Questione ambientale e guerra nei Balcani:
Danni sociali, ambientali e sanitari dei bombardamenti del 1999
attraverso la stampa locale yugoslava


Tesi di Laurea (1) di Federica Alessandrini

(per contatti: federicalessandrini@...
La Tesi e' scaricabile alla URL:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/VARIE/alessandrini.z=
ip
)


* La principale fonte utilizzata per la ricerca è stato l'archivio
composto da una completa rassegna stampa curata dalla Dott.ssa Zivkica
Nedanovska. I giornali da cui sono stati tratti gli articoli sono
prevalentemente di origine yugoslava, eccenzion fatta per alcuni presi
da quotidiani inglesi ed italiani nonché da reti di informazione sulla
ex-Yugoslavia come Peacelink, Osservatorio sui Balcani e Coordinamento
Italiano per la Yugoslavia.

Perché la questione ecologica?

<< One of the great untold story of the Balkan conflict is that of the
enviromental damage caused by it >> (2)

Secondo Andrew Dobson esistono at least due importanti ragioni per cui
la questione ecologica connessa al conflitto del 1999 nei Balcani
andrebbe tenuta in grande considerazione: prima di tutto perché alcune
delle più tragiche conseguenze del conflitto sono direttamente legate
e connesse all'enviromental issue, in secondo luogo poiché la natura
del danno ecologico è "insidiosa", ossia difficilmente valutabile nel
presente e minacciosamente incombente sul futuro.
Come spesso accade in tempo di guerra, per motivi di coesione politica
internazionale, per colpevole disattenzione o consapevole
ipovalutazione del danno, alcuni aspetti bellici - siano essi connessi
ad un discorso sanitario, ambientale, demografico et al. - vengono
tralasciati o comunque posti in secondo piano relegandoli
nell'onnicomprendente categoria dei cosiddetti inevitabili "danni
collaterali". Se ci si ferma un attimo a riflettere su tale
denominazione potrebbe sorgere un primo quesito riguardo all'aggettivo
"collaterale": per chi? Solitamente questo tipo di danno va ad
incidere sulle condizioni delle popolazioni locali colpite dai
bombardamenti in corso: un simile discorso è forse estendibile anche
alla sfera ambientale?

<< enviromental effects travel through time as well as space, and some
of the unintended casualities of the war have yet to be born >> (3)

Quando si parla di ambiente le variabili cambiano in modo
significativo, basti pensare ai gravi danni ecologici subiti dal fiume
Danubio (4) durante il conflitto del 1999, quando in seguito a diversi
bombardamenti su industrie chimiche serbe si sono verificati
innumerevoli episodi di contaminazione fluviale da ammoniaca,
vinil cloruro monomero (VCM), metalli pesanti e quant'altro. Si
consideri ora che il bacino del fiume copre 817.000 km2 di territorio
appartenente a ben 17 paesi dell'Europa Centrale: come sarebbe
possibile pensare che in questo caso il danno subito dalla
ex-Yugoslavia non riguardi anche altri paesi, paesi in alcuni
casi estranei alla guerra in questione?
Il problema Danubio è solo uno degli aspetti della delicata questione
ecologica yugoslava, un altro tema di grande rilevanza che coinvolge
tanto il natural enviroment system quanto l'health system è quello
dell'uranio impoverito. Al di là di dubbi, incertezze, equivoci,
esagerazioni ed insabbiamenti riguardo all'eventuale relazione tra uso
di proiettili all'uranio impoverito ed insorgenza di certe patologie
in soggetti operanti in determinati territori, resta una spinosa
domanda: ipotizzando una qualche correlazione tra gli eventi,
sarebbe corretto parlare di "danni collaterali" limitati agli
obiettivi militari?

Media & guerra: un rapporto difficile ed ambivalente.

A partire da riflessioni di questo tipo è nata l'idea di una ricerca
volta ad indagare il tipo di impatto e di percezione dell'enviromental
risk da parte delle popolazioni locali rispetto alla delicata
questione ambientale e sanitaria in relazione agli eventi bellici del
1999.
Come intraprendere un simile studio senza essere sul campo?

<< while they do not create events, it can be argued that the media do
make the news, in the sense that they draw attention to specific
issues at the expense of others, interpret them in certain ways,
influence opinion or terminate it, almost at will >> (5)

Se è vero che i mezzi di comunicazione di massa hanno un grande potere
nel fare (do make) la notizia, attraverso lo studio della produzione
mediatica di un certo arco temporale dovrebbe potersi ricavare un
quadro generale capace di lasciare intendere presenza, assenza o
eventuale peso di pensieri, tensioni, preoccupazioni presenti nella
società di quel momento.

La Ricerca Sociologica.

Sono stati considerati circa 600 abstracts di articoli di stampa
nazionale yugoslava risalenti ad un arco temporale compreso tra il
Giugno 1999 ed il Dicembre 2002. E' stato possibile usufruire di tale
materiale grazie ad un archivio pre-esistente la cui esaustività è
garantita dal fatto che la spina dorsale dello stesso segue il filo
rosso della tematica ambientale-sanitaria ricorrendo perciò a testate
che hanno affrontato la questione con una certa omogeneità diacronica.
Tra le fonti yugoslave principalmente utilizzate si possono citare: 1)
l'agenzia di stampa Tanjug; 2) Radio B-92; 3) quotidiani come
Politika e Vecernje Novosti; Dnevni Telegraf, Blic, Glas Javnosti,
Danas; 5) quotidiani regionali quali Pancevac.
Una volta raccolto il materiale è iniziata la fase di catalogazione
svolta secondo un criterio sia tematico che cronologico (di tipo
annuale e mensile) e seguita da una sistematizzazione per fonte
(principalmente yugoslava o internazionale).
Oltre alle fonti sopra citate, l'altro importante strumento
metodologico utilizzato per la ricerca è stato quello dell'intervista
semi strutturata e del colloquio in profondità grazie alle quali è
stato possibile formulare riflessioni sulla validità o meno delle
ipotesi di partenza.
Le suddette ipotesi riguardano grosso modo tre sfere di riflessione:
1) modus operandi della stampa in un contesto bellico, ipotizzando
forme di filtraggio e censura a proposito dei gravi danni
ambientali/sanitari veicolati dalla guerra - con particolare
attenzione ai bombardamenti subiti dalle industrie chimiche e
dall'uso di armi all'uranio impoverito - ; 2) natura del conflitto in
ex-Yugoslavia inteso come guerra ecologica sia a livello di
intenzionalità che di effetti; 3) reazioni/dinamiche sviluppatesi
nella popolazione locale a fronte della problematica socio-ambientale,
ipotizzando una sorta di meccanismo di autocensura.
Per testare validità ed attendibilità di tali ipotesi il primo passo è
stato in direzione di confronto rispetto ai dati estrapolati
dall'analisi quali-quantitativa degli articoli analizzati. Dopo aver
creato le sei categorie concettuali di base denominate semplicemente
Voci si è cercato di individuare dei trend d'interesse mediatico nei
confronti dei singoli argomenti per poi cercarne eventuali
spiegazioni. Questo tipo di operazione ha rivelato una pressoché
totale assenza di articoli a proposito della situazione ambientale
fino all'anno 2000 ed un significativo - poiché crescente - interesse
per l'argomento dallo stesso anno in avanti.
Per quanto riguarda il lavoro svolto sui testi delle interviste il
primo passaggio utile è stata l'individuazione di diversi items
ricorrenti. In questo caso le segnalazioni più interessanti
riguardano da una parte l'omogeneità emersa a proposito delle pessime
condizioni ambientali dei siti bombardati dalla Nato e dall'altra la
netta spaccatura a proposito della questione Du (depleted uranium) e
delle operazioni mediatiche effettuate sulle notizie in tempo di
guerra.

Riprendendo dunque in mano le ipotesi iniziali, cosa emerge?
La testimonianza degli articoli pubblicati a partire dall'anno 2000
riguardo ai danni ambientali subiti durante il conflitto del 1999
spinge in direzione affermativa rispetto ad una constatazione di
effettualità del danno degna di una guerra ecologica e d'altro canto
interviste e colloquio in profondità portano verso una parallela
conferma dell'intenzionalità con la quale sono stati effettuati certi
tipi di bombardamenti.
Rispetto alla prima ipotesi sia l'analisi degli articoli che quella
delle interviste portano nella stessa direzione: la conferma di una
censura della stampa yugoslava durante e dopo il conflitto del 1999,
operazione attuata tramite un filtro delle informazioni.
Ciò che risulta quasi paradossale è il fatto che sull'altare del
mantenimento del public order sia stata immolata la possibilità di
denuncia rispetto ai gravi danni socio-ambientali riconducibili agli
attacchi aerei Nato in ex-Yugoslavia e ciò rimanda all'ultima ipotesi
formulata.
Scegliere di tacere riguardo ad alcune delle più pesanti conseguenze
dei bombardamenti non potrebbe forse indicare una specie di ambigua
complicità tra vittima e carnefice?
In questo caso i trend non aiutano poiché la vera fonte da considerare
sono piuttosto le interviste ed il colloquio da cui si ricavano
elementi convergenti verso la possibilità di una eventuale sorta di
autocensura scattata nelle popolazioni locali a proposito del rischio
ambientale-sanitario del loro territorio.

F. Alessandrini
federicalessandrini@...


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

1) Tesi di laurea di Federica Alessandrini in Scienze Politiche
(Bologna), Indirizzo Politico-Sociale, Sociologia dello Sviluppo, 19
Marzo 2003:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/VARIE/alessandrini.z=
ip

2) A. Dobson, M. Waller, K. Drezov, B.Gökay, Kosovo, the politics of
delusion, Frank Cass Ed., London, 2001, p. 138.

3) Rapporto Unep, 1999.

4) T. Weymouth & S. Henig, The Kosovo Crisis. The last American War in
Europe?, Reuters, London, 2001, p.143.

5) M. Thompson, Forging War. The Media in Serbia, Croatia, Bosnia and
Erzegovina, University of Luton Press, 1999, p.21.