Informazione

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce
alla manifestazione del 15 febbraio 2003 a Roma


LE GUERRE NON CADONO DAL CIELO



Le crisi internazionali "esplodono" sui giornali ed alla TV come se
piovessero dal cielo. Staccate dal contesto, esse sembrano ciascuna un
episodio a se' stante, un "impazzimento della Storia".

Questa visione delle crisi internazionali e' mistificatoria. Questo
rimandare alla "pazzia" - di Saddam o di Milosevic o dei
fondamentalisti islamici - e' ridicolo, e non accontenta ne' convince
piu' nessuno. In queste ultime settimane, assistendo al "balletto
degli ispettori" le opinioni pubbliche hanno avuto la percezione che
si stesse lavorando alacremente per escogitare dei puri pretesti, per
poter aggredire l'Iraq a tutti i costi.

Strano. Con l'abbattimento del Muro di Berlino ci avevano forse
raccontato favole sull'"era di pace e di progresso" che si stava per
aprire? E' proprio da allora, infatti, che gli episodi di guerra si
sono moltiplicati, susseguendosi con un ritmo sempre piu' incalzante,
senza risparmiare nemmeno il cuore dell'Europa.

La Jugoslavia "e' stata suicidata"

In Europa, per adesso, sono gli jugoslavi a dover pagare il prezzo
piu' caro di una ristrutturazione geopolitica decisa a loro insaputa e
contro di loro. A partire dal riconoscimento diplomatico delle
Repubbliche secessioniste (1991) l'Occidente ha fatto il "doppio
gioco" con la Jugoslavia, proclamandosi pompiere mentre gettava
benzina sui focolai di crisi. Un "doppio gioco" che ha causato
indicibili tragedie umane, ridisegnando i Balcani secondo protettorati
coloniali come ai tempi dell'occupazione nazifascista, trasformandone
i territori in servitu' militari occidentali e bacini di sfruttamento
delle risorse e della forza-lavoro, devastando le basi della
convivenza civile e della cultura comune di quelle genti.

Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio scorso ha
rappresentato un compimento simbolico di questo progetto revanscista e
sanguinario. Realizzato su procura delle consorterie occidentali da
indegni rappresentanti politici locali, esso ha portato da ultimo
alla cancellazione dello stesso nome della "Jugoslavia" dalle cartine
geografiche dell'Europa, ed alla nascita di una provvisoria "Unione di
Serbia e Montenegro" destinata ad ulteriormente spezzettarsi nel giro
di tre anni. Il nuovo status e' infatti transitorio, ed e' funzionale
solo all'ulteriore disgregazione del paese, dunque alla creazione di
nuove frontiere a dividere gli abitanti di quelle terre.

Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo
dal suo piu' grande "sponsor", Xavier Solana, gia' ben noto alle
popolazioni locali per avere comandato la aggressione militare del
1999. Aggressione cui l'Italia prese parte, e che fu condotta con
mezzi impari e modalita' vigliacche. Da chilometri di altezza
furono colpite infrastrutture civili e militari, causando centinaia di
morti civili. Gli jugoslavi hanno estratto i cadaveri di concittadini,
amici e parenti nelle piazze dei mercati, dalle lamiere dei treni
sventrati, dai resti dei convogli di profughi, dagli ospedali, dalle
abitazioni. La NATO ha colpito per mettere in ginocchio tutto il
paese, devastandone le infrastrutture. Hanno bombardato obiettivi
situati a molte centinaia di chilometri di distanza dal
Kosovo-Metohija che dicevano di voler "salvare"... In Kosovo-Metohija
hanno bombardato con l'uranio impoverito. Hanno bombardato il
petrolchimico di Pancevo, a pochi chilometri da Belgrado,
intenzionalmente per causare la fuoriuscita di gas altamente venefici.
Attraverso l'effetto di lunga durata degli agenti cancerogeni, la NATO
sta uccidendo ancora oggi.

La popolazione locale e' oggi allo stremo

Hanno bombardato le fabbriche, incuranti degli operai che le
presidiavano. Hanno ridotto la popolazione in condizioni misere. Con
il nuovo governo filo-occidentale, che ha interrotto gli sforzi di
ricostruzione ed ha messo in svendita tutte le ricchezze del paese, la
disoccupazione in Serbia ha raggiunto livelli record ed e' in continua
crescita. Il maggior polo industriale, la "Zastava" di Kragujevac, e'
stato offerto su di un piatto d'argento ad un piccolo imprenditore
statunitense. Intanto, le famiglie dei lavoratori patiscono la fame:
l'aiuto che arriva dall'Italia, grazie al movimento delle "adozioni a
distanza", e' per loro adesso piu' indispensabile che mai.

Nel Kosovo-Metohija regna oggi un regime del terrore: sotto gli occhi
disattenti e complici di decine di migliaia di soldati NATO e' stata
pressoche' completata la pulizia etnica ai danni delle nazionalita'
non-albanesi e degli albanesi non-secessionisti. I "desaparecidos"
sono migliaia, gli attentati a sfondo razzista continuano. La zona e'
in mano agli ex-guerriglieri dell'UCK, sostenuti economicamente dai
traffici di droga, armi e prostituzione. Le grandissime risorse della
provincia, specialmente minerarie, sono state espropriate allo Stato
jugoslavo, e la produzione di ogni tipo e' bloccata. Le poche
possibilita' di lavoro "onesto" per i giovani kosovaro-albanesi
vengono dalle truppe straniere di occupazione: ad esempio nell'immensa
base militare USA di Camp Bondsteel, presso Urosevac, il piu' grande
insediamento militare USA all'estero dai tempi del Vietnam.

La situazione attuale nei Balcani, non solo in Serbia, e' la
dimostrazione clamorosa della ipocrisia delle grandi potenze. In
particolare, le "ragioni umanitarie" sempre addotte dagli USA e dai
loro alleati per far scoppiare le guerre hanno coperto uno spietato
progetto di ricolonizzazione.

La Jugoslavia come l'Iraq

Come in Jugoslavia, anche in Iraq sanno bene che la guerra contro di
loro viene preparata ed accompagnata dalla disinformazione strategica,
gestita a livello globale da agenzie specializzate e corporation del
settore, come la Hill&Knowlton, la Ruder&Finn, la ITN, il Rendon
Group, gli istituti legati ai governi occidentali ed alla Fondazione
Soros.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq la promessa di "dare alla
popolazione locale un governo democratico" e' un cinico imbroglio:
l'Occidente portera' distruzione, insediamenti militari,
disoccupazione e miseria. Portera' nuovi confini a dividere le genti,
portera' divisione ed odio "etnico", e regimi coloniali repressivi ed
antipopolari.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq la guerra "umanitaria" viene
combattuta con l'uranio impoverito, con i bombardamenti sulle
infrastrutture e sugli insediamenti civili, con conseguenze mortali
sull'ambiente e sulla salute.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq l'Occidente vuole sottrarre le
risorse, le materie prime, il petrolio ed il gas naturale. Vuole
controllare militarmente tutte le rotte per il loro transito.

La nostra adesione

Sulla scorta della nostra drammatica esperienza di jugoslavi e di
jugoslavisti, ci opponiamo risolutamente alla paventata aggressione
contro l'Iraq ed aderiamo alla manifestazione del 15 febbraio 2003 a
Roma, invitando tutti a partecipare.
Facciamo appello al movimento contro la guerra affinche' si tenga ben
presente che prima della guerra all'Iraq ce ne sono state altre, ed
altre ancora potrebbero seguire: e' tempo di guardare alle ragioni
vere, strutturali, delle guerre scatenate dagli USA e dai loro
alleati.
Facciamo appello a tutti i cittadini democratici contro la "rimozione"
della vicenda jugoslava, per sconfiggere l'omerta' che copre il
crimine in atto contro le popolazioni balcaniche. Perche' tutti
comprendano, anche attraverso l'emblematico caso jugoslavo, che le
guerre non piovono da cielo.

CONTRO LA GUERRA AMERICANA, CONTRO LE SPESE MILITARI
CONTRO L'USO DELLE BASI NATO IN ITALIA
PER IL RITIRO DEI SOLDATI ITALIANI ALL'ESTERO

PER LA PACE E LA SOLIDARIETA' FRA TUTTI I POPOLI
NO ALLA GUERRA, SENZA "SE" E SENZA "MA"


Appuntamento a Roma, sabato 15/2 alle ore 14,
in Piazzale Ostiense, di fronte alla sede dell'ACEA


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
febbraio 2003

Per contatti con il CNJ:
jugocoord@...
Comitato promotore della manifestazione:
adesioni@...

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 11. februar 2003. g.


PROTIVUSTAVNE SECESIJE NEMINOVNO VODE U RAT

Dr Milan Tepavac
miltep@...
Beograd, 10 februar 2003. g.

Ovih je dana pred takozvanim haskim tribunalom u svojstvu
eksperta svedocio dr Kosta Cavoski, profesor na Pravnom
fakultetu u Beogradu, u postupku protiv generala Stanislava
Galica. Prema sredstvima informisanja, njegovo svedocenje
bi se moglo svesti na sledece:

Kljucni covek koji je osujetio vec ugovoreni plan
portugalskog diplomate ?oze Kutiljera, a cijim bi se
ostvarenjem sprecio gradanski rat u Bosni i Hercegovini, bio
je americki ambasador u Beogradu Voren Zimerman.


Za ovu optu?bu, koju je izneo na sudenju generalu Stanislavu
Galicu, optu?enim pred haskim tribunalom za granatiranje
Sarajeva, svedok odbrane u ovom slucaju prof. dr Kosta
Cavoski nije mogao da ponudi direktan dokaz, ali je prilicno
uverljivo branio svoju tezu pred krivicnim vecem sudije
Alfonsa Orija.


Alija Izetbegovic je vec bio parafirao Kutiljerov plan o podeli
BiH na tri autonomna dela izmedu tri naroda - objasnio je
ovaj svedok, ispitivan u ulozi vestaka. - Bile su utvrdene
nesporne opstine sa srpskim, muslimanskim i hrvatskim
stanovnistvom, a one sporne su mogle da se pripoje nekoj od
njih ili i one podele, cime bi bio otklonjen uzrok rata. Bilo je,
naime, krajnje opasno sto su se dva naroda udru?ila protiv
treceg, a partija SDA pomislila da mo?e dobiti medunarodno
priznanje unitarne Bosne i svesti Srbe na poni?enu i
potlacenu manjinu.

Svedok je izneo pretpostavku da se Izetbegovic po?alio
Zimermanu kako mora da prihvati Kutiljerov plan sa kojim
?nije bio srecan?, a Amerikanac mu je uzvratio ?zasto bi ga
prihvatio?, sto je tadasnji muslimanski lider shvatio kao
podrsku Amerike.
- To je bio uzrok rata - bio je kategorican dr Cavoski -
kao sto, uostalom, vecina secesija u svetu dovodi do rata.


Zamenik glavnog tu?ioca Mahinde Ratne pokusavala je da iz
svedoka izvuce konkretniji dokaz na osnovu cega plasira
ovakav stav pred sudom. Na ovo je dr Cavoski svom uverenju
dodao argument da se Izetbegovic predomislio tek nakon
razgovora sa Zimermanom, ali i naglasio da ce sta se stvarno
desilo izbiti na videlo tek kad se otvore americke arhive za 30
do 50 godina. Pritom je predlo?io i da haski sud zatra?i od
Stejt Departmenta kakva je uputstva dao Zimermanu i sta je
ambasador kasnije odgovorio u svom izvestaju.


- Da li vam je poznato da je Zimerman sva ova nagadanja
demantovao licno u ?Njujork tajmsu? - upitala je tu?ilac.


- Ne - odgovorio je svedok - ali razumem ambasadora sto je
hteo da, od sebe licno, ali i svoje zemlje otkloni odgovornost
za otpocinjanje rata u Bosni. Posebno zato sto je Evropa
pokusavala da ga izbegne Kutiljerovom planu. Ali, da sam taj
demanti i procitao, isto bih mislio.

Nalazim da je kljucno u svedocenju profesora Cavoskog teza
da secesija u pravilu vodi u rat. Ovom prilikom zadr?acemo
se samo na toj tezi.

Smatram da je profesor Cavoski potpuno u pravu. Po mome
misljenju, stavise, protivustavna i jos k tome nasilna
secesija neminovno vodi u rat. Nema nicega prirodnije od
prava dr?ave da se od takve seceesije brani. To nam govori ne
samo zdrav razum nego i medunarodno pravo i politicka
praksa. Osporavati to pravo dr?avi bilo bi isto kao i
osporavati coveku pravo da se brani kada je napadnut.
Medunarodno pravo, pre svega clan 51 Povelje UN, garantuje
pravo dr?ave na samoodbranu. A sto se politicke prakse tice,
istorija nam govori da je praksa uglavnom u skladu sa napred
navedenim principima koji proizlaze iz zdravog razuma i
medunarodnopravnih principa. Od amarickog
secesionistickog rata 1861-1865 do danas - da ne idemo u
dalju proslost - odgovor dr?ave na pokusaje nasilne secesije
uvek je bio primena sile, to jest izbijanje oru?anog sukoma,
rata. Cak je u kukavna Generalna skupstina UN - potpuno
podredena americkim vlastodrscima - smogla snage da usvoji
dve antisecesionisticke rezolusije - rezolucije 51/55 i 53/71
kojima se, sasvim logicno, nasilno razbijanje dr?ava ocenjuje
kao ugro?avanje medunarodnog mira. Zasto Generalna
skupstina nije rekla punu istinu pa to ocenila kao
medunarodni zlocin - odgovor na to le?i u Vasingtonu.
Njemu ne bi odgovarala takva inkriminacija. Bez obzira na
to, uverenje je ovog autora da protivustavna nasilana
secesija kojom se ugro?ava mir u regionu ili svetu jeste
medunarodni zlocin prema savremenom medunarodnom
pravu.

Ne mo?e biti sporno da su bivse clanice jugoslovenske
federacije Slovenija, Hrvatska i Bosna i Hercegovina
izvrsile protivustavnu nasiulnu secesiju od SFR
Jugoslavije. Kada je rec o Makedoniji, obicno se misli da je
do njene secesije doslo na osnovu sporazuma, pri cemu se
zaboravlja da je i ta secesija bila protivustavna, a izvrsena u
momentu kada je jugoslovenska federacija ?bila na kolenima?
usled secesija Slovenije i Hrvatske, politicke situacije u Bosni
i Hercegovini i pritisaka i direktne upletenosti stranog
faktora u planiranom razbijanju Jugoslavije. Ustav SFRJ
nije, naravno, predvidao mogucnost secesije nijednog dela
Jugoslavije, kao sto, uostalom takvu mogucnost ne
predvida niti je predvidao ustav nijedne dr?ave u svetu.
Jedini izuzetak od ovog pravila bio je ustav bivseg Sovjetskog
Saveza iz 1936. godine (?Staljinov ustav?). A dobro je
poznato kako je ta dr?ava zavrsila. Prema tome, proglasenja
nezavisnosti od strane Slovenije i Hrvatske 25. juna 1991.
bila su protivustavna. Kada je rec o Bosni i Hercegovini,
tamo je situacija bila jos daleko komplikovanija, jer je
protivustavne secesionisticke poteze vukla
muslimansko-hrvatska zavera protiv srpskog naroda u Bosni
i Hercegovini kao konstitutivnog naroda, koji, naravno, nije
pristajao ni politicki na secesiju Bosne i Hercegovine od
Jugoslavije, koji je jednostavno, ?eleo da ostane u Jugoslaviji.
A sto se tice primene nasilja prilikom secesije tih triju bivsih
jugoslovenskih republika, dobro je poznato kolika kolicina
nasilja je primenjeno. Napadnuto je sve sto je bilo
jugoslovensko i srpsko. Posebno su na udaru bile jedinice
jugoslovenske vojske od strane formiranih paravojnih snaga,
snabdevenih oru?jem iz Madarske i Austrije. Samo
Vara?dinski korpus JNA bio je u septembru 1991. opkoljen i
napadnut sa oko 15.000 ustasa. A americki secesionisticki rat
je poceo tako sto su paravojne jedinice ju?nih dr?ava SAD
koje su proglasile nezavisnost odnosno secesiju opkolile i
napale vojnu postaju u malom mestu Fort Samter u kojoj je
bilo 68 federalnih vojnika. Otuda, tu?be protiv Jugoslavije za
genocid i agresiju i placanje ?ratne stete? koje su podnele
novopecene ?dr?ave? BiH i Hrvatska Medunarodnom sudu
pravde mogao je da smisli samo bolestan um. Nasom
protivtu?bom trebalo bi ih dozvati pameti. Povlacenjem
protivtu?be od strane petooktobarskog re?ima u Beogradu,
koja je vec bila podneta MSP-u, on je pocinio teski zlocin
protiv naroda i dr?ave, nesto sto govori sve o njemu.

Uloga Vorena Zimermana, ambasadora SAD u Beogradu, u
secesiji Bosne i Hercegovine, o cemu je svedocio profesor
Cavoski dobro je poznata. On je minirao sporazum koji su u
Lisabonu postigli lideri Srba, muslimana i Hrvata Radovan
Karad?ic, Alija Izetbegovic i Mate Boban 18.marta 1992.
(?Kutiljerov plan?). Nakon sto je taj sporazum bio potpisan,
Zimerman je specijalno odleteo u Sarajevo i nagovorio
(prinudio?) Izetbegovica da povuce svoj potpis sa sporazuma.
Da je taj sporazum ostao na snazi i ispostovan rata u Bosni i
Hercegovini ne bi bilo. Zasto je to Zimerman ucinio? Na to
pitanje mo?e da odgovori samo Stejt Department koji mu je
davao instrukcije, jer, ambasadori nista ne rade na svoju ruku
nego po instrukcijama svoje vlade. Ipak, treba imati na umu
cinjenicu da je taj covek bio dugo godina u Jugoslaviji kao
americki diplomata i dat tacno znao da ako se Kutiljerov plan
odbaci da je rat neminovan. I ne samo to. On je takode znao
kako ce taj rat da izgleda kada se ima u vidu Drugi svetski
rat: za vreme tog rata, 1941-1945, na tom podrucju, koje je
bilo sastavni deo tzv. Nezavisne Dr?ave Hrvatske, pocinjeni
su protiv srpskog naroda od strane Hrvata i muslimana takvi
monstruoznizlocini kojima po monstruoznosti izvodenja
jedva da ima primera u citavoj ljudskoj istoriji. To je
Zimerman sve znao. Pa zasto je onda ucinio to sto je ucinio.
Mo?da bas zato stto je to znao.

Dakle, oni koji pose?u za protivustavnim nasilnim
secesijama moraju se smatrati odgovornima za izazivanje
secesionistickih ratova. Kada se ova ustvari jednostavna
istina ima u vidu, rad takozvanog haskog tribunala (ovom
prilikom ostavljamo po strani pitanje nelegalnosti te
institucije koju Savet bezbednosti UN nije imao pravo da
oformi) je mo?da najveci apsurd danas: on ?sudi? onima koji
su se usudili da stanu u odbranu svoje dr?ave i svoga naroda,
a ne onima koji su odgovorni za izazivanje secesionistickih
ratova na teritoriji prethodne Jugoslavije!! Stavise, odbija da
sudi za golu agresiju NATO pakta na Jugoslaviju, i za tom
prilikom pocinjene ratne zlocine (bombardovanje
Radiotelevizije Srbije priliko koje je ubijeno 16 radika na
svojim radnim mestima, bombardovanje gradova i sela pri
cemu su postradali, civili, upotreba zabranjenog oru?aja kao
sto je osiromaseni uranijum i drugo). Taj ?tribunal?, dakle,
?eli da ponisti savremeno medunarodno pravo i stvori
nekakvo novo ?pravo? po zamisli najmracnih snaga koje
danas ?ele da ovladaju svetom pomocu NATO i americke
vojne moci.

Razbijanjem Sovjetskog Saveza, Jugoslavije i Cehoslovacke
otvorena je Pandorina kutija secesionizma i njegov virus je
zarazio citav svet. Najveca ?rtva do sada bila je upravo
Jugoslavija. Re?iserima secesije u SFR Jugoslaviji to nije bilo
dovoljno sto su postigli, pa su izre?irali i secesiju Crne Gore i
Kosova i Metohije od SR Jugoslavije koja je formirana nakon
secesije cetiri bivse jugoslovenske republike, koje je, zatim,
?medunarodna zajednica? (citaj SAD) priznala za nezavisne
dr?ave. Gde ce se to zavrsiti tesko je reci. Na redu su izgleda
Vojvodina i tzv. Sand?ak.

Ali, otvaranjem Pandorine kutije nedorasli, minorni i
korumpirani politicari nisu bili sposobni da predvide da ce
im se njihova rabota vratiti kao bumerang. Danas je
secesionisticki pokret u svetu narastao do neverovatnih
razmera. Kada samo jednom veb pretra?ivacu otkucate
englesku rec za secesionizam (secession) dobicete 478.000
veb stranica teksta koji se odnosi na secesionizam! Zahteva se
secesija Kvbeka, Teksasa, Kalifornije, svih ju?nih dr?ava
SAD koje su pokusale secesiju 1861-1865 i stotine i stotine
drugih. Re?iseri su svega ovoga izgleda sada vec prestrasili,
pa su smislili novi termin - ?nenasilna secesija? (?nonviolent
secession?). U SAD postoji knjiga (198 Methods of
Nonviolent Action) koja u detalje daje uputstva kako se na
198 nacina mo?e raditi i ostvarivati ?nenasilna secesija? - od
javnih politickih zboravanja u korist otcepljenja jednog
odredenog dela teritorije do gradanaske neposlusnosti.

Kao sto bi trebalo dobro biti poznato, Organizacija za
evropsku bezbednost i saradnju (OEBS) svecano je stupiula
na politicku pozornicu Evrope i sveta 1. avgusta 19975. kada
su sefovi evropskih dr?ava i SAD i Kanade na najsvecaniji
nacin potpisali Helsinsku povelju. Po toj Povelji, suverenitet,
zabrana upotrebe sile, nepovredivost granica i teritorijalni
integritet evropskih dr?ava je su osnov medunarodnog
poretka. Medutim, odmah nakon sto je Jelcin sa grupom
kriminalaca oko sebe likvidirao Savjetski Savez kao dr?avu,
ova organizacija i njene dr?ave clanice pojedinacno - na celu
sa Nemackom, Vatikanom, Austrijom, Madarskom, Italijom
- krenuli su u razbijanje Jugoslavije, inace jedne od dr?ava
koja je mnogo doprinela stvaranju Helsinske povelje! Po
politickom nemoralu ova organizacija je bez premca u
istoriji. Sada, kada je gotovo okoncano razbijanje Jugoslavije,
istpa se teorijom da dalje drobljenje dr?ava ugro?ava mir. To
bi trebalo da vredi za secesionisticke pokrete svuda, pre svega
kod nje, osim, naravno, kada je u pitanju ta prokleta
Jugoslavija.

Treba spomenuti ovom prilikom poseban doprinos teoriji i
praksi savremenog secesionizma koji je dosao od crnogorskog
rukovodstva, rukovodstva koje na?alost u?iva poverenje i
politicku podrsku oko polovine izbornog tela. Taj doprinos se
sastoji u tome da je ono uspelo da ostvari secesiju bez
formalnopravnih poteza. Crna Gora prakticno nije u
Jugoslaviji vec godinama - verovatno od prvog dana
konstituisanja Savezne Republike Jugoslavije 27. aprila 1992.
Proglasenje prestanka Jugoslavije, i stvaranje ?dr?avne
zajednice? Srbija i Crna Gora 4. februara 2003. u 20.07 sati u
Saveznoj skupstini Jugoslavije samo je legalizacija te i takve
secesije Crne Gore i bacanje prasine u oci da je rec samo o
unutrasnjem preuredenju i preimenovanju dr?ave. Koliko je
nama poznato ta i takva secesija - da je nazovemo ?puzajuca?
- nije nigde i nikad ostvarena, niti je takva ?dr?avna
zajednica? igde postojala. U tome, je, dakle, doprinos
Crnogoraca politickoj teoriji i praksi. A sve pod dirigntskom
palicom Evropske unije, Saveta Evrope i ?cuvenog? OEBS-a.
Najnovije izjave Mila Djukanovica govore da iza citavog
projekta Djukanovicevog secesioniyma stoje Amerikanci
kako bi dobili pomorske baze u tom delu Jadrana.

I pored postojeceg Ustava SR Jugoslavije koji se moze
menjati samo po postupku njime predvidjenim, ni jedan
stanovnik SR Jugoslavije, pa cak ni savezni ni republicki
poslanik, nija imao niakakvog prava da na bilo koji nacin
utice na tekst Ustavne povelje i Zakona za njeno
sprovodenje!! Istovremeno, jedan poslanik u saveznom
parlamentu, u debati, izneo je podatak da je neka Kristina
Gajak, sekretarica Havijaara Solane - visokog funkcionera
Evropske unije i ratnog zlocinca koji je doneo odluku o
agresiji NATO na Jugoslaviju - 48 puta intervenisala u vezi
ta dva osnovna dokumenta koji determinisu nase ?ivote i
?ivote naseg pokoljenja! Zato su u pravu oni poslanici koji su
tu rabotu u parlamentarnoj debati nazvali dr?avnim
udarom. Ceo «demokratski Zapad» je pohvalio ovakvo
resenje i ovakav postupak!! Pa zar, zaista, jos iko normalne
pameti mo?e da misli da je na Zapadu demokratija?!! Eto, to
je demokratija kreatora novog svetskog poretka. - Kao sto su
vlastodrsci potpuno ignorisali narod prilikom stvaranja te
svoje tvorevine, tako i gradani imaju pravo da ignorisu
njihovu tvorevinu kao protivustavnu i nemoralnu.

I da zakljucimo: protivustavna nasilana secesija, narocito
ona koja ugro?ava medunarodni mir i bezbednost, mora
da se smatra medunaroddnim krivicnim delo,
medunarodnim zlocinom, a krivci moraju odgovarati.

Energicnom osudom secesionizma nicim se ne negira
prirodno pravo zaista potlacenih naroda da se svim
dozvoljenim sredstvima, ukljucujuci i oru?anu borbu, bore i
izbore za svoje oslobodenje od tiranije, od nepriznavanja
osnovnih ljudskih i nacionalnih prava.

http://www.workers.org/ww/2003/yugo0213.php

YUGOSLAVIA
Washington's history of 'regime change'

By John Catalinotto

Iraq is not the first country where Washington has demanded "regime
change."

A collection of related articles in the Jan. 27 Christian Science
Monitor compared U.S. threats of "regime change" by warfare in Iraq
with its successful overthrows of governments in Guatemala, Chile,
Panama, the Dominican Republic and Grenada, and some less successful
attempts, as in Cuba.

To accomplish its goals, Washington has used economic sanctions,
diplomatic pressure, trade embargoes and support for local forces
trying to overthrow the targeted governments. It has also used bombing
and military invasion.

The Monitor articles mention another brutal regime change the United
States carried out, in Yugoslavia. What is significant is that this
establishment newspaper is now exposing some of the lies it and other
media told about Yugoslavia from 1991 to 2000 to demonize the Yugoslav
government and its president, Slobodan Milosevic.

In 1999, only a few tens of thousands of people in this country, about
half of them Serbian immigrants and their families, actively protested
the Pentagon's brutal bombing of the Balkans.

Today, protesters in the hundreds of thousands in the United States,
and millions more across the world, are actively demonstrating,
signing petitions, writing letters and marching in the streets in an
attempt to stop a murderous U.S. aggression against Iraq before it
begins. Probably few are sympathetic to or supporters of the Iraqi
government. But they know that the Bush administration's plan to
invade Iraq has nothing to do with improving the Iraqi government and
everything to do with oil profits and geo-strategic power.

In 1999, however, the media-industry propaganda machine managed to
mislead a large section of progressive public opinion into believing
that the Clinton administration's war in the Balkans had to do with
ending dictatorship and stopping genocide against some of the
non-Serbian peoples of Yugoslavia. It was successful in hiding the
real goal of the United States and Western European big powers:turning
all of Eastern Europe back into a colony of Western imperialism. At
that time, the European imperialists supported the U.S. war.

The Monitor articles give an opportunity to re-examine that period and
to reinforce resistance to future propaganda offensives.

Admits Milosevic no dictator

Four years ago, as the countdown for war against Yugoslavia was on,
the corporate media in the United States and Western Europe depicted
Serbs as beasts and Milosevic as a Hitler. Now, the Monitor admits
that far from being a brutal dictator, "Milosevic never resorted to
dictatorial repression of his political opponents at home.

"Indeed, opposition parties ran all the country's major towns and
cities after municipal elections in December 1996; independent radio
and TV stations managed to broadcast; opposition-leaning dailies and
weeklies published."

The Monitor doesn't add a relevant point here. After a U.S.-backed
coup overthrew Milosevic in October 2000, the so-called Democratic
Opposition of Serbia, which took over, turned out to be not so
democratic. It took over the media that had been favorable toward the
then-ruling Socialist Party of Serbia and its allies, while keeping
control of all the non-government media.

These had been described in the West as an "alternative" media, but in
reality were funded by U.S. and Western European imperialism. The
biggest source of funds was billionaire George Soros's Open Society
Institute. This group opened up shop in Belgrade in 1991, "and over
the next nine years distributed more than $100 million. ... The money
bought newsprint for independent papers, kept publishing houses alive,
and funded the growth of [anti-Milosevic radio station] B-92 as it set
up local stations in towns controlled by the opposition."

The U.S. Congress voted additional funds. U.S. agents pushed the 18
political parties in the DOS to unite for the election. As the Monitor
put it, "U.S. diplomats knocked their heads together until they formed
a cohesive and united coalition" that was a "credible alternative."
They picked Vojoslav Kostunica to run against Milosevic because he was
"reputed to be honest, and sufficiently nationalistic to broaden the
opposition's appeal."

It took nine years of subversion and economic sanctions--and three
months of bombing that targeted Yugoslavia's economic
infrastructure--before the U.S. succeeded in "regime change." During
the first six of those nine years Western European--especially
German--and U.S. imperialism were undermining and tearing apart
Yugoslavia by fostering the breakaway of Croatia, Slovenia and Bosnia,
leading to civil war.

The Monitor now admits that the overthrow of Milosevic in October 2000
"brought to fruition a three-year campaign by the U.S. and other
Western governments to dislodge the Yugoslav leader by strangling his
country's economy with sanctions and rocking it with bombs during the
Kosovo war."
This is an admission that the effort to bring down the Yugoslav
government began at the latest in 1997, before the struggle in Kosovo
that was allegedly the reason for U.S. intervention.

Since the overthrow, two-thirds of Yugoslavs have sunk below the
poverty level. The suicide rate among elderly people has reached new
heights. Health care has become unaffordable for most.

And so few people voted in Serbia's presidential election that it was
voided twice last fall. Kostunica became virtually without power after
outright Western puppets like Serbian Premier Zoran Djindjic took
over.

Role of Milosevic

Some of the recent media attacks on Workers World Party, centering on
its participation in the anti-war movement, charge WWP with being
followers of Milosevic. Yet any serious researcher could find WWP
articles in the early 1990s that raised criticisms of the Milosevic
leadership in Yugoslavia from a socialist perspective.

Once U.S. imperialism and its NATO partners--who are also
rivals--targeted Yugoslavia, and the Yugoslav leadership resisted
having their country turned into a colony, WWP supported Yugoslavia
against NATO. WWP would defend any government's resistance to being
colonized by the imperialists. This is in the best internationalist
traditions of the left, which supported the feudal emperor of
Ethiopia, Haile Selassie, when he led the resistance to an invasion by
the Italian imperialist government in the 1930s.

Since Milosevic was captured in 2001 and kidnapped to The Hague to
stand "trial" in a NATO court for alleged war crimes, he has conducted
a political defense, with very little outside support, that has
skillfully bared the intrigues of the imperialists to dismember his
country.
Washington meant the farce in The Hague to be a show trial, but the
former Yugoslav president has effectively turned it into an exposure
of U.S./NATO war crimes against Yugoslavia.

That's why it gets so little media coverage here--and why Milosevic
has earned the respect of working-class activists worldwide.


The writer is co-editor of a book about the 1999 war on Yugoslavia
entitled "Hidden Agenda: the U.S.-NATO Takeover of Yugoslavia,"
published by the International Action Center in 2002.

- END -

Reprinted from the Feb. 13, 2003, issue of Workers World newspaper

(Copyright Workers World Service: Everyone is permitted to copy and
distribute verbatim copies of this document, but changing it is not
allowed. For more information contact Workers World, 55 W. 17 St., NY,
NY 10011; via e-mail: ww@.... Subscribe
wwnews-on@.... Unsubscribe wwnews-off@.... Support
independent news http://www.workers.org/orders/donate.php)

I Cattolici evangelizzano il Kosmet. Con l'arma in pugno

"Scacciati i cattivi "fratelli separati" ortodossi (serbi), avanti per
Cristo.
Come in Croazia.
Con i soldi nostri, anche quelli degli atei."
F.R. (Roma)

1. Gli uomini della Sassari costruiscono una chiesa (9/2/2003)

2. KOSOVO: SERBIA DENUNCIA, DISTRUTTO UN TERZO PATRIMONIO ARTE
(21/1/2003)
3. KOSOVO: GOVERNO ALBANESE VUOLE DEMOLIRE CATTEDRALE SERBA
(21/1/2003)
4. CONTINUA LA DEVASTAZIONE DEI CIMITERI ORTODOSSI (29/11/2002)
5. Generale Mini chiarisce che la KFOR non intende proteggere tutte le
chiese ortodosse (21/11/2002)

6. LINK IMPORTANTI per documentazione ulteriore


=== 1 ===

da: La Nuova Sardegna - 9 febbraio 2003

Gli uomini della Sassari costruiscono una chiesa

ROMA. A Jakovica, nel Kosovo occidentale, il quartier generale della
task force Falco, l'unità operativa italiana che dal '99 sotto
bandiera Kfor controlla la parte centrale della brigata italo-tedesca,
ha da ieri una chiesa cattolica interamente costruita dai nostri
militari. L'edificio, in legno e muratura, opera degli uomini del 152º
reggimento della Sassari guidati dal colonnello Giorgio Scarchilli, è
stata consacrata dall'ordinario militare monsignor Giuseppe Mani,
spiega Andrea Angeli, portavoce della missione Onu in Kosovo.
È dedicata alla Sacra Famiglia, e alla cerimonia religiosa è
intervenuto il generale Alberto Ficucciello, comandante delle forze
terrestri, accompagnato dalla consorte Berta per simboleggiare
idealmente tutte le famiglie dei soldati italiani impegnati
all'estero.
Presenti anche il generale tedesco Marcus Bentler, il vice colonnello
degli alpini Franco Primicery e il rappresentante diplomatico italiano
in Kosovo Pasquale Salzano.
Durante l'imponente cerimonia, alla quale hanno preso parte alcune
centinaia di militari dell'esercito e dell'aeronautica oltre che a
decine di carabinieri, poliziotti e finanzieri integrati nella polizia
dell'Onu, hanno ricevuto la cresima 15 dei presenti, soldati e civili.
La chiesa è stata costruita in meno di due mesi. I lavori sono stati
seguiti dal cappellano del contingente sardo padre Mariano Asunis,
presente nei Balcani con le forze Nato dal '96.
La croce della chiesa e' stata donata dalla famiglia leccese di
Stefano Rugge, il capitano dei guastatori morto in un incidente
saltando su una mina in Macedonia nel 2002. La Sacra Famiglia di
Jacovika è il secondo luogo di culto edificato dai militari italiani
nei Balcani. Lo scorso giugno lo stesso frate francescano aveva
consacrato la chiesa di San Pio da Pietralcina alla base militare
italiana all'aeroporto di Skopje.

=== 2 ===

KOSOVO: SERBIA DENUNCIA, DISTRUTTO UN TERZO PATRIMONIO ARTE

(ANSA) - BELGRADO, 21 GEN - Un terzo del patrimonio culturale ksovaro,
per lo piu' quello legato alla cultura ortodossa serba, e' stato
distrutto o danneggiato dopo la fine del conflitto nella provincia,
denuncia il Centro serbo di coordinamento per il Kosovo in una
dichiarazione pubblicata dal quotidiano belgradese 'Blic'. Stando ai
dati del centro, dei 179 monumenti serbi e serbo- ortodossi dell'area,
alcuni risalenti all'alto medio evo, almeno 52 sono stati rasi al
suolo fra l'estate del 1999 -dopo l'esodo delle forze jugoslave e il
rientro dei profughi albanesi- e il maggio del 2001. Sono stati anche
distrutti tre dei 78 monumenti turchi e due dei 38 monumenti albanesi
censiti nella provincia. Il documento sottolinea come il vandalismo
abbia colpito non solo gli edifici storici, ma ''oltre la meta' delle
chiese ortodosse nelle quali si celebrava messa o che erano in
costruzione''. Il fenomeno, a parere degli estensori della
dichiarazione, dimostra come ''il carattere di queste violenze sia non
solo etnico, ma religioso''. Il Centro ha chiesto all'amministrazione
dell'Onu per il Kosovo (Unmik) e alle forze internazionali (Kfor) di
adottare misure di protezione coordinate, piu' che ricorrere a
interventi tampone. Ha poi invitato l'Unesco, l'organizzazione delle
Nazioni unite per la protezione del patrimonio culturale mondiale, a
fornire aiuto tecnico per la ricostruzione e il restauro dei beni
distrutti o danneggiati. (ANSA). OT 21/01/2003 13:55
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20030121135532448231.html

=== 3 ===

KOSOVO: GOVERNO ALBANESE VUOLE DEMOLIRE CATTEDRALE SERBA

(ANSA) - PRISTINA, 21 GEN - Il Ministero dell'Istruzione del governo
del Kosovo ha chiesto che venga demolita la cattedrale ortodossa
dedicata a ''Cristo salvatore'' che sorge nel centro di Pristina e la
cui costruzione, iniziata nel 1991, e' ferma dall'inizio della guerra
(1999). In una dichiarazione diffusa a Gracanica, il vescovo
serbo-ortodosso Artemje ha condannato con sdegno quello che ha
definito ''un esempio senza precedenti di violenza istituzionale
contro il popolo serbo''. ''Le nuove istituzioni del Kosovo -prosegue
il capo della chiesa serba locale- vogliono proseguire la campagna
contro i nostri luoghi di culto gia' intrapresa dagli estremisti
albanesi usando la copertura della legge e della democrazia, mentre la
barbara distruzione di quel che rimane delle chiese serbo-ortodosse
sta continuando sotto gli occhi del mondo democratico''. Secondo la
stampa del Kosovo, il governo avrebbe chiesto la demolizione della
cattedrale, che ha subito negli ultimi anni ripetuti attentati
dinamitardi, affermando che la costruzione e' cominciata senza
permesso su un terreno appartenente al vicino Campus universitario.
Sulla vicenda e' intervenuta anche la missione delle Nazioni Unite che
amministra il Kosovo (Unmik), il cui portavoce, Andrea Angeli, ha
detto all'Ansa che la stessa Unmik non permettera' che la chiesa venga
distrutta. Secondo la diocesi serbo-ortodossa, dall'arrivo della Nato
in Kosovo sono state gia' distrutte o danneggiate con attentati 110
chiese. (ANSA). BLL 21/01/2003 18:01
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20030121180132448754.html

KOSOVO AUTHORITIES ANNOUNCE DEMOLITION OF CHURCH IN PRISTINA

PRISTINA, Jan. 20 (Beta) - The Kosovo Education Ministry and the
Pristina local authorities have announced the possible demolition of a
partly constructed Orthodox Christian Church dedicated to Christ the
Savior in downtown Pristina. On Jan. 20, the Albanian press in Kosovo
quoted the education ministry and the Pristina local authorities'
explanation as being that the church was built on land belonging to
Pristina University and that the builders had no building permit for
this church.

SERBIAN ORTHODOX CHURCH: WE HAVE PROPER DOCUMENTATION

PRISTINA, Jan. 20 (Beta) - Raska and Prizren Bishop Artemije announced
on Jan. 20, that the Serbian Orthodox Church possessed the necessary
and proper documentation for the construction of the Church dedicated
to Christ the Savior in downtown Pristina. He described as absolutely
unacceptable claims that the church was built "on land belonging to
Pristina University." Bishop Artemije also said that if the Pristina
local authorities allowed the demolition of the Orthodox Christian
church, it would "be the clearest message to the Serb people that the
Albanian authorities want an ethnically pure, Muslim Kosovo." "Now,
the new Kosovo institutions have publicly taken over the campaign from
extremist groups of destroying Orthodox Christian churches.
The barbaric vandalization of Orthodox Christian churches is
continuing in alleged democracy and law, right before the very eyes of
the democratic world," Bishop Artemije said. He added that the church
dedicated to Christ the Savior existed in Pristina in the 14th
century, but was destroyed by the Turks, who then built the Pirinez
Mosque at the same place. Bishop Artemije went on to say that the
Pristina Serbs had long intended to reconstruct the ancient shrine on
another site, but the former communist authorities had refused to
issue permission. A building permit was finally obtained in the early
nineties.

=== 4 ===

CONTINUA LA DEVASTAZIONE DEI CIMITERI ORTODOSSI

ORTHODOX CEMETERY IN DECANI DESECRATED AGAIN
GRACANICA, Nov 29 (Tanjug) - Unknown perpetrators have once
again desecrated the Serb orthodox cemetery close to the Visoki
Decani Monastery, the Serbian Orthodox Church press service announced
on Friday. During a visit to the cemetery on Thursday, the Decani
monks, escorted by the Italian KFOR troops, found desecrated graves
and trees which were cut down. The cemetery has been razed and
almost
all monuments smashed.
The Decani orthodox cemetery is about one kilometer away from the
monastery and only some 100 metres from the Italian checkpoint and
KFOR base. "The Bishopric of Raska and Prizren regretfully notes
the continuation of the desecration of orthodox cemeteries in
Kosovo-Metohija and the fact that no-one is capable of stopping these
barbaric acts which threaten to erase the last vestiges of the Serb
nation in this region," a statement said.

+++ ALBANER SCHÄNDEN CHRISTLICHEN FRIEDHOF
DECANI. Zum wiederholten Male haben Albaner den
christlich-orthodoxen Friedhof in Decani
geschändet und verwüstet. Wie der
Informationsdienst der Serbischen Orthodoxen
Kirche berichtet, besuchten Mönche des Klosters
Visoki Decani vorgestern unter Bewachung
italienischer KFOR-Soldaten den Friedhof. Auf dem
Friedhof ist praktisch jedes Grabmal zerstört und
die gesamte Anlage völlig verwüstet. STIMME
KOSOVOS +++
Balkan-Telegramm, 30. November 2002 - http://www.amselfeld.com

=== 5 ===

Generale Mini chiarisce che la KFOR non intende proteggere tutte le
chiese ortodosse

<<Lunedì da Pristina è arrivata una nota del comando Kfor-Nato diffusa
proprio nel giorno dell'arrivo di Kofi Annan, segretario Onu. Nella
nota - emessa dopo la distruzione con attentati al tritolo di
due chiese ortodosse che non avevano protezione militare - si
giustificava la disattenzione dei militari atlantici annunciando anzi
che la Kfor-Nato in Kosovo d'ora in poi proteggerà solo «siti
religiosi d'importanza storico-artistica e attivi al culto», perché
«quelle chiese erano da tempo abbandonate e non avevano rilevanza
artistica, una era stata costruita nel 1940 e l'altra nel 1997 e non
contenevano arredi di alcun genere».
Essendo la Kfor-Nato in Kosovo comandata dal generale italiano Fabio
Mini, l'incredibile «nota» non può che essere sua. Ed è vergognoso. >>
(da: "Un Mini-generale da icona", di T. Di Francesco. "Il Manifesto"
del 21/11/2002)


=== 6 ===

LINK IMPORTANTI per documentazione ulteriore:

Genocide or a ''Multi-Ethnic Society''?
The Systematic Destruction of Orthodox Christian Churches and
Cemeteries in Kosovo-Metohija and Macedonia (by Carl Savich)
http://www.serbianna.com/columns/savich/037.shtml

WAR AGAINST THE DEAD
Systematic Post-war Desecration of Serb Orthodox Cemeteries
by Kosovo Albanian Extremists and Vandals
http://www.decani.yunet.com/wad.html

Bishop Artemije: New Kosovo institutions now taking over the campaign
of destroying Serb Orthodox heritage
http://www.kosovo.com/default4.html

www.resistenze.org - popoli resistenti - macedonia - 08-02-03


APPELLO dalla Macedonia


La popolazione macedone, profuga di Arachinovo, chiede aiuto

Noi, popolazione macedone profuga del villaggio di Arachinovo,
vogliamo fare un appello al lettore, in qualità di membri della
nostra associazione "ZORA".
Il 6 giugno del 2001, noi siamo stati espulsi violentemente dal
nostro villaggio, e oggi viviamo ancora in convitti scolastici
nella capitale macedone di Skopje. Per dieci anni abbiamo
vissuto sotto le pressioni degli albanesi, che toccarono il culmine
con l'espulsione della nostra popolazione dal proprio villaggio.
Durante l'ultimo bombardamento di Arachinovo, a giugno,
quando fonti, molto attendibili, rilevarono che molti degli istituti
governativi mondiali si erano compromessi, noi, gente comune,
perdemmo le nostre case, tutto ciò che possedevamo, la nostra
pace e la nostra dignità.

Durante gli scorsi 16 mesi, il vandalismo nel villaggio non si è
fermato. A dispetto delle pattuglie di polizia, formate
congiuntamente da Macedoni e Albanesi, le abitazioni
Macedoni, sono ancora un obiettivo permanente degli atti di
violenza. Anche porte, finestre, linee telefoniche e ogni cosa che
all'inizio fu lasciata intatta, sono state rubate dalle abitazioni.
Sono state collocate bombe nelle abitazioni e, il 10 febbraio del
2002, un Macedone di Arachinovo è morto per via di una
bomba messa nella casa del fratello. Negli ultimi mesi cinque
case macedoni sono state incendiate e distrutte. Uno dei pochi
anziani che hanno deciso di tornare al villaggio è stato derubato
dei suoi attrezzi agricoli e delle sue vacche. Un membro delle
truppe di polizia ha chiaramente affermato che tornare ad
Arachinovo è pericoloso per loro, così come per tutti coloro, che
oserebbero dire al mondo tutta la verità sulla strage.
Sebbene a noi non si presta troppo ascolto, poiché gli albanesi
hanno una lobby internazionale molto forte, la verità sta
venendo a galla, sia sulla carta stampata che sui media
elettronici, e vi sono segnali che l'opinione pubblica
internazionale sia orientata a modificare il suo giudizio finale
sulle violenze e gli scontri in Kossovo e Macedonia. Ciò vuole
dire che sarà finalmente provato che dietro tutte le lamentele
degli albanesi sui diritti umani si nasconde ben altro - la
conquista di territori.
Se gli albanesi non fanno uso della guerra per ottenere
espansione territoriale, allora fanno uso dell'incremento
demografico. Ogni anno ad Arachinovo vi sono fra le 600 e le
800 nuove nascite, di queste solo fra le 6 e le 8 sono di bambini
macedoni.

Risolvere la nostra situazione sociale è il problema che stiamo
affrontando noi, popolo profugo di Arachinovo, insieme a quelli
delle altre regioni colpite dalle crisi degli ultimi anni. Anche se
abbiamo richiesto che ci fosse garantita una nuova sistemazione
(progetto per alloggiamenti provvisori), fino a che le tensioni
non fossero cessate, per via delle pressioni della comunità
internazionale alloggiamenti permanenti non verranno costruiti,
in quanto si pensa che agevolerebbero la pulizia etnica. Così, da
una parte la Grecia fa pressione perché vengano ricostruite le
case in quanto parte di una "Prospettiva Europea", dall'altra il
nostro stato non è in grado di garantirci sicurezza.

Riconosciamo che siamo in una situazione disperata e che
siamo anche incompresi da quei macedoni, che non sono della
regione colpita dalla crisi. Alcuni dei nostri concittadini
macedoni si aspettano che noi torniamo ad Arachinovo, dove
dovremmo fornire protezione per la vicina Skopje. Considerando
che un'area particolarmente estesa della Macedonia è ancora
sotto l'occupazione militare degli estremisti albanesi, questa
regione sarà insicura per qualche tempo. Comunque, dato che i
giochi olimpici si terranno fra due anni ad Atene, non c'è da
sorprendersi che la Grecia non sia disponibile a finanziare la
ricostruzione delle nostre case.
I bambini macedoni di Arachinovo non hanno avuto la
possibilità di vivere liberi ne di godere della protezione della
polizia per molti anni, e ora, noi genitori, dopo avere superato i
traumi e le sofferenze della guerra, non abbiamo alcuna
intenzione di riportare i nostri figli al villaggio. Non vogliamo
che loro vi ritornino, soprattutto dopo che loro hanno visto le
case dove sono cresciuti andare in cenere. Noi genitori sappiamo
anche che almeno un albanese, per ogni abitazione albanese di
Arachinovo, è andato a unirsi ai terroristi kossovari durante il
conflitto dell'ultimo anno.

Molto spesso i giovani pensano di lasciare la Macedonia, poiché
lo Stato non ci fornisce alloggi fuori da Arachinovo. Noi
chiediamo che voi ci aiutiate moralmente e finanziariamente,
per uscire fuori da questa crisi. Noi apprezzeremo moltissimo
ogni tipo d'assistenza ed anche il vostro aiuto nel dire al mondo
l'unica verità, cioè che noi Macedoni siamo stati espulsi, le
nostre case distrutte, bruciate e svaligiate. E tutto ciò sta
avvenendo mentre falsi racconti, di Albanesi privati dei loro
diritti e torturati, vengono diffusi per il mondo. Grazie alla loro
esplosione demografica e a bugie, gli Albanesi hanno creato con
successo l'idea fraudolenta di un martirio.
A quanto pare, l'Europa ed il resto del mondo ci stanno
relegando, come qualcosa da accantonare. Noi speriamo
finalmente di essere compresi. Noi attendiamo con ansia il
vostro aiuto, e saremo contentissimi di esprimere la nostra
gratitudine per l'opportunità dataci di esprimere noi stessi.

Cordiali saluti

La popolazione profuga di Arachinovo

A cura dell'Associazione "SOS Yugoslavia" - Torino

http://www.resistenze.org/sito/te/po/ma/poma3b08.htm

1) CROISADE DES FOUS avec Diana Johnstone & Jean Bricmont

2) Michel Collon et Vanessa Stojiljkovic: LE DAMNEES DU KOSOVO

3) LA RFA DANS LA GUERRE AU KOSOVO
Chronique d'une Manipulation
un noveau livre de Juergen Elsaesser


=== 1 ===

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/plakat.JPG


Dans le cadre du cycle de débats contre la guerre

Le 26 février à 18h à la SORBONNE
amphi de gestion, rue Cujas,
Les Amis du MONDEdiplomatique présentent la

« Croisade des Fous :

La Yougoslavie, l'OTAN et les fantasmes Occidentaux »

Pluto Press, London, 2002 by Diana J. www.plutobooks.com


Kosovo, Afghanistan, Irak ....et ensuite ?

Avec Diana Johnstone et Jean Bricmont


http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/plakat.JPG


=== 2 ===


ATTAC PARIS 13
CALENDRIER DES EVENEMENTS A VENIR

Mercredi 26 fév. à 19h15 : réunion-débat organisée par Attac Paris 13

avec Michel Collon:
" La guerre aujourd'hui : du Kosovo (1999) à l'Iraq (2003)" ;

la réunion débutera avec la projection du film
"Les damnés du Kosovo"
(durée 78 min ; auteurs : Michel Collon et Vanessa Stojilkovic)

à la Maison des Associations du 13è, 11 rue Caillaux, 75013 Paris
(métro Maison Blanche).


=== 3 ===


From: Jürgen Elsässer


Chers Amis de la Yugoslavie,

je suis heureux de vous annoncer que mon livre est finalement traduit
en francais (les editions serbes et italiennes sont en vente deja
depuis quelques mois):

LA RFA DANS LA GUERRE AU KOSOVO
Chronique d'une Manipulation

260 p., 22 euro
(Traduction de Pauline Massy et Edouard Recezeg)

Vous pouvez commander un livre chez L'Harmattan, je pense que c'est
gratuit pour journalists:
L'Harmattan, 5-7 rue de l'Ecole-Polytechnique, F-75005 Paris, France
Tel. 01-40467922 (service de presse)

En mars, une presentation de livre est prevu a Paris.
J'espere de vous voir
...

Amicalement,
Juergen Elsaesser


Nouveaux textes en: www.juergen-elsaesser.de

---

Table des matières

Préface
L'Océania fait la guerre 5

Chapitre I
"La Rampe de Srebrenica? 11
Comment les Allemands ont participé à leur première guerre depuis 1945

Chapitre II
Les Amis de Fischer 43
Ou : Comment inventer une raison de guerre

Chapitre III
Racak : Le Silence de Mme Ranta 61
Les protocoles d'autopsie démentent la version de l'OTAN d'un massacre
commis par les Serbes

Chapitre IV
Les Magouilles de Rambouillet 75
Que s'y est-t-il passé ?

Chapitre V Wag the Dog 93
Comment Fischer et Scharping inventèrent une campagne d'expulsion
serbe : l'opération Fer à cheval

Chapitre VI
Sexe, Mensonges et Vidéos 111
Les armes-miracles de Scharping dans son combat contre la propagande
de Milosevic

Chapitre VII
Où sont les champs de morts ? 117
Propagande annonçant des centaines de milliers de Kosovars albanais
massacrés

Chapitre VIII
Charniers oubliés 143
Les "dommages collatéraux" des bombardements et le cynisme des
responsables

Chapitre IX
Prizren, Ville vidée des Serbes 157
Le mensonge d?une Bundeswehr aux mains propres

Chapitre X
Le Fascisme albanais 175
La fable de l'avenir multi-ethnique d'un Kosovo sous protectorat de
l'OTAN

Chapitre XI
Une Crédibilité appauvrie 193
La discussion à l'Ouest sur l'armement à uranium appauvri est
hypocrite et vise une conduite de guerre plus efficace

Chapitre XII
Au commencement fut le mensonge 193
Comment la justice et la politique réagissent aux preuves portant sur
la culpabilité allemande dans la guerre

Annexe 1
"La libanisation du pays" 193
Compte-rendu de la presse internationale et expertises de la situation
au Kosovo entre le début des années 70 et celui des années 90

Annexe 2
"Un traitement moins bon de la population albanophone n'a pu être
constaté" 193
Le ministère allemand des Affaires étrangères sur la situation au
Kosovo de 1990 à la fin 1997

Annexe 3
"La distinction entre les soldats de l'UCK et les civils est
difficile" 193
Le ministère allemand des Affaires étrangères à propos de l'escalade
de la violence au Kosovo à partir du printemps 1998

Annexe 4
Des montagnes de cadavres par ouï-dire 193
Une analyse de l'étude de l'OSCE As Seen, As Told sur les violations
des droits de l'homme au Kosovo

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum:23 januar 2003. g.


Beogradski forum: Ne rat protiv Iraka

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Broj 10/2003
Beograd, 22. januara 2003. godine

Beogradski forum za svet ravnopravnih sa dubokom
zabrinutos?u prati pripreme oru?anog napada SAD i Velike
Britanije protiv Iraka. Gomilanje ogromnih vojnih snaga i
naoru?anja na granicama Iraka i u regionu Bliskog Istoka odvija
se pred o?ima svetske javnosti uz grubo krsenje Povelje UN
koja zabranjuje pretnju i upotrebu sile i nala?e mirno resavanje
svih problema.
Potvrdjuje se da ameri?ka administracija nije zainteresovana za
istinu ve? za uspostavljanje svoje kontrole nad najbogatijim
nalazistima nafte i gasa u svetu. Ako bilo koja zemlja na svetu
poseduje oru?je za masovno unistavanje, onda su to SAD na
prvom mestu. Rat protiv Iraka ?ele upravo da iskoriste za
isprobavanje novih oru?ja za masovno unistavanje.
Dok ogromna ve?ina zemalja u svetu, uklju?uju?i i sve Arapske,
tra?e da se sva pitanja sa Irakom rese mirnim, diplomatskim
putem, u duhu Povelje UN, amari?ka administracija upravo
insistira na ratnoj opciji, ?ak i mimo saglasnosti Saveta
Bezbednosti.
Ira?ki narod, koji pla?a te?ak danak dugogodisnjih sankcija i
gotovo svakodnevnog ameri?ko-britanskog bombardovanja,
sada ?ivi u permanentnom strahu od najavljenog totalnog rata.
Beogradski forum pridru?uje se i podr??ava medjunarodne
proteste u Evropi i svetu protiv oru?anog napada na Irak.
Forum poziva sve organizacije, institucije civilnog drustva,
javnost i pojedince kojima je stalo do mira i postovanja
medjunarodnog prava da se pridru?e protestima u Evropi i
svetu protiv agresije na Irak i zatra?e mirno resavanje svih
pitanja politi?kim, diplomatskim putem, u skladu sa Poveljom
UN.
Nasa javnost ima pravo i moralnu obavezu da se jasno opredeli
protiv rata, jer su gradjani nase zemlje bili direktna ?rtva
agresije NATO pakta i na svojoj ko?i osetili trajne pogubne
posledice politike sile i krsenja Povelje UN.
Beogradski forum poziva jugoslovenske vlasti da ne dozvole
koris?enje jugoslovenske teritorije, pomorskih luka i vazdusnog
prostora za pripreme ili bilo koje vojne akcije protiv Iraka, jer
bi to zna?ilo uvodjenje zemlje u rat protiv prijateljskog naroda i
dr?ave.

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
11000 Beograd, Misarska 6/II, Jugoslavija
Tel/Fax: (*381 11) 3245601
www.belgrade-forum.org

-----Messaggio originale-----
Da: bellone
Inviato: lunedì 10 febbraio 2003 17.28
A: rai-tv@...



Alla Redazione di RAI 1

p.c. La Repubblica, La Stampa, Radio Iran, Radio Cuba, Luna Nuova,
Dialogo in Valle, La voce del Gamadi, L'incontro, Liberazione, ANPI,
ANPPIA, L'antifascista, Les amis de Robespierre, Libero Pensiero
Giordano Bruno, sindacato jugoslavo, Giorgio Bocca, Eugenio Scalari,
Politecnico di Torino



Con grande dispiacere ho ascoltato la notizia da voi trasmessa oggi 10
febbraio 2003 al TG delle ore 13:30, riguardo la questione dei
"profughi" italiani, dopo la seconda guerra mondiale, dalle isole
jugoslave (oggi croate). Avete descritto il fatto come un "mini"
olocausto. Ricordo che gli Italiani hanno avuto la possibilità di
scegliere se stare in Jugoslavia o tornare in Italia, non sono stati
né massacrati, né giustiziati, né tantomeno allontanati, né con le
buone, né con le cattive. Quanto avete riferito è pertanto falso e
offende chi ha combattuto il fascismo che, come è noto alle persone
sincere e documentate, ha contribuito in maniera sostanziale allo
sterminio del popolo jugoslavo, innalzando ben 200, dico duecento,
campi di concentramento, dove donne e bambini (gli uomini venivano
subito uccisi davanti ai loro figli e alle loro mogli) morivano
perfino di sete.

Come figlio di un noto comandante partigiano della Valle di Susa e
responsabile del sabotaggio e controsabotaggio in Piemonte e nipote di
Virgilio, giornalista e direttore didattico allontanato
dall'insegnamento per "scarso adattamento al fascismo", come membro
dell'ANPPIA, protesto per queste menzogne vergognose, probabilmente
suggerite per far piacere al ministro Tremaglia, noto fascista, che
certamente non si è mai vergognato dei campi di sterminio.

Allego alcune lettere che potrebbero farvi riflettere.

Distinti saluti

Boris Bellone

Via Carli 74 (via intitolata a Carlo Carli comandante partigiano
massacrato dai fascisti. Il suo aguzzino fu assolto perché "l'omicidio
non fu particolarmente efferato, ma solo efferato! I partigiani
accettarono comunque la sentenza, furono democratici come i partigiani
di Tito! Le menzogne che ho ascoltato alla RAI fanno ancora più orrore
adesso)

10050 S. Giorio di Susa

http://www.observer.co.uk/Print/0,3858,4601418,00.html

Observer Worldview Extra

Iraq after Saddam - the next Yugoslavia?

Online commentary: Will the model for
post-Saddam Iraq be post-war Japan or Yugoslavia
after 1992? A former US Ambassador argues that
too little is being done to ensure that the right
choices are made after a war

Robert L Barry
Sunday February 9, 2003
The Observer

Following Colin Powell's presentation to the UN Security
Council, war with Iraq seems virtually inevitable. This could
be done without a new Security Council resolution - but the
United States and the United Kingdom would own the
problem of what to do with Iraq on the morning after
Saddam goes. Our publics are not prepared to take on this
burden, and more time is needed to develop support for a
large scale multilateral effort at nation-building.

The central question concerning post-Saddam Iraq is
whether we will be looking at Yugoslavia in 1992 or Japan
in 1945. Based on my years in post-war Bosnia, the
Yugoslav parallel seems compelling. There are strong
separatist movements in both countries. Both have
neighbours which would pull it in different directions, both
are awash in arms, and bloody reprisals will likely take place
in Iraq as they have in the former Yugoslavia. Political
parties care more about gaining control of resources and state
industries than about introducing democracy. Corruption and
a weak justice system discourage foreign investment. The
military and police and judiciary need to be rebuilt from the
ground up. And outside help is urgently needed to repair war
damage and deteriorated infrastructure.

In the former Yugoslavia we have dealt with these problems
through a major effort at nation-building, involving tens of
thousands of peacekeeping troops, thousands of civilian
experts from the UN, NATO, the EU, OSCE, the World
Bank, the IMF and more than 50 nations around the world.
Yet a decade later the job is far from done, despite the
expenditure of somewhere close to $100 billion. There is
little sign that serious preparations are under way to deal
with post-Saddam Iraq.

The first question to face on the morning after is who is in
charge. If Jim Hoagland of the Washington Post is correct,
President Bush has decided to assign responsibility to the US
Department of Defense, with US Central Command
commander General Tommy Franks in command, assisted by
a civilian political adviser.

If the past is any guide, the US Defense Department will be
eager to get out of the business of running Iraq, especially
since the one thing all Iraqi exile groups oppose is a US
military government. The idea of a UN civil administration
has been mentioned, but no planning for this, or even UN
relief operations, can begin without the backing of the
Security Council. A UN administration would also be
unpopular with many Iraqis and would be slow to mobilize
and expensive to maintain. Another option is the
appointment of a High Representative of the international
community, drawn from among the "coalition of the
willing". Lord Paddy Ashdown, who fills this role in Bosnia,
has learned that this model fosters dependence, is very
expensive, and is difficult to end.

Another urgent question concerns the size of the occupation
force and the duration of their mandate. Most reporting
points to the need for some 75,000-100,000 troops. The US
and the UK could not sustain a force of this size, given the
need to rotate units to their home bases and maintain
readiness elsewhere. So a new coalition of the willing would
have to be created to maintain the peace - or the US and UK
standing armies would have to be increased significantly to
meet the demand. Based on NATO's experience in Bosnia
and Kosovo, peacekeepers will have to remain on the ground
for at least five years.

On the morning after Saddam goes, there will be an
immediate need for large-scale international assistance, to
rebuild and provide relief. The costs of rebuilding the
infrastructure, even in the absence of major war damage, are
likely to be huge. A donors' conference, such as followed the
victory over the Taliban in Afghanistan, is the usual first
resort of the international community. But the Afghan
donors' conference was notable for pledges that were never
redeemed, and given resentment in Europe over US and
British policies in Iraq, a major contribution by the EU
would be a surprise.

If war comes, it will not be about oil, but what to do with the
oil fields which will be occupied in the opening days of war
will be a major headache. Rival Kurdish groups and the
Turks may come to blows over the rich fields around Kirkuk,
an area which Saddam has "cleansed" of its original Kurdish
and Turkmen population. Much has been made of the
possibility of using Iraqi oil revenues to finance rebuilding
the economy, but increasing production or even restoring
production will be slow, and will depend on foreign
investment. Who will decide what to do about Iraq's billions
in external debts, for example to Russia and France?

Faced with these alternatives and given the US Defense
Department's distaste for nation building, a possible "exit
strategy" would be to toss the ball to Iraqis as soon as
decently possible. This was the course the US aimed at in
Bosnia, believing that elections within a year would enable
NATO forces to withdraw. As we learned to our regret,
premature elections aggravated the problem.

In some quarters in Washington talk of finding a secular
authority figure, possibly a general who might emerge as an
early defector from Saddam, has replaced talk about a
democratic Iraq inside its current borders. This would be a
short-sighted solution.

Secretary Powell made the case that Saddam Hussein is in
material breach of Security Council Resolution 1441, and
that inspections are not the answer. But turning to the our
publics and the international community on the morning
after Saddam goes with a request for help in cleaning up the
mess left behind will not be good for Iraq, the Middle East
or the transatlantic relationship.

Giving diplomacy more time will produce a Security
Council resolution, even if not unanimous, which will be
needed to mobilize the support of governments for a major
effort at nation-building in Iraq. That time can be well used
to win the support of our own publics for taking on a burden
larger than war.

Robert L Barry, a retired US Ambassador, headed the
OSCE mission to Bosnia-Herzegovina from 1998 to 2001
and is a member of the board of the British American
Security Information Council.

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Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2003

(In Croazia i media parlano molto di "riconciliazione".
Ivan ha allora scritto una lettera ad alcuni giornali...)


POMIRENJA

Na prostorima bivse Jugoslavije prinudno
je zaveden mir "odozgo", ali nista
nije razjasnjeno ni rijeseno sto se tice
uzroka i posljedica ovog
krvoprolica. Zrtve jos nisu izbrojane,
zrtve jos nisu pronadjene. Mrznja je
jos uvjek prisutna. Samo je ucutkana i ne
dozvoljava se da eksplodira. Sve
je unisteno. I privreda i administracija,
infrstruktura, itd. Jedino sto
funkcionira je kriminal i sverc koji se i
zaceo tijekom razbijanja Jugoslavije.
Krivce jos uvijek trazimo vise na
pogresnom nego na pravom mijestu, a tako
cini (i naredjuje) Medjunarodna zajednica.
U toj situaciji politickog nereda i
socijalne bijede tesko je naci prostora
za uspostavljanje nekih normalnih odnosa.
Dok se ne omoguci da se svako vrati na
svoj prag, ne moze se traziti neko
normaliziranje odnosa medju ljudima, a
pogotovo ne pomirenje i prastanje.
Kolikima jos mozemo postaviti pitanje:
"Gdje su granice izmedju tebe i
tvoga supruga", "Izmedju tebe i tvoje
djece"?
Jedan od velikih uzroka je vjerska
netrpeljivost koja i dan danas postoji,
ne toliko medju samim narodom, vec medju
onima koji ga vode (neznam kuda, a
najpozvaniji vjerski dostojanstvenici nisu
nista ucinili pozitivno u tom
smislu, vec naprotiv. Moze li se
beatifikacija Stepinca prihvatiti kao
jedan od povoda "za pomirenje"?! Ako je
trazen oprostaj za nedjela ucinjena
prije nekoliko vjekova od nekog ondasnjeg
vjerskog poglavara ili
institucije, moze li se vec zaboraviti ono
sto je juce ucinjeno. Uz to,
moze li vise bilo koji Papa pobiti svoju
"nepogresivost" i izviniti se za
beatifikaciju Alojzija Stepinca. Nas
obicne smrtnike zabrinjava vise toliko
klanjanje naroda...
Bilo je jednom pomirenja kad je i receno
NIKAD VISE! Pomirili smo se na
ovozemaljskim cinjenicama, tolerancije,
prosperiteta, a NASA zajednica bila
je citirana, kao primjer, cijelom svijetu.
Stepinac je osudjen, ne zato sto
je bio antikomunista (jer ga Hrvatska
crkva predstavlja kao mucenika
komunizma), vec zato sto je odobravao ono
sto bi trebalo uvrijediti svakog
pravog vjernika i dijelio blagoslove onima
koji su ubijali neduzne ljude.
Na posljednjoj TV emisiji "Latinici", a i
inace dobroj emisiji, koju sam
imao prilike vidjeti, govorilo se o
"Pomirenju". Najumjereniji je bio onaj
svecenik, ali "jedna lastavica ne cini
proljece".
Prvo se mora uciniti nesto dobroga za nas
narod, bez obzira koji vjeri i
nacionalnosti pripadao, a narod ce se sam
pomiriti, pa i na vjerskoj osnovi.
A ni na ovaj nacin ne moze doci do
potpunog pomirenja dok svaki narod ne
prizna i osudi odgovorne politicare pa cak
i crkvene dostojanstvenike, a ne
samo direktne pocinioce zlocina.

Ivan Pavicevac

STORIELLE DI SARAJEVO

Qual'è la differenza fra un pessimista e un ottimista?
Il pessimista dice: "Le cose non possono andare peggio."
L'ottimista dice: "Possono, possono."

(P. Graffer)

J U G O S L A V I J A

Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio scorso, che
ha cancellato la denominazione di "Jugoslavia" dagli atlanti
geografici europei e ha dato vita ad una provvisoria "Unione di Serbia
e Montenegro", e' stato accolto con un misto di rassegnazione e
disapprovazione dalla popolazione jugoslava.

Secondo un sondaggio i cui risultati sono stati diffusi dall'agenzia
di stampa macedone, il 71 per cento degli intervistati rimpiange il
vecchio nome ed il 57 per cento disapprova il cambiamento di nome.
Tutti gli osservatori onesti riconoscono che la creazione di questa
"Nuova Unione", fortemente voluta dal signor Solana, e' un capestro
che di fatto condurra' al distacco totale di Serbia e Montenegro nel
2006, cioe' dopo i tre anni previsti nel testo approvato. Perdipiu',
con la cancellazione del vecchio Stato comune, gli avversari della
pace e della unita' delle popolazioni balcaniche avranno gioco facile
a ritenere non piu' validi tutti gli accordi internazionali stipulati
dalla RF di Jugoslavia, a partire dalla Risoluzione ONU 1244. E'
dunque facile prevedere che il secessionismo kosovaro sfruttera'
subito la nuova situazione determinatasi. Per tacere del Sangiaccato e
della Vojvodina.

Come ha spiegato Jela Jovanovic, il provvedimento e' comunque
incostituzionale poiche' una decisione del genere non si puo' prendere
con la maggioranza semplice dei voti, bensi' servirebbe una
maggioranza di almeno i due terzi. Inoltre, sono stati resi pubblici i
nomi di 12 deputati-fantasma che hanno "partecipato al voto" senza
potervi partecipare. Questo ultimo episodio nella drammatica vicenda
della Jugoslavia conferma dunque per l'ennesima volta il carattere
della attuale leadership politica di Belgrado e Podgorica/Titograd. Ma
svelare queste irregolarita' clamorose non e' mai bastato, e non ci
bastera' nemmeno stavolta, per contrastare la realizzazione di certi
progetti geopolitici, pagati con il sangue dalle popolazioni locali.

Nonostante il perdurante tradimento da parte dei loro indegni
rappresentanti, ne' la Jugoslavia, ne' gli jugoslavi cadranno cosi'
facilmente nell'oblio della Storia, come pure qualcuno vorrebbe. Come
ha giustamente detto Stevan Mirkovic: "non ci sara' la Jugoslavia,
eppure ci sono gli jugoslavi. Una madre muore, ma i figli restano."

Come Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia facciamo seguire
immediatamente a questa documentazione una nostra presa di posizione
sugli avvenimenti (nel prossimo messaggio).


---

Fonti:
1. Serbia: Vast majority of Serbia's citizens regret over
Yugoslavia (Makfax 6/2/2003)
2. Yugoslavia Dissolved? Unconstitutional Change of Constitution in
the New World (Dis)Order (Jela Jovanovic, 6/2/2003)
3. A sentence by Stevan Mirkovic (Centar Josip Broz Tito, Belgrade)


=== 1 ===


http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=30806

Makfax (Macedonia)
February 6, 2003

Serbia: Vast majority of Serbia's citizens regret over
Yugoslavia


The recent opinion poll shows that vast majority of
Serbia's citizens regret over the split of the Federal
Republic of Yugoslavia and they disagree with the new
name of their common state.

The opinion poll, conducted by Belgrade's agency
Strategic Marketing, covered 433 respondents with age
of 12 to 65. Some 71 percent of poll respondents
expressed regrets over the old name, whilst some 26
percent of respondents felt no regrets.

Some 57 percent of respondent disagreed with the
change of the name of the new state, 28 percent
presume the change of the name is a positive move,
whilst 15 percent of respondents have no clear
position.

Some 78 percent of the repondents in Vojvodina regret
over the old name. Some 32.4 percent of respondents in
central Serbia regret over the old name.


=== 2 ===


This text is from the Emperor's Clothes Website
The URL is http://emperors-clothes.com/news/illegal.htm

Please forward this text to your friends!

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Yugoslavia Dissolved?
Unconstitutional Change of Constitution in the New World (Dis)Order

By Jela Jovanovic
[Posted on 6 February 2003]
========================================================

Let us put aside for the moment the contents of the so-called
Constitutional Charter of Serbia and Montenegro. It proclaims a 'state
community' that nowhere exists because no state could possibly
function based on its principles.

Apart from that, it is necessary to draw the attention of the domestic
and international public and relevant institutions to the
unconstitutional way this act was forced through the Serbian
Parliament.

Contrary to the Constitution of Serbia, which stipulates that a
Constitutional change requires a 2/3 Parliamentary majority, the
deputies supporting Prime Minister Zoran Djindjic and his Democratic
Party proclaimed that a simple majority was sufficient to accept this
Charter *dissolving Yugoslavia*.

As if that was not sufficiently illegal, Parliamentary Chairperson
Natasa Micic arbitrarily ruled that two *former* delegates - Goran
Vesic, who resigned in June 2002 and Stevan Lilic, whose resignation
was verified by Parliament, would be counted among the 130 voting for
the Charter.

And more: at a 30 January Press Conference, Dr. Vojisla Seselj,
president of the Serbian Radical Party, revealed the names of ten
people who voted *although they are not deputies*.

The non-deputy voters are: Aleksandra Joksimovic, Jozef Kasa, Nebojsa
Lekovic, Petar Misic, Gorica Mojovic, Visnja Nezic, Branisla
Pomoriski, Zivica Predojev, Alan Selimovic and Goran Ciric.

How could a viable state be founded through such violation of the law?

It is urgent that the Constitutional Court annuls the results of this
latest gangsterism.

-- Jela Jovanovic
art historian Yugoslavia


=== 3 ===



"There will be no Yugoslavia, but there will be Yugoslavs.
A mother dies but the sons live on."

Stevan Mirkovic, 76, former army chief of staff. Cited in:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A26338-2003Feb4.html