Subject: Onorevole Prodi, non tolga a D'Alema il "merito"
della guerra!
Date: Sun, 10 Jun 2001 18:01:12 +0200
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COMUNICATO STAMPA - ASSOCIAZIONE PEACELINK - TELEMATICA PER LA PACE
Onorevole Prodi, non tolga a D'Alema il "merito" della guerra!
In un articolo apparso sul Corriere della Sera del 7 giugno 2001 l'ex
Ministro della Difesa Carlo Scognamiglio ha sostenuto che la nascita del
governo D'Alema e' stata in buona sostanza un "parto pilotato" per
creare
un governo politico in grado di affrontare l'imminente emergenza
militare
dei Balcani. Scognamiglio ha affermato testualmente che, dopo la caduta
del
governo Prodi, "n� il Presidente Scalfaro, n� l'on. D'Alema, avevano
altra
scelta se non tentare di formare un governo politico, (...) un governo
che
garantisse alle Forze Armate italiane la possibilit� di assolvere con
dignit� i propri compiti nell'Alleanza di fronte alla imminenza di un
conflitto che di necessit� avrebbe visto l'Italia nel ruolo di
protagonista".
Il 9 giugno L'Onorevole Romano Prodi si e' affrettato a replicare alle
affermazioni di Scognamiglio, e sempre dalle pagine del Corriere della
Sera
ha sostenuto che "ancorch� dimissionario, fu il mio governo ad assumersi
la
responsabilit� di decidere a favore dell?Activation Order. E fui io
stesso,
come Presidente del Consiglio, a firmare il relativo provvedimento".
Per dovere di correttezza e di completezza dell'informazione invitiamo
gli
organi di stampa a riportare l'esatto contenuto delle disposizioni
impartite dal Governo presieduto da Romano Prodi nei giorni precedenti
al
suo scioglimento.
I dati che stiamo per citare sono liberamente consultabili all'indirizzo
http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm
Dalla consultazione di questi dati emerge quanto segue:
1) Il governo Prodi, pur avendo aderito all' "Activation Order" della
Nato,
avevano esplicitamente limitato l'azione delle Forze Armate al
territorio
nazionale, ne' avevano autorizzato i bombardamenti che sono stati
successivamente effettuati ANCHE DA AEREI DELL'AVIAZIONE ITALIANA, come
risulta da numerose fonti dirette.
2) Il governo Prodi ha unicamente autorizzato attivita' di "DIFESA
INTEGRATA" del territorio nazionale, e non azioni militari al di fuori
dei
confini della repubblica, affermando esplicitamente che "Nell'attuale
situazione costituzionale il contributo delle Forze Armate italiane sar�
LIMITATO ALLE ATTIVITA' DI DIFESA INTEGRATA di difesa integrata del
territorio nazionale." Con il termine "difesa integrata" si indicano
tutte
quelle azioni di supporto e di facilitazione delle operazioni militari
condotte dalle forze Nato nel territorio nazionale, e non certo i
bombardamenti autorizzati in seguito dal governo D'Alema. In questa
circostanza il governo Prodi, parlando dell'"attuale situazione
costituzionale", ha dimostrato di essere ben consapevole dei vincoli
imposti dall'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libert� degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali".
3) Il governo Prodi ha riconosciuto al Parlamento la facolta' di
deliberare
l'azione militare, affermando in un comunicato che, per tutte le
attivita'
che esulano dalla Difesa Integrata, "Ogni eventuale ulteriore impiego
delle
Forze Armate dovr� essere autorizzato dal Parlamento". Il governo
D'Alema,
d'altro canto, non ha riconosciuto al Parlamento la prerogativa di
essere
l'unica autorita' in grado di deliberare lo stato di guerra, e ha deciso
unilateralmente di dare il via all'azione militare. Il dibattito
parlamentare sull'opportunita' e le modalita' di questa azione militare
e'
avvenuto quando i bombardamenti e i conseguenti "effetti collaterali"
erano
gia' in atto da diverso tempo.
Riteniamo pertanto che l'azione del governo Prodi, ancorche' discutibile
dal punto di vista politico, sia comunque rimasta all'interno dei limiti
imposti dal dettato costituzionale, limiti abbondantemente superati
dalle
successive disposizioni impartite dal governo D'Alema.
Invitiamo i mezzi di informazione a documentare nel modo piu' completo
possibile gli avvenimenti politici che hanno preceduto l'azione militare
della primavera del 1999, consultando anche e soprattutto gli atti
parlamentari e non solamente le "lettere al direttore" con cui ognuno
espone la sua parziale versione dei fatti.
Contemporaneamente esortiamo tutti i rappresentanti politici che hanno
preso parte a vario titolo al governo D'Alema ad assumersi le loro
responsabilita' di fronte alla storia, di fronte alla loro coscienza, e
di
fronte alle vittime civili dell'azione militare contro la Repubblica
Federale di Yugoslavia.
Carlo Gubitosa
Segretario Associazione Peacelink
Volontariato dell'informazione
www.peacelink.it
info@...
ALLEGATO:
I comunicati relativi alla questione del Kossovo emanati dal Governo
Prodi
nei giorni immediatamente precedenti al suo scioglimento.
Fonte: http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm
Comunicato n. 157 del 12 ottobre 1998 (Governo Prodi)
In apertura di seduta il Consiglio ha auspicato che la trattativa in
corso
a Belgrado e a Pristina abbia esito positivo in modo da garantire
completa
attuazione della delibera del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
a
protezione dei cittadini del Kosovo. Udite poi le relazioni del Ministro
degli Affari Esteri, Lamberto Dini e del Ministro della Difesa Beniamino
Andreatta ha unanimemente ritenuto di autorizzare il Rappresentante
permanente d'Italia presso la Nato ad aderire al cosiddetto Ordine di
Attivazione (Act Ord). Questa decisione si colloca nel quadro delle
delibere adottate in ambito Onu. Di conseguenza l'Italia metter� a
disposizione le proprie basi qualora dovesse risultare necessario
l'intervento militare da parte dell'Alleanza Atlantica per fronteggiare
la
crisi nel Kosovo. Il Governo ribadisce che l'obiettivo della Nato e
dell'Italia � quello di contribuire ad una soluzione durevole per
consentire di fronteggiare l'imminenza di una catastrofe umanitaria che
minaccia la sopravvivenza di circa 300.000 rifugiati in un'area cos�
vicina
al nostro Paese. Nell'attuale situazione costituzionale il contributo
delle
Forze Armate italiane sar� limitato alle attivit� di difesa integrata
del
territorio nazionale. Ogni eventuale ulteriore impiego delle Forze
Armate
dovr� essere autorizzato dal Parlamento.
Comunicato n. 158 del 16 ottobre 1998 (Governo Prodi)
Il Ministro degli Affari Esteri, Dini, ha svolto una relazione sulle
tematiche di politica internazionale, illustrando in particolare gli
svilupppi della crisi in Kosovo, anche alla luce della riunione
ministeriale di ieri a Parigi del Gruppo di Contatto. Il Ministro Dini
ha
espresso soddisfazione per gli accordi raggiunti a Belgrado nel quadro
del
processo negoziale condotto dall'Ambasciatore Holbrooke, con l'appoggio
del
Gruppo di Contatto, in particolare per l'intesa sulla missione di
verifica
dell'Osce che verr� firmata oggi e per quella sulla sorveglianza aerea
da
parte della nato gi� firmata ieri a Belgrado. Tali accordi sono il
frutto
del coordinamento fra la pressione diplomatica e quella militare e della
coesione dimostrata dai Paesi membri del Gruppo di Contatto e
dell'Alleanza
Atlantica. Essi devono tradursi al piu' presto in una nuova Risoluzione
del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che conferisca loro
definitiva
autorit�. In merito alla missione di verifica dell'Osce in Kosovo, cui
l'Italia contribuir� in maniera significativa al pari degli altri Paesi
europei del Gruppo di Contatto, Dini ha indicato che essa dovr� essere
dispiegata sul terrenol nei tempi piu' rapidi possibili, per monitorare
il
ritiro delle forze speciali dalla regione, consentire alle
organizzazioni
umanitarie di tornare nella regione e facilitare gli interventi a favore
dei profughi. In tale contesto, ha ricordato che la Cooperazione
italiana
ha gi� inviato una missione a Belgrado e a Pristina per valutare la
possibilit� di creare in tempi brevi un sistema di centri di accoglienza
per gli sfollati. Il Ministro ha infine ribadito che occorre portare
avanti
l'azione di pressione sulle parti in causa per l'avvio di negoziati seri
e
costruttivi sul futuro Statuto di autonomia che consenta l'autogoverno
della regione, sulla base della piattaforma presentata dall'Ambasciatore
Hill, col sostegno del Gruppo di Contatto.
------------
Presidente del Consiglio: Massimo D'Alema (Ds)
Vice Presidente: Sergio Mattarella (Ppi)
Sottosegretario alla presidenza: Franco Bassanini (Ds)
Bilancio e Tesoro: Carlo Azeglio Ciampi
Finanze: Vincenzo Visco (Ds)
Industria: Pier Luigi Bersani (Ds)
Esteri: Lamberto Dini (Ri)
Giustizia: Oliviero Diliberto (Pdci)
Interno: Rosa Russo Jervolino (Ppi)
Commercio estero: Piero Fassino (Ds)
Riforme costituzionali: Giuliano Amato
Beni Culturali Spettacoli e Sport: Giovanna Melandri (Ds)
Sanit�: Rosy Bindi (Ppi)
Ambiente: Edo Ronchi (Verdi)
Funzione Pubblica: Angelo Piazza (Sdi)
Comunicazioni: Salvatore Cardinale (Udr)
Pubblica Istruzione: Luigi Berlinguer (Ds)
Ricerca Scientifica e Universit�: Ortensio Zecchino (Ppi)
Trasporti: Tiziano Treu (Ri)
Difesa: Carlo Scognamiglio (Udr)
Lavori Pubblici: Enrico Micheli (Ppi)
Lavoro e Mezzogiorno: Antonio Bassolino (Ds)
Pari opportunit�: Laura Balbo
Solidariet� sociale: Livia Turco (Ds)
Politiche agricole: Paolo De Castro (Ulivo)
Rapporti parlamento: Guido Folloni (Udr)
Politiche comunitarie: Enrico Letta (Ppi)
Affari regionali: Katia Belillo (Pdci)
(21 ottobre 1998)
-------------
P R O C E S S I A M O L I !!
Il 31 luglio 1999 hanno avuto inizio a New York le attivita' del
"TRIBUNALE INTERNAZIONALE INDIPENDENTE CONTRO I
CRIMINI DELLA NATO IN JUGOSLAVIA", promosso da Ramsey
Clark, con la stesura di 19 punti di accusa contro la NATO ed i
governi occidentali.
Le attivita' del "Tribunale" hanno trovato seguito in molti altri paesi
del mondo. In Italia il primo novembre 1999 alla presenza di
Ramsey Clark ha preso il via la sezione italiana del Tribunale. Nel
corso di questi mesi, confortati dal crescente interesse suscitato e
dalle numerose iniziative di presentazione del "Tribunale Italiano" in
molte citta', abbiamo potuto verificare con dati oggettivi la
veridicita' delle nostre accuse.
A completamento del lavoro svolto in questi mesi, noi sottoscritti
firmatari di questo appello accusiamo le massime autorit� della
Repubblica in carica nel marzo 1999 - in particolare il presidente
del Consiglio dei Ministri Massimo D'Alema e i membri del Governo
per la partecipazione alla guerra illegale e il Presidente della
Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per non aver difeso la Costituzione
- nonch� i loro successori per quanto attiene ai crimini in
continuit� con l'aggressione armata, ciascuno secondo la personale
responsabilit� scaturente dalle diverse competenze, azioni e
omissioni:
- per avere collaborato attivamente all'aggressione contro la
Repubblica Federale Jugoslava, paese sovrano da cui non era
venuta nessuna minaccia n� all'Italia n� ai suoi alleati;
- per aver liquidato e vanificato con l'aggressione militare le
iniziative internazionali tendenti a favorire la soluzione con mezzi
pacifici dei problemi esistenti nel Kosovo;
- per avere violato tutti i principi del diritto internazionale e in
particolare la Carta delle Nazioni Unite, i principi del Tribunale di
Norimberga, le Convenzioni di Ginevra e i protocolli aggiuntivi sulla
tutela delle popolazioni civili, nonch� lo stesso trattato istitutivo
della NATO;
- per aver consentito che dal proprio territorio partissero attacchi
contro istallazioni e popolazioni civili, condotti su obiettivi e con
armi appositamente studiate per infliggere il massimo danno,
anche protratto nel tempo, alle persone e alle loro condizioni di vita
(attacchi deliberati contro strutture civili, bombe a grappolo);
- per aver consentito l'utilizzo massiccio di proiettili e missili
all'uranio impoverito, causando danni incalcolabili e per un tempo
indeterminato alle popolazioni della Federazione Jugoslava, con
enormi rischi attuali anche per i volontari civili e per i militari
italiani impegnati nel Kosovo.
- per aver partecipato al bombardamento di impianti chimici e
farmaceutici, causando deliberatamente danni ambientali di
enorme rilevanza, tali da configurare una vera e propria guerra
batteriologica, chimica e nucleare;
- per aver danneggiato l'economia della Costa Adriatica con la
chiusura degli aeroporti civili e per aver consentito e cercato di
occultare lo smaltimento di ordigni bellici nelle acque territoriali
italiane e in quelle immediatamente adiacenti, causando danni alle
persone, all'ambiente, all'economia;
- per aver violato la Costituzione italiana e ignorato le procedure
che essa impone in caso di stato di guerra, guerra che non pu� mai
essere intrapresa dall'Italia ma solo combattuta per difendere
dall'aggressione altrui il nostro paese e i paesi di cui l'Italia sia
impegnata a condividere la difesa;
- per avere attivamente collaborato ad affamare e sacrificare la
popolazione della Jugoslavia, sia nel corso della guerra sia con
l'imposizione di misure di embargo internazionalmente illegittime;
- per avere attivamente collaborato a esercitare pressioni e ingerenze
contro un paese sovrano e le sue legittime istituzioni;
- per avere inviato truppe e personale civile a governare territori
ridotti di fatto a nuovi protettorati e colonie, senza peraltro impedire
nel Kosovo la persecuzione sistematica e l'espulsione della popolazione
di etnia serba e di altre etnie non albanesi, nonch� degli stessi
abitanti di etnia albanese considerati non affidabili o dissidenti dal
nuovo potere di fatto ivi insediato in violazione della risoluzione
1244 dell'ONU;
- per aver usato la Missione Arcobaleno come operazione di promozione e
legittimazione della guerra, e per avere allo stesso fine attivato o
favorito una disinformazione e propaganda di guerra;
- per avere rinunciato all'esercizio della sovranit� del nostro paese e
al diritto-dovere di controllo delle attivit� che vi svolgono comandi,
strutture e mezzi militari stranieri;
- per avere acconsentito a modificare, senza nessuna decisione del
Parlamento, lo "status" politico e giuridico della NATO.
(sezione italiana del Tribunale Indipendente contro i crimini della
NATO, giugno 2000)
-----------------
Dal "Giornale di Brescia", Sabato 10 Luglio 1999
sopratitolo: A guerra conclusa, svelati dal colonnello Francesco Latorre
i numeri dell'operazione "Alled Force"
titolo: Sesto Stormo, 172 missioni per il Kossovo
sottotitolo: Da Ghedi sono stati schierati in Puglia 85 uomini e 12
velivoli, per 418 ore di volo
"...L'altra sera il colonnello Latorre ha svelato tutti i numeri della
cosiddetta operazione Aled Force conclusasi il 10 Giugno con la resa di
Milosevic (sic). Lo ha fatto davanti ai militari del VI Stormo e alle
loro
famiglie (cui e' andato il sincero ringraziamento del comandante...) ma
anche davanti al Generale Gargini, al prefetto, al vicequestore e al
comandante provinciale dei Carabinieri.
Il colonnello ha cominciato spiegando che, a causa della posizione
centrale
in una zona perennemente in crisi (....), "l'Italia e' considerata una
sorta di portaerei nel Mediterraneo. Non a caso, nel corso dell'Allied
Force, l'85% delle missioni h decollato dalle nostre basi". (...)
naturalmente, gli uomini e i mezzi del VI stormo hanno fatto la loro
parte.
Anzi hanno fatto molto.
"L'impegno operativo del VI Stormo - ha detto Latorre - s'e'
concretizzato
in missioni di ricognizione )2 sortite per due giorni la settimana) e in
missioni d'attacco effettuate in un primo periodo da Ghedi, poi da una
cellula schierata a Gioia del Colle ( 6/8 sortite giornaliere per 6
giorni la settimana". (...) da Ghedi in Puglia sono arrivati 85 uomini,
12
velivoli e 12 laser pod. Il rischieramento ha consentito di effettuare
418
ore di volo, che si traducono in 172 sortite: 6 di ricognizione e 166 di
attacchi veri e propri, sferrati contro obiettivi selezionati di tipo
prettamente militare: depositi di munizioni, caseme, aeroporti. V'e'
inoltre da specificare che, per gli attacchi, sono state utilizzate
bombe a puntamento laser e a caduta libera.
Il colonnello Latorre ha anche spiegato come tecnicamente avvenivano le
missioni. Dopo la preparazione alla base, "i nostri aerei decollavano da
Gioia del colle, quindi, fatto rifornimento in volo sull'Adriatico, si
mettevano in "zona d'attesa" su cieli non ostili, tipo la Macedonia e
l'Albania: l'attesa dipendeva dal fatto che si viaggiava in pacchetti di
aerei e che ogni pacchetto aveva tempi precisi per entrare in azione.
Poi, quand'era il nostro turno, si andava sull'obiettivo, quindi,
seguendo
rotte prestabilite, si tornava. Anche grazie alla preparazione dei
nostri
equipaggi, tutto ha funzionato a meraviglia, tant'e' vero che, nel 100%
delle operazioni, uomini e mezzi sono rientrati alla base" (....)
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
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> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
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della guerra!
Date: Sun, 10 Jun 2001 18:01:12 +0200
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COMUNICATO STAMPA - ASSOCIAZIONE PEACELINK - TELEMATICA PER LA PACE
Onorevole Prodi, non tolga a D'Alema il "merito" della guerra!
In un articolo apparso sul Corriere della Sera del 7 giugno 2001 l'ex
Ministro della Difesa Carlo Scognamiglio ha sostenuto che la nascita del
governo D'Alema e' stata in buona sostanza un "parto pilotato" per
creare
un governo politico in grado di affrontare l'imminente emergenza
militare
dei Balcani. Scognamiglio ha affermato testualmente che, dopo la caduta
del
governo Prodi, "n� il Presidente Scalfaro, n� l'on. D'Alema, avevano
altra
scelta se non tentare di formare un governo politico, (...) un governo
che
garantisse alle Forze Armate italiane la possibilit� di assolvere con
dignit� i propri compiti nell'Alleanza di fronte alla imminenza di un
conflitto che di necessit� avrebbe visto l'Italia nel ruolo di
protagonista".
Il 9 giugno L'Onorevole Romano Prodi si e' affrettato a replicare alle
affermazioni di Scognamiglio, e sempre dalle pagine del Corriere della
Sera
ha sostenuto che "ancorch� dimissionario, fu il mio governo ad assumersi
la
responsabilit� di decidere a favore dell?Activation Order. E fui io
stesso,
come Presidente del Consiglio, a firmare il relativo provvedimento".
Per dovere di correttezza e di completezza dell'informazione invitiamo
gli
organi di stampa a riportare l'esatto contenuto delle disposizioni
impartite dal Governo presieduto da Romano Prodi nei giorni precedenti
al
suo scioglimento.
I dati che stiamo per citare sono liberamente consultabili all'indirizzo
http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm
Dalla consultazione di questi dati emerge quanto segue:
1) Il governo Prodi, pur avendo aderito all' "Activation Order" della
Nato,
avevano esplicitamente limitato l'azione delle Forze Armate al
territorio
nazionale, ne' avevano autorizzato i bombardamenti che sono stati
successivamente effettuati ANCHE DA AEREI DELL'AVIAZIONE ITALIANA, come
risulta da numerose fonti dirette.
2) Il governo Prodi ha unicamente autorizzato attivita' di "DIFESA
INTEGRATA" del territorio nazionale, e non azioni militari al di fuori
dei
confini della repubblica, affermando esplicitamente che "Nell'attuale
situazione costituzionale il contributo delle Forze Armate italiane sar�
LIMITATO ALLE ATTIVITA' DI DIFESA INTEGRATA di difesa integrata del
territorio nazionale." Con il termine "difesa integrata" si indicano
tutte
quelle azioni di supporto e di facilitazione delle operazioni militari
condotte dalle forze Nato nel territorio nazionale, e non certo i
bombardamenti autorizzati in seguito dal governo D'Alema. In questa
circostanza il governo Prodi, parlando dell'"attuale situazione
costituzionale", ha dimostrato di essere ben consapevole dei vincoli
imposti dall'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libert� degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali".
3) Il governo Prodi ha riconosciuto al Parlamento la facolta' di
deliberare
l'azione militare, affermando in un comunicato che, per tutte le
attivita'
che esulano dalla Difesa Integrata, "Ogni eventuale ulteriore impiego
delle
Forze Armate dovr� essere autorizzato dal Parlamento". Il governo
D'Alema,
d'altro canto, non ha riconosciuto al Parlamento la prerogativa di
essere
l'unica autorita' in grado di deliberare lo stato di guerra, e ha deciso
unilateralmente di dare il via all'azione militare. Il dibattito
parlamentare sull'opportunita' e le modalita' di questa azione militare
e'
avvenuto quando i bombardamenti e i conseguenti "effetti collaterali"
erano
gia' in atto da diverso tempo.
Riteniamo pertanto che l'azione del governo Prodi, ancorche' discutibile
dal punto di vista politico, sia comunque rimasta all'interno dei limiti
imposti dal dettato costituzionale, limiti abbondantemente superati
dalle
successive disposizioni impartite dal governo D'Alema.
Invitiamo i mezzi di informazione a documentare nel modo piu' completo
possibile gli avvenimenti politici che hanno preceduto l'azione militare
della primavera del 1999, consultando anche e soprattutto gli atti
parlamentari e non solamente le "lettere al direttore" con cui ognuno
espone la sua parziale versione dei fatti.
Contemporaneamente esortiamo tutti i rappresentanti politici che hanno
preso parte a vario titolo al governo D'Alema ad assumersi le loro
responsabilita' di fronte alla storia, di fronte alla loro coscienza, e
di
fronte alle vittime civili dell'azione militare contro la Repubblica
Federale di Yugoslavia.
Carlo Gubitosa
Segretario Associazione Peacelink
Volontariato dell'informazione
www.peacelink.it
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ALLEGATO:
I comunicati relativi alla questione del Kossovo emanati dal Governo
Prodi
nei giorni immediatamente precedenti al suo scioglimento.
Fonte: http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm
Comunicato n. 157 del 12 ottobre 1998 (Governo Prodi)
In apertura di seduta il Consiglio ha auspicato che la trattativa in
corso
a Belgrado e a Pristina abbia esito positivo in modo da garantire
completa
attuazione della delibera del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
a
protezione dei cittadini del Kosovo. Udite poi le relazioni del Ministro
degli Affari Esteri, Lamberto Dini e del Ministro della Difesa Beniamino
Andreatta ha unanimemente ritenuto di autorizzare il Rappresentante
permanente d'Italia presso la Nato ad aderire al cosiddetto Ordine di
Attivazione (Act Ord). Questa decisione si colloca nel quadro delle
delibere adottate in ambito Onu. Di conseguenza l'Italia metter� a
disposizione le proprie basi qualora dovesse risultare necessario
l'intervento militare da parte dell'Alleanza Atlantica per fronteggiare
la
crisi nel Kosovo. Il Governo ribadisce che l'obiettivo della Nato e
dell'Italia � quello di contribuire ad una soluzione durevole per
consentire di fronteggiare l'imminenza di una catastrofe umanitaria che
minaccia la sopravvivenza di circa 300.000 rifugiati in un'area cos�
vicina
al nostro Paese. Nell'attuale situazione costituzionale il contributo
delle
Forze Armate italiane sar� limitato alle attivit� di difesa integrata
del
territorio nazionale. Ogni eventuale ulteriore impiego delle Forze
Armate
dovr� essere autorizzato dal Parlamento.
Comunicato n. 158 del 16 ottobre 1998 (Governo Prodi)
Il Ministro degli Affari Esteri, Dini, ha svolto una relazione sulle
tematiche di politica internazionale, illustrando in particolare gli
svilupppi della crisi in Kosovo, anche alla luce della riunione
ministeriale di ieri a Parigi del Gruppo di Contatto. Il Ministro Dini
ha
espresso soddisfazione per gli accordi raggiunti a Belgrado nel quadro
del
processo negoziale condotto dall'Ambasciatore Holbrooke, con l'appoggio
del
Gruppo di Contatto, in particolare per l'intesa sulla missione di
verifica
dell'Osce che verr� firmata oggi e per quella sulla sorveglianza aerea
da
parte della nato gi� firmata ieri a Belgrado. Tali accordi sono il
frutto
del coordinamento fra la pressione diplomatica e quella militare e della
coesione dimostrata dai Paesi membri del Gruppo di Contatto e
dell'Alleanza
Atlantica. Essi devono tradursi al piu' presto in una nuova Risoluzione
del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che conferisca loro
definitiva
autorit�. In merito alla missione di verifica dell'Osce in Kosovo, cui
l'Italia contribuir� in maniera significativa al pari degli altri Paesi
europei del Gruppo di Contatto, Dini ha indicato che essa dovr� essere
dispiegata sul terrenol nei tempi piu' rapidi possibili, per monitorare
il
ritiro delle forze speciali dalla regione, consentire alle
organizzazioni
umanitarie di tornare nella regione e facilitare gli interventi a favore
dei profughi. In tale contesto, ha ricordato che la Cooperazione
italiana
ha gi� inviato una missione a Belgrado e a Pristina per valutare la
possibilit� di creare in tempi brevi un sistema di centri di accoglienza
per gli sfollati. Il Ministro ha infine ribadito che occorre portare
avanti
l'azione di pressione sulle parti in causa per l'avvio di negoziati seri
e
costruttivi sul futuro Statuto di autonomia che consenta l'autogoverno
della regione, sulla base della piattaforma presentata dall'Ambasciatore
Hill, col sostegno del Gruppo di Contatto.
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Presidente del Consiglio: Massimo D'Alema (Ds)
Vice Presidente: Sergio Mattarella (Ppi)
Sottosegretario alla presidenza: Franco Bassanini (Ds)
Bilancio e Tesoro: Carlo Azeglio Ciampi
Finanze: Vincenzo Visco (Ds)
Industria: Pier Luigi Bersani (Ds)
Esteri: Lamberto Dini (Ri)
Giustizia: Oliviero Diliberto (Pdci)
Interno: Rosa Russo Jervolino (Ppi)
Commercio estero: Piero Fassino (Ds)
Riforme costituzionali: Giuliano Amato
Beni Culturali Spettacoli e Sport: Giovanna Melandri (Ds)
Sanit�: Rosy Bindi (Ppi)
Ambiente: Edo Ronchi (Verdi)
Funzione Pubblica: Angelo Piazza (Sdi)
Comunicazioni: Salvatore Cardinale (Udr)
Pubblica Istruzione: Luigi Berlinguer (Ds)
Ricerca Scientifica e Universit�: Ortensio Zecchino (Ppi)
Trasporti: Tiziano Treu (Ri)
Difesa: Carlo Scognamiglio (Udr)
Lavori Pubblici: Enrico Micheli (Ppi)
Lavoro e Mezzogiorno: Antonio Bassolino (Ds)
Pari opportunit�: Laura Balbo
Solidariet� sociale: Livia Turco (Ds)
Politiche agricole: Paolo De Castro (Ulivo)
Rapporti parlamento: Guido Folloni (Udr)
Politiche comunitarie: Enrico Letta (Ppi)
Affari regionali: Katia Belillo (Pdci)
(21 ottobre 1998)
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P R O C E S S I A M O L I !!
Il 31 luglio 1999 hanno avuto inizio a New York le attivita' del
"TRIBUNALE INTERNAZIONALE INDIPENDENTE CONTRO I
CRIMINI DELLA NATO IN JUGOSLAVIA", promosso da Ramsey
Clark, con la stesura di 19 punti di accusa contro la NATO ed i
governi occidentali.
Le attivita' del "Tribunale" hanno trovato seguito in molti altri paesi
del mondo. In Italia il primo novembre 1999 alla presenza di
Ramsey Clark ha preso il via la sezione italiana del Tribunale. Nel
corso di questi mesi, confortati dal crescente interesse suscitato e
dalle numerose iniziative di presentazione del "Tribunale Italiano" in
molte citta', abbiamo potuto verificare con dati oggettivi la
veridicita' delle nostre accuse.
A completamento del lavoro svolto in questi mesi, noi sottoscritti
firmatari di questo appello accusiamo le massime autorit� della
Repubblica in carica nel marzo 1999 - in particolare il presidente
del Consiglio dei Ministri Massimo D'Alema e i membri del Governo
per la partecipazione alla guerra illegale e il Presidente della
Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per non aver difeso la Costituzione
- nonch� i loro successori per quanto attiene ai crimini in
continuit� con l'aggressione armata, ciascuno secondo la personale
responsabilit� scaturente dalle diverse competenze, azioni e
omissioni:
- per avere collaborato attivamente all'aggressione contro la
Repubblica Federale Jugoslava, paese sovrano da cui non era
venuta nessuna minaccia n� all'Italia n� ai suoi alleati;
- per aver liquidato e vanificato con l'aggressione militare le
iniziative internazionali tendenti a favorire la soluzione con mezzi
pacifici dei problemi esistenti nel Kosovo;
- per avere violato tutti i principi del diritto internazionale e in
particolare la Carta delle Nazioni Unite, i principi del Tribunale di
Norimberga, le Convenzioni di Ginevra e i protocolli aggiuntivi sulla
tutela delle popolazioni civili, nonch� lo stesso trattato istitutivo
della NATO;
- per aver consentito che dal proprio territorio partissero attacchi
contro istallazioni e popolazioni civili, condotti su obiettivi e con
armi appositamente studiate per infliggere il massimo danno,
anche protratto nel tempo, alle persone e alle loro condizioni di vita
(attacchi deliberati contro strutture civili, bombe a grappolo);
- per aver consentito l'utilizzo massiccio di proiettili e missili
all'uranio impoverito, causando danni incalcolabili e per un tempo
indeterminato alle popolazioni della Federazione Jugoslava, con
enormi rischi attuali anche per i volontari civili e per i militari
italiani impegnati nel Kosovo.
- per aver partecipato al bombardamento di impianti chimici e
farmaceutici, causando deliberatamente danni ambientali di
enorme rilevanza, tali da configurare una vera e propria guerra
batteriologica, chimica e nucleare;
- per aver danneggiato l'economia della Costa Adriatica con la
chiusura degli aeroporti civili e per aver consentito e cercato di
occultare lo smaltimento di ordigni bellici nelle acque territoriali
italiane e in quelle immediatamente adiacenti, causando danni alle
persone, all'ambiente, all'economia;
- per aver violato la Costituzione italiana e ignorato le procedure
che essa impone in caso di stato di guerra, guerra che non pu� mai
essere intrapresa dall'Italia ma solo combattuta per difendere
dall'aggressione altrui il nostro paese e i paesi di cui l'Italia sia
impegnata a condividere la difesa;
- per avere attivamente collaborato ad affamare e sacrificare la
popolazione della Jugoslavia, sia nel corso della guerra sia con
l'imposizione di misure di embargo internazionalmente illegittime;
- per avere attivamente collaborato a esercitare pressioni e ingerenze
contro un paese sovrano e le sue legittime istituzioni;
- per avere inviato truppe e personale civile a governare territori
ridotti di fatto a nuovi protettorati e colonie, senza peraltro impedire
nel Kosovo la persecuzione sistematica e l'espulsione della popolazione
di etnia serba e di altre etnie non albanesi, nonch� degli stessi
abitanti di etnia albanese considerati non affidabili o dissidenti dal
nuovo potere di fatto ivi insediato in violazione della risoluzione
1244 dell'ONU;
- per aver usato la Missione Arcobaleno come operazione di promozione e
legittimazione della guerra, e per avere allo stesso fine attivato o
favorito una disinformazione e propaganda di guerra;
- per avere rinunciato all'esercizio della sovranit� del nostro paese e
al diritto-dovere di controllo delle attivit� che vi svolgono comandi,
strutture e mezzi militari stranieri;
- per avere acconsentito a modificare, senza nessuna decisione del
Parlamento, lo "status" politico e giuridico della NATO.
(sezione italiana del Tribunale Indipendente contro i crimini della
NATO, giugno 2000)
-----------------
Dal "Giornale di Brescia", Sabato 10 Luglio 1999
sopratitolo: A guerra conclusa, svelati dal colonnello Francesco Latorre
i numeri dell'operazione "Alled Force"
titolo: Sesto Stormo, 172 missioni per il Kossovo
sottotitolo: Da Ghedi sono stati schierati in Puglia 85 uomini e 12
velivoli, per 418 ore di volo
"...L'altra sera il colonnello Latorre ha svelato tutti i numeri della
cosiddetta operazione Aled Force conclusasi il 10 Giugno con la resa di
Milosevic (sic). Lo ha fatto davanti ai militari del VI Stormo e alle
loro
famiglie (cui e' andato il sincero ringraziamento del comandante...) ma
anche davanti al Generale Gargini, al prefetto, al vicequestore e al
comandante provinciale dei Carabinieri.
Il colonnello ha cominciato spiegando che, a causa della posizione
centrale
in una zona perennemente in crisi (....), "l'Italia e' considerata una
sorta di portaerei nel Mediterraneo. Non a caso, nel corso dell'Allied
Force, l'85% delle missioni h decollato dalle nostre basi". (...)
naturalmente, gli uomini e i mezzi del VI stormo hanno fatto la loro
parte.
Anzi hanno fatto molto.
"L'impegno operativo del VI Stormo - ha detto Latorre - s'e'
concretizzato
in missioni di ricognizione )2 sortite per due giorni la settimana) e in
missioni d'attacco effettuate in un primo periodo da Ghedi, poi da una
cellula schierata a Gioia del Colle ( 6/8 sortite giornaliere per 6
giorni la settimana". (...) da Ghedi in Puglia sono arrivati 85 uomini,
12
velivoli e 12 laser pod. Il rischieramento ha consentito di effettuare
418
ore di volo, che si traducono in 172 sortite: 6 di ricognizione e 166 di
attacchi veri e propri, sferrati contro obiettivi selezionati di tipo
prettamente militare: depositi di munizioni, caseme, aeroporti. V'e'
inoltre da specificare che, per gli attacchi, sono state utilizzate
bombe a puntamento laser e a caduta libera.
Il colonnello Latorre ha anche spiegato come tecnicamente avvenivano le
missioni. Dopo la preparazione alla base, "i nostri aerei decollavano da
Gioia del colle, quindi, fatto rifornimento in volo sull'Adriatico, si
mettevano in "zona d'attesa" su cieli non ostili, tipo la Macedonia e
l'Albania: l'attesa dipendeva dal fatto che si viaggiava in pacchetti di
aerei e che ogni pacchetto aveva tempi precisi per entrare in azione.
Poi, quand'era il nostro turno, si andava sull'obiettivo, quindi,
seguendo
rotte prestabilite, si tornava. Anche grazie alla preparazione dei
nostri
equipaggi, tutto ha funzionato a meraviglia, tant'e' vero che, nel 100%
delle operazioni, uomini e mezzi sono rientrati alla base" (....)
---
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