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Dalla rivista PATRIOT (Banja Luka)

L'ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia, Biljiana Plavsic,
insieme ai suoi complici politici nazionali e stranieri, ha dato nuovo
vigore al Tribunale per i crimini di guerra dell'Aia:

Uno strumento contro la giustizia e la riconciliazione

di Zoran Zuza

Crimini certo, ci sono stati, è indiscutibile, ma la Plavsic,
nel citato documento, si spinge oltre dichiarando che i crimini
venivano decisi e istigati dalle più alte cariche statali. Ciò
rappresenta la tesi essenziale dell'accusa al tribunale dell'Aia, ma
non solo questo non corrisponde a verità, anzi si può dimostrare il
contrario.

La firma della Plavsic sul citato documento, che certamente la Del
Ponte userà come prova scritta in tutti i futuri processi contro gli
accusati serbi, non si può comprendere se non come una forma di
frustrazione vendicativa e come la continuazione della resa dei conti
iniziata tra i contendenti politici all'interno della Repubblica Serba
di Bosnia.
"La confessione di B. Plavsic non solo indica il tipo di crimine nel
quale è lei stessa coinvolta, ma conferisce anche legittimità al
tribunale dell'Aia e alle sue funzioni", ha detto Alex Borejn (ex
presidente della Commissione sudafricana per la verità e la
conciliazione) nella fase finale del processo contro la presidentessa
della RS di Bosnia.
Sembra che proprio questa frase definisca l'essenza e gli obiettivi
dell'inganno politico e giuridico che si è svolto durante la scorsa
settimana nel tribunale dell'Aia di fronte a tutto il mondo.
Riconoscendo la colpa ma anche le pesanti accuse contro altri leaders
serbi, uniti nell'azione criminale, come dicono gli accusatori, la
Plavsic ha terminato la sua missione politica come "insider" serbo
[infiltrata, ndT], iniziata già nella primavera del 1997, quando si è
incontrata a Sistri, cittadina portoghese, con il proprio riflesso
nello specchio - l'allora segretario di stato Usa Madeleine Albright.
Le due, spinte ognuna dai propri scopi, ma entrambe guidate dall'odio
e dalla ripicca - e determinate nei propri obiettivi politici - hanno
dato una nuova boccata d'aria al Tribunale dell'Aja, istituito dalla
Albright e dai suoi lobbisti nel 1993, la cui credibilità stava
vacillando anche presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
La Albright, come pure la Procuratrice generale Carla Del Ponte (terzo
personaggio importante in questo scenario politico) userà questa
vergognosa confessione della Plavsic per dare legittimità al suo
sporco lavoro ed eseguire così la funzione essenziale del tribunale,
il cui scopo non è di affermare la giustizia e la riconciliazione nei
paesi della ex Jugoslavia, ma di falsificare la storia ed indicare dei
presunti colpevoli per le guerre e le sofferenze del popolo in
questi territori.
Quando lo farà, avrà concluso la sua "storica missione" e cesserà di
esistere, mentre sottratti alla giustizia - perché anche questo è
lo scopo del tribunale - rimarranno tra gli altri i veri istigatori
della guerra e i fondatori di questo tribunale.
La confessione della Plavsic ha di certo escluso per sempre la
possibilità che davanti a qualsiasi tribunale appaia ad esempio il
diplomatico Warren Zimmermann, l'uomo che persuase Alija Izetbegovic a
ritirare la sua firma dal piano di pace di Josè Cutillero.

La propaganda di una marionetta

Potete comprendere quale imbarazzo e quale panico, tra gli attori di
questo processo nel quale anche domande e risposte erano già
prestabilite, abbia suscitato la parola "marionetta" incautamente
pronunciata in tribunale nel contesto dei rapporti tra la Albright e
la Plavsic. La Albright non si è lasciata confondere, sicura che
nessuno in quella sala le avrebbe chiesto come fosse possibile che la
"propaganda belgradese collaborasse strettamente" con la Plavsic,
sapendo che era accusata per crimini di guerra. La domanda non è stata
posta ma la risposta è arrivata da Carla Del Ponte, definendo la
strada e la sorte finale di ogni marionetta! "La confessione della
colpevolezza di Biljana Plavsic non ci ha sorpreso. E' stata la
continuazione del suo nuovo percorso intrapreso nel 1995, subito dopo
la firma degli accordi di Dayton. Questo però non diminuisce
minimamente la sua responsabilità per aver partecipato ai peggiori
delitti commessi contro l'umanità".
La Del Ponte ha recitato magistralmente la sua parte in questa
spudorata commedia internazionale. Il suo compito era sicuramente di
recitare con severità e di proporre una pena quanto più alta per la
settantaduenne donna politica, a favore della quale si sono schierati
sia i giudici sia gli accusatori, per varie "circostanze attenuanti".
L'accanita Carla Del Ponte doveva persuadere l'opinione pubblica che
la Plavsic aveva rifiutato di cooperare, cioè di testimoniare
direttamente contro Slobodan Milosevic e Momcilo Krajisnik [Krajisnik
fu presidente della RS di Bosnia dopo la Plavsic, e forzatamente
trasferito al tribunale dell'Aia, ndT]. Tale testimonianza non
sarebbe stata presentata come tradimento del movimento da lei
rappresentato e degli scopi perseguiti fino al 1996, ma come
sacrificio perché al suo popolo venisse cancellata la colpa
collettiva. "Non sono ancora riuscita a persuaderla ad entrare
nell'ultima fase dell'assunzione delle proprie responsabilità, perché
si presentasse quale testimone agli altri processi", ha sottolineato
Carla Del Ponte, chiedendo per la Plavsic una pena non inferiore ai
quindici anni e non superiore ai venticinque di reclusione.

Il collaboratore più significativo del Tribunale

La verità vera sul ruolo della Plavsic viene rivelata dal suo avvocato
Robert Pavic, considerando che la confessione e la dichiarazione resa
davanti alla Corte dell'Aia martedì scorso rappresenta "la
massima cooperazione". Come denominare altrimenti il documento
intitolato "I concetti basilari dell'affermazione di colpevolezza" che
dal 15 settembre 2002 fino a lunedì scorso era rimasto sigillato?
Tolto il sigillo e messo in luce il documento, apparve chiaro cosa
fece la Plavsic e perché i suoi avvocati sono riusciti il 2 ottobre
2002 ad accordarsi facilmente con la Procura. A seguito di tale
accordo, sono stati ritirati tutti i punti d'accusa (anche quello di
genocidio e partecipazione ad un genocidio), eccetto quello che si
riferisce alla persecuzione razziale e religiosa, per la quale la
Plavsic ha confessato la sua colpa.
Nel documento, composto di 22 punti, che oltre alla Plavsic hanno
sottoscritto anche Eugene O'Sullivan e Robert Pavic, si tenta di
togliere vergognosamente gran parte delle responsabilità della Plavsic
e addossarle invece a Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic, Momcilo
Krajisnik e al generale Ratko Mladic. "Lo scopo principale dell'SDS
[il partito di Karadzic, ndT] e anche della leadership dei Serbi
di Bosnia era che tutti i Serbi della ex Jugoslavia rimanessero nello
stesso stato". Uno dei metodi per raggiungere questo obiettivo era la
divisione su base etnica della popolazione della Bosnia. Fino
all'ottobre del 1991, tutti i capi serbo-bosniaci, inclusa la signora
Plavsic, ne erano consapevoli e intendevano includere anche
l'espulsione definitiva di determinati gruppi etnici, sia con
l'accordo che con la forza, quindi applicando una politica
discriminatoria verso la popolazione non serba per allontanarla dai
territori ai quali aspiravano i serbi.
Questa politica di divisione forzata della popolazione sarà menzionata
ulteriormente nei documenti, come obiettivo al quale contribuirono
molte figure, inclusi Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic, Momcilo
Krajisnik e Ratko Mladic.
Tra queste persone esistevano delle differenze in quanto a
consapevolezza dei dettagli di questo obiettivo. La signora Plavsic ha
accettato e sostenuto il piano di divisione forzata dei gruppi etnici
e ha contribuito alla sua realizzazione. Ella però rivestiva un ruolo
meno importante degli altri.

La Costituzione violata

Nel documento si sottolinea che "i due capi più importanti dei
serbo-bosniaci" R. Karadzic e R. Mladic spesso andavano a consultarsi
da Milosevic a Belgrado, dal quale ricevevano indicazioni e sostegno
per raggiungere gli obiettivi previsti.
Si dice inoltre che la VRS (Esercito della RS di Bosnia) riceveva
aiuti finanziari e sostegno logistico dal vertice politico e
militare di Belgrado. Nel testo, pieno di mezze verità e di falsi, la
Plavsic e i suoi avvocati citano il 14 e il 15 ottobre del 1991,
quando l'Assemblea [Parlamento] della Repubblica di Bosnia ed
Erzegovina, in assenza dei deputati serbo-bosniaci, ha approvato il
Memorandum per la creazione della Bosnia ed Erzegovina sovrana; ma
sottolineano che in questo modo "per così dire è stata violata la
Costituzione della Bosnia ed Erzegovina". Si cita l'avvertimento di
Karadzic ai musulmano-bosniaci che saranno sconfitti se si arrivasse
alla guerra, ma si omette la "famosa" frase di Izetbegovic, "che verrà
sacrificata la pace per una Bosnia ed Erzegovina sovrana". Si citano
le persecuzioni subite dalla cittadinanza non serba, spietati
attacchi contro villaggi e cittadine, forzati trasferimenti,
carcerazioni illecite, la distruzione di obiettivi culturali e
religiosi, i saccheggi, i lavori forzati e l'uso di scudi umani.
Questi crimini furono certamente commessi e gli esecutori devono
essere puniti, ma la Plavsic, nel succitato documento, va anche oltre
a questo, e afferma ciò che per il tribunale dell'Aia è il dato
essenziale: che i crimini sono stati ordinati e istigati dai vertici
più alti. Questo non solo non corrisponde alla verità, ma è possibile
dimostrare il contrario - anche tra le mani della stessa Plavsic sono
passati centinaia di documenti, ordini e decisioni, con i quali si
chiedeva alle forze di polizia e dell'esercito della RS di Bosnia il
rispetto della Convenzione di Ginevra e si richiedeva l'arresto e la
condanna di tutti coloro che avrebbero commesso crimini di guerra e
contro l'umanità. Perciò la firma della Plavsic sul documento citato,
che siamo certi verrà usato dalla Del Ponte come deposizione scritta
in tutti i futuri processi contro i Serbi accusati, non si può
ritenere altro che la vendetta di una persona frustrata e la
continuazione di una disputa iniziata tra gli avversari politici della
RS di Bosnia.
"Credo sia chiaro che io mi sono allontanata da questi leaders, ma
troppo tardi. Eppure questa dirigenza, senza alcuna remora, continua a
chiedere la fiducia e il sostegno del nostro popolo. Ciò si ottiene
suscitando la paura, dichiarando mezze verità, nella convinzione che
tutto il mondo sia contro di noi. Ma i frutti del lavoro di questa
dirigenza sono chiari: le tombe, i profughi, l'isolamento e
l'esasperazione contro tutto il mondo che ci ha respinto proprio a
causa di questi leaders", dice Biljiana Plavsic, il cui odio cieco ha
trasformato l'aula del processo all'Aia nel balcone di Banski Dvor
[residenza del presidente croato a Zagabria, ndT].

La "verità" di Dodik

Proprio questo - la trasformazione del tribunale in un palcoscenico
politico contro l'SDS, iniziato prima contro il movimento del popolo
serbo e poi in seguito contro il partito politico - è stato
l'obiettivo conclusivo di questo processo.
Ecco il motivo per cui su questo palcoscenico dovrebbero sfilare le
Madeleine Albright, i Carl Bildt, i Robert Frowick, tutti i personaggi
che, usando la posizione e l'influenza di B. Plavsic, hanno spaccato
l'unità del popolo serbo nella RS di Bosnia ed hanno tracciato così
gli obiettivi politici. Nel ricordare questo triste e infelice
periodo, un vero e proprio vespaio che rischio' quasi di portare ad un
conflitto armato tra gli stessi Serbi, si è inserita anche la
testimonianza di Dodik [ex presidente della RS di Bosnia, ndT], che
dicendo "la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità" ci
ha riportato addirittura all'anno 1992?! Il leader della SNSD non ha
spiegato - e nemmeno gli hanno chiesto - come mai lui stesso,
quale ex delegato nel Parlamento della Repubblica di Bosnia ed
Erzegovina, si sia aggregato alla maggioranza dei delegati serbi, i
quali oggi vengono dichiarati dal tribunale dell'Aia "gruppo
ribelle con lo scopo di creare la grande Serbia". Come è possibile che
durante tutta la guerra in Bosnia abbia mantenuto rapporti politici e
di affari con Milosevic, il quale ora è accusato di essere "il
principale artefice del crimine intrapreso"? Come è possibile che
proprio a questa B. Plavsic, che durante il 1993-94 "si
scontrava con il resto della guida dell'SDS", R. Karadzic prima del
suo definitvo addio alla vita pubblica abbia trasmesso gran parte dei
poteri?

Né giustizia, né conciliazione

Quanto sia difficile capire le azioni della Plavsic lo dimostra il
fatto che lei, oltre ad avere accettato di diventare un'arma nelle
mani del tribunale, è profondamente consapevole che si tratta di un
tribunale politico, il quale sicuramente non eseguirà la missione per
cui è stato istituito, cioè giustizia e conciliazione dei paesi della
ex Jugoslavia. "Fate tutto ciò che è in vostro potere per essere
giusti di fronte a tutte la parti in guerra. Facendo ciò, forse sarete
nella possibilità di espletare la missione per la quale questo
tribunale esiste", ha raccomandato la Plavsic ai giudici accusatori e
procuratori del tribunale. In questa frase risiede tutto ciò che non
era neanche previsto dal ruolo che la ex presidentessa della RS di
Bosnia ha interpretato sul palcoscenico del tribunale. Malgrado
qualsiasi cosa abbiano confessato gli accusati, o che confesseranno
nel prossimo futuro, giustizia e conciliazione non ci saranno su
questi territori finché non si attesterà la responsabilità politica e
militare dei leaders delle altre due parti in causa, come anche dei
faccendieri internazionali nelle guerre e nella distruzione della ex
Jugoslavia.
Purtroppo, la storia di questi territori viene ancora dettata dai
potenti del mondo. La Plavsic ha recitato la sua parte alla perfezione
e per questo sarà adeguatamente ricompensata o condannata, a seconda
della prospettiva dei giudici del tribunale. Quello che non entrerà
nella storia scritta dai vincitori restera' nel ricordo popolare, e
diverrà un racconto o un poema e, dopo un certo periodo, leggenda e
mito. Non c'è da meravigliarsi se i cantori di queste leggende, in cui
sono entrati durante la vita o anche in seguito, invece del cognome
Brankovic [il traditore della battaglia di Kosovo Polje, che vide la
sconfitta dei serbi contro gli ottomani nel 1389, ndT] useranno il
cognome Plavsic.


[A cura di Ivan e Manuela, per il CNJ]