(segue da: http://www.resistenze.org/sito/te/po/yu/poyu2n01.htm )



La guerra e le basi militari … un ottimo affare

Ciò che più ci ha colpiti nel 99’ è stato che la Jugoslavia era il
bersaglio non di questioni umanitarie, ma di una guerra per
ricolonizzare. Per annettere il suo mercato al « gran mercato » delle
multinazionali, e per controllare le sue rotte strategiche. Inoltre
quella guerra è stata anche un’operazione « self - service » per certi
dirigenti statunitensi legati alle grandi imprese produttrici d’armi.
In Kosovo, proprio sopra la rotta del petrolio, gli USA hanno costruito
una gigantesca base militare : Camp Bondsteel. Un luogo strategico per
intervenire nel Medio Oriente, nel caucaso, oppure un giorno, contro
Mosca. Chi ha costruito questa base, chi la gestisce, chi intasca gli
enormi benefici ? Brown & Root Service,una filiale statunitense dei
servizi petroliferi Haliburton, in cui troviamo … Dick Cheney, l’attuale
vice - presidente degli Stati Uniti.
Brown & Root, specializzata nelle forniture all’esercito degli Stati
Uniti, ha assunto importanza nel 92’ quando Dick Cheney, allora
segretario alla Difesa del governo Bush senior, gli ha conferito il
contratto per il sostegno logistico alle operazioni all’estero dell’US
Army. Tra il 95’ e il 2000, Cheney lascia la politica ed entra nela
Haliburton Corporation. La fornitura di quest’impresa s’è impennata
paralleleamente alla escalation del militarismo degli USA.
Nel 92’ B&R costruisce e gestisce le basi dell’US Army in Somalia, e
guadagna 62 milioni di dollari. Che diventano il doppio nel 94’ : 133
milioni di dollari per costruire installazioni militari in Ungheria,
Croazia e Bosnia. Ma è Campo Bondsteel che diventa la « perla » del
contratto, come spiega Paul Stuart …
« A Camp Bondsteel, è B&R che fornisce tutto : 2.500 m³ d’acqua al
giorno, elettricità suffciente ad una città di 25.000 abitanti,
lavanderia per 1.200 ceste di biancheria, 18.000 pasti al giorno, il 95%
dei collegamenti ferroviari ed aerei, più il servizio antincendio. Con
5.000 dipendenti albanesi kosovari e 15.000 venuti da fuori, B&R è il
primo datore di lavoro del Kosovo ».
Lo conferma David Capouya, il suo direttore : « Noi qui facciamo di
tutto, tranne che portare un fucile ». Effettivamente, la ditta di
Houston fornisce tutto, dalla colazione ai ricambi dei blindati.
Sicchè la guera ingrossa direttamente il portafoglio del signor Cheney.
Anche l’occupazione dell’ Afghanistan ha procurato dei gustosi
contratti a B&R, e nei balcani, è sempre questa società che ha
realizzato gli studi preparatori dell’autostrada greca Egnatia (il
prolungamento del Corridoio 10). Così come gli studi per l’oleodotto
nordamericano Bulgaria - Macedonia - Albania descritto in precedenza.
L’amministrazione Bush pratica veramente il self - sevice con un’
impudenza record.


Perché USA e Germania sono accusati di essersi appoggiati a razzisti e
criminali ?

Per prendere i controllo delle rotte strategiche balcaniche, Washington
e Berlino avevano bisogno di forze locali su cui appoggiarsi per evitare
di fare la guerra troppo direttamente.
Chi le ha scelte ed armate ?
- Per la Croazia, è stato il gruppo razzista intorno a Tudjman. L’uomo
che riscriveva in modo revisionista la storia della seconda guera
mondiale. Un Le Pen croato che si fregiava del fatto che sua moglie non
era « né ebrea né serba ».
- Per la Bosnia, è stato il nazionalista islamista Izetbegovic. Per
lui«non c’era coesistenza possibile tra la religione islamica e le
istituzioni sociali e politiche non islamiche ».Quello che non si è
fatto scrupoli di sparare su musulmani, a Bihac e a Sarajevo. Questo
fanatico è stato anche ribattezzato « democratico » ed « antifascista ».
Ma ora che il vento è cambiato, riconosce - molto discretamente - che
Washington ha inviato una gran quantità di mujaheddin
dell’organizzazione di Ben Laden.
- Per il Kosovo, lo strumento è stato l’UCK, un’organizzazione
separatista e razzista, che ha provocato la guerra (è proprio scritto
nei suoi documenti) per imporre una « Grande Albania » etnicamente pura.
L’inviato speciale degli USA nella regione, Robert Gelbard, aveva
dichiarato a più riprese, nel febbraio del 98’ alla stampa
internazionale : « L’UCK è senza alcun dubbio un gruppo terrorista ».
Così come aveva confermato il ministri degli affari esteri USA : «
Responsabili dell’UCK hanno minacciato dei paesani d’incendiare le loro
case se non si fossere uniti ai loro ranghi. La minaccia dell’UCK assume
tali proporzioni che gli abitanti di sei villaggi della zona di Stimlje
si preparano a scappare ».
Malgrado tutto, tre mesi dopo la Nato diventava la forza aerea dell’UCK
« terrorista ». E la morale degli Stati Uniti, che pretendono d’imporre
la guerra dappertutto in nome della lotta al terrorismo ?
Ancora oggi si sforzano di utilizzare certi terroristi islamici, per
esempio i ceceni.

Il Kosovo “Natoizzato”: pulizia etnica, terrore e mafia
Quali sono oggi le conseguenze? Ebbene, come abbiamo mostrato nel film
“I dannati del Kosovo”, in questa regione c’è stata, e c’è ancora, una
pulizia etnica, ci sono terrore e mafia. La soluzione di un conflitto
locale non è per niente vicina, ma si è allontanta del tutto. Una vera
pulizia etnica ha cacciato dal Kosovo la maggior parte dei non -
albanesi: serbi, ebrei, rom, musulmani, turchi, gorani, egizi, ecc.
…Tutte queste etnie sono state sistematicamente espulse col terrore:
attentati dinamitardi, assassinii, distruzione delle loro case, minacce
costanti … 230.000 hanno dovuto rifugiarsi in Serbia, Montenegro,
Macedonia o altrove. Quelli che restano, sono bloccati dentro piccole
enclavi - ghetto da cui non possono uscire che raramente, e sotto scorta
delle truppe della Nato.
Questa “pulizia” è stata limitata al periodo che ha seguito l’immediato
dopoguerra?
Qualcuno vorrrebbe farlo credere. Ma in seguito alle rivelazioni del
nostro film “ I dannati del Kosovo”, un giornalista ha intervistato
Genève Niurka Pineiro, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per
le Migrazioni, che dipende dall’ONU. Ella conferma: “Continuiamo a
registrare intimidazioni e molestie quotidiane, ed attacchi di una
violenza estrema, sovente mortali, più che numerosi”. Certi difensori
della Nato pretendono che le cose siano sul punto di aggiustarsi, ci
sarebbero meno morti che all’inizio. In effetti è così, ma perché ? Pur
correndo il rischio di sembrare cinici, il vero motivo è che la
maggioranza dei membri delle minoranze sono scappati, e il resto .. è
morto !
Infatti, la situazione non è migliorata per niente, riconosce lo stesso
portavoce dell’ONU : « Le minoranze restano vulnerabili agli attacchi
(..) la libertà dei movimenti rimane il loro problema chiave, impedendo
loro di fare una vita normale (..) Senza libertà di movimento, l’accesso
ai servizi essenziali, all’uso delle strutture civili (ospedali, scuole,
ecc.) rimane estremamente difficile e spesso addirittura impossibile ».
Riassumiamo. Niente libera circolazione, niente acceso ai
servizi pubblci, né alle scuole, né agli ospedali, niente occupazione. E
soprattutto il terrore quotidiano. Il Kosovo « Natoizzato » rimane una
terra fuorilegge, un’inerno per tutti, compresi molti albanesi, bersagli
dell’UCK.
Il 5 novembre scorso, il governatore ONU del Kosovo, Michale Steiner, ha
pure lui riconosciuto che : « i membri delle piccole comunità del Kosovo
non sono ancora tornati alle loro case, e la maggior parte di quelli che
sono rimasti sul posto vivono in condizioni inaccettabili »
Il pretesto dell’intervento della Nato continuerà per sempre?
Perché nei media occidentali e in una certa sinistra non se ne parla?


Nel Kosovo, la Nato ha sposato la regione con la mafia

Perché la natura mafiosa e criminale dei regimi creati dalla Nato non
sono mai stati analizzati ?
Il risoluto, e perciò chiaro James Bisset, anziano ambasciatore canadese
in Jugoslavia afferma:
« Il Kosovo resta una società fuorilegge, completamente intollerante
delle minoranze etniche ed uno deiposti più pericolosi della terra ».
Perché il Kosovo è una terra senza legge? A causa dei pressanti
interessi economici, spiega l’esperto canadese Chossudowsky : « I boss
della droga kosovari, albanesi e macedoni, sono diventati le nuove
élites economiche, spesso legate a importanti interessi commerciali
occidentali.
I profitti finanziari dei traffici di droga e d’armi si sono riciclati
in altre attività illegali, come lo sfruttamento della prostituzione ».
Alti responsabili del regime del presidente albanese Berisha sono stati
implicati in traffico di droga e d’armi con il Kosovo. Traffici che
hanno potuto fiorire impunemente malgrado la presenza dal 93’ di un
importante contingente di truppe americane. In questi ultimi anni,
questo traffico di droga ha consentito all’UCK di mettere in campo
30.000 uomini in armi in poco tempo. « La Nato ha sposato la regione con
la Mafia ». E’ quanto confermano i servizi di polizia europea e in
particolare l’Agenzia Criminale Federale di Germania : « Gli albanesi,
al momento, sono il più importante gruppo per la diffusione dell’eroina
in Occidente ».

Si sa che la droga, con le armi e la pubblicità, è uno dei tre settori
economici più importanti dell’attuale società capitalista. Si sa anche
che la CIA ha attivato, un po’ dappertutto sul pianeta, traffci o
baratti « armi - droga - petrolio », e ciò con la complicità dei più
importanti gruppi mafiosi. Il flirt con l’UCK ha numerosi precedenti. La
mafia albanese controlla anche il giro degli aiuti internazionali,
riesportati con la corruzione, che intanto dilaga. In luglio 2002,
inchieste dell’Unione Europea hanno scoperto 4,5 milioni di euro su
diversi conti a Gibilterra ». Questi soldi erano stati sottratti
all’Agenzia dell’Energia del Kosovo. Non stupirà, quindi, il flusso
quotidiano d’interruzioni della corrente.
Tutte queste frodi sono un’incidente, un fenomeno secondario? O, al
contrario, parte integrante del sistema istituito? Un ufficiale europeo,
parlando nell’anonimato, risponde : « Nei tre anni scorsi, la comunità
internazionale ha buttato nel Kosovo tra i 15 e i 18 miliono di euro, ma
non abbiamo ancora costruito le infrastrutture di base ». Non si tratta
di frodi secondarie. La stesa evasione massiccia è avvenuta in Bosnia,
intorno al clan del presidente musulmano Izebetgevovic.

Territori occupati : un’economia artificiale e corrotta

L’economia dei territori sotto amministrazione neocoloniale costituisce
un sistema del tutto artificiale. I numerosi 4 x 4 delle ONG
internazionali, così come le decine di hotel e di centri di servizio
costruiti lungo le strade, possono colpire. Ma nelle enclavi - ghetto
delle minoranze, non esiste ricostruzione, e come si è già detto, il
principale datore di lavoro del Kosovo resta la ditta USA B&R che
gestisce la base militare di Camp Bondsteel.
I due protettorati occidentali dei Balcani sono infatti i due « paesi »
con il tasso di ricatto più elevati d’Europa. 57% in Kosovo (footnote
25), 60% in Bosnia (footnote 26).
Tutto questo significa un’ « inevitabile transizione » o un fenomeno
duraturo? In realtà, l’occupazione di parti della ex - Jugoslavia
trasformati in protettorati è una catastrofe a lungo termine per le
popolazioni locali. Lungi dal decollare, queste economie sono
colonizzate. E moralmente pervertite. In Bosnia, allo stesso modo,
l’occupazione militare USA ha creato un sistema di traffici recentemente
bene illustrati dallo scandalo DynCorp. Questa ditta, una dei più grossi
fornitori di servizi dell’esercito USA, aveva inviato in Bosnia 181
impiegati e quadri per la manutenzione degli elicotteri Apache e Blachhawk.
Nel gennaio 2002, uno di questi impiegati, Ben Johnston, ha denunciato
le ignobili pratiche di schiavitù sessuali regnanti nel DynCorp : « Da
quando sono arrivato, mi si è parlato di prostituzione, ma ho impiegato
del tempo per capire che si compravano le ragazze con 600/800 dollari.
Io ho detto che questa è semplicemente schiavitù ». Alcune di queste
ragazze avevano tra i 12 e i 15 anni. Le denuncie di Johnston gli
costeanno il suo impiego, ma finiranno anche per scatenare un’inchiesta.
Ciononostante l’esercito USA aveva avuto cura d’imporre nel 95’
l’impunità per i suoi soldati e altro personale che, di fatto, sfugge
alle leggi del paese. Pertanto, i colpevoli possono tornare negli USA
senza essere perseguiti. Commento indignato di Christine Dolan,
fondatrice della Campagna Internazionale Umanitaria contro lo
Sfruttamento dei Bambini :
« Di fronte a dei dipendenti dei fornitori dell’esercito USA a letto
con la mafia e con bambini come oggetti sessuali, è una sorpresa sapere
che il DynCorp ha potuto mantenere il suo contratto, quando gli Stati
Uniti pretendono di voler mettere fine alla tratta degli esseri umani! ».
Nei fatti, in tutto il mondo, le basi militari USA sono veri
catalizzatori della schiavitù sessuale femminile, organizzata con la
mafia locale. Un documento dell’alto commissariato dell’ONU per i
diritti umani, spiega che la Bosnia nel dopoguerra è diventata
un’importante crocevia del traffico di donne. Il documento non fa
menzione, beninteso, dei legami con la base militare della Nato a Tuzla,
dove vivono migliaia di uomini. Ma spiega il capo islamico Mrisada
Siljic : « Come si fa a pensare a 20.000 giovani senza donne per un
anno? ». Già nel 95’, il New York Times titolava in modo eloquente «
Tuzla : arrivano gli americani. La prostituzione, la droga e l’AIDS,
anche ».
Il governo Djindjic vuole in tutta fretta far aderire la Serbia alla
Nato. Se questo succedesse, la sorte delle donne di Serbia sarà diversa
da quella delle donne di Bosnia?
L’affare DynCorp non è uno scandalo isolato. Si tratta di un fenomeno
classico. Alla fine della seconda guerra mondiale, i soldati americani
hanno spinto 40.000 donne napoletane a prostituirsi, circa un terzo
della popolazione femminile. Durante la guerra d’Algeria, la violenza
sulle donne algerine da parte delle truppe francesi, era usata come arma
contro i combattenti del FLN e la popolazione civile, come si è visto in
un recente documentario basato su numerose testimonianze.
I media occidentali sono ben disposti a dare lezioni sui crimini di
guerra (reali e non) delle nazioni « inferiori ». Di contro, sono
generalmente molto più discreti su questo fatto incontestabile :
l’arrivo degli eserciti delle grandi potenze occidentali è inseparabile
dallo sfruttamento economico e sociale dei popoli occupati, in
particolare delle donne.




« Gli albanesi hanno ammazzato tutti quelli che sono rimasti »

Perché i capi dell’UCK non hanno nessuna intenzione di cercare una
soluzione ai problemi del Kosovo? Perché vogliono proteggere i loro
interessi economici mafiosi. Instabilità e illegalità, per loro sono,
indispensabili. Pertanto, la protezione dell’Occidente a sostegno della
strategia razzista e terrorista dell’UCK, costituisce una vera bomba ad
orologeria per i mesi e gli anni a venire. Ecco perché i capi dell’UCK
sono ancora così minacciosi. Per esempio, Ethem Ceku, ministro
dell’ambiente e cugino d’Agim Ceku, capo dei TMK « Corpo di Protezione
Civile » (nuovo nome delle milizie UCK integrate nell’attuale apparato
dello Stato). Inizio 2002, egli dichiara pubblicamente : « I serbi che
tentano di tornare senza autorizzazione nel Kosovo saranno respinti con
la forza necessaria ». Una minaccia presa molto sul serio da Everett
Erlandson, poliziotto in pensione di Chicago, ed oggi in servizio a
Pristina con le forze ONU : «Loro, gli internazionali, hanno lasciato il
Kosovo, gli albanesi sono tutto quello che rimane ».
Ma gli Stati Uniti hanno intenzione di lasciare il Kosovo? O per lo
meno di mostrarsi più severi verso i terroristi ? La recente « evasione
» di Florim Ejupi prova il contrario.

Come evadere senza problemi da una base militare USA …
Chi è Florim Ejupi? Un uomo dalle mani coperte di sangue … Il 16
febbraio 2001, terroristi albanesi facevano esplodere una bomba
comandata a distanza al passaggio di un’autobus serbo della linea Nis -
Gracanica: 11 morti, 40 feriti. “C’erano fumo e sangue dappertutto”,
racconta la giornalista Gorica Scepanovic, età 25 anni, “chi è
sopravvissuto all’attentato rimarrà segnato da quest’esperienza
orribile”. Per una volta, l’inchiesta ottiene qualcosa. “Nonostante la
si sia accusata di lentezza, si è trattato di un buon lavoro di
polizia”, ha dichiarato la britannica Derek Chappell, portavoce della
polizia dell’ONU.
Vengono arrestate quattro persone, tra cui due ufficiali del « Corpo di
Protezione Civile del Kosovo » (l’ex UCK), ma ne viene imprigionato uno
solo, Florim Ejupi. Siccome la polizia dell’ONU supponeva che avrebbero
tentato di liberarlo con la forza, lo si trasferisce dal Centro
Detentivo di Pristina alla base USA di Camp Bondsteel.
Sembrava una buona idea, a credere alla descrizione della base fatta
dall’esperto militare canadese Scott Taylor : « Piazzata sulla cima di
una collina, quest’impressionante struttura - 40 Km.² - è una vera
fortezza. Completamente roteata da tre file di filo spinato, con
perimetri di protezione molto larghi, torrette d’osservazione e
fotocellule dapertutto ». Ma nonostante tutti questi ostacoli, Ejupi è
uscito tranquillamente da Camp Bondsteel nel maggio 2002, prima d’essere
giudicato.
La reazione indignata dello stesso poliziotto britannico Chappell : «
Gli americani ci hanno detto che lui aveva trovato un oggetto metallico
in una torta agli spinaci… Proprio così, non invento niente ».
C’è di che indignarsi. Come può un prigioniero che indossa una tuta
arancio, scappare tranquillamente in mezzo a circa 5.000 soldati
statunitensi, che l’abbiano lasciato andare di proposito?

L’UCK: improvvisa metamorfosi o truffa commerciale?
Sono supposizioni esagerate? Sono solo i serbi e le altre minoranze
etniche ad accusare gli Usa di proteggere i criminali? No. Il generale
Klaus Reinhardt, comandante delle truppe Nato del Kosovo fino al marzo
2000, sbotta così: “Gli americani si fidano troppo della lealtà delle
truppe dell’UCK. Gli estremisti albanesi che sono stati arrestati dalla
KFOR sono stati rilasciati velocemente. Se la KFOR avesse potuto agire
contro gli estremisti, la situazione in Macedonia non sarebbe così
degenerata”.
Se ci si permette di criticare così i “cari alleati” è a causa della
sempre più forte rivalità Washington - Berlino nei Balcani e nel mondo.
Sullo sfondo della crisi dell’economia “globale”.

Per questo è il settimanale tedesco Der Spiegel - non la stampa USA -
che ci spiega che i dirigenti dell’UCK non erano per niente quelli che
ci avevano descritto. Il 21 settembre scorso, lo Spiegel intervistava
Bujar Bukoshi, un tempo « primo ministro » dei kosovari albanesi in
esilio : « Dopo la guerra, le eliminazioni più crudeli sono avvenutre
tra albanesi. Con il pretesto che si trattava di « collaboratori », i
dirigenti dell’UCK hanno liquidato i loro avversari politici ».
Secondo l’inchiesta dello Spiegel, « un vecchio comandante dell’UCK
avrebbe arruolato un criminale di guerra per assassinare Ekrem Rexha,
anche lui un vecchio capo dell’UCK ». Rexha preparava un libro sui
crimini di guerra compiuti in Kosovo, in particolare quelli dell’UCK.

I rifugiati serbi del Kosovo sono diventati i palestinesi d’Europa

Perché non l’hanno detto? I leaders dell’UCK erano angeli quando la Nato
se ne serviva per distruggere la Jugoslavia? Oppure erano già dei
“terroristi”, come li aveva definiti l’inviato speciale degli USA nella
regione?
Questo viene raccontato solo ora perché Washington e Berlino sono sempre
più in conflitto sui corridoi energetici dei Balcani e su un sacco
d’altre cose. Ma non si tratta di una metamorfosi dell’UCK.
Semplicemente, le grandi potenze hanno nascosto la verità perché avevano
bisogno dei suoi servizi.
Il dramma del Kosovo aggiunge discredito alla Nato e all’attuale governo
serbo. Non solo non si muove nulla circa il rientro dei 230.000
rifugiati serbi ed altri espulsi dal Kosovo, che sono diventati i
palestinesi d’Europa. Ma in più, gli amministratori occidentali dirigono
la missione ONU sforzandosi di smantellare … la sola zona del Kosovo che
resta popolati di serbi. La parte nord della città di Kosova Mitrovica.
Il numero degli albanesi nella zona è relativamente limitato, circa
5.000 persone. Troppo pochi in confronto ai 230.000 espulsi delle altre
etnie. Ma il loro ritorno è la priorità assoluta dell’amministrazione ONU.
Alcuni reclamano addirittura un atteggiamento ancora più aggressivo
contro i serbi. Per esempio l’Internationl Crisis Group, un gruppo di
pressione della CIA finanziato dal miliardario USA G. Soros. Secondo
questa lobby, che comprende Louise Arbour, ex procuratore all’Aia e
Wesley Clark, il capo dei bombardamenti della Nato nel 99’: “L’ONU e le
truppe della KFOR dirette dalla Nato devono imporre la loro autorità su
Mitrovica. Il nuovo governatore del Kosovo, Michael Steiner, ha
annunciato nuovi arresti di serbi”.

Kosovo : « Grande Albania » e nuova Israele ?

All’inizio, il Kosovo faceva parte della Jugoslavia, secondo la
risoluzione dell’Onu che ha messo fine alla guerra. Ma allora come oggi,
gli USA non considerano risoluzioni che quelle che servono i loro
interessi. Numerose pubblicazioni attuali dei media USA preparano la
loro opinione pubblica all’indipendenza del Kosovo. Era la promessa
fatta dal « matrimonio » con l’UCK. L’opzione della separazione pura e
semplice è suggerita da una commissione che si autodefinisce
indipendente, ed è composta da qualche « esperto » tra cui Robertson,
segretario genrale dell’ONU.
Ma le potenze europee non sostengono quest’indipendenza. Sanno che
Washington cerca di creare un’Israele nei Balcani. Uno stato che gli
dovrebbe tutto e che potrebbero usare come portaerei.
Detto ciò, gli Stati uniti cercano davvero di arrivare a
quest’indipendenza ? Senza dubbio non è così. La strategia della
tensione gli è utile. Il mantenimento del conflitto - e delle sue
sofferenze - gli serve per giustificare i mantenimento delle loro basi
militari. E’ incoraggiando la politica del terrore che incoraggia gli
altri separatismi nelle regioni vicine. Il Montenegro e la Macedonia
sono ugualmente convolte dall’UCK. Ma il primo attacco sarà forse in un
territorio del sud - ovest della Serbia. Non si parla di guerra, ma il
Sangiaccato potrebbe essere una nuova Bosnia.



Domani il Sangiaccato?

Un istituto filo - occidentale specializzato nelle questioni balcaniche,
l’International War and Peace Report, conferma : « I serbi stimano che
circa mille dei loro hanno lasciato la città di Novi Pazar negli ultimi
anni ». Le insegne « Si vende » appaioni quasi ogni giorno sulle case e
le terre serbe. Si stima che l’esodo è stato accelerato dal partito SDA,
a preminenza musulmana, che ha revocato i direttori serbi delle imprese
pubbliche e delle amministrazioni locali. La percentuale serba nella
popolazione si sarebbe abbassata dal 22% al 17% (N.B. Un esodo simile,
ma più massiccio si era prodotto in Kosovo negli 70 e 80).
Nel giugno scorso, il Consiglio Nazionale Bosniaco del Sangiaccato
legato al partito musulmano ha dichiarato : « Non abbiamo ragione
d’integrarci alla Serbia o al Montenegro, o alla comunità
internazionale, il Sangiaccato deve diventare un’entità territoriale
separata ».
Il Sangiaccato s’infiammerà a sua volta? Dipende. Come in Bosnia e nel
Kosovo, gli Stati uniti getteranno benzina sul fuoco se hanno delle
pedine da manovrare sullo scacchiere. In ogni caso, il quotidiano serbo
Vecernje Novosti, suona l’allerta : « Presto le passeggiate e i caffè
del Sangiaccato saranno divisi e tutto avverrà più in fretta che in
Bosnia, scatteranno i primi incidenti armati : gli assassinii politici.
Se le autorità non fanno niente, il Sangiaccato s’incendierà da qui ad
un anno ».


Perché questo silenzio degli intelletuali occidentali?

Qui, in Occidente, una cosa dovrebbe insospettire: il silenzio dei
media. Avevano presentato come una benedizione il cambio di regime
dell’ottobre 2000. La sostituzione di Milosevic con partiti filo -
occidentali era la porta aperta per un futuro più o meno felice.
Kostunica era l’uomo presidenziale. La Nato stava per risolvere il
problema del Kosovo … Questa analisi era esposta dagli intelletuali
“mediatici”. Appena due anni dopo, la maggioranza dei serbi rifiuta di
pronunciarsi nelle elezioni presidenziali, e questo non suscita nessun
commento, nessuan analisi dei media occidentali. Amnesia?
O si rifiuta di dibattere da una posizione che sarebbe confutata nella
pratica ?
Dopo l’Afghanistan e l’Irak, di fronte alla guerra globale, è ora di
fare il bilancio catastrofico di ciò che gli USA hanno fatto nei
Balcani. E’ la paralisi delle posizioni del tipo « Né Bush né Saddam »,
« Ne Bush, né Milosevic », « Né la Nato né Milosevic », « Né Sharon né
Arafat ». Dopo 12 anni, questa posizione dominante nella sinistra
intellettuale europea condanna il movimento contro - la guerra alla
passività.
Perché mette sullo stesso piano l’aggressore e l’aggredito. Se sono
tutti malvagi allo stesso modo, non c’è ragione di far smettere
l’aggressione.
Il « Nè, nè », è il cancro del movimento contro la guerra. Bisogna
finirla. Non è saddam o Milosevic che minaccia il mondo intero, è Bush.
Non sono la Jugoslavia o L’Irak che quotidianamente condannano a morte
35.000 bambini del terzo mondo, sono le multinazionali.
Gli USA minacciano la pace in tutto il mondo. Anteponendo i rimproveri,
veri o no, degli stati che gli resistono, si fa soltanto il gioco
degll’aggressione. Non sta ai governi occidentali decidere chi deve
dirigere tal o tal altro paese del terzo mondo e secondo quali
interessi. Sta ai popoli di quei paesi decidere. Ma se si lascia
Washington occupare queste regioni, nessuna lotta sociale o democratica
diverrà più facile, sarà il contrario. Ci guadagnano soo le multinazionali
(Vedi il nostr testo « La malattia del « né, né » : cancro del movimento
contro la guerra »).


Che rabbia e sofferenza si trasformino in forza
Perché abbiamo scritto quest’articolo? Per analizzare un problema del
passato che non si può più mutare? No, per mettere in guardia: quello
che gli USA hanno combinato nei Balcani, stanno per rifarlo in Irak. E
poi, verrà il turno dei paesi che rifiutano di mettersi in ginocchio di
fronte alla mondializzazione: Iran, Corea, Cuba, Venezuela, Congo,
Palestina, Colombia e molti altri …
Perché è importante continuare a parlare della Jugoslavia e di
continuare a sostenere la lotta di questo popolo? Per 5 ragioni.
La disinformazione servirà ancora per giustificare le numerose guerre
future. Perché è cruciale ripetere il sonnomediatico che ha giustificato
la guerra contro la Jugoslavia. L’aggressione della Nato era una
privatizzazione con le bombe. Oggi, la popolazione perde il proprio
lavoro, il potere d’acquisto, la sanità. Aiutarli a sviluppare la loro
resistenza fa parte della lotta anti - mondializzazione. Se subisce,
sarà inflitta a tutti i popoli dei paesi che presto saranno aggrediti.
Ciascuno ha il dovere morale di sostenere il diritto di migliaia di
profughi cacciati dalle proprie case del Kosovo. Proprio come quelli
della Palestina. Al momento, la Nato estende le sue grinfie sull’Europa
dell’Est e sui Balcani, al momento 188 intellettuali sloveni vogliono un
referendum sull’integrazione del loro paese in quest’alleanza militare,
sottolineando l’idea che “rifiutare la Nato è rifiutare il mondo, una
pericolosa manipolazione dell’opinione pubblica”. Al momento è
importante mostrare tutto il catastrofico bilancio della Nato nel Kosovo
e i suoi veri e premeditati obiettivi.
In Irak, come in Jugoslavia, gli USA elaborano piani per scagliare le
nazionalità e le regioni una contro l’altra per provocare la guerra
civile ed il caos. Dopo aver preso il controllo dell’Irak, Bush se ne
servirà come base per destabilizzare e controllare la Siria e l’Iran e
tenere d’occhio l’Arabia Saudita. Tutti i grandi paesi petroliferi
potranno essere spezzettati in mini - stati più facili da colonizzare.

Il Medioriente e anche il Caucaso saranno « balcanizzati »: sbriciolati
con la formula che ha funzionato in Jugoslavia. Se si lascerà fare di
nuovo in Irak, i rapporti di forze sul piano globale si altererà. Ogni
volta che Washington riesce a bruciare uno stato che gli resiste, si
pone in condizione più favorevole per attaccare il seguente.
4. Per unire il popolo resistente alla mondializzazione e alle sue
guerre, è importante isolare completamente la strategia degli Stati
Uniti. Molti arabi e musulmani affermano con forza che la guerra contro
la Jugoslavia era condotta allo stesso modo che contro l’Irak ed i
palestinesi. Gli USA, che massacrano i musulmani in Palestina ed Irak,
non possono essere loro amici in Bosnia e nel Kosovo. Anche i musulmani
sono vittime della pulizia etnica organizzata dall’UCK con la
complicità di Washington.
In Irak, come in Jugoslavia, l’esercito USA bombarderà di nuovo
stabilimenti chimici e di nuovo userà le nuove e terribili armi
all’uranio. Provochera di nuovo cancri, leucemie e malformazioni
mostruose. Di nuovo per le popolazioni locali, ma anche per i soldati
occidentali che interverranno. Un recente rapporto dell’ONU (Institute
for Energy and Environmental resarch), sottolinea che « questi atti in
Jugoslavia hanno provocato gravi conseguenze a lungo termine
sull’ambiente e la sanità » in particolare per la liberazione massiccia
di PCB e di mercurio. Il rapporto mette in guardia esplicitamente contro
la ripetizione in Irak della violazione di tali convenzioni internazionali.

Non dimentichiamo la Jugoslavia, non dimentichiamo quelli che hanno
resistito al FMI e alla Nato.
Quello che sopportano è un’avvertimento per tutti i paesi che gli USA si
apprestano « a conquistare ».
Che le loro sofferenze si trasformino in forza per bloccare le
aggressioni già programmate.


Traduzione a cura di Flavio Rossi - Associazione “SOS Yugoslavia”, Torino

(fine)