Subject: Ospitalità bambini jugoslavi a Roma
Date: Thu, 13 Mar 2003 15:32:06 +0100
From: Alessandro Di Meo <alessandro.di.meo@...>
To: jugocoord@...


Anche quest'anno sta per partire l'organizzazione dell'iniziativa "C'è
un bambino che...", ospitalità di bambini jugoslavi profughi dalla
guerra del Kosovo, attualmente residenti a Kraljevo. L'iniziativa
nasce dal lavoro di alcuni dipendenti dell'università di Roma Tor
Vergata, in collaborazione con l'associazione Un Ponte per... e in
pieno accordo con la volontà espressa dal Rettore.

Il messaggio dello scorso anno, di diffusione dell'iniziativa, si
concludeva con un "C'è un bambino che... ti aspetta!". Dopo il
successo che l'iniziativa ha avuto nella scorsa estate, stavolta
possiamo concludere con un "C'è un bambino che... aspettiamo!"
L'ospitalità, infatti, ha coinvolto le famiglie partecipanti sia da un
punto di vista strettamente emotivo, i bambini sono bambini, sia da un
punto di vista più generale, legato alle conseguenze che ogni guerra
porta con se.

In questo momento storico particolare, poi, in cui nel mondo cresce la
distanza fra chi considera la guerra un mezzo nefasto ma 'necessario',
trasformandolo, a seconda del caso, in 'intelligente', 'preventivo',
a volte 'umanitario' e chi, invece, si dichiara contrario senza
tentennamenti o ripensamenti possibili, noi ci dichiariamo dalla parte
di questi ultimi in quanto la guerra, qualunque ne sia il motivo
scatenante, alla fine viene sempre fatta pagare ai più deboli!

Siamo convinti che, portando qui i volti, i sorrisi, le voci di
piccole vittime di una guerra che sembra dimenticata ma che, invece, è
ancora attualissima negli irrisolti problemi dell'area balcanica,
molti potranno confrontarsi direttamente col problema guerra, che
altrimenti rischia di diventare una cosa astratta, impersonale,
virtuale alla quale ci si abitua come se nulla fosse mentre,
purtroppo, è cosa drammaticamente materiale.

Come si fa a dire SI alla guerra e rimanere indifferenti davanti alle
sue vittime? Lo riteniamo improbabile. Siamo stati a trovare le
famiglie di questi ragazzini nel novembre scorso, con l'associazione
"Un Ponte per..." che anche quest'anno ci aiuterà nell'organizzazione.

La loro situazione di vita non è cambiata affatto da quando, quattro
anni fa, sono dovuti scappare in fretta e furia per sfuggire alle
rappresaglie. Vivono in modo precario, in situazioni di lavoro
difficoltose, facendo tesoro di aiuti portati loro con azioni concrete
di solidarietà come il viaggio di novembre o come i sostegni a
distanza (più problematico è riuscire ad attivare azioni strutturali,
come organizzazione in cooperative, corsi di preparazione
all'informatica, scambio di manufatti artigianali).

In questa ottica, riproporre l'iniziativa ci sembra fondamentale.
Sia come atto concreto di sensibilizzazione sulle tragedie della
guerra di una realtà grande come quella di Tor Vergata, inserita nel
vasto e importante territorio di una città come Roma, sia come atto di
amicizia e solidarietà con una realtà, quella dei profughi di
Kraljevo, disagiata e particolarmente a rischio.

Dare segnali di amicizia e solidarietà a dei bambini che hanno già
patito vicissitudini drammatiche quali la fuga dai luoghi più
familiari, l'abbandono e la perdita di affetti e amicizie, ne siamo
certi, può dare loro la sensazione, crescendo, che si può anche
credere alle belle favole. A noi, invece, può offrire qualche
strumento in più per credere meno ad altre, di favole, che
continuamente cercano di raccontarci.

Per adesioni e/o informazioni:
alessandro.di.meo@... (tel. 06-7259 3058 fax 06-7259 3057

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dove non soffriremo e tutto sarà giusto..."
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