Serbi e tedeschi. Per rinfrescare la memoria
(ITALIANO, SRPSKOHRVATSKI, ENGLISH)


Per rinfrescare la memoria "alla vecchia Europa" ed anche ai vari
nostri professori intellettual-borghesi "ex", quelli a spasso nel
"democratico West".

Dedicato al mese di maggio, mese della vittoria contro il nazifascismo
in tutto il mondo e della fine della guerra di Liberazione della
Jugoslavia.

===

Maggio 1995, trasmissione radiofonica "Stasera insieme" di Radio
Belgrado, primo canale:

<<...In occasione del cinquantenario della vittoria sul nazifascismo,
il signor Maric dalla cittadina di Osnabrueck per gli ascoltatori di
Radio Belgrado ha trasmesso il seguente testo:

"Quando nel maggio 1945 sono stati liberati i prigionieri dal campo di
concentramento tedesco di Osnabrueck, il pastore protestante tedesco
Friedrich Hriesenberg ha recitato per i suoi fedeli una predica, che
sarebbe stata nel contempo anche la sua ultima, prima di andare in
pensione:

"Il nostro paese ha perso la guerra. Hanno vinto i russi, gli
americani, gli inglesi. Forse avevano migliori armi, più soldati,
migliori comandanti.
E' stata una vittoria materiale, quella che hanno conseguito. Ma qui
tra noi si trova un popolo, che ha conseguito un'altra vittoria, molto
più significativa. La vittoria dell'animo, la vittoria del cuore e
dell'onesta'. La vittoria della pace e dell'amore cristiano. Questo
popolo sono i serbi.
Noi prima li conoscevamo superficialmente, ma nello stesso tempo
sapevamo cosa stessimo facendo nella loro patria [vedi ALLEGATO]. Per
ogni nostro soldato morto, rappresentante il potere dell'occupatore,
ammazzavamo centinaia di serbi che difendevano la loro terra. Non
soltanto questo: sapevamo cosa stessero facendo contro i serbi da
tutte le parti i croati, gli arnauti [vecchio nome per gli schipetari,
ndT], gli italiani, gli ungheresi ed i bulgari... e tutto questo lo
approvavamo.
Sapevamo che qui tra di noi [nel campo di concentramento di
Osnabrueck, ndT] si trovavano 5000 ufficiali serbi, i quali una volta
rappresentavano l'elite sociale nel loro paese, e adesso sembravano
solo scheletri viventi, denutriti e malati. Ritenevamo che nei serbi
prevalesse il credo "chi non si vendica non viene consacrato ("Ko se
ne osveti, taj se ne posveti"). Avevamo veramente paura di questi
martiri serbi. Avevamo paura che essi, dopo la nostra capitolazione,
avrebbero fatto quello che noi abbiamo fatto a loro. Pensavamo davvero
a questa tragedia, e già vedevamo i corpi dei nostri figli galleggiare
nei canali, oppure essere bruciati nei forni. Immaginavamo il massacro
della nostra gente, gli stupri, le distruzioni delle nostre case
[dunque, proprio come in tempi recentissimi, questi signori vedevano
se stessi nello specchio ma indicavano i serbi!... ndT]
Invece cosa è successo?
Quando è stato spezzato il filo spinato, e quando i 5000 scheletri
viventi serbi [i prigionieri del campo, ndT] si sono ritrovati in
libertà e tra di noi, questi scheletri viventi hanno accarezzato i
nostri bambini, hanno parlato con noi. I serbi dunque hanno
accarezzato i bambini di quelli che hanno avvolto il loro paese in un
drappo nero...
Appena adesso comprendiamo perché il nostro poeta Goethe studiasse la
lingua serba. Ora capiamo perché l'ultima parola di Bismarck, sul
letto di morte è stata: "Serbia".
Perciò la vittoria serba è più bella, piu' alta, più di qualunque
altra vittoria materiale. Questa vittoria la potevano conseguire
soltanto i serbi, educati nello spirito di San Sava e nella loro epica
eroica, tanto amata da Goethe. Questa vittoria vivrà nei secoli
nell'animo tedesco. Ed e' a questa vittoria ed ai serbi che ho voluto
dedicare questa mia ultima predica pastorale"

[Lo speaker della radio:] Commoventi queste parole oggidì, quando da
tutte le parti si parla dei serbi con tutt'altri toni. Almeno in
generale. Ma naturalmente non sono tutti uguali. Grazie, ancora una
volta per aver ricordato queste parole di questo generoso sacerdote
tedesco. Che risuonino le sue parole anche in tante altre teste...>>

[Trascrizione dalla registrazione da Milena.
Traduzione di Ivan del CNJ per "Voce jugoslava" (trasmissione
radiofonica su Radio Città Aperta), 20 maggio 2003.]


--- SRPSKOHRVATSKI ---

Radio Beograd-I, Maj 1995.

Povodom pedestogodisnjice pobede nad fasizmom i nacizmom, g. Maric iz
Osnabrika, za slusaoce Radio Beograda (u emisiji "Veceras zajedno")
izvestio je sledece:

Kada je 1945. oslobodjen koncetracioni logor u Osnabriku i
zarobljenici pusteni na slobodu, protestantski pastor Fridrih
Hrisenberg, maja 1945. odrzao je svojim vernicima prpoved, koja je
istovremeno bila i njegova poslednja, pred odlazak u penziju. Ova
propoved u prevodu glasi:

"Nasa otadzbina izgubila je rat. Pobedili su Rusi, Amerikanci,
Englezi.
Mozda su imali bolje oruzje, vise vojnika, bolje vocstvo. Ali to je
izrazito materijalna pobeda. Tu pobedu oni su odneli. Ali ovde, medju
nama, ima jedan narod koji je izvojevao jednu drugu i mnogo lepsu
pobedu, pobedu duse, pobedu srca i postenja. Pobedu mira i hriscanske
ljubavi. To su Srbi.
Mi smo ih ranije samo donekle poznavali, ali smo isto tako znali sta
smo cinili u njihovoj otadzbini. Ubijali smo stotinu Srba, koji su
branili zemlju, za jednog naseg vojnika, koji je inace pretstavljao
vlast okupatora nasilnika. Ne samo to da smo cinili, nego smo
blagonaklono gledali kako su tamo na Srbe pucali sa svih strana: i
Hrvati, i Arnauti i Italijani i Madjari i Bugari. Znali smo da se ovde
medju nama nalazi 5000 oficira Srba, koji su nekad u svojoj zemlji
pretstavljali drustvenu elitu, a sada su licili na zive kosture,
iznemogli i malaksali od gladi. Drzali smo da kod Srba tinja verovanje
"Ko se ne osveti, taj se ne posveti", i mi smo se zaista plasili
osvete tih srpskih mucenika. Bojali smo se da ce oni, po nasoj
kapitulaciji, raditi ono sto smo mi sa njima cinili. Zamisljali smo
jasno tu tragfediju i vec videli nasu decu kako plivaju kanalizacijom
ili se peku u gradskoj pekari. Zamisljali smo ubijanje nasih ljudi,
silovanja, rusenja i razaranja nasih domova. Medjutim kako je bilo:
Kada su pukle zarobljenicke zice i kada se 5000 zivih srpskih kostura
naslo na slobodi u nasoj sredini, ti kosturi su milovali nasu decu,
davali im bombone, razgovarali su sa nama. Srbi su dakle milovali decu
onih koji su njihovu otadzbinu u crno zavili.
Tek sada razumemo zasto je nas pesnik Gete ucio srpski jezik. Sada tek
shvatamo zasto je Bizmarku poslednja rec na samrtnoj postelji bila:
Srbija. Ta pobeda Srba je lepsa i uzvisenija od svake druge pobede.
Takvu pobedu cini mi se, mogli su izvojevati i dobiti samo Srbi,
odnegovani u njihovom svetosavskom duhu i junackim srpskim pesmama,
koje je i nas Gete tako voleo. Ova pobeda ce vekovima ziveti u dusama
Nemaca, a toj pobedi i Srbima, koji su je izvojevali, zeleo sam da
posvetim ovu moju poslednju svestenicku propoved".

Spiker:
Dirljive reci, u ovo vreme kad se o Srbima na tim stranama govori
nekim drugacijim tonovima, bar u vecini. Naravno nisu svi isti.
Hvala vam, jos jednom, sto ste potsetili na uzvisene reci plemenitog
pastora. Neka odjeknu i u nekim drugim glavama."

Sa magnetoofnske trake prenela u pisani tekst, Milena


=== ALLEGATO / ANNEX ===


http://www.army.mil/cmh-pg/books/wwii/antiguer-ops/AG-BALKAN.HTM
German Antiguerrilla Operations in the Balkans (1941-1944)


http://www.army.mil/cmh-pg/books/wwii/balkan/20_260_2.htm

THE GERMAN CAMPAIGN IN THE BALKANS (SPRING 1941): PART II

"III. German Propaganda

German propaganda efforts naturally took full advantage
of this open rift between Serbs and Croats. The
constantly repeated official line was that Germany and
Italy desired the creation of an independent state of
Croatia and that the military operations were being
conducted only against the Serbs. However, when Hitler
was first told of the open animosity among the various
ethnic factions in Yugoslavia, he is said to have remarked:
"That is none of our business. If they want to bash each
others' heads in, let them go ahead."

...

"In a letter Mussolini wrote to Hitler on 29 December
1941, the former stated with reference to Yugoslavia:

Before next spring every nucleus of insurrection must be
wiped out or else we run the risk of having to fight a
subsidiary war in the Balkans. The first territory to be
pacified is Bosnia, then Serbia and Montenegro. The
military operations must be conducted with great
determination and must lead to a real and complete
disarmament of the population, this being the sole
guarantee I for avoiding surprise in the future. For this
purpose our military forces must cooperate according to a
common plan to prevent duplication of effort and achieve
the desired result with a minimum of manpower and
materiel."