RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 9 - 12 maggio 2003
(resoconto di viaggio a cura Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA
Trieste; per contatti: zastavatrieste@...)


Questa relazione e' suddivisa in sei parti:
A) Introduzione
B) Materiale trasportato e cronaca del viaggio
C) Il microprogetto artigianato
D) Riunione con il sindacato: il punto sulla campagna adozioni e
sul forno
E) Stato attuale della Zastava
F) Conclusioni


Introduzione

Vi inviamo un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza, fatto dal
Coordinamento Nazionale RSU e dal Gruppo Zastava di Trieste.

Per i titolari delle nuove adozioni: le schede del bambino che vi e'
stato affidato vi sono state spedite per posta.
Segnalateci eventuali problemi.

Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.
Sono tutte reperibili su diversi siti.

Il piu' completo e' il sito del coordinamento RSU, all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/

seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm

dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso, e
riportati i resoconti anche di altre associazioni.
Tra le iniziative in corso si segnala che la manifestazione nazionale
non competitiva per bambini delle scuole elementari
"Non bombe ma solo caramelle"
e' ormai nella sua fase conclusiva che si terra' al Teatro Ambra
Jovinelli a Roma il 16 giugno prossimo.

I resoconti dei viaggi di ottobre e dicembre 2002 e gennaio 2003 sono
particolarmente ricchi di notizie sulla situazione dei lavoratori
della Zastava.
Sono rispettivamente riportati ai link:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2002/2002_1014zastava.htm
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2002/2002_1221zastavareso.htm
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0203zastava.htm

Gli stessi resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages

che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei
Balcani difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.


Materiale trasportato e cronaca del viaggio

Il viaggio si sarebbe dovuto svolgere alla fine di marzo 2003, ma lo
stato di emergenza proclamato a meta' marzo - e finito il 27 aprile -
ci ha fatto decidere questo spostamento.

Siamo partiti da Trieste venerdi' 9 maggio alle 8 di sera, con un
pullmino a nove posti. La delegazione era formata da 7 persone: Angelo
da Lodi, Laura da Milano, Daniela e Gilberto da Trieste, Matej da
Gorizia, Giulio e Marco da L'Aquila.
Il pullmino ci e' stato prestato (gratuitamente) da un'associazione di
solidarieta' internazionale triestina e così ci siamo dovuti accollare
le sole spese del viaggio.

Avevamo una quarantina di scatole di aiuti alimentari, vestiario e
materiale scolastico. Per gli alimentari si trattava di regali alle
famiglie jugoslave da parte delle famiglie adottanti italiane, il
vestiario era frutto di una raccolta operata a a Trieste. Il materiale
scolastico (molte centinaia di quaderni, penne e pennarelli) era
frutto di due sottoscrizioni: una si era svolta tra gli studenti ed
il personale amministratiivo e docente dell'Istituto d'arte Nordio di
Trieste, l'altra tra i compagni di PRC di Castiglione D'Adda.

Inoltre portavamo con noi 21 di flaconi di chemioterapici per un
valore complessivo di 7.700 euro, provenienti da un donatore privato,
per il reparto sterile dell'Ospedale pediatrico di Belgrado.

Le adozioni da distribuire erano circa 70, di cui ben 11 nuove, per un
valore complessivo di 10.600 euro.

Il Circolo di PRC di Valle Elvo (Biella) aveva inoltre sottoscritto
due annualita' una-tantum, in memoria del loro compagno Giovanni
Sivieri.

Ricordiamo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute
dai partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote
di adozione a distanza da distribuire in questa occasione (come del
resto in tutti i precedenti viaggi effettuati).

Siamo arrivati a Kragujevac alle 9 del mattino, senza alcun problema
durante il viaggio, se non la sorpresa di trovare quasi decuplicato il
costo del visto di ingresso rispetto all'ultimo viaggio effettuato a
gennaio. Al momento attuale il costo e' di 51 euro (precedentemente
6).

Dopo la verifica con Rajka e Milija delle liste delle adozioni e del
loro ammontare abbiamo visitato alcune famiglie.
Pranzo con vari rappresentanti sindacali, e successivamente riunione
per fare il punto sulla campagna delle adozioni e sul forno di
panificazione (vedi sotto).
Cena come a solito abbondantissima e buonissima presso una famiglia.

Poiche' i prezzi dei pochi alberghi di Kragujevac non smettono di
salire e sono ormai a livelli di circa 50 euro per pernottamento
abbiamo deciso di dormire presso alcune famiglie di contadini a circa
20 km. dalla citta'. Prezzi contenutissimi e ospitalita' splendida.

Il mattino di domenica abbiamo distribuito le quote delle adozioni.
Durante l'assemblea, particolarmente festosa e a cui hanno partecipato
alcune centinaia di persone c'e' stato il solito scambio di regali tra
famiglie italiane e jugoslave e viceversa; alla fine il bagagliaio del
pullmino era molto simile ad una distilleria di superalcolici e a una
fabbrica di biscotti, marmellate e centrini.

Pranzo veramente straordinario presso una famiglia, dove abbiamo
gustato una vastissima serie di piatti tradizionali.

Cena all'aperto presso un'altra famiglia, dove la madre - vedova e
licenziata dalla Zastava a causa dei postumi di un incidente stradale
- ci ha fatto un discorso particolarmente toccante sui significati che
per lei assume questa campagna di solidarieta'.

Il mattino dopo a Belgrado abbiamo consegnato i chemioterapici; siamo
quindi arrivati a Trieste all'una di notte del martedi' 13 maggio.


Il microprogetto artigianato

Appena entrati nella sala delle assemblee abbiamo avuto la sorpresa di
vedere che una decina dei grandi banchi con cui e' arredata erano
ricoperti da arazzi, tovaglie, centrini, tutti prodotti da un gruppo
di operaie licenziate.

Noi abbiamo preso in conto vendita, su prezzi decisi dalle donne di
Kragujevac, una valigia intera di questi prodotti. Tutto cio' in un
clima di assoluta reciproca fiducia.
I prodotti sembrano belli e i prezzi veramente contenuti.
Metteremo in vendita questi prodotti nelle solite feste e assemblee a
cui partecipiamo; verificheremo inoltre la possibilita' di metterli in
commercio attraverso la rete dei negozi del commercio equo e solidale.

Si tratta di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra.
L'auspicabile decollo di questo progetto produrra' un sostegno al
reddito delle famiglie che non dipendera' piu' solamente dalla
solidarieta' ma dal LAVORO.
Puo' essere l'inizio di una cooperativa femminile di lavoro artigiano.


Riunione con il sindacato: il punto sulla campagna adozioni e sul
forno

Il sabato pomeriggio ci siamo incontrati con:
i rappresentanti del sindacato Zastava
il presidente del Sindacato cittadino Savez Samostalnih Sindikat
(l'analogo di una Camera del lavoro italiana)
il presidente del Sindacato Zastava IVECO
il segretario del sindacato ZZO - Zastava Zaposljvanje i Obrazovanje -
che riunisce i lavoratori Zastava in cassa integrazione a zero ore,
che loro chiamano Ufficio di collocamento Zastava.

Ci hanno ribadito l'importanza fondamentale che attribuiscono alla
campagna di adozioni, come sostegno al reddito delle famiglie.
Il numero di adozioni è stazionario intorno alle 1300; l'ammontare
dell'adozione costituisce una importante integrazione al reddito delle
famiglie aiutate.
Da parte nostra abbiamo sottolineato che se pur con fatica cercheremo
di garantire questo numero per almeno altri due anni. A fronte di
contributi che si spengono possiamo registrare sottoscrizioni nuove
che mantengono pressoche' costante il numero complessivo.

Il problema piu' importante e' cercare di mettere in piedi progetti
che si autosostengano e che possano produrre reddito a fronte di
lavoro.

In questo senso va certamente il progetto sull'artigianato.

Come sapete, da tempo ormai è in piedi un progetto per il
trasferimento a Kragujevac di un forno per panificazione con
potenzialita' produttive di circa 30 quintali al giorno, che va
esattamente in questa direzione con questi obbiettivi:

A) Creazione di posti di lavoro, non saranno tanti ma sono posti
di lavoro.
B) Sostegno al reddito delle famiglie attraverso la vendita di
pane a un prezzo che decidiamo noi
C) Il ricavato va di nuovo nel circuito della solidarietà
materiale
D) Si può anche pensare che si abbia formazione di nuova
professionalità.

Abbiamo tutti convenuto che l'accordo che si firmera' dovra'
rispettare i criteri sopraesposti.
Le difficolta' che si incontrano nella realizzazione del progetto sono
legate alla legge sulle privatizzazioni, che rende complessa
l'operazione.
Sono stati finalmente individuati due locali di proprieta' del
sindacato, posti a poche centinaia di metri dalla Zastava Iveco, in
piena zona industriale, che possono essere adatti allo scopo.
Le spese di ristrutturazione non sono ingenti, di poco superiori ai
10.000 euro; il sindacato se ne fara' carico attraverso il lavoro
volontario degli iscritti al ZZO e ai dipendenti di una azienda edile.
Se quindi non insorgeranno problemi legali il progetto sembra ormai in
dirittura d'arrivo.


Stato attuale della Zastava

Soprattutto nella relazione del viaggio di ottobre 2002, ma anche
nelle successive del dicembre 2002 e gennaio 2003 erano state fornite
ampie e dettagliate informazioni sulla situazione occupazionale,
salariale e sindacale dei lavoratori; erano inoltre contenuti cenni
storici sulla citta' di Kragujevac e sulla Zastava; rimandiamo quindi
a quelle relazioni chi volesse conoscere meglio quella realta'.

Di seguito riportiamo le nuove informazioni ottenute da colloqui con i
delegati.

Nessuna delle 38 unita' in cui e' stato suddiviso il gruppo Zastava e'
stata al momento privatizzata.

Il consuntivo dell'anno 2002 ha visto la produzione di 12.000 vetture,
a fronte di una programmazione di 20.000 e ad una produzione di
220.000 in epoca precedente al bombardamento della fabbrica.
La previsione di produzione per il 2003 era di circa 25.000 vetture,
di cui 7.000 con motore Peugeot con rispetto delle normative
anti-inquinamento Euro3 e 18.000 con livello Euro2 per il mercato
interno e la Macedonia.
A fronte di questo dato 100 lavoratori circa sono rientrati dalla
cassa integrazione a zero ore in Zastava Automobili.
Nei primi quattro mesi dell'anno sono state prodotte 2300 vetture con
motori Zastava.

Purtoppo la situazione e peggiorata poiche' la Peugeot non ha fornito
i motori, che voleva pagati alla consegna.
Di conseguenza a meta' aprile le fabbrica e' stata totalmente fermata.
Il Governo ha promesso denaro fresco per l'acquisto dei motori verso
la fine di maggio; se anche cio' dovesse succedere, i piani di
previsione non potranno essere rispettati.
Il salario per i lavoratori occupati e' stato comunque erogato per
intero per evitare una ondata di scioperi.

Continua la telenovela con il bancarottiere americano Malcom Bricklin,
che a ottobre scorso, sulla base di un incredibile piano industriale,
ha proposto di acquistare la Zastava Automobili, con l'ipotesi di
produrre tra cinque anni 220.000 automobili e con la previsione di
venderne il 75% sul mercato americano ed europeo. Ormai nessuno ci
crede piu'; Briklin non si e' presentato per la firma degli accordi
prevista ad aprile scorso.

Il salario medio attuale dei circa lavoratori 17.500 lavoratori in
produzione e' di 10.000 dinari al mese (165 euro), piu' basso del
salario medio nazionale che e' di 11.000 dinari (185 euro).
Ricordiamo che una famiglia media di 4 persone ha bisogno di almeno
250 euro contando solo i generi di primissima necessita'.

Alcune considerazioni sugli operai in cassa integrazione a zero ore:
nell'agosto 2001, quando scattarono i licenziamenti, erano 11.000.
Al momento attuale sono 6810. Molti sono andati via non perché vanno a
star meglio ma per disperazione, perché niente si è mosso, perché è
bloccata la produzione.
Un certo numero è andato in pensione, altri si sono licenziati, hanno
preso 100 euro per anno di lavoro perché erano pieni di debiti e ora
sono disperati, non hanno a chi rivolgersi.
In molte famiglie ci sono tutti e due i genitori in cassa
integrazione.
I sussidi sono da 4.000 a 5.000 dinari [65 - 80 euro] al mese, ancora
per i prossimi due anni, perché l'accordo era per quattro anni.
Importante è dire che l'età media è di 48 anni; ci sono tante malattie
dopo dieci anni terribili di embargo e di cibo scarso.
Quasi tutti i lavoratori che hanno lavorato nella ricostruzione sono
stati collocati in cassa integrazione a zero ore.
Parecchi sono morti, e non ci sono dati ufficiali, non si conoscono le
cause prevalenti di morte.
Non ci sono controlli periodici della salute, non c'è una banca dati.
Questi lavoratori non vedono speranze.

Peggio ancora stanno ovviamente quei circa 8400 operai che furono
definitivamente licenziati nell'agosto 2001, ricevendo una indennita'
di circa 100 euro per anno di lavoro svolto. Il denaro e' ormai finito
ro non esiste alcuna prospettiva.


Conclusioni

La situazione economica in Jugoslavia è ovviamente molto problematica.
Oltre alla Zastava sono centinaia le fabbriche che sono state
bombardate e non ricostruite.

Ad oggi i disoccupati sono circa un milione; gli occupati meno di due
milioni.
Ci sono 300.000 lavoratori occupati che pero' non ricevono il salario
da mesi.
Lavorano in nero circa 700.000 persone.

La legge sulle privatizzazioni ha fino ad oggi interessato 700 imprese
con un totale di circa 25.000 dipendenti.

La Classe lavoratrice Jugoslava è oggi in condizioni di oggettiva
debolezza e deve fare i conti con la necessità di una ricostruzione
post-bombardamenti che ha ormai da due anni assunto una chiara
direttrice iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha
lasciato al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le
scuole e la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più
ricchi, le fabbriche, le zone industriali sono all'asta di
profittatori occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo
condizioni di lavoro inaccettabili.

I dati ufficiali affermano che circa i 2/3 della popolazione serba
spende meno di 1 euro al giorno pro-capite, e che un terzo spende meno
di mezzo euro al giorno; il 60% della spesa e' per il cibo.


Non possiamo e non dobbiamo lasciare soli, abbandonati e invisibili, i
lavoratori e le lavoratrici jugoslavi e le loro famiglie.
Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinche' giunga a loro la
nostra solidarieta' e fratellanza materiale e politica.


---


Intervento, a nome del coordinamento RSU e gruppo ZASTAVA Trieste,
svolto da Gilberto Vlaic di ZASTAVATrieste all'assemblea dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac il 11 maggio 2003 in occasione
della consegna delle adozioni a distanza raccolte a favore delle
famiglie dei lavoratori tutt'ora senza lavoro e senza salario a causa
dei bombardamenti delle fabbriche della Jugoslavia.


Care bambine, cari bambini, a voi, ai vostri genitori, a tutti i
lavoratori della Zastava porto il piu' caloroso saluto di tante
famiglie italiane, di tanti lavoratori che si sentono vostri fratelli
e che esprimono, con questa solidarieta' materiale, uno degli esempi
piu' belli e significativi della solidarieta' internazionalista e
dell'amicizia tra lavoratori di paesi diversi, uno dei migliori esempi
della fraternita' tra i popoli.

Oggi portiamo con noi piu' di 70 adozioni provenienti da tutta Italia:
dalla Sicilia al Piemonte, dalla Toscana al Friuli, dall'Abruzzo alla
Lombardia; di queste ben 12 sono nuove, a riprova del fatto che molti
lavoratori, molti cittadini italiani non hanno dimenticato e non
dimenticheranno mai che quattro anni fa l'Italia, insieme agli altri
paesi della NATO, aggrediva brutalmente la Repubblica Federale di
Jugoslavia.
Tre di queste adozioni nuove mi sono state consegnate domenica scorsa,
giorno del mio compleanno.
Voglio dirvi che non avevo mai ricevuto regalo piu' bello.
A questo proposito la breve visita di Rajka e Milja a Brescia e a
Trieste a meta' aprile scorso e' stata di grandissimo aiuto.
Noi dovevamo venire tra voi alla fine di marzo, ma gli avvenimenti
recenti accaduti nel vostro Paese ci hanno obbligato a cambiare la
data.

Dopo l'invenzione dell'ingerenza umanitaria, nome scelto per coprire
la piu' classica delle aggressioni imperialiste, e' stato usato il
nome di guerra preventiva per massacrare un altro popolo. Anche in
Iraq la guerra e' servita a mettere le mani sulle risorse di un
territorio, a determinare il controllo militare su un'area geografica
strategica del Medio Oriente.

Il movimento di opposizione alla guerra e' stato ed e' enorme in
tutto il mondo. Il 15 febbraio scorso decine di milioni di persone in
tutto il mondo hanno partecipato alle piu' imponenti manifestazioni di
massa che si siano mai tenute; a Roma eravamo in tre milioni, e si e'
sentita anche la voce dei lavoratori jugoslavi.
Probabilmente questo movimento cosi' grande e senza confini e'
riuscito a ritardare l'inizio dell'aggressione e forse a limitare i
lutti e le devastazioni sofferte dal popolo iracheno.

Ora gli Stati Uniti dichiarano conclusa la guerra e annunciano
trionfanti di aver portato liberta' e democrazia al popolo iracheno.

La liberta' di morire per mancanza di cibo, di acqua, di medicine, di
lavoro.
Questa e' la liberta' e la democrazia di chi si e' dichiarato padrone
dei destini del mondo.

Non siamo riusciti a fermare questa guerra ma non per questo dobbiamo
arrenderci.
In Italia, oltre a partecipare alle manifestazioni di piazza, per
esprimere il proprio rifiuto della guerra moltissimi cittadini
italiani hanno esposto alle finestre delle loro case le bandiere della
pace; sono centinaia di migliaia e continuano a essere esposte, segno
che nessuno crede che la guerra sia terminata. E del resto gia' si
fanno i nomi di quei popoli che dovranno essere sottoposti alle
amichevoli cure americane e inglesi e degli altri stati che si sono
associati a loro in questa terribile guerra infinita.
In questo quadro non si collocano soltanto le accuse alla Siria, i
duri moniti rivolti all'Iran affinché desista da qualsiasi
"interferenza" nelle relazioni tra le diverse componenti religiose
presenti in Iraq, le ricorrenti minacce alla Corea del Nord, ma anche
la campagna di aggressione puntualmente scatenata contro Cuba e contro
i paesi dell'America latina, senza dimenticare il popolo palestinese,
massacrato da decenni dall'imperialismo israeliano.

Come lavoratori dobbiamo essere assolutamente contrari a queste guerre
imperialiste, e dobbiamo opporci con tutte le nostre forze ad esse,
non solo perche' la guerra porta lutti e distruzioni, ma perche' sono
assolutamente contro i nostri interessi come classe sociale.
Gli interessi di chi vuole un lavoro normale, l'istruzione e la
sanita' pubblica per tutti, case riscaldate e decorose, giuste
pensioni per gli anziani; una vita dove i giovani possano crescere,
istruirsi e lavorare nella propria terra, e non diventare servi o
forza lavoro a basso costo del capitale occidentale.

L'arma piu' forte che abbiamo in mano e' la solidarieta'
internazionalista dei lavoratori.
Il nostro mondo non è quello dei ricchi e dei governi, il mondo che
vogliamo noi è quello basato sull'amicizia dei suoi popoli.

Poche parole sulla situazione del mio Paese.
Stiamo assistendo ad una progressiva fascistizzazione "morbida"
dell'Italia, che magari non ha i tratti quotidiani della brutalita'
del fascismo classico, ma che mette a serio rischio i diritti politici
e gli interessi materiali dei lavoratori. Ne' potrebbe essere
altrimenti, visto che gli eredi diretti del fascismo sono oggi al
governo nel nostro paese, insieme alla destra piu' razzista e
ultra-liberista.
La magistratura e' nel mirino del Governo, visto che ha osato
sottoporre a giudizio per corruzione il capo del governo e alcuni suoi
amici, con il rischio reale per la magistratura di perdere la sua
indipendenza. Si tenta inoltre di imbavagliare la stampa e la
televisione.
I diritti acquisiti dai lavoratori sono sottoposti ad un fortissimo
attacco specie per quanto riguarda le tutele contro i licenziamenti
senza giusta causa; a questo stiamo rispondendo proponendo
l'estensione a tutti i lavoratori dei diritti posseduti da quelli che
lavorano in aziende con piu' di 15 dipendenti. Su questo argomento si
terra' un referendum popolare il 15 di giugno prossimo.
Il rinnovo del contratto di lavoro nazionale dei metalmeccanici e'
stato firmato due giorni fa, senza la partecipazione della FIOM-CGIL,
che e' il sindacato assolutamente maggioritario in questa categoria.
I due sindacati minoritari che lo hanno firmato si rifiutano di
sottoporlo a referendum tra tutti i lavoratori; in questa maniera
salta il rapporto democratico tra lavoratori e loro rappresentanti.

Torno ora alla nostra assemblea.
Nel viaggio dello scorso dicembre vi avevo parlato dell'iniziativa
"Non bombe, ma solo caramelle"
che abbiamo lanciato tra gli studenti delle scuole elementari in
Italia.
Si tratta di un progetto in cui i bambini sono chiamati a esprimere il
loro rifiuto alla guerra, con la loro sensibilita' di bambini,
attraverso scritti, disegni canzoni. E chiediamo loro di non fermarsi
qui, ma di stabilire rapporti di gemellaggio con altre classi
scolastiche nei Paesi che hanno purtoppo conosciuto la devastazione
dell'aggressione imperialista.
Ricordo che il titolo di questa manifestazione e' stato tratto da una
lettera inviataci da una bambina di Kragujevac.
Ebbene, il progetto e' arrivato nella sua fase operativa; il prossimo
16 giugno in un grande teatro di Roma alcune centinaia di bambini di
molte scuole elementari, provenienti da tutta Italia, daranno vita
alla manifestazione finale.
Voi sarete presenti con un filmato che sara' proiettato all'inizio.

Termino rivolgendomi come al solito alle ragazze e ai ragazzi che tra
poco riceveranno le quote dei loro amici italiani; vi rinnovo
caldamente l'invito a scrivere alle famiglie italiane perche' una sola
vostra lettera serve piu' di mille dei nostri discorsi.

SVE VAS VOLIM

Kragujevac, 11 maggio 2003