Il 28 giugno all'Aia / 1: La battaglia dell'Aia

Il prossimo 28 giugno - giorno di San Vito, storica festa nazionale per il =
popolo serbo
e per tutti i popoli balcanici, che ricordano in quella occasione l'epica b=
attaglia contro
l'occupatore turco-ottomano (1389) - si terra' all'Aia una manifestazione
internazionale contro il "tribunale ad hoc", organizzata da alcune sezioni =
del Comitato
Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic. Nella piattaforma della=

manifestazione si chiede, oltre alla abolizione del paralegale "tribunale",=
il
risarcimento dei danni arrecati dai paesi NATO alla Serbia ed a tutti i cit=
tadini
jugoslavi, vittime della scelta criminale di squartare la RFS di Jugoslavia=
nonche',
ancor piu' direttamente, vittime della infame aggressione militare del 1999=
.

Per inquadrare la manifestazione e le suddette rivendicazioni nel giusto co=
ntesto,
diffondiamo alcuni articoli dei quali raccomandiamo la lettura.

Il primo documento, che riproduciamo di seguito, e' uno stralcio dall'artic=
olo "LA
RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA", di A. Martocchia (Coordinamento Nazionale per =
la
Jugoslavia), del quale e' prevista l'uscita in due parti nei prossimi numer=
i della rivista
"L'Ernesto" (http://www.lernesto.it).

Ulteriori informazioni sulla manifestazione - in lingua inglese, tedesca o =
serbocroata
- si possono trovare al nostro sito:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/AIA/
oppure ai siti:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan Milos=
evic)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)
http://www.slobodan-milosevic.org/ (an independent web site)

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La battaglia dell'Aia

L'Associazione "Sloboda" assiste nella preparazione della difesa
di Milosevic all'Aia. In quel "Tribunale ad hoc" si sta svolgendo in
questo periodo la fase centrale del "processo" a Milosevic: dopo la
presentazione delle "accuse" e delle "prove" per i tre "capi di
imputazione" (per le guerre in Croazia, in Bosnia ed in Kosovo), si
sta passando adesso alla fase della autodifesa dell'imputato. Per gli
accusatori di Milosevic il "processo", non riuscendo di fatto a
dimostrare la colpevolezza dell'ex presidente, è un fallimento ed è
motivo di estremo imbarazzo e preoccupazione. Contro Milosevic il
"Tribunale" ha usato ogni mezzo di pressione politica, mediatica e
fisica (a causa del suo stato di salute e di cure inappropriate).
Malgrado tutto ciò non sono riusciti spezzare la difesa di Milosevic.
Di fatto, lo "stato d'emergenza" è servito anche ad impedire l'opera
dei collaboratori di Milosevic, e per questo molti osservatori
ritengono che esso sia stato deciso di comune accordo con il governo
DOS da chi "muove i fili" all'Aia.
Il caso del "Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio
della ex Jugoslavia" (1) chiarisce molto bene la collateralità di
certe neonate istituzioni penali internazionali ai progetti egemonici
dei paesi imperialisti. Esso è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite per l'insistenza del Senatore Albright
(2). Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a
suo tempo ha puntualizzato lo stesso Segretario Generale, avrebbe
dovuto essere "un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in
pieno nell'ambito della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704,
sezione 18).
Tuttavia, Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del
Cap.VII della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di
Sicurezza di prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede
internazionale. Perciò il "Tribunale ad hoc" è una struttura
illegittima e para-legale. Esso è finanziato dai paesi della
NATO, e soprattutto dagli USA (3), in maniera diretta oltreché
attraverso l'ONU, ma anche da altri paesi non proprio neutrali nella
problematica jugoslava, come l'Arabia Saudita, nonché da enti e
personaggi privati, come George Soros.
Il sostegno della NATO al "Tribunale ad hoc" è particolarmente
indicativo delle vere finalità di questa struttura para-giudiziaria.
Secondo l'ex portavoce della NATO Jamie Shea "la NATO è amica del
Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali
di guerra sotto accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato
i fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi
finanziatori." (4) Oltre ad attestare il sostegno finanziario e la
"amicizia" della NATO - proprio mentre questa bombardava i convogli di
profughi ed il petrolchimico di Pancevo - Jamie Shea rivendica dunque
ad essa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'è visto
in decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di
Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei
quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi
serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e
suicidi.
Il Tribunale dell'Aja ha sistematicamente dichiarato il non
luogo a procedere per le documentate accuse di crimini di guerra mosse
da varie parti alla NATO. La sproporzione tra le incriminazioni nei
confronti di esponenti serbi rispetto a quelle di croati, kosovari
albanesi e bosniaci musulmani, responsabili di gravi crimini, è resa
evidente dai numeri (5). Ancor più evidente è il fatto che dei
tanti "imputati", gli unici con responsabilità eminentemente
politiche siano appartenenti alla parte serba (Milosevic, Milutinovic,
Karadzic) mentre i leader delle fazioni secessioniste sono stati tutti
indistintamente "risparmiati" nonostante (ad esempio) i loro
torbidissimi trascorsi. (6) La "giustizia" del Tribunale dell'Aja è
dunque quella di una parte in causa contro l'altra, il contrario
esatto del "super partes". Il "Tribunale ad hoc", analogamente al
nostro famigerato Tribunale Speciale nel Ventennio, lavora come uno
strumento politico, totalmente sotto controllo dei vincitori, cioè
degli aggressori, devastatori ed invasori della Jugoslavia.
Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo
funzionamento, il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi del
diritto internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione
dei poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la
presunzione di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la
regola 92 stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a
meno che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi
altra parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando
non sia provata la sua colpevolezza (7). Esso formula i propri
regolamenti e li modifica su ordine del Presidente o del Procuratore,
assegnando ad essi carattere retroattivo: attraverso una procedura
totalmente ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua
propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6)!
Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc utilizza
testimoni anonimi, che si possono dunque sottrarre al confronto con la
difesa; secreta le fonti testimoniali, che possono essere anche
servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti. Esso usa la segretezza
anche sui procedimenti aperti (regola 53). Ricusa o rifiuta a proprio
arbitrio di ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo
stesso modo dei tribunali dell'Inquisizione; può rifiutare agli
avvocati di consultare documentazione probatoria (regola 66); può
detenere sospetti per novanta giorni prima di formulare imputazioni,
con l'evidente scopo di estorcere confessioni. Dulcis in fundo,
recentemente il "giudice" May si è persino arrogato il diritto,
d'accordo con la "pubblica accusa" Nice, di revisionare la
trascrizione del dibattimento, censurandola allo scopo di impedire la
divulgazione di quegli interventi di Milosevic considerati "ad uso
esterno" e dunque irrilevanti o inopportuni per gli Atti del
"processo".
L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dalla
"procuratrice" Arbour su pressione di Madeleine Albright proprio
durante la aggressione della NATO, nella primavera del 1999,
nell'ambito della campagna mediatica di demonizzazione della
Jugoslavia e dei suoi dirigenti.
Un tassello, insomma, della più ampia operazione di disinformazione
strategica e guerra psicologica (8). Per la effettiva
cattura di Milosevic, però, dovevano maturare le condizioni politiche
in Jugoslavia. Questo cambiamento è avvenuto solo nell'autunno del
2000, quando a Belgrado si è instaurato il regime-fantoccio
filooccidentale. La rocambolesca cattura di Milosevic è avvenuta
mesi dopo, il 31 marzo 2001: in cambio al nuovo governo sono
stati accordati 50 milioni di dollari già promessi dagli USA. I
dirigenti belgradesi, per ottemperare ai ricatti militari ed economici
degli USA, della Nato e del Tribunale dell'Aja, hanno commesso una
serie di macroscopiche illegalità. Milosevic è stato detenuto per tre
mesi senza che nessuno delle centinaia di testimoni ascoltati avesse
fornito prove a sostegno della pretestuosa imputazione di
"abuso di potere" (diversa da quella di "crimini di guerra" usata
all'Aia). Al termine delle due proroghe della detenzione preventiva,
Milosevic avrebbe dovuto essere scarcerato; invece, un ulteriore,
grande scandalo è stata la modalità della sua "estradizione"
da Belgrado in Olanda, tramite una operazione-lampo illegale ed
anticostituzionale curata dai settori più filo-americani del governo
di Zoran Djindjic (9). Il sequestro ed il trasporto all'Aia su
velivoli della RAF inglese avveniva in base a un decreto del solo
premier e del ministro degli interni, con un governo
dimezzato dal ritiro dei ministri montenegrini; un decreto che
violava, insieme alle Costituzioni jugoslava e serba (10), la
posizione del Parlamento Federale nonché l'orientamento dei partner
di maggioranza e dello stesso presidente jugoslavo Kostunica. Il
giorno dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi
ottenevano il loro ulteriore premio: la promessa di 1.360 milioni
di dollari, stanziati dalla "Conferenza dei donatori" alla condizione
della totale privatizzazione dell'economia nazionale.
All'Aia, Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed
inequivocabile: si dichiara prigioniero politico, non riconosce
legittimità al "Tribunale ad hoc", e rifiuta di essere assistito
da avvocati, compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale"
stesso (11). Le prime udienze (tra luglio 2001 e gennaio 2002) sono
state dedicate a problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato
di dire la sua ogni volta che gli è stato concesso di parlare, e
fintantoché il microfono non gli è stato spento in malo modo.
Il 29 ottobre 2001, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione
sulla Croazia" ha detto che <<è assurdo accusare la Serbia ed i
serbi per la secessione armata della Croazia, che ha causato una
guerra civile, conflitti e sofferenze per la popolazione civile.>>
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. (...) Se la corte non vuole prendere in
considerazione questi fatti, allora è ovvio che questa non è una
corte ma solamente una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini
contro il mio paese e la mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...)
e dunque se la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere,
date lettura ai verdetti che vi è stato detto di formulare e
smettetela di annoiarmi.>>
Dopo la lettura del ?capo d'imputazione? sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: <<Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato è l'apice dell'assurdità. Devono darmi credito per la pace
in Bosnia, e non per la guerra. La responsabilità per la guerra in
Bosnia è delle potenze che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro
satrapi in Jugoslavia, e non della Serbia, né del suo popolo, né
della sua politica. Questo è un tentativo...>> Qui il microfono
veniva spento. Ancora, in dicembre, Milosevic si richiamava a fatti
di estrema attualità: <<Per me è assolutamente chiaro il motivo per
cui questo falso pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei
tre "capi d'accusa"]. La causa di questo è l'11 Settembre. Loro
vogliono mettere in secondo piano le accuse contro di me sul Kosovo
perché queste inevitabilmente aprono la questione della
collaborazione della amministrazione Clinton con i terroristi nel
Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden. (...)
Quello che si può trovare sotto la superficie di questi ?capi
d'imputazione? non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perché la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo.
Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea
riconobbe la Bosnia-Erzegovina. Questo è stato fatto sotto
l'influenza dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich
Genscher, perchè il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler
attacco' la Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di
simboleggiare, in questo modo, il capovolgimento degli esiti della II
Guerra Mondiale.>>

Il 30 gennaio 2002, Slobodan Milosevic aveva nuovamente l'occasione
di parlare dinanzi alla "corte" dell'Aia:
<<In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che era, =

direi, un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato era la
Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema federativo
che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti, con successo, con=

la possibilità di prosperare, svilupparsi e, direi, di essere d'esempio al =

mondo intero di come si può vivere insieme. Per tutto il tempo abbiamo
lottato per la Jugoslavia, per conservare la Jugoslavia. In fondo, tutti i =

fatti comprovano soltanto quello che sto dicendo. E soltanto la
Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora esistente ha conservato la
sua struttura dal punto di vista delle nazionalità.
(...) Con ciò che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea
che non è mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione
di una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema,
e guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre
alla Serbia, al Montenegro ed alla Macedonia - e un domani forse anche
alla Grecia del Nord, quando le relazioni greco-turche saranno messe
alla prova di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella
sarà per loro una questione da risolvere.>>
Milosevic - uomo politico socialdemocratico, di tradizioni antifasciste
ma possibilista sulla riforma dello Stato socialista in senso "occidentale"=
-
parla qui chiaramente della Jugoslavia di Tito, e la difende! Parla di un
paese nel quale si rifuggiva sia da uno jugoslavismo sovranazionale
"artificiale", sia dal nazionalismo separatista, a favore di una cultura
"sintetica" jugoslava in grado di riunire le preesistenti culture in una
nuova, dinamica, adatta ad uno Stato fondato sui diritti di cittadinanza
e non - come è purtroppo oggi - sulle "identità" etniche o religiose.
Lo spiega Neil Clark recensendo un ottimo libro (12) su questo tema
dello "jugoslavismo", un tema a sua volta "rimosso" dal dibattito
sui Balcani:
<<Negli anni Sessanta questi tentativi di formare una comune identità
jugoslava parevano aver avuto successo. I matrimoni misti indicavano
che un numero sempre maggiore di cittadini si facevano registrare nei
censimenti come jugoslavi. (...) Nel capitolo conclusivo, un'"orazione
funebre" personale per la Jugoslavia, Aleksa Djilas afferma che se
l'Occidente potesse tornare indietro all'inizio degli anni Novanta, le cose=

andrebbero diversamente. Io non ne sono certo. La distruzione di una
nazione militarmente forte e non allineata, sostituita da una serie di
protettorati deboli della NATO e del FMI, conviene perfettamente a
chi governa il nuovo mondo. La verità, come lo stesso Djilas riconosce,
è che fin quando è esistita l'Unione Sovietica, la Jugoslavia aveva una
funzione rispetto all'Occidente, ma una volta abbattuto il muro di Berlino,=

essa era solo d'impaccio. (...) La Jugoslavia, secondo Djilas, "rimane
la più pratica e sensibile, la più anti-distruttiva risposta alla question=
e
nazionale degli Slavi del Sud". Essa è, come affermato da Slobodan
Jovanovic all'epoca dell'attacco delle potenze dell'Asse nel '41, il
modo migliore in cui il popolo balcanico può garantirsi l'indipendenza
e proteggersi dal dominio straniero.>>
Dopo alcune incertezze legate alla intenzione della "procuratrice" Del
Ponte (13) di unificare i tre procedimenti sul Kosovo, sulla Croazia e
sulla Bosnia, il "processo" è stato effettivamente unificato ed è iniziato =

il 12 febbraio 2002. Da allora i mass-media, dopo le prime giornate-shock, =

hanno abbassato il sipario - gradualmente, ma completamente. In Jugoslavia,=

le autorità hanno dapprima impedito il proseguimento della diretta televisi=
va,
poi hanno operato per isolare Milosevic in ogni maniera.
Cosi', oggi soltanto chi è presente in aula può assistere ad uno spettacolo=

veramente surreale (14). Nel confronto con i testimoni, Milosevic
agevolmente rovescia le accuse, spesso mettendo i testimoni stessi in
contraddizione; tanto che qualcuno di questi ritratta, qualcun altro deve
rinunciare a deporre, qualcuno si sente male... Milosevic mette la NATO
sul banco degli imputati come responsabile non solo dei bombardamenti,
ma proprio dell'infame squartamento della RFSJ, ripercorrendo gli atti
diplomatici, politici, e militari a vari livelli compiuti dai paesi
dell'Alleanza. I fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai, bench=
é
sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori occidentali e
filo-occidentali. Sono fatti incontrovertibili, e Milosevic, mentre riperc=
orre
pagine e pagine di storia balcanica e mondiale, ne scrive a tutti gli effet=
ti
una nuova, con grande dignità, pur nel completo isolamento - con troppi
nemici e solo pochi amici, nemmeno tutti affidabili, attorno - e nella
disattenzione di giornalisti e "balcanologi" d'ogni sorta.
D'altronde, l'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - quello
cioè di fare di Milosevic il capro espiatorio esclusivo e "conclusivo"
per le tragedie di questi anni - può essere realizzato solamente nella
misura in cui le opinioni pubbliche restino ignare di ciò che viene
effettivamente detto nell'aula dell'Aia. È questo silenzio informativo,
come ulteriore momento della campagna strategica di disinformazione
attuata in questi anni, il peggiore nemico della Jugoslavia e delle popolaz=
ioni
che la abitano, l'arma più micidiale adoperata contro di esse.
Se dunque l'operazione di "scaricamento" delle responsabilità in toto sulla=

figura di Milosevic, attraverso l'intera costruzione del processo-farsa del=
l'Aia,
rappresenta di per se un enorme tentativo di "rimozione" di quanto avvenuto=

in questi anni; se essa può offrire ai veri responsabili del "magnum crimen=
"
una grande opportunità per risciacquarsi la coscienza, autoassolversi, e fi=
nanco
sottrarsi al pagamento dei danni dei bombardamenti viceversa accollandoli
sulla stessa Jugoslavia, cioè sulla vera vittima; tuttavia tale abnorme op=
erazione
può avere successo solamente se, a sua volta, sul dibattimento sia di fatto=

calato un sipario, cosicché esso continui a svolgersi solamente dietro le =

quinte, e non ne resti alcuna cronaca. È strano e paradossale, ma tanto
apparente sforzo nella ricerca della "verità sui crimini di guerra in Jugos=
lavia",
tanto materiale accumulato sembra restare alla fin fine inutilizzato o
inutilizzabile per giornalisti, commentatori, studiosi, storici... Eppure è=
cosi':
una rimozione dentro l'altra, come in un gioco di scatole cinesi.
Analogamente alla cancellazione della Jugoslavia dalle cartine geografiche,=

pure i momenti salienti del "processo" a Milosevic vengono dunque ignorati =

dai media. Nessuno ha riportato i dettagli del confronto in aula tra Milose=
vic
e Stipe Mesic, attuale presidente croato ed ex uomo di Tudjman, ne? quelli =

del confronto con l'ex presidente della Slovenia Milan Kucan, benche?
riguardassero i momenti cruciali e drammatici dello scoppio della guerra
fratricida nel 1991. Nessuna cronaca è stata fatta della deposizione di un =

uomo dei servizi, Rade Markovic, chiamato come testimone dell'accusa
ma che poi, in aula, ha dato ragione a Milosevic ed ha dichiarato di essere=

stato sottoposto a pesanti pressioni dal governo serbo attuale affinché
dichiarasse il falso; nessuno ha commentato nemmeno il confronto con
Rugova, che non ha mai avuto il coraggio di guardare Milosevic negli
occhi (15). Per non parlare degli interventi in aula di diplomatici e polit=
ici
occidentali. Nei prossimi mesi, dedicati alla replica dell'accusato, dovreb=
bero
svolgersi molti dibattimenti che vedranno come protagonisti personaggi di
spicco dei paesi NATO, chiamati da Milosevic a testimoniare: i nostri giorn=
ali
ne riporteranno almeno qualche eco?

(A. Martocchia. Tratto da: "LA RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA", di prossima
pubblicazione sulla rivista L'ERNESTO).


NOTE:
(1) Questo "Tribunale ad hoc" non va confuso con la preesistente
Corte Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati,
che ha sempre sede all'Aia ma è organismo ben più legittimato.
(2) La presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, il 5
aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza dalla Corte Suprema
degli USA. In quella occasione essa spiegava senza alcun imbarazzo:
<<Abbiamo beneficiato del forte sostegno dei governi interessati e
degli individui che si sono adoperati, come il Segretario Albright.
[Si noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia erano iniziati da pochi
giorni] Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite, essa ha
lavorato incessantemente per creare il Tribunale. In effetti, noi
spesso ci riferiamo a lei come alla "madre del Tribunale"...>>
Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non è Emma Bonino!
(3) In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999
(JL/PIU/397-E) si legge: <<Per conto del Tribunale Penale
Internazionale per la ex Jugoslavia il Presidente del Tribunale,
giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande
apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di
500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale.
Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti
umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza
stampa presso il Tribunale venerdì 16 aprile 1999. Questa generosa
contribuzione, che ammonta a più di un terzo del budget complessivo
di Outreach, "consentirà al Tribunale" - come nota lo stesso Vice
Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di
giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti
legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle
vittime".>> Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime
agli occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava
rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava
causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite
i bombardamenti.
(4) Conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999.
(5) Le recenti incriminazioni ed arresti contro alcuni esponenti
minori della "manovalanza" UCK non mutano questo quadro complessivo;
lo stesso vale per l'arresto di Nasir Oric, musulmano della Bosnia
responsabile di micidiali "sortite" delle sue truppe dalla
"enclave protetta" di Srebrenica a danno dei serbi dei villaggi
circostanti nel 1992-1993 - e dunque ben prima dei fatti del 1995
sui quali la stampa internazionale ha tanto insistito, benché la
loro vera dinamica ed entità sia tuttora da chiarire (si veda in
proposito in: Juergen Elsaesser, op. cit.). Nel caso dei croati,
mentre nessun leader politico è stato "incriminato" dall'Aia,
lo Stato croato ha finora negato ogni tipo di collaborazione anche
per i militari responsabili della eliminazione fisica degli
abitanti serbi della Slavonia e delle Krajine.
(6) Franjo Tudjman, oggi defunto, è stato l'autore di testi
revisionisti sul nazismo; Alija Izetbegovic, autore della
"Dichiarazione Islamica" e legato all'Arabia Saudita, all'Iran, al
Pakistan ed a Bin Laden, è sospettato di avere fatto parte dei
filonazisti "Giovani Musulmani" durante la II Guerra Mondiale;
i leader dell'UCK, anche macedone, sono personaggi ricercati
dalle polizie di mezzo mondo per le loro frequentazioni criminali.
Tutti costoro subirono condanne e spesso scontarono pene nella RFSJ
per reati quale l'?istigazione all'odio tra le nazionalità?.
(7) La pagina 11467 degli Atti, relativa alla seduta del 10 ottobre
2002, resterà leggendaria poiché in essa per la prima volta nella
storia un "magistrato" (Richard May) dichiara che la Corte accetta
il "sentito dire" come prova.
(8) La "necessità" di una indagine contro Milosevic
veniva annunciata alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre
del Tribunale ad hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour
(successivamente sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30
aprile del 1999: si veda il documento ufficiale dell'ufficio del
portavoce del Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html .
(9) A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi
agenti della NATO nel governo serbo, ai danni del paese e della sua
stessa dignità e memoria storica, basti guardare al giorno in cui
il sequestro è avvenuto: 28 giugno, una data altamente simbolica per
la nazione serba. Quel giorno, nel 1389 si concludeva la nota
battaglia contro i Turchi; nel 1914 avveniva l'attentato di Sarajevo;
nel 1989 Milosevic teneva il famoso discorso a Kosovo Polje, invocando
la convivenza e la parità tra tutte le etnie (per il testo si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1112 ).
Non è perciò un caso se una manifestazione internazionale contro il
"Tribunale" dell'Aia è stata convocata dal comitato "Sloboda"
all'Aia per il prossimo 28 giugno.
(10) La opinione contraria della Corte Costituzionale è stata
formalizzata il 6 novembre 2001; il testo è stato pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28
dicembre 2001.
(11) I cosiddetti "Amici curiae", la cui scarsa serietà è dimostrata
dal fatto che dopo pochi mesi uno di loro ha rilasciato alla stampa
una intervista dicendosi convinto che Milosevic sarà condannato, e
per questo è stato sostituito nell'incarico in seguito alle proteste
di Milosevic.
(12) Neil Clark sul "New Statesman" del 28 aprile di quest'anno
a proposito del libro: "Yugoslavism: histories of a failed idea
(1918-1992)" di Dejan Djokic (editor), Hurst & co., 369 pagine, ISBN
1850656630.
(13) La strana carriera di Carla Del Ponte risalta dalla clamorosa
intervista di J. Elsaesser al testimone-chiave nella vicenda
Mabetex/Pacolli, Felipe Turover, che ha accusato la Del Ponte di avere
insabbiato l'inchiesta e di aver messo a repentaglio la vita dei
testimoni (KONKRET, dicembre 2002. In italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137 ).
(14) È oggi pero' possibile seguire le udienze via internet sui siti:
http://www.domovina.net/Icty/eng/room1.ram
http://hague.bard.edu/video.html
http://tribunal.freeserbia.com
Anche le trascrizioni, che ormai ammontano a molte migliaia di pagine, sono=

reperibili su vari siti internet.
(15) ''Hussein e Milosevic ... in quanto dittatori si assomigliano. Il prob=
lema che si
pone il mondo civile è quello di annullare le potenzialita' dei dittatori, =
per andare
sempre più verso la democrazia''. Ad un'altra domanda, Rugova ha risposto: =
''Noi
kosovari dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della Nato che è servito=
a salvare
un popolo e una civiltà''. (ANSA 13/02/2003).