* Un recente articolo da NATURE

* RICERCARE PER NON TROVARE
Due articoli su come fare finta di fare ricerca
scientifica. La conferenza-farsa del professor Franco
Nobile in un Circolo Ufficiali, organizzata per
assolvere l'uranio e tranquillizzare l'establishment.


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UN RECENTE ARTICOLO APPARSO SU "NATURE"

DEPLETED URANIUM SOILS BATTLEFIELDS
Report assesses chemical effects of Gulf war weapon.
NATURE 12 March 2002
HELEN PEARSON
> http://www.nature.com/nsu/020311/020311-2.html


MEDICINA Vittime dell'uranio
di Helen Pearson

L'URANIO IMPOVERITO presente in diverse armi potrebbe
aver provocato in alcuni soldati dei danni ai reni e
potrebbe anche aver determinato una contaminazione
ambientale a lungo termine, sostengono alcuni
scienziati inglesi. La loro ricerca, effettuata
indipendentemente dall'appoggio statale, richiede
degli accurati test di esposizione e un lungo periodo
di monitoraggio ambientale nelle zone in cui si e
combattuto. L'uranio impoverito (DU) e una sostanza
altamente radioattiva. E stato utilizzato per creare
armi che fossero in grado di perforare anche dei
mezzi fortemente corazzati, durante la guerra del
Golfo e il conflitto del Kosovo. Da tutto cio e nata
un'importante controversia: i missili esplosi
avrebbero rilasciato una densa polvere radioattiva e
chimicamente tossica, per colpa della quale i
veterani di guerra dichiarano di aver riportato delle
gravi malattie. La relazione della Royal Society del
Regno Unito conclude che la maggior parte dei soldati
non e stata esposta in misura sufficiente agli
effetti di questo metallo, quindi non puo essere a
rischio per quanto riguarda le conseguenze tossiche
del suo utilizzo. <Per quanto riguarda la maggior
parte dei soldati presenti sul campo di battaglia,
riteniamo altamente improbabile che essi possano aver
subito degli effetti negativi>, afferma il leader del
gruppo Brian Spratt, dell'Imperial College di Londra.
Cio vuol dire che l'uranio impoverito non puo essere
ritenuto una spiegazione sufficiente della Sindrome
della Guerra del Golfo, sebbene la relazione non
affronti esplicitamente questo problema. Tuttavia,
sostiene sempre il rapporto, circa duecento soldati
della Guerra del Golfo, per la maggior parte
americani, colpiti in maniera non grave o che
avessero trascorso un po' di tempo nella manutenzione
dei veicoli contaminati, potrebbero aver inalato una
quantita di polvere tossica sufficiente a provocare
loro dei danni renali. Anche un numero per ora non
determinato di iracheni potrebbero essere stati
affetti dagli stessi problemi. Conseguenze durature
La principale raccomandazione contenuta in questo
rapporto riguarda la necessaria effettuazione di test
accurati e certificati per determinare la presenza di
livelli anche minimi di uranio impoverito nell'urina,
in seguito ai quali coloro che fossero identificati
come possibili vittime dell'esposizione dovrebbero
sottoporsi a lunghi periodi di monitoraggio delle
loro condizioni di salute. <Bisogna servirsi di una
gamma di test molto moderni>, dichiara il membro del
gruppo e studiosa del metabolismo Barbara Clayton
dell'Universita di Southampton, in Gran Bretagna,
perche questo genere di verifiche e in grado di
individuare cambiamenti biochimici anche
impercettibili. Esami delle urine sensibili
all'uranio impoverito saranno presumibilmente
effettuabili nel Regno Unito gia alla fine di
quest'anno. Ma non bisogna dimenticare che potrebbero
anche esserci delle conseguenze durature sotto il
profilo ambientale: il 70-80 per cento di tutte le
armi in cui e presente l'uranio impoverito - circa
250 tonnellate nella sola regione in cui si e
combattuta la Guerra del Golfo - e probabilmente
rimasto sepolto nel terreno. I bambini che giocano in
quei luoghi potrebbero essere particolarmente esposti
al rischio di contaminazione. E, con il passare dei
decenni, il corrodersi di queste armi potrebbe
rilasciare l'uranio impoverito nel suolo, ed esso
potrebbe essere recuperato dalle piante e dagli
animali o, ancora peggio, potrebbe finire col
mescolarsi alle risorse idriche umane. Secondo il
panel che ha effettuato la ricerca, e necessario un
monitoraggio a lungo termine di queste zone per
stabilire con precisione le conseguenze future.
Rimuovere i detriti delle armi e sostanzialmente
impossibile, perche non si conosce la loro esatta
collocazione. <E un vuoto di conoscenza>, sostiene
Barry Smith, che studia l'inquinamento al British
Geological Survey di Nottingham, nel Regno Unito.
La diffusione dell'uranio Le armi con uranio
impoverito sono state usate per la prima volta dalle
Forze Alleate nel 1991, durante la Guerra del Golfo:
in quell'occasione ne furono utilizzate, secondo i
calcoli, 340 tonnellate, a cui si sarebbero aggiunte
le 11 tonnellate utilizzate piu tardi in Bosnia e in
Kosovo alla fine degli anni Novanta. Non si sa se le
armi con uranio impoverito siano al momento impiegate
in Afghanistan, le opinioni sono contrastanti. Nella
prima parte della relazione della Royal Society,
pubblicata l'anno scorso, il comitato di ricerca ha
esaminato gli effetti per la salute dell'esposizione
alle radiazioni dell'uranio impoverito, concludendo
che, potenzialmente, quest'esposizione non implica un
maggiore rischio di morte per cancro. Gli effetti
tossici dell'uranio impoverito a livello chimico e il
suo impatto ambientale, sono poi oggetto della
seconda parte, pubblicata in questi giorni. Il panel
di esperti non aveva a disposizione molte prove
concrete sulle quali basare il proprio lavoro - pochi
studi scientifici su umani avevano finora calcolato
gli effetti tossici a lungo termine dell'uranio
impoverito. Solo racconti del tutto aneddotici
parlano di malattie serie che colpirono i membri di
un intera squadra di pulizie della Guerra del Golfo.
Il panel ha invece basato le proprie conclusioni
sulle prove scientifiche disponibili e sul calcolo
della quantita di uranio impoverito inalata dai
soldati, ottenuto dall'analisi degli scenari di
battaglia.

Nature
(Traduzione italiana, dal sito BOILER)


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RICERCARE PER NON TROVARE


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Mauro Cristaldi

UNA RICETTA AUTARCHICA PER LA RICERCA: URANIO
IMPOVERITO ALL'ITALIANA
(bozza di articolo per "Il Manifesto")

Il clima, quello di una festa al circolo ufficiali di
una caserma importante; l'occasione, la presentazione
del libro "La prevenzione oncologica nei reduci dei
Balcani" pubblicato a cura della "Lega contro i
Tumori" di Siena su carta patinata pesante (nota di
Accame: modello rivista militare); lo scopo, la
presentazione di un primo prodotto di quella che sarà
il nuovo tipo di ricerca da affidare ad AN in Italia,
visto che quella precedente era stata già
abbondantemente ridimensionata. Quindi soavi profumi,
fiori, tanti fiori, alti ufficiali in Divisa, signore
al lifting imbellettate, presentatrice TV e vallette
della scuola alberghiera ed alla fine un bel
rinfresco offerto dalla nuova amministrazione
provinciale di Roma. Si inizia con una breve
prolusione di un compito Assessore (che ci informa
che nientemeno che l'on. Fini è membro onorario della
Lega Tumori), poi il doveroso minuto di raccoglimento
per Marco Biagi, segue la presentazione effettiva
dell'illustre oncologo da parte del gen. medico
Tricarico (comandante della Sanità Militare e già
nella commissione Mandelli) ed infine l'esposizione
dei risultati ottenuti dall'indagine condotta
dall'autore, prof. Franco Nobile, "Docente in
Semeiotica Chirurgica dell'Università di Siena e
specialista in Oncologia" - così recita il risvolto
della sovraccoperta del prezioso volumetto, che
continua così: "presidente della sezione senese della
Lega contro i Tumori (O.N.L.U.S.) e direttore tecnico
dei Centri di Prevenzione Oncologica. [a capo] Come
responsabile dell'Osservatorio per le Contaminazioni
Radioattive nell'Ambiente (O.C.R.A.) si occupa dal
1986 del monitoraggio dei rischi conseguenti alla
catastrofe di Chernobyl, studiando le relative misure
di radioprotezione in collaborazione con la Fisica
Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera Senese e con
Legambiente del cui Comitato Nazionale Scientifico fa
parte." (qui c'è anche la copertura a sinistra, ma
non è il solo ad averne!). Peccato che gli interventi
siano democraticamente "blindati" e che nessuno possa
interloquire con il Professore sul fatto che la
diagnosi precoce dei tumori, che lui chiama
"prevenzione oncologica", non coincida affatto con la
prevenzione primaria, la quale invece dovrebbe aver
costituito la misura igienica iniziale prima che si
fosse continuato ad esporre persone (popolazione,
militari, volontari) alle cause ambientali del tumore
(polveri, acque, alimenti contaminati). Ma infatti
sembrerebbe proprio così, ma solo per i parà della
Divisione Folgore, presi dal prof. Nobile come
oggetto di studio, in modo da mostrare in pieno
quell'"effetto militare sano", di cui parla
l'articolo sul DU in corso di pubblicazione col
prossimo numero della rivista scientifica "Tribuna
Biologica e Medica" eseguito dagli "Scienziate e
scienziati contro la guerra". Il reggimento in
questione, infatti, è in gran parte operativo nei
Balcani solo dall'inizio del 2000 e quindi quasi
tutti i componenti (tranne i veterani) si possono
considerare fuori rischio massimo; il quale invece ci
fu in Kosovo, proprio nel corso dei 4 mesi successivi
alla fine dei bombardamenti NATO, ma per quei poveri
fantaccini inconsapevoli inviati senza protezioni a
rimuovere rottami, prima della divulgazione della
circolare Bizzarri del 22 novembre '99, che avvertiva
del pericolo con studiato ritardo (e prima lo stesso
non era avvenuto in Somalia, e poi in Bosnia, e
chissà quando in Sardegna?): ma purtroppo, questa è
la triste realtà, loro ebbero il sacro compito di
distruggere, con quell'atto dovuto alla Patria,
quelle prove dell'avvenuta contaminazione ambientale,
dimostrabile negli abitacoli non sottoposti al
dilavamento meteorico, che poco convenivano al
governo di allora.

Ma cosa ha detto in questa bella occasione il prof.
Nobile? Che manca un registro tumori completo per
l'Italia (son trent'anni che se ne parla e, a questo
punto, forse si potrebbe pensare che a qualcuno non
conviene), che i parà fumano tutti le Malboro e che
la Ferrari Formula 1 ha in questo le sue
responsabilità, che c'è una correlazione diretta tra
insorgenza di linfoadeniti e tatuaggi nei parà
(immagino che avranno poche altre attività
intellettuali a cui dedicarsi), che il gruppo di
controllo stava nell'Albania incontaminata da DU, ma
che l'indagine sulla contaminazione ambientale ha
riguardato nientemeno pure la Puglia dove - stavolta
a ben 350 km di distanza dal Kosovo! - non sono state
trovate tracce significative di DU portate dai venti
transfrontalieri (sic!). Chissà? se il Prof. Nobile
fosse andato pure in Sardegna a cercare DU forse lì
sarebbe stato più fortunato del suo compaesano Prof.
Riccobono, che con tre campionamenti eseguiti intorno
alla base di Quirra sarà forse capace, anche lui, di
liberarci dall'ipotesi di considerare preoccupante
qualsiasi contaminazione attribuibile agli
esperimenti bellici "eventualmente" effettuati in
quella base militare. Dopo queste esperienze, lo
confesso, sono proprio ansioso di leggere gli atti
del convegno di Siena già tenutosi il 29 settembre
2001, sul quale purtroppo non ebbi informazione
nemmeno dai colleghi dell'Anpa, che invece mi mandano
sempre gli auguri natalizi, nonostante che io tutti
gli anni non trovi uno straccio di segretario che
possa rispondere per me.

Ora mi sorge il dubbio che il Prof. Nobile non abbia
avuto nemmeno il tempo di leggere il rapporto UNEP -
da cui però il suo libro riporta tante fotografie su
carta patinata, un po' come il libello elettorale con
cui il Berlusca ha vinto le elezioni - per sapere che
il DU, in quanto prevalentemente emittente alfa, è un
radionuclide di difficile rilevabilità soprattutto se
a basse concentrazioni: quindi, caro Professore,
forse bisogna pensare che spesse volte gli strumenti
tecnologici non siano sufficienti, oltre che
imprecisi, se non ci fosse un cervello pensante
dietro! Visto che ci siamo, un altro piccolo
suggerimento da uno che un po' se ne intende: sarebbe
meglio evitare di dire in pubblico che, se non si
riscontra Uranio nell'organismo o nei liquidi
organici, significa che si può escludere il danno
oncologico, in quanto, tra le nozioni base della
cancerogenesi, c'è proprio il concetto che, se il
danno sia già stato trasmesso ad alcune cellule
mutate, non è escluso che queste degenerino
riproducendosi in cellule cancerogene anche in
assenza della causa scatenante primaria (e dire che
quando mi dicono che i medici non sanno la biologia,
io non ci voglio credere!).

Ed ora mi sorge un dubbio: chissà perché nessuno dice
che nella "Italian zone" del Kosovo, la più
contaminata di tutte quelle assegnate ad altre
nazioni (in ordine di pericolosità potenziale sulla
base agli impatti dichiarati dalla NATO: Italian,
German, American, British, French zones) sono
presenti anche reparti spagnoli e che invece il
reparto portoghese è stato rimosso dal governo dopo
un preoccupante rapporto
(<http://www.itn.pt/Dprsn/Kosovo rf180401/rel final
ingl170501.pdf>) eseguito dalla missione scientifica
portoghese in Kosovo e Bosnia-Erzegovina i1 7 aprile
2001? E perché sulla popolazione residente in Kosovo,
visto che tutte queste milizie stanno lì a
proteggerli, non risulta nessuna indagine in corso?

L'ultimo dubbio che mi sorge - e poi attendo le
dovute "ritorsioni" - che tra i quattro "Casi
particolari" citati nel libello in questione a
pag.44, su 612 soggetti quasi tutti paracadutisti del
186° Rg.to della Brigata "Folgore" (601, di cui
121+31 del gruppo di controllo, +11 civili esposti),
vengano annoverati ben tre casi emblematici:

- T.M. di anni 34, in missione per 4 anni in Irak e
di 2 mesi a Sarajevo, fumatore: cancro al polmone;

- I.T. di anni 25, sardo, arruolato nel 2000, mai
stato in missione: all'inizio del 2001 operato per un
linfoma (di che tipo non è dato sapere: segreto
militare?);

- A.R. di anni 24, in missione per 3 mesi a Sarajevo
nel 1995: dalla fine del 2000 in trattamento per un
linfoma (idem).

Dopo dovute insistenze e liberali concessioni, dal
Presidente Moffa è stato permesso un solo commento a
caldo, a Falco Accame, Presidente dell'Ass. Naz.
Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e
Famiglie dei Caduti, che è intervenuto con le
argomentazioni qui sinteticamente riportate:

- i militari in Bosnia nel 1995 operavano senza
misure di protezione;

- le misure di protezione adottate in Kosovo dalla
fine del 1999 per i militari riducevano il rischio di
danno, come avvenne sempre per le truppe USA fin dal
1993 dopo l'esperienza della guerra del Golfo;

- attraverso gli esperti del CISAM (militare) il Min.
della Difesa non dovrebbe ufficialmente controllare
sé stesso;

- non sono stati presi in esame né bunker
sotterranei, né sgombero di proiettili e rottami,
costituenti i fattori di maggior rischio;

- si tace sui melanomi riscontrati dal prof.
Marchiafava sui civili (9 su 600);

- secondo le norme KFOR il rischio da DU esiste e la
commissione Mandelli nel suo ultimo rapporto ha
rilevato una correlazione diretta tra esposizione ed
insorgenza di linfomi di Hodgkin;

- non è stata fatta nessuna indagine in profondità
dove penetrano i missili dotati di barre al DU da 300
kg, facendo solo attenzione ai proiettili anticarro
di superficie da 30 g.

A questo punto penso che qualsiasi organizzazione per
i tumori possa costituirsi in Fondazione, proprio sul
modello proposto dalla ministra Moratti per le
Università, in modo tale che i pochi rappresentanti
del Sapere - finanziato dalla cattiva coscienza di
coloro che pensano che i tumori occorra solo curarli
e non prevenirli prima che insorgano - portino il
verbo della Scienza Italica nel mondo italico con il
motto militaresco:

"Ricercare per non trovare!"


=2=

FORUM - http://www.nuovopsi.com/forum/

Pasquale Angeloni
Le differenze tra la ricerca italiana e quella USA

Avanti! 23.3.02

Le differenze tra la ricerca italiana e quella USA
Sulluranio impoverito è ora di fare chiarezza
Pasquale Angeloni

I ricercatori USA, dopo le gravi affezioni organiche
e genetiche (figli malformati) riscontrate a carico
dei reduci della guerra del Golfo, hanno accertato
che nessun caso di tumore si era verificato dopo le
misure di protezione (tute, maschere, guanti)
adottate a partire dal 1993 durante la guerra in
Somalia. Da questo studio effettuato su due
popolazioni di reduci tenute ben distinte, i
ricercatori hanno concluso correttamente che le
misure di radioprotezione adottate sono efficaci per
evitare i danni da esplosione di proiettili alluranio
impoverito (DU). In Italia, invece, il 20 Marzo nei
locali della Provincia di Roma il Prof. Franco
Nobile, oncologo dellUniversità di Siena, ha tenuto
una conferenza, ampiamente ripresa da tutta la stampa
quotidiana e probabilmente da quella periodica perché
molto ben veicolata. Il Professore ha illustrato il
contenuto di un suo libro, in verità molto elegante
in carta patinata, nel quale sono stati esaminati
numerosi militari reduci dai Balcani senza
riscontrare neppure un casi di tumore. Non ha
precisato che tutti i soggetti esaminati avevano
trascorso i tempi delle loro misioni nei Balcani solo
dopo ladozione delle misure radioprotettive, iniziate
con la circolare Bizzari del 22 novembre 1999, sei
mesi dopo linizio della guerra in Kossovo. Da questa
preselezione dei casi esaminati è derivata la
conclusione che non esiste alcun rapporto fra uranio
ed insorgenza di tumori. Grazie tante. Altro esempio
italico è il campionamento di terreno fatto dal Prof.
Riccobono (geologo dellUniversità di Siena) nel
poligono di tiro di Perdasdefogu in Sardegna dove è
stato negato luso di armi al DU e dove
conseguentemente non sono state adottate misure
protettive per gli operatori. E già ampiamente noto
nella letteratura internazionale che sul terreno non
si trovano tracce di uranio impoverito perché si
confonde con luranio naturale per cui, se si vuole
trovare quello che si cerca, bisogna sottoporre ad
esame i muschi ed i licheni, filtratori di acqua e di
aria e quindi buoni indicatori biologici. Fra un po
di tempo ci sarà detto che tutti i campioni sono
risultati negativi per il DU. Frattanto tre militari
destinati a svolgere il loro servizio di leva nel
poligono sono stati uccisi dalla leucemia, un altro
lotta contro il male. A Quirra, frazione di
Villaputzu con 150 abitanti, confinante con il
poligono, 12 persone sono morte di tumore; ad
Escalaplano, 2.600 abitanti, 11 bambini sono nati con
gravi malforma zioni genetiche. I ricercatori scelti
dal Ministero della Difesa hanno già ampiamente
dimostrato di procedere a tesi precostituite, sistema
infallibile per non far procedere di un passo la
ricerca. La Commissione Mandelli, cui nella primavera
scorsa è stato contestato un errore di metodo
statistico, ha dovuto ritirare la prima relazione e
sostituirla con unaltra corretta. Confidiamo
nellonestà intellettuale del professore Nobile e del
Professore Riccobono perché non si prestino a fornire
argomenti a chi vuole denigrare i ricercatori
italiani. Il Ministro della Difesa ha preso la
corretta iniziativa di disporre unindagine con la
massima trasparenza, affidandone la supervisione al
Sottosegretario Cicu. Siamo certi della buona fede
sia del Ministro, sia del Sottosegretario che ha
anche interesse diretto essendo sardo ed eletto in
Sardegna. Per questa certezza sui politici
responsabili e per evitare che la ricerca a tesi
precostituite ne adombri limmagine personale e di
parte politica, segnaliamo le condizioni di
trasparenza, che condividiamo, contenute in un pro
memoria inviato al Sottosegretario Cicu dallOn. Falco
Accame, già Capo del Gruppo di Ricerca operativa
delle Forze Armate e già Presidente della Commissione
Difesa della Camera (eletto nelle liste del PSI). Lo
riportiamo testualmente: 1) Desegretare tutto ciò che
si riferisce alle sperimentazioni nei poligoni fatte
da civili e militari. Mettere a disposizione di una
Commissione ad hoc tutto il materiale già segretato
relativo alle operazioni condotte nei poligoni. 2)
Rendere note le posizioni dei bombardamenti eseguiti
nei poligoni negli ultimi 20 anni (mappe dettagliate
di tutte le sperimentazioni eseguite) ed in
particolare le posizioni delle fosse e gallerie
utilizzate 3) Rendere note le persone che hanno
partecipato alle operazioni sopracitate precisando
gli incarichi assolti (con particolare riferimento a
chi ha eseguito operazioni di sgombero di proiettili
e rottami nei poligoni) 4) Individuare le zone di
raccolta materiali (ordigni e rottami relativi alle
esercitazioni di cui sopra). 5) Rendere noti i bandi
di uso delle armi all'uranio impoverito emanati nei
riguardi di ditte civili e paesi stranieri che hanno
operato nei poligoni e le dichiarazioni con cui i
destinatari hanno assicurato di ottemperare alle
interdizioni sopracitate. 6) Rendere note le
procedure di verifica seguite per accettarsi che
ditte civili e paesi stranieri abbiano ottemperato ai
bandi sopracitati. 7) Rendere note le posizioni
geografiche di caduta in acqua di quei missili dotati
di barre di stabilizzazione all'uranio impoverito, in
particolare per quei missili che usano barre pesanti
che raggiungono i 300 Kg. 8) Eseguire valutazioni di
affidabilità delle nostre apparecchiature a
registrare la presenza di uranio impoverito, visto
che in Bosnia non sono state capaci di localizzare le
radiazioni di uranio impoverito provocate dalla
caduta di circa 10.000 proiettili. Per far ciò
occorre effettuare in zone protette sperimentazioni
degli effetti di proiettili all'uranio impoverito
affidandosi a fisici nucleari di comprovata fama per
stabilire quali tipi di misurazioni e strumenti
debbano essere usati e come. Valutare
contemporaneamente se gli strumenti in uso da parte
delle squadre NBC siano in grado di localizzare in
particolare le radiazioni alfa delluranio impoverito.
Aggiungiamo (e ripetiamo) soltanto che sarebbe molto
saggio lasciar cadere i risultati sui campioni di
terreno perché il materiale da esaminare deve essere
costituito da muschi e licheni. Il vertice politico
del Ministero della Difesa, a nostro modesto avviso,
non ha intenzione dingannare nessuno, neppure con il
nobile(non per noi) fine di rassicurare lopinione
pubblica, pertanto valga questo nostro intervento
come consulenza tecnica (gratuita) di supporto ai
Politici per scelte ponderate e consapevoli.