Informazione

Data: 20/03/2001 19:22
Da: Massimo Zucchetti
A: Lista "Scienzaepace" <scienzaepace@...>

LA SEZIONE ITALIANA DEL TRIBUNALE CLARK ha indetto per domani
Mercoledi' 21 ore 12.00 a piazza SS. Apostoli 49, scala C, int.5
presso LIDU - Lega Internazionale per i Diritti dell'Uomo (tel.
06/6780504) una conferenza stampa
per presentare un primo rapporto redatto dalla commissione degli
scienziati che lavora con il Coordinamento per l'Abolizione delle
Armi all'Uranio e con il Tribunale Clark e per una prima risposta alle
sentenze assolutorie dell'uranio presentate lunedi' 19 dal prof.
Mandelli.

1) Segnalo articolo dell'Unione Sarda di domenica
http://www.unionesarda.it/news.asp?IDNews739&IDCategoria2

2) Intervista abortita del vostro affezionato al Tg5 di stasera alle
20:00.
E' stata cancellata quando gia' la troupe era in viaggio per registrare
il
mio minuto.
Potenza delle veline governative. Il giornalista che mi aveva
contattato
umiliato come pochi, pora stella.

3) Fra gli articoli di oggi, decente quello su Liberazione, un po'
cosi'
quello sul Manifesto, penosi gli altri.

(...)

Torino 20.3.2001

Con riferimento ai lavori della Commissione scientifica sull�uranio
impoverito nominata dal Ministro della Difesa, presieduta dal prof.
Mandelli (�Commissione�), il sottoscritto ha esaminato la Relazione
Preliminare emessa dalla Commissione in data 19.3.2001.

1) Nell�esprimere apprezzamento per il lavoro effettuato dai membri
della Commissione e per i dati messi a disposizione, si esprime stupore
tuttavia sul fatto che i risultati di questo lavoro siano stati intesi
come �Assoluzione dell�Uranio impoverito�, facendo ampio torto al reale
contenuto del rapporto stesso e alle dichiarazioni dello stesso
prof.Mandelli.
2) Inoltre, sullo specifico del metodo utilizzato nel rapporto e sui
suoi risultati preliminari, verrano espresse alcune osservazioni
critiche, atte pi� che altro, se prese in considerazione, a migliorarne
i contenuti.

1) La relazione preliminare NON � (e non poteva essere) una assoluzione
dell�uranio impoverito.
Il sottoscritto in particolare, a questo riguardo, concorda pienamente
con il prof. Mandelli ed i membri della Commissione sui seguenti punti:
- Si tratta di una relazione preliminare su un aspetto specifico
dell�intera questione, ovvero la maggior incidenza di tumori rispetto
al normale nei militari italiani in missione nei Balcani.
- La quantit� di dati a disposizione era troppo esigua per poter
permettere sia di negare sia di affermare con certezza il legame fra
uranio impoverito e certe neoplasie.
- Sar� necessario un accurato monitoraggio nel tempo, sia per quanto
riguarda l�acquisizione di eventuali nuovi casi, sia per controlli da
effettuare su altre popolazioni a rischio, sia per seguire nel tempo la
coorte dei soggetti militari esposti. E� necessario in particolare
aggiornare il numero di casi di neoplasie mediante l�acquisizione della
documentazione necessaria alla conferma diagnostica delle segnalazioni
che arriveranno alla Commissione nei prossimi mesi.
- Il ruolo di altre cause oltre all�uranio impoverito non ha potuto
essere preso in considerazione.
- Le considerazioni effettuate sul ruolo dell�uranio impoverito sono
preliminari e derivano dalla letteratura e dalle campagne recenti
dell�Unep.
- L�incidenza di alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin, ma anche
altre) � superiore all�atteso, anche se, viste le precedenti premesse,
erano di statistica dubbia e l�attribuzione all�uranio impoverito non �
stata possibile. Vi sono tuttavia lavori in letteratura che indicano
una possibile correlazione fra linfoma di Hodgkin e esposizione interna
da Uranio impoverito.
Se questa � una sentenza assolutoria, allora il sottoscritto qui, alla
pari dei membri della Commissione nel Rapporto, si � probabilmente
espresso in una lingua diversa dall�italiano corrente!

2) Sui seguenti punti della relazione si esprimono invece alcune
perplessit� e osservazioni. In particolare:
A) La statistica sulla normalit� o meno rispetto all�atteso del numero
di casi di malattia riscontrati dipende ovviamente da due parametri,
cio�:
a) Il numero di casi di tumore preso in considerazione.
b) La popolazione globale presa come campione statistico. Se infatti 10
casi di tumore, ad esempio, sono �sotto il normale� su una popolazione
di 1 milione di persone, sono �sopra il normale� su una popolazione di
1000 persone.
Sulla determinazione di queste grandezze il rapporto solleva dei dubbi.
Infatti:
a) L�esame dei casi di malattie e morti attribuibili all�uranio
impoverito deve prendere in esame, vista l�esiguit� del fenomeno, la
maggior base possibile di casi significativi, per migliorare la
affidabilit� dell�indagine. Allora, i molti ulteriori casi segnalati
dalle associazioni di militari colpiti (quali la AnaVafaf e altre) non
possono non essere presi in considerazione, e probabilmente, visti i
piccoli numeri, potrebbero modificare alcune delle conclusioni ora
tratte nel Rapporto.

b) La popolazione considerata �esposta� ai fini della statistica sulla
normalit� dell�insorgenza dei tumori � di ben 57164 soggetti,
includendo fra i potenzialmente esposti anche soggetti che sono stati
nei Balcani per una sola volta e per tempi brevissimi (anche fino ad un
sol giorno, in teoria!), oppure in date talmente posteriori ai
bombardamenti e/o in luoghi cos� lontani da esso da poterne escludere
con ogni probabilit� l�esposizione da uranio. La statistica stessa sui
colpiti da linfoma di Hodgkin, ad esempio, indica in 173 giorni la
durata media della permanenza, con un minimo di 64 giorni per un solo
caso.
In sostanza, se si includono nella statistica persone che all�uranio
non sono state esposte mai, da un lato, e si escludono invece casi di
patologie che potrebbero aumentare la statistica, dall�altro, risulta
ovvio come si possa giungere alle conclusioni sulla �normalit� rispetto
alle attese� dell�incidenza di tumori.

B) Per quanto riguarda lo screening dei militari esposti per accertare
l�esposizione ad uranio impoverito (ovvero gli esami da effettuare su
potenziali contaminati, ma senza patologie) � ben noto [si veda come
solo esempio la ref. 1] che esami ematologici e delle urine �standard�
non possono, a distanza di qualche anno, rilevare alcunch�, tranne il
caso di militari con proiettili ritenuti, che non si applica qui. La
tipologia di esami da effettuare risulta pi� complessa in questo caso.
E� anche improbabile, che, a distanza di anni, il meccanismo di
esposizione alla risospensione di polveri da parte di militari �alla
prima esperienza� sia in grado, a distanza di anni dai bombardamenti,
di provocare in costoro una esposizione significativamente rilevabile.
Si fa notare in ultimo che l�analisi �Whole Body Counter� � poi
inefficace alla rilevazione di contaminazioni da alfa emettitori quali
l�uranio.

C) Si concorda con la Commissione che la via di esposizione pi�
rilevante per l�uranio impoverito � l�inalazione e che, dai polmoni,
una frazione non trascurabile dell�attivit� in questi depositata si
concentri nei linfonodi del mediastino. Questo tuttavia, al di l� delle
comprensibili cautele e premesse della Commissione gi� esaminate,
appare un segnale significativo di correlazione fra l�eccesso di casi
di linfomi di Hodgkin e l�esposizione a uranio impoverito. Si concorda
per� su come occorra meglio chiarire il ruolo della contaminazione
interna da uranio nella eziologia dei linfomi, campo di ricerca sul
quale non vi sono sufficienti dati.

D) Fra le statistiche del UNSCEAR citate nel Rapporto riguardo il
linfoma di Hodgkin, risultano purtroppo di scarsa utlit� quelle legate
a esposizione a Iodio-131 e al gas Radon, mentre � interessante la
statistica del 1994 che riporta, fra i lavoratori addetti alla
lavorazione del minerale uranifero (quindi professionalmente esposti a
inalazione di polveri di uranio) casi in eccesso di linfoma di Hodgkin,
pur in presenza di normale incidenza di tumori a polmoni e ossa.

E) La citazione dei rassicuranti risultati del rapporto UNEP [2]: �non
� stata registrata una contaminazione significativa delle aree
sottoposte a mitragliamento con dardi all�uranio impoverito� non
rassicura affatto, purtroppo, a causa di forti dubbi riguardo la
liceit� di tali conclusioni. Infatti:
- Le misurazioni sono state fatte a distanza di anni dai bombardamenti.
Il sottoscritto ha gi� ampiamente spiegato in altre sedi [3] come sia
improbabile, a distanza di anni, rilevare l�inquinamento da DU con le
usuali misure di contaminazione ambientale. Occorre ricorrere a
bioindicatori/bioaccumulatori, nei quali si pu� ancora rilevare il DU
anche dopo parecchio tempo dai bombardamenti.
- Il rapporto afferma infatti di non aver trovato concentrazioni
ambientali rilevanti di DU e questo appunto non stupisce. Tuttavia,
contraddice le sue stesse conclusioni (il DU in seguito ad un
bombardamento non si sparge nell�atmosfera se non entro un piccolo
raggio dall�esplosione, ergo l�esposizione della popolazione nel suo
insieme risulta trascurabile), leggendo quanto scritto nell�Appendice
VI del Rapporto stesso.
- In essa vengono riportati i dati sui rilevamenti di DU in certi
bioindicatori (licheni e muschi). Si legge che in tutti i casi in cui
si � ricorso a questa misura si � trovato rilevante traccia di DU,
segno che esso si era polverizzato e sparso nell�atmosfera. Questo,
anche in concomitanza con rilevazioni nulle di contaminazione del
suolo. Si raccomanda nel Rapporto l�uso di questi bioindicatori in
future rilevazioni.
- Questa appare perci� una implicita affermazione di non aver
utilizzato le tecniche pi� adeguate per la rilevazione del DU.
Risultano perci� opinabili ed inficiate tutte le affermazioni del
rapporto Unep sulla pericolosit� del DU.
- Inoltre, solo in 11 siti sugli oltre 100 indicati sono state
effettuate misurazioni. Date le caratteristiche �a spot�
dell�inquinamento da DU, questo compromette la completezza ed
esaustivit� dell�indagine.

F) Si concorda con la Commissione che i coefficienti di rischio
attualmente raccomandati dall�ICRP (derivati da alte esposizioni
croniche esterne principalmente a nuclidi beta e gamma emettitori
statistiche su Hiroshima, Nagasaki e pazienti alto-irraggiati per
errate cure con raggi X negli anni quaranta) siano di difficile
applicazione al caso in esame (esposizioni interne croniche ad alfa
emettitori). Questo, tra l�altro, costituisce un ulteriore elemento di
critica a molte delle rassicuranti stime recentemente pubblicate [4].

In conclusione, il sottoscritto, al contrario di considerarlo una
sentenza assolutoria, considera il Rapporto della Commissione come un
pregevole primo risultato di una analisi che andr� ovviamente
completata. Segnala in particolare la necessit� di migliorare e
rivedere la statistica (come riportato nel punto A di questo Documento)
e di proseguire nell�interessante analisi della correlazione fra alcune
forme tumorali (linfoma di Hodgkin) e l�esposizione interna da Uranio
(punti C e D di questo Documento).

Rimanendo a disposizione per ogni eventuale chiarimento, porgo distinti
saluti,


(Prof.Ing. Massimo Zucchetti)
Professore di Ruolo di Impianti Nucleari
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino (Italy)

Tel./Fax +39.011.564.4464/4499. Email: zucchetti@...


[1] F.J.Hooper et al. "Elevated urine uranium excretion by soldiers
with retained uranium shrapnel", Health Phys. 77(5) (1999) 512-519.
[2] Unep, Depleted Uranium in Kosovo - Post-Conflict Environmental
Assessment, marzo 2001, reperibile al sito:
http://balkans.unep.ch/du/reports/report.html.
[3] M.Cristaldi, A.Di Fazio, C.Pona, A.Tarozzi, M.Zucchetti �Uranio
impoverito (DU). Il suo uso nei Balcani, le sue conseguenze sul
territorio e la popolazione�, Giano, n.36 (sett-dic. 2000), pp. 11-31.
[4] Unione Europea, Opinion of the group of experts established
according to Article 31 of the EURATOM Treaty - Depleted Uranium,
reperibile al sito:
http://europa.eu.int/comm/environment/radprot/opinion.pdf.

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http://emperors-clothes.com/articles/jared/gentle.htm
Emperor's New Clothes
March 17, 2001

Gentle Reign: Washington Makes It Perfectly
Clear in Kosovo
by Jared Israel

Gentleness is a virtue, my friends.
With this in mind, note how the U.S. military dealt
recently with some terrorists, or as the media calls
them, 'ethnic Albanian rebels', or 'guerillas'.
The terrorists were returning to Kosovo after being
rudely received by security forces in the country
called Former Macedonia. They were in a hurry to get
home.
"Jim Marshal, spokesman for the U.S.-led contingent of
the KFOR [i.e., NATO] multinational peacekeeping
force, said the men appeared to be dumping their
uniforms and weapons before heading towards Kosovo. 
'"We saw a lot of men in black uniforms crossing into
Kosovo, entering buildings, changing out of their
uniforms, leaving their weapons and coming here...in
civilian clothes,' Marshal told reporters in the
Kosovo village of Debelde, where U.S. troops are
monitoring the trouble. 
'''We have seen machine guns and some RPGs
(rocket-propelled grenades) and light weapons,' he
said. 
'Anyone who crossed into Kosovo would be detained and
searched, he said. 'We will disarm them and detain
them and investigate each case individually. It is up
to KFOR to decide about further investigations,'
Marshal said. 
"'We are talking with the civilians here in Debelde to
convince the armed men to hand over their weapons and
finish this thing."'  (My emphasis, 'Reuters',
3-4-2001)
U.S. forces were following the terrorists closely
enough to watch as they shed their clothing and
entered a town which U.S. military spokesman Marshall
calls 'here'. That town was Debelde, coincidentally
the place where U.S. forces (including, apparently,
Mr. Marshall) were stationed.
"We saw [the terrorists] entering buildings, changing
out of their uniforms," said Mr. Marshall.
Isn't this remarkable? The U.S. military and the
terrorists shared the same home base; the U.S.
military knew exactly where the terrorists were at all
times; but the U.S. military did not prevent the
terrorists from attacking Macedonia. Nor did it swoop
down and arrest the terrorists as they were "dumping
their uniforms and weapons", did not stop them from
illegally entering Kosovo and did not immediately turn
them over to Macedonians security forces whom they had
attacked with rocket-propelled grenades, etc.
As you may recall, the BBC has reported:
"Western special forces were still training the
guerrillas [i.e., the terrorists attacking Serbia and
Former Macedonia] as a result of decisions taken
before the change of government in Yugoslavia "
('BBC', Monday, 29 January, 2001)
Could Mr. Marshall have been engaging in double talk?
Could this be a case of Washington simultaneously
sponsoring and lamenting 'Greater Albanian' terrorism?

Why did the terrorists return 'here', that is, to U.S.
headquarters?
Keep in mind that these so-called 'rebels' are none
other than the Kosovo Liberation Army, recycled. Ever
since the KLA was glued together by German and US
'intelligence' from a mishmash of drug traffickers,
children of World War II Nazis and diehard supporters
of the late Albanian leader, Enver Hoxha, said KLA has
never won a battle against people with actual guns,
e.g., the Yugoslav Army. The KLA's specialty is
drive-by shootings and cutting the throats of
civilians, preferably old people and children.
Now a group of KLA'ers had invaded Macedonia and
received an unexpectedly harsh reception; that is, the
local security forces shot back. So they turned tail
and fled to the U.S. base in Debelde to complain,
shedding weapons and clothing as they went.
Why to Debelde? Doesn't it make sense that Debelde was
a base for those "Western special forces [who] were
still training the guerrillas"?
But just as the U.S. military was able to observe the
terrorists' shedding their clothing as they raced back
from Former Macedonia, so could the Former Macedonian
security forces who had routed the terrorists.
Everyone concerned was aware: the terrorists were
fleeing to a U.S. base.
This must have been embarrassing for the U.S. military
command. In an effort to spin gold from misfortune,
military spokesman Marshall called a press conference.
The U.S. military would take action, he declared.
"Everyone who crossed into Macedonia would be detained
and searched."
At first this sounds good, but on reflection it is not
clear what Mr. Marshall's men could hope to find
since, according to him, the terrorists had thrown
away clothing and weapons as they rushed back to
Debelde. Were they going to search for tattoos? In a
flash of perhaps unintended humor, Mr. Marshall added
that:
"We will... investigate each case individually..."
'Individually' has a nicely American ring, but again,
what did Mr. Marshall expect to discover? That some of
the terrorists had perfectly good reasons for
attacking Macedonia with "machine guns and some RPGs
(rocket-propelled grenades) and light weapons" whereas
others were being quite naughty?
And what would the U.S. military do after it was done
searching and individually investigating? Mr. Marshall
left that question open. "It will be up to KFOR to
decide about further investigations,'' he said.
The U.S. military was not going to move hastily in
ambiguous matters of law.
Back in the Real World
There is nothing ambiguous about the law concerning
these terrorists. Even UN resolution 1244, which is
NATO's justification for being in Kosovo, affirms:
"...the commitment of all Member States to the
sovereignty and territorial integrity of the Federal
Republic of Yugoslavia and the other States of the
region, as set out in the Helsinki Final Act and annex
2..."
The terrorists are attacking Yugoslavia and Former
Macedonia, i.e., "the States of the region." The U.S.
military is required to seize them and turn them over
to the legal authorities in those countries. Period.
In a dispatch that almost surely referred to the
United States and Britain, the 'BBC' reported that :
"...certain Nato-led K-For forces were not preventing
the guerrillas taking mortars and other weapons into
the exclusion zone
"The guerrilla units had been able to hold exercises
there, including live-firing of weapons, despite the
fact that K-For patrols the zone." ('BBC', Jan 29,
2001)
UN Resolution 1244 has many faults. One fault is that
it was forced on Yugoslavia through the worst possible
violation of international law - the 78 day bombing of
Yugoslavia. Moreover, Resolution 1244 states that the
Yugoslav government has suppressed the rights of
ethnic Albanians, which is simply a lie invented to
justify NATO's crimes including sponsoring terrorism
and bombing a sovereign nation. (1)
However even Resolution 1244:
"15. Demands that the KLA and other armed Kosovo
Albanian groups end immediately all offensive actions
and comply with the requirements for demilitarization
as laid down by the head of the international security
presence in consultation with the Special
Representative of the Secretary-General;" [my
emphasis] (3)
Yet the KLA, trained by "Western special forces", has
been attacking southern Serbia for more than a year
and is now attacking Former Macedonia.
I submit that the United States and Britain are using
KLA terrorists as a wedge to help undermine the
sovereignty of Yugoslavia and Former Macedonia. This
is a direct violation of the Helsinki Final Act, a
cornerstone of international law, which commits its
signers, including the United States and Britain :
"To refrain from any use of armed forces inconsistent
with the purposes and principles of the Charter of the
United Nations and the provisions of the Declaration
on Principles Guiding Relations between Participating
States, against another participating State, in
particular from invasion of or attack on its
territory.
"To refrain from any manifestation of force for the
purpose of inducing another participating State to
renounce the full exercise of its sovereign rights."
[my emphasis] (2)
While it sponsors terrorist attacks on sovereign
nations, the United States government and its various
covert and overt conduits (of money) simultaneously
organize and fund "civil society" groups in targeted
nations around the world. The "civil society" groups
preach that targeted nations must learn to respect the
rule of law. (4)
In other words: WE can and will violate any law or
agreement any time we wish and we will accuse YOU whom
we wish to destroy of doing the violating and THAT is
the New World Order.
And that is how the game is played, my friends. People
of the world: take notice.
-- Jared Israel, 17 March 2001
Further Reading...
(1) 'Why Albanians Fled Kosovo During NATO Bombing'.
This interview presents an entirely different
explanation of why large numbers of Albanians left
Kosovo during the NATO bombing: not mainly because of
the bombing, and not because of Serb attacks.
The interview is with Mr. Chedomere Pralinchavich. He
was the chief archivist of Kosovo and leader of the
Jewish community in Prishtina until he and all other
Jews were driven from the province by the KLA, with
NATO's complicity. The interview can be read at
http://emperors-clothes.com/interviews/keys.htm
2) To read the Helsinki Final Act (the "Helsinki
Accords") please go to
http://www.hri.org/docs/Helsinki75.html
3) UN Security Council Resolution 1244 can be read at
http://www.un.org/Docs/scres/1999/99sc1244.htm
4) Concerning Washington's creation of 'civil society'
groups as weapons of policy, see "U.S. Arrogance and
Yugoslav Elections" at
http://emperors-clothes.com/engl.htm

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---

"Il Manifesto", 2 Marzo 2001

"I croati van da soli"
Bosnia: si rompe la Federazione musulmano-croata. Salta Dayton
GIACOMO SCOTTI

La previsione de il manifesto sulla Bosnia-Erzegovina si è avverata:
la Federazione musulmano-croata, seconda entità accanto alla
Repubblica serba, dello Stato bosniaco-erzegovese, si sta
frantumando. Il massimo esponente della comunità croata in quel
paese tormentato, Ante Jelavic, membro della presidenza tripartita
dello Stato e presidente del partito nazionalista Hdz, ha annunciato
solennemente che domani, sabato 3 marzo, il Parlamento nazionale
croato della Bosnia-Erzegovina (un organismo creato lo scorso
novembre e dichiarato illegale dalle autorità tutorie dell'Onu a
Sarajevo) si riunirà a Mostar per "emanare una storica decisione".
Lo stesso Jelavic l'ha già anticipata, preannunciando l'uscita dalla
presidenza tripartita e dichiarando che i croati bosniaco-erzegovesi
"ritengono illegale e illegittimo l'attuale governo della
Bosnia-Erzegovina" e pertanto "da oggi la Federazione
bosniaco-erzegovese è un'entità nazionale musulmana, senza i
croati". E' sottinteso: i croati formeranno una terza entità
politico-territoriale soltanto per loro. Gli accordi di Dayton, almeno
per quanto riguarda i croati, finiscono nella carta straccia.
L'annuncio è stato fatto da Ante Jelavic l'altro ieri in un comizio di
fronte a cinquemila croati bosniaci convenuti per onorare come loro
eroi i criminali di guerra Kordic e Cerkez, a Busovaca, loro città
natale (Dario Kordic è stato condannato dal tribunale dell'Aja a 25
anni di carcere, il generale Mario Cerkez a 15 anni). Busovaca giace
nella Bosnia centrale, in quella Valle del Lasva nella quale milizie
croato-bosniache dell'Hvo sterminarono centinaia di civili
musulmani, incendiandone i villaggi.
L'annunciata "decisione storica" segnerebbe dunque la separazione
dallo Stato bosniaco e dalla Federazione musulmano-croata di
Bosnia dei territori abitati in prevalenza da croati e amministrati
dall'Hdz, e quindi il ripristino di quella "Repubblica croata di
Erzeg-Bosnia" che nella guerra 1992-1995 fu la causa dei sanguinosi
scontri fra croati e musulmani inizialmente alleati contro i serbi. Per

la conservazione di quell'entità secessionista, il governo della
Croazia sotto la guida di Tudjman mandò in Bosnia una parte delle
sue truppe, compiendo in sostanza un'aggressione contro un paese
riconosciuto dall'Onu.
A Busovaca, Jelavic ha definito le condanne affibbiate dai giudici
dell'Aja a Kordic e Cerkez, e prima di loro al generale Blaskic, "un
tentativo di criminalizzare il popolo croato della Bosnia-Erzegovina",
un esempio di come agisce la comunità internazionale "a danno dei
croati, cementando in Bosnia due entità, la serba e la musulmana:
questo i croati non lo permetteranno mai". Conclude Jelavic: "per i
croati questo governo è illegale, illegittimo, e non accetteremo
nessuna delle sue decisioni", e "il Parlamento nazionale croato" (da
lui convocato in sessione a Mostar domani) "segnerà una nuova fase
della lotta per l'eguaglianza politica dei croati in
Bosnia-Erzegovina".
L'Hdz di Jelavic, si noti bene, già da quattro mesi boicotta il
parlamento centrale dello Stato bosniaco e quello della Federazione
croato-musulmana, e ha ritirato i propri rappresentanti dai due
governi dove gli unici rappresentanti dei croati sono esponenti
socialdemocratici. In altre parole, i nazionalisti croati hanno da
tempo creato le condizioni, o meglio i pretesti, per la secessione.
Chiarendo che la scissione non sarà seguita da una richiesta di
annessione del territorio secessionista alla Croazia (tanto più che il
governo democratico di Zagabria, decisamente contrario alla
creazione di un terzo staterello in Bosnia, si accinge a varare
perfino una legge che impedirà ai croati bosniaci di mandare propri
deputati nel parlamento di Zagabria), Jelavic ha detto: "La
Bosnia-Erzegovina non è in questione, ma vogliamo una
Bosnia-Erzegovina con tre entità nazionali su posizioni paritarie, e
questa sarà la nostra decisione a Mostar". Come reagirà l'Onu a
questa aggressione accadizetiana all'unità della Bosnia-Erzegovina?
Per la cronaca, al comizio di Busovaca, preannuncio di una serie di
azioni eversive e provocatorie che potrebbero portare nuovamente
sulla strada della guerra civile, almeno nel territorio della
Federazione croato-musulmana, hanno preso la parola pure il
vicepresidente dell'Hdz bosniaca Marko Topic, l'ex generale
dell'esercito croato-bosniaco (Hvo) e dell'esercito croato (Hv)
Slobodan Praljak, resosi "famoso" per aver ordinato il
cannoneggiamento e la distruzione del Ponte Vecchio di Mostar già
simbolo della convivenza plurietnica e gioiello dell'architettura, e
una decina di altri papaveri neoustascia, alcuni con il crocifisso in
mano.
Praljak ha accusato la comunità internazionale di condurre una
"politica filoserba" e i musulmani di Bosnia di non essersi battuti
contro i serbi nella scorsa guerra. Secondo lui non sarebbero stati i
croati ad aggredire i musulmani nella Bosnia centrale, ma i
musulmani ad aggredire i croati. I quali, guidati da Kordic, Cerkez e
altri "patrioti", si difesero scannando centinaia di bambini, donne e
vecchi ed altri bruciandoli nelle loro case. Perché non c'era posto per

i "diversi" in una terra "che noi croati abitiamo dal settimo secolo e
dove resteremo in eterno". Sparando a zero anche lui contro i
"nemici" dei croati in Bosnia e nel mondo, Marko Topic ha
parafrasato lo slogan urlato dai neofascisti a Spalato, Zagabria e in
altre città della Croazia da circa tre settimane a questa parte: "Noi
tutti siamo Dario Kordic". Criminali? No, "eroi, difensori della
propria
patria".
E' stato infine deciso che la data del 26 febbraio, giorno in cui
Kordic e Cerkez furono condannati dai giudici dell'Aja, sia
proclamata "Giornata dei patrioti croati della Bosnia-Erzegovina".

---

"Il Manifesto" del 4 Marzo 2001

Va in pezzi la Bosnia di Dayton
GIACOMO SCOTTI

L' aria di Mostar, resa leggera dal soffio che viene dal mare
attraverso la vallata della Neretva, ieri era politicamente pesante.
La città si presentava più che mai divisa, non dal fiume ma da un
invisibile quanto solido muro fra croati e musulmani. Case ed alberi
nel settore croato (ormai "ripulito" da serbi e musulmani) erano
tappezzati da manifesti che invitavano "tutti i croati della
Bosnia-Erzegovina" a raggiungere Mostar per "essere testimoni di
storici eventi". Un invito che ha fatto affluire in città decine di
migliaia di persone con cartelli e bandiere, molte nere, in una
scenografia ben nota: quella delle adunate neoustascia. Gli urli, gli
slogan e le canzoni erano di guerra, di odio. Faceva paura stare lì in
mezzo.
Ma quali sono state le "storiche decisioni"? Ecco: la cosiddetta
"Assemblea nazionale croata", costituitasi in novembre per volere
del partito Hdz, si è riunita a Mostar, già capitale della "Repubblica
croata di Erzeg-Bosnia" di triste memoria, per decretare la
resurrezione di quell'entità sotto il nome di "Autorità autonoma dei
territori croati", separata dalla Federazione musulmano-croata che
accanto alla Respublika srpska formava il secondo corno dello stato
unitario di Bosnia-Erzegovina.
La (ri)nascita della terza entità statale croata non è affermata a
chiare lettere nei documenti approvati dai secessionisti, ma la
sostanza non cambia, come è facile capire dalle decisioni prese:
dalla creazione di istituzioni parallele croate in Bosnia al ritiro dei

croati, a cominciare dai ministri, "da ogni carica ricoperta nelle
istituzioni della Federazione e dello stato bosniaco".
Sull'intero territorio a maggioranza etnica croata sarà riconosciuto
un solo partito, l'Hdz; saranno considerate illegittime le
amministrazioni a guida socialdemocratica nei comuni conquistati
dai non nazionalisti nelle elezioni di novembre. Sul medesimo
territorio non saranno valide leggi e direttive emanate dall'Alto
rappresentante dell'Onu e dell'Osce, né quelle del governo della
Federazione croato-musulmana. Il massimo organismo dell'Autorità
autonoma croata sarà il suo presidente e costui - un "duce",
considerati i poteri assoluti che gli vengono concessi - sarà Ante
Jelavic, leader massimo dell'Hdz bosniaco-erzegovese. Questi,
avendo calpestato la costituzione della Bosnia-Erzegovina di cui è
co-presidente assieme ai rappresentanti eletti dai serbi e dai
musulmani, rischia ora di essere dichiarato decaduto dalla carica e
cacciato dalla presidenza tripartita.
A dar forma e risalto alla scissione sono pure le decisioni prese dal
"parlamento" dei croati sulla struttura del governo dell'Autorità
autonoma: è prevista la creazione di un Consiglio esecutivo
provvisorio con una dozzina di ministeri, di un organo legislativo
pure provvisorio (l'attuale Assemblea nazionale croata dell'Hdz) e di
un Consiglio della magistratura. Imposte, tasse, dazi e dogane
saranno riscossi dall'Autorità autonoma per finanziare lo staterello
croato; il cui governo porrà sotto il proprio controllo, recitano le
decisioni, anche corpi di polizia e forze armate. Qualora le truppe
internazionali (Sfor) dovessero bloccare le caserme dell'esercito
bosniaco-croato (Hvo, attualmente parte integrante delle forze
armate della Federazione bosniaco-erzegovese) quell'esercito sarà
sciolto. Chi controllerà i confini? Questo ed altri problemi restano
aperti.
Per dare una cornice legalitaria al colpo di mano che definiscono
"storico evento", gli organizzatori hanno invitato esponenti di tutti i

paesi firmatari degli accordi di Dayton. Ma l'unico paese ad aderire è
stato la Croazia. I capi dell'Hdz bosniaco-erzegovese hanno
giustificato questa nuova scissione con la "volontà di contribuire
alla ristrutturazione interna della Bosnia-Erzegovina".
La reazione dell'autorità tutoria internazionale in Bosnia-Erzegovina
è stata rapida e tuttavia moderata - almeno per il momento. L'Alto
rappresentante dell'Onu e dell'Osce a Sarajevo non esclude la
possibilità di espellere Jelavic dalla presidenza dello stato bosniaco,

come ha dichiarato il suo portavoce Oleg Milisich, aggiungendo la
minaccia della messa fuori legge della stessa Hdz. Secondo l'Alto
rappresentante, "Jelavic mette in pericolo la pace in Bosnia".
Non meno severo si è dimostrato il portavoce dell'Osce, Luka
Zahner. Ricordando che qualche anno addietro l'autorità
internazionale cacciò dalla presidenza dello stato centrale bosniaco
il rappresentante serbo Nikola Poplasen, radicale, per aver violato
gli accordi di Dayton, Zahner ha detto che "il tentativo dell'Hdz di
creare uno staterello croato in Bosnia non è dettato dalla
preoccupazione per la posizione nazionale e culturale dei croati in
questo paese ma nasconde il disegno dei capi di instaurare il
proprio controllo sulle risorse finanziarie del territorio. Spero che
la
gente si renderà conto dell'insostenibile situazione economica in cui
Jelavic e l'Hdz possono trascinare il paese". Alla domanda, però, se
l'Alta autorità internazionale ricorrerà a sanzioni contro Jelavic e il

suo partito, Zahner ha risposto: "Non intendiamo trasformare in
martiri dei violatori della costituzione".

---

"Il Manifesto" del 9 Marzo 2001

Chiusi in un ghetto i secessionisti croati in
Bosnia
Durissime sanzioni dell'amministrazione internazionale, a Zagabria
chiesto un
ruolo attivo per isolare Jelavic e l'Hdz
GIACOMO SCOTTI

Ante Jelavic, massimo leader della filiale bosniaca dell' Hdz, il
partito nazionalista croato, è stato radiato dalla presidenza
tripartita della Bosnia-Erzegovina, la più alta autorità dello stato,
ed è stato dichiarato decaduto anche dalla carica di presidente
dell'Hdz bosniaco-erzegovese. La delibera, inappellabile, è stata
firmata dall'Alto rappresentante della comunità internazionale (Onu,
Osce, Sfor) che esercita nel paese balcanico il potere tutorio
supremo, Wolfang Petritsch.
Jelavic è l'uomo che ha cercato di riportare la Bosnia-Erzegovina sul
sentiero di una nuova guerra civile separando i territori a
maggioranza croata dalla Federazione musulmano-croata,
costituendo la terza entità politico-territoriale detta "Autorità
autonoma dei territori croati" nelle medesime regioni che già
formarono a suo tempo la Repubblica croata di Erzeg-Bosnia". Oltre
a lui, la gravissima sanzione ha colpito tutte le massime autorità
secessioniste: Marko Tokic, vicepresidente dell'Hdz e presidente del
"governo" dei territori croati in Bosnia, Ivo Andric-Luzanki,
vicepremier, e Zdravko Batinic membro della "Presidenza" dello
staterello.
Tutti costoro, cacciati da qualsiasi carica in ogni regione del paese,
non potranno esercitarne alcuna in Bosnia-Erzegovina nemmeno in
futuro. Petritsch ha chiarito che seguiranno anche sanzioni
amministrative, finanziarie ed economiche, e che "la comunità
internazionale sarà più che determinata nel controllare e distruggere
tutti i canali illegali finanziari che alimentano l'Hdz
bosniaco-erzegovese, e "destabilizzano e strutture legali del potere
in Bosnia-Erzegovina".
La reazione di Jelavic e soci è stata rabbiosa: loro resteranno "i
rappresentanti legittimi del popolo croato in Bosnia-Erzegovina", e
l'"Autorità autonoma dei territori croati" comincerà a funzionare in
pieno, con i propri simboli statali, da lunedì prossimo. Opposizione
totale, dunque, alla comunità internazionale che "con le sanzioni
non fa che omogeneizzare maggiormente i croati
bosniaco-erzegovesi e approfondirne lo sdegno, che si propaga
anche nella Repubblica di Croazia".
E le sanzioni contro i secessionisti, secondo fonti bene informate,
prevedono ulteriori misure: divieto di ingresso nei paesi occidentali
e in Croazia per alcuni gerarchi dell'Hdz bosniaca, divieto di
investimenti stranieri in Erzegovina finché a governarla saranno i
vertici dell'Hdz. La Croazia, inoltre, su richiesta della comunità
internazionale, potrebbe dover revocare tutti i passaporti concessi
ai croati di Bosnia dal precedente regime di Tudjman. Si parla di
denunce penali, nei prossimi giorni, contro esponenti dell'Hdz
bosniaca coinvolti in organizzazioni criminali di stampo mafioso, e
della richiesta alla Croazia di spiccare mandato di arresto contro l'ex

generale e deputato al parlamento croato Ljubo Cesic Rojs, oriundo
bosniaco, ritenuto uno dei promotori del putsch in Bosnia. In merito,
l'Alto rappresentante della comunità internazionale ha infatti
sottolineato: "abbiamo informazioni esatte sull'esistenza di una
collaborazione molto stretta, in tutta l'operazione, fra l'Hdz di
Jelavic in Bosnia-Erzegovina e l'Hdz-madre in Croazia".
La risposta del governo croato è stata diplomatica, ma anche
propositiva. Il ministero degli esteri di Zagabria afferma che la
rimozione di Jelavic e camerati "era attesa", e si spera che "il
provvedimento contribuisca alla stabilizzazione della
Bosnia-Erzegovina". Il premier Racan ha dichiarato che "la politica
del popolo croato in Bosnia-Erzegovina non viene creata né decisa a
Zagabria come una volta, ma in Bosnia-Erzegovina". La Croazia,
come firmataria degli accordi di Dayton, "desidera aiutare nella
soluzione dei problemi, ma non arbitrare", "è interessata ai buoni
rapporti con l'intera Bosnia-Erzegovina e non solo con una sua
parte". Mettendo in moto la propria diplomazia, il governo di
Zagabria è alla ricerca di una via d'uscita da una situazione
pericolosamente conflittuale e, al tempo stesso, proporrà uno
schema di ristrutturazione della Bosnia-Erzegovina che "superi gli
accordi di Dayton.
La proposta, presentata come "progetto per arrestare la guerra",
prevede: l'abolizione delle due entità "Repubblica serba" e
"Federazione musulmano-croata", e la costituzione di uno Stato
bosniaco unitario e federalista, composto da 12-14 Cantoni che non
avrebbero il potere di instaurare speciali rapporti con i paesi vicini
né quello della secessione, ma godrebbero di ampie autonomie. Al
vertice, un parlamento bicamerale il cui Senato garantirebbe
l'uguaglianza dei popoli costitutivi serbo, musulmano e croato e i
diritti delle minoranze. "E' tempo di una nuova fondazione della
Bosnia- Erzegovina", ha detto il premier croato Racan.

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* Mitrovica chiama! (Convoglio "G. Masi")
* Messaggio di ringraziamento dal sindacato autonomo della Zastava di Kragujevac
* "Vivicitta'" a Belgrado (Un Ponte per... / UISP)
* Voce Jugoslava / Jugoslavenski Glas (CRJ)


> -----Messaggio originale-----
> Da: convgm@... <convgm@...>
> Data: venerdì 16 marzo 2001 19.03
> Oggetto: proposta
>
> Mitrovica chiama!
> Abbiamo sentito il medico dell'ospedale di Mitrovica e la situazione è
> drammatica. Occorrono urgentemente Farmaci e materiale sanitario in
> quanto sono giorni che si susseguono scontri tra manifestanti e Kfor e
> i manifestanti feriti non sanno dove andare a curarsi, inoltre vi sono
> casi molto gravi (amputati e malati terminali) che non hanno neanche il
> cibo.
> Proponiamo a tutte le situazioni che parteciperanno a Cesena alla
> manifestazione del 24/3 di autotassarsi con Lire 100.000 per coprire
> le spese di un convoglio che faremo partire il giorno 30 marzo con
> 40 quintali di medicinali e materiale sanitario che abbiamo gia'
> raccolto.
> La quota va a coprire l'affitto di un frigo e le spese doganali.
> Il resto delle spese le sosterrà il Convoglio Giorgiana Masi.
> Prego girare questa proposta a tutte le realtà
>
> ------- End of forwarded message -------
>
> ATTENZIONE:
>
> Per chi potesse contribuire fare riferimento direttamente al Giorgiana Masi <convgm@...>
> oppure effettuare un versamento (anche minimo!) sul conto corrente del Coordinamento Nazionale la Jugoslavia Vivra' qui sotto riportato, specificando GIORGIANA MASI PER MITROVICA e dandone immediata comunicazione telefonica:
> cell. 0338-9116688
> o via e-mail agli indirizzi:
> <jugocoord@...> e <hirina@...>
>
> Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia vivrà"
> Italijanska Mreza "ZIVECE JUGOSLAVIJA"
>
> > Per i versamenti:
> > CCP cod. ABI 07601 CAB 02400 Numero 13437421
> > intestato a Marchionni e Mazzola
>
> ----------------------------------------------------------- END


CON RIFERIMENTO ALL'APPELLO A TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTA PER TIMOTIJEVIC MLADEN RINGRAZIAMO TUTTE LE PERSONE BRAVE, ASSOCIAZIONI ED ASPEDALI. IL MALATO SARA CURATO A BELGRADO ED E GIA SOTTOPOSTO A TERAPIA GRAZIE ALL'
IMMEDIATA ATTIVITA DELL' ASSOCIAZIONE ABC, PACE E SOLIDARIETA DI ROMA. DOPO TUTTE LE TRAGEDIE CHE HANNO COLPITO IL POPOLO JUGOSLAVO CI AVETE DATO LA SPERANZA DI UN MONDO MIGLIORE PIU UMANO SE NON AVREMO LA POSSIBILITA DI
OTTENERE LE TERAPIE SUCCESSIVE SAREMO COSTRETTI A RIVOLGERVI DI NUOVO. RINGRAZIAMO SIA ASSOCIAZIONE UN PONTE PER BELGRADO DI ROMA CHE SI E DICHIARATA DISPOSTA AD AIUTARE CHE TUTTI ALTRI DICHIARATISI DISPONIBILI. CI AUGURIAMO DI
NON ESSERE COSTRETTI A CHIEDERE AIUTI COSTRETTI A CHIEDERE AIUTI E DI RIVOLGERVI CON LE NOTIZIE OTTIMISTICHE. GRAZIE, FRATERNI SALUTI

RAJKA VELJOVIC
PER SINDACATO ZASTAVA


sindikat@... cdjs@...

---

Oggetto: VIVICITTA' A BELGRADO
Rispedito-Data: Thu, 15 Mar 2001 17:39:19 +0100
Rispedito-Da: pck-yugoslavia@...
Data: Thu, 15 Mar 2001 17:46:50 +0100
Da: "alessandro marucci" <ale.marucci@...>
Rispondi-a: pck-yugoslavia@...
A: <pck-yugoslavia@...>

UNA CORSA CONTRO L'EMBARGO E LA GUERRA

VIVICITTA' è una corsa competitiva (12 km) e non competitiva (1,5-6 km) , promossa dalla UISP (Unione
Italiana Sport Per tutti), che si svolge da anni contemporaneamente in cento città d'Italia e del mondo. Una
corsa solidale per la pace e la vivibilità delle città.
VIVICITTA' si svolgerà quest'anno l'8 aprile anche a Baghdad, nell'Iraq sotto embargo, e a Belgrado, nella
Jugoslavia che sta ricostruendo dopo l'attacco della NATO, grazie alla collaborazione della UISP con "Un
ponte per..".

UN PONTE PER... organizza la partecipazione italiana al VIVICITTA' a Baghdad e a Belgrado per
solidarizzare con questi popoli, per conoscere i loro paesi.

per...Baghdad
Il viaggio si svolgerà tra il 3 e il 10 aprile (date indicative) nel corso della permanenza saranno organizzate
visite storico/culturali.
Il costo del viaggio è in corso di definizione ed oscillerà tra 1 e 1,5 milioni.
Le prenotazioni si raccoglieranno sino al 20 marzo.

per...Belgrado
pensiamo di restringere la permanenza in Jugo per la partecipazione al Vivicittà e in coincidenza con i voli JAT (sab. - mar.),
quindi: partenza sabato 7 ritorno martedì 10. Il costo del viaggio è in via di definizione (la JAT ci ha comunicato che forse
saranno ritoccati i prezzi dal 1° aprile).
Le prenotazioni si raccoglieranno sino al 27 marzo.

Per informazioni e prenotazioni: 066780808 - viaggi@...

Maggiori dettagli su Vivicittà su: www.uisp.it/vivi2001
Informazioni su Un ponte per... su: www.unponteper.it

---

VOCE JUGOSLAVA / JUGOSLAVENSKI GLAS

Trasmissione autogestita a cura del
Coordinamento Romano per la Jugoslavia - crj@...

ogni MARTEDI dalle ore 13 alle 14 a Roma e nel Lazio
sulle frequenze di RADIO CITTA' APERTA - 88.9 MHZ

Gli ascoltatori possono intervenire in diretta chiamando il numero
06-4393512

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PARTIZANSKI DNEVNIK


In grande evidenza sulla prima pagina del "Primorski Dnevnik",
quotidiano della minoranza di lingua slovena di Trieste, il giorno 15
marzo 2001 appariva il seguente titolo: "Gli albanesi chiedono la pace
ed i propri diritti", con riferimento alle recenti manifestazioni
irredentistiche in Macedonia. Gli atti di terrorismo dei nazionalisti
pan-albanesi stanno causando in queste ore la pulizia etnica del
territorio di Tetovo, dal quale la popolazione slava e di altra etnia
non-schipetara fugge.
Il "Primorski Dnevnik", che ha a suo tempo appoggiato la secessione
della Slovenia, continua in questo modo a contribuire allo squartamento
della Jugoslavia multinazionale e partigiana secondo criteri
etnicistici, infangando squallidamente la sua stessa origine e la sua
storia.

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AUTOBUS DA ROMA PER CESENA

Il giorno 24 stiamo organizzando gli autobus da Roma.
La partenza sarà alle ore 6,30 da Roma con arrivo previsto a Cesena
alle ore 10,30 e il ritorno partenza da Cesena alle ore 19,30 e ritorno
a Roma per le ore 23,30 circa.
per prenotazioni convgm@... entro e non oltre il 22 marzo alle
ore 16,30

===

Per adesioni e informazioni vai al sito:
http://www.tuttinlotta.org
oppure scrivi a
posta@...


=== Aggiornamento delle adesioni al 15 marzo ===


- Aiutiamo La Jugoslavia (Bologna)
- Assemblea Nazionale Anticapitalista
- Ass. Cult. Gente Adriatica (Trieste)
- Ass. Cult. Punto Rosso di Vicenza
- Ass. comunista IL PIANETA FUTURO (Pisa)
- Ass. Progetto Drim (Foligno)
- Avamposto degli Incompatibili (Lecce)
- Azione Popolare (Emilia e Romagna)
- Centro di Docum. Krupskaja (Bologna)
- Centro di Docum. politica Albano Corneli di Camerano (AN)
- 100 idee per la pace (Siena)
- C.S.A. Dordoni (Cremona)
- Centro Studi Ingegneria Biosociale Acireale (Ct)
- Centro Iniziativa Popol. (Foligno)
- Circolo Agorà (Pisa)
- Circolo P.R.C. (Treviso)
- Circolo Prc "Jure Canciani" di Servola/Skedenj (Trieste)
- Circ. Culturale Iqbal Mash (Bologna)
- Circ. ARCI l¹Osservatorio di Pozzuoli (NA)
- Cobas Scuola (Ravenna)
- Circ. P.R.C. Centrocitta¹ (Trieste)
- Circ. Pablo Neruda di Camerino (MC)
- Coll. Squasso (Rimini)
- Coll. Autorganizzati (Rimini)
- Coll. Spartakus di Vicenza
- Coll. classe contro classe (Roma)
- Comit. cittadino contro la guerra (Bologna)
- Comit. contro la guerra (Treviso)
- Comit. contro le guerre di Conegliano (TV)
- Comit. Sardo di solid. internazionalista (Tula)
- Comit. Umbro Antimperialista
- Comit. contro la Guerra (Novara)
- Comunità degli Jugoslavi in Umbria
- Confederazione COBAS
- Convoglio internazionalista Giorgiana Masi (Roma)
- Coord. nazionale "Su la testa"
- Coord. contro la Guerra (Cosenza)
- Corrente Leninista Internazionale
- C.S.O. Stella Rossa (Bassano)
- C.U.B. Scuola (Rimini)
- Cunfederatzione de sos Comunistas Sardos
- Democrazia Popolare
- Drustvena Gostilna Kontovel (Trst/Trieste)
- Feder. Giovani Comunisti (Imola)
- Feder. P.R.C. (Rimini) - Feder. Giovani Comunisti (Forlì e Cesena)
- Fondazione Luigi Cipriani (Cremona)
- Gruppo musicale "Alla Macchia"
- La giustizia degli erranti (Treviso)
- Laboratorio Marxista (Versilia)
- Lista Reno (Bologna)
- Movim. per la confederazione dei comunisti (Toscana)
- Movim. di Solidarietà Austria-Jugoslavia
- Pagine Rosse - Partito Umanista
- Pellerossa di Cesena
- Punto Rosso (Jesi)
- Radio Citta' Aperta (Roma)
- Radio base (Venezia)
- Redazione Proletari Nati (Bologna)
- Rete OperaiaRivista - Frigidaire
- Senza Censura
- Tribunale Ramsey Clark
- Unione Popolare (Roma)
- Un Ponte per...
- Unita¹ Internazionale dei Lavoratori (C.I.)
- Cesare Mangianti (segretario regionale P.R.C. dell¹ Emilia-Romagna)
- Roberto Sconciaforni (segretario federaz. P.R.C.di Bologna)
- Paolo Gambuti (segretario federaz. P.R.C. di Rimini)
- Martino Albonetti (segretario federaz. P.R.C. di Ravenna)
- Kiwan Kiwan (segretario federaz. P.R.C. di Ferrara)
- Lodovico Cutaia (segretario federaz. P.R.C. di Parma)

=> Sono inoltre giunte decine di adesioni individuali da varie regioni
d¹Italia


24 marzo 1999 - 24 marzo 2001
Guerra, Nucleare, NATO
MAI PIU'


Il 24 marzo 1999 la NATO, l¹Europa, il governo D¹Alema-Ulivo (con
l¹appoggio del Polo),
scatenarono una guerra criminale violando la costituzione, le leggi e i
trattati internazionali,
colpendo i popoli della Jugoslavia con bombe ³umanitarie², causando
distruzioni, lutti,
disastri ambientali; trasformando l¹Adriatico in una discarica chimica e
radioattiva,
contaminando i Balcani per millenni.
L¹indifferenza uccide come la guerra
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare

Sabato 24 marzo, Ore 11,00
Cesena, Piazzale Carlo Marx (zona stazione)
manifestazione nazionale e corteo

per dire
no a nuove guerre ³umanitarie²
no agli F-16 e alle atomiche in Romagna nella base di Pisignano di cui
vogliamo la
chiusura!
no alla NATO!

Il pomeriggio alle ore 14,30, presso la Sala Cinema S. Biagio (Via
Aldini)
ASSEMBLEA NAZIONALE ANTIMPERIALISTA

Comitato Promotore per l'Assemblea Antimperialista
(-Coordinamento Romagnolo contro la guerra e la Nato - Assijug (Perugia)
- Campo Antimperialista - Coll. Antinebbia
(Valdarno) - Comitato contro la guerra Sesto S. Giovanni - Comitato
contro la guerra (Milano Sud) - Comitato per la Pace
e la Solidarietà fra i Popoli - Coorinamento. cittadino antimperialista
(Torino) - Coordinamento romano per la Jugoslavia -
Red Ghost (Ravenna) - Gruppo Zastava! (Trieste) -Soccorso Popolare
(Padova) - Voce Operaia

---

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Sunday Times
March 11 2001

Albanian exiles fund Balkans war

Tom Walker and Alex Todorovic

THE Albanian diaspora is pouring millions of pounds
into secretive funds helping guerrillas in southern
Serbia and Macedonia fight for a "greater Albania" in
an operation that threatens Nato's peacekeeping forces
in the Balkans.
Although police throughout western Europe, including
Britain, are looking at ways of cutting off the funds
- which came to prominence during the Kosovo conflict
- they admit they have had little success.
Radicals among the diaspora, such as Leka Zog, the
exiled pretender to the Albanian throne, have vowed to
continue supporting the struggle in whatever way they
can.
Increased co-operation between Belgrade and London in
the battle against Balkan racketeering was discussed
at a recent meeting between a Yugoslav government
adviser and Home Office officials. Belgrade files on
the Albanian mafia are to be made available to British
police for the first time in an effort to stem the
flow of money and arms.
Last week Kosovo Albanians in London confirmed that
they had received new demands for contributions to
unspecified causes. One estimated that up to £5,000 a
week was being raised in London; another said he
feared for the safety of his two brothers and elderly
mother in Pristina, the Kosovo capital, if he failed
to pay up.
In Switzerland federal investigators said they were
struggling to link Albanian funds with weapons
purchases because most such deals were struck by
mobile telephone and within the rigid patriarchal
family structures.
The so-called "Homeland Calling Fund", the main
cash-for-arms conduit used during the Kosovo war, is
thought to have been closed. However, the police
believe another fund, ostensibly to raise cash for the
Albanian University of Tetovo in Macedonia, is playing
a similar role.
Leka Zog, whose father, King Zog, ruled Albania
briefly before the second world war, is said to be
preparing for a trip to Kosovo to call for the
"unification" of territory dominated by Albanians.
Suleman Ganaj, a prominent royalist, complained that
Albanians living in Macedonia were treated like
second-class citizens. "They want freedom," he said.
"We support every step taken by Albanians still under
the domination of foreign powers, every attempt to
free ourselves from Serbs, Macedonians and other
neighbours."
Ganaj warned that the tolerance of Nato's peacekeeping
troops in Kosovo was wearing thin. "Kosovo should have
independence and its own army," he said.
Maps of a greater Albania on diaspora websites feature
a swathe of territory around Kosovo, taking in an arc
of land in southern Serbia and across into Macedonia,
including the capital, Skopje. Further west,
Podgorica, the capital of Montenegro, is shown as
Albanian - as are territories in northern Greece.
Fighting flared last week in the Presevo Valley in
southern Serbia and in the nearby Albanian-majority
borderlands in Macedonia. Presevo Albanians and Serbs
failed to agree on a local ceasefire last night,
despite intense negotiations involving the United
Nations and European Union monitors.
Albanian guerrillas said this weekend that they had no
intention of allowing the Yugoslav army into the
security zone between Kosovo and southern Serbia, even
though Nato has given Belgrade approval.
Talat, a young rebel, said that fighting the Serbs had
helped to make 2001 "the best year of my life". He
said that after each border clash the guerrillas'
numbers swell, gaining as many as 70 new volunteers a
day.
The funds coming from abroad and from within Kosovo
have helped to prepare a force of about 2,000 along
the Presevo and Macedonian fronts, he said, and their
leaders aim to enlarge Kosovo's territory.
Talat showed reporters a small field hospital inside
the exclusion zone, where he hugged an injured
colleague, a bearded fighter with the nom de guerre of
Masovitsa. His left hand was loosely wrapped in gauze
and plastered with ointment, but the flesh hung from
his fingertips.
"They [the Serbs] were attacking from all sides with
machineguns, tanks and rockets," Masovitsa said. "At
one point there were only about 50 yards between us
and them." He described how he had shielded his face
with his hands as a rocket exploded nearby. "God saved
my life," he concluded.
A further group of about 300 rebels calling themselves
the National Liberation Army (NLA) was forced by
American soldiers from its headquarters in Tanusevci,
a Macedonian border village. Three Macedonian
policemen had been killed and the Skopje government
was critical of Nato peacekeepers for allowing the
rebels into the country from Kosovo.
The guerrillas, led by Ismet Yashari, then attacked a
police convoy escorting Ljube Boskovski, Macedonia's
deputy interior minister, a few miles south of
Tanusevci at Brest.
A rocket-propelled grenade fired by the NLA killed a
driver in the convoy, which was then pinned down for
12 hours by the rebels. Srdjan Kerim, the Macedonian
foreign minister, has asked Nato to seal off the
130-mile border with Kosovo to stop rebels slipping
through.
The Bush administration in Washington made it clear
this weekend that Slobodan Milosevic, the former
Serbian leader, would have to be arrested in Serbia -
but not necessarily handed over to the war criminal
tribunal in the Hague - by March 31 if Yugoslavia is
to receive hundreds of millions of dollars' worth of
aid.
Additional reporting: Juliet Terzieff, James Pettifer,
Fiona Fleck

-------- Original Message --------
Oggetto: Prof. Négovan Rajic: DE KABOUL À KOSOVO
Data: Tue, 13 Mar 2001 23:18:25 -0500
 
DE KABOUL ? KOSOVO

Le destruction barbare des boudhas g?ants en Afghanistan a provoqu?, ?
juste titre, un toll? de protestations dans le monde.
Qu'ils soient croyants ou non, tous les hommes civilis?s ressentiront
douloureusement ce geste comme un affront intol?rable ?
la culture. Il s'agit non seulement d'une atteinte au patrimoine
artistique de l'humanit? , mais aussi ? son histoire et ? sa
m?moire collective .
Malheureusement, ? l'heure o? j'?cris ces lignes, les Thalibans ont d?j?
transform? en un tas de pierres ces falaises de gr?s
auxquelles les pieux moines bouddhistes avaient jadis insuffl? une ?me.
Aucune grande puissance n'avait pas os? envoyer ses
troupes dans le gu?pier afghan pour sauver ces tr?sors inestimables . Si
? la limite cela peut se justifier par souci d'?pargner
des vies humaines , on ne peut comprendre comment au Kosovo, au coeur de
l'Europe, et en pr?sence des troupes des
Nations Unies, l'Occident puisse assister, sans broncher, ? la
destruction des monuments d'une civilisation qui en fin de
compte lui appartient. Qui peut croire les commandants de la KFOR,
disposant d'une arm?e de 40 000 soldats et de deux
mille policiers sur un territoire ne d?passant pas celui d'un
d?partement fran?ais, quand ils pr?tendent n'avoir pas de moyens
suffisants pour prot?ger les populations serbes des extr?mistes albanais
et emp?cher la destruction d'une centaine d'?glises
chr?tiennes dont certaines ?taient orn?es des fresques admirables datant
du Moyen Age? Comment cela se fait-il que les
dirigeants occidentaux et ces intellectuels qui encore hier satanisaient
les Serbes, en les accusant de tous les crimes possibles,
se taisent aujourd'hui l?chement?
Combien de temps l'Occident pourrait-il fermer les yeux devant une
r?alit? qui demain risque de le rattraper comme elle a
rattrap? jadis les dirigeants nazis. Non, demain , ses dirigeants
n'auront pas le droit de dire: nous ne savions pas. Les ?glises
orthodoxes sont d?truites ? la dynamite, les maisons serbes incendi?es
et les vieux cimeti?res profan?s en pr?sence des
troupes de la communaut? internationale , celle-l? m?me qui pr?tend
s'?riger en juge supr?me du bien et du mal.
Comble de cynisme ou d'inconscience, on nous dit maintenant que le
commandant des troupes alli?es au Kosovo, complice
des terroristes, songe confier la garde des monast?res orthodoxes,
encore d?bout, aux anciens soldats de l'UCK! Hitler
lui-m?me n'avait pas os? pousser la perfidie jusqu'? confier la
protection des synagogues aux formations des SS! Si la
nouvelle se confirme , il faudra mettre une croix sur les derniers
vestiges de ces joyaux d'art m?di?val, prot?g?s par
l'UNESCO et t?moin s muets d'une civilisation mise ? mort comme les
boudhas g?ants.
Mais ne nous d?trompons pas, leur disparition sera aussi notre d?faite
morale et les puissants de ce monde n'auront pas la
conscience tranquille en essayant de nous persuader que cette
destruction est ce que les Serbes ont m?rit? par leurs crimes,
car qui, ? l'heure o? les grandes compagnies p?troli?res ?laborent d?j?
des plans pour sillonner de pipelines la p?ninsule
balkanique , puisse encore croire que la guerre contre la Yougoslavie
fut une guerre humanitaire?
N?govan

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'CIA's bastard army ran riot in Balkans' backed extremists'
              Special report: Kosovo

              By Peter Beaumont, Ed Vulliamy and Paul Beaver

              Sunday March 11, 2001, The Observer

              The United States secretly supported the ethnic
              Albanian extremists now behind insurgencies in
              Macedonia and southern Serbia.

              The CIA encouraged former Kosovo Liberation Army
              fighters to launch a rebellion in southern Serbia in
              an effort to undermine the then Yugoslav President
              Slobodan Milosevic, according to senior European
              officers who served with the international
              peace-keeping force in Kosovo (K-For), as well as
              leading Macedonian and US sources.

              They accuse American forces with K-For of deliberately
              ignoring the massive smuggling of men and arms across
              Kosovo's borders.

              The accusations were made in a series of interviews by
              The Observer. They emerge as America has been forced
              into a rapid U-turn over its support for Albanian
              extremists in Kosovo seeking a 'Greater Kosovo' that
              would include Albanian communities in Serbia and
              Macedonia.

              In the past week ethnic Albanian guerrillas have
              intensified their campaign of attacks in the two
              areas, threatening a new war in the region which last
              week put US troops in the firing line in the Balkans
              for the first time.

              The accusations have led to tension in K-For between
              the European and US military missions. European
              officers are furious that the Americans have allowed
              guerrilla armies in its sector to train, smuggle arms
              and launch attacks across two international borders.

              One European K-For battalion commander told The
              Observer yesterday: 'The CIA has been allowed to run
              riot in Kosovo with a private army designed to
              overthrow Slobodan Milosevic. Now he's gone the US
              State Department seems incapable of reining in its
              bastard army.'

              He added: 'Most of last year, there was a growing
              frustration with US support for the radical Albanians.
              US policy was and still is out of step with the other
              Nato allies.'

              The claim was backed by senior Macedonian officials in
              the capital, Skopje. 'What has been happening with the
              National Liberation Army [which has been responsible
              for a series of attacks on Macedonia's borders in
              recent weeks] and the UCPMB [its sister organisation
              in southern Serbia] is very similar to what happened
              when the KLA was launched in 1995-96,' said one.
              'I will say only this: the US intelligence agencies
              have not been honest here.'

              The claims were given extra credence from an
              unexpected source - Arben Xhafari, leader of
              Macedonia's main Albanian party who tried to prevent
              the crisis on the border igniting an ethnic civil war
              inside Macedonia itself.

              A US State Department official blamed the last
              administration. There had now been 'a shift of
              emphasis'.
 
---

              For more background information on the CIA's involvement
with the KLA and
              the lies and deception which launched NATO's war against
Yugoslavia, check
              out the following articles which appear in issue #43 of
the Coalition to
              Oppose the Arms Trade's magazine, Press for Conversion!

              (Dozens of other articles, summarizing 50 years of CIA
covert activities,
              are also included in this issue, on the theme:  "A
People's History of the
              CIA: The Subversion of Democracy from Australia to
Zaire.")
              <http://www.ncf.ca/coat/>

---

              1999, Yugoslavia: KLA, CIA, OSCE and NATO Join Hands
              By Peter Stavropoulos

                      The BBC and Newsweek report that President Clinton
has approved CIA
              training of the Kosovo Liberation Army (KLA) to do
sabotage in Yugoslavia.
              According to Newsweek, the CIA will train the KLA in
"age-old tricks like
              cutting telephone lines, blowing up buildings, fouling
gasoline reserves
              and pilfering food supplies - in an effort to undermine
public support for
              the Serbian leader and damage Yugoslav targets that can't
be reached from
              the air."

                    U.S. National Security Adviser Sandy Berger secretly
briefed the
              House and Senate Intelligence committees on these plans
the week that
              former-General in the Croatian military, Agim Ceku, was
appointed to head
              the KLA.

                    Newsweek says, "Intelligence officials worry it
would be difficult to
              control the US-trained rebels once boot camp is over and
they are set loose
              on Milosevic."  A former chief of intelligence planner for
the US Air Force
              said, "I'm afraid they could use their training to carry
out atrocities.
              If they think they can rein them in, it's tremendous
naivete."

                    KLA ranks in Albania swelled.  An estimated 10,000
arrived in
              Albania, mainly from Germany, Switzerland, France and
Austria.  Reuters has
              reported that the KLA is also forcing male Kosovar
refugees to join its ranks.

                    Jane's reported that U.S. military Special Forces
and British SAS
              were fighting alongside the KLA inside Kosovo.  The French
news agency
              Agence France Presse has reported on the deaths of three
French army
              paratroop officers killed while commanding a KLA unit
trying to cross into
              Kosovo from Albania.

                    The U.S.-NATO backing to the KLA and Ceku, its new
military leader is
              the most telling refutation of the claims made to justify
the war.

              Who is the KLA Commander, Agim Ceku?

              * Ceku an ethnic Kosovo Albanian, graduated from the
Belgrade Military
              Academy; served as an  artillery captain in the Yugoslav
army.

              * During Yugoslavia's dissolution in 1991, he defected to
the newly formed
              Croatian Army to assist its drive to secession.  He was
decorated nine
              times in battles against Serb forces in both Bosnia and
Croatia.

              * Brigadier-General, Croatian Army.

              * Mastermind of the "Medak Massacre" (September 1993), a
savage bloodbath
              against Serb civilians in which Canadian peacekeeping
troops were compelled
              to intervene, killing 30 Croatian militiamen.

              * He played a central role in the Croatian Army's
"cleansing" of Serbs from
              eastern Croatia's Krajina region, where Serbs had
comprised the majority
              for hundreds of years.

              * Ceku was "one of the key planners of 'Operation Storm'"
led by the
              Croatian Armed Forces against Krajina Serbs in 1995"
(Jane's Defence
              Weekly, June 10, 1999).  This was supported by the U.S.
and assisted by
              NATO bombing of Serb positions.  Ceku developed close ties
with U.S.
              military officials.  (More than 300,000 Croa-tian Serbs
were expelled from
              Croatia between 1991 and 1998.  Hundreds were murdered,
including many too
              old or disabled to escape.  Methods included: systematic
and deliberate
              bombing of civilians, well-publicized acts of terror to
spread panic, rape,
              and arson against homes, farms and other property.  It was
the greatest act
              of ethnic cleansing in the Balkans prior to the NATO
bombing in Kosovo.

              * The Croatian Army was trained by a U.S. company called
Military
              Professional Resources Inc. (MPRI), composed of retired
U.S. military
              officers. An MPRI spokesmen described Ceku in Jane's
Defense Weekly (JDW)
              as a highly competent and disciplined officer.

              * Ceku retired from his Croatian Army post in February,
1999.

              * Ceku was appointed KLA chief-of-staff in a
reorganization to more closely
              align it with U.S. strategy.

              * Ceku is under investigation by the International
Criminal Tribunal for
              war crimes against Serbs in Croatia (Sunday Times of
London, October 10,
              1999.)

              Source: "Former Croatian general has US backing: New KLA
leader was
              responsible for ethnic cleansing," World Socialist Web
Service, May 29,
              1999.
<http://www.wsws.org/articles/1999/may1999/kla-m29.shtml>

---

              CIA Training and Advice

              By Tom Walker and Aidan Laverty

                      U.S. intelligence agents have admitted they helped
train the Kosovo
              Liberation Army (KLA) before NATO's bombing of
Yugoslavia.  This angered
              some European diplomats, who said it had undermined a
political solution.
              CIA officers were ceasefire monitors in Kosovo in 1998 and
1999.  They gave
              the KLA U.S. military training manuals and field advice.

                    When the Organization for Security and Co-operation
in Europe (OSCE),
              which coordinated the monitoring, left Kosovo a week
before airstrikes
              began, many of its satellite phones and global positioning
systems were
              secretly handed to the KLA, ensuring that they could stay
in touch with
              NATO and Washington.  Several KLA leaders had the phone
number of General
              Clark, the NATO commander.

                    Several Americans with CIA links, spoke to makers of
"Moral Combat,"
              a BBC2 documentary  [Mar.12, 2000], and The Sunday Times
about their
              clandestine roles.  U.S. diplomatic observers were "a CIA
front, gathering
              intelligence on the KLA's arms and leadership," said one. 
Another agent,
              said he had been "suckered in" by an organization that ran
amok in post-war
              Kosovo.  Shaban Shala, a KLA commander involved in
destabilizing majority
              Albanian villages in Serbia proper, said he met British,
U.S. and Swiss
              agents in northern Albania in 1996.

              Source: Siol nan Gaidheal, March 2000.
              <http://www.siol-nan-gaidheal.com/ciaaid.htm>

---

              William Walker: Mr. Massacre, from El Salvador to Racak
              By Mark Ames and Matt Taibbi.

                      On January 15, 1999, a U.S. diplomat, William
Walker, head of the war
              crimes verification team of the Organization for Security
and Cooperation
              in Europe (OSCE),  visited the Kosovar village of Racak to
investigate an
              alleged Serb massacre of ethnic Albanian peasants.  "I do
not hesitate to
              describe the crime as a massacre, a crime against
humanity," he said.  "Nor
              do I hesitate to accuse the government security forces of
responsibility."
              Washington responded to this by quickly setting the U.S.
military machine
              in motion.

                    Walker's background inspires suspicion about the
entire Yugoslavia
              campaign.  If William Walker is not a CIA agent, he's done
a very bad job
              of not looking like one.  He spent most of his foreign
service career in
              Central and South America.  He began his diplomatic career
in 1961 in Peru.
               In the early 1980s, he held the highly controversial post
of Deputy Chief
              of Mission in Honduras, exactly the time and place the
Contras were formed.

                    Walker was promoted, in 1985, to Deputy Assistant
Secretary of State
              for Central America.  He was a special assistant to
Assistant Secretary of
              State, Elliot Abrams, who was closely connected to the
"Iran-Contra"
              scandal.  According to Independent Counsel Lawrence
Walsh's lengthy
              indictment of Abrams and Oliver North, Walker set up a
phony humanitarian
              operation at an airbase in Ilopango, El Salvador,  which
funneled guns,
              ammunition and supplies to Contras in Nicaragua.

                    Although outed in the international press as a
gunrunner, Walker's
              diplomatic career did not suffer.  In 1988, he became
ambassador to El
              Salvador, a state which was still in the grip of
U.S.-sponsored state terror.

                    In late 1989, when U.S.-trained Salvadoran soldiers
executed six
              Jesuit priests and two women, Walker was asked about
evidence linking the
              killings to the Salvadoran High Command.  He apologized
for chief of staff
              Rene Ponce, saying "Management control problems can exist
in these kinds of
              situations.  I'm not condoning it, but in times of great
emotion and great
              anger, things like this happen."

                    Shrugging off news of eyewitness reports that the
murderers wore
              Salvadoran army uniforms, Walker said "anyone can get
uniforms.  The fact
              that they wore military uniforms was not proof they were
military."

                    Later, Walker recommended to Secretary of State
James Baker that the
              U.S. "not jeopardize" its relationship with El Salvador by
investigating
              "past deaths, however heinous."  This is ironic, coming
from a man who
              later recommended that the U.S. go to war with Yugoslavia
over heinous
              deaths.

                    In 1996, Walker hosted a ceremony in Washington
honoring 5,000 U.S.
              soldiers who fought secretly in El Salvador.  While Walker
was Ambassador
              there, the official U.S. story was that only 50 U.S.
military advisors in
              the country (Washington Post, May 6, 1996).

                    "Ambassador Walker's record certainly does
compromise his reliability
              as an objective witness," said James Morrell, research
director, Center for
              International Policy, Washington.

                    There is a widespread belief  that Walker's role in
Racak was to
              assist the KLA in fabricating a Serb massacre to be used
as an excuse for
              military action.  French national TV and two major French
newspapers ran
              exposes on the Racak incident.  They cited inconsistencies
in Walker's
              version of events.  Even the Los Angeles Times ran a story
suggesting the
              Racak massacre was faked.  The theory behind these expos?s
is that the KLA
              gathered their own dead after the battle, removed their
uniforms, put them
              in civilian clothes and called in the observers.  Walker,
significantly,
              did not see the bodies until 12 hours after Serb police
left the town.  As
              Walker knows, not only can "anybody have uniforms," anyone
can have them
              taken off, too.

              Source:
<http://www.emperors-clothes.com/analysis/meetmr.htm> Aug.10, 2000.

---

              Who is William Walker?
              (1935 - )

              U.S. Foreign Service officer:
              * Peru (1962-1964)
              * Japan (1964-1967)
              * Brazil (1969-1972)
              * El Salvador (1974-1991)
              * Honduras (1980-1986)
              * Panama (1985)

              * Deputy Chief of Mission, Honduras (1980-1982)

              * Deputy Chief of Mission, Bolivia (1982-1984)

              * Deputy Assistant Secretary of State for Central America,
Office of
              Inter-American Affairs; worked with Ollie North and was
special assistant
              to Eliot Abrams, helping arm the Contras (1985-1988)

              * Ambassador, El Salvador (1988-1992); invited death squad
leader Roberto
              d'Aubuisson to U.S. embassy's July 4 party (1989)

              *  Vice Pres., National Defense Univ., Wash., D.C.
(1994-97)

              *  hosted a Washington ceremony honoring 5,000 U.S.
soldiers who fought
              secretly in El Salvador (1996)

              * Special Representative of Secretary General, heading UN
Transitional
              Administration in Eastern Slavonia, Croatia (return E.
Slavonia to Croatian
              control) (1997-1998)

              * Head, Kosovo Verification Mission, Organization for
Security and
              Cooperation in Europe (1998-1999)

              Sources:
             
<http://alpha.ddm.uci.edu/zotmail/archive/1999/19991109101.html>
             
<http://www.stile.lboro.ac.uk/~gyedb/STILE/Email0002026/m4.html>
              <http://bushlibrary.tamu.edu/papers/1992/92050804.html>
              <http://www.moravian.edu/NewsInfo/NewsReleases/NR174.htm>
              <http://www.pir.org>

----- ----- ----- ----- ----- ----- ----- ----- ----- ----- -----
                                     Richard Sanders
                Coordinator, Coalition to Oppose the Arms Trade (COAT)
                              Editor, Press for Conversion!
                      541 McLeod St., Ottawa Ontario Canada  K1R 5R2

                        Tel.:  613-231-3076    Fax: 613-231-2614
                   Email: <ad207@...>    Web site: <www.ncf.ca/coat>

                   
---

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* Lettera aperta a Sonja Biserko-Licht, rappresentante della Fondazione
Soros a Belgrado (R.K. Kent)
* Human Rights Watch... Watch (R. Rozoff)


---

                                A LETTER FROM AMERICA
                         TO ONE SONJA BISERKO IN BELGRADE

                                               R.K.Kent
                                      Emeritus Professor of History
                                 University of California at Berkeley
 
 

In a "briefing" of the CSCE, dated 6th March 2001, you identify yourself
as Chair of the "Serbian"  Helsinki Committee for Human Rights. You
claim to be assessing, by way of a "Progress Report,"what is happening
in Serbia after the fall of Milosevic. Of course, your text is not just
a "Report" about  Serbia and the Serbs between 5 October 2000 and the
beginning of March 2001. It criss-crosses into "other" time-frames. It
is a rambling and disjointed piece, riddled with self-esteem.  It is
also a pontificating and hate-mongering tract  against the Serbs, easily
identifiable as such. You simply expurgate from the "Report" any harm
done to the Serbs.  To give but one example that cannot be refuted, you
are parading an asymmetrical humanism of stunning proportions. Your
heart is bleeding  for the incomplete release of all the ethnic
Albanians held in Serbia’s prisons.and not just 105.  You refuse to even
consider the charge that some of them may have tortured and killed Serb
women and children and should hence not be released. But,let us leave
that aside and add in another dimension left out.  There have been and
are still some 80,000 ethnic Albanians in the Greater Belgrade area
alone  Most of them have escaped any "justifiable retribution" from the
Serbs, to recall a phrase uttered by the well-known French Serbophobe,
Bernar Kouchner. He simply  whitewashed the Albanian "purification" of
Kosovo. But, since you are out to keep smearing the Serbs for an alleged
"pernicious nationalism," intolerant of other ethnicities, this "credit"
column in the ledger is left out in a calculated way.
 

The core problem is that you could not care less about the Human Rights
of Serbs at Kosovo from June 1999 through February 2001.Over a thousand
have been kidnapped, many were tortured and killed. Some 150,000 have
been "cleansed" out of Kosovo with all the other minorities.  A grave
with 150 Serb victims of Albanian atrocities was found after June 1999
but reports of it had been suppressed for over a year and the bodies had
been reburied. The truth has just come out.The kindest possible
explanation of your shoddy logic, omissions and commissions would be
that you have a dishonest affiliation. The "Serb" Committeee for Human
Rights, in your obvious cosmology,  must castigate only the Serbs for
alleged violations of Human Rights of others. That would, however, not
only be too kind. It would also be very incomplete.

 You are not actually concerned with Human Rights violations at all. You
are simply using the "Committee for Human Rights" as a cover for a serie
of personal political agendas  without any convincing degree of
professional competence. The two identifiable agendas are a declaration
of war on "Serb Nationalism" and an attempt to ingratiate yourself to
all those of influence in the U.S. and the European Union who demonized
"the Serbs" for a decade and engineered eleven weeks of destruction in
Serbia and Kosovo. Let me say at once that your knowledge of recent
history in the ex-Yugoslav space is worthless. By way of another example
that cannot be refuted,
                                                                                                                 
(2)
 

you pour compliments in the direction of the U.S. and the European Union
for their "efforts to establish peace in the Balkans." To put it in a
Serb idiomatic phrase, "to se, draga Sonja,  zove cesanje jajca." It has
nothing to do with actual events. Had the United States not torpedoed
the Lisbon Agreement of February 1992 all of the subsequent fratricidal
tragedies would not have taken place. Here, the European Union was
behind it but not the Clinton Administration. A year later, two
respected foreigners worked hard and long to come up with a three-point
major peace plan, called the Vance-Owen plan. It was acceptable to all
the co-belligerents. Even Richerd Holbrooke supported it. But, it was
again "killed" in Washington with the utterly false "explanation" that
the U.S. did not wish to "reward Serb aggression." The plan reduced the
Serbs land holdings in Bosnia from about 62 percent to just 41, with
most of the resources going to Sarajevo. It would, moreover, take
someone suffering of singular myopia to call the support of the West for
the ethnic cleansings of Western Slavonia (August 1991-February 1992},
Krajina (Augost 1995) and Kosovo (June 1999 to the present), along with
the 78 days of relentless "air war" over Serbia and Kosovo (with all the
destructive consequences} "efforts to establish peace."

You may be dispapointed in President Bush’s decision on or shortly after
31st March. If for no other reason because He will not succumb to your
"clever" canard about the "generous" "grace period" of  some six months
given to the current Serb government. It has taken at least since the
Seveneteenth Century for Western Europe and the United States to evolve
into "civil societies." I  urge you in the strongest  terms to  read the
classics of Max Weber and Werner Sombart. The "priorities" you serve
about compliance with Dayton and cooperation with the ICTY are both
comical and tragic. Tragic when one considers that almost half of the
workers with families to feed in Serbia are out of jobs which puts
economic developemnt in Top Priority. By ingratiating yourself to the
U.S. in particular through acceptance of Washington’s list of priorities
you egg-on the Serbophobes in Congress to use the economic weapon
against the background of economic and social misery in Serbia. If you
are a Serb you are certainly an anti-Serb. One could only speculate why.
The comic strip comes in with ITCY. It is by no stretch of imagination a
real court of Law, International or otherwise. It is merely a political
fact of life set-up to keep punishing primarily the Serbs for the same
reason that you yearn for, namely a refusal to get down on their knees
and beg to be forgiven for the temerity to stand up to international
bullies and the "nationalist gall" for not confessing their "collective
guilt."  Cooperation with the ICTY? Sure, lets open  an ICTY office in
Belgrade. Rush-in "precanske Srbe."   What  was done to them? Do you car
at all?

For the sake of relative brevity, I refrain from entering here into your
magister dixit text comments about "the internal dynamic in Serbia and
legacy of the last ten years." Should you however wish to enter into a
written duel with me on this or any other subject relating to the last
decade in the ex-Yugoslav space it will give me endless pleasure to rip
your arguments to shreds This letter will be broadcast on several E-mail
networks reaching a couple of million recipients. A copy will be sent to
President Kostunica and certain members of the U.S. Government as well.
                                                                                                       
R.K.Kent
 
---

It should come as no surprise that the U.S.-based
Human Rights Watch would act as both advocate and
attack dog for Carla Del Ponte's and the ICTY's
campaign against Yugoslavia, even lecturing the
president of the country - a legal scholar - on what
his constitution really says.
Human Rights Watch is good at following orders - from
the ICTY, the White House, the U.S. State Department
and George Soros - and being paid handsomely to do it.

For information on how HRW (aa well as Amnesty
International U.S.A.) received its marching orders
from the State Department on how to promote NATO's war
against Yugoslavia in 1999, see 'The Progressives'
War" at: http://www.counterpunch.org/kohmtg.html

To learn how HRW assisted drug cazr and war criminal
Barry McCaffrey and the White House in distorting the
truth about the civil conflict in Colombia and in
garnering support for Plan Colombia and increased U.S.
military aggression in that country, see "Barry
McCaffrey And Jose Miguel Vivanco" at:
http://www.counterpunch.org/hrwcolombia.html

To find out more about what HRW is, who its directors
are, and where its funding comes from, see "Who Is
Behind Human Rights Watch?" at:
http://web.inter.nl.net/users/Paul.Treanor/HRW.html

(R. Rozoff)

---

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dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
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> Iniziative: 21, 22, 23 MARZO
> 24 MARZO: MANIFESTAZIONE NAZIONALE A CESENA
> "Giochiamo per la pace"


---

21/3 ROMA

ore 18:00
"Guerre, uranio, inquinamento, e distruzione Ambientale"
Interventi di padre Benjamin, Enrico Giardino e Franco Marenco
CSA "Ricomincio dal Faro", Via del Trullo 330, Roma

---

22/3 VARESE

ore 21:00
"Per un futuro senza guerre"
Interventi di Zucchetti e Marenco (Comitato Scienziate/i contro la
guerra)
proiezione di filmati
Cooperativa Novecento, Via de Cristoforis, Varese

---

23/3 BOLOGNA

Invito - Iniziativa:
http://contropiani2000.org/calendario/guerre_strategia_mediatica.htm

Comitato Cittadino contro la Guerra a due anni dalla "Guerra Umanitaria"
L'INFORMAZIONE IMPOVERITA: LE NUOVE GUERRE E LA STRATEGIA MEDIATICA

Bologna - Venerdì 23 Marzo 2001
dalle ore 18 alle ore 24
Sala Zonarelli - v. Sacco 14 - Quartiere S. Donato

* ore 18,00 proiezione del video, in edizione integrale, "Paying the
price:
killing the children of iraq" un film di John Pilger, edizione italiana
a
cura di "Un ponte per ...". introduce Sergio Coronica - Un ponte per ...

* ore 20,00 intervallo gastronomico

* ore 21,00 presentazione del volume "Contro le nuove guerre" a cura
delle
Scienziate e Scienziati contro la Guerra (Odradek, Roma, 2000) e dei
numeri
34 e 35 della rivista "Giano" contenenti il "Dossier NATO"

interventi di:
* Giulia Barone
Storica - Università di Roma 1
* Luigi Cortesi
Storia contemporanea - Università di Napoli
* Tommaso Di Francesco
Giornalista - il Manifesto
* Isidoro D. Mortellaro
Storia delle Istituzioni Politiche - Università di Bari
* Alberto Negri
Giornalista - il Sole 24 Ore
* Francesco Strazzari
Istituto Europeo di Fiesole

Organizza
Comitato Cittadino contro la Guerra
Un ponte per ...
Associazione El Ouali

Con l'adesione di:
ALJ - Associazione Diversiva - Ass. per il Rinnovamento della Sinistra -
PRC Bologna - Rete Contropiani

Per informazioni, adesioni e contatti con i giornalisti:
- controguerra@...
- http://www.contropiani2000.org

Volantino "on line" - Scarica, stampa e diffondi:
PDF -
http://contropiani2000.org/calendario/guerre_strategia_mediatica.pdf
RTF -
http://contropiani2000.org/calendario/guerre_strategia_mediatica.rtf

LINKS:
- Odradek Edizioni
http://www.odradek.it
- Rivista Giano
http://www.odradek.it/giano/
- Contro le nuove Guerre
http://www.odradek.it/edizioni/collane/fuori_linea/nuove%20guerre.htm
- Scienziate e Scienziati contro la Guerra
http://www.scienzaepace.it
- Un ponte per
http://www.unponteper.it
- Paying the price: killing the children of iraq
http://www.unponteper.it/it/baghdad/scheda_film_pilger.htm

---

IL 24 MARZO A CESENA

24 marzo 1999 - 24 marzo 2001
Guerra, Nucleare, NATO

MAI PIU'

Il 24 marzo 1999 la NATO, l¹Europa, il governo D¹Alema-Ulivo (con
l¹appoggio del
Polo), scatenarono una guerra criminale violando la costituzione, le
leggi e i trattati
internazionali, colpendo i popoli della Jugoslavia con bombe
³umanitarie², causando
distruzioni, lutti, disastri ambientali; trasformando l¹Adriatico in una
discarica chimica e
radioattiva, contaminando i Balcani per millenni.
L¹indifferenza uccide come la guerra
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare

Sabato 24 marzo, Ore 11,00
Cesena, Piazzale Carlo Marx (zona stazione)
manifestazione nazionale e corteo

per dire
no a nuove guerre ³umanitarie²
no agli F-16 e alle atomiche in Romagna nella base di Pisignano di cui
vogliamo la
chiusura!
no alla NATO!

Il pomeriggio alle ore 14,30, presso la Sala Cinema S. Biagio (Via
Aldini)
ASSEMBLEA NAZIONALE ANTIMPERIALISTA

Comitato Promotore per l'Assemblea Antimperialista:
- Coordinamento Romagnolo contro la guerra e la Nato - Assijug (Perugia)
- Campo Antimperialista - Coll. Antinebbia
(Valdarno) - Comitato contro la guerra Sesto S. Giovanni - Comitato
contro la guerra (Milano Sud) - Comitato per la Pace
e la Solidarietà fra i Popoli - Coorinamento. cittadino antimperialista
(Torino) - Coordinamento romano per la Jugoslavia -
Red Ghost (Ravenna) - Gruppo Zastava! (Trieste) -Soccorso Popolare
(Padova) - Voce Operaia

Aggiornamento delle adesioni al 13 marzo:

Aiutiamo La Jugoslavia (Bologna) - Ass. Cult. Gente Adriatica (Trieste)
- Ass. Cult. Punto Rosso di Vicenza - Ass. Progetto
Drim (Foligno) - Avamposto degli Incompatibili (Lecce) - Azione Popolare
- Centro di Docum. Krupskaja - - Centro di
Docum. politica Albano Corneli di Camerano (AN) - C.S.A. Dordoni
(Cremona) - Centro Studi Ingegneria
Biosociale Acireale (Ct) - Centro Iniziativa Popol. (Foligno) - Circolo
Agorà (Pisa) - Circ. Culturale Iqbal Mash (Bologna) -
Circ. ARCI l¹Osservatorio di Pozzuoli (NA) - Cobas Scuola (Ravenna) -
Circ. P.R.C. Centrocitta¹ (Trieste) - Circ.
Pablo Neruda di Camerino (MC) - Coll. Squasso (Rimini) - Coll.
Autorganizzati (Rimini) - Coll. Spartakus
di Vicenza - Coll. classe contro classe (Roma) - Comit. cittadino contro
la guerra (Bologna) - Comit. contro la guerra
(Treviso) - Comit. contro le guerre di Conegliano (TV) - Comit. Sardo di
solid. internazionalista (Tula) - Comit. Umbro
Antimperialista - Comit. contro la Guerra (Novara) - Comunità degli
Jugoslavi in Umbria - Confederazione COBAS
- Convoglio internaz. Giorgiana Masi (Roma) - Coord. nazionale "Su la
testa" - C.S.O. Stella Rossa (Bassano) - C.U.B.
Scuola (Rimini) - Cunfederatzione de sos Comunistas Sardos - Democrazia
Popolare - Feder. Giovani Comunisti (Imola) -
Feder. P.R.C. (Rimini) - Feder. Giovani Comunisti (Forlì e Cesena) - -
Fondazione Luigi Cipriani (Cremona) - Gruppo
musicale "Alla Macchia" - La giustizia degli erranti (Treviso) -
Laboratorio Marxista (Versilia) - Lista Reno
(Bologna) - Movim. per la confederazione dei comunisti (Toscana) -
Movim. di Solidarietà Austria-Jugoslavia - Pellerossa di
Cesena - Punto Rosso (Jesi) - Radio Citta' Aperta (Roma) - Radio base
(Venezia) - Redazione Proletari Nati (Bologna) -
Rete OperaiaRivista - Frigidaire - Senza Censura - Tribunale Ramsey
Clark - Unione Popolare (Roma) - Un Ponte per... -
Cesare Mangianti (segretario regionale P.R.C. dell¹ Emilia-Romagna) -
Roberto Sconciaforni (segretario federaz. P.R.C.di
Bologna) - Paolo Gambuti (segretario federaz. P.R.C. di Rimini) -
Martino Albonetti (segretario federaz. P.R.C. di Ravenna)
- Kiwan Kiwan (segretario federaz. P.R.C. di Ferrara) - Lodovico Cutaia
(segretario federaz. P.R.C. di Parma)

=> Sono inoltre giunte decine di adesioni individuali da varie regioni
d¹Italia

per adesioni e informazioni vai al sito:
http://www.tuttinlotta.org
oppure scrivi a
posta@...

---

Da "Il Manifesto" del 2 Marzo 2001

Un pallone di idee per Sarajevo

A dieci anni di distanza dall'inizio della guerra nella ex
Jugoslavia, Tommasi e i calciatori di Verona lanciano una
campagna per i Balcani
MATTEO PATRONO

Che un progetto di solidarietà sportiva verso i popoli
dell'ex Jugoslavia possa partire di questi tempi da una
città come Verona, può sembrare sorprendente. Il caso
Marsiglia, i naziskin, gli exploit di Forza Nuova e il
razzismo da stadio degli ultimi mesi farebbero pensare
tutto il contrario. E invece, proprio da un clan di
veronesi con la passione per il calcio, è partita ieri una
campagna che a dieci anni di distanza dalla prima guerra
dell'ex Jugoslavia, scoppiata nel giugno del 1991 in
Slovenia, vuole dare un contributo di denaro, idee e
interventi concreti ad un territorio dove, nonostante la
pace, si continua a convivere in mezzo all'odio e alla
tensione.
L'iniziativa si chiama "Giochiamo per la pace" e ha come
obiettivo quello di realizzare in tutte le zone ferite
dalla guerra (in Bosnia Erzegovina, in Croazia, in Serbia
e in Kosovo) degli impianti sportivi di piccola-media
dimensione che possano contribuire al riallacciamento dei
legami fra le comunità interrotti dal conflitto bellico.
Fra i promotori della campagna c'è, manco a dirlo, Damiano
Tommasi, calciatore della Roma da anni impegnato nel campo
della solidarietà e del sociale. La novità è che accanto
al centrocampista di Negrar e al suo compagno di squadra
Eusebio Di Francesco, già protagonisti l'anno scorso di
un'iniziativa simile in Kosovo, ci sono questa volta anche
i giocatori del Chievo Verona (serie B) e un gruppo di
calciatori dilettanti della città scaligera: come a dire,
ecco a voi signori l'altra faccia di Verona. C'è
ovviamente anche la mano del mondo associativo (le Acli,
la Banca Etica, l'Unione sportiva Vitus Dal Colle) e
quella di un giornalista della Gazzetta dello Sport,
Valerio Piccioni, che da anni racconta sulla rosea gli
intrecci fra sport e solidarietà. Ma tutti ieri, alla
presentazione della campagna a Roma, hanno tenuto a
sottolineare che si tratta dell'iniziativa di un gruppo di
persone che, al di là di sigle, enti e cappelli più o meno
istituzionali, hanno provato a mettere insieme idee,
progetti ed esperienze per ricordare che in questi dieci
anni di sofferenza lo sport nei Balcani è sempre stato una
fonte di speranza e che, a maggior ragione oggi, deve
continuare ad essere un mezzo di crescita e di coesione.
Perché, come ha detto ad un certo punto Tommasi, "fare
sport significa conoscersi, confrontarsi e migliorare
insieme".
La campagna di "Giochiamo per la pace" vuole arrivare in
tutta l'ex e attuale Jugoslavia, senza alcuna distinzione
politica, etnica o religiosa. I referenti non saranno
uomini politici, ma organizzazioni che rappresentano la
popolazione di chi fa sport e di chi lo vorrà fare. Su
questa base sono state individuate già alcune zone dove
verrà riproposto il modello del campo sportivo di Stublla,
il centro polivalente costruito l'anno scorso dall'Ipsia
(l'organizzazione di cooperazione internazionale delle
Acli) nella piccola scuola della cittadina kosovara con i
fondi raccolti dai giocatori della Roma. Proprio nel corso
del viaggio che Tommasi e Di Francesco fecero in novembre
per andare ad inaugurare il campo, nacque l'idea di
proseguire su quella strada e andare oltre, coinvolgendo
altre persone ed allargando gli obiettivi. Così, tra poco,
il campo da gioco di Stubbla nascerà anche a Kljuc, in
Bosnia Erzegovina, a Vukovar, in Croazia, a Belgrado e
nella zona di Nis in Serbia e in alcuni villaggi delle
zone di Prizren e Viti, in Kosovo. A Sarajevo, dove lo
stadio Olimpico è oramai circondato soltanto da un
cimitero infinito e i campi di calcio sono pieni di mine,
si cercherà di attrezzare le palestre e di acquistare i
pulmini per il trasporto dei giovani sportivi portatori di
handicap, sopravvissuti alla guerra.
L'obiettivo, come si intuisce, è non solo ricostruire le
infrastrutture ma anche lavorare al fianco delle comunità
locali per avviare rapporti che durino nel tempo; dare un
segnale, a tutte le associazioni che lavorano in Italia e
nei Balcani, per individuare altri progetti realizzabili
in tempi brevi; aumentare la sensibilità della gente nei
confronti di questi popoli, anche ora che la guerra è
finita. Che tutto questo nasca per iniziativa di un gruppo
di giocatori, non tutti miliardari e disposti anche a
spendere le proprie ferie per andare a dare una mano, è un
bel segnale per il nostro calcio. "Sono piccole iniziative
che contribuiscono a far crescere un certo tipo di cultura
- ha detto alla fine Tommasi - se la gente impara ad
aiutarsi, difficilmente poi andrà allo stadio per
picchiare o insultare gli altri". Il campo da gioco è
aperto per tutti: i contributi possono essere versati sul
C.C. bancario numero 511000 presso Banca Etica - Abi 5018
Cab 12100 intestato a "Giochiamo per la pace". A Sarajevo,
per giugno, è prevista una partita di pallone per
festeggiare.

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
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Dear friends,
Please find here a report made by Paddy Colligan (International Action
center) about the Brussels DU Conference "Victims speak) (1st of March).
-- Michel Collon

michel.collon@...

Campaign to ban weapons
Soldiers, doctors testify on effects of DU
By Paddy Colligan
Brussels, Belgium
People from a dozen countries attending a March 1-2 conference here
grappled
with how to organize cooperatively to stop the Pentagon and NATO from
using
depleted-uranium weapons.
The Belgium-based Coalition for the Abolition of Depleted Uranium
brought
together victims of depleted uranium, anti-war activists and
researchers for
two days of working meetings and a public presentation to 500 people
at the
Free University of Brussels.
Participants agreed to continue working together to stop DU use.
Western Europe's corporate media have publicized the possibility of
danger
from DU over the last few months as alarming numbers of young,
previously
healthy NATO soldiers from European countries occupying Kosovo have
come
home from Kosovo with leukemia and other fatal health problems.
So far, there has been no publicity indicating that a similar epidemic
might
exist among U.S. Balkans veterans. European participants at the
conference
noted, however, that U.S. troops have been assigned to areas with
little DU
contamination.
Recently, demonstrators in Greece, Portugal, Italy and other European
countries have demanded that soldiers be brought back from Kosovo and
not
replaced. Greek anti-DU activists, backed by a broad working-class
movement
that almost unanimously opposed the nearby NATO war in 1999, have
brought
home about a quarter of the Greek soldiers stationed in Kosovo.
The basic effects of depleted uranium--a radioactive and toxic
substance--are known. Much still needs to be learned about how DU
works when
combined with other factors, including the age of those exposed and
the
presence of other toxins.
Instead of investigating these potential threats, the U.S./NATO
military
authorities refuse to acknowledge DU's role in the illnesses of Gulf
and
Balkans veterans. They have done everything possible to keep a lid on
the
outrage about the use of DU weapons.
They have consistently stonewalled, administering the wrong tests,
losing
records, and using all kinds of bureaucratic methods to be sure no
connection is made between these illnesses and DU.
Soldiers, doctors testify
The conference focused mainly on hearing from military victims of DU.
They
came from England, Yugoslavia, France, Belgium, Spain and other
countries.
Despite physical and psychological pain, they came to help others
understand
the horrors of DU.
Patricia Rodriguez, a young woman from Seville, Spain, recently lost
her
boyfriend, who had served in Kosovo, when he died from a rapidly
progressing
form of leukemia. She said: "I do this to let the other Spanish
soldiers
know what they are getting into. They can make their own choice--it's
their
life, but they should know."
She was astounded to learn that the U.S. military knew the effects of
DU
before using it.
Gena Mertens, a young German doctor with International Physicians
against
Nuclear War, is working on a standard operating procedure for
diagnosing
depleted-uranium exposure. Fifty ailing Balkans veterans have already
contacted her, volunteering to be part of a database of DU victims
that she
is assembling.
Developing an accurate physical examination to detect the presence and
effects of DU exposure will be a way to call the bluff of the
U.S./NATO
medical and military authorities.
Aws Albaiti, an Iraqi physician who worked in Baghdad from 1990 to
1999, has
seen many medical problems caused by DU exposure. He pointed out,
"Your
victims are adults; ours are adults and children."
Iraqi children, he said, have experienced a 12-fold increase in
leukemia and
lymphomas. The increase among adults has been five- to six-fold.
The U.S./United Nations sanctions against Iraq have prevented that
country
from importing medicine and food that could have saved lives and
alleviated
pain.
Albaiti questioned the timing of the interest in DU. "Iraqis have been
suffering since 1991," he said. "We said it was used in the war. Now
you
hear about DU. ... All Iraqi people are asking if this is a form of
discrimination."
A doctor and a victim of DU who were invited from Iraq were denied
visas by
the Belgian government. Dr. Albaiti was already in Europe receiving
training.
Dr. Dragutin Ilic reported on cancer statistics in the hospital in
Sarajevo,
Bosnia, where he works. In 1995-2000, the the number of cancer cases,
particularly leukemia and lymphoma, treated in this hospital increased
many
times over.
U.S./NATO planes that attacked Bosnia in 1995 used DU shells.
A Serbian researcher said there is a public health disaster in Kosovo
waiting to happen. DU was first used there two years ago. The people
in the
NATO-occupied territory have been told nothing about the contamination
of
the water and ground.
In contaminated areas of Serbia outside of Kosovo, the Yugoslav
government
educated the population about DU's hazards and is taking precautions.
A representative from the U.S.-based International Action Center said
there
is no contradiction between defending the rights of the civilian
victims of
DU and defending the rights of the rank-and-file soldiers who are also
victims. These soldiers are the sons and daughters of the working
class and
should not become cannon fodder in imperialist wars.
Other speakers pointed out that the United States used DU weapons
during
wars in Bosnia, Kosovo and Serbia, and in test bombings of Vieques in
Puerto
Rico, south Korea and Okinawa.
DU weapons are now produced in several countries and are used by many
armies. Their manufacture and export is very profitable to U.S.
corporations.
The organizations present agreed that there should be a total ban on
depleted uranium weapons. They also demanded that NATO and the United
States
pay for the cleanup of DU and for the medical needs of the military
victims
and the people still living in the countries left with this
environmental
and medical time bomb.
Participants agreed to use the Internet to share the latest medical
and
scientific findings, research on the arms industry, and leaflets and
pamphlets to explain DU in lay terms for more effective organizing
around
this issue. They also decided to organize missions of investigation
and
solidarity with soldiers, celebrities, doctors and professionals next
September, and to meet again in Brussels in December.
The writer represented the
International Action Center
at the Brussels DU conference.
- END -
(Copyright Workers World Service: Everyone is permitted to copy and
distribute verbatim copies of this document, but changing it is not
allowed.
For more information contact Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY
10011; via
e-mail: ww@w... For subscription info send message to:
info@w... Web: http://www.workers.org)

---

URANIO IMPOVERITO: DICHIARAZIONE DI EMMA BONINO

Roma, 7 marzo 2001. "Ora che anche gli scienziati cui si è appellata
l' Unione europea sono giunti alla conclusione (come già molti americani
ed alcuni autorevoli ma isolati colleghi italiani) che l'uranio
impoverito "non ha effetti rilevabili sulla salute umana" a livelli
limitati di esposizione (quali quelli registrati durante le operazioni
della Nato in Kossovo) dove sono finiti tutti coloro - politici,
giornalisti e presunti esperti di varia natura - che intorno alla
questione uranio impoverito misero in scena una irresponsabile
sceneggiata che confuse l'opinione pubblica e rischiò persino di
inquinare i rapporti fra l'Italia e la Nato e quelli fra l'Unione
europea e le nuove autorità di Belgrado?
Altrettanto interessante sarebbe sapere se, e a quali conclusioni sono
giunti gli scienziati italiani della cosiddetta "Commissione Mandelli",
cui
il governo ha affidato il compito di chiarire i termini della
questione".

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".

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Di seguito le prese di posizione di M. Zucchetti (Comitato Scienziate/i
contro la guerra) e Giorgio Cortellessa (Tribunale Clark)


---

Torino 14.3.2001

Sono stati resi pubblici recentemente due rapporti di organismi
internazionali, riguardanti il problema della pericolosità dell’Uranio
depleto (DU) usato per scopi militari nei Balcani.
Il primo è un rapporto dell’Unione Europea (Opinion of the group of
experts established according to Article 31 of the EURATOM Treaty -
Depleted Uranium), reperibile al sito:
http://europa.eu.int/comm/environment/radprot/opinion.pdf.
Il secondo è il Rapporto dell’Unep (Depleted Uranium in Kosovo -
Post-Conflict Environmental Assessment), reperibile al sito:
http://balkans.unep.ch/du/reports/report.html.
Ad una prima lettura dei documenti, emergono i seguenti punti critici,
che spiegano
ampiamente le conclusioni rassicuranti alle quali i due documenti
giungono.

RAPPORTO UNIONE EUROPEA
In esso, che non considera tra l’altro la questione della pericolosità
chimica, si arriva ad
escludere qualunque pericolosità radiologica del DU. Si afferma che,
considerando tutte le
possibili realistiche vie di esposizione, il DU non può arrivare a
causare detrimento sanitario
(cioè malattie o morte).
Cercando la ragione di queste conclusioni, davvero peculiari per un
materiale radioattivo, si
evince che:
- Il rapporto considera che il DU nelle munizioni non prenda
praticamente fuoco, se non
in piccolissima parte e quindi non vada praticamente in aerosol.
Escludendo o minimizzando
così la via di esposizione preponderante (inalazione), è facile giungere
a queste conclusioni. In
realtà, questa assunzione non è per nulla giustificata e realistica.
- Il rapporto afferma che dosi fino a 100 mSv (circa 50 volte il
fondo naturale) non
provocherebbero rilevante aumento nella popolazione degli effetti
sanitari dovuti alle
radiazioni ionizzanti. Questa affermazione si commenta da sola:
ricordiamo come i limiti di
legge in Italia parlino di 1 mSv come dose massima per la popolazione
(cento volte di meno
del valore che il rapporto afferma essere irrilevante). Se l’intera
popolazione italiana fosse
esposta a questa dose “irrilevante”, ne risulterebbero 300.000 nuovi
casi di tumore all’anno,
una cifra evidentemente ritenuta trascurabile dagli esperti
dell’Euratom.

RAPPORTO UNEP
Il rapporto dei tecnici dell’Unep contiene molti dati e rilevazioni
interessanti e pregevoli.
Tuttavia:
- Le misurazioni sono state fatte a distanza di anni dai
bombardamenti. Il sottoscritto ha
già ampiamente spiegato in altre sedi [1] come sia improbabile, a
distanza di anni, rilevare
l’inquinamento da DU con le usuali misure di contaminazione ambientale.
Occorre ricorrere a
bioindicatori/bioaccumulatori, nei quali si può ancora rilevare il DU
anche dopo parecchio
tempo dai bombardamenti.
- Il rapporto afferma infatti di non aver trovato concentrazioni
ambientali rilevanti di DU
e questo appunto non stupisce. Tuttavia, contraddice le sue stesse
conclusioni (il DU in seguito
ad un bombardamento non si sparge nell’atmosfera se non entro un piccolo
raggio
dall’esplosione, ergo l’esposizione della popolazione nel suo insieme
risulta trascurabile),
leggendo quanto scritto nell’Appendice VI del Rapporto stesso.
- In essa vengono riportati i dati sui rilevamenti di DU in certi
bioindicatori (licheni e
muschi). Si legge [2] che in tutti i casi in cui si è ricorso a questa
misura si è trovato rilevante
traccia di DU, segno che esso si era polverizzato e sparso
nell’atmosfera. Questo, anche in
concomitanza con rilevazioni nulle di contaminazione del suolo. Si
raccomanda nel Rapporto
l’uso di questi bioindicatori in future rilevazioni.
- Questa appare perciò una implicita affermazione di non aver
utilizzato le tecniche più
adeguate per la rilevazione del DU. Risultano perciò opinabili ed
inficiate tutte le affermazioni
del rapporto sulla pericolosità del DU.
- Inoltre, solo in 11 siti sugli oltre 200 indicati sono state
effettuate misurazioni. Date le
caratteristiche “a spot” dell’inquinamento da DU, questo compromette la
completezza ed
esaustività dell’indagine.
- Ci si chiede infine perchè non siano state prese in
considerazione le misure degli
scienziati jugoslavi fatte al tempo giusto (subito dopo i
bombardamenti), e che avevano
rilevato concentrazioni di DU anche ordini di grandezza oltre il normale
[1]

I pochi esempi qui citati, frutto di una prima lettura dei rapporti,
permettono di
concludere come siano del tutto azzardate ed ingiustificate le sentenze
assolutorie
sulla pericolosità dell’uranio impoverito.
Per quanto riguarda l’imminente probabile ulteriore sentenza assolutoria
che verrà emessa
dalla Commissione Governativa (presieduta dal prof. Mandelli), il
sottoscritto si riserva di
commentarla quando sarà disponibile il rapporto, e non le indiscrezioni
pubblicate in questi
giorni. Tuttavia, concorda pienamente con le dichiarazioni del dott.
Giorgio Cortellessa
(ANSA, 13.3.2001, h.18:21) della Contro-Commissione del Tribunale Clark.

(Prof.Ing. Massimo Zucchetti)
Comitato “Scienziate e Scienziati contro la guerra”
Email: zucchetti@...

[1] M.Cristaldi, A.Di Fazio, C.Pona, A.Tarozzi, M.Zucchetti “Uranio
impoverito (DU). Il suo
uso nei Balcani, le sue conseguenze sul territorio e la popolazione”,
Giano, n.36 (sett-dic.
2000), pp. 11-31.
[2] "The presence of DU in these samples (Lichens, nota di M.Zucchetti)
indicates the earlier
presence of DU in the air, which means that at least some of the
penetrators have hit hard
targets and shattered into dust and dispersed in air. In fact, in some
locations such as Vranovac
Hill, Bandera/Podzhar and Belebrod there was no measurable widespread
ground
contamination. This underlines the possibility of using in the future
lichens and barks as
sensitive bio-indicators in areas in which DU ammunition has been used."

***************************

TRIBUNALE RAMSEY CLARK
sezione italiana del tribunale indipendente
contro i crimini della NATO.
tel.0338/7963539 - fax 068174010
e-mail: tribunaleclark@...

Dichiarazione del portavoce della Commissione scientifica del Tribunale
Clark, riportata
dall'ansa oggi pomeriggio.
Riportiamo il lancio dell'ANSA sulla dichiarazione del Prof.
Cortellessa, nei prossimi giorni
vi informeremo sulla documentazione completa elaborata dalla nostra
Commissione.
Stefano de Angelis
Tribunale Clark in Italia

URANIO: CONTRO-COMMISSIONE, E' STATO CAUSA DI MOLTE LEUCEMIE

(ANSA) - ROMA, 13 MAR - ''Dagli elementi a nostra disposizione emerge un
evidentissimo
eccesso di leucemie: e' un dato enormemente al di fuori di qualsiasi
possibile situazione
statistica. E la causa e' l'uranio''. Lo ha affermato il fisco nucleare
Giorgio Cortellessa, che fa
parte della cosiddetta ''contro-commissione'' sugli effetti dell'uranio
impoverito nei reduci dai
Balcani.
Cortellessa e' uno degli esperti incaricati dalla sezione italiana del
Tribunale Clark - il
movimento per i diritti civili che prende il nome
dall'ex ministro Usa della Giustizia, Ramsey Clark - e dal comitato
''Scienzati e scienziate
contro la guerra'', di condurre un'indagine sulla
''sindrome dei Balcani'' alternativa a quella della commissione
istituita dal ministro della
Difesa e presieduta dal prof. Mandelli.
Quest'ultimo organismo - secondo indiscrezioni di questi giorni -
avrebbe escluso un nesso di
causalita' tra le patologie che hanno interessato alcune decine di
militari italiani impegnati in
Bosnia e in Kosovo e l'uranio impoverito contenuto nei proiettili;
avrebbe inoltre accertato che
le malattie tumorali sono perfino al di sotto della media nazionale
attesa, tranne che per un
linfoma.
Per la contro-commissione non governativa, invece - che ha esaminato
diversi casi, in base a
segnalazioni autonome rispetto a quelle giunte alla commissione Mandelli
- il nesso tra uranio
e le patologie tumorali sarebbe ''scontato''. ''E' fuori discussione -
afferma Cortellessa - che
l'uranio sia la causa, ma non e' detto che non si sommino altre cause.
Di sicuro, comunque,
l'uranio e' il principlae responsabile di quanto avvenuto, non solo ai
danni dei militari, ma
anche della popolazione civile''.
Il professor Cortellessa, poi, sottolinea che anche il recente rapporto
degli esperti dell'Unione
Europea, ''lungi dall'escludere un collegamento
tra uranio e malattie, come si e' voluto far credere, fornisce invece
dei dati estremamente
importanti, ad esempio sulla sua permanenza a lungo termine nel corpo
umano e sui possibili
effetti nocivi''.
Riguardo, infine, ai risultati del lavoro della Commissione Mandelli -
che dovrebbero essere
ufficializzati nei prossimi giorni - Cortellessa afferma che ''ci sara'
da da ridere se qualcuno,
di fronte ad un picco di una certa malattia, affermasse che non e'
l'uranio la causa, senza pero'
dire quale sia questa causa. Si tratta di un'affermazione ridicola,
buona forse per dei politici,
ma non adatta ad un ragionamento scientifico. Infatti, se non ho
elementi per dire che cosa
provoca una certa patologia, a rigore non posso escludere nulla.
Comunque - conclude il
fisico - questa non e' una vicenda che si concludera' in tempi brevi:
sono convinto che con gli
esperti della Commissione Mandelli ci scontreremo nei dettagli per un
lungo periodo''.
(ANSA). SV 13-MAR-01 18:21 NNNN
13/03/2001 19:16

---

Peccato che la Bonino si sia dimenticata di citare i "molti scienziati
americani e molti autorevoli e non isolati colleghi italiani" che non
pensano che l'uranio 238 (completo di plutonio, uranio 236 e altre
schifezze che gli americani non sapevano dove buttare) "non ha effetti
rilevabili sulla salute umana" e che hanno dimostrato il contrario.
Quanto ai "livelli limitati di esposizione" se può essere vero per i
militari non lo è di certo per i civili (a meno che si voglia
considerare 4,5 mld di anni un tempo limitato). Ciò dimostra l'ipocrisia
con la quale i radicali hanno difeso il popolo kosovaro (cioè i
terroristi dell'UCK): adesso che il Kosovo è una colonia NATO
monoetnica, covo di prostitute e scalo privilegiato del traffico di
droga, di uomini e del contrabbando non gliene frega più un cazzo se la
gente muore di cancro.
La cara Emma si è anche dimenticata di citare gli altri paesi
beneficiati dalle armi all'uranio: Bosnia, Somalia, Iraq nonché tutti i
paesi sedi di basi militari oggetto di esercitazioni (tra cui l'Italia).
Quanto all'inquinamento dei rapporti con la NATO mi viene da ridere
pensando al finto tentativo dell'Italia di chiedere la moratoria delle
armi
all'uranio e all'ennesimo calcio in culo preso, che dimostra il ruolo
subalterno del nostro paese se ce ne fosse bisogno.
E che la mitica "Commissione Mandelli" ci illumini...

Pino

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URANIO IMPOVERITO: DICHIARAZIONE DI EMMA BONINO

Roma, 7 marzo 2001. "Ora che anche gli scienziati cui si è appellata
l' Unione europea sono giunti alla conclusione (come già molti americani
ed alcuni autorevoli ma isolati colleghi italiani) che l'uranio
impoverito "non ha effetti rilevabili sulla salute umana" a livelli
limitati di esposizione (quali quelli registrati durante le operazioni
della Nato in Kossovo) dove sono finiti tutti coloro - politici,
giornalisti e presunti esperti di varia natura - che intorno alla
questione uranio impoverito misero in scena una irresponsabile
sceneggiata che confuse l'opinione pubblica e rischiò persino di
inquinare i rapporti fra l'Italia e la Nato e quelli fra l'Unione
europea e le nuove autorità di Belgrado?
Altrettanto interessante sarebbe sapere se, e a quali conclusioni sono
giunti gli scienziati italiani della cosiddetta "Commissione
Mandelli", cui il governo ha affidato il compito di chiarire i termini
della
questione".

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