Dalla rivista "Hrvatska ljevica" ("La sinistra croata"),
Zagabria, n.ro 5/6 2002

TOMAC E RACAN ALLA RICERCA DEL "FILO NERO"

[Tomac e Racan sono rispettivamente vice presidente e
presidente del Consiglio dei Ministri, ndT]

Bleiburg [localita' austriaca al confine con la Slovenia, nella
quale alla fine della Seconda Guerra Mondiale ci fu una sanguinosa
resa dei conti tra i partigiani dell'Esercito Popolare di Liberazione
jugoslavo e milizie collaborazioniste, soprattutto croate, in fuga
dalla Jugoslavia liberata. NdT] è diventato un appuntamento tradizionale
degli ustasciodi, sia giovani che vecchi.
Domenica 12.5.02 siamo potuti di nuovo ritornare al periodo oscuro del
NDH [il cosiddetto Stato Indipendente Croato di Pavelic, voluto da
Hitler e Mussolini, Ndt], anche grazie alla "patria spirituale
croata". Sulla piana si sono ritrovate molte persone, soprattutto suore,
poi le bandiere della Legione Nera, uniformi ustascia ed altre
iconografie, con le foto di Stepinac in mano ["l'arcivescovo del
genocidio", come nel titolo del libro di M.A. Rivelli, NdT].
Sulla tribuna i preti con la scacchiera sul petto [gia' simbolo
dell'NDH, ndT] e davanti a loro un altare improvvisato con la scritta:
"Dio salvi la Croazia", a riecheggiare l'inno dell'HDZ [il partito del
defunto Tudjman, ndT]. Mancava soltanto che apparisse il dottor Ante
Pavelic, e ci saremmo ritrovati proprio nel periodo 1941 - 1945.
Ma siamo nel 2002, no? Sul pulpito però è apparso - indovinate chi?

Zdravko Tomac, l'uomo che ogni mattino, quando si lava il viso, vede
nello specchio un altro Zdravko, la persona che una volta cercava
"il filo rosso". [Si noti che Tomac nei primi anni Novanta ha aderito
al Partito Radicale Transnazionale di Marco Pannella; quest'ultimo,
a sua volta, ha appoggiato la secessione armata della Croazia. NdT].
E' giunto ora a Bleiburg a cercare quello nero, di filo, e sembra
che l'abbia pure trovato. Non che abbia ricevuto molti consensi, anzi,
e come avrebbe potuto applaudirlo, quel pubblico? Tutti aspettavano
Ante Pavelic, e invece, guarda un po', è apparso Z. Tomac. Accidenti,
quanto tempo impiegheranno ancora quelli di destra a riconoscerlo come
uno di loro? Forse tanto quanto ci metteranno anche alcuni dei nostri,
di sinistra, a capire che Tomac non è un nostro giocatore!...
Zdravko ha preparato bene il suo discorso, ma quando ha visto che non
sarebbe riuscito a leggerlo, ha pronunciato alcune frasi... ma anche
queste sono state di troppo. "Sono venuto per scusarmi a nome degli
altri, visto che io non sono responsabile per quello che è successo qui,
e condanno questi crimini." Ma che sta dicendo signor Tomac? E' venuto
a scusarsi a nome degli altri?!? E di quali altri? Lo hanno forse
questi altri accreditato perché venisse scusarsi a loro nome? Se questi
altri sono la sinistra, Lei sicuramente non ha nessun diritto di essere
il loro rappresentante!
Poi ha continuato: "I croati non devono odiarsi l'un l'altro" (ma
perciò possono odiare i serbi, gli ebrei, i rom...N.d. F.E.) visto che
altrimenti - attenti ora a questo - "non potrebbero avere un proprio
Stato".
Ma pensate un po'! Questo uno se lo può aspettare soltanto da chi spesso
parla di morale.
E cosa c'era scritto invece nel discorso non letto da Tomac? Il
discorso sembra scritto da Max Luburic [sacerdote macchiatosi di sangue
nel corso dei crimini del 1941 - 1945, ndT] oppure da Franjo Tudjman,
che
invita alla riconciliazione (oh, come risuona questa parola !) tra gli
ustascia ed i partigiani. Tra l'altro, Tomac scrive anche questo:
"Anche se nel periodo di Bleiburg ero un bambino, anche se sicuramente
non porto la responsabilità del crimine, anche se sono stato membro
della Lega dei comunisti quando i crimini non sono stati commessi, sento
il dovere, proprio sul patibolo del popolo croato..." STOP !
Sul patibolo del popolo croato ?!? Di cosa sta parlando il professor
Tomac? I criminali più feroci dell' NDH, i degenerati del popolo
croato, sono loro "il popolo croato"? Forse ritiene "popolo croato"
anche i cetnizi, i bielogardisti, ed i loro simili, periti nella
cosiddetta "via crucis" [la fuga alla fine della guerra di Liberazione,
ndT], anche dopo Bleiburg?

Intanto, col numero dei morti si compiono manipolazioni tendenziose.
Di questo parla anche un testimone autentico, il dott. Vladimir Velebit.
"Bleiburg viene artificiosamente gonfiata, semplicemente perché coi
racconti venga nascosto il grande massacro compiuto contro i serbi nello
Stato NDH di Pavelic. I nazionalisti croati dicono: si, i serbi sono
stati ammazzati, ma non proprio in gran numero. Con il lager di
Jasenovac si sta esagerando, mentre i serbo-cetnizi, gli jugo-comunisti,
Tito e i partigiani hanno fatto un massacro di croati a Bleiburg!"
Aggiunge Velebit: "Ma Jasenovac e Bleiburg non si possono paragonare.
Centinaia di migliaia di serbi, ebrei, rom, e croati antifascisti sono
stati massacrati per mano ustascia. Mentre a Bleiburg è perito un
miscuglio di criminali incalliti, ustascia, bielogardisti, accoliti di
Nedic e di Ljotic [leader collaborazionisti serbi], cetnizi montenegrini
e cetnizi del pope Djujic, valacchi russi, e poi un numero di domobrani
[milizie territoriali filonaziste, ndT], e cioè tutti quelli che si
erano ispirati all'ideologia ustascioide..."

Nel contempo, l'odierno governo, come quello precedente dell'HDZ [il
partito di Tudjman, ndT], cerca costantemente di equiparare Jasenovac
a Bleiburg, di mischiare le ossa di Jasenovac con quelle di Bleiburg,
di conciliare gli aguzzini con le loro vittime. Di più, cerca di
dimostrare che Bleiburg è stato un patibolo peggiore di Jasenovac. E,
naturalmente, soltanto del popolo croato. Che le cose stiano cosi'
lo dimostra il fatto che la stessa delegazione del Sabor [Parlamento
croato, ndT] è andata a Bleiburg. E, per la prima volta, anche il
premier Racan, che, a dire il vero, da furbacchione è andato lì due
giorni dopo, accolto e salutato dagli ustascia dell'Unità d'onore
bleiburghese, per poi inginocchiarsi davanti alla lapide commemorativa
dell' "esercito croato".

Questo e' attestato anche dalla mancata trasmissione televisiva della
commemorazione a Jasenovac, mentre ogni anno si trasmette in diretta
quella di Bleiburg. E dalla sfacciata falsificazione della storia,
su cui qui sorvoliamo. "Abbiamo ancora esempi nelle edizioni, tramite
i libri, in cui si esamina il nostro passato, si interpreta il nostro
passato in modo non accettabile, ed in fin dei conti non obiettivo ne'
veritiero verso la stessa rivoluzione ". Questo sono parole di
Ivica Racan, pubblicate dal quotidiano "Vjesnik" ancora nel 1982.
Queste parole Racan avrebbe dovuto pronunciarle proprio oggi. Ma come
puo' farlo, Racan, visto che vuole continuare il ruolo di Tudjman?

Alla domanda indirizzatagli, su come sarebbe stato accolto Racan a
Bleiburg, Zdravko Tomac ha risposto : "Il premier Racan sarebbe accolto
ancora peggio perché nel governo è di gerarchia superiore". Proprio
perché sapeva che sarebbe passato peggio del suo collega di partito più
anziano, il pragmatico Racan non ha voluto essere a Bleiburg lo stesso
giorno della commemorazione, per evitare i fischi e le esclamazioni
dei vecchi e nuovi ustascia. Tomac è stato per lui quasi una
avanguardia,
come qualcuno che dovesse fare il primo passo. Questo "stesso" Racan è
stato a anche a Jasenovac, ma li non si è scusato con nessuno (il che
in fondo non sarebbe servito nemmeno), ma ha tenuto un discorsetto
tutto nel solito stile "si - no", dal quale non si poteva capire se
stesse parlando dal luogo più macabro dell'NDH, oppure dal funerale
delle vittime di un qualche incidente stradale.
Naturalmente Racan sa che a Jasenovac si radunano a volte i suoi
simpatizzanti e i suoi elettori (purtroppo!), perciò non è necessario
particolarmente vezzeggiarli. E dunque deve infiltrarsi nel sedere
della destra croata - per la riconciliazione! -, con la quale
governerà forse un giorno insieme.

Di Jasenovac si parla e si dice di tutto, ma è difficile nascondere
la verità, come anche è difficile confrontarsi con essa. Di Bleiburg
lo stesso, ma la verità si conosce. Se Tomac vuole "il delitto senza
castigo", ed in un suo libro afferma di no, beh allora deve sapere
che a Bleiburg i criminali sono stati giustamente puniti, e con questo
si puo' mettere la parola fine su ogni altra questione.

[Traduzione di Ivan per il CNJ]