Milosevic, teste dell'accusa si sente male in aula
(Repubblica on line 21/2/2002)

Aja, 11:10

Milosevic, teste dell'accusa si sente male in aula
Piccolo colpo di scena questa mattina all'Aja all'inizio dell'ottava
udienza del processo Milosevic. Mentre l'ex presidente jugoslavo
stava riprendendo il contro-interrogatorio del testimone dell'accusa
Agim Tegiri, il teste ha detto di "non sentirsi bene" e di non poter
più rispondere ad altre domande. Milosevic aveva appena contestato la
traduzione fatta ieri in aula di quanto aveva dichiarato Tegiri sui
suoi rapporti con l'Uck.
Il teste aveva raccontato come il suo villaggio fosse stato attaccato
dalle forze serbe il 25 marzo 1999, all'inizio dei bombardamenti
Nato. Aveva detto di essere stato picchiato, di avere visto una
persona uccisa, e di avere perso 16 membri della sua famiglia su 18.
Stando a Milosevic una frase pronunciata ieri da Tegiri sui suoi
rapporti con l'Uck voleva dire "li ho ospitati", mentre la traduzione
è stata "li ho un po' aiutati".
L'ex-presidente jugoslavo ha pronunciato la frase in albanese ed ha
chiesto al teste di spiegarne il significato esatto. "Non sono in
grado di dirlo", ha risposto il testimone. Poi ha aggiunto "non mi
sento bene, sono sotto dialisi, non ho altro da dire, ho i miei
problemi, ho la mia sofferenza". (Red)

===*===

"Il Manifesto" 20 Febbraio 2002

Milosevic rovescia le accuse
TOMMASO DI FRANCESCO

Slobodan Milosevic, difensore di se stesso nel processo
per crimini di guerra e genocidio nel quale compare davanti al
Tribunale dell'Aja come unico imputato per dieci anni di
guerre sanguinose nei Balcani, da ieri ha cominciato a
controinterrogare i testimoni dell'accusa, a partire
dall'ex leader della provincia del Kosovo, Mahmut Bakalli.
Davanti alla corte dell'Aja, Bakalli lunedì aveva
accusato Belgrado di "apartheid" verso la maggioranza albanese,
con un piano di espulsione di centinaia di musulmani dalle cariche
pubbliche negli anni Novanta, alla quale la Lega democratica
del Kosovo guidata da Ibrahim Rugova rispose costruendo uno "stato
parallelo" - con scuole, università e strutture sanitarie albanesi
- e rifiutando ogni partecipazione alle elezioni (un dato che
per molti osservatori favorì lo strapotere di Milosevic). "Può
spiegarci cosa significa apartheid?", ha chiesto Milosevic a
Bakalli aggiungendo: "Le ricordo che è sotto giuramento".
L'anziano ex leader politico è rimasto fermo: "Lei impose
i dirigenti delle scuole e delle università".
Se Milosevic sembrava perfettamente a suo agio, Bakalli si è
trovato più volte in difficoltà. L'ex governatore del Kosovo ha
dovuto ammettere di essere stato consigliere di Adem Demaqi -
ex leader albanese kosovaro per più di 20 anni imprigionato
per i suoi legami con l'Albania di Enver Hoxha - che avrebbe
dovuto rappresentare gli albanesi alla conferenza-farsa di
Rambouillet del 1999. Secondo Milosevic, Demaqi era "il capo
dell'ala politica dell'Uck", l'Esercito di liberazione del
Kosovo - contrapposto spesso violentemente anche ai moderati
di Rugova - ritenuto da Milosevic responsabile di assassini
e stupri sulla popolazione serba "che spinsero Belgrado a
intervenire". Bakalli ha assicurato di avere avuto solo contatti
politici e diplomatici con l'Uck. Allo stesso modo, ha assicurato
di non aver mai saputo che il leader del suo attuale partito
Aak, Ramush Haradinaj, fosse stato "secondo i servizi segreti
britannici" a capo di una rete di contrabbando di sigarette e di
armi, come ha ricordato Milosevic.
Che ha rincarato la dose, sia quando ha rilanciato le accuse
di stragi provocate dai bombardamenti della Nato in Serbia e
Kosovo, e Bakalli ha dovuto ammettere che sì "ci sono stati
danni collaterali"; sia quando ha sollevato la questione dei
possibili rapporti fra la rete terrorista di Osama bin Laden e
le milizie albanesi-kosovare dell'Uck. "Che cosa sa dei legami
tra Hasim Thaqi (il leader dell'Uck ndr) e Osama bin Laden",
ha chiesto Milosevic a Bakalli, "Non so, sono sicuro che non ce
ne sono", ha risposto Bakalli, e lui di rimando: "E' al corrente
di una brigata di mujaheddin in Kosovo". "Non sono al
corrente", ha risposto il testimone.
Bakalli è apparso irritato quando l'ex presidente jugoslavo
ha messo in dubbio la sua ricostruzione della strage di Prezak, in
Kosovo, del 1998: furono uccisi 40 membri di una famiglia
albanese, i Jashari. "Uccideste civili, bambini, vecchi, donne
incinte sostenendo in continuazione che stavate combattendo
il terrorismo". Per Milosevic i Jashari si erano rifiutati di
arrendersi, sparavano e avevano un grosso quantitativo di armi.
E non ha finito con il controinterrogatorio fiume. L'ex
presidente jugoslavo ha ricordato l'assassinio di diversi oppositori
serbi in Kosovo nel '98, tra cui un eminente medico ucciso
sulla porta di casa: "Questo non è un atto di terrorismo?", ha
chiesto. "Non è stato l'Uck", ha risposto Bakalli. E allora,
ha proseguito Milosevic, "gli omicidi, gli stupri" compiuti dai
miliziani albanesi per cacciare la minoranza serba dopo l'ingresso
della Nato? "E' propaganda, non accetto queste cose", ha
replicato, in difficoltà, Bakalli. "Così, i morti che hanno visto
tutti sono propaganda?", è stata la controreplica sferzante di
Milosevic. Se Bakalli era il testimone contro, che accadrà con
quelli a favore?
Ora da Mosca si è dichiarato pronto a testimoniare l'ex
premier russo Ievgheni Primakov che ha ricordato che "senza
Milosevic gli accordi di Dayton sarebbero stati impossibili".
Non ci sarà, invece, per "motivi di salute" l'ex leader
musulmano bosniaco Alia Izetbegovic, da tempo malato e in
cura in Arabia saudita - il principale paese finanziatore del
Tribunale dell'Aja.

===*===

RAGIONI DELLA ILLEGITTIMITA' DEL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA

--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Fausto Concer" wrote:

Vi rigiro questa analisi di Andrea Catone, più che mai attuale. Ciao
Fausto

Il Tribunale, non rispetta diversi principi di legge assolutamente
fondamentali: la separazione dei poteri (esecutivo, legislativo e
giudiziario), parità fra accusa e difesa, presunzione di innocenza
finché non si giunge ad una condanna.

Il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra è stato fondato
nel 1993 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (15 membri
dominati dai grandi poteri e dal veto USA), su insistenza del
Senatore Albright. Il normale canale per creare un Tribunale come
questo, come a suo tempo ha puntualizzato il Segretario Generale
delle Nazioni Unite, avrebbe dovuto essere "attraverso un Trattato
Internazionale stabilito ed approvato dagli Stati Membri che
avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in pieno nell'ambito
della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704, sezione 18). Tuttavia,
Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del Cap.VII della
Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di Sicurezza di
prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede
internazionale. Può essere la creazione di un Tribunale una "misura
speciale"? E' arduo pensarlo! Il Tribunale Internazionale per i
Crimini di Guerra è esso stesso non legale.

Senza precedenti nella storia della legge, il Tribunale ha avuto
pieni poteri di costituire le proprie leggi e i regolamenti -
regolamenti che nei fatti ha modificato frequentemente. Attraverso
una procedura totalmente ridicola, il Presidente può apportare
variazioni di sua propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri
giudici! (regola 6).

Vi è un'altra norma creativa. Le leggi del Tribunale Internazionale
per i Crimini di Guerra hanno il carattere della retroattività,
emanate e confezionate per adattarsi ai fatti, dopo l'evento.

Ancora peggio: il Procuratore (l'Accusa) può anche cambiare queste
norme (la Difesa non lo può fare). E non esiste un "giudice per le
indagini preliminari" che investighi sulle accuse e le contro-accuse.
Il Procuratore conduce l'inchiesta nel modo che più gli aggrada.

La Corte può ricusare un avvocato della difesa o semplicemente non
ascoltarlo, se lo ritiene "aggressivo" (regola 46).

Il Procuratore può, con il consenso dei giudici, rifiutare di
concedere all'avvocato difensore di consultare libri, documenti, foto
e altro materiale probatorio (regola 66).

Inoltre, la fonte testimoniale e di informazioni può essere tenuta
segreta. Questo significa che agenti CIA possono riempire i dossier
del Tribunale con accuse raccolte illegalmente (attraverso
intercettazioni foniche, corruzione, furti) senza averle sottoposte
ad alcun tipo di verifica o di controllo incrociato.

Anche i rappresentanti di altri Stati (partecipanti nel conflitto, ma
alleati degli Stati Uniti) possono sottoporre informazioni
confidenziali senza alcuna formale richiesta in merito.

Un atto di accusa può rimanere segreto "nell'interesse della
giustizia" (regola 53), in modo tale che l'accusato non possa
difendersi nei modi normali.

Un sospetto, cioè qualcuno che non è ancora stato imputato, può
essere detenuto per novanta giorni prima di essere accusato, un tempo
più che sufficiente per estorcergli forzatamente una confessione.

Inoltre, la regola 92 stabilisce che le confessioni saranno ritenute
credibili, a meno che l'accusato possa provare il contrario. Mentre,
in qualsiasi altra parte del mondo, l'accusato è ritenuto innocente
fino a quando non sia provata la sua colpevolezza.

Nessun Tribunale nazionale, negli Stati Uniti o in qualsiasi altra
parte del mondo, potrebbe operare in una tale maniera platealmente
illegale o arbitraria. Ma quando questo serve a condannare i nemici
degli Stati Uniti d'America, allora i principi della legge non
valgono più di tanto. In accordo con i padroni del mondo, il diritto
appartiene ai più forti e ai più ricchi. [cfr. al proposito
Christopher Black e Edward Herman, Il manifesto del 27 e 28 maggio
2000; Raniero la Valle, Liberazione, 4.4.2001; Kosta Cavoski,
http://emperors-clothes.com/articles/cavoski; M. Collon,
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/913).