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www.resistenze.org - popoli resistenti - jugoslavia - 01-12-02

Il paese di cui non si parla più …

di Michel Collon (traduzione integrale - parte 1/2)

L’impennata dei prezzi, dei licenziamenti, dei tumori, dei suicidi. E il
rifiuto del governo del FMI.
Perché non si parla più della Jugoslavia?

Con il nuovo regime, il prezzo del pane, della verdura e
dell’elettricità sono esplosi. I suicidi anche. Esattamente come gli
scioperi. Ma i minatori di Kolubura, che avevano aiutato a rovesciare
Milosevic, adesso, dal ministro Djindjic sono definiti “ricattatori”. Ed
il suo indice di popolarità è sceso all’8%.
Di questi tempi, il Kosovo, quel ne che rimane dopo i bombardamenti,vive
sotto il terrore dellla mafia e della pulizia etnica di tutte le etnie,a
dispetto(o a causa?) della presenza di 40.000 soldati della Nato.
Benvenuto nella Jugoslavia, la neocolonia nella vetrina della
mondializzazione. Un grosso monito per tutti i paesi che gli USA si
apprestano “a conquistare”, oltre che un’esperienza interessante per
tutti coloro avevanosostenuto la guerra della Nato nel 99’.
Perché, adesso, questa gente non si chiede come mai la maggioranza dei
serbi si rifiuta di andare a votare?

Il prezzo del pane è passata da 4 a 30 dinari in un anno. Il maiale al
Kg. da 180 a 260 dinari (era a 60 sotto Milosevic). Le patate da 7 a 12,
lo zucchero da 25 a 50, un litro d’olio da 36 a 70 dinari.
Le differenze con il periodo Milosevic sono ancora più grandi. Il gas al
m³ è passato da 3 a 11,20 dinari. 170.000 famiglie di Belgrado non
possono più pagare l’elettricità, che su richiesta del FMI è raddoppiata
in quattro mesi, ed altri rincari sono già annunciati. Quest’inverno
saranno privati anche del riscaldamento.
« I francesi non potrebbero vivere con così poco » ,mi confida
Dominique, di ritorno da Belgrado ;
« I miei amici, un gruppo di intellettuali di Belgrado, mangiano una
banana o un yogurt, non possono spendere di più. Il caffè non si vende a
pacchetti da un Kg., ma solo da cento grammi.
Ma loro non lo bevono più, è diventato un lusso. - Si, ci si arrangia
-, mi dicono loro, ma intanto hanno perso dei chili. Un pasto, è una
scatola di sardine per tre, un po’ di paprika, pane …. E non si contano
più i suicidi dei vecchi, che non resistono a vedersi ridotti come dei
mendicanti ».
La stessa cosa per Senka, manager di Jagodina, ci dice con angoscia : «
Come faccio, la mattina quando mio figlio chiede : - Mamma : del Pane !
del Latte ! - e io non ho niente da dargli ? »
« Non c’è più nessuno che ha la possibilità di comprare », spiega il suo
amico francese : « Non c’è più nessuno che abbia lavoro o collocazione
sociale. Si sopravvive grazie a degli espedienti del tipo « Io ti
aggiusto la macchina, tu mi dai tre Kg. di patate oppure dell’olio ».
Quasi tutti hanno dei parenti in campagna che li aiutano a mangiare,
senò non potrebbero campare.
Dei militanti del neonato Partito del Lavoro, hanno condotto una piccola
inchiesta per noi :
« In tre città operaie di media importanza l’85% della gente dichiara
che il loro livello di vita si è abbassato del 150% ».

A Belgrado ci sono 4.900 donne malate di cancro e senza cure. Avevano
già sofferto molto per le privazioni imposte dal 91’ per via
dell’embargo occidentale, e subito i gravi inquinamenti provocati dalla
Nato quando, violando le leggi di guerra, ha bombardato il complesso
chimico di Pancevo.
Non c’è poi stato alcun miglioramento con la caduta drammatica del
livello di vita e dell’alimentazione. E per finire, la privatizzazione
ha fatto i suoi disastri : fine dell’accesso alle medicine a buon
mercato vendute delle farmacie dello Stato, ormai introvabili. Di fatto,
ci vuole un buon portafoglio per pagarsi i farmaci. 30 pastiglie anti -
cancro costano 60 € : quasi l’equivalente di una pensione operaia
mensile. Secondo il giornale Novosti, 4.900 donne di Belgrado sono
malate di cancro, ma sono private dell’accesso alle medicine. Si osserva
altrove una forte recrudescenza del tasso di malattie cancerose,
soprattutto polmonari. Il ministero della Sanità ha riconosciuto il
fenomeno, ma non ha attivato alcuna ricerca in merito. Sarà l’URANIO ?
Il problema della sanità rischia di diventare enorme: una recente
statistica constata l’aumento dei decessi del 30% in tre anni, che
colpisce tutte le fasce d’età, giovani compresi.
Un amico di Belgrado ci confida con amarezza che quando suo padre è
deceduto, la famiglia ha dovuto attendere settimane per l’inumazione,
perché non si trovano posti nei cimiteri, sono diventati troppo piccoli …

Che fine hanno fatto le promesse del 2000?

Che contrasto con le promesse ellettorali sciorinate nell’ottobre del
2000 dai partiti filo-occidentali.
A crederli, la prosperità aspettava ogni serbo, bastava rivolgersi
all’Occidente …
Al momento, sotto il titolo « Kostunica, Djindjic e Washington
manterranno le loro promesse? » noi scriviamo : una grande illusione
domina attualmente la gioventù jugoslava, quella che nutre le illusioni
verso le promesse dell’Occidente. La grande illusione è quella di
credere che accettando la volontà delle multinazionali e dei dirigenti
occidentali, la popolazione jugoslava sarà ricompensata con la
prosperità. Resta la questione decisiva : « Cosa valgono le promesse
degli Stati Uniti e dei loro alleati ? » Allettati da promesse di
prosperità come quelle fatte nell’89’, paesi come la Russia, la Bulgaria
o l’Albania si sono messi in ginocchio davanti al capitalismo occidentale.
Oggi i loro popoli vivono come prima? Rispondono i fatti.
Anche a Belgrado, dopo due anni, i fatti hanno risposto. La
mondializzazione made in USA e Bruxelles è finalmente apparsa ai popoli.
Eccoli, sono i famosi « investitori occidentali », come dice chi ha
voluto ed ottenuto la fine del controllo dei prezzi.

Il FMI ha fatto licenziare almeno 800.000 lavoratori

Il livello di vita e la sanità si potranno raddrizzare nei prossimi anni
? Non si può aspettare, la disoccupazione sta diventando catastrofe : «
Bisogna licenziare almeno 800.000 lavoratori serbi dei servizi pubblici
e delle imprese di Stato », scrive Arvo Cuddo, responsabile della Banca
Mondiale. Tutto preso nel consigliare ai governanti di procedere
progressivamente e di prevedere compensazioni onde evitare una
situazione sociale esplosiva.
In fondo, da parte della Banca Mondiale non c’è niente di nuovo. Già
nell’ 89’, chi voleva il fallimento di 2.435 imprese jugoslave e il
licenziamento in massa dei lavoratori (due su tre in Serbia) ? Queste
esigenze occidentali avevano spinto i dirigenti di diverse repubbliche
alla fuga in avanti dei rilanci nazionalisti.
I primi colpi della guerra sono stati sparati dalla Banca Mondiale e dal
FMI.
Dieci anni più tardi, grazie alle bombe della Nato, la privatizzazione
ha debuttato sul serio. Le cinque maggiori imprese pubbliche sono il
bersaglio del governo Djindjic, ma le resistenze sono forti. Per
esempio, tra i 36.000 lavoratori dell’impresa agro - alimentare Karnex.
In giugno hanno scoperto che la loro cassa sociale è vuota, sicchè un
lavoratore che si ammala non ha più diritto a nessuna retribuzione. Dove
sono i soldi ? « Non si sa », risponde il governo, tentando di fargli
accettare la privatizzazione. « Non importa» rispondono allora i
lavoratori, e si decidono a vendere i loro prodotti direttamente ai
supermercati e non più al governo che accaparra il 50% dei profitti :
« Quando noi consegniamo, ci pagate solo in parte, e con ritardo. Ma noi
non abbiamo bisogno di capitali stranieri per salvarci.Ce la faremo
senza di voi. »

La resistenza alle privatizzazioni

I lavoratori cercano di salvare il loro sistema di autogestione. Questo
lo si vede anche nel successo dell’iniziativa del nuovo sindacato
(d’opposizione) « Verso il futuro » , che ha proposto agli operai di
fondare una cassa sociale, da creare lavorando quattro sabati al mese.
Negli altri quattro grandi stabilimenti i problemi sono identici :
Zastava (auto), Smederevo (metallurgia), GOSA (edilizia), e Stardit 13.
In questa fabbrica sono state consegnate al governo 150.000 tonnellate
d’acciaio prodotte in tre mesi, ma dal governo non sono ancora state
pagate. Il salario degli operai è stato invece ridotto della metà,
perciò la cassa è senza fondi. In giugno il primo ministro Djindjic ha
visitato l’acciaieria proponendo di recuperare quel denaro ..
privatizzandola, ma la manovra è stata rifiutata con uno scipero di 48 ore.
Di fatto, i cinque più grandi stabilimenti industriali del paese
restano fedeli all’autogestione e non accettano di essere privatizzati e
svenduti alle mutinazionali straniere. GOSA è bramata da interessi
tedeschi mentre Peugeot addocchia la Zastava. Poco prima delle elezioni,
il governo, dopo aver licenziato la metà di trentamila lavoratori, ha
fatto luccicare di nuovo delle belle promesse. Alla vigilia delle
elezioni, giocando d’azzardo, ha annunciato che l’acciaieria sarà
ripresa da un miracoloso investimento USA, che prometteva di rilanciare
la produzione fino a 220.000 vetture all’anno ! Poco probabile, visto
che al momento l’industria automobilistica del capitalismo mondiale
produce circa 70 milioni di auto all’anno di cui riesce a venderne solo
50 milioni, e si trova alle prese con una crisi di sovrapproduzione.
Inoltre si licenziano ed impoveriscono i potenziali clienti, e a chi
vendere allora ?
Di fronte a tutte queste promesse, la sfiducia ha sostituito le
illusioni precedenti :
« Il governo non si preoccupa della gente, solo delle sue tasche ».
E’ soprattutto la privatizzazione a riempire quelle tasche ? Alcuni
esempi lo confermano. La metà della Telecom era già stata venduta, la
rete Mobil 063 è caduta nelle mani dei fratelli Karic. Tutti si chiedono
da dove è arrivato il denaro necessario ad installare una rete in tutta
la Serbia, e anche i fondi per finanziare la televisione BK, che ha i
migliori programmi del paese. I fratelli Karic sono molto vicini a
Djindjic… Quanto alla rete 064, si tratta di capitali tedeschi.

Chi si arricchisce in Jugoslavia ?
Se la maggior parte degli jugoslavi si sono molto impoveriti, dove vanno
questi soldi ? « Sono quelli che mangiano, è la mafia intorno a Djindjic
», denuncia Zarko, riassumendo un sentimento generale. Mafia ? Accusa
esagerata ? Per niente ; ci scrive un francese al ritorno da Belgrado :
« Un imprenditore vicino al partito del signor Djindjic è stato
recentemente assassinato. Aveva ottenuto la concessione di sfruttamento
dell’autostrada Belgrado - Horgos ed in principio doveva finirne la
costruzione .. Se ci andate in automobile, vedrete che è ancora
esattamente come l’aveva lasciata Milosevic. Si pensa che questo
imprenditore sia stato eliminato per nascondere il dirottamento dei
fondi verso la DOS ». Questa è l’accusa indicata anche dall’entourage
del presidente Kostunica. A fine agosto, i ministri del suo partito, il
DSS, hanno lasciato il governo in segno di protesta contro la morte di
Momir Gavrilovic. Alto responsabile dei servizi di sicurezza, tornava da
una visita a Kostunica per informarlo dei legami tra il primo ministro
Djindjic e il boss mafioso Stanko Subotic. Da allora, dell’assassinio
non è stato né incolpato né arrestato nessuno. Si noterà anche che la
privatizzazione delle principali imprese pubbliche è stata condotta a
profitto di membri del partito di governo DOS ...
Il potere non è a Belgrado

Ma non si arricchiscono solo gli amici del signor Djindjic. Quando hanno
chiuso le quattro maggiori banche serbe, licenziando migliaia
d’impiegati, chi le ha rilevate? La Società Generale francese e la banca
tedesca Raiffeisen. Nel settore della birra, è l’imprenditore belga
Interbrew che si è piazzato.
Qual è il paese che si prende la fetta più grande della torta? La
Germania, senza dubbio. Alcuni parlano già della “nuova invasione
tedesca”. A scuola il corso di tedesco sta soppiantando l’inglese.
Quest’invasione riguarda vari settori. E’ una ditta tedesca che vuole
gli impianti idrici del Montengro, e sono società tedesche che hanno
raccattato la maggior parte dei media serbi: Westdeutsche Allgmeine
Zeiutng ha acquistato il controllo del celebre quotidiano Politika,
mentre Grunner & Jahr si è impossessato del rotocalco Blic.
Un inciso; all’epoca di Milosevic l’opposizione filoccidentale,
generosamente finanziata da miliardari USA come George Soros,
controllava la maggior parte dei giornali, ora, tutte le testate sono
filoccidentali. E’ questo il pluralismo ?
Non è una sorpresa. Ciò che sta accadendo non è che l’applicazione di
uno scenario scritto da anni a Washington, Berlino e Bruxelles. Sono gli
Stati Uniti e l’Unione Europea che hanno preso direttamente in mano la
vita economica e sociale della Jugoslavia. Esercitano il controllo
assoluto con il “G17 ”, un ordine economico finanziato dall’occidente
composto di vecchi responsabili del FMI e della Banca Mondiale. E’ il
G17 che ha fornito gli uomini chiave del nuovo regime : il vice primo
ministro Mirojslav Labus, il governatore della Banca Nazionale Mladan
Dinkic e il ministro delle finanze Bozidar Djelic. Sono quellli che
hanno preparato tutte le leggi di liquidazione delle protezioni sociali
e dello smantellamento dei diritti dei lavoratori.
Sono loro, gli uomini del FMI, che hanno scatenato la privatizzazione
delle imprese autogestite dai lavoratori, l’ultima eredità di Tito.
Ventidue società sono state vendute agli offerenti, 5 privatizzate e 26
sono in via di ristrutturazione. Il divieto di licenziamento è stato
cancellato per ingraziarsi gli investitori stranieri. E’ Djelic che
recentemente ha abbassato l’imposta delle imprese dal 20% al 14%. Ora,
quando la gente semplice non ha più di che vivere, si fanno regali ai
nuovi padroni, alle multinazionali e ai paesi ricchi. Djelic ha
annunciato che il suo governo « rimborserà » immediatamente la Banca
Mondiale, la Banca Europea d’Investimento e il « Club di Parigi » di 60
milioni di euro.
L’Occidente ha distrutto la Jugoslavia, ma si fa « rimborsare » !


Disilusioni, ma anche resistenza

Oggi, due serbi su tre vivono sotto la soglia della povertà, questa
situazione provoca disillusione, ma anche resistenza.
Come sono i serbi oggi ? La risposta è un’anime : « Delusi,
disincantati, disgustati » dice Dominique, « Si rendono conto che sono
stati raggirati. Si accusa Milosevic, ma quando lui era al potere si
mangiava tre volte al giorno. Ora invece … ». La debolissima
partecipazione alle ultime elezioni conferma la tabula rasa nei
confronti dei partiti : « Tutti uguali ! ». Djindjic, il nuovo primo
ministro vede la sua popolarità cadere all’8%. Ma ce n’è anche per
Kostunica : « Promette molto, ma non fa niente », s’indigna Branko, che
aveva votato per lui speranzoso. Lo stesso vale per i giovani, ostili a
Milosevic, e che speravano di gustare il tenore di vita occidentale,
adesso anche loro sono delusi. Il tasso di suicidi è esploso: l’anno
scorso a Belgrado ne sono stati dichiarati 900. A Nis, città di 350.000
abitanti, la polizia segnala un suicidio ogni 5 giorni. Nel 2001 i serbi
hanno consumato 41 milioni di compresse anti - stress Bensedin, 63
milioni di Bromazepam e 40 milioni di Diazepam. La stessa agenzia
occidentale Associated Press segnala la catastrofe sociale : « Migliaia
di tassisti hanno paralizzato il traffico di Belgrado, protestano contro
una nuova tassa (un mese di salario medio) che colpisce gli autisti di
taxi, e reclamano dal governo di poter aumentare le tariffe ». Lo slogan
dei protestanti « DOS - ta ! » (Basta !) eprime bene la disillusione
totale nella DOS messa al potere dall’Occidente nell’ottobre 2000.
Quest’estate, molte manifestazion sono state represse con brutalità
dalla polizia (rimpiazzata quasi al completo dal nuovo regime). In
giugno, davanti al Parlamento di Belgrado, 10 persone sono state ferite
durante una manifestazione di « poveri ».
Ma tutto questo non passsa il filtro dei media occidentali. L’opinione
pubblica occidentale è tenuta allo scuro. Ci si guarda bene dallo
spiegare il disincanto profondo della popolazione jugoslava verso coloro
che promettevano. Questo disincanto è la reale causa della crisi
politica in Serbia, dal confronto Kostunica - Djindjic al recente flop
elettorale. Ma, prima di tutto, bisogna esaminare le vere ragioni che
hanno portato gli USA e la Germania ad intervenire nei Balcani, e notare
gli strani rapporti con la mafia e i terroristi locali.

La “battaglia per i corridoi” esce dall’ombra

In effetti, il crimine maggiore della Jugoslavia fu di pretendere di
conservare un sistema d’ispirazione sociale e indipendente dalle
multinazionali. Ma cè anche stato il crimine “geografico”: la Jugoslavia
si trova nel cuore dei “corridoi 8 e 10”.
Cos’è un “corridoio”? Si tratta di un insieme di comunicazioni moderne:
autostrade, ferrovie, porti marittimi e fluviali, oleodotti e gasdotti.
L’obiettivo: portare verso l’Europa occidentale i prodotti delocalizzati
più vicino, e soprattutto il petrolio ed il gas provenienti dal Caucaso
e dall’Asia centrale.
Questo gigantesco progetto dell’Unione Europea (90 miliardi di euro
d’investimento previsti fino al 2015), è uno degli assi strategici del
commercio mondiale del futuro.
Dove passerà il corridoio? Tracciati diversi si oppongono da una decina
d’anni, posta in gioco di una segreta rivalità tra Washington e Berlino.
Questa rivalità è stata il cuore del conflitto in Jugoslavia, giacchè
ogni grande potenza voleva controllarlo, come abbiamo già scritto in
“Poker falso e Monopolio”.
La politica internazionale sembra complicata e a volte
incomprensibile ? Ecco un una regola facile per renderla più chiara : in
ogni regione del mondo dove si trova una via del petrolio o del gas, gli
USA cercano di installare delle loro basi militari, provocando o
inasprendo dei conflitti locali, per immischiarsi e presentarsi subito
come osservatori o come pompieri. Questa regola essenziale spiega la
maggior parte delle guerre « incomprensibili » : Jugoslavia, Macedonia,
Cecenia, Caucaso, Afghanistan, ex - repubbliche sovietiche dell’Asia
centrale …
Nei balcani, la via tedesca è questa : Constanza (porto rumeno) -
Belgrado - Amburgo. E poi da costruire oleodotti, ferrovie, porti
marittimi e fluviali lungo il Danubio, autostrade da raddoppiare.
La via rivale è quella degli USA : Bulgaria - Macedonia - Albania
(Mediterraneo). Tre stati che Washington fa di tutto per farli
controllare dall’unione Europea.
Le nostre teorie dei corridoi intesi come motori della guerra contro la
Jugoslavia avevano lasciato scettici alcuni .. Ecco la discreta
confessione del generale Jackson, comandante in capo della Nato in
Macedonia, e poi in Kosovo nel 99’ : « Certamente qui resteremo a lungo,
per garantire la sicurezza dei corridoi energetici che attraversano il
paese ». Ma più recentemente, il 10 settembre scorso, ecco che i
corridoi escono definitivamente dall’ombra; i ministri dell’economia di
Romania, Jugoslavia e Croazia hanno dato il via al « Corridoio 10 ». Un
oleodotto di 1.200 Km. che trasporterà tonnellate di greggio all’anno,
con possibilità d’estensione verso l’Italia ed il Mediterraneo.
E le strade ? Anche lì si affrontano tracciati rivali. Belgrado ha
appena scelto d’investire nel completamento del Corridoio 10 : il
raccordo Nord - Sud con la Grecia. Quest’investimenti si fanno a
detrimento del raccordo Ovest - Est con la Bulgaria. L’Agenzia Europea
per la ricostruzione ha investito 47 milioni di euro in strade e
autostrade del Kosovo, complementari al Corridoio 10. Di contro, è nel
tracciato rivale del Corridoio 10: Bulgaria - Macedonia - Albania, che
l’United States Agency for International Development ha investito 30
milioni di dollari.
Gli jugoslavi hanno pagato per queste rotte commerciali, tanto sospirate
dalle multinazionali europee.Certo, ufficialmente l’Occidente « aiuta
». Anzi, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERD) e la
Banca Eurpea d’Investimento hanno fornito dei capitali per la
costruzione del « Corriodo 10 ». Ma quest’ « aiuto » consiste nel fare
prestiti. Quelli che permettono di incassare dall’ « assistito », che
pagherà caro per il rimborso ; lo stato Jugoslavo dovrà colpire le spese
sociali e l’impiego pubblico.
L’espressione « aiuto » non sarà anche sinonimo di «ricatto » ?
Ecco un esempio che riguarda la vicina Macedonia. Nel giugno scorso,
siccome quella non si sottomette tanto in fretta a tali esigenze, il FMI
rompe i negoziati e sospende tutti gli accordi. Blocca anche « i
progetti che non potevano essere legalmente fermati », afferma il
ministro macedone delle Finanze, Nikola Gruevski. I soli progetti che
sono buoni agli occhi del FMI sono quelli che favoriscono i ribelli
albanesi dell’UCK. « Aiuto » = ricatto.
Ancora una volta, niente di tutto questo avviene per caso. Lo scenario
non è improvvisato, come ci spiega questo commento del settore «
Business » dell’agenzia stampa USA UPI : « La costruzione delle
infrastrutture nei Balcani è stata caratterizzata dal carattere politico
degli aiuti internazionali accordati. La guerra della Nato nel 99’ ha
distrutto infrastrutture come la raffineria di petrolio di Novi Sad, la
radio - televisione serba, strade, ponti, ecc. E subito le politiche
occidentali sono state imposte nei piani di ricostruzione, non era una
sorpresa, né un fenomeno a breve scadenza ». Dunque, tre anni più tardi,
è chiaro che volutamente sono stati bombardati obiettivi economici, non
militari, e ciò tradotto in un linguaggio meno ipocrita significa : le
bombe della Nato sono state la prima tappa della privatizzazione -
globalizzazione. Quindi, gli jugoslavi hanno patito più volte per lo
stesso obiettivo : 1. Prima l’Occidente ha distrutto le loro ricchezze
2. Fatto questo, li ha privati del loro lavoro e mezzi di sussistenza 3.
Adesso, farà anche pagare loro una « ricostruzione » il cui profitto
sarà delle multinazionali occidentali.

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