Dear John (and other foreign correspondents), due to an
incredible amount of commitments, among other travels my
evidence in Derry, Northern Ireland, to the Inquiry on Bloody
Sunday, I don't have the time to translate this report on my
visit to Belgrade in mid-June. I hope you can manage. The
report provides an exhaustive report on the present
situation, the works of the International Committe for the
Defence of Slobodan Milosevic, the mass-rally on Saturday 16
June, the conditions of Slobodan Milosevic, the prospects for
his extradition to the The Hague Tribunal.

Cheers, Fulvio.

DA FULVIO GRIMALDI

Riunione a Belgrado del Comitato Internazionale di Difesa di
Slobodan Milosevic. Nuove iniziative e mobilitazioni del
Partito Socialista Serbo.

Situazione politica, sociale, economica in Jugoslavia al 20
giugno 2001

Tasso di disoccupazione 60%. Tasso d'inflazione dall'ottobre
scorso 85%, con un salto del 18% nell'ultimo mese. Lavorano a
tempo pieno, perlopiu' nell'edilizia, solo 850.000 operai.
L'industria lavora al 10% della sua capacita'. Quasi tutti i
salari arrivano con due, tre mesi di ritardo. Lo stipendio
medio e' di 100DM, sufficienti per comprare mezzo paio di
scarpe. Mancano spesso i generi di prima necessita'. Tagli
della corrente elettrica di sette ore ogni 24. La maggioranza
dei raccolti sono falliti per mancanza di fertilizzanti e
anticrittogamici e per la mancata bonifica dei campi
costellato di bombe a grappolo.Fame diffusa. Negli ultimi
due mesi le bollette di luce, gas, telefono sono aumentate
del 16%. Ai disoccupati arriva un sussidio di 13 DM. Sono
stati aboliti i buoni-cibo. Viene richiesto l'arretrato delle
bollette che, durante il governo di Milosevic non era stato
esatto. Il governo jugoslavo ha approvato un disegno di legge
per la cooperazione con il Tribunale dell'Aja che stenta a
passare in parlamento per l'opposizione del SNP (Partito
Socialista Montenegro), membro della coalizione DOS.
Djindjic, premier serbo, capo della DOS, rinnegato al
servizio della Germania prima e degli USA oggi, "ordinando"
al parlamento di approvare la legge, ha dichiarato che
l'alternativa sarebbe "il disastro", cioe' la negazione dei
prestiti-capestro dei club di Londra e Parigi, del FMI e di
altri creditori. Kostunica ha dato il suo assenso alla
modifica della costituzione determinata da questa legge. Si
cerca di evitare la necessita' di modificare la Costituzione
affermando che essa vieta l'estradizione di cittadini
jugoslavi a stati stranieri, non a organizzazioni o organismi
(che al tempo della redazione della costituzione ovviamente
non esistevano). Nell'ipotesi peggiore, il permier serbo
Djindjic ipotizza la dissoluzione del governo federale e,
dunque della federazione. La costituzione verrebbe cosi'
abolita e l'ostacolo superato. La Serbia, separata dal
Montenegro, come auspicano gli USA, potrebbe da sola decidere
l'estradizione. In Bulgaria, ci ha detto il prof. Velko
Valkanov, copresidente del Comitato, parlamentare bulgaro e
presidente dell'Unione antifascista bulgara, si sta
costruendo una prigione che dovrebbe ospitare coloro che, su
ordine del Tribunale dell'Aja, si riuscira' ad arrestare e
condannare.

Per superare questo impasse e premere sugli oppositori e
dubbiosi e' in questi giorni a Belgrado la procuratrice
dell'Aja, Carla del Ponte. Putin, durante una breve visita a
Belgrado domenica scorsa, non si e' pronunciato
sull'estradizione di Milosevic e sul Tribunale dell'Aja (di
cui, del resto Mosca ha gia' chiesto lo scioglimento per
evidente illegalita' e parzialita'), ma ha nuovamente
condannato i bombardamenti Nato e la protezione fornita dalla
KFOR ai pulitori etnici albanesi in Kosovo, ora all'opera in
Macedonia. A luglio si svolgera' la Conferenza dei "donatori"
che dovrebbe prendere in esame una ricostruzione jugoslava
oggi totalmente ferma dopo che durante il precedente governo,
in un solo anno, la Jugoslavia aveva ricostruito oltre meta'
delle sue infrastrutture in pieno regime di sanzioni.

Finora alla Jugoslavia il FMI ha concesso un prestito di 150
milioni di dollari. Questo e' servito per ripagare un
prestito ottenuto da banche svizzere e norvegesi, a sua volta
erogato perche' la Jugoslavia potesse ripagare un debito di
tale ammontare allo stesso FMI.

Continuano le partite di giro chiamate "aiuti".
Implicitamente si preme per la totale subordinazione di
Belgrado all'Aja, per la consegna di Milosevic e per il
rapido avvio delle privatizzazioni di tutte le maggiori
industrie dello Stato. Condizione per i prestiti: che i
lavori di ricostruzione siano affidate a imprese straniere e
che le aziende dismesse siano cedute a prezzi infimi alle
multinazionali. Queste, se competitive nei confronti di
aziende occidentali, verranno chiuse. E' successo, tra tanti
altri esempi, alla Light Bulb, grande fabbrica elettrica di
stato ungherese, acquistata per pochi soldi dalla General
Electric americana. La stessa ricetta shock inflitta, con i
noti risultati, a Polonia, Ucraina, Bulgaria, Romania, ecc.

In tutto il paese si susseguono scioperi, perlopiu' nel
settore del pubblico impiego, mentre le maggiori fabbriche, a
partire dalla Zastava, pur in buona parte ricostruite sotto
il precedente governo, sono ferme e sono in corso trattative
per la vendita. Gli operai ricevono 13 DM al mese e devono,
per sopravvivere, arrangiarsi facendo i braccianti nelle
aziende agricole dei dintorni.

Tre milioni su dieci sono oggi sotto il livello della
poverta' e non riescono a sfamarsi. Ignote, perche' celate
dal governo, nonostante organismi indipendenti ed enti locali
abbiano fatto ricerche che hanno prodotto risultati
drammatici, le condizioni di una popolazione tutta
contaminata dall'inquinamento chimico e radioattivo prodotto
dai bombardamenti.

L'istituto d'igiene del lavoro a Pancevo (120.000 abitanti)
ha registrato 8000 nuovi casi di cancro dalla fine dei
bombardamenti, solo tra la popolazione femminile. Dati
analoghi sono diffusi, ma non pubblicizzati dai media e dalle
istituzioni, da organismi sanitari e scientifici di varie
citta'. Assolutamente nulla viene fatto perche' la
popolazione sia informata o curata. Dall'estero non sono
arrivati neppure gli apparecchi di misurazione delle
contaminazioni da tempo richieste dai laboratori jugoslavi.
Dopo i primi due provvedimenti legislativi presi dal governo
al suo insediamento - amnistia e restituzione dei beni
all'ex-re di Jugoslavia e amnistia, su ordine Nato, dei
terroristi albanesi processati e condannati, accompagnata
dall'arresto di Milosevic e di 250 dirigenti e militanti del
Partito Socialista - viene ora avviata la privatizzazione dei
servizi pubblici, gia' prevista dal programma elettorale di
Kostunica e a me da lui confermata in un'intervista, a
partire da istruzione e sanita'. Le rette universitarie sono
state quadruplicate (per Giurisprudenza da 300 a 1200 DM, ed
e' la retta piu' bassa) e per le scuole superiori e' stata
introdotta una "partecipazione" finanziaria delle famiglie.
La Jugoslavia, come Iraq, Cuba, Vietnam e altri stati vittime
di aggressioni USA o Nato, garantiva l'assoluta gratuiticita'
di pubblica istruzione e sanita' a ogni grado e livello.
Nelle presenti condizioni del paese, questi costi
significheranno l'espulsione dal sistema sanitario e
scolastico superiore di almeno il 50% della popolazione.

Dopo quasi tre mesi di detenzione, prolungata due volte oltre
i tempi stabiliti, e' terminata l'inchiesta che avrebbe
dovuto appurare le responsabilita' di Slobodan Milosevic per
quanto attiene a "abusi di potere". Specificamente gli era
stato imputato di aver ordinato a un ministro e al direttore
delle dogane di stornare fondi verso destinazioni ignote.
Dopo aver ascoltato centinaia di testimoni, gli inquirenti
non sono riusciti a trovare una sola prova a carico di
Milosevic. E' probabile che ora, su suggerimento di Carla del
Ponte, verranno sollevate nuove accuse, anche se, per legge,
l'ex-presidente dovrebbe essere scarcerato. Lo stesso giudice
inquirente e il presidente del Tribunale hanno confessato
all'avvocato Christopher Black (titolare del piu' grande
studio legale canadese e membro del Comitato Internazionale
di Difesa di Milosevic) che non vedono piu' motivi per tenere
in prigione Milosevic e, in privato, hanno ammesso che lo
scarcererebbero se non fossero a rischio le loro future
carriere e, forse, qualcos'altro.

Il Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan Milosevic si
e' recato in carcere ed ha incontrato l'ex-presidente. Erano
presenti due militari che hanno preteso la traduzione della
conversazione svoltasi in inglese. Milosevic e' apparso in
buona forma, soprattutto psichica e, all'apparenza, anche
fisica. Se ne poteva constatare un'irritazione cutanea tra
fronte e naso, dovuta secondi i medici alla tensione
psicologica. Soprattutto si e' mostrato combattivo e
estremamente determinato a proseguire la lotta contro la
persecuzione giudiziaria di cui e' vittima, al pari di tutto
il paese. Milosevic si rende perfettamente conto che
l'accanimento giudiziario contro di lui e l'eventuale
estradizione all'Aja puntano alla distruzione definitiva di
una sovranita' anche solo formale dello stato jugoslavo e,
nell'immediato, a responsabilizzare l'intero popolo serbo,
che lo aveva eletto per ben tre volte, per i crimini commessi
dalla Nato. E' probabile che si vorra' arrivare non solo alla
rinuncia da parte jugoslava di ogni risarcimento di danni di
guerra, ha detto Milosevic, ma addirittura alla richiesta a
Belgrado di pagare ai paesi Nato i costi delle distruzioni e
delle operazioni. Cosi' fu fatto col Vietnam quando gli USA;
con il ricatto di un embargo genocida, pretesero dal Vietnam
di pagargli anche le spese incorse dal governo fantoccio di
Saigon per armarsi contro il proprio paese.

Quanto allo stato di salute di Milosevic e al trattamento
riservatogli, l'ex-presidente ci ha detto di aver fermamente
respinto una recente offerta dei suoi carcerieri di curarlo
per via intravenosa. Ci si rende facilmente conto,
nell'Italia dei caffe' al cianuro, cosa questo potrebbe
comportare. Le patologie di Milosevic mi sono state
illustrate dalla squadra di legali (10 studi con 50 avvocati,
tutti volontari) che assistono l'ex-presidente (e tuttora
presidente del Partito Socialista Serbo), capeggiati dal
principe del Foro Toma Fila. Secondo Fila, si cerca di
uccidere il detenuto per superare lo scoglio
dell'estradizione ostacolata. Milosevic ha subito un infarto
(ischemia acuta) a meta' maggio e soffre di forte
ipertensione, probabilmente causata dallo stress, del quale
danno indicazione anche da una forma di dermatite rilevate
sul suo viso. Dopo una lunga discussione tra Milosevic e i
suoi carcerieri, l'ex-presidente e' stato portato
all'Ospedale Militare, attrezzato con un reparto cardiaco
altamente specializzato, da lui preferito all'infida clinica
privata che gli volevano imporre. L'ECG e' risultato
fortemente alterato e, dopo una coronarografia, anziche'
essere ricoverato in animazione, come richiesto dai sanitari,
e' stato subito ricondotto in prigione. Nelle sue condizioni
un nuovo, fatale infarto e' altamente probabile. Questa
diagnosi e' stata firmata da 19 medici indipendenti, insieme
a un appello all'OSCE per il ricovero immediato di Milosevic
, in clinica o nella sua abitazione. Contro il presunto
pericolo di fuga (quello di influenzare i testimoni e' stato
superato dalla deposizione di tutti i testimoni convocati),
gli avvocati di Milosevic hanno offerto come cauzione la sua
residenza. Al Tribunale non e' bastato. Non sono bastate
neppure le abitazioni e i patrimoni di tutti i dirigenti e di
molti militanti del PSS offerti in cauzione.

L'ICDSM (Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan
Milosevic) si e' riunito nei giorni 16, 17 e 18 giugno e, al
termine, ha denunciato in una conferenza stampa le violazioni
giuridiche e il degrado politico e morale impliciti nelle
manovre per l'estradizione di Milosevic e di molti altri
dirigenti serbi, le violazioni delle norme sanitarie a sua
protezione, la continua repressione e persecuzione esercitata
dal governo e dalle sue bande di teppisti nei confronti di
esponenti del precedente assetto istituzionale e di centinaia
di semplici funzionari e dirigenti d'impresa senza qualifica
politica, ma le cui posizioni sono ambite da esponenti DOS,
nonche' le procedure di strangolamento messe in atto dalle
istituzioni finanziarie internazionali per distruggere del
tutto l'economia jugoslava.

L'ICDSM e' stato fondato a Berlino, il 24 marzo scorso,
durante il primo Forum Europeo della Pace. I suoi esponenti
provengono da 20 paesi e sostegno alle sue attivita' e' stato
offerto da 600 personalita' accademiche, politiche, culturali
e giuridiche di oltre 30 paesi, tra i quali nomi prestigiosi
come il commediografo britannico Harold Pinter, 98 deputati
su 130 della Camera Alta russa, William Spring presidente di
"Cristiani contro la Nato" (Londra), il poeta greco Georgios
Kakudilis, i dirigenti del Partito Comunista e del Partito
dei contadini ucraini, dirigenti dell'International Action
Center (N.Y.) di Ramsey Clark. E'presieduto da Ramsey Clark e
Velko Valkanov (parlamentare bulgaro, presidente dell'Unione
Antifascista). Vicepresidenti sono Fulvio Grimaldi (Tribunale
Ramsey Clark, Italia e PRC), Jared Israel (giornalista USA),
Sergei Dovgan (Presidente del Partito dei Contadini di
Ucraina), Liana Kaneli (deputato indipendente per il Partito
Comunista Greco).

Al termine dei lavori che, visto che tutte le sedi nazionali
e molte locali sono state sottratte al PSS, si sono svolti
nella sede cittadina del Partito Socialista Serbo
(interamente rinnovato e ringiovanito nella direzione,
presidente ad interim l'ex-ministro degli esteri Zivadin
Jovanovic, con l'esclusione spontanea o forzata di tutti gli
elementi opportunisti), un edificio parzialmente restaurato
dopoche' i teppisti del golpe lo avevano demolito,
saccheggiato e incendiato, sono stati diffusi alcuni
documenti. Uno di questi riassume le conclusioni di
Christopher Black, responsabile del team di giuristi
internazionali che controllano la procedura messa in atto a
Belgrado (e nel quale sarebbe auspicabile ed urgente che
entrassero altri avvocati stranieri con possibilita' di
recarsi per brevi periodi a Belgrado). Black, incontrati i
magistrati inquirenti e i legali di Milosevic, ribadisce che
non vi e' piu' nessun elemento che possa giustificare la
continuata detenzione del prigioniero. L'avvocato canadese ha
sottolineato il carattere tutto politico di quanto viene
inflitto a Milosevic, motivato:

1) dalla sua decennale resistenza alla Nato e ai diktat
imperialistici;

2) dalla sua posizione di presidente del PSS, unico partito
di opposizione in Serbia e nella Federazione;

3) dal diktat USA la cui data ultimativa per l'arresto, 31
marzo, e' stata disciplinatamente osservata dai quisling di
Belgrado;

4) dalle costanti pressioni del Tribunale dell'Aja, un
tribunale del tutto illegittimo perche' nominato dal
Consiglio di Sicurezza al quale la Carta del'ONU non
conferisce tale diritto, e non in base a un trattato
ratificato dai paesi interessati;

5) da USA, organismi finanziari internazionali e paesi
creditori che rinnovano il ricatto della negazione di
prestiti e intanto mantengono in vigore le sanzioni del 1993
e del 1999;

6) dalla necessita' di distruggere, eliminando il massimo
punto di riferimento, tutte le forze jugoslave che difendono
la sovranita' nazionale.

Black ha poi denunciato il carattere illegittimo poiche'
retroattivo di un eventuale provvedimento legislativo per
l'estradizione e ha rivelato particolari relativi all'arresto
di Milosevic (che non ha mai voluto sottrarsi fuggendo, pur
consapevole di quanto si stava per verificare)il 31 marzo
scorso, poche ore dopo il mio lungo colloquio con lui. Il
primo tentativo di arresto e' stato compiuto da una banda di
uomini mascherati che sono stati respinti dalle guardie e
dalla folla che circondava la residenza. Si voleva effettuare
un rapimento, come gia' successo per dirigenti serbi nella
Repubblica Serpska. Nelle vicinanze della residenza era
pronto un elicottero che avrebbe dovuto trasportare
l'ex-presidente all'appuntamento con gli scherani dell'Aja.
Fallito questo tentativo, nelle trattative successive e'
entrato Kostunica (assente dal paese al momento del tentato
sequestro), che ha accettato la consegna di Milosevic a
reparti ufficiali di polizia, alla presenza dei suoi amici
politici. Le armi trovate nella residenza di Milosevic
appartenevano al reparto dell'Esercito ufficialmente
incaricato della sua protezione. Infine, Black ha ribadito
che, dopo centinaia di interrogatori, non una sola prova e'
emersa che giustificasse l'accusa di "abuso di potere". In
compenso il viceministro della giustizia, Sarkic, non ha
esitato a rivelarci le sue motivazioni personali: "Anni fa,
ero magistrato, Milosevic mi sospese per 4 mesi dalla
professione . Capirete che non ho gradito e che questo pesa.
Eppoi non ho simpatie per socialisti e comunisti. Molti di
noi vorrebbero vederli tutti appesi a un lampione. Cio' non
toglie che, dal punto di vista giuridico, non vi e' al
momento alcun motivo per temere Milosevic in carcere." I
magistrati inquirenti lavorano in questa atmosfera. Uno di
loro ha candidamente ammesso: "Io voglio fare l'avvocato. Ma
qui, per fare quel mestiere, devi prima fare cinque anni il
magistrato. Se io non mi piego alle pressioni che mi vengono
dall'alto, posso dare l'addio al mio futuro professionale."

A cio' Toma Fida e gli altri legali del detenuto hanno
aggiunto la denuncia della montatura circa gli 85 corpi
ritrovati nel Danubio, chiusi in un camion che, su ordine di
Milosevic non suffragato da alcun documento o testimonianza,
sarebbe stato fatto sprofondare nel fiume nel 1999. La
scoperta sarebbe stata fatta da un subacqueo dilettante che
avrebbe scoperto il camion a una profondita' di 30 metri,
allorche' la visibilita' in quelle acque non supera un metro.
Quei corpi sarebbero stati poi seppelliti nella fossa comune
scoperta nelle vicinanze dell'aeroporto militare di Belgrado,
dove i media occidentali avrebbero denunciato la presenza di
ben 800 corpi, per poi tacersi del tutto. Il ricordo va a
Timisoara, dove al tempo della satanizzazione di Ceausescu,
la stampa mondiale "trovo'" 2000 "vittime del dittatore", che
risultarono poi corpi giustapposti, sottratti dall'obitorio e
da un vicino cimitero. Scopo evidente: riesumare la montatura
delle famigerate fosse comuni, nessuna delle quali, dopo aver
scavato in mezzo Kosovo, ha potuto essere trovata (tranne
una, con 136 corpi serbi). Il PSS chiede ora che sui corpi
ritrovati si effettui l'esame del DNA e lo si confronti con
quello dei famigliari di 1300 serbi scomparsi, nonche' dei
famigliari di albanesi denunciati come scomparsi. Si
ricordera' che la cifra ufficiale sulle vittime del Kosovo e'
di 3000, di cui 1300 serbi uccisi e altrettanti scomparsi.

Questo, dopo una guerra tra esercito e separatisti e 78
giorni di bombardamenti Nato. L'ICDSM ha anche redatto un
documento sugli avvenimenti in Macedonia, visti come la
continuazione dell'aggressione Nato ai Balcani con l'utilizzo
come fanteria delle bande terroristiche UCK, istigate ed
armate dagli USA e dalle sue agenzie militari, come lo sono
anche le forze armate macedoni. Lo scopo evidente e'
frammentare ulteriormente la regione per creare una serie di
mininarcostati, affidati al controllo militare USA (in netta
contraddizione con gli interessi europei) e alla criminalita'
organizzata albanese. Si ripete il modello Kosovo. Con
l'obiettivo della Grande Albania, inizialmente portata avanti
da Mussolini e Hitler con la cacciata di decine di migliaia
di serbi dal Kosovo, si utilizzano le bande UCK per
disintegrare la Macedonia con il pretesto dei diritti civili
da riconoscere alla minoranza (20%) albanese e che, peraltro,
in Macedonia sono largamente riconosciuti (come lo erano da
parte di Belgrado in Kosovo). E' iniziata la costruzione del
corridoio 8 in partenza dal Mar Nero in Bulgaria e che,
attraversata Serbia meridionale e Macedonia settentrionale,
deve arrivare sull'Adriatico in Albania. Un corridoio che
taglia fuori dai rifornimenti energetici l'Europa e di cui
gli USA vogliono garantirsi, attraverso lo smantellamento di
autorita' statali nazionali, l'assoluto controllo.

L'attacco alla Macedonia, in partenza dal Kosovo controllato
da 50.000 militari Nato e condotto con armi pesanti fornite
dagli USA, dimostra che nessuna subordinazione alla Nato
protegge un paese dal terrorismo grandalbanese organizzato
dalla Nato. Il governo macedone ha eseguito tutti gli ordini
della Nato. Ha accettato l'associazione alla Nato tramite la
"Partnership for Peace" (fase che precede l'ingresso vero e
proprio, cui anela anche Djindjic), ha accettato truppe Nato
sul proprio territorio, ha chiesto di entrare a far parte
dell'UE, ha consentito alla Nato di utilizzare il proprio
territorio per condurre attacchi contro l'amica Jugoslavia.

Tutto cio' dimostra che se uno stato cede anche una piccola
parte della propria sovranita' nazionale alla Nato, la Nato
presto o tardi se la prende tutta. La Nato non ha amici, solo
future vittime. Se ne accorgeranno anche le sue attuali
quinte colonne in Jugoslavia, la DOS (Opposizione Democratica
Serba, il caravanserraglio di 17 partitini perlopiu' etnici o
localistici, aggregati al Partito Democratico di Djindjic e
Kostunica) e Otpor.

Il responsabile del PSS per le relazioni internazionali,
Vladimir Krlsjanin, un comunista, si chiede il perche' di uno
sforzo cosi' immane della Nato e degli USA contro un piccolo
paese, di appena dieci milioni di abitanti, totalmente
inoffensivo. 100.000 truppe Nato concentrate in soli due anni
nei Balcani. La piu' grande base militare USA dal tempo del
Vietnam. Un impegno militare e finanziario quattro volte
superiore a quello della guerra del Golfo, dove si trattava
di eliminare una importante potenzia regionale che minacciava
gli interessi USA e israeliani. Una pletora di finte ONG, in
particolare italiane, che strombazzavano diritti femminili,
solidarismi, pacifismi, ambasciate di pace, e, finanziate da
George Soros, costituivano il bacino di raccolta per la banda
CIA Otpor, con in prima fila i centri sociali del Nord Est.
10.000 giovani reclutati in questo sottobosco di infiltrati e
sabotatori sono stati da Otpor avviati a corsi di formazione
insurrezionale a Sofia, Skopje, Budapest, Timisoara. Lo
ammettono - e se ne vantano - oggi gli stessi protagonisti di
quell'operazione cilena pianificata dagli USA per la
Jugoslavia. Vladimir si risponde: "L'episodio che ha visto
l'aggressione alla Jugoslavia fa parte di una guerra
complessiva, dai risvolti psicologici e sociali, oltreche'
militari ed economici. Altrimenti non si spiegherebbe la
messa in opera da parte dell' imperialismo di tutto il suo
enorme armamentario: USA, ONU, UE, Nato, OCSE.

La distruzione della Jugoslavia e del suo modello politico di
convivenza e relativa protezione sociale doveva essere prima
demonizzato e poi cannibalizzato. Noi eravamo un posto di
blocco sulla strada della globalizzazione all'insegna del
mercato e del profitto. Rappresentevamo un'alternativa, anche
orgogliosa e ostinata. Di questa politica Milosevic era il
simbolo, come la Nato e' il simbolo e la soluzione finale per
la globalizzazione capitalista. Bisognava dare un
avvertimento a popoli, stati e classi i quali ritengono di
opporsi a questo imperialismo genocida, che avanza sui corpi
di miliardi di affamati e narcotizzati. Bisognava lanciare
segnali anche a Russia e Cina, i temuti futuri rivali degli
USA in un mondo che potrebbe tornare multipolare e percio'
piu' equilibrato, sottratto all'arbitrio degli USA. Ricordi
il bombardamento dell' ambasciata cinese, inizio di una
sequela di provocazioni pesantissime contro quel grande
paese? Gli USA gia' temevano un ingresso di Pechino
nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, con un netto
cambio di equilibri in quell'organismo che oggi regola scambi
ineguali e assassini, grazie alla funzione di guida che la
Cina potra' assumere per i paesi del Terzo Mondo, o comunque
contrari all'imperialismo USA. La pressione per la consegna
- o la morte - di Milosevic si spiega cosi': Devono mostrare
di sapere, oltreche' disintegrare con bombe, chimica, uranio,
chiudere in fretta i dossier aperti, prima che le
contraddizioni sociali suscitino ripensamenti e quindi
conflitti. In questo caso il dossier
Nato-Kosovo-Rambouillet-crimini di guerra. Tutto questo prima
che la gente e gli storici confermino che a noi non facevano
difetto i diritti umani e la democrazia e che i responsabili
della catastrofe balcanica ed europea innescata da tedeschi e
americani dal 1991 ad oggi".

(1/2, continua)

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