> L'INCHIESTA - marzo 2003 (CH)
>
> Crudelia Del Ponte
>
> Così gli errori di una procuratrice ambiziosa hanno
> favorito il crimine organizzato
>
> E' riuscita a costruirsi l'immagine di una pantera senza
> macchie, eternamente protesa contro la corruzione e la
> mafia. In realtà Carla Del Ponte ha commesso numerosi
> errori che hanno portato allo sfacelo indagini importanti
> contro il crimine d'alto bordo. Fatti, nomi e documenti
> mostrano per la prima volta l'altra faccia di una Crudelia
> assetata di successo e pronta a trasformare testimoni
> chiave in pelliccie di dalmata.
>
> di Sidney Rotalinti


---
Attraverso una serie di "forward" riceviamo questo articolo, del
quale non siamo in grado di verificare la fonte, ma che tuttavia
riteniamo interessante e credibile. Esso conferma e sostanzia
ulterioremente il quadro tracciato da J. Elsaesser con la clamorosa
intervista al testimone-chiave nella vicenda Mabetex, Felipe Turover,
intervista che abbiamo a suo tempo fatto circolare
(si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137
"Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"
oppure in INGLESE:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2140
Carla del Ponte - a dirty washer of NATO dirty laundry
oppure nell'originale TEDESCO:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2132
"Carla del Ponte hat den Killern den Weg zu mir gewiesen") - CNJ
---


> L'INCHIESTA - marzo 2003 (CH)
> Crudelia Del Ponte
> Così gli errori di una procuratrice ambiziosa hanno
> favorito il crimine organizzato
>
> E' riuscita a costruirsi l'immagine di una pantera senza
> macchie, eternamente protesa contro la corruzione e la
> mafia. In realtà Carla Del Ponte ha commesso numerosi
> errori che hanno portato allo sfacelo indagini importanti
> contro il crimine d'alto bordo. Fatti, nomi e documenti
> mostrano per la prima volta l'altra faccia di una Crudelia
> assetata di successo e pronta a trasformare testimoni
> chiave in pelliccie di dalmata.
>
> di Sidney Rotalinti
>
> La sua è una carriera folgorante. Una linea retta che punta
> verso l'alto, segnata da due balzi spettacolari. Nel 1994
> Carla Del Ponte lascia Lugano per la Procura federale,
> nell'estate del 1999 spicca l'altro grande balzo verso il
> Tribunale penale internazionale dell'Aia per i crimini
> nell'ex Jugoslavia e in Ruanda. Premi, riconoscimenti,
> dottorati giustificano nuove onoreficenze. E non è finita.
> In realtà la carriera di Carla Del Ponte merita un serio
> approfondimento. A cominciare dalla cronaca recente. Peter
> Regli, il capo dell'intelligence militare elvetica era
> innocente. Dino Bellasi, cassiere dei servizi militari, ha
> agito da solo, tradendo i suoi capi che non sapevano nulla.
> La sentenza (14 febbraio 2003) riabilita Regli e gli altri
> ufficiali. Ora però è fatta, nella notte del 15 agosto 1999
> Carla Del Ponte mise in ginocchio il controspionaggio
> elvetico.
>
> Il golpe di Morat
> Per gli ufficiali che finirono ingiustamente in manette
> fu "un golpe", un golpe che ebbe per epicentro uno dei
> luoghi sacri della memoria storica elvetica, il lago di
> Morat, quello del maestoso monolito di Expo 02, quello
> della battaglia del 1476, quando i confederati annientarono
> l'armata di Carlo il temerario. Una pietra miliare della
> storia del paese. Anche la data del 18 agosto 1999 è una
> pietra miliare. Lo è certamente per Peter Regli e gli altri
> ufficiali alla testa dell'intelligence. Vengono fermati nel
> modo più plateale possibile, la sera, a casa, di fronte ai
> familiari attoniti. Con gli uomini della polizia federale
> c'è Carla Del Ponte in persona. E ora? Che dir loro? Tutta
> una svista.
> Regli ha ragione, ma Carla Del Ponte non verrà mai
> chiamata a rendere conto di quelle mosse. Nella notte
> famigerata del 19 agosto 1999 la sua mente è già proiettata
> verso il Tribunale penale internazionale dellAia, dove una
> poltrona la sta aspettando. Ma prima (cioè ad una settimana
> di distanza dal "golpe") fa ancora una vittima illustre,
> Felipe Turover, il testimone chiave nella vicenda del
> Russia-gate. Un po' come era successo a Lugano nella
> primavera del 1994 quando "Carla la temeraria" viene
> mandata a Berna alla Procura federale, con la benedizione
> dell'influente politico Ppd Gianfranco Cotti.
>
> Un biglietto per Berna
> Il primo è il caso FIMO. Cotti nel 1991 presiede il
> consiglio di amministrazione della finanziaria chiassese
> coinvolta in gigantesche operazioni di riciclaggio. Una
> seconda vicenda cova sotto la cenere da oltre dieci anni:
> l'inchiesta MATO GROSSO con i traffici di cocaina dal
> Sudamerica. Anche qui una vittima, un altro rito
> sacrificale, quello che è costato la carriera al
> commissario della polizia ticinese Fausto Cattaneo,
> lasciato solo a lottare contro un sordo sistema di
> complicità. Solo contro il sistema. Perché? Il momento è
> cruciale; Cattaneo, in Sudamerica, segue il danaro della
> cocaina e sta per sfondare il velo sottile che cela i
> massimi sistemi in materia di riciclaggio. Ma alla fine del
> 1991, proprio quando incrocia la pista che conduce verso la
> FIMO di Chiasso, il commissario ticinese viene silurato. I
> suoi capi lo bloccano. Due mesi prima Gianfranco Cotti si
> era visto scoppiare in mano lo scandalo il giorno delle
> votazioni. Carla Del Ponte lo salva. A Berna ci vanno tutti
> e due. L'uno grazie all'altro.
>
> Una carriera inarrestabile
> La storia di Carla Del Ponte è costellata da una serie
> infinita di balzi in avanti, balzi che sono le singole
> tappe di una carriera inarrestabile. Con le sue promozioni
> finisce sempre per trovarsi un passo innanzi ai suoi
> detrattori, alle sue vittime, ai dalmata che Crudelia
> trasforma in pelliccie. Uno di questi nodi giunge al
> pettine proprio ora, in casuale concomitanza con la fine
> del processo Bellasi. Si tratta do un altro dossier, quello
> del caso Zemp. Sul Mattino della domenica di Giuliano
> Bignasca il volto positivo di Carlina la peste ha lasciato
> il posto a un'accoppiata meno sorridente, quella con
> l'altro ex procuratore sottocenerino Paolo Bernasconi. Per
> colpa di Carla del Ponte il manager farmaceutico Hans Zemp
> è finito ingiustamente in una prigione per oltre cinque
> mesi. Ma neanche lui, come le altre vittime, potrà mai
> chiedere spiegazioni alla procuratrice. Carla Del Ponte,
> infatti, nel frattempo è stata promossa e si è involata
> verso l'Aia. Nella scia luganese del processo si scopre che
> l'arresto di Zemp era semplicemente una manovra utile a
> Paolo Bernasconi, ora difensore della controparte. "La
> giustizia dei compagni di merenda" titola il Mattino della
> domenica mentre una coltre di imbarazzo avvolge il palazzo
> di giustizia. In questo clima, dopo aver collezionato tanti
> prestigiosi nemici, e tanti insuccessi (per non dire in
> qualche caso vere e proprie figuracce), potremmo pensare
> che la carriera di Carla Del Ponte sia giunta al capolinea,
> se non altro per mancanza di obiettivi ancora più
> ambiziosi. Anche in questo caso il buonsenso e la realtà
> giungono ad un bivio. Sui tavoli del Consiglio federale e
> in particolare sul tavolo del nuovo capo del Dipartimento
> affari esteri Micheline Camy-Rey all'inizio del 2003 arriva
> l'ultima "richiesta di avanzamento" di Carla del Ponte. La
> donna aspira a un ruolo ancora più alto, quello di
> accusatrice presso la Corte Penale internazionale (Cpi). Il
> destino futuro di Carla è nelle mani dei politici. Ecco
> dunque quello che dovrebbero sapere (ma che in realtà non
> hanno mai voluto vedere).
>
> Alle ortiche la pizza Fbi
> Il primo dalmata finito in pelliccia sotto i colpi di
> Crudelia Del Ponte è Salvatore Amendolito. Si tratta di uno
> dei trasportatori di valuta riciclato dall'Fbi come
> informatore, rimasto coinvolto nella clamorosa inchiesta
> antidroga della "pizza connection". Prima di questa vicenda
> i trascorsi di Carla del Ponte passano inosservati,
> compreso lo stage iniziale di giurista presso lo studio
> legale di Pierfelice Barchi. Proprio nell'ambito della
> "pizza connection" Carla del Ponte si ritrova in alcune
> occasioni a istruire procedure ove la controparte è
> rappresentata dall'ex marito, l'avvocato Daniele Timbal.
> Dei banali errori di etichetta per la sensibilità del
> tempo. La rovente estate del Ticino-gate è ancora lontana.
> La questione Amendolito è un'altra cosa: ancora prima del
> processo (nel 1985) inizia a collaborare con il futuro capo
> dell'Fbi Louis Freeh, che lo manda a Lugano quale punta di
> lancia per approfondire i risvolti finanziari della pizza
> connection. Un'indagine che si infrange contro uno scoglio
> di nome Carla Del Ponte. Nel trambusto dell'inchiesta
> rimane scoperta una fattura d'albergo per un pernottamento.
> Del Ponte intima ad Amendolito un decreto d'accusa
> condannandolo a 30 giorni di detenzione con la
> condizionale. L'effetto è quello di scoprirlo completamente
> e di penalizzare gli accertamenti dell'Fbi. "Sono stati gli
> ambienti conservatori del Canton Ticino a fermarmi" dice
> Amendolito "erano loro a chiedere alla Del Ponte di mandare
> a monte l'indagine". La spiegazione sta nei rapporti di due
> agenti speciali americani che indagano sulle attività di
> Enrico Frigerio, altro protagonista ticinese della "pizza".
> Nei rapporti ci sono nomi altisonanti, come Tito Tettamanti
> e il defunto patron del Banco Ambrosiano Roberto Calvi.
> Dettagli mai approfonditi. La spiegazione sta probabilmente
> anche nella sostanziale differenza fra il dossier svizzero
> della pizza connection e quello che viene invece elaborato,
> proprio in quel periodo, dalla magistratura di Roma. Una
> differenza sostanziale: a Roma Oliviero Tognoli, il
> presunto capo-riciclatore della "pizza connection", viene
> descritto come un grande regista delle attività
> intercontinentali di riciclaggio. Si tratta di una
> descrizione che fa andare su tutte le furie l'avvocato
> Franco Gianoni, suo difensore. Gianoni sctiverà addirittura
> un libro che contiene un'interessante descrizione del
> processo. Tognoli se la cava in modo egregio grazie
> all'abilità del suo avvocato e grazie anche a un piccolo
> incidente: la procuratrice Carla Del Ponte ha omesso di
> mettere tempestivamente agli atti le prove della sua
> consapevolezza di riciclare danaro sporco. In pratica la
> corte accoglie la tesi di Gianoni. Viene così a mancare al
> procedimento qualsiasi possibilità di accertare la reale
> consapevolezza di Tognoli. Ma c'è un'altra differenza fra
> la "pizza connection" dei magistrati romani e quella messa
> insieme da Carla del Ponte e Paolo Bernasconi. In Ticino
> l'accusa omette di indagare su un filone di riciclaggio che
> certamente è ancora più importante di quello attribuito a
> Oliviero Tognoli: il ramo che porta verso la famiglia
> Caruana-Cuntrera.
>
> La holding del crimine
> I Caruana-Cuntrera sono un vero e proprio fenomeno nella
> costellazione mafiosa. Gli arteficu della collaborazione
> fra Cosa Nostra e la ndrangheta calabrese. Nei primi anni
> ottanta, passando da Lugano, hanno costruito un impero che
> passa illeso (anzi rafforzato) attraverso le guerre di
> mafia e le eliminazioni a colpi di lupara o caffè
> avvelenati. Come dimostra la spettacolare ricerca del
> giornalista olandese Tom Blickman, i Caruana-Cuntrera
> conquistano il mondo, si installano in Canada, dispongono
> di una fondamentale base in Venezuela e addirittura creano
> la prima isola a sovranità mafiosa del mondo, quella di
> Aruba, ex colonia olandese. E' da li che partono le
> tonnellate di cocaina verso l'Europa. Nel giugno 1989 Carla
> Del Ponte è ospite, a Palermo, di Giovanni Falcone. Con lei
> ci sono il commissario di polizia Clemente Gioia e il
> giudice istruttore Claudio Lehmann. Il programma prevede
> una pausa pomeridiana all'Addaura, vicino Palermo, presso
> la casa al mare di Falcone. Sul posto gli agenti di
> sicurezza trovano una bomba che viene neutralizzata. a
> partire da questo momento Amendolito riemerge come un
> boomerang. Comincia a tempestare di fax giornalisti e
> magistrati. La bomba, sostiene, non era destinata a
> esplodere o a condizionare il comportamento dei magistrati.
> Stando ad Amendolito (nonché ad altre fonti affidabili), lo
> scopo della bomba inesplosa era più raffinato. Da un lato
> non era necessario spaventare Carla Del Ponte e gli altri
> magistrati ticinesi, in quanto comunque, secondo
> Amendolito, non avevano nessuna intenzione di scavare
> veramente tra le pieghe della finanza criminale ticinese.
> Era però necessario far credere all'opinione pubblica che
> Carla Del Ponte stesse coraggiosamente combattendo il
> riciclaggio di denaro sporco in Ticino tra mille pericoli.
>
> Dal Ticinogate ad Aruba
> Una bomba per coprire cosa? Quali sono i reali obiettivi
> dai quali si vorrebbe distrarre Falcone? La risposta arriva
> con la cronaca di fine anno (1989) quando Falcone, in
> collaborazione con gli inquirenti di mezzo mondo, mette a
> segno un colpo che rivela quale fosse la posta in palio
> all'Addaura. Il 16 dicembre questa nuova inchiesta è su
> tutti i giornali, riguarda proprio i Caruana-Cuntrera:
> "Crolla la Wall-Street di Cosa Nostra" è il titolo del
> Corriere della Sera. La base finanziaria ticinese
> dell'organizzazione è stata in passato proprio quella
> Algemene Netherland Bank di Chiasso sulla quale mai e poi
> mai l'accoppiata Paolo Bernasconi-Carla del Ponte ha voluto
> mettere mano nel decennio precedente. Chi sono i
> Caruana-Cuntrera alla luce delle ultime rivelazioni? Sono
> semplicemente i committenti dell'avvocato Luganese
> Francesco Moretti, la figura più controversa dell'affare
> Ticinogate. E' per loro che Moretti ha riciclato alcune
> decine di milioni. Stranamente, malgrado le rivelazioni de
> l'Inchiesta relative alle antiche indagini luganesi di
> Falcone del 1981. L'atto d'accusa redatto dal procuratore
> Bruno Balestra prende in considerazione i fatti solo a
> partire dal 1994. Una scelta giustificata da ragioni
> giuridiche, che lascia aperto un grosso dubbio, quello che
> si sia voluto evitare di scoperchiare proprio l'epoca in
> cui la situazione era sotto il diretto controllo di Carla
> Del Ponte. E' infatti nella primavera del 1994 che la
> magistrata parte per la Procura federale di Berna. Senza il
> Ticinogate, senza i fatti clamorosi dell'estate 2000,
> l'avvocato Moretti sarebbe ancora al suo posto, come
> sarebbero ancora al loro posto i quasi 12 milioni di
> franchi celati nel suo studio, soldi che hanno fatto
> emergere questo fondamentale canale di riciclaggio della
> famiglia Caruana-Cuntrera. Tutto emerge per puro caso.
> Anche i soldi. Fa impressione pensare che a volte, cioè
> durante le assenze di Moretti, venivano custoditi
> dall'attuale comandante della polizia Romano Piazzini.
>
> Un poliziotto rimasto solo
> Questa vicenda si incastra a perfezione con quella di un
> altro dalmata finito nella conceria di Crudelia Del Ponte:
> il commissario della polizia ticinese Fausto Cattaneo. Nel
> 1990 Cattaneo sta indagando sull'operaziome Mato Grosso,
> ovvero su un traffico di alcune tonnellate di cocaina che
> passano dal Brasile. Senza preavviso viene "mollato" dai
> suoi colleghi e dagli informatori corrotti che lavorano con
> lui. Una volta rimosso l'ostacolo-Cattaneo, gli altri
> poliziotti e gli informatori mettono in piedi un vero e
> proprio traffico di cocaina "statale". Si tratta di droga
> già sequestrata dalle autorità brasiliane, ricuperata dai
> magazzini da poliziotti disonesti e reimmesso sul mercato
> nero. Cattaneo cerca di bloccare questo traffico e di
> continuare le indagini serie. Ma da Lugano viene bloccato.
> A buttare a mare l'inchiesta Mato Grosso è anche stavolta
> Carla Del Ponte. Dopo la neutralizzazione di Cattaneo
> l'indagine degenera in una serie di episodi squallidi che
> non hanno nulla a che vedere con le inchieste mascherate.
> Ma Carla la temeraria non interviene. Malgrado gli
> inequivocabili avvertimenti di un suo uomo, l'analista
> della polizia federale Jacques Kaeslin. Del Ponte non
> muoverà un dito in difesa di Cattaneo. Anzi, è proprio lei
> a mandare al macero la carriera del commissario con
> un'intervista alla Tsi: "Basta andare a cercare rogne
> all'estero, manteniamo pulito il nostro giardino". Questa
> frase suona come un segnale in codice. Risultato: Fausto
> Cattaneo viene completamente abbandonato dalle istituzioni.
> Con l'aiuto di un giornalista (l'autore di questo
> articolo), ricostruisce gli eventi di quel periodo. Le
> similitudini fra il caso Mato Grosso e il caso FIMO sono
> strabilianti. Ma strabilianti sono anche gli sviluppi: tre
> anni più tardi una nave con cinque tonnellate di cocaina
> giunge a Genova. E' il caso Cartagine, la fotocopia, la
> perfetta continuazione di Mato Grosso.
>
> I soldi sporchi nella politica
> Per Cattaneo e i suoi amici, iniziano tempi duri. Per
> sei anni saranno oggetto di un'inchiesta fondata
> sull'ipotesi pretestuosa di "spionaggio economico o
> politico", con tanto di telefoni controllati. L'esistenza
> di tale inchiesta viene rivelata solo dopo la pubblicazione
> delle memorie del commissario: il libro diventa un grande
> successo editoriale e suscita un pandemonio politico nel
> parlamento ticinese. L'operazione Cartagine (quattordici
> tonnellate di cocaina in totale) è una perfetta prova del
> nove, per Cattaneo, che trova tutte le ulteriori
> spettacolari conferme di cui necessita. Ad essere sgominata
> è la stessa colossale organizzazione messa a fuoco con Mato
> Grosso. Chi manda simili quantitativi di cocaina? La
> holding della droga Caruana-Cuntrera, naturalmente. Quella
> che lavora con Moretti, con la cosca dei Morabito presente
> nel Milanese, con quelli che sono precisamente i nemici
> storici di Cattaneo. Tanto più il commissario ricostruisce
> la verità, quanto meno trova udienza presso il Palazzo di
> giustizia di Lugano. Alcuni testimoni chiave, fra cui l'ex
> procuratore Dick Marty, attendono da anni di essere
> ascoltati. Un altro muro di gomma. La cocaina viaggia via
> mare dentro ai container. E il denaro? Stavolta il canale
> finanziario dei Caruana non è quello consueto dell'avvocato
> Moretti. Emerge il nome di una ditta, la
> Generaluntergehmaag, che è stata costituita nientemeno che
> dall'avvocato Elio Borradori e dai suoi figli. Le
> implicazioni politiche sono evidenti. Imbarazzanti, visto
> che nel frattempo Marco Borradori è diventato il
> consigliere di Stato della Lega dei ticinesi. All'imbarazzo
> si aggiunge altro imbarazzo quando il canton Ticino ospita
> la seduta delle camere federali. Giunge da San Pietroburgo,
> si invito di Marco Borradori, una delegazione di
> personalità particolarmente propense alla collaborazione
> economica tra Svizzera e Russia. Il Sonntagsblick rivela
> che gli ospiti provenienti dall'est sono in realtà quasi
> tutti pezzi da novanta in odore di mafia. Ideale per
> promuovere l'immagine del Ticino. Nel corso degli anni, un
> po' come quello di Gianfranco Cotti, lo studio di
> avvocatura dei Borradori ospita rampolli destinati al
> successo. Cotti, da sempre acceso anticomunista, alleva una
> giovane socialista di nome Patrizia Pesenti. Analogamente
> Borradori fa crescere per vari anni un giovane, pure
> socialista, di nome Edy Salmina. Tutti votati al successo
> questi giovani di sinistra cresciuti in mezzo alla
> girandola di transazioni finanziarie degli studi Cotti e
> Borradori. Patrizia Pesenti è oggi in Consiglio di Stato,
> al fianco di Marco Borradori. Salmina è il direttore della
> Rete uno RSI. Quanto a Gianfranco Cotti, dopo essersi visto
> sfuggire di mano l'assegnazione del Casinò Locarnese,
> sembra ormai in perdita di giri. Alla fine dello scorso
> anno Patrizia Pesenti non è riuscita, malgrado il palese
> sostegno di Cotti, a fare ciò che nel 1994 aveva fatto
> Carla Del Ponte, cioè andare a Berna.
>
> I bei tempi della P2
> Nello studo di Elio Borradori, atttraverso la
> Generaluntergehmaag, e altre due ditte, viene dunque
> riciclato il denaro della cocaina. Chi si occupa di questi
> conti? Donatella G. la moglie di Helios Jermini, il
> presidente del Football club Lugano inabissatosi nelle
> acque del Ceresio con la sua automobile il 7 marzo 2002. Il
> nome Jermini compare già nelle attività della vecchia Banca
> del Gottardo ai tempi di Michele Sindona, Roberto Calvi e
> compagni, quando la Gottardo era ancora una filiale
> particolare del Banco Ambrosiano. Sempre in relazione
> diretta o indiretta con la Gottardo, Jermini è un fil rouge
> che arriva fino nel cuore del Russiagate, la più
> spettaclare vicenda fra tutte quelle che hanno per
> protagonista Carla Del Ponte. E qui torniamo ai giorni
> concitati del golpe di Morat, quando Carla del Ponte sta
> per fare le valigie per l'Aiaed è agli ultimi giorni della
> sua carriera come procuratrice federale. Il capo dei
> servizi segreti militari Peter Regli viene fermato nella
> famosa notte del 18 agosto 1999 sulla base di un
> interrogatorio di due ore. Tanto basta a Dino Bellasi,
> contabile infedele, per convincere la Del Ponte ad
> ammanettare, oltre allo stesso Regli, il colonnello di
> stato maggiore Jean Denis Geinoz e l'addetto militare a
> Budapest Bernhard Stoll. La storia del golpe finisce poi a
> tarda notte a Morat, dove il Consiglio federale è riunito
> in "seduta di clausura". E' lì che approda a notte
> inoltrata Carla la temeraria, con la testa di Regli sul
> vassoio. Per consegnarla ad Adolf Ogi e Ruth Metzler. Da
> quel momento Ogi sposa la tesi Del Ponte-Bellasi, quella
> che porta allo sfacelo del controspionaggio svizzero. Fra
> l'eliminazione dei vertici dell'intelligence militare e la
> partenza di Carla Del Ponte alla volta dell'Aia intercorre
> un lasso di tempo brevissimo. Quando ammanetta Regli, Carla
> è praticamente già sull'aereo per i Paesi Bassi. Ciò
> malgrado Crudelia Del Ponte riesce, meno di una settimana
> dopo, a fare un'ultima vittima.
>
> Due donne a Heathrow
> Felipe Turover è un amministratore di crediti che lavora
> con il Cremlino di Boris Jeltsin, a stretto contatto con la
> Banca del Gottardo. Crudelia, prima di consegnarlo al
> pellicciaio come gli altri dalmata, lo impiega per
> un'operazione destinata a cambiare il mondo. Il presidente
> degli Stati Uniti George Bush è al potere con uno scarto di
> circa 500 voti. Al suo posto ci potrebbe essere Al Gore, il
> vice di Bill Clinton. Ma è pura fantapolitica. Al Gore si è
> bruciato le ali per i suoi rapporti un po' troppo
> "disinvolti" con la scricchiolante amministrazione russa di
> Boris Jeltsin, cioè con il Russiagate. Secondo Turover, a
> dare un colpo mortale all'amministrazione Jeltsin, sarebbe
> stato l'incontro fra due donne il 15 giugno 1999
> all'aeroporto londinese di Heathrow. La prima è la
> segretaria di Stato USA Madelaine Albright. La seconda è
> Carla Del Ponte. Per capire lo scenario di questo incontro
> occorre risalire ai colloqui di Rambouillet (in Francia:
> del febbraio 1999). Gli americani e la Nato vogliono
> attaccare la Serbia. Il solo ostacolo all'intervento contro
> Milosevic si chiama Boris Jeltsin. Per ragioni
> profondamente radicate nella storia i russi non intendono
> colpire gli antichi alleati serbi. Negli incontri di
> Rambouillet, la delegazione russa non oppone resistenza
> alcuna, spianando definitivamente la strada all'intervento
> Nato. Perché? La spiegazione ha un nome: si chiama Felipe
> Turover, l'arma segreta che Carla Del Ponte ha da offrire a
> Clinton in cambio dell'appoggio alla prestigiosa nomina
> all'Aia. Turover si trova al centro di un fondamentale
> crocevia finanziario fra la Banca del Gottardo di Claudio
> Generali, la Mabetex di Behjet Pacolli e il governo russo.
> Ed è in grado di indebolire Jeltsin rivelando corruzione e
> traffici illeciti del Cremlino.
>
> Un ricatto contro i russi
> Da un paio d'anni Carla Del Ponte coltiva Turover, come
> testimone di importanza strategica, impiegandolo anche come
> ufficiale di collegamento tra la Russia e la Svizzera. E il
> piano consistente nell'indebolire Jeltsin riesce fin troppo
> bene. La Nato e i piloti americani se ne rendono conto l'8
> giugno 1999 ultimo giorno di guerra. Jeltsin è così
> indebolito dalle rivelazioni di Turover da perdere il
> controllo delle truppe d'assedio. In un clima da terza
> guerra mondiale le teste di cuoio russe arrivano a
> Pristina, capitale del Kosovo, prima delle stesse truppe
> Nato. Anche stavolta per poco il gioco della guerra non
> sfugge di mano agli apprendisti stregoni. Meno di una
> settimana dopo la notte del golpe di Morat, Carla Del Ponte
> si accinge a occupare la prestigiosa poltrona del Tribunale
> penale internazionale (Tpi), verosimilmente promessale da
> Madelaine Albright a Heathrow. A questo punto Carla Del
> Ponte scarica il testimone di punta del caso Mabetex alle
> ortiche rivelandone identità, indirizzo e tanto di numero
> di telefono portatile ai giornalisti del Corriere della
> Sera. Behjget Pacolli invece riceve dalla magistratura una
> specie di certificato in bianco per il resto dei suoi
> giorni. Da allora Felipe Turover è costretto a vivere alla
> macchia per evitare le vendette della mafia russa. Alla
> prova dei fatti la mossa di Clinton per indebolire i russi
> gli si ritorce contro. Con jeltsin cola a picco anche il
> futuro presidenziale di Al Gore. A parte Pacolli, la sola
> vera beneficiaria di questo scambio di favori, rimane lei,
> Carla Del Ponte. Una creatura unica al mondo capace di
> trasformare in oro degli errori che sarebbero stati fatali
> a qualunque altro essere umano.