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Girando per la Jugoslavia ho potuto raccogliere altri dati.
Sono 40.000 i manager, imprenditori, funzionari,
professionisti cacciati dai propri posti di lavoro con la
feroce epurazione condotta da Otpor e dalla DOS. Come il PSS
ha denunciato all'OSCE, senza esito alcuno, la DOS ha
estromesso con la violenza la maggior parte degli eletti del
PSS nelle amministrative del settembre scorso, quando il PSS
aveva conquistato il 34,9% dei comuni. O attraverso la
rimozione forzata delle giunte, o attraverso commissariamenti
arbitrari, la DOS ha insediato proprie giunte in 29 comuni
amministrati dal PSS e dai suoi alleati di sinistra. Questi
comuni erano stati conquistati dalle sinistre nonostante
l'allarme lanciato dalla solita Otpor, che "i villaggi e le
citta' che avessero votato socialista sarebbero stati di
nuovo bombardati dalla Nato". Minaccia nient'affatto
incredibile, se si ricorda con quale cinico razzismo l'Unione
Europea decise, all'indomani dell'aggressione, di rifornire
di quantita' di combustibili, peraltro misere, soltanto i
centri amministrati dalle destre. Una pratica cui si e'
piegata anche la CGIL nei suoi aiuti al Kosovo.

Mira Markovic, moglie di Milosevic, ha rilevato che
nonostante a loro carico siano state elevate accuse -
dimostrate fondate - ben piu' gravi di abuso di potere,
corruzione e quant'altro, nessuno si e' mai sognato di
incarcerare per un solo giorno, in attesa di processo, uomini
di stato come Helmut Kohl, Giulio Andreotti, Bettino Craxi e
molti dirigenti dei paesi est-europei. E ha detto: "Se si
tiene conto che questo tribunale (inventato dagli USA e
commissionato all'ONU illegittimamente, pagato dagli USA,
diretto dagli USA, con PM Carla del Ponte e portavoce la sua
nuora croata Florence Hartmann, con pratiche accusatorie che
fanno rizzare i capelli all'ultimo pretore di una dittatura
del Terzo Mondo) e questa carcerazione sono stati destinati
ai serbi, e' davvero strabiliante che serbi spediscano i loro
connazionali al Tribunale e in prigione, alla merce' degli
stragisti che hanno distrutto la Jugoslavia e che ne vogliono
il genocidio economico, sociale e biologico. Sarebbe stato
altrettanto illogico che gli ebrei spedissero i loro fratelli
di fede ad Auschwitz o Mathausen, nei campi di concentramento
e nelle camere a gas. L'Aja e' l'equivalente per i serbi di
quei campi di concentramento".

Sono stato invitato dal PSS, insieme all'avv. Black, come
rappresentante del Comitato di Difesa di Milosevic, alla
grande manifestazione di sabato 16 giugno, in piazza della
Repubblica a Belgrado. Si sono riunite, in una piazza
stracolma di bandiere jugoslave moderne dell'epoca di Tito,
di bandiere rosse con la falce e il martello della coalizione
comunista e di ritratti di Che Guevara, oltre 25.000 persone
(effettive, nonostante i giornali se la siano poi cavata con
la cifra di "piu' di 5000"), in leggero aumento, cioe',
rispetto alla manifestazione di 20.000 del 24 marzo scorso,
anniversario dell'attacco Nato. La manifestazione era stata
preceduta da mobilitazioni in molti centri jugoslavi. Impresa
tanto piu' riuscita quanto meno l'opposizione ha oggi accesso
ai mezzi d'informazione, tutti indistintamente in mano alla
DOS, o facenti parte, come Radio B-92, del circuito mediatico
europeo allestito dalla CIA. L'unico giornale rimasto al PSS,
"24 ore", ha dovuto chiudere per mancanza di fondi, imposta
anche dal totale boicotaggio degli inserzionisti
pubblicitari. Il PSS tenta ora, con poverissimi mezzi, di
allestire una propria stazione televisiva regionale.

La composizione dei manifestanti era ad altissimo tasso
proletario. Quasi solo facce operaie e contadine, con un
grande numero di donne, studenti e militari. E' poi partito
un corteo che, per sette chilometri, ha attraversato la
citta' per arrivare alla prigione centrale, in cui e'
rinchiuso Milosevic. I manifestanti, trattenuti a fatica da
un servizio d'ordine efficace ma discreto, hanno anche
effettuato alcuni tentativi di superare le cancellate che
circondano il carcere. Tra le parole d'ordine della
manifestazione: il rifiuto della consegna di cittadini serbi
o jugoslavi a autorita' o enti stranieri. La liberazione
immediata di Milosevic. La fine delle violenze politiche e
delle montature processuali. La fine di misure legislative
che accentuino la dipendenza dell'economia nazionale
dall'estero e stanno riducendo alla fame milioni di
jugoslavi. Il ritorno in assoluta sicurezza dei 400.000
profughi dal Kosovo prima che vi si tengano elezioni e
l'attuazione della risoluzione 1244 dell'ONU che sancisce la
sovranita' di Belgrado su Kosovo e Methoja. La verita' sulle
oltre 1300 persone di origine serba scomparse in Kosovo.

Zivadin Jovanovic, intimo collaboratore di Milosevic, a suo
tempo universalmente rispettato come ministro degli esterei
jugoslavo, ha attirato l' attenzione sull'imminente impiego
di militari italiani anche in Macedonia e sul presunto
disarmo "volontario" che si chiede all'UCK . "Si ripete la
farsa del Kosovo dove il disarmo dell'UCK si e' trasformato
nella creazione di una polizia armata onnipotente, chiamata
Corpo di Protezione del Kosovo, che ha attuato in prima
persona l'unica, vera pulizia etnica condotta in Kosovo,
quella che ha portato alla cacciata di quasi tutta la
popolazione serba e all'assassinio di migliaia di inermi
cittadini di ogni etnia. L'ingresso Nato in Macedonia
equivale a quello in Kosovo ed e' destinato a dare copertura
alle attivita' disgregatrici dei terroristi albanesi, al fine
di smembrare anche la Macedonia e porre l'intera regione
sotto il controllo USA, presente con la piu' grande base
statunitense d'Europa, costruita e manutenuta dalla compagnia
USA Halliburton, di cui e' capo il vicepresidente Dick
Cheney. La Halliburton controlla anche il consorzio AMBO che
ha iniziato a costruire, in coincidenza con la sovversione in
Macedonia, il famigerato corridoio 8 dal Caucaso alla
Macedonia e all'Albania". Quanto all'esito della contesa
sulla consegna di Milosevic, Jovanovic prevede la
possibilita', in caso di impasse parlamentare, di una
dichiarazione unilaterla di indipendenza della Serbia dalla
Federazione Jugoslava, in combutta con il governo
montenegrino del narcotrafficante Milo Djukanovic, che da
tempo briga per la separazione.

Jovanovic ha anche fatto riferimento alle manovre
destabilizzanti dell'Ungheria in Vojvodina, dove si sta
effettuando una pulizia etnica amministrativa e politica nei
confronti dei serbi nelle zone a maggioranza ungherese. Il
parlamento ungherese ha approvato una legge finalizzata a
stimolare le ambizioni separatiste in Jugoslavia (350.000
ungheresi), ma anche in Romania, Slovacchia e Ucraina)
attraverso la concessione di privilegi residenziali, sociali,
scolastici e lavorativi ai cittadini dei paesi vicini che
dimostrino un'ascendenza magiara.

Non si vedono piu' in giro ne i teppisti di Otpor, la cui
ultima impresa era stata la campagna di cartelloni con il
patriottico slogan "CONSEGNATELO" (Milosevic) e che dagli USA
vengono tenuti in serbo nell'eventualita' che si debba
esercitare pressioni sull'attuale regime o destabilizzarlo,
ne' le inquietanti "camicie nere" a testa rasata che
costituivano la guardia pretoriana di Djindjic. Un amico
accademico, da sempre apartitico, mi racconta che, da
criminali che erano, sono stati tutti assunti in polizia.
Venti sono diventati guardie del corpo del primo ministro
serbo, con una paga di 2.500 DM al mese. Tutti i maggiorenti
della DOS sono circondati da nugoli di gorilla, quando
Milosevic, al tempo della sua presidenza, si avvaleva di
un'unica guardia del corpo. Il ministro degli interni,
Mihailovic, e quello della giustizia, Batic, sono tra i piu'
accaniti sostenitori della consegna di Milosevic e
dell'attuazione dei programmi di svendita del patrimonio
produttivo jugoslavo alle transnazionali. Continua a' la loro
campagna contro "l'infido" generale Pavkovic, comandante di
Kosovo, dove straordinariamente e' riuscito ad evitare bagni
di sangue etnici, e ancora oggi capo di stato maggiore delle
FA. E' stato Pavkovic a sventare il tentativo di rapimento di
Milosevic e pare che per ora goda ancora del sostegno di
Kostunica. Quest'ultimo, secondo sondaggi recenti, avrebbe il
60% dei consensi della popolazione, contro il 9% di Djindjic
e il 27% del Partito Socialista (17% alle elezioni). Sulla
storia del camion con 85 corpi fatto precipitare nel Danubio,
Mihailovic ha mostrato alla stampa un video di 90 secondi in
cui si vedevano un corpo e resti di un altro cadavere,
estratti dalla presunta "fossa comune". Ha poi accennato ad
altri corpi probabilmente seppelliti sotto l'autostrada
Belgrado-Pristina. La cosa curiosa e' che sul luogo dove si
sarebbe scoperta la fossa comune svettavano grossi cespugli
ed arbusti, vecchi di alcuni anni.

Ricordate Rade Markovic, l'ex-capo dei servizi segreti? Era
stato accusato da mezzo mondo dell'attentato a Vuk
Drasakovic, allora leader dell'opposizione al governo,
nonche' dell'assassinio di altri oppositori. Ora che le sue
presunte vittime sono al potere, l'accusa si e' ridotta alla
sola "rivelazione di segreti di stato". Quale rivelazione?
Quelle delle accuse mosse a Milosevic, "rivelate" allo stesso
Milosevic.

Secondo molti oppositori della DOS, Kostunica non sarebbe
quell'onest'uomo, difensore della nazione, cui i serbi hanno
dato fiducia perche' difendesse il paese e al tempo stesso lo
facesse uscire dalla morsa degli aggressori. Secondo verbali
del Congresso, sarebbero stati gli stessi USA a indicare in
Kostunica, liberista integralista e filomonarchico, il
successore di Milosevic. I 75 milioni di dollari dati alla
DOS e ad Otpor nel 1998, i 30 milioni del 1999, i 200 e passa
del 2000, sarebbero stati stanziati dal governo USA e da
George Soros a condizione che si scegliesse Kostunica, visto
come vetrina serbista in grado di meglio ingannare gli
elettori.

Parte attiva nella mobilitazione popolare avrebbe avuto la
mafia, pesantemente controllata e limitata sotto Milosevic e
oggi allo scoperto, ricompensata dal potere. Mentre ero a
Belgrado, il ministro degli esteri federale Svilanovic ha
detto, riferendosi alle richieste di danni di guerra da parte
della Bosnia (40.000 miliardi di lire), che Belgrado non e'
in grado di pagare, ma che puo' offrire immobili, centrali
elettriche, stabilimenti, aziende. Contemporaneamente ha
ritirato la precedente richiesta jugoslava di danni di guerra
a Croazia e Bosnia, per la cacciata e uccisione dei serbi e
la distruzione o requisizione dei loro beni. Svilanovic ha
anche ritirato la denuncia di 60.000 pagine contro la Nato
mossa dal precedente governo, con la documentazione dei danni
subiti nell'aggressione.

Una storia uscita sul giornale croato "Feral Tribune", ma non
ripresa dai media serbi, racconta dello zar del contrabbando
balcanico di sigarette e stupefacenti, Stanco Subotic Zane,
che avrebbe regalato al presidente montenegrino Milo
Djukanovic e al premier serbo Djndjic un aereo privato
ciascuno, in cambio di assoluta liberta' d'azione. Ci
troviamo dunque con la Jugoslavia afflitta da un racket
mafioso interno, e da uno altrettanto criminale esterno, nel
quale gli USA intimano: "O mi dai una fetta del tuo business,
o ti faccio saltare per aria l'azienda". Il viceministro
federale Miroljub Labus ha detto in una conferenza stampa:
"Abbiamo 38 miliardi di dollari di debito. Se non consegniamo
Milosevic, non ci saranno salari, pensioni, lavoro". E' una
cifra curiosa. Quando la Jugoslavia, nel 1992, fu espulsa dal
FMI, il debito estero ammontava a 5 miliardi di dollari. Da
allora piu' nessun prestito, ma gli interessi sul debito
hanno portato la cifra a 12 miliardi. A che cosa siano da
attribuire gli altri 26 non e' dato sapere. Forse sono i
danni di guerra che Belgrado intende risarcire alla Nato?

Alla manifestazione del PSS circolava un volantino intitolato
"Chi ci processa?" con sopra tre citazioni significative: "La
Nato e' amica del Tribunale dell'Aja. I paesi Nato lo hanno
istituito e lo finanziano", Jamie Shea, portavoce Nato,
16/5/99. "La Nato e' un criminale di guerra. In Kosovo i
comandanti Nato hanno violato le leggi di guerra. Non hanno
impedito gli attacchi a tre ponti quando era evidente che vi
sarebbero state vittime civili". Amnesty International,
Rapporto del giugno 2000. "Non c'e' base per aprire indagini
sulla Nato, o in rapporto con qualsiasi altro incidente
provocato dai bombardamenti sulla Jugoslavia". Carla del
Ponte, procuratrice del Tribunale dell'Aja per i crimini di
guerra in Jugoslavia.

Sono indimenticabili le mani di operai e operaie che ci hanno
salutato e stretto nel corso della manifestazione per la
liberazione di Milosevic. Tante storie. Un giovane: "Ho
lavorato ai ponti distrutti. Ne avevamo ricostruiti 24 in
pochi mesi. Ora tutto e' finito e fermo". Una donna sui 40:
"Prima del 5 ottobre eravamo liberi. Ora siamo comprati e
venduti". Un giovane veterano della Krajna e della Bosnia
mostra cinque profonde e vaste cicatrici, dalle spalle alle
gambe: "Neanche una lira di pensione". Davanti ai cancelli
della prigione sale su uno sgabello e parla un giovane
dirigente del PSS. Mi dicono che e' stato arrestato per il
solito "abuso di potere", ma che hanno dovuto rilasciarlo
dopo 30 giorni di sciopero della fame. Ha i capelli lunghi e
la faccia bianchissima. Manco a farlo apposta assomiglia al
martire nordirlandese Bobby Sands. Mi si avvicina, davanti
alla prigione, una donna fasciata in un tricolore jugoslavo.
Ha una rosa in mano. Apre la borsetta e mi mostra la foto di
un ragazzo in divisa. Ucciso in Kosovo. "Non me l'ha ucciso
Slobo. Era un uomo di pace lui. Anche troppo. Perche' non
sono morta io? Ora quei ragazazi che difendevano la patria e
sono stati massacrati dai terroristi albanesi, i nostri
dirigenti li chiamano "cani da guerra"". E' incontenibile il
suo pianto sulla mia spalla. Sempre alla prigione una
compagna comunista mi abbraccia: "Sappiamo che i comunisti
italiani si battono per noi. Qui siamo tutti compagni. Grazie
di essere con noi e buona fortuna a noi e ai comunisti
italiani. Dillo quando torni a casa". Sento di arrossire fino
alla punta dei capelli. Davanti al carcere, come durante
tutto il corteo e in piazza della Repubblica, tuona l'urlo
"Slobo - Slobo". Questa e' la Jugoslavia che ho visto a
giugno. Questo e' il destino di uno dei popoli piu'
coraggiosi e piu' provati del mondo. Questa e' la cricca di
traditori e speculatori che lo sta portando alla svendita,
all'umiliazione e alla rovina. Questa era la culla di
un'Europa unita, democratica, rispettosa e amica di tutti i
popoli dentro e fuori le sue frontiere. Questo e' il paese su
cui la vilta' e l'opportunismo hanno fatto calare un sipario.
Che non sia un sudario.

Fulvio Grimaldi

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