I GRANDI VIAGGI DEL PROF. PREZZEMOLO


"Prof. Prezzemolo" - diciamolo subito, tanto per
chiarezza - e' il soprannome che abbiamo deciso di
dare a Predrag Matvejevic, ordinario di Slavistica
all'Universita' "La Sapienza" di Roma. Ne parliamo
perche' ispirati dalla lettura del suo ennesimo
articolo per la stampa italiana, che sulla Jugoslavia
da' voce esclusivamente a due o tre persone, e tutte
le altre opinioni sono tabu'. Quella del Prof.
Prezzemolo e' una delle voci "ammesse". L'articolo e'
apparso su "Il Piccolo" domenica 10 giugno 2001. A
dire il vero non e' proprio un articolo, bensi' un
estratto "del suo ultimo libro": una specie di
pamphlet progagandistico, politicamente opportuno,
scritto per festeggiare la "democratizzazione" in
Serbia, da recensire e pubblicizzare su giornali e
mass media di ogni orientamento.

Nato da padre russo "bianco" (cioe' esule
anticomunista) e madre jugoslava di religione
cattolica nella Erzegovina oggi roccaforte del
neonazismo ustascia, Matvejevic e' abituato ad
andarsene in giro: era a Parigi negli anni Sessanta,
oggi fa spola tra Roma, Zagabria e la casa al mare in
Dalmazia, domani chissa'. Questo suo infinito
peregrinare, oggi, dopo lo sfascio della Jugoslavia,
Matvejevic ha trovato il modo di venderlo al lettore
caricandolo artatamente di significati "politici" o
"esistenziali". Tra infinite ridondanti citazioni di
se stesso, egli incessantemente ribatte sullo stesso
identico tema attraverso il titolo del suo
libro-tormentone: "Tra asilio ed esilio".

Un titolo che e' una allitterazione priva di senso,
poiche' Matvejevic non ha mai avuto bisogno di
chiedere "asilo", non essendo mai stato perseguitato
da nessuno, ne' tantomeno puo' dire di essere mai
stato in "esilio", visto che ritorna a Zagabria
quando vuole, e se e' bel tempo va anche al mare su
qualche croaticissimo litorale. Inoltre, come egli
stesso narra su "Il Piccolo", anche a Belgrado trova
tranquillamente ospitalita': "La scorsa estate
[quindi durante quello che lui esplicitamente
definisce "il totalitarismo nazifascista di
Milosevic"] passando per le vie di Belgrado, mi
chiesi che cosa avrebbe portato l'autunno." Che cosa
ci faceva dunque il Prof. Prezzemolo l'estate scorsa
a spasso nella Belgrado oppressa dal "totalitarismo
nazifascista", nonche' dall'afa? Pensava all'autunno.

L'autunno. Alla popolazione di Serbia e Montenegro
l'autunno ha portato ben poco di buono, almeno
(innegabilmente) dal punto di vista delle condizioni
di vita. Anche a noi pero' l'autunno, e l'inverno, e
la primavera, e la stagione prossima e quante altre
ancora portano sempre lo stesso Prof. Prezzemolo
sulle pagine dei giornali, di tutti i giornali:
destra, sinistra, centro, che differenza fa?
Recentemente avevamo letto una intervista a
Matvejevic su "Il Manifesto", nella quale egli
gioiva per l'arresto di Milosevic. Negli stessi
giorni il Prof. Prezzemolo era alla RAI (radio e TV),
sempre per festeggiare e citare se stesso... Adesso
e' su "Il Piccolo", il giornale locale di Trieste,
storicamente velina del colonialismo italiano nei
Balcani e sempre in prima fila nelle campagne di
stampa un tempo slavofobe, poi antijugoslave, poi
antiserbe e tuttora "anti-Milosevic".
Prezzemolo e' sempre li', a dire quello che altri
vogliono che egli dica, e sempre a promuovere se stesso.

Forse il Prof. Prezzemolo, durante il "nazifascismo",
era a Belgrado in incognito? Forse era tenuto
nascosto da qualche suo amico della opposizione
"democratica", che con grande ardimento e sprezzo del
pericolo preparava la riscossa in clandestinita'?
Comunque sia, oggi Matvejevic potrebbe aggirarsi di
nuovo piu' tranquillamente per le vie di Belgrado, e
godersi la ventata d'aria fresca portata dalla
"rivoluzione d'ottobre" - aria certo viziata
soltanto un po' da tracce residue di cloruro di
vinile monomero. Al governo, ormai, ci sono i suoi
amici, "la gioventu' che ha affollato le fila di
Otpor", e Djindjic, del quale Matvejevic dice
solamente che e' "piu' abile nelle cose politiche
dei suoi colleghi". Evviva.

Eh si, il Prof. Prezzemolo ama girovagare, e non solo
da turista - che sia per le vie di Belgrado, o in
aereo tra Roma, Zagabria e Parigi - ma anche in senso
figurato: zompetta da un giornale all'altro, ed in
maniera disinvolta fa contemporaneamente l'amico ed
il critico di tutti: e' un vero e proprio "spirito
libero". Cosicche' nel 1968 lavorava insieme ai
marxisti di "Praxis", ma tenendosi ad una certa
distanza, dai comodi salotti di Parigi - pero', come
lui stesso riconosce, "dissidente" non lo e' mai
stato... Nel 1974, invece, insieme a Kostunica
firmava un appello in difesa del nazionalista serbo
Mihajlo Djuric, contestatore della nuova Costituzione
(quella Costituzione che riconosceva larghissima
autonomia al Kosovo!). Dopodiche', mentre Kostunica
veniva (giustamente) sbattuto fuori dall'Universita'
per le sue posizioni nazionaliste, Prezzemolo
rimaneva a galla. Tra l'altro, non essendo nemmeno
serbo, ma casomai croato dell'Erzegovina, in fondo in
fondo chi glielo faceva fare di compromettersi piu'
di tanto?

Oggi il Prof. Prezzemolo si rallegra della fine del
"nazifascismo", ma critica Kostunica che non e'
abbastanza affidabile per la "comunita'
internazionale". Benche' Prezzemolo definisca se
stesso un uomo di sinistra ("...la mia cerchia di
amici, rivolta a sinistra, simpatizzante della
rivista Praxis..."), egli non critica Kostunica in
quanto uomo di destra, antijugoslavo ed
anticomunista, bensi' in quanto "si e' rifiutato di
riconoscere il diritto di ingerenza del Tribunale
internazionale dell'Aia". Cioe' lo critica proprio
laddove ha ragione, mentre lo difende laddove ha torto:
"qualcuno lo fotografo' [Kostunica in Kosovo] con un
kalashnikov in mano ed il sorriso sulle labbra, ma
non premette mai il grilletto di quell'arma
micidiale..." (E ci mancherebbe pure!) "Di
se Kostunica ha detto di essere nazionalista,
rinfacciando a Milosevic di non esserlo. Questa
sorprendente affermazione merita una spiegazione...".

Certo, i "fini intellettuali" posso trovare qualsiasi
spiegazione per qualsiasi cosa, anche la piu'
illogica. E possono dire tutto ed il suo contrario,
passandola sempre liscia: cosi', sul "Manifesto" il
Prof. Prezzemolo e' "jugoslavo", ma altrove lui
stesso si definisce "croato dell'Erzeg-Bosnia". Come
notava Bertold Brecht, per qualche bieco
obiettivo certuni sarebbero capaci pure di giurare
che le cose, se le lasci, cadono verso l'alto. Se poi
glielo fai notare, con vittimismo ed
autocommiserazione ti dicono che "i 'traditori della
nazione', fra i quali c'e' il sottoscritto" sono
destinati ad essere vituperati.

Forse la smania di viaggiare, di cambiare, andrebbe
psicanalizzata. Magari (chissa'?) ha qualcosa a che
fare con la fuga del padre dalla Russia, cosi' come
(secondo Prezzemolo) le smanie totalitarie di
Milosevic avrebbero a che fare con il suicidio dei
genitori. Anche la frase seguente del Prof.
Prezzemolo andrebbe interpretata con Freud: "gli
intellettuali hanno tradito". Certo, ma perche'
tradiscono? Se non tradiscono per opportunismo,
allora deve essere un problema di quoziente: il
cosiddetto "quoziente dell'intellettuale".

Italo Slavo

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