Subject: da Coord.RSU - RITORNO DALLA ZASTAVA
Date: Tue, 19 Mar 2002 23:38:57 +0100
From: "Rossi Alma" <alma@...>


Vi inviamo i primi materiali sul viaggio appena concluso alla
zastava di Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza.
Seguiranno altre informazioni più approfondite.
Per i titolari delle nuove adozioni procederemo da domani ad
organizzare la spedizione delle schede relative ai bambini adottati.

ciao

Alma Rossi - email - alma@...
indirizzo internet del Coordinamento RSU - http://www.ecn.org/coord.rsu/

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L'intervento, a nome del coordinamento Rsu,
fatto da Alma Rossi all'assemblea dei
lavoratori della Zastava, tenutasi il 17
marzo 2002 in occasione della consegna
delle adozioni a distanza raccolte a
favore delle famiglie dei lavoratori tutt'ora
senza lavoro e senza salario a causa dei
bombardamenti delle fabbriche della
Jugoslavia.

Innanzitutto vi portiamo l'abbraccio ed
il saluto dei lavoratori Italiani

Oggi portiamo le adozioni a distanza di
lavoratori, famiglie, studenti di tante
città.
Bari - Torino - Milano - Roma - Firenze -
Pistoia - Siena - Genova - Venezia -
Padova - Trieste - Piacenza - Lodi, così
come ieri sono state portate le adozioni
dei lavoratori di Lecco ed a gennaio
quelle dei lavoratori di Torino. Alcune
adozioni che consegniamo oggi sono nuove,
ed altre sono dei rinnovi.

Anche se siamo distanti tanti chilometri,
pur tra tante difficoltà, non dovete
pensare che i lavoratori Italiani non vi
sentano vicini e fratelli.

Anche oggi vogliamo dirvi quanto siete
presenti nei nostri pensieri.

Così come vi abbiamo avuto nei nostri pensieri
Quando sono iniziati i bombardamenti sulle vostre città.
Quando ci giungevano le notizie dei bombardamenti sulle fabbriche
Quando abbiamo organizzato lotte e scioperi contro la
guerra, per fermare i bombardamenti
Non si è trattato solo di solidarietà,
ma di rabbia. Di tanta rabbia.

Rabbia contro una guerra assurda. Una guerra
che non abbiamo condiviso, che sapevamo
essere solo una guerra per l'egemonia
economica, territoriale e politica.
Una guerra che ha colpito soprattutto i
lavoratori, i pensionati e le loro famiglie.
Li ha colpiti nel loro diritto al lavoro,
al salario, ad una aspettativa
previdenziale, ad una degna assistenza
sanitaria. Già solo per questo la Nato, ed i
governi che la compongono, andrebbero
condannati per crimini contro l'umanità.

Una guerra che ha segnato un punto di svolta
che ha colpito non solo voi ma anche i
lavoratori Italiani ed Europei, nel loro
diritto alla protesta ed alla critica, nei
valori che stanno alla radice del mondo del lavoro.
Vogliamo qui ricordare che in questi giorni
15 tra lavoratori e studenti sono sotto
processo a Firenze per una manifestazione
contro la guerra tenutasi in quella città
il 13 maggio del 1999.
La guerra, la subordinazione degli stati
europei ai progetti di egemonia americana
ha portato anche ad una svolta di destra nei
nostri governi. Una svolta che si è
resa ancora più esplicita in occasione dei
tragici avvenimenti del luglio scorso a
Genova, dove è stata repressa in modo
"fascista" una grande manifestazione che aveva
tra i suoi contenuti anche la protesta
contro la guerra e le mire di egemonia dei
"grandi della terra".
Una svolta che stanno pagando anche e
soprattutto i lavoratori a cui si chiede solo
di stare zitti, di subordinarsi alle politiche
economiche di sostegno ai profitti.

Anche in questo siamo vicini.
I lavoratori Italiani sono oggi impegnati
in un difficile scontro col Governo. Un
Governo che vuole imporre la libertà di
licenziare, che vuole ridurre i salari e le
pensioni, che vuole dividere ed indebolire
i lavoratori. E contro questo Governo
stiamo lottando e faremo a giorni un grande
sciopero generale. Ma non basterà !!

Così come voi siete oggi impegnati in una
altrettanto difficile vertenza per la
difesa degli stessi diritti per cui lottiamo
noi. Per il diritto al lavoro, al
salario, ad un futuro degno per voi e per i vostri figli.

Siate vicini a noi nella nostra lotta, così
come noi siamo e saremo vicino alla vostra lotta.

La nostra non è dunque semplice solidarietà,
ma è uguaglianza nell'essere lavoratori
che lottano per gli stessi diritti, contro
lo stesso padrone ... "il profitto" in
qualunque forma questo si presenta.

Ci piace pensare a noi tutti non come
lavoratori di diverse nazionalità, ma
semplicemente come lavoratori, perché
è questo che ci fa più vicini ... e più forti,
che ci fa uguali e amici.

E di questo dobbiamo ringraziare la Rajka
che nel suo infaticabile lavoro, nelle
tante riunioni ed assemblee fatte nelle
fabbriche e tra i lavoratori Italiani ci ha
aiutati a capire tante cose ed a sentirci vicini a Voi.
Dobbiamo ringraziare quanti, tra questi
soprattutto la Milia per il testardo e
meticoloso lavoro organizzativo grazie al
quale ci ha aiutati a tenere vive dopo
tanti anni, la rete di relazioni che hanno
fatto vivere, ed ancora fanno vivere
questo nostro progetto.
Dobbiamo ringraziare soprattutto Voi che
nonostante le difficoltà in cui vi trovate.
Riuscite a tenere vive le energie necessarie
per difendere il vostro sindacato.

Impariamo questo dalla nostra esperienza
ma anche dagli insegnamenti di quanti prima
di noi hanno capito e praticato quell'internazionalismo
che vuole insegnare a tutti
che il mondo non si divide in Italiani,
Jugoslavi ecc., ma che si divide in
lavoratori e padroni, in chi rivendica la
soddisfazione dei suoi bisogni e chi
invece impone i suoi interessi sopra a tutto.
Impariamo che noi e voi siamo fratelli in
nome di quella uguaglianza, di quella
voglia di giustizia sociale che nessuna
guerra e nessun potente potrà mai
sconfiggere.
Ed anche se oggi dobbiamo costruire questa
speranza in mezzo a tante e maggiori
difficoltà non smettiamo di volere un mondo
migliore, non smettiamo di lottare.

E ancora questo voglio dire ai bambini
ed alle bambine, ai ragazzi ed alle ragazze
oggi presenti.
Siate fieri di avere questi genitori.
Non potevate averne di migliori.
In loro, nel cuore, nei sogni e nell'intelligenza
di ogni lavoratore c'è la
speranza, c'è il coraggio di chi vuole cambiare il mondo.
Una cosa che solo le grandi donne ed i grandi uomini possono fare.

Questa grande amicizia che ci unisce
sconfiggerà il grigio pensiero di chi,
sentendosi forte, sa solo dimostrare
arroganza, violenza e stupidità.

Tutti noi, invece, (anche voi, bambini e
bambine) siamo le piccole formiche che,
unite, sapranno far crollare la grande e
marcia quercia "dell'imperatore", così che
tutte le piccole piantine del mondo
torneranno a vedere il sole.


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Marzo 2002 - Ritorno dalla Zastava di Kragujevac

Siamo partiti il 15 marzo da Firenze
raccogliendo altri per la strada. Alla fine la
delegazione era formata da 7 compagni.
Oltre alla sottoscritta, Patrizia da Firenze,
Elvira e Lino di Milano, Milena di Bari,
Enzo di Padova e Gilberto da Trieste.

Siamo arrivati la mattina del 16 a Belgrado
per consegnare materiali
all'orfanotrofio ed abbiamo poi proseguito per Kragujevac.

Il 17 marzo sono state convocate due
assemblee (una la mattina ed una il pomeriggio)
per la consegna delle adozioni a distanza
alle famiglie dei lavoratori Zastava.
Immediatamente dopo siamo ripartiti per l'Italia.

Quello che abbiamo poturo verificare è
un peggioramento della situazione in cui
versano le famiglie, ma anche una rinnovata
capacità di iniziativa da parte del
sindacato in difesa dei diritti dei
lavoratori e per conquistare prospettive
produttive per la fabbrica.

I lavoratori attualmente impiegati in
azienda sono 15.000 ma non lavorano tutti i
giorni. Sono praticamente in una sorta di
cassa integrazione a rotazione che li
impegna nei pochi reparti attivi, sopratutto
l'utensileria (dal punto di vista del
salario ciò vuol dire che non raggiungono
i 200 euro al mese). La produzione di auto
e camion è praticamente simbolica ed a
oggi non ha prospettive di ripresa anche
perchè con le nuove leggi del Governo è
stata liberalizzata l'importazione di auto
nuove ed usate (noi stessi abbiamo contato
alla frontiera e lungo l'autostrada
decine di Tir cariche di auto che venivano
sopratutto dall'Italia e dalla germania).

Oltre a questi, per effetto della
ristrutturazione in corso altri 9.200 lavoratori
sono stati collocati in esubero (quindi pur
mantenendo la titolarità del posto di
lavoro non sono mai chiamati a lavorare e
rimangono in una situazione paragonabile
alla nostra cassa integrazione a zero ore
con una indennità mensile che non
raggiunge i 25 euro al mese) e 3.500 sono
stati licenziati, percependo così una
indennità di disoccupazione pari a 8/10 euro al mese.

A questi si aggiungono gli oltre 800
lavoratori della Zastava di Pec (in Kosovo)
che, in quanto di nazionalità Serba, sono
stati cacciati dalla fabbrica di Pec.
Oggi questi lavoratori (praticamente
senza reddito) sono assistiti dal sindacato
zastava di Kragujevac per quel che può fare.
Veramente commovente è stata la
consegna di una adozione alla vedova di
uno di questi lavoratori, ucciso a Pec
dall'UCK mentre era al lavoro, durante una
delle varie iniziative squadriste
organizzate per cacciare i lavoratori Serbi
dalla fabbrica. A questo riguardo è bene
sottolineare che alla Zastava di Kragujevac
lavorano anche lavoratori
Kosovari-Albanesi che non hanno mai subito
alcuna violenza. Ciò a dimostrazione di
come non è dal mondo del lavoro che nascono
i nazionalismi ed i razzismi.

Durante la nostra permanenza abbiamo inoltre
potuto farci un quadro aprossimativo
della situazione sindacale.

Si sono tenuti in questi giorni i rinnovi
delle cariche sindacali in Zastava. Il
risultato è che il "Sindacato autonomo
Zastava" ha mantenuto il 90% dei consensi tra
i lavoratori iscritti riuscendo così a
riconfermarsi il primo sindacato della
fabbrica. Gli altri sindacati (nati per
scissione dal sindacato autonomo zastava e
sostenuti dalle varie forze politiche presenti
nel Governo e nella amministrazione
comunale) si sono dimostrati del tutto minoritari.

Oggi il sindacato autonomo zastava si trova
di fronte a problemi enormi. Deve tenere
uniti i lavoratori nonostante le forti
pressioni alla disgregazione del tessuto
sociale e deve lottare per costruire una
prospettiva di lavoro per il maggior numero
di lavoratori.

Un compito immane che si scontra con una
politica aziendale che si limita a gestire
in termini liquidatori una linea di vendita
al capitale estero dei pochi pezzi di
fabbrica rimasti attivi (l'utensileria
sopratutto) e con un Governo che ha
approntato una politiva sociale ed economica
non dissimile da quella che stiamo
contrastando in Italia contro il Governo
Berlusconi. Anche in Jugoslavia sono
all'ordine del giorno lo smantellamento del
sistema contrattuale nazionale, i
diritti e le tutele, le pensioni, la libertà
di licenziamento. Significativo
l'attacco alle tutele per le lavoratrici
madri che oggi si sono viste decurtare a 3
mesi il periodo di copertura al 100% contro
i 5 in vigore precedentemente.

Continua inoltre l'impennata dei prezzi.
Sopratutto di luce, gas ed acqua.
L'apertura dell'embargo se ha favorito
l'importazione delle merci ne ha aumentato i
prezzi che rendono le merci irraggiungibili
per un normale reddito da lavoro.

Particolarmente colpite sono le città operaie
(Kragujevac, Pancevo, Nis) in cui la
totale distruzione delle fabbriche da cui
dipendeva la loro economia le ha cacciate
in una fascia di vera e propria povertà.

Contro tutto questo anche in Jugoslavia si
stanno facendo manifestazioni e scioperi,
nonostante le enormi difficoltà in cui
versa il mondo del lavoro.

Questa è solo una prima relazione di resoconto
del viaggio. Seguiranno ulteriori
approfondimenti anche a cura degli altri partecipanti il viaggio.



Ciao

Alma Rossi.