(EN FRANCAIS:
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IN ENGLISH:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2529

Per alcune recensioni in lingua inglese dell'ottimo libro di Diana
Johnstone "FOOLS' CRUSADE" si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2529

Ringraziamo A. Lattanzio per questa traduzione. CNJ)

Diana Johnstone:

GUERRE SENZA FINE

Relazione tenuta alla Sorbona, 26 febbraio 2003


Diritto internazionale contro diritto del più forte

Davanti al Consiglio di Sicurezza il 14 febbraio, il
ministro francese,
Dominique de Villepin, ha fatto un discorso ammirevole
per ragionevolezza e chiarezza, che è stato assai
apprezzato -- salvo, sapete bene, per i dirigenti e la
stampa anglofone.
Gli USA sono diretti, ora, da un piccolo gruppo di
megalomani dalle idee e dai progetti perfettamente
ignoti all'elettorato usa, che, secondo la corte
suprema nominata dal padre, aveva eletto George
Bush... con una grande maggioranza di voti. Più
importante, l'elettorato usa dopo molto tempo, non ha
scelto veramente, poiché il processo "democratico" a
livello nazionale è stato completamente accaparrato
dal complesso militar-industriale. Un pugno di
illuminati ha imposto una politica che non è mai stata
sottoposta a un dibattito democratico negli USA, e non
si vuole che tale dibattito arrivi alle orecchie dei
cittadini degli USA. È perciò i propagandisti dei
media hanno risposto con un torrente d'invettive
imbecille versato sulla Francia -- il cui scopo era di
decorare la guerra con degli orpelli di legalità
internazionale. Poiché la posizione della Francia,
fino allora, cercasse di restare nelle forme del
diritto internazionale, niente di più. Ma la squadra
al potere a Washington non apprezza sforzi del genere.
Suo scopo è d'imprigionare il mondo e di dettargli la
sua legge con la forza. Il diritto internazionale deve
cedere al diritto del più forte; ciò è la base del
"nuovo ordine mondiale" stile Bush e compagnia.
I dirigenti usa hanno l'abitudine di dire di coloro
che vogliono attaccare, che egli "non comprende che la
forza". Più esattamente, vorrebbero che gli altri non
comprendano che la forza, poiché è il linguaggio
ch'essi utilizzano. Vogliono dimostrare che sia la
forza ad avere l'ultima parola. La crisi irakena fa
ritornare una opposizione drammatica tra il diritto
internazionale e il diritto del più forte. Il diritto
internazionale, nella misura che sia sempre più
universale, applicabile a tutti nello stesso modo, è
ora un ostacolo che Washington preferisce togliere con
la legge del più forte, cioè la sua legge.

L'Illusione della "Comunità internazionale"

Per la vecchia Europa, e soprattutto per la Francia,
tale crisi sull'Irak dovrebbe mettere fine a certe
illusioni. La grande illusione degli anni '80 era di
immaginare che l'immensa potenza militare degli USA,
potesse trasformarsi in caritatevole per compiere gli
interventi "umanitari" desiderati dai campioni dei
diritti dell'uomo divenuti la coscienza di una vaga
"comunità internazionale". La referenza costante a
tale "Comunità internazionale" aveva una doppia
valenza ideologica: mascherare la distruzione
dell'autorità delle Nazioni Unite, e dare
l'impressione di un certo multilateralismo. Questo
concetto vago si applica soprattutto alle nazioni
occidentali, supposte rappresentanti della coscienza
superiore dell'umanità. Nello stesso tempo, questa
"Comunità internazionale" corrispondeva, in realtà, a
un "condominio imperiale" delle potenze occidentali
capitaliste che, unite sull'egemonia usa, potrebbe
dominare il mondo senza distruggersi mutualmente nelle
guerre mondiali per dividersi i continenti del
Sud. Tale "Comunità internazionale" o "condominio
imperiale", imporrebbe un ordine "morale" al mondo,
basato sui "valori", soprattutto i "diritti
dell'uomo".

La Continuità

A paragone con la squadra di Bush, sempre più
chiaramente criminale, il mondo rischia di provare una
grande nostalgia per l'amministrazione Clinton, e di
desiderare il ritorno dei democratici come i
paleo-cristiani desideravano il ritorno di Cristo.
Il multilateralismo tradizionale dei Democratici
salvava almeno le
apparenze agli occhi degli alleati europei, che
potevano giocare i ruoli secondari e pagare il
pedaggio con un minimo di dignità.
Ma attenzione, se è vero che all'inizio l'elettorato
democratico, abbia gradito
I politici democratici, ritenuti più "liberali", cioè
più "sociali", per quanto riguarda la politica
interna; c'è da segnalare due cose: in politica
interna, tutti si situano a destra in rapporto alla
Francia... e poi, per quanto riguarda la politica
estera, è solo la presentazione che cambia. In fondo,
c'è una grande continuità, dovuta alla logica di un
complesso militar-industriale gonfiato, e assicurato
da una piccola élite di specialisti che creano
progetti di politica internazionale nel comfort di
fondazioni private, nascoste agli sguardi della
popolazione ma assai vicine ai mass media.
Vorrei segnalare qualche indizio di tale continuità.
Avete visto il Presidente Bush esortare le sue truppe
proclamando che "noi abbiamo il più grande esercito
della Terra" come se fosse una virtù morale. Ma
l'ambasciatrice di Clinton, Madeleine Albright, aveva
esclamato, "a cosa serve avere la più grande forza
militare del mondo se non la si usa!" La personalità
che, scioccata da queste parole bellicose, le aveva
raccontate nelle sue memorie, non era altri che il
Generale Colin Powell, che ne ha poi viste altre...
Si, era già stata Madeleine Albright a voler scatenare
la guerra contro la Jugoslavia senza mandato del
Consiglio di Sicurezza. Oggi, quando il Presidente
Chirac e il suo ministro degli esteri insistono sulla
necessità di passare dal Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, non ci si disturba più di tanto a
ricordarsi che non aveva avuto tali pensieri solo
quattro anni fa...
Ma bisogna dirlo.

Il Kossovo

Qui devo affrontare un argomento che molti vorrebbero
evitare, il Kossovo,
poiché l'illusione non è ancora totalmente scomparsa
per ciò che concerne
il Kossovo, dato che molti conservano ancora una
impressione errata delle cause come degli effetti.
Bisogna ritornarvi, perché la "riuscita" della guerra
del Kossovo è citata regolarmente, oggi, come
precedente felice, come argomento irrefutabile in
favore della "guerra preventiva" contro i "dittatori"
che non penserebbero altro che a commettere dei
"genocidi". Se non si rompe tale illusione, si
continuerà a brandire "il Kossovo" come la carta
bianca alla guerra "giusta" in permanenza. Tutto ciò
era prevedibile. Giustificare la guerra preventiva
senza mandato del Consiglio di Sicurezza doveva creare
un precedente pericoloso, come Hubert Védrine stesso
ha riconosciuto poco dopo, nelle pagine
del Le Monde diplomatique. Non posso giudicare a qual
punto i dirigenti europei dispongano di servizi di
informazione ingannato dalla retorica del momento, ma
tutti hanno ripetuto la stessa propaganda all'epoca:
le peggiori menzogne provenivano dalla squadra inglese
del recidivo Blair, e del ministro della difesa
tedesco Rudolf Scharping, che si è dimesso poco dopo,
durante una ondata di scandali.
In Francia, esisteva la "lobby Sarajevo" che reclamava
tale intervento militare come solo mezzo per trattare
i conflitti jugoslavi. Molti intellettuali francesi,
soprattutto quelli che hanno trasformato la funzione
della "filosofia" da desiderio di sapere in vetrina di
indignazione contro i miscredenti lontani, hanno
stigmatizzato tutti gli sforzi per comprendere e per
cercare la conciliazione come una sorta di complicità
con il nuovo "Hitler". Rigettando ogni realismo in
politica come opera del diavolo, hanno preferito
volgersi ai missili cruise per regolare gli affari
complessi.
Bisognava essere degli ingenui per credere che gli
USA, vista la loro storia di ingerenze aperte o
clandestine (tra gli altri) in Guatemala, Iran,
Vietnam, Cile, Angola, e in modo sempre costante da un
secolo in tutta l'America centrale, andassero, una
volta liberi dalla costrizione rappresentata da una
superpotenza rivale, a trasformarsi in braccio armato
delle sorelle della carità.
in realtà, gli USA non si sono fatti trascinare nella
guerre del Kossovo a causa degli argomenti di BHL o
dalle lacrime di Glucksmann.
Come per la guerra in Iraq, essi volevano andare a
cercare dei pretesti, quando essi non li creano.
Le vere cause sono visibili a partire degli effetti
reali. I risultati eloquenti della guerra del Kossovo
sono i seguenti:
* legittimare la guerra come mezzo privilegiato per
risolvere i problemi politici, che porta a
delegittimare i negoziati, la diplomazia, la
mediazione, tutti i mezzi pacifici che, si vede oggi,
sono rigettati come forme di lassezza.
* creare un precedente per fare la guerre senza
mandato del Consiglio di Sicurezza con il pretesto del
caso urgente, urgenze valutata dagli USA e (forse) dai
loro alleati.
* salvare la Nato dandole una nuova "missione
umanitaria" fuori dalla zona di difesa dei paesi
dell'alleanza, e trasformandola in "scatola degli
attrezzi" da cui gli USA possono poggiare le loro
operazioni più a Est e al Sud. Qui si trova la causa e
l'effetto più importanti di tali avventure, ciò che
spiega la grande fretta con cui bisogna procedere ai
bombardamenti nel momento scelto, alla vigilia del
cinquantenario della Nato, che permetteva a Washington
di presentare la nuova strategia della Nato in fatto
compiuto, senza dibattito vero.
* rinforzare in modo decisivo l'influenza degli USA
sull'Europa con la scusa della Nato. Tale operazione è
stata cruciale offrendo ai paesi dell'Europa
ex-comunista una adesione occidentale alternative
all'Unione Europea.
* fare del Kossovo una base militare usa, "Camp
Bondsteel", costruito poco dopo l'occupazione del
Kossovo senza domandare il permesso a nessuno.

E il Kossovo stesso? Il problema dei "due popoli per
una terra "durava da molto tempo, e avrebbe dovuto
essere trattato con cautela, come altri problemi dello
stesso genere. Ciò che ha precipitato la crisi era
soprattutto la crisi finanziaria in Albania nel 1997,
che da una parte apriva una porta al negoziato
(scoraggiando, per un istante, i separatisti) e
dall'altro inondava il Kossovo di armi rubate dagli
arsenali albanesi. Un crocevia tra pace e guerra dove
gli USA hanno scelto il cammino della guerra, dicendo
il contrario. L'UÇK, sostenuto vigorosamente da un
lobby a Washington comprendente un vecchio candidato
repubblicano alla presidenza, Robert Dole, ha potuto
giocare contro Milosevic il ruolo di "Contras"
lanciato dalla CIA contro il Nicaragua sandinista, per
ridurre tutta la Jugoslavia a uno stato simile a
quello dei paesi dell'America centrale. Il Kossovo
occupato e governato formalmente dalle Nazioni Unite,
in
realtà dai paesi della Nato con qualche ausiliario
subordinato, è diventato lo snodo dei traffici di
donne, droga e armi. Liberati dalla polizia serba, le
milizie albanofone si fanno la guerra tra di loro. Io
non dirò quale sia l'obiettivo usa, ma è il tipo di
situazione in cui si accomodano assai bene un po'
dappertutto, ove cercano un qualsiasi alleato contro
un regime recalcitrante.

La volontà d'ingerenza militare

Dall'inizio della crisi jugoslava nei primi anni '80,
l'ingerenza delle potenze occidentali, senza dirlo
apertamente, e in una certa misura, forse senza
pensarlo, aveva fatto di tutto per preparare il
proprio intervento militare.
1 - Primo, è noto che il governo tedesco ha insistito
sul riconoscimento dell'indipendenza della Slovenia e
della Croazia, contro ogni regola diplomatica e contro
l'avviso dei propri diplomatici sul posto. È un
argomento interessante, che io tratto nel mio libro,
mai per deferenza verso l'atteggiamento attuale
del governo tedesco, non voglio insistere troppo su
tale aspetto, qui. Ma bisogna notare ciò che ha spinto
al riconoscimento rapido insistendo sul fatto che ciò
avrebbe impedito la guerra civile troncando la
questione della Jugoslavia una volta per sempre. Ma il
vero risultato del riconoscimento rapido non fu la
fine del conflitto, ma piuttosto trasformare una
guerra civile in conflitto internazionale, aprendo la
via all'intervento internazionale. Prendendo parte con
i secessionisti, gli stati europei ridussero le loro
possibilità di mediazione neutra e contribuirono alla
polarizzazione.
2 - Dopo la disintegrazione violenta della Jugoslavia
fu determinata anche dagli USA che proclamandosi in
favore della preservazione della Jugoslavia, per via
diplomatica impedì all'Armata popolare jugoslava di
mantenere l'unità del paese con la forza. Tale gesto
di "pacifismo belante" dava carta bianca alle forze
nazionaliste e separatiste che si erano armate
clandestinamente e che si sono messe a realizzare la
secessione con il fatto compiuto. Tutte queste
secessioni, quelle della Slovenia, della Croazia, ma
anche dei Serbi di Krajina che fecero secessione dalla
Croazia, avrebbero potuto essere impedite
dell'esercito jugoslavo, il tempo di prendere delle
misure per salvare la Federazione
multinazionale, ciò che senza dubbio, voleva la
maggioranza della popolazione della Jugoslavia, che
non è stata mai consultata nel suo insieme e che non
immaginava i disastri futuri.
L'ironia, è che alla fine gli USA, che avevano vietato
l'uso della forza per preservare il paese
"multietnico" hanno alla fine utilizzato essi stesi
una forza ben più devastatrice, dicendo di preservare
la multietnicità di certi frammenti della federazione
dissolta. Ciò che non sono riusciti a fare con la loro
forza militare, visto lo stato delle relazioni
inter-etniche estremamente tese nei protettorati di
Bosnia e del Kossovo.

Dietro la facciata del multilateralismo, nei conflitti
jugoslavi, gli USA hanno sabotato gli sforzi europei
per favorire una soluzione negoziata.
In Bosnia, hanno incoraggiato Izetbegovic, il cui
partito aveva delle buone relazioni con gli USA,
soprattutto tramite Mohamed Sacirbey e suo padre.
Bisogna leggere le memorie di David Owen per vedere
come Washington ha sabotato ogni accordo di pace.
Assimilando la guerra a un match sportivo, si adottò
l'assurdo slogan che si doveva dotare la Bosnia di un
"terreno di gioco equo" armando la parte più debole...
una logica già applicata infatti nella guerra
Iran-Iraq, che l'Occidente aveva attizzato per otto
anni... ma che non si applica, evidentemente, a
Israele e Palestina. In realtà, con l'Iran e altri
paesi mussulmani, gli USA hanno rinforzato il partito
di Izetbegovic, con il risultato di avere una guerra
prolungata, più sofferenze e morti, gli integralisti
islamisti giunti da fuori e installati presso Zenica e
alla fine dei conti una Bosnia ancora più divisa di
quanto era stato deciso a Lisbona.
Tutt'altro che eccezionale, questa alleanza con il
partito islamista era in perfetta continuità con la
politica usa nel Medio Oriente, che ha costantemente
favorito gli islamisti contro i regimi laici dei paesi
mussulmani. È così che la rete di vecchi combattenti
dell'Afghanistan, spesso legati a bin Laden, fossero
i benvenuti. E è molto significativo che la
delegazione di Izetbegovic a Dayton fosse consigliata
da Richard Perle, il sinistro consigliere al Pentagono
dell'amministrazione Bush, e del campione dell'estrema
destra in Israele, Netanyahou....
-- In Kosovo, invece d cercare la conciliazione,
Washington l'ha resa impossibile incoraggiando
l'intransigenza degli Albanesi. Attraverso la National
Endowment for Democracy {"la fondazione nazionale per
la democrazia"), stabilita sotto l'amministrazione
Reagan per finanziare l'ingerenza nella vita politica
di altri paesi, gli USA hanno potuto influenzare il
modo con cui il problema del Kossovo veniva visto dal
resto del mondo, compresi anche gli Albanesi del
Kossovo stesso. Questa fondazione è un esempio
importante del fenomeno delle "organizzazioni
non-governative" ..., fenomeno che gioca un ruolo
capitale nella formazione della "politica dei diritti
dell'uomo" che serve a giustificare gli interventi
detti "umanitari".
Questo aiuto usa era particolarmente importante nel
campo decisivo dell'informazione sui diritti
dell'uomo. La fonte principale dei rapporti diffusi
nel mondo sulla questione del trattamento della
popolazione albanese in Kossovo era il "Consiglio per
la Difesa diritti dell'uomo e delle Libertà",
fondato nel 1989 da militanti separatisti albanesi.
Tali organismi non s'interessavano dei diritti di
tutti gli abitanti del Kossovo, ma unicamente dei
Kossovari albanesi, poiché il Consiglio era lo
strumento della propaganda a favore della causa, e
l'esagerazione dei fatti diveniva una abitudine. Uno
dei doni della fondazione ha permesso al Consiglio di
assumere un direttore a tempo pieno e di stabilire una
rete di 27 sotto-comitati presenti in tutte le
cittadine della provincia. Nel 1998, una pubblicazione
di tale "fondazione nazionale per la democrazia" si
vantava di questo aiuto, che ha fornito a circa 2.000
volontari fax e computer. Il Consiglio, secondo i suoi
benefattori, era "la fonte delle informazioni più
importante sui diritti dell'uomo in Kossovo. Una larga
gamma di organizzazioni internazionali diritti
dell'uomo e di agenzie di stampa usarono le sue
informazioni, come la Federazione Internazionale
Diritti dell'Uomo, la Commissione delle Nazioni Unite
per diritti dell'uomo, e l'agenzia Associated Press."
Così, una piccola provincia dipinta soccombente sotto
una oppressione degna dei nazisti, era coperta da una
rete di uffici pagati dall'estero, dove gli oppositori
dello stato lavoravano continuamente per screditare
questo stato presso le organizzazioni e il pubblico di
tutto il mondo.
Data la difficoltà di penetrare la società albanese
tradizionale, e la rarità delle persone che conoscono
la lingua albanese, non era facile per le ONG o le
agenzie stampa straniere verificare queste
informazioni.
Pertanto, in generale le accettavano e le diffondevano
senza porre troppe domande. Erano le "vittime" a
priori...
Tale credulità funzionava come un invito ai duemila
Albanesi della rete a riferire ciò che pensavano utile
per servire la loro causa, senza preoccuparsi troppo
del concetto astratto di "verità", un ideale non
necessariamente considerato come più onorevole che la
fedeltà al proprio clan o al proprio sangue. Durante i
bombardamenti della Nato, lo stesso Consiglio
continuava a fornire all'Occidente le storie di
atrocità di cui era più avida che mai... per
giustificare i suoi bombardamenti.
Dopo, quando molte delle sue storie si rivelarono
fasulle, si pensava già a una altra cosa.
-- In stretto collegamento con l'UCK, gli USA hanno
sabotato la missione dell'OSCE (così come testimonia
l'ambasciatore francese Gabriel Keller). Hanno
trasformato l'incidente dell'attacco della polizia
serba contro la base dell'UCK a Racak in "massacro"
genocida e in casus belli.
Qui bisogna notare un altro elemento di continuità nel
personale: l'ambasciatore inviato dall'amministrazione
Clinton per dirigere la missione dell'OSCE in Kossovo,
William Walker, era un pratico dell'ingerenza più
sanguinaria in America centrale. Le sue attività
legate ai "Contras" lo hanno ben preparato... e sotto
la presidenza di Reagan, Walker era uno stretto
collaboratore di Elliott Abrams, le cui attività
criminali legate alla vendita illegale di armi
all'Iran
per finanziare i terroristi "Contra" sono
documentate... e perdonate dal primo presidente Bush.
Oggi lo stesso Elliott Abrams -- assai legato
all'estrema destra sionista-- dopo essere stato
incaricato di "diritti dell'uomo", è incaricato degli
affari del Medio Oriente dal Consiglio Nazionale di
Sicurezza di Bush.
-- Per tornare all'amministrazione Clinton, gli USA
hanno bloccato invece di incoraggiare i negoziati tra
Albanesi del Kossovo e Belgrado. Infine, hanno
impedito che i "negoziati" di Rambouillet trovassero
una soluzione pacifica. Non solamente con il loro
"allegato B", che avrebbe trasformato la Jugoslavia in
paese occupato militarmente, -- ma ignorando
completamente le proposte serbe e insistendo
soprattutto sulla presenza in Kossovo, non di una
forza di pace internazionale, dicono delle Nazioni
Unite, che avrebbe potuto essere accettabile da
Belgrado, ma della Nato.
L'essenziale per Washington era l'occupazione della
Nato. E una volta sul posto, hanno costruito (senza
chiedere il permesso a nessuno) la base di Bondsteel,
da dove incoraggiano l'UCK a perseguire i suoi
progetti in Macedonia...

Il mito manicheo della Seconda Guerra Mondiale

L'accettazione della guerra come solo mezzo di
trattare il problema del Kossovo ritornava a
confermare e a rinforzare il mito manicheo della
Seconda Guerra Mondiale come griglia di percezione del
mondo. Tale mito è un elemento essenziale della
propaganda degli USA nella sua fase attuale di
giustiziere universale. È l'antidoto alla supposta
"sindrome del Viet-Nam", lezione di una sconfitta. Il
mito è un atto di fede basato su una versione
semplicistica degli anni 1933-45 trasformati in unico
modello per sistemare l'identità profonda delle
nazioni e delle loro relazioni. Così, tutto viene
ridotto a qualche personaggio: innanzitutto Hitler, il
mostro, le sue vittime passive, e lo Zio Sam che
salva essi da quell'altro. Le motivazioni politiche
sono ugualmente ridotto a poche: da un lato il mostro,
una volontà diabolica di commettere un genocidio.
Dall'altro lato lo Zio Sam, la generosità e il
coraggio. IL ruolo dell'Armata Rossa nella sconfitta
della Wehrmacht? A Diavolo! Domandate agli
statunitensi chi ha liberato Auschwitz, diranno i GIs,
hanno visto il film. Ma ci sono dei figuranti, i
Francesi, che cercano di scoprire il proprio posto in
questa distribuzione: le pecche... mi fermo, non si
deve che consultare la stampa detta di informazione
britannica. Ma questa visione semplicista trova i suoi
adepti in Europa, e anche in Francia, dove si raffina:
il populismo nazionalista della popolazione che
rischia sempre di essere sfruttata dall'Hitler di
turno...
Tale mito ha i suoi usi. Il più evidente è di
giustificare, nei casi ben scelti, l'uso della forza
usa contro ogni negoziato, la "capitolazione
incondizionata" dell'avversario resta la sole carta di
tutte le guerre condotte dagli USA.
Contro la vecchia saggezza che cerca di lasciare una
via di uscita all'altro, gli Yankee non accettano che
l'umiliazione totale dell'altro. Quando gli USA
vogliono ingerirsi, ogni dirigente mal animato diviene
"Hitler" e ogni repressione di una rivolta locale
diviene "genocidio". Se sono nostri amici, si tratta
di una lotta legittima contro il terrorismo.
Ma vi è un altro uso di questo mito, più sottile:
serve da strumento d'intimidazione morale verso
l'Europa, soprattutto la Germania e, più ancora, la
Francia. Poiché per una strana deformazione, che non è
il soggetto di questa conferenza, la Francia è
l'obiettivo privilegiato de l'accusa di
"anti-semitismo"... vasto argomento che lascio da
parte.

Affrontare la realtà del ventesimo secolo

Il Pentagono ha trovato che il "multilateralismo" era
un rumore nella guerra del Kossovo. Gli Europei hanno
potuto apprendere che erano lì per dividere i costi e
gestire il dopo... questa lezione si è ripetuta in
Afghanistan. La lezione non è stata ancora totalmente
assimilata, ma l'allievo fa progressi sotto la foga
del maestro Rumsfeld. L'illusione dell'unità europea e
atlantica è stata rotta dal disprezzo manifesto dei
dirigenti anglo-americani e dei loro media verso i
loro cari alleati una volta che essi osino prendere
una posizione indipendente.
Bisogna demistificare i famosi "valori comuni". Si può
pensare che gli statunitensi nella loro maggioranza
vogliano sempre la libertà et la democrazia. Come
tutti gli europei, e come tutti, forse, la maggioranza
delle persone nel mondo, in un modo o nell'altro.
Pertanto, il capitalismo neo-liberale scatenato, un
complesso militar-industriale dominante, un lavaggio
del cervello quotidiano da parte dei media posseduti
da quelle potenze, un sistema elettorale sottomesso al
denaro, hanno finito con l'eliminare la democrazia
dalle sfere dominanti della società usa.
Sarebbe senza dubbio desiderabile portare la
democrazia in Bosnia-Herzégovina, in Kossovo, in Iraq
o in Tibet. È molto più importante per l'avvenire del
mondo restaurarla negli USA.
Non ne sarete, forse, d'accordo, ma queste potenze
nefaste che dominano la vita politica usa non hanno
ancora soffocato la democrazia della "vecchia Europa".
Si prova: la "nuova Europa" proclamata dal Segretario
alla difesa Donald Rumsfeld è quella dove i capi di
governo seguono gli ordini di Washington senza
rispettare né il diritto, né la morale, né l'opinione
pubblica. È una dimostrazione significativa della
"democrazia" che Washington vuole imporre come "nuovo
ordine mondiale".
La Francia ha oscurato, come il resto dell'Occidente,
nella spoliticizzazione del neo-liberalismo, ma
restano ancora dei "valori" che non sono quelli degli
USA di Bush. La libertà, per i Bushiti, è il "mercato
libero", che non è libero, ma ordinato secondo gli
interessi dei più forti, che impediscono ai più deboli
di proteggere la propria produzione, popolazione e
ambiente...
L'eguaglianza è totalmente rovesciata... sono
d'accordo con Emmanuel Todd che gli USA imperiali non
possono più pretendere all'universalismo, poiché il
loro sistema aggrava in modo drammatico le
ineguaglianze.
Quanto alla fraternità, una società in cui gli uomini
si sentono obbligati ad armarsi fino ai denti per
proteggersi dai propri vicini, scompare...
Dunque parlare di una "comunità di valori" tra la
Francia e gli USA di Bush non ha più, spero, alcun
senso. I "valori" che Washington vuole imporre con la
forza spezzerebbe il ghiaccio dei valori di sinistra
della rivoluzione francese.

Certuni in Francia sognano una "Europa" superpotenza
per contrastare la superpotenza USA. Ma la crisi
attuale ha già mostrato che è troppo tardi per ciò ...
Nel campo della tecnologia militare, le cose sono
talmente ingarbugliate che
"l'Europa" come entità politica indipendente non può
raggiungere gli USA, d'altronde, questa potenza
militare non è concepita che per le "guerre"
unilaterali contro avversari deboli. Se l'Europa
abbandonasse, come gli Usa, i suoi progressi sociali
per finanziare una gigantesca macchina militare,
finirebbe con il fare la stessa politica.
L'alternativa non è ritornare alle rivalità tra grandi
potenze imperialiste occidentali che hanno prodotto le
due grandi guerre del XX° secolo.
È vano rispondere all'arroganza USA con l'imitazione.
Bisogna fare una via opposta, cui si è vista una prima
speranza con il discorso di Dominique de Villepin al
Consiglio di Sicurezza. Tale discorso ha ricevuto una
ovazione che mostra la via. Evidentemente M. de
Villepin non porta alla rivoluzione, ne a un'altra
mondializzazione che si può stimare necessaria per
salvare il pianeta. Ma al punto in cui noi siamo, la
prima necessità è di resistere alla guerra di
conquista, di fare rispettare un minimo di diritto
internazionale, e infine di disarmare la sola grande
potenza pronta a usare le sue armi di distruzione di
massa sulle terre e i popoli del mondo.

In l'assenza di una politica possibile di eguaglianza
economica, i popoli si volgono verso l'affermazione
delle identità, anche alla politica identitaria,
nazionale o religiosa, promette almeno certi vantaggi
in una comunità che esclude gli altri. È una tendenza
assai diffusa, assai comprensibile, ma non bisogna
incoraggiarla. È un passo verso la guerra di tutti
contro tutti, che sarà gestita dal più forte.
L'auto-determinazione degna di sostegno non è
l'affermazione di una identità, ma la volontà di
sviluppare, puntando all'eguaglianza dei diritti
politici in un ordine economico che conserve
l'ambiente naturale e sociale: scuole, salute, e altri
servizi pubblici.

La Francia e la "vecchia Europa" devono cercare una
nuova solidarietà con il mondo, e soprattutto con i
popoli del Sud... non in quanto "vittime" da salvare
ma in quanto attori capaci di regolare i propri
affari... male, forse, ma meglio che essere fatti al
loro posto. Sono questi i "valori comuni" di libertà,
eguaglianza e di fraternità.
La crisi attuale ha svelato la sola via per l'Europa,
indicata quasi per caso (elezioni tedesche, l'opera
francese all'Onu): unirsi al resto del mondo, compresa
la Cina e la Russia, esigendo un vero multilateralismo
mondiale, che obblighi gli USA a divenire un grande
paese come un altro, e non il centro di un
Impero feroce.

Diana Johnstone
autrice di "Fools' Crusade: Yugoslavia, Nato and
Western Delusions"
Pluto Press 2002

Traduzione di Alessandro Lattanzio
e-mail: alexlattanzio@...
Sito: http://members.xoom.it/sitoaurora