La lettera seguente e' stata inviata via fax alle redazioni indicate.
La traduzione in italiano in fondo.

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Pisma
Urednistvu "Glasa Istre" - "Novog Lista"
Pula - Rijeka

Gospodine Miroslave Bertosa,

Boraveci nekoliko dana u rodnom gradu imao sam priliku procitati
u "Glasu Istre" od ponedjeljka, 1. Listopada, vase "Dijaloge i
solokolokvije" sa prizorima poratne Pule (2), koji obiluju
izmisljotinama i neistinama, pa se (ne) pitam kome se to dodvoravate i
dokazujete.
Vi mozete imati simpatije manje-vise, za koga i sto zelite, ali nemate
nikakvo pravo da sijete mrznju i pisete neistine ! Vasi dijalozi upravo
obiluju izlijevima netolerantnosti i bljuvotinama. Citirajuci
individualne primjere ponasanja blatite ONAJ, nas, socijalisticki
primjer cijelome svijetu suzivota, tolerancije, mira.
Izdvajam samo dva "bisera" vasih naziranja "bliskog susreta sa
balkanizmom" ; (No molim vas, na kojem se to prostoru proteze,
uglavnom, Hrvatska ? Ah da, nema vise patriotskih pjesama
kao : "...znas gdje je Balkan, Jugoslavija..."). Upravo vasim pisanjem
potvrdjujete da ste ustvari "balkanac". Sto se tice "brisanja nosa", to
je manje vise skriveni obicaj svakog "seljaka", samca, a i nahladjene
osobe. Ali "kod oficira i podoficira"... eh profesore, talijani bi
rekli "qui casca l'asino", blaze naski : "u tom grmu lezi zec"...
Znam da se kao vojnik nije moglo izaci iz kasarne ako nismo imali
maramicu, cesalj, iglu i konac sa sobom.
Kulminacija vasih izljeva strasti i lazi dostize u opisivanju
zivota u djecjem domu. Uspomene i mastanja dostojna jednog razmazenog
djeteta, a sada jednog malogradjanskog intelektualca. U tome ste
pretekli i Matvejevica. To vam mogu slobodno reci profesore, kao gost
ili "siroce iz Korduna", djecjeg doma "Ruze Petrovic" u Puli, sk.god.
l948/49 i 1949/50. Dom se tada nalazio pored Valkana gdje se sada
nalaze skole. U mom razredu su bili Delcarro Marcello, iz Rovinjskog
Sela, pa Tomasic Dinko, Tomislav, Milan iz Osijeka, Milos, Marija,
Mara...koje bih rado sreo, pa ih pozivam da se odazovu ovom pozivu. Sa
predskolskom djecom radila je gospodja Dinka iz Busulera, Pula, koja
sada zivi u Opatiji. Upraviteljica je bila Baticic Libera (prilazem
kopiju posvete "Petnaestogodisnjeg kapetana", knjigu koju mi je
poklonila prilikom odlaska iz doma).
"Drugi svijet" kako vi nazivate "djecji dom smrada" je bilo pranje
zuba ujutro i na vecer, petnaestak minuta jutarnje gimnastike pod
borovima, kada su vremenske prilike dozvoljavale, dorucak, pa skola
koja se nalazila gdje se sada nalazi dom. Vodili su nas cak na operu.
(Bio sam zaspao na "Aidi", kao sto smatram da znate, dugoj operi).
Ako bi koji put pogrijesili, izgovorili koji prostu rijec, ukazali
bi nam gdje smo pogrijesili na nacin koji nam je bio bolja pouka od
batina ili moljenja ocenasa2. Preko ljeta vodili su nas u
unutrasnjost ; Tenje kod Osijeka, Petrinju, dakle "zarista" 1991., kod
porodica koje su nas drzale kao sinove.
Koliko se tice citirane pjesme u vasim solokolokvijima, prvi put
cujem za te stihove. Tada su se mogle cuti parole kao "Zona A, zona B,
bit ce nase obadve", "Zivot damo, Trst ne damo" ! A mi smo, odlazeci u
red u skolu, znali zapjevati nestasne pjesmice : "Drugarica Katica,
mudra stroga glavica...i u red poziva sve nas". Nastavnice,
odgojiteljice ucile su nas voliti svoje i postovati tudje, a vi
profesore, osim sto prekajate povijest, sijete i netrpeljivost. Ne bi
me iznenadilo da ste i vi jedan od "bivsih" kao moja nekadasnja
profesorica Savka Dabcevic - Kucar.

S nepostovanjem,

dipl. oec. Ivan Pavicevac
Roma, 20. Listopada 2001.

P.S.
Nepostovani profesore, iz vaseg teksta "Prizori poratne Pule" (2),
mozemo "nazrijeti" vas visokocivilizirani venetsko-hrvatski ili
hrvatsko-venetski odgoj. Stoga se pitam sto tekst istog sadrzaja niste
objavili do 1990. godine. Vjerojatno bi takav tekst imao vise odjeka
za "poboljsanje" uvjeta zivota u sirotistu, kako vi nazivate djecji dom
u Puli.

Kratak osvrt mog prijatelja, gradjanina Hrvatske.


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Lettera aperta

alla redazione di "Glas Istre" (Pula/Pola) e "Novi List" (Rijeka/Fiume)

Signor Miroslav Bertosa,

trascorrendo un paio di giorni nella mia citta' natale ho avuto
l'occasione di leggere su "Glas Istre - Novi List" di giovedi
1/10/2001 i suoi "Dialoghi e soliloqui con immagini di Pola
postbellica" (parte 2), che sono ricchi di invenzioni e falsita' - e
percio' (non) mi domando chi vorrebbe adulare e convincere con questi...
Lei puo' nutrire o meno simpatie per chi e per cosa vuole, ma non ha il
diritto di seminare odio e scrivere falsita'! I suoi "Dialoghi"
traboccano di intolleranza e disgusto. Citando esempi di comportamento
individuale lei infanga QUEL nostro esempio, per tutto il mondo, di
convivenza, tolleranza e pace nel socialismo.
Riporto soltanto due "perle" tra le sue visioni "d'un incontro
ravvicinato con il balcanismo". (Mi dica lei, su che territorio si
estende prevalentemente la Croazia? Eh gia', non ci sono piu' le poesie
patriottiche come "...Sai dove sono i Balcani, la Jugoslavia...").
Proprio con il suo scrivere lei dimostra di essere "balcanico" in senso
deteriore. Per quanto riguarda "il modo di pulirsi il naso", questo e'
piu' o meno l'uso di ogni "burino", ma anche delle persone
raffreddate... Ma "presso gli ufficiali e sottufficiali"... eh
professore, qui casca l'asino, o, come si dice dalle nostre parti: "ecco
il cespuglio dove si nasconde la lepre". Io so che da militari non si
poteva uscire dalla caserma se non si aveva il fazzoletto, il pettine,
l'ago ed il filo con se'.
Il culmine delle sue esternazioni di passione e falsita' e' raggiunto
nella descrizione della vita nei collegi (gratuiti), le "Case del
Bambino". Ricordi e fantasticherie degne di un bimbo viziato e
insolente, ed ora di un intellettuale borghese. In questo lei ha
superato anche Matvejevic. Glielo posso dire anche apertamente,
professore, come ospite o "orfano del Kordun" (1) nel collegio "Ruza
Petrovic" a Pola, anni scolastici 1948-49-50.
Il collegio si trovava presso Valcane, dove si trovano ora le scuole.
Nella mia classe c'erano un Marcello Delcarro di Rovinjsko Selo, un
Dinko Tomasic, un Tomislav, un Milan di Osijek, Milos, Marija, Mara...
che vorrei tanto rivedere - e li invito a rispondermi se leggono queste
righe. Con i bambini dell'asilo nido, sempre nello stesso collegio,
lavorava la signora Dinka di Bosoler, un borgo presso Pola, che vive ora
ad Opatija/Abbazia. La direttrice si chiamava Libera Baticic (allego
copia della dedica del libro "Il capitano quindicenne" di J. Verne, che
mi ha regalato prima di lasciare il collegio).
"L'altro mondo", come lei chiama il "collegio immondizia", in verita'
consisteva nel lavarsi i denti ogni mattino ed ogni sera, quindici
minuti di ginnastica mattutina nella pineta adiacente - quando il tempo
lo permetteva -, la colazione e poi la scuola, che si trovava dove ora
si trova l'edificio del collegio. Ci portavano anche a vedere l'Opera.
(Mi addormentai ascoltando l'"Aida", che, come credo lei ben sa, e'
un'opera molto lunga...).
Se qualche volta avessimo sbagliato, o detto qualche parolaccia, ci
avrebbero fatto capire in cosa consisteva l'errore in un modo che era
una lezione migliore delle bastonate, o delle preghiere per penitenza.
Durante l'estate ci portavano all'interno del paese: a Tenje presso
Osijek, a Petrinja, dunque i "focolai" del 1991, presso famiglie che ci
tenevano come loro figli.
Per quanto riguarda la poesia citata nei suoi "soliloqui", sento questi
versi per la prima volta in vita mia. Allora si potevano sentire slogan
come "Zona A, zona B, bit'ce nase obadve", "Zivot damo, Trst ne damo!"
(2), mentre noi andando in fila verso la scuola sapevamo cantare
canzoncine tipo: "Drugarica Katica, mudra stroga glavica... i u red
poziva sve nas" (3).
Le insegnanti, le educatrici, ci insegnavano ad amare il proprio ed a
rispettare l'altrui, ma lei professore, oltre a riscrivere la storia,
semina anche l'intolleranza. Non mi sorprenderebbe se anche lei fosse
uno degli "ex" come la mia professoressa di un tempo, Savka
Dabcevic - Kucar (4).

Senza stima
Dott. Ivan Pavicevac

Roma 20 ottobre 2001

PS.
Non-esimio professore, dal suo testo succitato possiamo "evincere" la
vostra somma civilizzazione di educazione croato-veneta o veneto-croata.
Percio' mi chiedo come mai un simile testo non lo abbiate scritto
prima del 1990. Probabilmente un testo simile avrebbe avuto molta piu'
effetto per il "miglioramento" delle condizioni di vita
"nell'orfanotrofio", come lei definisce la Casa del Bambino di Pola.
(Piccola nota di un mio amico, cittadino della Croazia)


(1) Nell'articolo in questione Bertosa cerca di fare dell'umorismo sugli
orfani, figli degli eroici partigiani del Kordun sterminati dai nazisti.
(2) "Zona A, zona B, saranno entrambe nostre"; "La vita daremo, Trieste
non lasceremo".
(3) "La compagna Katica, maestra saggia e severa, ci mette tutti in
riga" (filastrocca per bambini).
(4) Riferimento ad ex appartenenti al Partito Comunista, poi
convertitisi opportunisticamente al nazionalismo etno-separatista.