. Al termine del dibattito, aperto dalle relazioni dei leader del Partito Comunista di Ucraina, del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova e del Partito Comunista della Federazione Russa, è stata approvata la risoluzione (che contiene un appello alla solidarietà e alla mobilitazione delle forze democratiche e progressiste dei paesi appartenenti alla NATO) di cui proponiamo la nostra traduzione.

“L'aggravamento della situazione politica e i compiti dell'UPC-PCUS nella fase attuale della lotta per l'unità dei popoli fratelli”

Il Consiglio dell'Unione dei Partiti Comunisti-PCUS rileva che l'attuale fase dello sviluppo sociale è caratterizzata dall'aumento della crisi economica e sociale globale, da un'ulteriore crescita della minaccia di una nuova guerra mondiale. Esattamente cento anni dopo la prima guerra imperialista le parole di Vladimir Ilich Lenin secindo cui “politicamente l'imperialismo in generale rappresenta la tendenza alla violenza e alla reazione” ancora una volta ricevono una evidente conferma.

Il cosiddetto “nuovo ordine mondiale”, stabilito dagli USA e dai suoi complici dell'aggressivo blocco della NATO all'inizio degli anni 90 del secolo scorso, oggi si presenta come la dittatura terroristica aperta dei circoli reazionari del capitale oligarchico: il neofascismo. A causa dell'avidità e l'avventurismo dei magnati americani ed europei occidentali l'umanità sta pagando un prezzo terribile: centinaia di migliaia di morti e mutilati, il sangue e innumerevoli sofferenze della gente in Jugoslavia e Afghanistan, Iraq e Libia, Siria e Ucraina.

Il fascismo liberale copre tutti i suoi efferati crimini contro la pace con la demagogia a buon mercato sulla democrazia e i diritti individuali, la tolleranza e la priorità dei “valori umani”. Un particolare, animalesco odio la reazione neofascista manifesta nei confronti dei divisi popoli sovietici, che hanno dimostrato nel XX secolo di rappresentare l'esempio della costruzione di una nuova società, basati sui principi della giustizia sociale, della solidarietà e dell'umanesimo.

Lo scopo dei nuovi “padroni del mondo” è spezzare la volontà e distruggere quegli stati, che sono ancora in grado di resistere alle loro imposizioni. Per la separazione definitiva e l'asservimento delle repubbliche della distrutta Unione Sovietica, per l'isolamento e il definitivo smembramento territoriale della Federazione Russa, i servizi speciali degli USA nel febbraio 2014 hanno provocato un colpo di Stato armato in Ucraina. Con l'aiuto dei loro scagnozzi nazisti hanno diviso il paese, lo hanno sprofondato in un'atmosfera di terrore ed esaltazione sciovinista, hanno organizzato la tragedia della “Khatin di Odessa”, hanno scatenato una guerra fratricida su vasta scala nelle regioni sud-orientali della repubblica.

Il, Consiglio dell'UPC -PCUS invita il Presidente della Federazione Russa a presentare richieste rigorose al Presidente dell'Ucraina Poroshenko riguardanti la cessazione immediata della cosiddetta “operazione antiterrorismo” contro la popolazione civile del Donbass e di Lugansk.

L'oggetto principale della persecuzione e della violenza è il Partito Comunista. L'incendio della sede del Comitato Centrale e dei Comitati delle sue diramazioni regionali, la barbara demolizione dei monumenti a Lenin, la rabbiosa psicosi russofobica, il linciaggio da parte di una folla impazzita del leader dei comunisti di Lvov Rostislav Vasilko, la presentazione alla Rada di un progetto di legge per la proibizione del KPU e dei simboli sovietici, i tentativi di diffamare e dividere il partito dall'interno – tutto ciò è testimonianza del fatto che il neofascismo assume le sue forme estreme, più cannibalesche. Assistiamo al ritorno diretto alla pratica dei carnefici nazisti.

Noi, rappresentanti di 17 partiti comunisti fratelli dell'ex Unione Sovietica, ci rivolgiamo ai dirigenti dei partiti di sinistra dei paesi che fanno parte della NATO, e chiediamo loro di fermare le rappresaglie legislative contro coloro che si battono contro il fascismo risorgente. Ci rivolgiamo alla Federazione Mondiale Democratica delle Donne, alla Federazione Sindacale Mondiale, alla Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, a tutte le forze antifasciste, di liberazione nazionale, di sinistra, socialiste, democratiche e progressiste con un appello a fermare la nuova offensiva della piaga bruna, foriera della catastrofe militare mondiale. In un fronte unito noi dobbiamo combattere l'ulteriore rafforzamento della NATO, impedire la più sfacciata interferenza dell'Occidente negli affari interni dell'Ucraina e degli altri paesi, mettere fine alla riabilitazione strisciante dei criminali nazisti e dei loro complici, sventare i tentativi anticostituzionali di proibire l'attività del Partito Comunista di Ucraina. Noi stiamo dando inizio alla campagna internazionale di solidarietà “No alla guerra e al fascismo in Ucraina!”.

Tutte le malefatte del neofascismo contro il popolo dell'Ucraina e gli altri popoli del mondo sono solo la prova dell'impotenza della reazione imperialista davanti alle leggi della storia. Gli USA hanno già soffocato l'umanità con la loro aggressione globale. Calpestando tutti i principi e le norme del diritto internazionale, scatenando costantemente il caos in tutti gli angoli del pianeta, si stanno avviando in un vicolo cieco militare-politico ed economico, da cui non saranno in condizione di uscire. Ecco perché riteniamo il modello imperialista di gestione del mondo impresentabile e condannato alla inevitabile rovina.

Il significato dell'iniziativa dei partiti fratelli dell'UPC-PCUS risiede nel fare tutto il possibile per accelerare la realizzazione di questo compito storico. Raggiungere l'obiettivo è possibile solo attraverso la combinazione delle concezioni scientifiche marxiste-leniniste con la pratica rivoluzionaria delle masse nei propri paesi. Il Consiglio dell'UPC-PCUS ribadisce la propria fedeltà alla parola d'ordine “La Nuova Unione è l'unico modo per salvare i popoli fratelli!”, La fuoruscita dei nostri stati dal pantano mortale, la garanzia della loro sovranità e della reale indipendenza nel contesto internazionale per noi si trova solo nel rafforzamento dell'integrazione. Già oggi nel quadro dell'Unione Doganale e nello Spazio Economico Comune di Russia, Bielorussia e Kazakistan sono presenti i requisiti per l'utilizzo di nuovi e inediti meccanismi politici ed economici.

Ma noi comunisti dobbiamo andare ancora oltre. Noi ci pronunciamo per un ampio movimento unificante di tutti, senza eccezione, i popoli dell'ex URSS. L'Unione dei Partiti Comunisti si opporrà nel modo più risoluto a tutte le azioni volte a minare la solidarietà internazionale, ad attizzare la discordia tra le nostre file, a promuovere il settarismo e il nazionalismo più esasperato. Non abbandoneremo i nostri compagni che sono incatenati nelle prigioni e perseguitati per le loro convinzioni politiche.

La nostra forza è l'unità! Il fascismo non passerà!


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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 13/7/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/

Perché vogliono vietare il Partito Comunista d'Ucraina?

Nei giorni scorsi, le autorità golpiste hanno portato in tribunale i risultati dell'inchiesta ordinata ufficialmente al Ministero della Giustizia dall'allora presidente ad interim Turchinov. Ufficialmente è dunque iniziato il processo per la messa al bando del Partito.
Già quest'anno vi erano state varie proposte di legge per vietare le attività del PCU e per scioglierne il gruppo parlamentare. L'intervento diretto di Turchinov è stato necessario alla giunta dopo che Simonenko (leader del PCU) ha ritirato la propria candidatura alle presidenziali, in diretta TV, denunciando i crimini della giunta nel Donbass come nel resto del paese (all'uscita dalla rete televisiva, scampò miracolosamente ad un attentato).
Simonenko ha denunciato la strage di Mariupol e le altre atrocità commesse dai nazifascisti ucraini alla riunione dei capigruppo e ad una seduta del Parlamento - eventi trasmessi in diretta. Proprio durante quest'ultimo intervento, Turchinov ha interrotto il leader comunista annunciando la sua iniziativa di voler chiedere personalmente l'avvio dell'inchiesta.
Inviamo la nostra solidarietà ai compagni ucraini, ci auguriamo che il PCU non sia messo al bando e che, ad essere messa al bando, sia invece la criminale giunta che governa l'Ucraina.

Nel sito Marx21.it potete trovare molto materiale del PCU e sulle attività di questo partito.

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П.Симоненко: Европейские адвокаты будут защищать КПУ от произвола - 19.06.2014
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=eo_75XrE3lk

http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24332-qvogliono-mettere-al-bando-il-partito-comunista-di-ucraina-perche-dice-la-verita-al-popolo.html#

"Vogliono mettere al bando il Partito Comunista di Ucraina, perché dice la verità al popolo”

14 Luglio 2014

Intervista a Petro Simonenko | da www.kpu.ua

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

In conseguenza del cambio di potere nel paese, così come delle operazioni militari nel Donbass, gli ucraini sono sempre più preoccupati per la quantità di gravi problemi economico-sociali che devono affrontare. Così nel paese è cresciuto il divario tra i salari, le pensioni, gli stipendi e i prezzi dei prodotti alimentari e le tariffe per i servizi. Gli ucraini si sentono sempre più insicuri e incerti sul proprio futuro. Allo stesso tempo, il Parlamento non sembra avere alcuna fretta di di esaminare e adottare il pacchetto di misure anti-crisi, composto di 150 proposte di legge di carattere sociale, proposto dal Partito Comunista di Ucraina (KPU). Inoltre, alla vigilia delle elezioni per la Rada Suprema, annunciate dal presidente Petro Poroshenko per il prossimo autunno, le autorità stanno cercando di vietare l'attività delle forze politiche, che difendono gli interessi dei cittadini. Su come uscire dalla crisi sociale e sul perché il potere combatte il KPU, GolosUa (link: http://ru.golos.ua/politika/14_07_10_psimonenko_pyitayas_zapretit_kpu_vlast_cherez_podkontrolnuyu_sudebnuyu_vetv) ha intervistato il leader del Partito Comunista di Ucraina, Petro Simonenko.

- Piotr Nikolaevich, perché mentre sul territorio dell'Ucraina si svolgono azioni militari, il potere intraprende iniziative per proibire il Partito Comunista?

- E' evidente che, di giorno in giorno, la situazione in Ucraina si inasprisce e assume una dimensione catastrofica. Continua una guerra terribile, che provoca un massiccio spargimento di sangue, distrugge villaggi e città, annienta le imprese industriali. Già oggi registriamo più di 500.000 rifugiati, la maggioranza dei quali è costituita da giovani che lavorano. In Ucraina la produzione è in drastico calo, così come le entrate di bilancio.

Grazie ai nuovi protocolli firmati con il FMI, crescono gli obblighi del paese nei confronti dell'Europa. Questo porta a un enorme aumento dei prezzi e delle tariffe.

Cercano di vietare il KPU, perché noi diciamo la verità al popolo. Il partito ha dichiarato con chiarezza che il Majdan non ha raggiunto i suoi scopi, ma che è stato manipolato da coloro che, al posto di una squadra di oligarchi ne hanno portato al potere un'altra. E il fatto che ai vertici siano arrivati dei miliardari è un'altra prova di come stanno le cose. Il Majdan non ha risolto i problemi della corruzione, dell'arbitrio e dell'illegalità, che continuano a prosperare e a rafforzarsi nella nostra esistenza. A dirigere ora ci sono padrini e miliardari.

Così, sul Majdan dicevano: “via la Banda!”. Gli oligarchi della banda di Yanukovich si sarebbero dovuti rimuovere per essere sostituiti da rappresentanti del popolo. Ma al potere si trovano di nuovo gli oligarchi, che hanno preso con loro come complici gli appartenenti alla stessa banda che si voleva espellere sul Majdan.

Così, 70 uomini del gruppo parlamentare del Partito delle Regioni ora sono al servizio degli interessi del nuovo potere. Ciò dà ragione di credere che l'attuale regime, formato da oligarchi, che si porta appresso come complici nazionalisti filo-fascisti, si sia insediato alla fine come regime nazional -fascista. Stanno conducendo una lotta contro il dissenso, cercando di vietare al Partito Comunista di esprimere il proprio punto di vista. E' imposto il terrore fisico e morale allo scopo di intimidire i comunisti. La libertà di parola è solo declamata, mentre a molti giornali è imposta la più rigida censura ed i giornalisti subiscono pressioni. A passi accelerati l'Ucraina si sta avviando verso la dittatura.

E nel momento in cui l'Ucraina è investita da una grave tragedia, il KPU ha assunto una ferma posizione di principio in merito a tutte quante le minacce alla sicurezza del paese.

- Quali misure propone il Partito Comunista per uscire dalla situazione di crisi che si è manifestata in Ucraina?

- Primo: il Partito Comunista difende l'integrità territoriale del paese, comprendendo che la guerra, in cui l'ucraino uccide un altro ucraino, rappresenta una tragedia per l'intero popolo del nostro paese. Per questo insistiamo sulla cessazione delle attività militari.

Secondo: allo scopo di preservare l'integrità territoriale ed escludere fenomeni centrifughi, insistiamo sulla ripresa dei negoziati.

In terzo luogo, insistiamo sul fatto che siano prese misure per la difesa degli interessi degli ucraini. Stiamo parlando del pacchetto di 150 progetti di legge, presentati dal KPU in parlamento. In particolare, si tratta del ritorno alla proprietà statale dei settori di base dell'industria e delle imprese più grandi. Chiediamo anche di cancellare l'imposta sul valore aggiunto e di sostituirla con un'imposta sulle vendite. Inoltre, il Partito Comunista insiste sulla necessità di assumere decisioni riguardanti il sistema bancario, attraverso la concessione di crediti al 3-5% a chi realmente produce in Ucraina.

Il Partito intende tutelare lo spazio economico per i produttori ucraini, perché oggi il 70-80% del mercato ucraino è rappresentato da prodotti di fabbricazione straniera. Ciò significa che il produttore ucraino non è in grado di vendere da nessuna parte la propria produzione, che non riesce a fare ingresso in altri mercati che tengano conto degli standard e delle esigenze occidentali in fatto di produzione. Il Partito Comunista esige la tutela dei diritti sociali dei cittadini e un adeguamento di salari, pensioni e stipendi al livello dei prezzi.

Siamo indignati per l'ultima legge che consente la privatizzazione da parte dell'Europa e dell'America delle vie ucraine di trasporto del gas e che, di fatto, esclude il loro utilizzo per gli interessi nazionali. Così, abbiamo suggerito le misure necessarie al superamento della crisi e la risoluzione di molti problemi sociali.

- Le azioni del governo tese a vietare determinate forze politiche in Ucraina non sono forse legate alle imminenti elezioni parlamentari?

- In tali circostanze il governo sta cercando attraverso la rete giudiziaria sotto il suo controllo di privare i cittadini dell'Ucraina dei loro difensori politici in parlamento, per fare in modo che nessuno difenda più gli interessi dei semplici lavoratori e che nel potere sia rappresentato unicamente il grande capitale, che sostiene l'attuale regime.

- Petr Nikolaevich, già nel 1991 ci fu il tentativo di proibire l'attività del KPU. Per quale motivo?

- Allora cercarono di incolpare il Partito Comunista di Ucraina di una sua partecipazione al GKCP, il Comitato Statale per lo Stato di Emergenza (che assunse il potere nell'agosto 1991 con un colpo di mano che ebbe l'effetto di spianare la strada al trionfo del movimento controrivoluzionario guidato da Boris Eltsin, con la conseguente immediata messa fuori legge del Partito Comunista, ndt). In tal modo, una ristretta cerchia di persone – i 20 del Presidium della Rada Suprema – in flagrante violazione della legge, senza l'approvazione della sessione plenaria, prese la decisione di proibire l'attività del Partito Comunista. Dopo 10 anni la Corte Costituzionale dell'Ucraina ha stabilito che si è trattato di una decisione arbitraria. Perché il KPU non aveva nessun rapporto con il GKCP.

Ma la gente arrivata al potere oggi vuole usare il clima di psicosi collettiva, creato da mezzi di informazioni posti sotto controllo, e scaricare tutta la responsabilità dello sviluppo degli avvenimenti in Ucraina sulle spalle del Partito Comunista. Però, il popolo dell'Ucraina prima o poi dovrà ricevere risposte a tutte le sue domande: chi ha dato l'ordine di iniziare la guerra, di massacrare persone a Odessa... Condizionati dal terrore molti cittadini dell'Ucraina non comprendono cosa sta succedendo.

- Quali misure sta prendendo il KPU in difesa dei propri diritti? Vi siete rivolti alle organizzazioni europee per i diritti umani?

- Su questo sta già lavorando un gruppo di avvocati. In generale, siamo pienamente in grado di affrontare il processo in corso. Ma comprendiamo benissimo con quale sede di giudizio abbiamo a che fare e come potrebbe sentenziare. Gli interessi del partito saranno difesi anche da rappresentanti degli stati europei. Naturalmente, ci appelleremo alla Corte Europea per i diritti dell'uomo, poiché in caso di proibizione del KPU verrebbe gravemente violato il diritto dell'uomo all'attività politica.

- Il partito può contare sul sostegno delle sinistre europee, che hanno condannato l'iniziativa delle autorità ucraine in merito alla proibizione del KPU?

- Speriamo in un sostegno delle sinistre europee nel Parlamento del Consiglio d'Europa. Il KPU conta sull'appoggio della parte progressista dell'Europa, che è anche preoccupata dell'arrivo al potere di organizzazioni filo-fasciste. I deputati del Parlamento Europeo esprimono queste posizioni anche nei parlamenti nazionali.

Ricordate l'intervento di uno dei deputati del Bundestag che ha indirizzato obiezioni e critiche alla signora Merkel. Il deputato ha dichiarato che la Germania non deve ripetere gli errori compiuti negli anni 40, quando venne scatenata la Seconda Guerra Mondiale e dilagò il fascismo, portando tanto dolore. E il 27 febbraio il Consiglio d'Europa è intervenuto ufficialmente contro il tentativo di vietare il KPU e di proibire la sua attività. Questa posizione è stata fissata in una risoluzione del Consiglio d 'Europa.

- In che modo il KPU collabora con le sinistre europee?

- Vi è un continuo scambio di opinioni, un dialogo, indirizzato a risolvere i problemi. L'ambito di cooperazione è ampio, ad iniziare dalla partecipazione ad iniziative tematiche. Così, abbiamo preso parte ad una di queste iniziative a Bruxelles il 6-7 giugno, in cui è intervenuto il deputato del KPU Serghey Gordenko. Inoltre, Olga Vladimirovna Levchenko il 28-29 giugno ha partecipato ad iniziative a Dortmund e a Bruxelles.

Gli avvocati europei difenderanno il Partito Comunista di Ucraina dalle minacce di scioglimento




NAPOLITANO LI ASPETTA TUTTI A LAMPEDUSA A BRACCIA APERTE


1.645.500 sono gli abitanti di Gaza. Per adesso, gli sfollati ufficiali sono 62mila, ma per quasi un milione già manca l'acqua corrente. Oggi 22 luglio i morti ammazzati superano il mezzo migliaio. 
Dove andranno tutti quanti quando saranno state completate le operazioni di pulizia etnica in corso da parte dello Stato di Israele?


Gaza, Unrwa: “Oltre 62 mila palestinesi sfollati”

Pubblicato il 21 lug 2014 - di Redattore Sociale - Il bilancio dell’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi dall’inizio delle ostilità. Sale a 350 il numero delle vittime del conflitto, l’80 per cento sono civili. Circa 2.400 i feriti. Dall’Unicef l’appello alla comunità internazionale per proteggere i bambini e i civili. “Nel conflitto morti 59 bambini, oltre 500 quelli feriti”

Tredicesimo giorno di conflitto nella Striscia di Gaza, sale il numero delle vittime e quello degli sfollati mentre l’offensiva via terra dei militari israeliani si intensifica. Secondo l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, il numero degli sfollati a Gaza in queste ore è salito a oltre 62 mila. Gli sfollati, spiega l’agenzia, sono stati accolti in circa 50 scuole, ma servono cibo e beni di prima necessità. Cresce intanto il numero delle vittime che ad oggi supera quota 350, quasi tutti palestinesi e per l’80 per cento civili, mentre i feriti sono circa 2.400. Circa 1.600, invece, i razzi lanciati da Gaza su Israele dall’inizio delle ostilità, secondo quanto affermato da fonti israeliane. Oggi, intanto, il presidente palestinese, Abu Mazen sarà in Qatar, a Doha, per cercare di trovare i termini di una tregua con il capo di Hamas in esilio, Khaled Meshaal.
Rispettare l’obbligo legale e morale di proteggere i civili. Dopo l’appello di Amnesty International alla comunità internazionale affinché nella Striscia di Gaza si faccia di tutto per proteggere i civili, è l’Unicef a richiamare l’attenzione su un conflitto che ad oggi è costato la vita a 59 bambini, mentre altri 500 sono stati feriti a Gaza e 4 in Israele. Secondo l’Unicef, però, sono sotto attacco anche i servizi di base per i bambini. “Le fatiscenti infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza hanno subito danni – spiega l’organizzazione in una nota -, aumentando il rischio di malattie di origine idrica. Circa la metà del pompaggio dei liquami e dei sistemi di trattamento delle acque di scarico non sono più funzionanti, e circa 900.000 persone sono senza acqua corrente”. Oltre 1.780 le famiglie che hanno visto le loro case distrutte o gravemente danneggiate a Gaza e decine di migliaia sono sfollate, molte delle quali si sono rifugiate nelle scuole. Oltre 80 scuole sono state danneggiate dai bombardamenti. “L’Unicef ed i suoi partner stanno procurando farmaci pediatrici essenziali per gli ospedali e le strutture sanitarie – spiega l’organizzazione -. Spot radiofonici avvertono i bambini e le loro famiglie dei pericoli degli ordigni inesplosi”.




Vivere al tempo della guerra imperialista

1) Gaza e la guerra più grande (Giulietto Chiesa)
2) Il ritorno di George Orwell e la guerra del Grande Fratello alla Palestina, all’Ucraina e alla verità (John Pilger)
3) La permanenza della guerra. La barbarie temuta è arrivata (Tommaso Di Francesco)


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Gaza e la guerra più grande

Gaza è parte dello scatenamento del disordine mondiale. Aggiungiamo il 'Califfato' del Levante. Aggiungiamo la crisi ucraina. Vediamo l'insieme

lunedì 21 luglio 2014 - megachip.globalist.it


di Giulietto Chiesa.

Ci sono lettori che mi chiedono di pronunciarmi sulla tragedia diGaza.
L'ho già fatto più volte nel corso di questa crisi.
Considero altamente probabile che il rapimento e l'uccisione dei tre ragazzi israeliani sia stato una ennesima false flag operation. Cioè un pretesto per organizzare una attacco letale contro Hamas, contro la Striscia di Gaza, contro il popolo palestinese nel suo insieme. È l'ennesima prova che Israele non ha mai voluto negoziare e che il suo obiettivo immediato è di cancellare definitivamente ogni possibilità per uno stato palestinese.
Posso solo provare cordoglio - e un acuto senso di impotenza - per la vittime innocenti, per gli oltre 500 morti già contati. Saranno molti di più, temo. Posso solo aggiungere la mia vergogna di appartenere a questo "Occidente" assassino e vile, che non sa dire nulla di fronte a un tale massacro. E che quello che dice è ipocrita e falso.
Oggi ho visto la faccia di John Kerry, indignato e sconvolto per i tredici soldati israeliani uccisi nell'invasione di Gaza.
13 fanno orrore; 500 è un numero.
Questa è la nostra superbia e la nostra illusione: che le nostre vite valgano di più venti, cento volte di più, delle loro. Verrà il tempo che dovremo pagare questa superbia.
Ma questo è solo un aspetto. Ci torno ora perché mi pare chetroppi non riescono a collegare i fatti.
Ciò che accade a Gaza è un tassello del mosaico che conduce a una guerra molto più grande. Stiamo tutti molto attenti. Gaza fa parte di un'operazione di scatenamento del disordine mondiale. Aggiungiamo il "Califfato" di Iraq e Siria. Aggiungiamo la crisi ucraina.
Non perdiamo di vista il quadro. Chi muove tutte queste pedine insieme vuole andare "oltre". L'obiettivo è la Russia. Ecco perché io occupo gran parte del mio tempo a seguire questo disastro. E l'altro obiettivo (segnatamente per Israele e l'Arabia saudita) è l'Iran. Questi due obiettivi equivalgono a un salto di qualità bellico incalcolabile.
Gaza è la cartina di tornasole di un disegno apocalittico. Muoviamoci per fermarlo.



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THE ORIGINAL ARTICLE, IN ENGLISH: The Return of George Orwell and Big Brother’s War on Palestine, Ukraine and Truth
By John Pilger - Source: teleSUR English, July 12, 2014


http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2014/7/18/41629-il-ritorno-di-george-orwell-e-la-guerra-del-grande-fratello/


Il ritorno di George Orwell e la guerra del Grande Fratello alla Palestina, all’Ucraina e alla verità


L’altra sera ho assistito a ‘1984’ di George Orwell messo in scena sul palcoscenico di Londra. Pur reclamando a gran voce un’interpretazione contemporanea, l’avvertimento di Orwell circa il futuro è stato presentato come un’opera d’epoca: remota, non minacciosa, quasi rassicurante. E’ stato come se Edward Snowden non avesse rivelato nulla, il Grande Fratello non è oggi uno spione digitale e lo stesso Orwell non ha mai detto: “Per essere corrotti dal totalitarismo non occorre vivere in un paese totalitario”.

Acclamata dai critici, l’abile produzione è stata una misura del nostro tempo, culturale e politico. Quando si sono accese le luci, la gente stava già uscendo. Il pubblico sembrava indifferente, o forse altre distrazioni lo reclamavano. “Che incasinamento!” ha detto una giovane, accendendo il suo telefonino.

Con la depoliticizzazione delle società avanzate, i cambiamenti siano sia sottili sia spettacolari. Nei discorsi quotidiani, il linguaggio politico è capovolto, come profetizzava Orwell in ‘1984’. “Democrazia” è oggi un artificio retorico. Pace è “guerra perpetua”. “Globale” è imperiale. Il concetto un tempo positivo di “riforma” oggi significa regressione, persino distruzione. “Austerità” è l’imposizione di capitalismo estremo ai poveri e regalo del socialismo ai ricchi; un sistema creativo nell’ambito del quale la maggioranza rimborsa i debiti dei pochi.

Nelle arti l’ostilità alla sincerità politica è un articolo di fede borghese. “Il periodo rosso di Picasso”, dice un titolo dell’Observer, “ è perché la politica non produce buona arte.” Considerate questo in un giornale che ha promosso il bagno di sangue in Iraq come una crociata liberale. L’opposizione di Picasso al fascismo per tutta la vita è una nota in calce proprio come il radicalismo di Orwell è svanito dal premio che si è appropriato del suo nome.

Alcuni anni fa Terry Eagleton, allora professore di letteratura inglese alla Manchester University, ha reputato che “per la prima volta in due secoli non c’è alcun eminente poeta, commediografo o romanziere inglese pronto a mettere in discussione le fondamenta dello stile di vita occidentale”. Nessuno Shelley parla per i poveri, nessun Blake per i sogni utopistici, nessun Byron danna la corruzione della classe al potere, nessun Thomas Carlyle e John Ruskin rivela il disastro morale del capitalismo. William Morris, Oscar Wilde, HG Wells, George Bernard Shaw non hanno equivalenti oggi. Harold Pinter è stato l’ultimo a far sentire la propria voce. Tra le insistenti voci del femminismo consumistico nessuna echeggia Virginia Woolf che descrisse “le arti del dominare altre persone … del governare, dell’uccidere, dell’acquistare terra e capitale”.

Al National Theatre una nuova commedia, Gran Bretagna, mette alla berlina lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che ha visto giornalisti processati e condannati, tra cui l’ex direttore di News of the World di Rupert Murdoch. Descritta come “una farsa con le zanne [che] mette sul banco degli imputati l’intera cultura incestuosa [dei media] e la sottopone a un impietoso ridicolo”, i bersagli della commedia sono i personaggi “beatamente buffi” della stampa scandalistica britannica. Va bene ed è giusto, e così familiare. Ma che dire dei media non scandalistici che si considerano rispettabili e credibili e tuttavia assolvono un ruolo parallelo come braccio del potere dello stato e dell’industria, come nel caso della promozione di una guerra illegale?

L’inchiesta Leveson sulle intercettazioni telefoniche ha gettato uno sguardo su questo innominabile. Tony Blair stava testimoniando, lamentandosi con Sua Signoria per le molestie dei tabloid a sua moglie, quando è stato interrotto da una voce dalla galleria del pubblico. David Lawley-Wakelin, un regista, ha chiesto l’arresto e l’incriminazione di Blair per crimini di guerra. C’è stata una lunga pausa: il trauma della verità. Lord Leveson è balzato in piedi e ha ordinato l’allontanamento di chi diceva la verità, scusandosi con il criminale di guerra. Lawley-Wakelin è stato incriminato. Blair se n’è andato libero.

I persistenti complici di Blair sono più rispettabili dei pirati telefonici. Quando la conduttrice artistica della BBC Kirsty Wark lo ha intervistato nel decimo anniversario dell’invasione dell’Iraq, gli ha regalato un momento che avrebbe potuto solo sognare; gli ha permesso di angosciarsi per la sua “difficile” decisione sull’Iraq, anziché chiamarlo a rispondere del suo crimine epocale. Ciò ha rievocato la processione di giornalisti della BBC che nel 2003 hanno dichiarato che Blair poteva sentirsi “scagionato” e la successiva serie “di successo” della BBC, Gli anni di Blair, per la quale è stato scelto come sceneggiatore, conduttore e intervistatore David Aaronovitch. Da valletto di Murdoch che aveva fatto campagna per gli attacchi militari contro l’Iraq, la Libia e la Siria, Aaronovitch è stato abilmente servile.

Dopo l’invasione dell’Iraq – esemplare di un’azione di aggressione non provocata che il giudice di Norimberga Robert Jackson definì “il crimine internazionale supremo, diverso dagli altri crimini di guerra per il fatto in concentrare in sé il male totale di tutti” – Blair e il suo portavoce e principale complice, Alastair Campbell, hanno avuto generoso spazio sul Guardian per riabilitare le proprie reputazioni. Descritto come una “stella” del Partito Laburista, Campbell ha cercato la simpatia dei lettori per la sua depressione e ha messo in mostra i suoi interessi, anche se non l’attuale incarico di consigliere, con Blair, della tirannia militare egiziana.

Mentre l’Iraq è smembrato in conseguenza dell’invasione di Blair/Bush, un titolo del Guardian dichiara: “Rovesciare Saddam è stato giusto, ma ci siamo ritirati troppo presto”. L’affermazione ha trovato riscontro in un articolo di spicco del 13 giugno di un ex funzionario di Blair, John McTernan, che ha anche servito il dittatore installato dalla CIA in Iraq, Iyad Allawi. Nel sollecitare una nuova invasione di un paese che il suo ex padrone ha contribuito a distruggere, egli non ha fatto alcuna menzione degli almeno 700.000 morti, della fuga di quattro milioni di profughi e del caos settario in una nazione un tempo orgogliosa della sua tolleranza comunitaria.

“Blair incarna la corruzione e la guerra”, ha scritto l’opinionista radicale del Guardian Seumas Milne in un appassionato pezzo del 3 luglio. Nel mestiere questo è noto come “bilanciamento”. Il giorno dopo il giornale ha pubblicato un’inserzione pubblicitaria a piena pagina di un bombardiere invisibile statunitense. Su un’immagine minacciosa del bombardiere c’erano le parole: “F-35. GRANDIOSO per la Gran Bretagna”. Quest’altra incarnazione della “corruzione e guerra” costerà ai contribuenti britannici 1,3 miliardi di sterline, con i predecessori del modello F che hanno macellato gente in tutto il mondo sviluppato.

In un villaggio dell’Afghanistan, abitato dai più poveri dei poveri, ho filmato Orifa, inginocchiato presso le tombe di suo marito, Gul Ahmed, un tessitore di tappeti, di sette altri membri della sua famiglia, tra cui sei bambini, e di due bambini uccisi nella casa vicina. Una bomba “di precisione” da 500 libbre è caduta direttamente sulla sua casetta di fango, pietra e paglia, lasciando un cratere largo 15 metri. La Lockheed Martin, produttrice dell’aereo, è stata orgogliosa del proprio posto nella pubblicità del Guardian.

L’ex Segretario di Stato USA e aspirante alla presidenza Hillary Clinton ha recentemente partecipato all’”Ora delle donne” della BBC, la quintessenza della rispettabilità mediatica. La conduttrice, Jenni Murray, ha presentato la Clinton come un simbolo della realizzazione femminile. Non ha ricordato ai suoi ascoltatori l’oscenità della Clinton che l’Afghanistan è stato invaso per “liberare” donne come Orifa. Non ha chiesto nulla alla Clinton a proposito della campagna terroristica della sua amministrazione con l’uso di droni per uccidere donne, uomini e bambini. Non c’è stata alcuna menzione della minaccia sprecata della Clinton, durante la sua campagna per la prima presidenza femminile, di “eliminare” l’Iran e nulla a proposito del suo appoggio alla sorveglianza illegale di masse e al perseguimento dei denunciatori dall’interno.

La Murray ha effettivamente posto una domanda imbarazzante. La Clinton aveva perdonato Monica Lewinsky per aver avuto una storia con suo marito? “Il perdono è una scelta”, ha detto la Clinton, “per me è stata assolutamente la scelta giusta”. Ciò ha ricordato gli anni ’90 e gli anni dedicati allo “scandalo” Lewinsky. Il presidente Bill Clinton stava allora invadendo Haiti e bombardando i Balcani, l’Africa e l’Iraq. Stava anche distruggendo le vite di bambini iracheni; l’Unicef ha riferito la morte di mezzo milione di bambini iracheni sotto i cinque anni in conseguenza dell’embargo guidato dagli USA e dalla Gran Bretagna.

I bambini erano mediaticamente non-persone, proprio come le vittime di Hillary Clinton nelle invasioni da lei appoggiate e promosse – Afghanistan, Iraq, Yemen, Somali – sono mediaticamente non-persone. La Murray non ha fatto alcun accenno a loro. Una sua fotografia con la sua distinta ospite, raggianti, compare sul sito della BBC.

In politica come nel giornalismo e nelle arti sembra che il dissenso un tempo tollerato nell’opinione corrente sia regredito a dissidenza: una metaforica clandestinità. Quando ho iniziato la mia carriera nella britannica Fleet Street negli anni ’60, era accettabile criticare la potenza occidentale come forza rapace. Leggete i celebrati articoli di James Cameron sull’esplosione della bomba all’idrogeno nell’atollo di Bikini, sulla barbara guerra di Corea e sui bombardamenti statunitensi del Vietnam del Nord. La grandiosa illusione odierna è di un’era dell’informazione quando, in realtà, viviamo in un’età mediatica in cui l’incessante propaganda dell’industria è insidiosa, contagiosa, efficace e liberale.

Nel suo saggio del 1859 ‘Sulla libertà’, al quale i liberali moderni rendono omaggio, John Stuart Mill scrisse: “Il dispotismo è una forma legittima di governo nel trattare con barbari, a condizione che il fine sia il loro miglioramento e i mezzi giustificati dall’effettivo conseguimento di tale fine”. I “barbari” I “barbari” erano vasti segmenti dell’umanità cui era prescritta l’”implicita obbedienza”. “E’ un mito bello e conveniente che i liberali siano pacificatori e i conservatori siano guerrafondai”, ha scritto nel 2001 lo storico Hywel Williams, “ma l’imperialismo della via liberale può essere più pericoloso a causa della sua natura illimitata, la sua convinzione di rappresentare una forma di vita superiore”. Egli aveva in mente un discorso di Blair in cui l’allora primo ministro prometteva di “riordinare il mondo attorno a noi” sulla base dei suoi “valori morali”.

Richard Falk, la rispettata autorità in tema di legge internazionale e Speciale Relatore dell’ONU sulla Palestina, ha descritto una volta “uno schermo farisaico morale-legale a senso unico [di] immagini positive di valori e innocenza occidentali presentato e minacciato a convalida di una campagna di smodata violenza politica”. E’ “accettato così diffusamente da essere virtualmente incontestabile”.

Carriera e appoggio ricompensano i guardiani. A Radio 4 della BBC Razia Iqbal ha intervistato Toni Morrison, la Premio Nobel afroamericana. La Morrisono si è chiesta perché la gente era “così arrabbiata” con Barack Obama che era “fantastico” e desiderava costruire un’ “economia e un’assistenza sanitaria forti”. La Morrison era orgogliosa di aver parlato al telefono con il suo eroe, che aveva letto uno dei suoi libri e l’aveva invitata al suo insediamento.

Né lei né la sua intervistatrice hanno citato le sette guerre di Obama, inclusa la sua campagna terroristica con i droni, in cui intere famiglie, i loro soccorritori e le loro persone in lutto sono state assassinate. Quello che è sembrato contare è stato che un uomo di colore “dal linguaggio elegante” è salito alle vette di comando del potere. In ‘Dannati della terra’ Frantz Fanon scrisse che la “missione storica” dei colonizzati consisteva nel fare da “linea di trasmissione” per quelli che dominavano e opprimevano. Nell’era moderna è visto oggi come essenziale l’impiego della differenza etnica nei sistemi di potere e propaganda occidentali. Obama incarna questo, anche se il gabinetto di George W. Bush – la sua cricca guerrafondaia – è stato il più multirazziale della storia presidenziale.

Mentre cadeva in mano agli jihadisti dell’ISIS la città irachena di Mosul, Obama diceva: “Il popolo statunitense ha fatto enormi investimenti e sacrifici al fine di dare agli iracheni l’occasione di disegnarsi un destino migliore”. Quando “fantastica” è tale bugia? Quanto “elegantemente formulato” è stato il discorso di Obama il 28 maggio all’accademia militare di West Point? Tenendo il suo discorso sullo “stato del mondo” alla cerimonia di laurea di quelli che “assumeranno la guida statunitense” in tutto il mondo, Obama ha affermato: “Gli Stati Uniti useranno la forza militare, unilateralmente se necessario, quando i nostri interessi centrali lo richiederanno. L’opinione internazionale conta, ma gli Stati Uniti non chiederanno mai il permesso …”

Nel ripudiare la legge internazionale e i diritti di nazioni indipendenti, il presidente statunitense pretende una divinità basata sulla potenza della sua “nazione indispensabile”. E’ un familiare messaggio di impunità imperiale, anche se sempre stimolante da ascoltare. Evocando l’ascesa del fascismo negli anni ’30 Obama ha detto: “Credo nell’eccezionalismo statunitense con ogni fibra del mio essere”. Lo storico Norman Pollack ha scritto: “Al posto del passo dell’oca mettere l’apparentemente più innocua militarizzazione della cultura totale. E al posto del leader ampolloso abbiamo il riformatore mancato, spensieratamente all’opera per pianificare ed eseguire assassinii, sorridendo tutto il tempo”.

In febbraio gli USA hanno montato uno dei loro colpi di stato “colorati” contro il governo eletto in Ucraina, sfruttando proteste genuine contro la corruzione di Kiev. Il Vicesegretario di Stato di Obama, Victoria Nuland, ha scelto personalmente il leader di un “governo provvisorio”. Gli ha attribuito il nomignolo di “Yats”. Il Vicepresidente Joe Biden si è recato a Kiev, così come il direttore della CIA John Brennan. Le truppe d’assalto del loro colpo di stato sono state fascisti ucraini.

Per la prima volta dal 1945 un partito neonazista, apertamente antisemita, controlla aree chiave del potere statale in una capitale europea. Nessun leader europeo occidentale ha condannato questa rinascita del fascismo nella zona di confine attraverso la quale i nazisti invasori di Hitler tolsero la vita a milioni di russi. Erano appoggiati dall’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), responsabile del massacro di ebrei e di russi che chiamavano “insetti parassiti”. L’UPA è l’ispiratore storico dell’odierno Partito Svoboda e del suo compagno di viaggio Settore Destro. Il leader di Svoboda, Oleh Tyahnybok ha sollecitato una pura della “mafia moscovito-ebraica” e di “altra feccia”, tra cui omosessuali, femministe e sinistra politica.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica gli Stati Uniti hanno circondato la Russia di basi militari, aerei e missili nucleari come parte del Progetto di Allargamento della NATO. Rinnegando una promessa fatto al presidente sovietico Mikhail Gorbaciov nel 1990 che la NATO non si sarebbe allargata di “un centimetro a est”, la NATO ha, in effetti, occupato l’Europa orientale. Nell’ex Caucaso sovietico l’espansione della NATO è il massimo crescendo militare dopo la seconda guerra mondiale.

Un Piano d’Azione d’Adesione alla NATO è il dono di Washington al regime golpista di Kiev. In agosto l’”Operazione Tridente Rapido” porterà truppe statunitense e britanniche sul confine russo dell’Ucraina e l’operazione “Brezza Marina” invierà navi da guerra statunitensi in vista dei porti russi. Si immagini la reazione se questi atti di provocazione, o intimidazione, fossero attuati ai confini degli Stati Uniti.

Nel reclamare la Crimea – che Nikita Krusciov distaccò illegalmente dalla Russia nel 1954 – i russi hanno difeso sé stessi, come hanno fatto per quasi un secolo. Più del 90 per cento della popolazione della Crimea ha votato per il ritorno del territorio alla Russia. La Crimea è sede della Flotta del Mar Nero e la sua perdita sarebbe una questione di vita o di morte per la marina russa e una vittoria per la NATO. Confondendo le parti in guerra a Washington e Kiev, Vladimir Putin ha ritirato le truppe dal confine ucraino e ha sollecitato i russi etnici dell’Ucraina orientale a rinunciare al separatismo.

In stile orwelliano ciò è stato ribaltato in occidente come una “minaccia russa”. Hillary Clinton ha paragonato Putin a Hitler. Senza ironia, commentatori tedeschi di destra hanno detto la stessa cosa. Nei media i neonazisti ucraini sono ridefiniti “nazionalisti” o “ultranazionalisti”. Ciò che temono è che Putin stia abilmente ricercando una soluzione diplomatica e possa riuscirci. Il 27 giugno, reagendo all’ultimo accomodamento di Putin – la sua richiesta al parlamento russo di revocare la legge che gli dava il potere di intervenire nell’interesse dei russi etnici dell’Ucraina – il Segretario di Stato John Kerry ha diffuso un altro dei suoi ultimatum. La Russia deve “agire nel giro delle prossime ore, letteralmente” per por fine alla rivolta nell’Ucraina orientale. Nonostante che Kerry sia diffusamente riconosciuto come un pagliaccio, lo scopo serio di questi “avvertimenti” sta nel conferire alla Russia uno status di paria e nel cancellare le notizie della guerra del regime di Kiev contro il suo stesso popolo.

Un terzo della popolazione dell’Ucraina è russofono e bilingue. Ha ricercato a lungo una federazione democratica che riflettesse la diversità etnica dell’Ucraina e fosse sia autonoma sia indipendente da Mosca. Per la maggior parte non si tratta di “separatisti” o “ribelli”, bensì di cittadini che vogliono vivere sicuri nel proprio paese. Il separatismo è una reazione agli attacchi della giunta di Kiev contro di loro, che ha forzato fino a 110.000 persone (stima dell’ONU) a fuggire in Russia attraversando il confine. Normalmente si tratta di donne e bambini traumatizzati.

Come i bambini dell’Iraq sottoposti a embargo e le donne e le ragazze dell’Afghanistan “liberate”, terrorizzate dai signori della guerra della CIA, questi cittadini etnici dell’Ucraina sono mediaticamente non-persone in occidente; le loro sofferenze e le atrocità commesse contro di loro sono minimizzate o cancellate. Nessuna sensazione della portata dell’assalto del regime è trasmessa di media occidentali convenzionali. Non è che manchino i precedenti. Leggendo nuovamente il magistrale ‘The First Casualty: the war correspondent as hero, propagandist and mythmaker’ [La prima vittima: il corrispondente di guerra come eroe, propagandista e costruttore di miti] di Phillip Knightley, ho rinnovato la mia ammirazione per Morgan Philips Price del Manchester Guardian, il solo giornalista occidentale rimasto in Russia durante la rivoluzione del 1917 a raccontare la verità sulla disastrosa invasione degli alleati occidentali. Imparziale e coraggioso, Philips Price turbò da solo quello che Knightley definisce un “oscuro silenzio” antirusso in occidente.

Il 2 maggio a Odessa 41 russi etnici sono stati bruciati vivi negli uffici della direzione del sindacato con la polizia che è rimasta a guardare. Esiste un’orrenda documentazione video. Il leader del Settore Destro, Dmytro Yarosh, ha salutato il massacro come “un altro giorno luminoso della nostra storia nazionale”. Dai media statunitensi e britannici è stato riferito come una “oscura tragedia”, conseguenza di “scontri” tra “nazionalisti” (neonazisti) e “separatisti” (persone che raccoglievano firme per un referendum su un’Ucraina federale). IlNew York Times ha insabbiato la cosa, avendo scartato come propaganda russa gli avvertimenti sulle politiche fasciste e antisemite dei nuovi vassalli di Washington. Il Wall Street Journal ha condannato le vittime: “Mortale incendio in Ucraina probabilmente innescato dai ribelli, dice il governo”. Obama si è congratulato con la giunta per la sua “moderazione”.

Il 28 giugno il Guardian ha dedicato la maggior parte di una pagina a dichiarazione del “presidente” del regime di Kiev, l’oligarca Petro Poroshenko. Di nuovo ha operato la regola di Orwell dell’inversione. Non c’è stato alcun colpo di stato; nessuna guerra contro la minoranza dell’Ucraina; i russi hanno avuto la colpa di tutto. “Vogliamo modernizzare il mio paese”, ha detto Poroshenko. “Vogliamo introdurre libertà, democrazia e valori europei. A qualcuno questo non piace. A qualcuno noi per questo non piacciamo.”

In questo suo articolo il giornalista del Guardian, Luke Harding, non ha contestato queste affermazioni o citato l’atrocità di Odessa, gli attacchi aerei e di artiglieria del regime su aree residenziali, l’uccisione e il sequestro di giornalisti, le bombe incendiarie contro un giornale d’opposizione e la sua minaccia di “liberare l’Ucraina dalla sporcizia e dai parassiti”. I nemici sono “ribelli”, “militanti”, “insorti”, “terroristi” e fantocci del Cremlino. Sono evocati dalla storia i fantasmi di Vietnam, Cile, Timor Est, Africa meridionale, Iraq: si notino le stesse etichette. La Palestina è la calamita di tutto questo monotono inganno. L’11 luglio, dopo il più recente massacro israeliano a Gaza, con equipaggiamento statunitense – 80 morti tra cui sei bambini di una singola famiglia – un generale israeliano scrive sul Guardian sotto il titolo “Una necessaria dimostrazione di forza”.

Negli anni ’70 ho incontrato Leni Riefenstahl e le ho chiesto dei suoi film che glorificavano i nazisti. Utilizzando tecniche di ripresa e d’illuminazione rivoluzionarie ella produsse una forma documentaria che affascinò i tedeschi; fu il suo ‘Trionfo della volontà’ che si afferma abbia diffuso il maleficio di Hitler. Le chiesi della propaganda in società che si considerano superiori. Lei rispose che i “messaggi” nei suoi film dipendevano non da “ordini dall’alto” ma da un “vuoto condiscendente” nella popolazione tedesca. “Compresa la borghesia liberale istruita?” chiesi. “Tutti”, rispose. “E naturalmente l’intellighenzia”

Scritto per teleSUR English che partirà il 24 luglio

 

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/the-return-of-george-orwell-and-big-brothers-war-on-palestine-ukraine-and-truth-2/

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0



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La permanenza della guerra

Tommaso Di Francesco
 su il manifesto del 19 Luglio 2014

Guerre umanitarie. La barbarie temuta è arrivata. Di fronte alla permanenza dei conflitti, di quale equidistanza si può parlare?

 
Alla fine, dodici anni dopo, ecco il risul­tato della scon­fitta del più grande movi­mento con­tro la guerra, nella fat­ti­spe­cie in Iraq, che scese in piazza con cento milioni di per­sone e che venne defi­nito «la nuova potenza mon­diale». Hanno vinto i neo­con della destra ame­ri­cana e quei governo di cen­tro­si­ni­stra che in Occi­dente hanno spo­sato la causa del «mili­ta­ri­smo uma­ni­ta­rio» che ha pro­fu­mato di buono le stragi della nostra epoca: la guerra è diven­tata per­ma­nente e dilaga.

E torna ovun­que e all’improvviso. All’improvviso? La sua san­gui­nosa attua­lità è tra­gi­ca­mente pre­sente ogni giorno nono­stante il silen­zio dei governi com­plici e spesso dei media, come Repub­blica e Cor­riere della Sera, che sono arri­vati a can­cel­lare le stragi di Gaza dalla prima pagina. Spesso anche a sini­stra la guerra è l’ultimo dei pro­blemi, da aggiun­gere all’ultimo momento in un docu­mento, o in una presa di posi­zione, nell’incapacità di inter­pre­tare le cor­re­la­zioni che legano, in un filo d’orrore, i diversi con­flitti della terra ai cam­bia­menti poli­tici per cui si lotta. Ma il pre­ci­pi­tare degli eventi rende evi­dente la gene­rale mio­pia che attra­versa la cul­tura occi­den­tale. Che pro­mette e annun­cia cre­scita eco­no­mica ma nasconde la vio­lenza che altrove si eser­cita per otte­nerla a qual­siasi costo, taci­tando il peri­colo e otte­nendo con­senso e potere. Così la per­ma­nenza della guerra resta e rie­merge, ria­prendo ferite mala­mente sutu­rate e abil­mente occultate.

Lo Stato d’Israele, che non cono­sce altro che la legge dei carri armati, muove i tank per rioc­cu­pare la Stri­scia di Gaza e lo fa per­ché ha «diritto a difen­dersi», fa sapere lo stesso Obama che nel discorso del Cairo del 2009 dichia­rava di sen­tire «il dolore del popolo pale­sti­nese, senza terra e senza patria». Sono pas­sati cin­que anni dall’inizio della sua Ammi­ni­stra­zione e la crisi medio­rien­tale vede non solo sem­pre un popolo senza terra né patria, ma la crisi è peg­gio­rata per­ché la colo­niz­za­zione è stata estesa, i Muri di divi­sione sono rad­dop­piati e, scrive l’editorialista di Haa­retz Gideon Levy, «Israele non vuole la pace, chi estende le colo­nie raf­forza l’occupazione e chi raf­forza l’occupazione non vuole la pace». I razzi di Hamas sono il fumo, certo distrut­tivo e mici­diale, che nasconde que­sta verità: lo Stato di Pale­stina, ridotto ad una alveare di inse­dia­menti, non ha più alcuna con­ti­nuità ter­ri­to­riale e non potrà esi­stere più.

Sono 270 le vit­time dei bom­bar­da­menti aerei israe­liani, in gran parte civili com­prese decine di bam­bini. Pen­sate solo a quanto odio è stato semi­nato dai bom­bar­dieri in que­sti giorni. E di che equi­di­stanza stiamo par­lando? C’è uno Stato, quello d’Israele che occupa le terre di un altro popolo che, anche secondo la Carta dell’Onu ha il diritto a ribel­larsi. Qual­cuno dica a che cosa hanno por­tato finora i finti nego­ziati di pace, con un governo israe­liano sordo ad ogni richie­sta di ritiro secondo due sto­ri­che Riso­lu­zioni dell’Onu o di blocco delle colo­nie e rab­bioso — Neta­nyahu è let­te­ral­mente fuori di sé — per la nuova unità nazio­nale pale­sti­nese Fatah-Hamas. Ma, certo, Israele ha diritto alla sua sicu­rezza. E i pale­sti­nesi, che non si danno per vinti, a che cosa hanno diritto?

E pro­prio men­tre dilaga la nuova guerra medio­rien­tale, l’abbattimento cri­mi­nale di un aereo di linea malese sui cieli tra Ucraina e Rus­sia, con quasi 300 vit­time – già con rim­pallo di respon­sa­bi­lità — obbliga a vol­gere lo sguardo in Europa. Già nei giorni scorsi erano decine i morti nell’est dell’Ucraina, negli scon­tri tra mili­zie sepa­ra­ti­ste e nazio­na­li­ste filo­russe nate nel Don­bass in con­trap­po­si­zione al nazio­na­li­smo ucraino anti­russo del movi­mento di Maj­dan ormai al potere a Kiev, soste­nuto dal’Ue e soprat­tutto dalla Nato che porta avanti l’indiscussa e indi­scu­ti­bile stra­te­gia dell’allargamento della sua stra­te­gia mili­tare a est, pro­prio alla fron­tiera russa. Una volontà che è all’origine, non a con­clu­sione, delle ten­sioni e del con­flitto in corso.

E appena si volge lo sguardo dall’est euro­peo all’altra sponda del Medi­ter­ra­neo, l’instabilità della Libia – san­tua­rio mili­tare di ogni sol­le­va­zione jiha­di­sta nell’area — diventa macro­sco­pica. Siamo a soli tre anni dall’abbattimento del regime di Ghed­dafi gra­zie all’intervento degli aerei della Nato diven­tati l’aviazione degli insorti jiha­di­sti in guerra con­tro il raìs. Gui­dava allora la nuova coa­li­zione bel­lica occidental-umanitaria, con l’Italia pro­ta­go­ni­sta, il «disin­te­res­sato» Sar­kozy. Che riu­scì a con­vin­cere un ini­ziale recal­ci­trante Obama che poi, con Hil­lary Clin­ton, ha pagato il prezzo di que­sta avven­tura con i fatti di Ben­gasi dell’11 set­tem­bre 2012.

Gio­vedì le mili­zie isla­mi­ste di Misurata, le più armate e radi­cali, hanno occu­pato Tri­poli, dove un ille­git­timo e impro­ba­bile governo chiede l’intervento inter­na­zio­nale. Intanto si com­batte in Siria e le mili­zie qae­di­ste dello Stato isla­mico dell’Iraq e del Levante avan­zano in ter­ri­to­rio ira­cheno, men­tre in Afgha­ni­stan le ultime ele­zioni pre­si­den­ziali sono accu­sate di bro­gli e le truppe Usa e Isaf/Nato reste­ranno ancora per altri due anni.
Non c’è pace. È un disa­stro. Per­mane solo la bar­ba­rie che teme­vamo sarebbe arri­vata se non si fosse costruita una alter­na­tiva di valori e di sistema. In que­sti giorni noi ci rivol­tiamo al dis­sen­nato ten­ta­tivo del pre­si­dente Renzi di mani­po­lare la nostra Costi­tu­zione con la can­cel­la­zione della eleg­gi­bi­lità diretta e demo­cra­tica del Senato. Riflet­tiamo allora per un attimo sul fatto che per ognuna delle guerre che abbiamo elen­cato l’Italia è stata o è pro­ta­go­ni­sta e ha un ruolo militare.

Non solo in Iraq ma anche in Medio oriente dove par­te­cipa ad un Trat­tato mili­tare con Israele, nono­stante sia un paese in guerra per­ma­nente; in Libia ha bom­bar­dato dopo avere applau­dito al regime dell’ex raìs, in Siria è ancora nella fami­ge­rata coa­li­zione degli «Amici della Siria» che ha ali­men­tato il con­flitto; men­tre in Ucraina l’Italia sostiene, senza che se ne discuta, l’Alleanza atlan­tica che peri­co­lo­sa­mente alle­sti­sce da anni la sua nuova, pro­vo­ca­to­ria, cor­tina mili­tare alla fron­tiera russa come se fosse la nuova Guerra fredda. Riflet­tiamo allora su quanto sia stato deva­stato l’articolo 11 della nostra Costi­tu­zione che ban­di­sce la guerra come mezzo di riso­lu­zione dei con­flitti inter­na­zio­nali. E ribel­lia­moci. Can­cel­lano il Senato per­ché, dicono, «pro­duce ceto poli­tico». Men­tre cre­sce solo la guerra, can­cel­lano l’articolo 11 per pro­durre ceto mili­tare e nuovi conflitti.



(srpskohrvatski / francais / english)

Srebrenica ? 
2: 19-year-blueprint for US intervention

1) NEWS: Le criminel de guerre Naser Oric celebre a Srebrenica / Obeležena godišnjica stradanja Srba u Bratuncu
2) Interview with Stephen Karganovic (Srebrenica Historical Project)


On the "Srebrenica" issue see all documentation at our dedicated page:


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Le Courrier des Balkans

Commémorations de Srebrenica : Naser Orić, l’ancien chef militaire de l’enclave, marche « pour la paix »


De notre correspondant à Sarajevo

Vendredi 11 juillet 2014 - Les restes de 175 personnes ont été ensevelis ce vendredi au cimetière de Potočari au cours de la commémoration du 19e anniversaire du massacre de Srebrenica, où des milliers de personnes sont venues leur rendre un dernier hommage. Naser Orić, l’ancien commandant des forces de l’Armée de la république de Bosnie-Herzegovine dans l’enclave, était présent à la cérémonie.

Par A. De Noni

L’ancien chef de la défense de Srebrenica, Naser Orić, a participé à la « marche de la paix » qui, depuis dix ans, refait le trajet que des centaines de Bosniaques ont parcouru pour s’enfuir de la ville, le 11 juillet 1995.
Naser Orić, condamné en 2006 par le TPIY à deux ans de prison, a passé en revue les vétérans de la 28e division de l’Armija présents au départ de la marche à Nezuk, près de la ville de Sapna. Pendant la guerre, ces soldats étaient chargés de défendre la ville, finalement tombée entre les mains de Ratko Mladić.
L’ancien commandant des forces de l’Armée de la république de Bosnie-Herzegovine, accompagné par l’ambassadeur de Turquie et l’actuel maire de Srebrenica, Čamil Duraković, a exhorté les participants à respecter l’esprit de la marche et de la commémoration. « Chaque centimètre de cette route est couvert de sang », a-t-il souligné.
Dans une interview au portal Klix, Naser Orić a affirmé que la ville « devrait être enlevée à la République serbe de Bosnie-Herégovine Srpska et donnée à la Fédération ». Il a également exprimé son regret de n’avoir pas été en mesure de défendre la ville. « Tout aurait été différent si j’étais resté jusqu’à la fin », a-t-il déclaré, faisant allusion à son retrait en tant que commandant de l’enclave, le 28 mai 1995. « Srebrenica aurait pu être sauvée », a-t-il conclu.

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22-esimo anniversario della strage dei serbi nel circondario di Srebrenica. Soltanto nella giornata ortodossa di S. Pietro, il 12 luglio 1992, l' armata della Bed E (di Izetbegović) con a capo Naser Orić ha ammazzato 69 civili, mentre a Bratunac, Srebrenica e dintorni fino al 1995, sono stati uccisi più di 3000 serbi.



Obeležena godišnjica stradanja Srba u Bratuncu


Tanjug | 12. jul 2014. 10:47 > 15:51 | Komentara: 9
Služenjem parastosa ubijenim i poginulim i polaganjem venaca na spomen obeležju na Zalažju kod Srebrenice, obeležena godišnjica stradanja Srba ovog kraja koje su tokom rata ubili pripadnici Armije BiH

Služenjem parastosa kod spomen-kosturnica stradalima u dva poslednja rata na Zalazju kod Srebrenice, paljenjem sveća za pokoj duša 69 poginulih na današnji dan 1992. godine i polaganjem cveća na spomen-obeležje, danas su obeležene 22 godine od velikog srpskog stradanja u srebrenickoj opštini, javio je RTRS.

Cveće na spomen-obeležje položili su izaslanik predsednika Republike Srpske Duško Četković, delegacije republicke i opštinskih organizacija porodica zarobljenih i poginulih boraca i nestalih civila, boračkih organizacija Srebrenice, Bratunca i Zvornika i nekoliko stranačkih delegacija.

Prethodno su članovi porodica poginulih, saborci i boračka i opštinske delegacije Srebrenice i Bratunca položile cveće na Vojničkom groblju u Bratuncu, gđe je sahranjen najveći broj stradalih i na srpskim stratištima u Biljači i Sasama.

Osim 69 poginulih na Petrovdan 1992. godine, nestalo je i zarobljeno još 22 Srba, a veliki broj ih je ranjen.

Nakon mučenja i zlostavljanja u srebrenickim logorima svi su ubijeni, a posmrtne ostatke njih 10 slucajno je pronašao tim za traženje nestalih iz Tuzle 10. juna 2011. godine na Zalazju, prilikom traženja muslimanskih žrtava. Nakon više od godinu dana ovi posmrtni ostaci su identifikovani i sahranjeni lani na Petrovdan, a za još 12 Srba nestalih tog dana i dalje se traga, navodi RTRS.

Četković je zapitao kome su smetali mirni ljudi toliko da ih svirepo pobiju, koji su na veliki pravoslavni praznik Petrovdan bili u svom selu.

"Smetali su samo što su Srbi i nikada ih nećemo zaboraviti i odustati od traženja pravde i odgovornosti onih koji su počinili zločin nad ovim ljudima", rekao je Četkovic.

Članovi porodica i predstavnici boračkih organizacija i organizacija porodica zarobljenih i poginulih boraca i nestalih civila iz Srebrenice ponovo su danas izrazili nezadovoljstvo radom Haškog tribunala, te Tužilaštva i Suda BiH.

Oni su ukazali na to da još nije niko procesuiran za brojne masakre i zločine koje su muslimanske snage iz Srebrenice počinile nad Srbima u poslednjem ratu, ubivši oko 1.500 srpskih civila i vojnika, od kojih su više od polovine masakrirali.

Predsednik Opštinske organizacije porodica zarobljenih i poginulih boraca i nestalih civila iz Srebrenice Mladen Grujičić istakao je da niko za 22 godine nije odgovarao za ovaj, kao i ostale zločine počinjene nad Srbima u srednjem Podrinju.

"Deset zarobljenih još nije nađeno, a naše majke, braća i sestre još čekaju pravdu", rekao je Grujičić.

On je poručio međunarodnom pravosuđu da je u Srebrenici srpsko stanovništvo procentualno više stradalo od bošnjackog, a institucijama Republike Srpske da ne dozvole da ovaj zločin ostane bez kazne, te da učine sve da se pocinioci zlocina otkriju i procesuiraju ili da se ukinu Tužilaštvo i Sud BiH koji procesuiraju i osuđuju samo Srbe, a opstruišu procese protiv onih koji su počinili zločine nad srpskim stanovništvom.

Jake muslimanske snage iz Srebrenice pod komandom Nasera Orića 12. jula 1992. godine upale su u više srpskih sela u srebreničkoj i bratunačkoj opštini ubijajući, pljačkajući i paleći sve pred sobom, navodi RTRS.


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http://voiceofrussia.com/2014_07_11/Srebrenica-19-year-blueprint-for-US-intervention-Stefan-Karganovic-9752/



11 July 2014, 03:09

Srebrenica: 19-year-blueprint for US intervention - president of Srebrenica Historical Project
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On July 11, 1995, two NATO warplanes bombed Serbian forces, advancing on Srebrenica. But due to the bad weather and the fact that Serbian forces were holding French and Dutch prisoners of war, NATO called off what was to be a massive bombing campaign. Late in the afternoon, Serbian general Mladic and other commanders entered into Srebrenica. They had won, for the moment. This loss by NATO could not accept and through indirect manipulation and false representation of the facts, US and NATO slandered the Serbs and successfully changed the presentation of a legal military operation. Radio Voice of Russia spoke to Stephen Karganovic on the history of Srebrenica in this special interview on the nineteenth anniversary of those events.


Hello, this is John Robles, I am speaking with Stephen Karganovic, he is the president of the Srebrenica Historical Project.
Robles : Hello sir, how are you this evening?
Karganovic: I am fine, thank you very much.
Robles : We have an anniversary of a very tragic event coming up on July, 11. Some might say it was a part of or the beginning of the rule of international lawlessness and wanton impunity by the architects of Yugoslavia’s and Serbia’s destruction by the US and NATO. Why do you think that is important and give us some of the history, please?
Karganovic: Yes, it is definitely what you have just said and it has become the starting point for a process in international relations. I wouldn’t quite say in international law because, as you correctly put it, the process involves the breakdown of law, lawlessness in fact. What happened was that Srebrenica became a propaganda paradigm that was then used to justify military interventions under the guise of the “right to protect” and as a result it served as the rationale for a couple of very destructive military adventures: Kosovo in 1999, and Iraq, then Libya, and now in Syria, and who knows what is next, and the basic rationale for all these adventures was “We must prevent another Srebrenica”.
Well, the ironic thing is that the death toll in Srebrenica, if you take it at its highest, would be about 8,000. And as you and your listeners, probably, know, the death toll in each of these interventions was far more than that. If you are talking about Syria, you can add another zero to the Srebrenica 8,000 and you probably still would not come close to the carnage that occurred there over the last three years. I just might remind you that it was motivated in large part by the presumed need to “prevent another Srebrenica” as the forces of the current president there supposedly were slaughtering their own people. Much the same thing happened in Libya. According to some estimates, the death toll in Libya was 40,000 or 50,000, a bit more modest, and needless to say in Iraq it was enormous. The figure is still controversial, but nobody puts it at less than 100,000 and some estimates go as far as a million, and so on and so forth.
Oh yes, let’s not forget Kosovo. There the death toll was relatively modest but you have to calculate the impact of depleted uranium bombs that were dispersed all over the country and that over the next couple of thousand years will be killing every living thing there, and people are already massively dying of cancer. So you can imagine that too should be attributed to the “humanitarian intervention” that was conducted there.
So Srebrenica has huge geopolitical implications. I am not saying that there was an idea to turn it into that, but it was an opportunistic move. The potential for Srebrenica, once it took shape as a propaganda concept, to serve in that role as the rationale for future “humanitarian interventions” was seen and seized upon. So that would be part of the answer to your question.
The other part is what actually happened in Srebrenica: there is no doubt that what happened was a massacre. That is not controversial. What is controversial - how many people were killed and – even more important – the legal character of the crime that was committed. As you and your listeners are aware, by now whenever the word “Srebrenica” is mentioned we are all indoctrinated to associate it with genocide. That is precisely the way it works, and in its geopolitical application that I mentioned earlier that is the key point. Whenever they get ready to bomb a country and take it over for its resources they say “Well, we have to prevent the genocide that is being perpetrated by the local rulers, so we have to remove them and install a group of people that would be friendly to us and willing to obey our orders”. And – of course – deliver the goods that we covet in that particular country.
So genocide is a very important point when you are talking about Srebrenica and it so happens that, the judgments of the Hague Tribunal takes place, notwithstanding, no evidence was produced for genocide after about half a dozen or more Srebrenica trials. So what we can say with a fair degree of certainty is that after a bitter inter-communal war in that part of Bosnia that lasted for about three years the Serbs took over Srebrenica, and some of them took the law into their own hands, so to speak, and decided to take revenge for all the people on their side that, previous to that, were murdered in raids that were conducted by the units of the Bosnian Muslim army that were operating from Srebrenica. That doesn’t justify a single murder, but it explains it in a far better way than the idea of genocide. There was no intention of exterminating Bosnian Muslims. The most that happened there was that neighbors were very angry at other neighbors and they decided to let them have it for what they had been doing to them over the previous three years. In three or four days they killed, we estimate, up to a thousand Muslim prisoners, which is without the slightest justification, but certainly it was not genocide and there is no forensic or any other type of evidence to support the figure of 8,000 executed prisoners that you hear about all the time.
Robles : What was the actual number, then?
Karganovic: We can only go by the forensic investigations that were conducted by experts of the Hague Tribunal, of the Prosecution, between 1996, beginning right after the massacre that occurred in 1995, and their exhumations of mass graves that went on until 2001. In that period they uncovered the physical remains of about 1,920 individuals. However, we then looked at the pattern of injury. That is very important because at the same time that this massacre of prisoners was going on another significant event was occurring as well. The division of the Bosnian Muslim army that was in Srebrenica was conducting a military breakout from Srebrenica to Muslim-held territory in Tuzla, which is about 60 kilometers away. Along their way they had many clashes with Serbian forces, which used guns and other implements of war, as they were entitled to do, against the military column. As a result of these clashes, thousands of Muslim soldiers and the civilians who were with them were killed, and I just want to make the point that when you have a mixed military-civilian column, the opposing army is entitled to shoot at it. That is not a war crime, it is a legitimate military operation, so everyone that was killed in the breakout of the Muslim army unit was a legitimate casualty, which sounds very bad, I know, in human terms, and it is, but in international law terms that is the way it is. What they have been doing, in effect, was to exhume the graves where the casualties from the fighting were buried and then they would use them to reinforce the numbers of those who were really executed, in order to boost the figure, essentially. So that’s what has been going on.
Robles : Thank you very much for that detailed answer. Now, would you characterize Srebrenica. Not by itself, but the entire situation surrounding it, as a blueprint for what we are seeing now in multiple countries, in particular in Ukraine?
Karganovic: Well, it is different and yet there are striking similarities.
Robles : But the thinking behind it. Unless it is just to destroy as many people as possible.
Karganovic: I think that destroying people is something that occurs naturally when you undertake such a brutal operation which aims only at achieving a certain political effect and doesn’t ask about the human cost. So yes, people will be killed, Muslims, Christians, whatever they may happen to be, and that is a huge tragedy. But to return to your original question as I understood it, Srebrenica in Bosnia has become a huge stumbling block to the reconciliation and peaceful coexistence of the ethnic and religious communities, mainly the Serbs and the Muslims. Croats are not a part of that because there were not any to speak of in that area during the war. So, by creating this narrative that Srebrenica signifies genocide of Muslims by Serbs, you can see how that makes it very difficult for the two communities to come together on any issue, and that is perfectly natural. How could you just calmly sit and have coffee with someone who has committed genocide on your family?
So that makes it very important to clarify what happened, not to minimize the crime – call it by its right name, put it in the proper perspective, and make sure that all sides are aware that they committed crimes in that particular area. Each community committed crimes against the other community and people should be punished as individuals for the crimes that they committed in both communities. And we should not try to impose on one community the burden of a particularly heinous crime just for political effect. And the political effect is pretty obvious: as long as they cannot get together on anything, you need a foreign arbitrator to keep them in check. So, Srebrenica is an example of how the classical “divide and rule” technique operates and in this particular case as long as Muslims hang on to the genocidal narrative they are never going to come to the same table with their Serbian neighbors and plan either a common future, or a civilized divorce, or whatever, although they can still be good neighbors, they can still cooperate and be on good terms even if they live in separate states instead of in a common Bosnian state. That is a completely separate issue. However, as long you have this burden of genocide that is not likely to happen. But what is very likely is that foreign tutelage, and foreign arbitration, and foreign interference in the internal interference and lives of these people is going to go on for a very, very long time and that is a tragedy because they need to seize control of their own destiny and to be masters in their own house.
Robles : Is there any realistic way that we can stop all this meddling? We are seeing it in the Ukraine all over again.
Karganovic: Of course, taking into account the local peculiarities, which they always do, that is roughly the scenario that is taking place in the Ukraine. In Ukraine you don’t have two completely different religions, not that Islam and Christianity are so completely different, in Ukraine you have varieties of the Christian religion. But people have been indoctrinated to exaggerate the differences and to downplay the similarities. As long as you brainwash them in those terms you can always use them as political pawns for your purposes.





(deutsch / english / italiano)

Provocazioni a gogo per costringere la Russia alla guerra

0) Links: le ultime notizie
1) I più recenti sforzi di Kiev per trascinare la Russia nella guerra fratricida: 
* all'alba del 13 luglio attaccata Rostov, un morto: Ukrainian shelling on Russian territory
* il 17 luglio abbattuto aereo di linea della Malesia: LINKS
2) Donetsk People’s Republic leaders reinforce defenses (G. Butterfield)
3) Die Saat geht auf. Ukrainisches Regime verschärft Kriegführung im Osten (GFP)
4) EU-ultimatum against Russia – another Rambouillet? (Willy Wimmer)
5) Chi vuole trascinare la Russia nella guerra in Ucraina? (Petr Iskenderov)
6) I serbi del Kosovo e della Metohija in aiuto alla Novorossija 


=== 0: LINKS ===

Le ultime notizie:

18.07.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

17-18.07.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina

17.07.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

Fascist atrocities mount as US-backed regime assaults eastern Ukraine (Alex Lantier / WSWS, 17 July 2014)

Die Allianz der Bedrohten (Sanktionen gegen Russland) (GFP 17/7/2014)

16.07.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina

Ucraina: il regime semina morte (Marco Santopadre, mercoledì, 16 Luglio 2014)

The bombing of eastern Ukraine (Peter Schwarz / WSWS, 16 July 2014)

15.07.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina

Ukraine military launches air attacks on Russian-speaking cities in east (Christoph Dreier / WSWS, 15 July 2014)

14-15.07.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

Ucraina, abbattuto un cargo militare. Kiev accusa: “Colpito da fuoco russo” (14/07/2014)
Un aereo è precipitato «per missili nemici» nella zona di confine con la Russia. L’autoproclamata repubblica di Lugansk: «Catturati 4 membri dell’equipaggio»

14.07.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

13-14.07.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina

Ucraina, morto sotto tortura giornalista rapito dai paramilitari di Kiev (13 luglio 2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_07_13/Ucraina-morto-sotto-tortura-giornalista-rapito-dai-paramilitari-di-Kiev-9775/

1 KILLED, 2 INJURED: RUSSIA VOWS RESPONSE TO UKRAINE SHELLING RUSSIAN CITY (July 13, 2014)
http://rt.com/news/172404-russian-donetsk-shelled-victims/
VIDEO 1: http://rt.com/news/172404-russian-donetsk-shelled-victims/
VIDEO 2: http://www.youtube.com/watch?v=aLTlbmGD_8E
Russia vows 'rigorous' response to Ukraine shelling Russian city (RT 13/7/2014)

Un quartiere di Donetsk è stato bombardato (12 luglio 2014)
L'esercito ucraino ha lanciato razzi per tutta la notte contro una zona della città ucraina controllata dai ribelli: secondo i filo-russi ci sono almeno 30 morti
http://www.ilpost.it/2014/07/12/bombardamento-donetsk/

11.07.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

Kiev regime launches “total assault” against east Ukraine rebels
By Christoph Dreier - 12 July 2014

Scusate se non siamo morti a Slavjansk / La ritirata da Slavjansk / Il reparto del comandante “Motorola” e’ arrivato a Donec’k


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Man killed, two injured, by Ukrainian shelling on Russian territory

July 13, 2014

An artillery shell from Ukraine has hit a private house in the Rostov region of Russia, killing a citizen, leaving two more injured in the small Russian town of Donetsk, which has the same name as the Ukrainian city.

The town is situated right on the Ukrainian border.

Several high-explosive shells exploded there on Sunday. Reportedly, the shells were fired from a mortar.

Deputy Foreign Minister Grigory Karasin promised a “rigorous and concrete answer” to the shelling of Russian territory that resulted in the senseless loss of life.

“We’re currently evaluating the situation, and the facts we’ve learnt risk a dangerous escalation of the tensions on the [Russian-Ukrainian] border, which puts our citizens in high danger,” Karasin said, stressing that harsh reaction would follow only after detailed analysis of the situation.

The National Security Council of Ukraine has already declared that Kiev’s troops involved in the operation in the east of the country have nothing to do with the shelling incident.

“Ukrainian troops are definitely not shelling the territory of the Russian Federation. We did not shoot,”said Andrey Lysenko, official representative of the information center of the NSCU.

Authorities in the Rostov region have confirmed the death of a 46-year-old man and injuries to two women. The man died in a shell explosion, while one of the women suffered a shell fragment wound in the leg; another woman, reportedly 80-years-old, was shell-shocked in her house across the street from the explosion site.

Russia’s Donetsk has a population of approximately 49,000 citizens and has the Donetsk-Izvarino border entry point in the city on the Russian-Ukrainian border.

There have been a number of incidents lately involving Ukrainian troops deliberately shelling Russian border posts.


On Saturday a vehicle, carrying a squad of Russian border guards, came under fire from the Ukrainian side at the frontier between Russia and Ukraine.

On June 28, mortar shells from Ukraine hit Russian territory, damaging a building at the Gukovo border checkpoint and creating potholes in the ground in two villages.

The week before, on June 20, the Russian Novoshakhtinsk checkpoint in the Rostov region was shelled by mortars, Russia’s Border Service said.

Until today’s fatality, there had been no casualties, except for one Russian border guard suffering a head wound from a shell fragment.

The Ukrainian army has sometimes shelled border checkpoints, while refugees from Ukraine were trying to get through passport control to find shelter on Russian territory.

The number of incidents involving Ukrainian artillery shelling on Russian territory has increased of late. On July 3, the Novoshakhtinsk border checkpoint was shelled again. The next day, engineers and investigators, who came to disarm unexploded ordnances on the Russian side, came under mortar fire from Ukraine at the Donetsk border checkpoint. On July 5, about ten mortar shells exploded near the same border checkpoint.


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Secondo una fonte citata da Interfax e ripresa da RT, forse l'obiettivo del missile terra-aria partito dal territorio ucraino che il 17 luglio ha abbattuto un jet di linea malese, doveva essere l'aereo che trasportava Putin in patria dopo il viaggio in Sud America


Clamorosa indiscrezione: al posto del Boeing doveva essere abbattuto l'aereo di Putin (VoR 17/7/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_07_17/Clamorosa-indiscrezione-al-posto-del-Boeing-malese-doveva-essere-abbattuto-laereo-di-Putin-5043/

Aereo malese. Abbattuto per errore, l'obiettivo era Putin? (Contropiano, 18 Luglio 2014)

Medios: el objetivo del misil ucraniano podría haber sido el avión del presidente Putin
Publicado: 17 jul 2014 | 18:11 GMT Última actualización: 17 jul 2014 | 21:06 GMT
http://actualidad.rt.com/actualidad/view/134289-objetivo-misil-ucrania-avion-presidente-rusia-putin

Boeing abbattuto, Interfax: "Aereo simile a quello di Putin". Un giallo?
L'aereo presidenziale russo avrebbe incrociato la rotta del volo MH17: "Stessi colori e stessa dimensione, facile confonderli a quella distanza", racconta una fonte anonima all'agenzia
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Tragedia-Boeing-Interfax-aereo-malaysia-simile-a-quello-di-Putin-bdfbca44-ef75-4a31-939b-dc146a72c9e7.html

Il Punto di Giulietto Chiesa – Precipita in Ucraina aereo di linea della Malaysia Airlines

UNA FONTE DELL’AVIAZIONE RUSSA: LO SCOPO DEL MISSILE UCRAINO POTREBBE ESSERE STATO IL VOLO DI VLADIMIR PUTIN

Professionisti della disinformazione falsificano prova audio per incolpare i partigiani del Donetsk
Ukraine Releases YouTube Clip "Proving" Rebels Shot Down Malaysian Flight MH-17 (Tyler Durden on 07/17/2014)

Missili, caccia e contraerea: i misteri dell'Ustica ucraina (Il Giornale, 18/7/2014)

Washington seizes on Malaysian airliner crash in Ukraine to threaten Russia (Alex Lantier / WSWS, 18 July 2014)

The crash of Malaysian Airlines flight MH17 in Ukraine (Alex Lantier / WSWS, 19 July 2014)

Following Malaysian plane disaster: German media pushes for confrontation with Moscow (Peter Schwarz / WSWS, 19 July 2014)

Malaysia MH17 crash: 10 questions Russia wants Ukraine to answer (July 18, 2014)
http://rt.com/news/173976-mh17-crash-questions-ukraine/

UCRAINA, SIRIA: STESSA FABBRICA DI MENZOGNE (F. Santoianni, 19 luglio 2014)


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castillano: Líderes de República Popular de Donetsk refuerzan defensas (Greg Butterfield, July 15, 2014)



Donetsk People’s Republic leaders reinforce defenses

By Greg Butterfield on July 7, 2014

On the night of July 4-5, the militia of the Donetsk People’s Republic (DNR) withdrew from the embattled cities of Slavyansk and Kramatorsk. The volunteer self-defense forces made an orderly retreat to the south, where they took up positions in and around the regional capital city of Donetsk.

The decision to withdraw came after weeks of unrelenting military assault by forces loyal to the regime of neoliberal politicians, oligarchs and fascists, based in the Ukrainian capital of Kiev and backed by the United States,

“To put it bluntly, we are dealing here with unconcealed genocide,” said DNR Defense Minister Igor Strelkov, during a videotaped statement from Slavyansk on July 4. “To break the resistance of the militia, the enemy is using all available types of weaponry against the civilian population.”

The nearby city of Nikolayevka has been completely surrounded and bombarded with heavy weaponry. On June 3 the Nikolayevka Thermal Power Plant was destroyed. Banned weapons, including poison gas and white phosphorus, were reported used in the village of Semyonovka.

Brutal airstrikes, mortar fire and chemical attacks targeting homes, schools and hospitals continued even during a “ceasefire” declared by Ukraine’s pro-West President Peter Poroshenko in late June, which coincided with the signing of an economic agreement with the European Union. The “ceasefire” ended July 4.

The Kiev regime’s military attacks have also continued in the capital of the neighboring Lugansk People’s Republic (LC). The regional cancer treatment center was bombed on July 4. Airstrikes and shelling of residential areas of the capital were reported July 6.

Last May 11, people in the DNR and LC voted overwhelmingly for independence from Kiev in a democratic referendum.

“Over the course of the ‘ceasefire,’ the Ukrainian army performed full mobilization and concentration of forces,” said Strelkov, explaining that the continued defense of Slavyansk was unsustainable.

Officially, more than 250 people have been killed in Kiev’s so-called “Anti-Terrorist Operation” — mostly civilians, including many children. No one knows the real number of casualties since many areas are completely inaccessible.

Nearly 19,000 people — mostly parents with young children — have fled toward neighboring Russia from the Donbass region, which encompasses Donetsk and Lugansk. The International Committee of the Red Cross reported July 3 that the actual number of refugees in Russia is probably much higher.

Some 112 Donbass cities, towns and villages, with a total population of over 3.8 million, have come under attack, according to analysis published by the website Voices of Sevastopol.

Only 30,000 of Slavyansk’s population of 130,000 people remained when the people’s militia withdrew, Strelkov reported. Water, electricity and food supplies have been cut off for weeks.

Liberation or ‘filtration’?

While the people’s government in Donetsk termed the withdrawal from Slavyansk a strategic retreat, Ukraine’s billionaire president claimed it was a “symbolic victory in the fight with terrorists for the territorial integrity of Ukraine.”

Similarly, Interim Prime Minister Arseny Yatsenyuk — a U.S. favorite who recently termed Donbass residents “subhuman” — crowed about the “liberation of Slavyansk and Kramatorsk from terrorists.” Pro-junta media showed photos of Ukrainian soldiers hugging children and giving flowers to grandmothers.

On the ground, the “victory” was less impressive.

According to independent U.S. journalist Patrick Lancaster, Ukrainian forces entered Kramatorsk’s main square with “two tanks, two APCs [armoured personnel carriers] and 15-20 foot soldiers, some of them snipers and some carrying rocket-propelled grenades.” After raising the Ukrainian flag on the roof of the former resistance headquarters, “they jumped back on their tanks and left.” (RT.com, July 5)

Within a few hours of Kramatorsk’s “liberation,” heavy shelling of the city by Ukrainian forces resumed.

Ukraine’s Ministry of Internal Affairs, headed by the ultra-rightist Arseny Avakov, meanwhile  announced that “an internal investigation of each member of the local police force will be launched” in Slavyansk on suspicion that they cooperated with DNR authorities.

Local police were detained while cops loyal to Kiev were brought in from western Ukraine.

Oleg Tsarev, speaker of parliament for the Union of Lugansk and Donetsk People’s Republic, told Russia’s Channel 24, “Overnight, they arrested all policemen and took them out of the city.” He added, “They are arresting all young men from 25 to 35, not even trying to find out whether these men took up arms or not. Searches are underway. They are trying to find those who helped take care of the wounded.”

Kiev’s Ministry of Internal Affairs echoed former acting Minister of Defense Michael Koval’s plan for “filtration camps” for southeastern Ukraine, announcing it would “filter” refugees seeking to leave the region. (Glagol.in.ua, July 4)

Donetsk’s answer: ‘To Kiev’

On July 6, Koval — now appointed deputy secretary of the National Security Council — told Inter TV that “the main strategic plan of the Ukrainian army” was that “In the two regional centers of Lugansk and Donetsk a total block will be applied and appropriate measures carried out that will force the separatists to lay down their arms.”

More than 4,000 Donetsk residents took to the streets the same day to deliver their answer to Koval, the junta and their U.S.-EU backers. They demanded an end to Ukraine’s war crimes and declared their determination to defend the DNR.

At a mass protest in Lenin Square, People’s Governor Pavel Gubarev announced, “We will begin a real partisan war” around Donetsk.

The demonstrators were accompanied by members of the self-defense militias. Some rode in captured tanks and APCs emblazoned with the slogan “To Kiev” — meaning they do not intend to leave other Ukrainians at the mercy of the junta.

Meanwhile, in the heavily bombarded capital of Lugansk, protesters held up home-made target signs — similar to those that became the symbol of people protesting the 1999 NATO bombing of Yugoslavia.

In an interview with LifeNews on July 7, Denis Pushilin, chair of the DNR Supreme Soviet, called the redeployment of the militia “a turning point in the confrontation with Kiev.” He continued, “If the militia had remained in Slavyansk and Kramatorsk, the cities would have been completely destroyed. Now there is more wiggle room.”

In an interview with LifeNews after his arrival in Donetsk, militia commander Strelkov said: “I plan to create, by my order as the minister of defense, a Central Military Council, which will include all the key field commanders, and where we will coordinate all questions related to the defense of the Donetsk People’s Republic. … In other words, we will be preparing Donetsk for active defense, to ensure that it is not taken over by the enemy.”



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Die Saat geht auf
 
15.07.2014
KIEW/BERLIN
 
(Eigener Bericht) - Die vom Westen protegierte Regierung der Ukraine verschärft ihre Kriegführung im Osten des Landes. Angriffe auf Wohngebiete dauern an; zunehmende Attacken auf die wirtschaftliche Infrastruktur lassen befürchten, dass auch die Großstädte Donezk und Luhansk wie zuvor Slowjansk gleichsam ausgetrocknet werden sollen: In Slawjansk war es nach der Zerstörung der Wasser- und Stromversorgung sogar in Krankenhäusern zu Totalausfällen gekommen, Beobachter sprachen von einer humanitären Katastrophe. In Streitkräften und irregulären Milizen etablieren sich faschistische Kräfte, die Berlin hoffähig gemacht hat - im Falle der Partei Swoboda durch Kooperation und gemeinsames Auftreten des Parteichefs mit dem deutschen Außenminister, im Falle des berüchtigten Prawy Sektor ("Rechter Sektor") durch die billigende Inkaufnahme von dessen Erstarken auf dem Maidan. Zu den Ergebnissen der von Berlin unterstützten Entwicklung gehört, dass kürzlich die zentrale Kiewer Demonstration für die Rechte von Homosexuellen verboten worden ist - von einem Zögling der Berliner Außenpolitik, dem in Deutschland hochpopulären Kiewer Oberbürgermeister Witali Klitschko.
Eine humanitäre Katastrophe
Die vom Westen protegierte Regierung der Ukraine verschärft ihre Kriegführung im Osten des Landes. Nach der Preisgabe der Städte Slowjansk und Kramatorsk durch die Aufständischen sind die Regierungstruppen nun bestrebt, Donezk und Luhansk einzukreisen; dabei kommt es weiterhin zu Angriffen auf Wohngebiete und zu zahlreichen Todesopfern unter Zivilisten. Bereits vor Wochen hat Sergij Taruta, der von Kiew installierte Gouverneur von Donezk, den Beschuss von Wohngebieten scharf kritisiert und darauf hingewiesen, dies treibe den Aufständischen neue Kräfte zu.[1] Dessen ungeachtet attackieren die Regierungstruppen fortgesetzt nicht nur Zivilisten, sondern zunehmend auch die wirtschaftliche Infrastruktur - mit fatalen Folgen. So wird der Direktor eines Grubenunternehmens in Donezk mit der Aussage zitiert, die Truppen hätten offenkundig gezielt die Kohleversorgung für das größte Kraftwerk der Region unterbrochen: "Die Vorräte reichten noch für 20 Tage, danach könne es zu Stromknappheit kommen".[2] In Slowjansk hatte der Totalzusammenbruch der Infrastruktur eine humanitäre Katastrophe ausgelöst; so hatten Krankenhäuser zuletzt Elektrizität nur noch unmittelbar für Operationen zur Verfügung - selbst die Blutreserven drohten wegen mangelnder Kühlung zu verderben.[3] Ähnliches scheint für Luhansk und Donezk bei fortgesetzten Angriffen der Regierungstruppen langfristig nicht ausgeschlossen.
"Untermenschen"
Dabei steht die ukrainische Regierung, die die Angriffe forciert, einerseits unter massivem Druck faschistischer Kräfte. Ende Juni etwa hatten Tausende Ultrarechte auf dem Kiewer Maidan ein sofortiges Ende des damaligen Waffenstillstandes gefordert; Präsident Poroschenko müsse umgehend den Kriegszustand über das Donbass verhängen, hieß es. Poroschenko wurde als "Verräter" beschimpft; Anführer ultrarechter Freiwilligenbataillone verlangten, im Osten des Landes auf eigene Faust einzugreifen. Andererseits folgt die Kiewer Regierung mit den Attacken auch eigenen Positionen. So wurde etwa Poroschenko Ende der vergangenen Woche mit einem Ruf nach uferloser Rache zitiert: "Für jedes Leben unserer Soldaten werden die Kämpfer mit Dutzenden und Hunderten der Ihren zahlen."[4] Bereits zuvor hatte Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk nach einer tödlichen Attacke auf ukrainische Soldaten erklärt, bei den Angreifern handele es sich um "Untermenschen" ("subhumans"), die "ausgelöscht" werden müssten; es gelte "unser Land vom Übel zu säubern". Die Stellungnahme, auf der Website der ukrainischen Botschaft in den USA publiziert, ist inzwischen leicht modifiziert worden - statt "subhumans" ist nun von "inhumans" die Rede -, aber im Kern noch einsehbar.[5]
Munition gesammelt
Gleichzeitig schreitet unter Präsident Poroschenko die Etablierung ultrarechter Milizen und die Durchdringung des ukrainischen Militärs mit Faschisten voran. Mitte Juni etwa besuchten mehrere Parlamentsabgeordnete der faschistischen Partei Swoboda Einheiten der Streitkräfte, der Nationalgarde und irregulärer Milizen im Osten des Landes - und übergaben ihnen Medikamente, Ausrüstung und Munition, die Swoboda mit einer Sammelaktion in Eigeninitiative beschafft hatte. Man werde auch weiterhin Druck ausüben, um die Verhängung des Kriegsrechts zu erreichen, erklärten die Abgeordneten anschließend. Unter ihnen befand sich Mychajlo Holowko [6], der vor gut einem Jahr gemeinsam mit weiteren Swoboda-Aktivisten die NPD-Fraktion im Sächsischen Landtag besucht und ihr eine intensivere Kooperation in Aussicht gestellt hatte (german-foreign-policy.com berichtete [7]). Wenige Tage nach dem Einmarsch der Kiewer Regierungstruppen in Slowjansk nahm eine Swoboda-Delegation die Stadt in Augenschein. Bereits unmittelbar nach dem Einmarsch hatte dort ein Reporter der BBC eine frisch aufgehängte Flagge des faschistischen Prawy Sektor bemerkt; er urteilte: "Das wird bei den Menschen in dieser überwiegend russischsprachigen Stadt ein tiefes Unwohlsein auslösen."[8] Swoboda und der Prawy Sektor sind für ihre exzessiven antirussischen Aggressionen berüchtigt; ihr Erstarken im Verlauf der Maidan-Proteste hat maßgeblich zur Eskalation der Aufstände im Osten der Ukraine beigetragen.
Faschistische Paramilitärs
Mittlerweile beschreiben nicht mehr nur russische und ukrainische, sondern ansatzweise auch westliche Mainstream-Medien den Einfluss faschistischer Kräfte innerhalb der Kiewer Regierungstrupps. Kürzlich hat etwa der französische Auslandssender France 24 geschildert, wie Aktivisten des Prawy Sektor in die Streitkräfte eintreten oder eigene Formationen bilden; vor allem das "Bataillon Asow" besteht demnach zu einem hohen Anteil aus Faschisten.[9] Es wird unter anderem von Oleh Lyaschko finanziert, der bei den Präsidentenwahlen mehr als acht Prozent der Stimmen erhalten hat. Im Juni hat eine deutsche Journalistin im hakenkreuzverzierten Hauptquartier des Prawy Sektor im Kiewer Hauptpostamt die Auskunft erhalten, die Organisation zähle heute bis zu 10.000 Aktivisten, von denen "Hunderte" in der Ostukraine kämpften. Durch ihre Kooperation mit der Regierung im Milieu von Streitkräften und irregulären Milizen "werden de facto die rechtsextremen paramilitärischen Gruppierungen legalisiert", urteilt der ukrainische Politikwissenschaftler Wjatscheslaw Lichatschew.[10]
Die Rolle Berlins
All dies ist für die Beurteilung der deutschen Ukraine-Politik nicht nur deswegen von Bedeutung, weil die Bundesregierung - unbeschadet ihrer aktuellen Forderung nach einem Waffenstillstand und erneuten Verhandlungen - Präsident Poroschenko und seine Regierung ungebrochen unterstützt und mit Sanktionen nur die Aufständischen und darüber hinaus Russland belegt. Vielleicht noch schwerer wiegt, dass Berlin mit seinen Interventionen in Kiew ansatzweise schon seit Anfang 2012, vollumfänglich seit dem Beginn der Maidan-Proteste mit Swoboda kooperiert und die faschistische Partei dadurch weithin akzeptabel gemacht hat (german-foreign-policy.com berichtete [11]). Zudem hat die Bundesregierung das Erstarken des Prawy Sektor auf dem Maidan billigend in Kauf genommen; ihm wird entscheidender Einfluss auf die gewaltförmige Radikalisierung der Proteste und bei Janukowitschs Sturz beigemessen. Den sich daraus ergebenden Einflussgewinn ultrarechter Kräfte in der Ukraine zeigen nicht zuletzt die Ereignisse um eine geplante Demonstration für die Akzeptanz von Homosexuellen in der Ukraine.
Repression? Egal.
Die Demonstration, die letztes Jahr erstmals durchgeführt wurde, sollte am ersten Juliwochenende wiederholt werden - allerdings unter erschwerten Bedingungen: Die Maidan-Proteste hatten, wie ein Bericht von Al Jazeera America konstatiert, mit der äußersten Rechten Kräfte erstarken lassen, die eben auch mit aller Gewalt gegen Lesben und Schwule vorgehen.[12] Auf die Unterstützung der Hauptstadtverwaltung gegen Angriffe der Faschisten konnten die LGBT-Aktivisten dieses Jahr nicht rechnen: Der neue Kiewer Oberbürgermeister Witali Klitschko, ein in Deutschland hochpopulärer Zögling der Konrad-Adenauer-Stiftung, untersagte ihre Demonstration. Ein Aufschrei in deutschen Medien, wie er üblicherweise erfolgt, wenn Homosexuelle in Russland Repression erdulden müssen, blieb aus. Al Jazeera America wies darauf hin, dass das ukrainische Parlament noch im Juni diejenigen Passagen aus dem Abkommen über die Visa-Liberalisierung mit der EU gestrichen hatte, die es zur Einführung von Anti-Diskriminierungs-Gesetzen gezwungen hätten. Berlin und Brüssel nahmen das hin. Man müsse von vorne anfangen, klagt nun die Sprecherin eines ukrainischen LGBT-Verbands.[13] Die Regierung, deren Repression Homosexuelle in der Ukraine ausgesetzt sind, ist außenpolitisch eine willige Partnerin Berlins und Brüssels; für EU und Bundesrepublik besteht daher kein Anlass, sie unter Druck zu setzen.

[1] Reinhard Lauterbach: Zivilisten als Ziele. junge Welt 05.07.2014.
[2] Reinhard Lauterbach: Kein Frieden im Donbass. junge Welt 12.07.2014.
[3] Konrad Schuller: Humanitäre Katastrophe in Slawjansk. Frankfurter Allgemeine Zeitung 05.07.2014.
[4] Ukrainische Soldaten durch Raketen getötet. Frankfurter Allgemeine Zeitung 12.07.2014.
[5] Ukraine's Prime Minister Yatsenyuk: We will commemorate the heroes by cleaning our land from the evil. usa.mfa.gov.ua 15.06.2014.
[6] MPs from "Svoboda" delivered ammunition and supplies to participants of Anti-terrorist operation (ATO). en.svoboda.org.ua 14.06.2014.
[7] S. dazu Eine Revolution sozialer Nationalisten.
[8] Fears remain after Ukraine's rebels flee Sloviansk. www.bbc.co.uk 08.07.2014.
[9] Video: ultra-nationalist militants fighting alongside Ukraine's army. observers.france24.com 10.07.2014.
[10] Simone Brunner: Gefährliche Hilfe von rechts. www.suedkurier.de 24.06.2014.
[11] S. dazu Die Expansion europäischer InteressenTermin beim Botschafter und Vom Stigma befreit.
[12], [13] Despite a move toward Europe, LGBT Ukrainians face new hurdles. america.aljazeera.com 05.07.2014.


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EU-ultimatum against Russia – another Rambouillet?

Current Concerns, No. 14&15


by Willy Wimmer, former Parliamentary Secretary at the German Federal Ministry 
of Defence and Vice President of the OSCE Parliamentary Assembly

The EU leaders have learned nothing from their visit to Ypreson the occasion of the outbreak of the First World War in 1914. The Russian ultimatum means Rambouillet II, and when do you think the attack will take place?


Recent studies of a North German Foundation have clearly shown that the support of the German population for the martial course of the Federal Government, the Federal President, the EU and NATO towards Russia is very small. This is what the deputy chairman of the CSU and Munich Member of Parliament, Dr Peter Gauweiler, pointed out in his seminal speech to the graduates of the Bundeswehr University in Hamburg. The decision of the European Union, presented by the discontinued European models Barroso and van Rompoy will increase this aversion for more than good reasons. Has the time come again to threaten states with ultimatums just like the one against Serbia in 1914?
Russia, the European Union claims, would have to engage in substantive negotiations on the “peace plan” of the Ukrainian President within 72 hours. And if not, we will fire back from 5:45 a.m. on? It seems as if the European Commission and the European Council in Brussels, represented by the aforementioned gentlemen, has gone completely crazy and want to plunge the continent into absolute misery. You do not have to visit Ypres 

(deutsch / english / italiano)

Approfondimenti sull'Ucraina

0) LINKS
Odessa massacre / Traffico organi /  Moldova / Chossudovsky / Economy / Disinformazione / Pulizia etnica / Discarica nucleare / Simboli / Nicolai Lilin
1) INTERVISTA A IGOR STRELKOV E PAVEL GUBAREV
rispettivamente Ministro della Difesa e capo della Milizia Popolare della Repubblica Popolare di Donetsk
2) LA NATO È L'AGGRESSORE
La Associazione dei liberi pensatori tedeschi sulla crisi in Ucraina
3) 
L’UCRAINA E LA SPACCATA DI PUTIN
di Samir Amin, Presidente del Forum Mondiale delle alternative


=== 0: LINKS ===

--- Odessa massacre:

Serbia: Odessa bloodshed photo exhibit questions West's intentions
(Russia Today 9/6/2014) - A photography exhibition dedicated to the 48 victims of the May 2 Odessa clashes opened in Belgrade's "Progress Gallery" on Monday. Zivadin Jovanovic, the former FM of Yugoslavia and President of the Belgrade Forum for a World of Equals, organizer of the event, said the exhibition wanted to show "the truth about the developments in Ukraine". Jovanovic said that the West and NATO have an expansionist and imperialist strategy towards the East, and are using Ukraine to reach the borders of Russia as it holds a "huge strategically important space". One of the survivors of May 2nd clashes in Odessa, Oleg Muzika, said that there seems to be an "intention to tear Ukraine from Russia" because of "geopolitical reasons".
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=9INVsdzIN_g

Odessa massacre / Il massacro di Odessa. STOP NAZI UKRAINE!
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=MSrVr7AQPP0

“L’assalto nazista in Ucraina cominciò prima di Odessa: le prove”
5/7/2014 - Pandora TV ha selezionato e vi propone la trasmissione di una TV russa: “Momento della Verità” in versione originale con sottotitoli italiani, di notevole interesse per le testimonianze contenute…
http://www.pandoratv.it/?p=1383
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=OSqaI7MtJNU

--- Traffico organi:

Dopo il Kosovo l'ombra del racket di organi avvolge Donetsk e Lugansk (Françoise Compuen, 8 luglio 2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_07_08/Traffico-di-organi-umani-ombra-di-Jugoslavia-sull-Ucraina-1803/

--- Moldova:

Association and Disintegration (Donbass scenarios for Moldova)
2014/07/11 - BERLIN/CHISINAU (Own report) - Western diplomats are not ruling out the possibility that the Republic of Moldova will be divided up between Russia and Romania now that the EU Association Agreement has been ratified. Along the lines of various scenarios, this breakup even seems "probable," according to the latest issue of the leading German foreign policy magazine, "Internationale Politik." The EU Association Agreement will, in fact, exacerbate the already existing social discord in Moldova. There is open resistance to the country joining the German-European sphere of hegemony. Whereas, on the one hand, Bucharest has granted Romanian citizenship to around 400,000 Moldovan citizens and considers the absorption of Moldova into Romania to be a realistic option, Western observers are accusing Russia of having created Moldovan NGOs to gain political influence in that country. This is a precise description of that the West considers a completely normal political method, when it is used by the West, but criticizes even a suspicion of its rivals doing the same…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58767

Assoziierung und Spaltung (Westliche Diplomaten schließen Spaltung Moldawiens nicht aus)
11.07.2014 - BERLIN/CHISINAU (Eigener Bericht) - Nach der Ratifizierung des Assoziierungsabkommens mit der EU schließen westliche Diplomaten eine "Aufspaltung" Moldawiens "zwischen Russland und Rumänien" nicht mehr aus. Bestimmten Szenarien zufolge sei eine solche Aufspaltung sogar "wahrscheinlich", heißt es in der aktuellen Ausgabe der führenden Außenpolitik-Zeitschrift der Bundesrepublik ("Internationale Politik"). Tatsächlich heizt die EU-Assoziierung bestehende gesellschaftliche Differenzen in Moldawien an; Widerstände gegen die Einbeziehung des Landes in die deutsch-europäische Hegemonialsphäre treten offen zutage. Während einerseits Bukarest rund 400.000 Bürgern Moldawiens die rumänische Staatsbürgerschaft verliehen hat und ein Anschluss des Landes an Rumänien immer wieder als realistische Option bezeichnet worden ist, monieren westliche Beobachter, Russland gründe in Moldawien NGOs, um politisch Einfluss zu nehmen. Sie beschreiben damit präzise eine politische Praxis, die der Westen seit den Umbrüchen von 1989/91 völlig selbstverständlich für sich beansprucht, sie aber kritisiert, wenn Konkurrenten auch nur den Anschein erwecken, es ihm gleichzutun…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58911

--- Chossudovsky:

Le Nazioni Unite sono complici del massacro di civili in Ucraina
Michel Chossudovsky e Julie Lévesque | globalresearch.ca, 09/07/2014
The United Nations is Complicit in the Massacre of Civilians in Ukraine
By Prof Michel Chossudovsky and Julie Lévesque - Global Research, July 09, 2014

--- Economy:

I segreti dell’economia ucraina che neanche il FMI riesce a capire (Serghei Duz, 7 luglio 2014)
BNP Paribas fine highlights France-US tensions over Ukraine (F. Dubois / WSWS, 8 July 2014)
Russian President Vladimir Putin's remarks in a speech to the diplomatic corps in Moscow on July 1st expose the growing tensions between imperialist countries, in particular between France and the United States. Putin said: “We are aware of the pressure that our American partners are exercising on France in order that it abandon the delivery of the Mistrals [navy vessels]…and we even know that they have suggested that if France does not deliver the Mistrals, they would discretely eliminate the sanctions against the bank BNP Paribas or at least minimise them.” He then qualified the American attitude as being “blackmail”. The Mistrals in question are military vessels that France built for Russia…

--- Disinformazione:

Che cosa (non) sanno della guerra ucraina in Italia? (Giulietto Chiesa e Maurizio Torrealta, 18/7/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_07_18/Che-cosa-non-sanno-della-guerra-ucraina-in-Italia-9925/
Scarica l' AUDIO: 
http://static.ruvr.ru/download/2014/07/18/07/chiesa1.mp3
http://static.ruvr.ru/download/2014/07/18/07/torrealta.mp3
http://static.ruvr.ru/download/2014/07/18/07/chiesa_2.mp3

PTV Speciale – Crisi Ucraina: Quello che non ti hanno raccontato.
Pandora TV ha selezionato e vi propone questo video che ripercorre l’inizio della crisi Ucraina a partire dalle informazioni nascoste dai media mainstream. [ lingua inglese con sottotitoli italiani, durata 10 minuti, fonte: http://scgnews.com/the-ukraine-crisis-what-youre-not-being-told

Avvoltoi stanno mangiando Ucraina, o i motivi veri della Guerra Ucraina 2014

--- Pulizia etnica:

PTV Speciale - Campi di filtraggio
12/lug/2014 - Costruzione di campi per immigrati nel Donbass finanziati dall'UE e programmati dal Ministero della Difesa ucraino. A Kiev una deputata invita a massacrare i russi, "nemici dal XV secolo". Non c'è scelta per i russi se non combattere.

Rapporto sugli sfollati dal Donbass (30 giugno 2014)

--- Discarica nucleare:

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 4/7/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/

L'Ucraina diventerà una discarica nucleare?

A quanto pare, la zona di Chernobyl diventerà un deposito di stoccaggio di scorie nucleare, sulla base di accordi raggiunti la scorsa settimana tra la compagnia statale ucraina Energoatom e l'americana Holtec e firmati rispettivamente dai presidenti Yurij Nedashkovskij e Chris Singh.
Il documento firmato sancisce il recupero di un contratto datato 2005, che di fatto è stato per anni boicottato, a causa della non assegnazione dei terreni destinati allo stoccaggio - situazione prontamente sbloccata dal gabinetto golpista di "Krolik" (coniglio) Yatsenjuk. 
Questi passaggi sono stati gestiti in maniera oscura dal nuovo governo, la cui corruzione nei confronti dell'occidente che ha sponsorizzato il golpe è cosa nota, e tutto lascia presagire che queste zone possano essere usate come cimitero per le scorie nucleari nell'area contaminata di Chernobyl.
Un bel guadagno, considerando anche l'alta specializzazione dei tecnici ucraini che per anni hanno fatto fronte prima all'emergenza e poi alla gestione dell'area e dei vecchi impianti.

"Энергоатом" и американская Holtec построят ядерный могильник на ЧАЭС
http://www.rian.com.ua/analytics/20140702/354415531.html

--- Simboli:

Nicolai Lilin: Simboli nazisti ufficializzati in Ucraina a livello statale (5/7/2014)

BANDERA, UN SIMPATICO GADGED O UN VALOROSO PARTIGIANO?
Prosegue la riabilitazione delle icone naziste sul sito Osservatorio Balcani e Caucaso (per procura della UE)
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Stepan-Bandera-l-eroe-criminale-che-divide-l-Ucraina-154127

vedi anche: UNA BIRRETTA IN COMPAGNIA
Il sito "Osservatorio Balcani e Caucaso" cerca di indorare la pillola del nazismo ucraino…
Pravy Sektor: birra e rivoluzione
di Danilo Elia, 18 giugno 2014
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Pravy-Sektor-birra-e-rivoluzione-153407

Verifica chi sono i finanziatori di "Osservatorio Balcani e Caucaso":
http://www.balcanicaucaso.org/Chi-siamo/Sostenitori-75452

--- Nicolai Lilin:

Nicolai Lilin: Simboli nazisti ufficializzati in Ucraina a livello statale (5/7/2014)
TESTO E IMMAGINI: http://lilin.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/07/05/simboli-nazisti-ufficializzati-in-ucraina-a-livello-statale/

Maidan, «l’ultimo golpe degli Usa in fallimento». Intervista a Nicolai Lilin, 29 giugno 2014

=== 1 ===

Fonte: Canale Primo Repubblicano della Repubblica Popolare Donetsk
VIDEO 2: https://www.youtube.com/watch?v=zU30wrLrX-Y 
VIDEO 3: https://www.youtube.com/watch?v=BfmjjR1Y04A


http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=414:intervista-a-igor-strelkov&catid=2:non-categorizzato

Intervista a Igor Strelkov

8 luglio 2014

Giornalista: Buon giorno, oggi, nello studio del nostro Primo canale televisivo Repubblicano, diamo il benvenuto, per un discorso ai cittadini della DPR [Repubblica Popolare di Donetsk], al Ministro della Difesa e Presidente del Consiglio di Sicurezza, Igor Ivanovich Strelkov ... 

Igor Strelkov: Buon giorno. 

Giornalista: E al capo della Milizia Popolare della DPR, Pavel Gubarev. 

Pavel Gubarev: Buona sera. 

Giornalista: Igor Ivanovich, parli pure.
Igor Strelkov: Vorrei dare il benvenuto a tutti gli spettatori che stanno guardando e mi ascoltano e dire che, in questo momento molto difficile per il popolo della Repubblica di Donetsk, sono contento di essere qui con voi per poter difendere insieme a voi  la vostra e la nostra Patria comune, la Russia, che, sono convinto, si estende dai confini dello stato chiamato Ucraina fino all'Estremo Oriente. Ed è proprio per la Russia che noi siamo, qui, a lottare, e nello stesso tempo, a lottare per i diritti del Donetsk e delle Repubbliche di Lugansk. Stiamo lottando per il vostro diritto all'autodeterminazione della lingua, per la vostra cultura, per il vostro modo di vita, e per il diritto di essere liberi dalle costrizioni imposte a voi, da persone per le quali la vostra terra e la vostra società sono solo obiettivi di macchinazioni politiche e speculazioni finanziarie. Persone che sono soggette ad un controllo esterno e non si preoccupano di nasconderlo. Questo è ciò che abbiamo combattuto e continueremo a combattere. E spero che continueremo a godere del vostro sostegno.  Non mi sono preparato apposta per tenere un discorso; Ho trascorso l'intera giornata coinvolto nella pianificazione strategica. Perciò, non leggerò un testo o farò un discorso preparato in anticipo. Lo staff del canale televisivo ha preparato una serie di domande da farmi. Nel rispondere a queste domande mi aspetto di essere in grado di soddisfare le vostre preoccupazioni rispetto a quanto sta accadendo, come le ostilità stanno procedendo, e come abbiamo intenzione di continuare a difendere la Repubblica.  Quindi, penso che ora dovremmo dare al nostro giornalista la possibilità di procedere.

É arrivato il momento di lasciare Slavyansk.

Giornalista: Igor Ivanovich, ecco una domanda fondamentale che sentiamo spesso: perché Slavyansk si è arresa e perché le forze sono state spostate a Donetsk ed alle città vicine? 

Igor Strelkov: Fin dall'inizio delle ostilità, Slavyansk è servita come scudo per Donetsk. Nel prendere le nostre posizioni a Slavyansk, abbiamo istituito uno scudo per proteggere l'intero territorio della DPR [Repubblica Popolare di Donetsk] e della LPR [Repubblica Popolare di Lugansk].  Abbiamo sostenuto l'impatto principale dell'offensiva nemica e deviato le sue forze, dando così alla leadership politica e sociale delle Repubbliche l'opportunità di organizzarsi e, seguendo il nostro esempio, di prendere le redini del potere [locale] dalla Giunta, in una certa misura impedendole di instaurarsi.

Ecco perchè, quando siamo stati sicuri che sia a Donetsk che a Lugansk ci fossero governi conformi alla volontà del popolo in termini di attuazione della sovranità statale, in grado di effettuare il referendum e di costituire le proprie forze armate, abbiamo capito che il nostro compito era stato sostanzialmente realizzato. 
E' naturale che Slavyansk sia diventata, e rimanga, per me personalmente e per tutti noi, una città molto importante, una città alla quale siamo profondamente legati. Senza dubbio se avessimo avuto  la possibilità di tenerla militarmente avremmo continuato a difenderla. Tuttavia, data la situazione militare presente, continuare a difendere Slavyansk avrebbe comportato perdite intollerabili da parte della Milizia, e la difesa della città non avrebbe piu’ avuto nessuno scopo strategico o tattico. 
Il nemico ha ammassato enormi quantita’ di armamenti e gruppi corazzati vicino alla citta’. Non avremmo potuto continuare a resistere a lungo senza sufficienti armi pesanti, artiglieria e, soprattutto, munizioni. Passo dopo passo, per frenare il nemico, vincendo giorno dopo giorno, abbiamo continuato a ritirarci ai confini della citta’. Ed alla fine abbiamo capito che il cerchio intorno alla città si era chiuso e che il piano tattico del nemico non era di attaccare noi, ma semplicemente di radere al suolo la città, distruggerla con l'artiglieria per poi eliminare la nostra fanteria con i carri armati. 
Abbiamo capito che non avevamo armi sufficienti per difenderci da questa tattica. Non ne avevamo proprio. Abbiamo anche capito che il nemico ci avrebbe semplicemente sterminato nei giorni seguenti, e che noi non avremmo potuto infliggere perdite corrispondenti.

In questa situazione, una decisione è stata presa. L'ho presa io personalmente. Non condivido questa responsabilità con nessun altro. Ho solo informato il Consiglio militare locale della decisione di ritirarsi, salvare il presidio e salvare la città da una distruzione senza scopo. Non avrebbe infatti avuto senso perché saremmo stati polverizzati da una tale distanza alla quale non avremmo avuto la possibilità di rispondere. La decisione presa è stata anche per reimpiegare i distaccamenti con più esperienza di battaglia, in nuove posizioni dove avrebbero potuto continuare a difendere la Repubblica. 
Inoltre, come abbiamo scoperto dopo aver rotto l'accerchiamento, lo stesso giorno il nemico aveva conquistato Artyomovsk, estromettendo la piccola unità di milizia che la presidiava. Questo ha creato un vero e proprio pericolo non solo per Slavyansk, ma anche per tutta la regione Kramatorsk-Druzhkovka-Konstantinovka che sarebbe stata circondata ed assediata. In realtà è proprio per questo motivo, perché il nemico stava per tagliare le nostre linee di comunicazione, che si è deciso di ritirarsi anche da tutte le altre città, dal momento che difenderle mentre eravamo accerchiati non avrebbe avuto praticamente alcun senso. Avrebbe solo comportato più vittime e distruzioni inutili.

Eroi della ritirata da Slavyansk 

Giornalista: Grazie. Io credo che gli uomini che sono rimasti a coprirvi la ritirata siano degli eroi. Puo’ dirci qualcosa di più su di loro? 

Igor Strelkov: Per coprire la nostra ritirata non sono rimasti che qualche dozzina di uomini. In realtà hanno eseguito il loro compito egregiamente bene. Per quanto ne so al momento, la maggior parte di loro ha rotto l'accerchiamento. Inoltre sono appena stato informato che anche i 13 combattenti del gruppo che proteggeva la nostra ritirata da Nikolayevka, si sono sganciati con successo e trasferiti a Seversk sostenendo perdite minime.

La preparazione di Donetsk per resistere ad un assedio 

Giornalista: bene, ecco un'altra domanda. È pronta la città di Donetsk in questo momento per resistere ad un assedio prolungato, e per una futura offensiva? 

Igor Strelkov: Beh certamente non posso dire che sia pronta per la difesa, se non altro perché la città nel suo complesso è ancora attiva come se fosse in tempo di pace. In pratica non sono state prese misure di difesa. Lo stato dei preparativi di difesa al momento è quello che era due mesi fa a Slavyansk. In altre parole, le fortificazioni esistenti sono sufficienti a fermare gli APC [corazzati da trasporto truppe] e gruppi quali la Guardia Nazionale o distaccamenti del Ministero degli Interni. 
Per quanto riguarda le colonne corazzate del nemico, che sta impiegando massicciamente carri armati e artiglieria, in questo momento la città si può difendere solo con grande difficoltà e con  perdite significative tra la Milizia. Tuttavia stiamo prendendo misure urgenti giorno dopo giorno in modo da garantire che la città sia pronta per la battaglia. Questo considerando le fortificazioni da erigere. 
Per quanto riguarda invece lo stato d'animo della popolazione, è evidente che i residenti di Donetsk continuano a condurre una vita del tutto pacifica. Fanno ancora fatica a capire, o si rifiutano di credere, ciò che può accadere quando il nemico, le unità punitive Ucraine, scateneranno un massiccio sbarramento di artiglieria e porteranno pesanti attacchi aerei contro le aree residenziali. Beh, anche noi abbiamo fatto fatica a crederci per lungo tempo. 
Tuttavia, nel corso di un mese di assedio attivo, o, più precisamente, di tre mesi di preparazione ma di un solo mese di assedio, ci siamo convinti che il nemico ha scelto di non agire direttamente contro le nostre unità armate, le unità di auto-difesa della Milizia, ma di usare  una tattica terroristica di distruzione - la distruzione delle infrastrutture e delle attività industriali. Per quanto strano possa sembrare, e io non lo trovo affatto strano a differenza di altri, gli obiettivi principali sottoposti ad attacchi a Slavyansk e Kramatorsk non erano le posizioni della Milizia, anche se erano perfettamente conosciute, e nemmeno i quartieri della città, ma le fabbriche e le attività industriali. 
A Nikolayevka, in particolare, il nemico ha continuato a bombardare la centrale termica per tre giorni consecutivi, anche se non era presente un singolo miliziano. Per di più il bombardamento è continuato per un giorno intero dopo che la Milizia aveva lasciato la città. In altre parole, non c'era un motivo militare per il bombardamento. Allo stesso modo, altri bombardamenti sono stati effettuati su un certo numero di fabbriche di Slavyansk dove nessun miliziano aveva mai messo piede. Non c'erano posti di blocco e nemmeno avamposti. Tuttavia, sono state regolarmente e meticolosamente fatte saltare con l'artiglieria. 
In altre parole, lo scopo di cui stiamo parlando qui non era quello di cancellare la Milizia dalla città. Non era quella l'intenzione. Il loro obiettivo era quello di causare la massima distruzione possibile nelle infrastrutture mentre si eliminava la Milizia, lasciando così le persone senza lavoro, senza casa, senza i mezzi per vivere. In effetti l'obiettivo era di costringere il popolo ad un esodo di massa, lasciandoli senza i mezzi per sopravvivere anche dopo la cessazione delle ostilità. 

Io sono fermamente convinto che l'attuale dirigenza Ucraina ed il comando dell'esercito Ucraino non si faranno problemi a fare lo stesso a Donetsk. Nessuno deve farsi illusioni - anche se noi dovessimo ritirarci da qui, loro non permetterebbero ai residenti di Donetsk di continuare a viverci. La cosiddetta Europa unita non vuole alcuna concorrenza da parte dell'industria di Donetsk. Non vogliono alcuna concorrenza da parte dei nostri scienziati. Tutto ciò che vogliono è che qui rimanga un territorio dove si possano reperire diverse centinaia di migliaia o forse anche un paio di milioni di unità di forza lavoro a buon mercato, in modo da poterle utilizzare in Europa. Questo è tutto quello che vogliono.


Pavel Gubarev: E il gas di scisto, naturalmente. 

Igor Strelkov: non posso dire nulla rispetto al gas di scisto, perché non sono uno specialista al riguardo. Tuttavia, è certo che cerchino di distruggere il nucleo industriale del Donbass, per prima cosa perchè rappresenta una forte concorrenza per l'industria europea e poi perchè lavora quasi interamente, o almeno in misura importante, per il complesso militar-industriale russo.

Adeguatezza delle Forze della Milizia

Giornalista: A giudicare dalle loro dichiarazioni, non hanno alcun desiderio di vedere la popolazione russa sul nostro territorio. Tuttavia, dobbiamo capire che questa è la nostra terra – la Repubblica Popolare di Donetsk, la Repubblica Popolare di Lugansk. Non lasceremo la nostra terra. Ed ora vorrei concentrarmi in particolare sulla Milizia. Abbiamo abbastanza miliziani? Contando anche quelli che Pavel Gubarev ha reclutato per voi? 

Igor Strelkov: No, certo che no. Sicuramente no. Anche per una grande città di un milione di persone, senza contare il resto della Repubblica, ci sono troppo pochi miliziani. Il territorio della città è enorme. Il territorio della Repubblica che è controllato dal governo [DPR] è anche sufficientemente grande; è molto grande. 
Stabilire un controllo sicuro e di difenderlo con le forze che attualmente possediamo non è, di per sé, impossibile; tuttavia, di fronte all'enorme superiorità del nemico, direi addirittura un loro dominio assoluto in termini di mezzi corazzati e artiglieria, per non parlare della loro posizione dominante in aviazione, è estremamente difficile difendere questo territorio con le sole nostre forze esistenti.

Vorrei anche aggiungere alle mie precedenti osservazioni che è impossibile fare una guerra a metà. E' un errore aspettarsi che qualcuno da qualche parte in qualche modo sarà in grado di difendere questa Repubblica con poche forze con un budget ridotto. Abbiamo bisogno di una seria mobilitazione delle risorse. Purtroppo, le risorse necessarie, in primo luogo in termini di armamenti e munizioni, non sono pronte; al momento non esistono. 
Se tali risorse fossero state disponibili, avremmo senza esitazioni attuato una mobilitazione generale. Non importa se i tre quarti degli uomini in età militare avrebbero cercato di evitarla; il restante quarto sarebbe stato sufficiente. Purtroppo, non abbiamo tale capacità di mobilitazione. Tuttavia siamo in grado di armare, equipaggiare e addestrare, anche se in modo superficiale, diverse migliaia di volontari in un brevissimo periodo di tempo. 
Credo che circa 8-10.000 uomini sarebbero sufficienti a fermare definitivamente e irrevocabilmente l'esercito ucraino, che finora è stato vittorioso in primo luogo perché noi abbiamo lacune importanti nella nostra difesa e poi a causa della sua mobilità e della sua retroguardia. La nostra retroguardia operativa è in pessimo stato. Le nostre linee di approvvigionamento non sono troppo deboli. Ma noi continueremo a lottare e continueremo a fermarli. 
Eppure, senza una partecipazione più attiva della popolazione del Donbass alla difesa, sarà molto difficile resistere. Abbiamo bisogno di persone. Vi ripeto che abbiamo bisogno di 8-10.000 uomini nei ranghi della Milizia per garantire la nostra difesa. Che siano volontari o coscritti non fa nessuna differenza.


Cercasi sia Militari Professionisti che Volontari

Giornalista: C'è mancanza di volontari con titoli specifici o competenze professionali? 

Igor Strelkov: Prima di tutto, abbiamo bisogno di tutti. Abbiamo bisogno di professionisti con qualunque tipo di qualifiche militari, così come di persone senza alcuna conoscenza specifica. In guerra la gente può essere istruita nel corso di alcuni giorni, specialmente durante le ostilità. E, al contrario, i professionisti super-qualificati che non hanno mai partecipato a guerre, quando sono schierati al fronte e sono di fronte a pallottole vere, spesso si rivelano essere semplicemente inadatti. E' così che funziona nell'esercito.


La minaccia a Donetsk e la Costruzione di un Esercito a Contratto 

Giornalista: Abbiamo una domanda un po’ difficile per voi dai nostri telespettatori. Che cosa dovrebbero fare i civili; cosa possono aspettarsi? Quanto è grave il pericolo? Lei ha già delineato alcuni problemi, ma ci può precisare il pericolo che ci troviamo di fronte? 

Igor Strelkov: Non voglio spaventare nessuno, ma credo che senza un aiuto vero dalla Russia, se la Russia non ci fornisce un aiuto militare diretto, la Giunta fuori controllo impiegherà sicuramente l'intero arsenale di forze e mezzi a sua disposizione, soprattutto perché le decisioni non sono prese  da loro, ma principalmente da oltre oceano. Ed è da oltre oceano che hanno deciso di distruggere il  Donbass fino in fondo. O costringeranno la Russia ad una guerra globale qui, sul territorio dell'Ucraina, o si prenderanno tutto ciò che vogliono senza guerra. Ed è per questo che continueranno ad avanzare, a bombardare, a distruggere.

E lo ripeto ancora: ogni uomo deve fare una scelta da solo. Se è un uomo, deve essere disposto a difendere la sua Patria. Beh, certo, non tutti sono in grado di farlo, dipende dalla volontà e dalle caratteristiche morali. Lontano da tutti. Parlando francamente, tuttavia, il numero di volontari scelti nel corso di tre mesi da parte della popolazione multimilionaria del Donbass, la terra dei minatori, dove le persone sono abituate a lavori pesanti e pericolosi, è stato troppo piccolo. Vorrei solo osservare che molti avrebbero probabilmente aderito alla Milizia se ci fossero state garanzie finanziarie per le loro famiglie.

Giornalista: Sì,  è vero. 

Igor Strelkov: D'ora in poi ci saranno queste garanzie finanziarie. A partire da questo mese, prevediamo di pagare i membri della Milizia somme abbastanza significative per gli standard locali. In particolare, 5-8000 grivna. Inizieremo a fare questi pagamenti nel mese di luglio. Quindi, può essere che questo aiuterà gli indecisi per trovare finalmente la forza di unirsi a noi. In altre parole, stiamo costruendo un esercito a contratto.

I negoziati con l'Ossezia del Sud 

Giornalista: D'accordo, capito. Sono in corso trattative ... beh, lei ha parlato di Russia ... ma cosa ci dice dell'Ossezia del Sud, che ha riconosciuto la nostra indipendenza? 

Igor Strelkov: In questo caso non sono pronto a rispondere a questa domanda.



La situazione a Snezhnoye e a Saur-Mogila 

Giornalista: Ok, bene. Può commentare la situazione militare nella città di Snezhnoye e a Saur-Mogila? Come resistono i nostri miliziani? 

Igor Strelkov: Resistono bene. Un distaccamento è di stanza lì. Vorrei ricordare per prima cosa che il battaglione Vostok è di stanza lì, guidato da un comandante sufficientemente competente. Ha organizzato con attenzione i suoi combattenti, consentendo loro di continuare a mantenere questa posizione chiave con perdite minime. 
Credo che continueremo a tenere Snezhnoye e le aree nelle vicinanze. Sono stati inviati lì rinforzi consistenti. Non permetteremo al nemico di sfondare in direzione del fiume Don, tagliando il corridoio che ora ci si collega alla regione di Lugansk.


Coordinamento con Lugansk 

Giornalista: Ok, quindi abbiamo un coordinamento con Lugansk in questo momento? 

Igor Strelkov: Non c'è nulla di cui vantarsi in questo momento. Il nostro coordinamento è debole, ma sta progressivamente migliorando.

 

Comando Unificato e Reclutamento delle Forze Armate

Giornalista: Vorrei aggiungere che dal mio punto di vista e da quello dei telespettatori vi è la necessità di un centro di coordinamento unificato o dell'ufficio di un comandante dell'esercito dove i volontari possano rivolgersi per iscriversi al Milizia e da lì essere diretti ai vari battaglioni a seconda della loro preferenza. E' solo che abbiamo numeri di telefono diversi che forniamo durante le trasmissioni. Sarebbe utile se ci fosse un ufficio di coordinamento unificato. 

Igor Strelkov: Questo, purtroppo, è la legge della psicologia umana; la storia ha dimostrato che è vero in molte occasioni. Il processo di trasformazione di unità partigiane in un esercito regolare o anche solo in formazioni armate regolari è molto difficile. E' molto complicato; ci vuole molto tempo. Le idee si scontrano e le ambizioni della gente sono d'intralcio. Ci sono molti fattori oggettivi e soggettivi coinvolti. Purtroppo, non esiste la bacchetta magica per unire tutti insieme rapidamente. Tuttavia, questo compito è per noi una priorità, perché, naturalmente, l'esistenza di diversi gruppi con comando separato è inammissibile. E 'inaccettabile, sia dal punto di vista della gestione di operazioni militari che da quello di mantenere ordine nella retroguardia dell'esercito. 
Oggi abbiamo finalmente convocato una riunione congiunta a cui hanno preso parte i comandanti delle unità della Milizia e quelli che sono venuti da altre regioni, come il battaglione Vostok ed il   Battaglione Oplot. Abbiamo raggiunto un importante accordo per quanto riguarda la delimitazione delle nostre competenze, per quanto riguarda la creazione di uffici di comandanti regionali e l'ufficio congiunto della città comandante e per quanto riguarda l'introduzione della legge marziale nelle zone vicine alle posizioni del nemico. Al momento non prevediamo di istituire  la legge marziale o un coprifuoco in tutta la città. Aspetteremo fino a quando il nemico non attaccherà; abbiamo deciso di non complicare la vita dei nostri cittadini prima del tempo.

I negoziati con la Federazione Russa 

Giornalista: Il nostro governo, Pushilin, Borodai, se ho capito bene, sono adesso a Mosca. Andrei Purgin è qui. Sono in atto negoziati con Mosca? 

Igor Strelkov: Non posso commentare perché al momento sono coinvolto in questioni puramente militari. 

Giornalista: Ok, va bene. Grazie. Chiederemo ora a Katya Mikhailova di invitare i rappresentanti della Repubblica che abbiano le competenze necessarie per rispondere a queste domande.

 

Incidenti con i Miliziani a Donetsk 

Igor Strelkov: vorrei aggiungere una cosa, poche parole. Purtroppo, e non voglio nasconderlo, l'arrivo a Donetsk di un numero consistente di miliziani, molti dei quali è rimasto nelle trincee per settimane, ha portato a diversi incidenti. Fortunatamente, nessuno si è fatto male.
Chiedo per cortesia ai residenti di Donetsk di essere comprensivi con le persone appena arrivate che hanno patito grave stress e pericoli mortali per settimane e mesi. 
Ad esempio, il battaglione Semyonovka ha avuto 20 uomini uccisi o feriti in un giorno. Erano principalmente feriti, ovviamente. La milizia è stata sottoposta a massicci bombardamenti con armi chimiche, cariche incendiarie, munizioni a grappolo, nonché tiri di artiglieria di calibro pesante.

Non tutti i combattenti hanno dimostrato di essere pronti ad arrivare in una città assolutamente pacifica, dopo le fatiche delle trincee e l'esperienza a Slavyansk e Kramatorsk, distrutte e bombardate in continuazione.
Non tutti hanno reagito adeguatamente a questo brusco cambiamento di condizioni. E ci sono stati casi in cui i combattenti hanno avuto comportamenti scorretti verso i residenti della città. O qualcuno può aver immaginato che tutto è ora loro consentito, dal momento che sono eroi. Beh, è  vero; sono eroi che tengono le loro posizioni anche sotto un bombardamento. 
Alcuni si sono sentiti oltraggiati. Ma ripeto che non ci sono state vittime e nessuno ha subito gravi danni da queste azioni. Ancora una volta mi scuso per questi incidenti e desidero rassicurarvi che il comando della Milizia tratta questioni come queste molto duramente. Incidenti come questi dimostrano  mancanza di disciplina. 
Inoltre, l'alcol è proibito nella Milizia. Questo regola c'era già a Slavyansk, e continueremo ad applicarla anche qui. Combatteremo ogni indisciplina nel modo più duro possibile. 
Devo aggiungere inoltre che, in tempo di guerra, puniremo più severamente le infrazioni di natura criminale. Solo infrazioni gravi, naturalmente. Tutto il resto non rientra nelle nostre responsabilità. 
Le persone che commettono atti criminali gravi nelle nostre retrovie operative saranno sottoposte ai tribunali militari da campo. Inoltre, se ho capito bene, ci sono molte persone instabili qui che cercano di approfittare della crisi temporanea. L'esercito, naturalmente, prenderà tutte le misure necessarie per mantenere l'ordine. Non piacerà a qualcuno, ma non c'è altro modo.

Giornalista: Penso che abbiamo chiarito le questioni chiave. Non vogliamo trattenere Igor Ivanovich più a lungo. Ha un sacco di lavoro da fare. Grazie mille.

 

https://www.youtube.com/watch?v=a0kqTrTjc1c 
https://www.youtube.com/watch?v=zU30wrLrX-Y 
https://www.youtube.com/watch?v=BfmjjR1Y04A

 

Canale Primo Repubblicano (DPR, Repubblica Popolare Donetsk)

 

Da vineyardsaker



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The original text: NATO IS THE AGGRESSOR
The German Freethinkers Association on the crisis in Ukraine
http://milosevic.co/517/nato-is-the-aggressor-the-german-freethinkers-association-on-the-crisis-in-ukraine/
or http://milosevic.co/517/nato-is-the-aggressor-the-german-freethinkers-association-on-the-crisis-in-ukraine/

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http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouceg04-014715.htm

www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 04-07-14 - n. 506

La Nato è l'aggressore

La Associazione dei liberi pensatori tedeschi sulla crisi in Ucraina
  
Associazione dei liberi pensatori tedeschi | milosevic.co - resistir.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

08/06/2014

Dal colpo di stato in Ucraina del 22 febbraio 2014 e, in particolare, a seguito degli sviluppi nella penisola di Crimea sul Mar Nero, è iniziata a circolare sui media negli Usa e nei paesi della Nato e dell'Ue, una campagna politica che accusa istericamente la Russia e in particolare il presidente russo, Vladimir Putin, di una sconsiderata politica di potenza e di "rubare la terra" in violazione del diritto internazionale. L'incorporazione della Crimea nella Federazione russa è stata bollata dai principali governi della Nato come una "annessione in violazione del diritto internazionale".

Con questa campagna, il vero carattere della crisi in Ucraina è camuffato da una manovra anti-russa e gli ulteriori atti ostili nei confronti della Federazione russa devono essere preparati psicologicamente.

Si tratta sorprendentemente di quei paesi che hanno fino ad ora continuamente violato il diritto internazionale, come nel caso dell'attacco alla Repubblica Federale di Jugoslavia nel 1999, dell'invasione dell'Afghanistan nel 2001 e di quella dell'Iraq nel 2003, con il riconoscimento della sovranità del Kosovo nel 2008, e che usano evidentemente un doppio standard quando si tratta di giudicare le azioni russe.

Quelle stesse persone che vorrebbero farci credere che gli interessi di sicurezza della Germania sono stati difesi nel lontano Afghanistan, negano alla Russia il diritto di occuparsi dei suoi insindacabili interessi di sicurezza nelle sue immediate vicinanze. E questo anche in considerazione della notevole differenza tra la difesa degli interessi tedeschi in Afghanistan, dove una volta il generale Klein ordinò il massacro di più di 100 civili [riferimento al bombardamento Usa, su richiesta tedesca, di Kunduz, nell'Afghanistan settentrionale, nel 2009, ndt], e la Crimea che si unisce alla Federazione russa senza un solo atto violento da parte della Russia e in completo accordo con una larga maggioranza della popolazione della Crimea.

Quelle stesse persone che hanno riconosciuto il Kosovo sulla base di una dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del governo provinciale contro la volontà del legittimo governo centrale in Serbia, negano alla Federazione russa il diritto di tradurre in realtà il desiderio di unione della popolazione di Crimea, un desiderio espresso attraverso un referendum con un risultato che parla da sé, in un momento in cui non esiste un governo centrale legittimo in Ucraina.

La sovranità dell'Ucraina violata attraverso un putsch ispirato dalla Nato

Gli argomenti che dovrebbero dimostrare che la Russia ha violato il diritto internazionale si basano astrattamente sulla premessa che la Russia, di punto in bianco, ha diviso una parte di uno stato sovrano. Quanto realmente accaduto in Ucraina, però, è che il governo di Kiev, formato legalmente e riconosciuto a livello internazionale, è stato abbattuto da un colpo di stato violento. Le forze fedeli alla Nato hanno sostenuto questo atto di violenza attraverso vari canali. Il cosiddetto "capo del governo ad interim", Arseniy Yatseniuk, è un noto collaboratore della Nato.

Ciò ha costituito una aggressione mistificata della Nato contro l'Ucraina. Fin dall'inizio, era chiaro che il governo golpista non aveva alcun controllo su gran parte del paese. Tuttavia, ne è stato subito riconosciuto come legittimo rappresentante dagli Stati Uniti, dai paesi membri della Nato e dell'Ue. L'integrità e la sovranità territoriale dell'Ucraina è stata violata dai governi della Nato.

Per questo sono stati in realtà gli Usa, i paesi Nato e dell'Ue ad avere in questo modo portato una parte dell'Ucraina sotto la loro influenza in violazione del diritto internazionale e della costituzione ucraina. Nessuno ha eletto il cosiddetto "governo ad interim" di Kiev. E' stato messo lì al posto del vecchio governo nazionale attraverso mezzi illegali e violenti. L'Ue ha immediatamente concluso la prima parte di un accordo di associazione con i leader del colpo di stato - un trattato in linea con il diritto internazionale, che include anche la "integrazione" dell'Ucraina nelle strutture militari dell'Ue. E questo anche se parti del paese sono ancora controllate dai precedenti organi legittimi dello stato. In realtà, questo significa che i paesi occidentali menzionati hanno sostanzialmente separato l'ovest dell'Ucraina dal resto del paese. Sono questi che in realtà hanno "creato i fatti", un'accusa che incessantemente rivolgono contro la Russia.

In queste circostanze, non si può parlare di annessione, nel caso dell'integrazione della Crimea nella Federazione russa. Essa riflette l'atto volontario di unire la Russia con la parte restante sovrana dell'Ucraina. Dopo il putsch, la Crimea era l'unica parte del paese in cui c'era ancora diritto e ordine senza restrizioni. Poiché dopo gli eventi di Kiev, sia la popolazione della Crimea che gli interessi strategici della Russia nel Mar Nero erano in pericolo, è stato necessario agire in fretta. La consultazione con i "partner" occidentali era fuori questione in quanto questi avevano già, senza considerazione per la Russia e il popolo ucraino, sostenuto il colpo di stato rifiutando ogni dialogo e riconosciuto il governo golpista, spingendo quindi la Crimea e la Russia ad agire.

Se la Crimea non avevesse aderito alla Federazione russa, allora, come ha detto il presidente Putin il 18 marzo 2014, "la flotta della Nato sarebbe apparsa a Sebastopoli, la città della gloria russa; cosa che non sarebbe stato un vago pericolo, ma un pericolo molto concreto per tutto il sud della Russia".

L'affermazione che la Crimea abbia aderito alla Russia dopo una "invasione" russa si è rivelata essere una menzogna. E' un fatto noto che la Flotta russa del Mar Nero era di stanza a Sebastopoli, in conformità al trattato in vigore tra Russia e Ucraina e che alla Russia era permesso di mantenere 25.000 soldati di stanza in Crimea. Non ci sono prove che confermino che questo numero sia stato superato dopo il putsch a Kiev e inoltre la Russia nega queste affermazioni.

Il fatto più importante è, tuttavia, che i soldati russi non solo erano in Crimea legalmente, ma anche con il consenso delle autorità regionali e il desiderio palese della popolazione, e hanno mantenuto un atteggiamento del tutto pacifico. Durante la presunta "invasione russa" non c'è stato alcun atto di violenza, né un tentativo di provocazione del nemico, segno di quanto siano stretti i legami con la Russia tra la popolazione di Crimea.

Anche le forze di autodifesa della Repubblica Autonoma di Crimea sono state utilizzate come ulteriore segno di una "invasione russa". Subito dopo il colpo di stato a Kiev, avevano preso posizione di fronte agli edifici pubblici e alle strutture militari con il chiaro intento di difendere il diritto costituzionale contro i sostenitori del putsch. Poiché indossavano uniformi "senza distintivo di identificazione", per l'Occidente era chiaro che dovevano essere soldati russi. Per contro, i "manifestanti di Maidan" a Kiev, che in maggioranza indossavano anche loro uniformi senza distintivo di identificazione, non sono stati identificati come soldati della Nato.

La Russia ha sottolineato di non aver avuto alcun comando sulle forze di autodifesa della Crimea. La differenza principale, tuttavia, è che loro agivano in pieno accordo con la grande maggioranza della popolazione per tutelare il diritto costituzionale e non, come fatto dai teppisti a Kiev, per infrangerlo. Si tratta di un eccellente esempio della doppiezza dei nostri media-canaglia che celebrano il golpe sanguinoso a Kiev come una svolta per la democrazia e allo stesso tempo presentando la tutela puramente passiva degli organi statali in Crimea come un intervento russo.

Il diritto internazionale: Crimea e Kosovo-Metohija

Dalla Jugoslavia alla Siria, gli Usa/Nato/Ue hanno condotto guerre continue e sempre nel flagrante disprezzo e violazione del diritto internazionale. Ed ora improvvisamente si ergono a protettori del diritto internazionale e invocano ripetutamente "l'integrità territoriale dell'Ucraina".

L'Associazione dei liberi pensatori tedeschi ha sempre indicato nella difesa del diritto internazionale il compito più importante del movimento contro la guerra e continua a farlo anche per quanto riguarda l'apparente cambiamento di ruolo dei guerrafondai della Nato. Mentre l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder ha francamente ammesso nel frattempo che con l'aggressione della Nato alla Jugoslavia nel 1999, si è violato il diritto internazionale (anche se deve ancora acconsentire volontariamente ad azioni legali contro se stesso), la maggior parte dei commentatori insiste ancora nel dire che la Nato "ha fatto la cosa giusta" in Kosovo - un argomento su cui la Russia ai loro occhi non può contare vista la situazione completamente diversa in Crimea.

Infatti, i due casi sono completamente diversi, ma esattamente per le ragioni opposte rispetto a quello che sostengono i guerrafondai. E' essenzialmente vero che il diritto internazionale non vieta la secessione o una dichiarazione di indipendenza. A questo proposito, Vladimir Putin, nel suo discorso del 18 marzo 2014, cita il memorandum Usa del 17 aprile 2009 alla Corte internazionale di giustizia sul Kosovo: "Le dichiarazioni di indipendenza possono, come spesso è il caso, violare il diritto interno. Ma questo non significa che attraverso questo si violi il diritto internazionale".

Considerando che il diritto internazionale valuta la secessione come un affare interno allo stato, non consente ad alcun gruppo di separarsi dallo stato originale senza il suo accordo. Tuttavia, a seguito dell'aggressione straniera contro l'Ucraina, non era rimasta alcuna autorità ucraina legittima e funzionante in grado di contestare l'unione de

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