Il 28 giugno all'Aia / 2
In vista della prossima manifestazione internazionale dell'Aia, indetta con=
tro il
"Tribunale ad hoc" e per la liberazione di Slobodan Milosevic, il coraggios=
o quotidiano
berlinese JUNGE WELT pubblica oggi, 18/6/2003, un intero inserto speciale
sull'argomento.
Di seguito la traduzione in lingua italiana di uno dei contributi ivi conte=
nuti.
CI SONO ANCORA CELLE LIBERE...
Slobodan Milosevic primo prigioniero di guerra del Nuovo Ordine Mondiale
(di Jürgen Elsässer)
Un criminale, letteralmente: in un solo anno le sue bande hanno ammazzato 1=
027
persone e ne hanno fatte sparire altre 945. Nello stesso anno - si noti ben=
e: in un
anno di pace, nel quale non ci sono stati scontri militari - in base ai dat=
i della Croce
Rossa Internazionale le sue truppe speciali hanno rastrellato almeno 180mil=
a
persone. L'Aia ha a disposizione documentazione in base alla quale, da soli=
, i suoi
killer avrebbero fatto fuori ben sei rivali politici. Dalla sua capitale so=
no scomparse, in
un solo mese, 100 giovani donne e ragazze - costrette ad entrare nel giro d=
ella
"tratta delle bianche".
E' bene che contro un criminale simile sia finalmente celebrato il processo=
? Lo
sarebbe certo. Il suddetto altri non e' che Hasim Thaci, capo della guerrig=
lia
kosovaro-albanese UCK. I crimini menzionati li ha commessi dopo che le "pot=
enti
truppe di pace" della NATO sono entrate in Kosovo con ben 40mila soldati ne=
l giugno
1999. Nella capitale Pristina i suoi gangster controllano tutto. "Di ogni =
bistecca che
mi mangio Thaci ricava 50 centesimi", ha dichiarato un poliziotto ONU di na=
zionalita'
tedesca all'Hamburger Abendblatt, nel marzo 2000.
Niente puo' illustrare la faziosita' del Tribunale per i crimini di guerra =
dell'Aia meglio
del fatto che questo Thaci, libero, tuttora ha gran voce in capitolo in Kos=
ovo. E
nemmeno altri simili criminali sono mai stati presi: pensiamo al presidente=
croato
Franjo Tudjman ed al suo collega bosniaco-musulmano Alija Izetbegovic, oppu=
re ai
loro comandanti d'arma.
Viceversa, da parte serba sono finiti subito nelle celle dell'Aia tre ex ca=
pi di Stato - la
presidentessa serbo-bosniaca Biljana Plavsic, il presidente serbo Milan Mil=
utinovic ed
il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. Da anni, in tutti i Balcani, co=
mmandos
pesantemente armati sono alla ricerca del predecessore della Plavsic, Radov=
an
Karadzic, e del comandante dell'esercito serbo-bosniaco, Ratko Mladic.
Questa edizione straordinaria della JUNGE WELT non vuole convincere il lett=
ore della
innocenza - ad esempio - di Milosevic. Questo non sarebbe possibile in otto=
pagine.
E soprattutto: sarebbe assurdo voler giudicare in merito guardando da una
prospettiva tedesca. La Germania, che nell'ultimo secolo ha invaso la Serbi=
a e la
Jugoslavia per ben tre volte, non e' proprio il posto giusto per ergersi a =
giudici,
foss'anche soltanto dal punto di vista giornalistico. Questo possono farlo =
semmai
quelli che, nel corso degli ultimi 13 anni, hanno sofferto l'indicibile ins=
ieme oppure
sotto a Milosevic. I serbi, i croati ed i musulmani, che oggi al di la' di =
tutte le
contraddizioni comunque si ritrovano uniti nel loro dolore, nella loro pove=
rta' e nella
loro mancanza di giustizia, potranno valutare molto meglio di noi chi e' co=
lpevole di
questo stato di cose: se il Nemico Pubblico Numero Uno oppure quelli che ha=
nno
distrutto la Jugoslavia dall'esterno. Un paese multiculturale, la potenza e=
conomica
piu' forte nel blocco dei Non-Allineati, un affascinante sistema misto di c=
apitalismo e
socialismo, ridotto nel corso di pochi anni a teatro di una mattanza, a "zo=
o" etnico, a
deserto del dominio colonialista neoliberista. In fondo, sono rimasti truff=
ati anche
quelli che si erano fatti forti della benedizione occidentale: "Denaro croa=
to in tasche
croate ed un fucile croato su spalla croata" era uno degli slogan dei seces=
sionisti di
Zagabria all'inizio degli anni Novanta. Oggi il denaro croato e' in tasche =
tedesche, e
sulle spalle croate si portano fucili americani. "Il primo criminale di gue=
rra che
andrebbe giudicato dinanzi ad un tribunale e' il ministro degli esteri tede=
sco Hans-
Dietrich Genscher", dichiaro' il giornalista britannico David Binder gia' n=
el 1992 al
"Presseclub" della rete televisiva ARD. Attraverso il riconoscimento diplom=
atico e le
forniture di armi a favore dei secessionisti, il governo federale aveva cau=
sato
l'escalation della crisi, trasformandola in guerra.
Ma di questo non e' il caso di parlare piu' - l'unico colpevole e' Milosevi=
c, "pars pro
toto" per tutti i serbi... E quelli che prima formulavano ancora obiezioni =
o
quantomeno facevano domande, vengono costretti continuamente a cimentarsi c=
on
nuove sfide e difficolta': nel 1999 dimostrammo, impotenti, contro il bomba=
rdamento
della Jugoslavia, nel 2001 contro la campagna d'Afghanistan, nel 2003 contr=
o
l'occupazione dell'Iraq... La ruota sanguinosa della Storia gira sempre piu=
'
velocemente: ieri hanno deciso che la Germania dovra' essere difesa sull'Hi=
ndukutsch
(in Asia Centrale), oggi l'esercito europeo entra nel Congo, per domani gli=
USA
annunciano guerra preventiva contro l'Iran e la Corea del Nord. Dovremmo ad=
esso
accodarci alle bugie propagandistiche di Rumsfeld, secondo il quale a Piong=
yang
starebbero pianificando un nuovo 11 Settembre ed i Mullah depositerebbero b=
ombe
nella stazione centrale di Dresda? Li' dove c'e' un pacifico coniglio ad ai=
zzare gli
animi, ecco arrivare subito il falco pronto alla guerra. In questo modo non=
vinceremo
mai.
"Chi controlla il passato, controlla il futuro", e' il motto del Grande Fra=
tello nel "1984"
di Orwell. Percio' non possiamo lasciare all'Impero l'esclusiva nella inter=
pretazione del
passato. Il passato del Nuovo Ordine Mondiale e' stata la distruzione della=
Jugoslavia.
Con quella e' incominciato tutto. La guerra del 1999, condotta al di fuori =
di ogni
mandato ONU, e' stata il segnale d'avvio per tutte le guerre a venire. Le c=
arceri
dell'Aia, edificate dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU benche' non ne aves=
se facolta',
in base allo statuto dell'ONU, sono il modello per la punizione illegittima=
di tutti quelli
che criticano. Li' finiscono quelli che non sono disposti ad aprire la prop=
ria economia
nazionale alle grandi multinazionali occidentali. Sotto Milosevic vigeva un=
a legge, in
base alla quale l'amministrazione di una azienda poteva decidere da sola se=
l'azienda
potesse essere messa in vendita, ed a chi. Questa legge va contro il princi=
pale tra i
diritti umani del Nuovo Ordine Mondiale: il diritto umano allo sfruttamento=
! Per
questa ragione il presidente jugoslavo e' rinchiuso all'Aia.
Non c'e' ragione per essere ottimisti. Tanto meglio Milosevic riesce a dife=
ndersi, tanto
piu' sicuramente egli dovra' trascorrere il resto dei suoi anni in prigione=
. Non ci
facciamo illusioni che la nostra piccola manifestazione possa tirarlo fuori=
di li'. Noi in
effetti vogliamo solamente mostrare di non aver dimenticato. Non abbiamo
dimenticato il prigioniero. Non abbiamo dimenticato la Jugoslavia. E soprat=
tutto: non
abbiamo dimenticato noi stessi. Noi sappiamo che ci sono ancora celle liber=
e per noi.
Ne siamo fieri. E' la dimostrazione: siamo ancora vivi. Loro hanno paura: e=
ccoci di
nuovo, noi.
Noi, gli jugoslavi di tutti i paesi.
In vista della prossima manifestazione internazionale dell'Aia, indetta con=
tro il
"Tribunale ad hoc" e per la liberazione di Slobodan Milosevic, il coraggios=
o quotidiano
berlinese JUNGE WELT pubblica oggi, 18/6/2003, un intero inserto speciale
sull'argomento.
Di seguito la traduzione in lingua italiana di uno dei contributi ivi conte=
nuti.
CI SONO ANCORA CELLE LIBERE...
Slobodan Milosevic primo prigioniero di guerra del Nuovo Ordine Mondiale
(di Jürgen Elsässer)
Un criminale, letteralmente: in un solo anno le sue bande hanno ammazzato 1=
027
persone e ne hanno fatte sparire altre 945. Nello stesso anno - si noti ben=
e: in un
anno di pace, nel quale non ci sono stati scontri militari - in base ai dat=
i della Croce
Rossa Internazionale le sue truppe speciali hanno rastrellato almeno 180mil=
a
persone. L'Aia ha a disposizione documentazione in base alla quale, da soli=
, i suoi
killer avrebbero fatto fuori ben sei rivali politici. Dalla sua capitale so=
no scomparse, in
un solo mese, 100 giovani donne e ragazze - costrette ad entrare nel giro d=
ella
"tratta delle bianche".
E' bene che contro un criminale simile sia finalmente celebrato il processo=
? Lo
sarebbe certo. Il suddetto altri non e' che Hasim Thaci, capo della guerrig=
lia
kosovaro-albanese UCK. I crimini menzionati li ha commessi dopo che le "pot=
enti
truppe di pace" della NATO sono entrate in Kosovo con ben 40mila soldati ne=
l giugno
1999. Nella capitale Pristina i suoi gangster controllano tutto. "Di ogni =
bistecca che
mi mangio Thaci ricava 50 centesimi", ha dichiarato un poliziotto ONU di na=
zionalita'
tedesca all'Hamburger Abendblatt, nel marzo 2000.
Niente puo' illustrare la faziosita' del Tribunale per i crimini di guerra =
dell'Aia meglio
del fatto che questo Thaci, libero, tuttora ha gran voce in capitolo in Kos=
ovo. E
nemmeno altri simili criminali sono mai stati presi: pensiamo al presidente=
croato
Franjo Tudjman ed al suo collega bosniaco-musulmano Alija Izetbegovic, oppu=
re ai
loro comandanti d'arma.
Viceversa, da parte serba sono finiti subito nelle celle dell'Aia tre ex ca=
pi di Stato - la
presidentessa serbo-bosniaca Biljana Plavsic, il presidente serbo Milan Mil=
utinovic ed
il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. Da anni, in tutti i Balcani, co=
mmandos
pesantemente armati sono alla ricerca del predecessore della Plavsic, Radov=
an
Karadzic, e del comandante dell'esercito serbo-bosniaco, Ratko Mladic.
Questa edizione straordinaria della JUNGE WELT non vuole convincere il lett=
ore della
innocenza - ad esempio - di Milosevic. Questo non sarebbe possibile in otto=
pagine.
E soprattutto: sarebbe assurdo voler giudicare in merito guardando da una
prospettiva tedesca. La Germania, che nell'ultimo secolo ha invaso la Serbi=
a e la
Jugoslavia per ben tre volte, non e' proprio il posto giusto per ergersi a =
giudici,
foss'anche soltanto dal punto di vista giornalistico. Questo possono farlo =
semmai
quelli che, nel corso degli ultimi 13 anni, hanno sofferto l'indicibile ins=
ieme oppure
sotto a Milosevic. I serbi, i croati ed i musulmani, che oggi al di la' di =
tutte le
contraddizioni comunque si ritrovano uniti nel loro dolore, nella loro pove=
rta' e nella
loro mancanza di giustizia, potranno valutare molto meglio di noi chi e' co=
lpevole di
questo stato di cose: se il Nemico Pubblico Numero Uno oppure quelli che ha=
nno
distrutto la Jugoslavia dall'esterno. Un paese multiculturale, la potenza e=
conomica
piu' forte nel blocco dei Non-Allineati, un affascinante sistema misto di c=
apitalismo e
socialismo, ridotto nel corso di pochi anni a teatro di una mattanza, a "zo=
o" etnico, a
deserto del dominio colonialista neoliberista. In fondo, sono rimasti truff=
ati anche
quelli che si erano fatti forti della benedizione occidentale: "Denaro croa=
to in tasche
croate ed un fucile croato su spalla croata" era uno degli slogan dei seces=
sionisti di
Zagabria all'inizio degli anni Novanta. Oggi il denaro croato e' in tasche =
tedesche, e
sulle spalle croate si portano fucili americani. "Il primo criminale di gue=
rra che
andrebbe giudicato dinanzi ad un tribunale e' il ministro degli esteri tede=
sco Hans-
Dietrich Genscher", dichiaro' il giornalista britannico David Binder gia' n=
el 1992 al
"Presseclub" della rete televisiva ARD. Attraverso il riconoscimento diplom=
atico e le
forniture di armi a favore dei secessionisti, il governo federale aveva cau=
sato
l'escalation della crisi, trasformandola in guerra.
Ma di questo non e' il caso di parlare piu' - l'unico colpevole e' Milosevi=
c, "pars pro
toto" per tutti i serbi... E quelli che prima formulavano ancora obiezioni =
o
quantomeno facevano domande, vengono costretti continuamente a cimentarsi c=
on
nuove sfide e difficolta': nel 1999 dimostrammo, impotenti, contro il bomba=
rdamento
della Jugoslavia, nel 2001 contro la campagna d'Afghanistan, nel 2003 contr=
o
l'occupazione dell'Iraq... La ruota sanguinosa della Storia gira sempre piu=
'
velocemente: ieri hanno deciso che la Germania dovra' essere difesa sull'Hi=
ndukutsch
(in Asia Centrale), oggi l'esercito europeo entra nel Congo, per domani gli=
USA
annunciano guerra preventiva contro l'Iran e la Corea del Nord. Dovremmo ad=
esso
accodarci alle bugie propagandistiche di Rumsfeld, secondo il quale a Piong=
yang
starebbero pianificando un nuovo 11 Settembre ed i Mullah depositerebbero b=
ombe
nella stazione centrale di Dresda? Li' dove c'e' un pacifico coniglio ad ai=
zzare gli
animi, ecco arrivare subito il falco pronto alla guerra. In questo modo non=
vinceremo
mai.
"Chi controlla il passato, controlla il futuro", e' il motto del Grande Fra=
tello nel "1984"
di Orwell. Percio' non possiamo lasciare all'Impero l'esclusiva nella inter=
pretazione del
passato. Il passato del Nuovo Ordine Mondiale e' stata la distruzione della=
Jugoslavia.
Con quella e' incominciato tutto. La guerra del 1999, condotta al di fuori =
di ogni
mandato ONU, e' stata il segnale d'avvio per tutte le guerre a venire. Le c=
arceri
dell'Aia, edificate dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU benche' non ne aves=
se facolta',
in base allo statuto dell'ONU, sono il modello per la punizione illegittima=
di tutti quelli
che criticano. Li' finiscono quelli che non sono disposti ad aprire la prop=
ria economia
nazionale alle grandi multinazionali occidentali. Sotto Milosevic vigeva un=
a legge, in
base alla quale l'amministrazione di una azienda poteva decidere da sola se=
l'azienda
potesse essere messa in vendita, ed a chi. Questa legge va contro il princi=
pale tra i
diritti umani del Nuovo Ordine Mondiale: il diritto umano allo sfruttamento=
! Per
questa ragione il presidente jugoslavo e' rinchiuso all'Aia.
Non c'e' ragione per essere ottimisti. Tanto meglio Milosevic riesce a dife=
ndersi, tanto
piu' sicuramente egli dovra' trascorrere il resto dei suoi anni in prigione=
. Non ci
facciamo illusioni che la nostra piccola manifestazione possa tirarlo fuori=
di li'. Noi in
effetti vogliamo solamente mostrare di non aver dimenticato. Non abbiamo
dimenticato il prigioniero. Non abbiamo dimenticato la Jugoslavia. E soprat=
tutto: non
abbiamo dimenticato noi stessi. Noi sappiamo che ci sono ancora celle liber=
e per noi.
Ne siamo fieri. E' la dimostrazione: siamo ancora vivi. Loro hanno paura: e=
ccoci di
nuovo, noi.
Noi, gli jugoslavi di tutti i paesi.