Date: Tue, 20 May 2003 08:22:23 +0200
From: "Jedinstvena sindikalna organizacija Zastava" <sindikat@...>
Organization: Samostalni sindikat


GLI ORFANI DELLA YUGOSLAVIA

APPUNTI DI VIAGGIO DELLA DELEGAZIONE
DI UFFICIO ADOZIONI ZASTAVA - APRILE 2003

RAJKA VELJOVIC

E il 09. aprile, il giorno in cui 4 anni fa nel '99 la nostra fabbrica
e stata bombardata e rasa al suolo.

Partiamo al buio, alle 05 di mattina, dopo complicate procedure
burocratiche per ottenere il visto dall'ambasciata italiana a
Belgrado. Ricordo del 1. viaggio nel giugno del '99. Otenere il
visto fu piu semplice di ora: stranamente adesso, dopo 4 anni la
procedura e diventata molto piu complicata, fra l'altro con
parecchie ore in attesa nel cortile dell'ambasciata italiana a
Belgrado. E per fortuna non faceva molto freddo.

Arriviamo, da Kragujevac, a Belgrado, con le prime luci di un
giorno nuovo e promettente per la mia collaboratrice Milja, che per
la prima volta parte per Italia, terra della quale ha sentito tanto.
Dopo qualche minuto di ritardo, prima di passare ultimo cancello
per l'imbarco capiamo il motivo perche tanto staff di sicurezza.
Dalla sala di attesa guardiamo l'atterraggio degli aerei delle
delegazioni ufficiali di Romania, Bulgaria, Moldavia, Albania,
Grecia, guardiamo i tappetti rossi davanti agli aerei e ci ricordiamo
degli anni in cui aeroporti erano chiusi, e come per noi, gente
comune e ancora difficile muoverci oltre frontiera. Ricordo del
periodo felice, in cui con orgoglio, portavo passaporto yugoslavo,
senza aspettare la coda per i visti, ed in qualsiasi paese del mondo,
anche in quelli piu lontani, in cui incontravo persone che non erano
sicure dove fosse la Yugoslavia ed io spiegavo: "la Yugoslavia di
Tito" e capivano subito ... e si diventava subito amici...

Le nostre frontiere sono aperte per tutti, e ultimamente ci visitano
parecchi imprenditori occidentali, le vetrine dei negozzi pian piano
diventano come quelle occidentali, con gli stessi prezzi, a fronte di
un salario medio sotto i 150 euro a tempo pieno per i fortunati, non
ancora licenziati. Negozi pieni di merce, vuoti di clienti - paese
pieno di merci importate con esportazione minima.

Decolliamo "per arrivare in Europa" e per controllo dei passaporti
aspettiamo in fila non "UE", guardo l'altra fila che finisce in fretta
e mi chiedo quando faremo, anche noi, parte della famiglia
europea...

Il primo benvenuto di Riccardo, abbracci, emozioni, gioia perche
"abbiamo vinto" (siamo riuscite) solo grazie a loro, Zastava Brescia
ad essere qui. Siamo finalmente in Italia.

A Brescia il primo benvenuto ce lo augura il profumo di risotto di
Ugo, promessoci un'anno fa a Kragujevac. Non ha dimenticato la
promessa.

Stesso pomeriggio ci sentiamo gia a casa ospitate dalla famiglia di
Alfredo le cui due figlie meravigliose ci ospitano nella loro stanza,
cosi come con altri che pian piano arrivano, quelli che partecipano e
gestiscono progetto "Non bombe ma solo caramelle", progetto che
porta il nome del disegno del bambino di Kragujevac che nel '99 ho
portato, con altri disegni, in Italia. Disegni sui quali gli adulti
potrebbero imparare. Disegni che non fanno politica, ma che
portano lo stesso messaggio delle bandiere della pace, ma con un
aspetto ancora piu profondo, poiche riflettono 78 giorni di orrore
che purtroppo viene ripetuto in molte altre parti del mondo. Sono
tutte persone che gia parrecchie volte sono venute a Kragujevac per
portare aiuti alle famiglie dei lavoratori della fabbrica Zastava
distrutta nel '99. Si discute del proggetto"Premiata forneria mutuo
soccorso", delle adozioni in difficolta (non strano perche prima
siamo stati popolo di troppo, popolo invisibile - adesso popolo da
dimenticare e da accusare di nuovo. E comodo cosi, noi, brutti,
sporchi e cattivi contiamo solo quando c'e il business del
dopoguerra. A chi vuoi che importi del monumento nel cuore di
Belgrado dedicato ai bambini vittime dell'aggressione della Nato.
Le persone che ci sono rimaste vicine, che non ci hanno dimenticato
ci nutrono di speranza .... "che davvero, un altro mondo e
possibile"... Si discute anche su quelle adozioni nuove che alcune
associazioni miracolosamente riescono a conseguire, ci ricordiamo,
con molta emozione, dell'intervento della delegazione Zastava dal
palco il 15 febbraio scorso a Roma.

Dopo l'incontro caloroso ci accompagna pioggia e freddo, il giorno
dopo, mentre andiamo a incontrare Presidente della Provincia e il
Sindaco di Brescia, parliamo della situazione attuale nel nostro
paese, ringraziamo il Sindaco che una volta ha aderito al progetto
adozioni e facciamo presente che l'aiuto piu importante sarebbero
investimenti che potrebbero dare lavoro ai licenziati e disoccupati (
non parlo degli imprenditori che vengono tutti i giorni a vendere la
loro merce, gli scaffali dei nostri negozi ne sono pieni. Si, il
nostro mercato e grande, pero si dovrebbe muovere qualcosa per
ripristinare i clienti). Certamente, clienti non lo sono lavoratori
della Zastava, con un salario mensile sotto la media nazionale di
150 euro ne quelli dell'Ufficio di collocamento, con sussidio di 50
euro al mese, non quei lavoratori che devono sostenere le spese di
farmaci, esami, chemio (malatie in continua crescita), spese per far
studiare i figli, spese per le bolle arretrate di corrente, acqua
ecc....

Il Sindaco promette di aiutare associazione Zastava Brescia per
trasporto delle biciclette raccolte, riparate, diventate come nuove,
grazie ai donatori e volontari che gia fanno parte della famiglia
Zastava e donano biciclette alle famiglie operaie che abitano nella
lontana periferia. Ci salutiamo con il Sindaco ed a proposito degli
striscioni della sua avversaria alle prossime elezioni - bella donna
con occhi azzurri che dice "guarda i miei occhi e vedrai il futuro"
gli dico "io non guardo solo gli occhi, ascolto e non dimentico le
promesse". Poi gli faccio gli auguri di vincere alle elezioni,
sperando che manterra le promesse. Noi purtroppo siamo abituati a
promesse che poi non vengono mantenute.

Piove a catinelle, ed in un'ora libera chiediamo ad Ugo di
sacrificarsi e di portarci al centro commerciale, in attesa del
prossimo incontro ufficiale. Lo facciamo per Milja, che come
cittadina di un paese isolato da anni e che non e uscita oltre
frontiera, vede centro commerciale come un miracolo, come
aspetto di vita migliore (non siamo arrivati a vederlo dal punto di
vista consumistico - che cosa e consumismo per noi?) ma piu delle
offerte occidentali ci sono interessanti i clenti con i carrelli pieni
di roba, ed i commenti di Milja mi colpiscono direttamente al cuore
perche riconosco tutte le persone care e quelle sconosciute che ho
lasciato a pochi chilometri di distanza ma che fanno parte di un
mondo diverso. Immagino i nostri bambini davanti a centinaia di
tipi di dolci, e la nostra visita improvvisamente diventa utile,
perche Ugo mi chiede suggerimenti su che cosa e meglio portare
come regali alle famiglie. Gli spiego che non abbiamo l'abitudine
di consumare olio di oliva, parmigiano, acciughe, che le caffettiere
non ci sono e che per il nostro caffe, chiamato caffe turco, viene
usato caffe maccinato fine e che sarebbe meglio portare nutella (da
noi un lusso), cioccolatini e dolci molto desiderati dai bambini ma
poco accessibili, vitamine, materiale per l'igiene, materiale
scolastico, qualche vestito....

Mentre la pioggia continua ad accompagnarci andiamo alla Camera
del lavoro di Brescia, la quale continua ad appoggiare
l'associazione, grazie a persone come Greco, Fracassi... Conferenza
stampa, solo un giornalista. Mi viene di nuovo il pensiero "non
siamo piu di moda", poche le domande, nessuna su Kosmet
(Kosovo) durante tutto il viaggio - il muro del silenzio sul
protettorato in cui non hanno portato pace. Certo, non e comodo
parlare dell'insuccesso, come si verra a giustificare (oltre alla
pulizia etnica perpretata ai danni dei non albanesi) i mezzi
economici buttati... quanto ci sarebbe da dire, ma nessuno lo chiede,
e chi vorrebbe non e in grado di fare la domanda perche non ha le
informazioni di partenza...

Subito dopo, le emozioni fortissime, all'assemblea tutti ci
conosciamo. Quanto mi piacerebbe incontrare anche le persone
nuove, sconosciute a cui parlare. Guardiamo filmato fatto
dall'associazione in occasione di uno dei viaggi a Kragujevac, lo
guardo l'ennesima volta, ascolto la bella e professionale voce di
Massimo e provo, di nuovo, quel dolore che porto dal `99, il dolore
di una belgradese che e arrivata a Kragujevac per rimanerci un
anno, si e innamorata di questa citta operaia sino a sceglierla per la
sua vita futura, innamorata del monumento dedicato ai piccoli rom
lustrascarpe assassinati perche rifiutarono a lustrare gli stivali dei
nazisti tedeschi, la citta portatrice delle prime vittorie dei
socialisti, prime proteste operaie nella lotta per i diritti, primo
giornale socialista, citta martire in 1. e 2. guerra mondiale, citta
martire anche la 3. volta sotto le bombe della Nato ma anche citta
nominata dall'ONU citta di pace perche l'esempio di convivenza
multietnica, citta della Zastava ed infine citta dei disoccupati con
quartieri interi di profughi. Pochi lo sanno, che le piccole profughe
di Bosnia sono ospitate nel monastero di Kragujevac, e che nel centro
profughi del Kosmet c'e l'epidemia di tubercolosi, malatia della
poverta, in Europa dimenticata.

Ci salutiamo con adottanti di Milano, Biella, di Bolzano (che
ancora aiutano bambini di Mostar), cari amici che sono venuti a
incontrarci. Siamo insieme a cena e si costruiscono i ponti tra di
loro. Ed a loro racconto delle associazioni di Bari (Un ponte per..),
dell'ABC di Roma, di Aljug di Bologna, di Reggio, di Mir Sada di
Lecco, delle associazioni Zastava di Torino, di SOS Zastava di
Torino, Trieste..... E di tanti altri donatori singoli che fanno
miracoli.

Ed infine, ultima assemblea prima di lasciare Brescia, assemblea in
fabbrica, alla Alfa Acciai. Incontriamo lavoratori in tute, belle
mani operaie, e poesie di Michele, poeta operaio, che ha messo il
cuore nelle attivita delle adozioni, abbracciamo Alberto, Mirko-
jugoslavo di Croazia ed altri e mi rivolgo ai lavoratori (sala piena)
ricordandomi del periodo felice della Zastava, prima dell'embargo
negli anni novanta, in cui i reparti bollivano di movimentazione,
rumore degli impianti, catene con le macchine che brillavano,
entusiasmo degli operai, progetti per un futuro promettente che
offriva, loro, tutte le possibilita di costruirsi le proprie case, di
poter andare al mare, in montagna, di far studiare i figli, di potersi
curare... Tutto cio che e attualmente negato, anzi, negato gia
dall'inizio dell'embargo, arma piu potente per uccidere un popolo
in silenzio (oltre i mass media naturalmente, quando serve). Parlo ai
lavoratori della Alfa Acciai, dei reparti bombardati,
dell'entusiasmo con il quale abbiamo ripulito le macerie ed iniziato
la ricostruzione, ed infine della situazione attuale, scomposizione
delle fabbriche grandi, privatizzazione, disoccupazione, delle
riforme nel corso, e di quelle future che porteranno alla crescita dei
licenziati. Parlo delle leggi nuove, che negano i diritti che i nostri
nonni hanno acquisito, ed anche che la nostra terra, adesso offre
mano d'opera a basso costo. Verranno i padroni, offriranno forse,
invece di 150 euro un salario piu alto, e cosi, i padroni diventeranno
piu ricchi, lavoratori occidentali rimarranno senza lavoro, i nostri
lavoratori umiliati. questo dovrebbe essere uno dei motivi, almeno
per i lavoratori, per vivere in un'Europa davvero unita. Ed infine,
invito i lavoratori ad essere uniti, uniti nelle lotte che sono
comuni, le lotte per lavoro, un salario degno, e prima di tutto di
lottare per la pace e il futuro dei nostri figli.

Ultimi abbracci con l'augurio di incontrarci presto, e si parte per
Trieste, tanti bagagli nelle mani, tanti regali dai donatori, secondi
genitori, da portare ai bambini della Zastava, e tante emozioni nei
cuori. Nello scompartimento, Milja ed io ci scambiamo le
impressioni, a Padova sale il caro Pernigotti per salutarci, per
consegnare anch'esso dei pensieri per i suoi bambini, e per darci
una mano a cambiare treno. Incontro breve ma profondo ed
emozionante, di cose dette in fretta... Che hanno portato ad incontro
tipo quelli brevi ma che restano nel cuore e nella mente per tutta la
vita - il passeggiero di fronte che ci ha ascoltato in silenzio ma con
interesse, mentre scendeva dal treno si e rivolto a noi, ci ha stretto
le mani e le sue parole ci hanno portato via tutta la stanchezza...

Trieste. Abbracci con Gilberto, che gia fa parte di famiglia Zastava
e una conoscenza nuova. Mangiamo paeglia e parliamo di cose
diverse (un po' di rilasso), di poesia, dei libri e mi entusiasmo, e
si riaffaccia di nuovo, l'idea che mi muove sempre - idea dei ponti,
quelli di cui scrive Andric -di far conoscere poetessa Gaby, di
Trieste, con la poetessa Mariella di Bari, e gia le immagino
insieme, ma a Kragujevac. E guardo i quadri nella loro casa, i
quadri dei pittori da me preferiti, pittori chiamati naif nella mia
terra, nelle mie ex terre -Pavic, Laskovic. Mangiamo paeglia nella
casa degli italiani, parliamo della letteratura, e dai quadri, ci
guardano contadini dei villaggi yugoslavi, le case e paesaggi coperti
da neve...

Il giorno dopo accompagnate da Gilberto e solita pioggia, andiamo
a incontrare Sindaco di San Dorligo della Valle e rimaniamo subito
sorprese (a dir poco) dalla ospitalita e dalla bandiera appesa in
comune, bandiera che ci porta tanti ricordi al passato - bandiera
tricolore con stella rossa ....

Assemblea con il Sindaco, che porta la sua fascia, e con il pubblico
che parla la lingua che noi conosciamo, una delle ex nostre lingue,
come ci capiamo bene!... e la sala in cui si sente profumo di
nostalgia yugo immensa, l'insegnante di minoranza slovena che
piange e le sue parole che mi aprono ferite profonde "noi siamo
orfani della Yugoslavia, abbiamo perduto paese madre"...

Osteria di Cantonovello, gulas a tavola ed articoli sulla Zastava
sulle pareti, enorme e bellissimo mazzo di fiori, con gli auguri di
vida, che godiamo oggi e decidiamo di portarlo il giorno dopo, alla
Risiera di San Sabba, uno dei posti tragici come parco della
memoria "21 Ottobre" di Kragujevac, uno dei luoghi "da non
dimenticare".

Pomerriggio un'altra assemblea, sono grata a Knaip per le domande
che ha fatto perche cosi sono riuscita a dire qualcosa in piu e mi
emoziona l'intervento di una signora, partigiana, vedo in lei mio
padre, mi sembra di sentire lui mentre essa parla, capelli bianchi,
signora bella, alta con atteggiamento orgoglioso che non dimostra
gli anni che deve avere, ed un'altra che ascolta con attenzione e dai
suoi occhi vedo che essa ha capito, ha capito perche e successo...

Si va alla cena di saluto, e mentre viaggiamo, come ossessionate
contiamo quante bandiere di pace si vedono sui pallazzi e case,
bellissime bandiere, molte bilingue, con colombe o senza - per dire
no alla guerra... E qualche americana... per dire che cosa?

Cena in Casa del popolo, e prima di entrare vedo un pezzo delle
poesie di Nazim Hikmet - poeta turco che mi hanno scoperto
Mariella e Vigna "...Sopratutto credi all'uomo..." E una serata che
ci distrugge, inizia con il nostro desiderio che finisca presto per
riposare ed in serenita soffocare le emozioni che ci hanno portato
questi giorni, ed il posto al quale oggi ci ha portato Vlaic - su, in
alto, dal posto in cui camminava Napoleone abbiamo guardato il
mare e il confine con Slovenia. Pero, dimentichiamo la stanchezza,
ci sentiamo a casa in compagnia alle persone meravigliose,
parliamo la lingua che ci collega e poi cantiamo... ragazzo del coro
con la chitarra suona e canta nella nostra lingua le canzoni delle
nostre gioventu, canzoni yugoslave. Prometto al cantante di fargli
avere la canzone di Bajaga "I miei amici sono sparsi in tutto il
mondo".... (od Vardara pa do Triglava)

Ultimo giorno a Trieste, triste arrivederci lasciando i fiori alla
Risiera e poco dopo siamo gia nella macchina con Dora, cara amica
che in un giorno fa mille chilometri per prenderci e portarci a
Milano. E il primo giorno che si vede sole, la macchina di Dora
corre, la vedo gia stanca, passiamo Venezia e per fortuna Dora non
capisce Milja che disperata mi dice "ho sognato tutta la vita di
vedere Venezia...".

Arriviamo a Milano, prendo caffe offerto dalla mamma di Dora e
porto rametti di salvia e rosmarino che tengo ancora, essicati, come
ricordo di Carla e suo bel giardino.

A sera, a cena, conosciamo Giorgio e sua moglie, lui e un collega di
Dora, un segretario dalla Filcams di Milano, con lui parliamo del
presente del mio paese e sembra interessato a capire, ma dimostra
di conoscere bene il mio ex paese, quella che fu la Yugoslavia, e cio
mi commuove e mi fa soffrire. Pero, forse un altro ponte e stato
costruito.

Ultimo giorno, giorno di partenza, inizia con la preoccupazione,
dopo la notizia dello sciopero all'aeroporto. Dora, sempre qui, a
darci una mano ci accompagna all'ultimo incontro prima di
partire- pranzo con i torinesi che viaggiano solo per incontrare noi,
per portarci buone notizie sulle apparrecchiature sanitarie e
carrozzine per i malati di Kragujevac. Abbracciamo la solita
compagnia (Rosy, Fulvio, Pippo, Fabio) delle persone che aiutano le
famiglie di Kragujevac e ci salutiamo con un arrivederci a giugno
quando ci rivedremo a Kragujevac.

Arriviamo all'aeroporto ed in attesa di notizie sul volo parliamo di
tutte queste persone, che dopo 4 anni e il silenzio dei mass media,
ancora non hanno dimenticato i nostri bambini, dei ponti di
amicizia costruiti con le famiglie di Kragujevac, con noi tutti, e
speriamo, crediamo che continueranno ad esistere anche in un
futuro in cui non ci sara piu bisogno degli aiuti.

All'aeroporto aiutiamo una signora anziana a portare le sue valigie
pesanti, ci ringrazia, chiaccheriamo, essa ha un accento particolare e
si presenta yugoslava. Poi spiega che e di origini italiane, sposata
da 30 anni con un montenegrino e porta valigie pesanti di regali dai
parenti italiani - uovo di pasqua per nipote a Belgrado, parmigiano,
pasta, salamini - cose tipiche preferite ed io le dico "montenegrini
hanno dato all'italia una bellissima montenegrina, la regina Elena.
E come scambio Italia ci ha dato lei come sposa di un
montenegrino". Le ore di attesa le trascorriamo con la signora
yugo-italiana e le telefonate di Riccardo e Dora preoccupati del
decollo. Infine partiamo, per arrivare in un'altro mondo..

Sara piu facile continuare, resistere, dopo tutti questi incontri. Vi
aspettiamo tutti a Kragujevac, noi, orfani della Yugoslavia.