Convegno CNJ 16/11/2002
6: Pavicevac seconda parte

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Trieste / Trst, 16 novembre 2002, Convegno:
"...PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA..."

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INTERVENTO DI IVAN PAVICEVAC
(CNJ / "Voce Jugoslava" su Radio Citta' Aperta, Roma)


La disinformazione di guerra: il caso jugoslavo

Seconda ed ultima parte


DAL SECESSIONISMO PANALBANESE AI BOMBARDAMENTI

Il pericolo che ha portato alla distruzione della Jugoslavia
non veniva dalle parole attribuite a Milosevic - che avrebbe
voluto la "Grande Serbia" - ma delle forze secessioniste e
reazionarie. "La guerra di secessione è iniziata nel Kosmet
[Kosovo e Metohija: insistiamo sulla denominazione ufficiale di
questa ex Regione autonoma, anche se "Kosovo" ci è tanto piu'
"familiare", ormai] e terminerà lì". Questo promettevano gli
estremisti pan-albanesi. Anche il Papa li ha appoggiato nel
loro desiderio "di ricongiungersi alla madrepatria": quando andò in
visità in Albania pregò per quel "povero vostro popolo" dall'altra
parte del confine...

Prima furono anni di sporadici, criminali interventi da
parte dei secessionisti, contro la popolazione civile serba.
Azioni intensificatesi dal 1981 (l'anno seguente alla morte di
Tito) non solo contro i serbi ma anche contro i rom e contro le
altre etnie non albanesi, nonche' contro gli schipetari
"traditori", che volevano rimanere fedeli al governo di Belgrado.
E non c'era nessuno Slobodan Milosevic ancora al potere!
Dal 1997 i terroristi secessionisti, inquadrati nel cosiddetto
Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK), venivano armati, finanziati,
sostenuti dal di fuori, SI-SA-DA-CHI! Uccidevano soldati e poliziotti,
attaccavano i distretti di polizia. Che cosa avrebbe dovuto fare il
governo di Milosevic, come il governo di un qualunque altro stato, se
non combattere e sconfiggere questi veri e propri terroristi. Ed invece
si sono basati sulle solite menzogne, parlando di una presunta "pulizia
etnica" verso di loro, e non piuttosto il viceversa, e sono riusciti ad
internazionalizzare la questione del Kosovo-Metohija. Li hanno aiutati
i media occidentali: "Catastrofe umanitaria in Kosovo". L'ultimo stadio
di follia lo raggiunse Wesley Clark, che dichiaro' la Serbia "paese
aggressore" sul suo stesso territorio! E si dimentica sempre che a
Belgrado vivono e lavorano, nei propri negozi, nelle attività proprie,
80.000 shipetari, e nessuno li toccava allora, ne' oggi.

Quando 250.000 serbi sono scappati dalla Croazia, e mentre
le bombe decimavano le colonne dei profughi, la TV non ci
mostrava niente: piuttosto filmavano e mostravano in continuazione la
"fuga" organizzata degli albanesi. Il pretesto e lo "scenario"
dell'intervento NATO per il Kosmet era simile a quello in
Bosnia-Erzegovina. La disinformazione strategica proponeva un "dejà vu"
di scene raccapriccianti all'opinione pubblica, satanizzando un intero
popolo, per far approvare l'intervento armato. Prima dell'intervento
della NATO, proprio come in Bosnia, veniva ritirata la missione degli
osservatori "ONU", guidata da William Walker. La diplomazia è stata
scavalcata un'altra volta dalla NATO, cioé dagli USA nella persona
della signora Albright, in quella occasione. Mai un popolo era caduto
tanto in basso da invocare i bombardamenti sul proprio paese ed
accogliere a braccia aperte gli esecutori materiali di questi
bombardamenti: questo hanno fatto l'UCK ed i suoi seguaci, trascinando
la propria gente al seguito, con le buone o con le cattive, ad
esprimere grida di benvenuto.

Quanto fossero solide le basi della Jugoslavia socialista, alla
faccia di tutti quelli che la davano per "defunta" dall'inizio,
lo hanno dimostrato anni di dura resistenza allo smembramento,
resistenza anche da parte di quanto rimaneva della "ex" Jugoslavia. Non
sono riusciti a distruggere tutto con anni di embargo totale ne' con
l'isolamento; nemmeno la barbara aggressione della NATO è riuscita a
piegare Belgrado e quel suo popolo "ribelle". Milosevic, in quanto
presidente
jugoslavo, era allora sostenuto contro l'aggressione NATO dalla
stragrande maggioranza della popolazione: sia da quelli che l'avevano
votato sia da quelli che non l'avevano votato.

Il "via" ai bombardamenti lo diede Javier Solana, allora
Segretario generale della NATO. Dopo due anni Solana, sempre
perfidamente sorridente ma stavolta nella veste di rappresentante UE,
arriva a Belgrado e, come giocasse ad un "tavolo verde", impone che la
Jugoslavia dovrà chiamarsi "Unione di Serbia e Montenegro". Sarebbe il
caso di dire a Solana: "Con tutto quello che succede a casa Sua, signor
Solana... La Spagna dovra' chiamarsi Stato Iberico degli Spagnoli,
Catalani e Baschi! Va bene cosi'?"

Chiaramente, l'operazione non sarebbe riuscita se questi
signori di NATO ed UE non avessero trovato a sostenerli i
soliti venduti e corrotti quisling nostrani, quelli
ai quali per sempre andra' tutto il nostro disprezzo di jugoslavi.
Quelli che oggi in Serbia hanno come loro capofila il premier
Djindjic, il quale politicamente non rappresenta nessuno,
ma con una abile mossa decisa altrove e' riuscito a conquistarsi il
potere usando la figura di Vojislav Kostunica come "cavallo di Troia".
Djindjic ed i suoi stanno bloccando tutte le azioni legali avviate
contro gli esponenti della NATO per crimini di guerra. Ma i "nostri"
traditori, la nostra rovina
si annida tra i serbi come tra i croati, tra i musulmano-bosniaci
(alias "bosgnacchi", come vuole il nuovo MinCulPop delle
opinioni pubbliche internazionali) come anche tra i "democratici"
sloveni,  macedoni, montenegrini; questi che tanto smaniano per
assicurarsi dapprima il sostegno NATO, e poi per "entrare in Europa" e
nei "salotti buoni" della Comunità internazionale: FMI, BM, eccetera.

A questo punto non possiamo aspettarci ed augurarci altro che
una rivolta popolare, una rivolta che prima o poi avverrà, come
è sempre stato nella nostra storia, malgrado tutto l'odio
seminato con la guerra fratricida. Un odio che si e' diffuso
come il cancro: sputando sulla propria storia, cancellando la
gloriosa memoria della Guerra di Liberazione 1941 - 1945,
distruggendo i monumenti ai caduti, rimuovendo le lapidi in
onore dei nostri caduti come anche dei partigiani italiani (11).
Aiutati in questa operazione da una "sinistra" e da
intellettuali occidentali immemori, o in malafede.

LA DISINFORMAZIONE STRATEGICA

<<I comandi NATO assicuravano di aver fotografato dall'alto dei cieli,
in cui dominano sovrani, centinaia e migliaia di fosse
comuni, scavate e ricoperte in tutta fretta dai diabolici serbi
per occultare le tracce del genocidio.
Quando però le truppe NATO entrano nel Kosovo, il numero dei morti
albanesi passa già da sei a cinque cifre...>> (21)

Ma ormai lo sappiamo: "è la prima notizia quella che conta.
Le smentite non hanno nessuna efficacia". Sono le parole di James
Harff, direttore della Ruder Finn Global Pubblic Affairs - una azienda
di Washington specializzata nelle operazioni di "public relations" e
disinformazione -, rilasciate nell'intervista di Jacques Merlino, che
le pubblicò nel suo libro "Les verités yugoslaves sont pas toutes
bonnes a dire" (22).

<<Il nostro lavoro - continua Mr Harff - non è di verificare
l'informazione. Il nostro lavoro è di accelerare la circolazione
di informazioni che ci sono favorevoli, di raggiungere bersagli
accuratamente scelti. E ciò che abbiamo fatto. (...)
Perché noi sappiamo che è la prima notizia quella che conta.
Le smentite non hanno nessuna efficacia. (...)
Di che cosa vado più fiero in questa storia? Di esser riuscito
a portare dalla nostra parte l'opinione pubblica ebraica.>>

A proposito di opinione pubblica ebraica, continua Harff,
teniamo presente il libro scritto da Tudjman, "La deriva della
verità storica", con il quale poteva benissimo esser accusato
di antisemitismo. E non se la passava meglio Izetbegovic con la sua
"Dichiarazione islamica"...

<<...E noi siamo riusciti a rovesciare questo stato di cose in
modo magistrale. Tra il due ed il cinque di agosto del 1992,
quando il "New Jork Newsday" tirò fuori l'"affare" dei lager,
abbiamo preso in mano la storia... Con l'uso di termini a
forte valenza emotiva, come "campi di concentramento", eccetera; tutto
questo evocava la Germania nazista, Auschwitz. (...) L'entrata in gioco
delle organizzazioni ebraiche a fianco dei [musulmano] bosniaci, frutto
dei nostri suggerimenti, è stato
per noi un formidabile colpo di poker. Nell'opinione pubblica
potevamo far coincidere la parola Serbi con la parola Nazisti...
Siamo franchi, la questione era complessa, nessuno capiva ciò
che stava succedendo in Jugoslavia. Credo che la grande maggioranza
degli americani si stesse chiedendo in quale paese dell'Africa si
trovasse la Bosnia...>>

Ulteriori commenti li lascio a voi. Ho riportato qui le dichiarazioni
di questo Mr Harff, per ricordarvi che la Ruder Finn Global Pubblic
Affairs ha lavorato, dall'agosto 1991 al giugno 1992, per la Croazia;
dal maggio 1992 al dicembre 1992 per la Bosnia ed Erzegovina; e
dall'ottobre 1992 in poi per la "Repubblica di Kosova" cioe' per Rugova
e l'UCK messi insieme. La Ruder Finn è stata riconosciuta come una
delle più esperte agenzie di informazione nella "intricata" crisi dei
Balcani.

SREBRENICA E RACAK, CASI EMBLEMATICI

Il pretesto per ogni attacco o per un bombardamento, lo "scenario al
contorno" insomma era sempre analogo: Racak come Vukovar, Tuzla,
Sarajevo, Srebrenica. Parigi-Rambouillet come Lisbona-Cutileiro. Ci
sarebbero pagine e pagine da scrivere. Mi limito a ricordarvi i due
casi che spesso ricorrono nei media: Srebrenica e Racak.
Anche questi, come tutti gli altri casi, sono stati ben documentati nel
libro "Menzogne di guerra" (1).

Il caso di Srebrenica fu <<decisivo per la politica estera
tedesca, decisivo per la prima partecipazione della Germania ad una
guerra dopo il 1945 sui territori dei Balcani.>> Parliamo
del <<presunto genocidio serbo del luglio 1995, nella
Srebrenica bosniaca. Questa menzogna fu decisiva nel senso che, fino
all'estate 1995, vi erano si massici pregiudizi antiserbi
nella politica e nella società tedesca, ma contemporaneamente valeva
ancora l'assioma pronunciato dall'allora cancelliere Kohl: mai
impiegare soldati della Bundeswehr dove un tempo aveva imperversato la
Wehrmacht.>> (1)
Srebrenica era stata dichiarata "zona protetta" ed era
sorvegliata dalle forze SFOR olandesi. Le forze musulmane
dell'integralista Izetbegovic, guidate da Nasir Oric (uno
dei criminali di guerra mai "invitati" all'Aia!) e senz'altro
avvalendosi anche dei mujaheddin stranieri, avevano messo
a ferro e fuoco la zona d'intorno, nel corso dei mesi e degli
anni precedenti, compiendo massacri a Kravice ed in altri
villaggi per poi rifugiarsi nell'enclave. Nel luglio 1995,
all'invito del comando serbobosniaco agli armati musulmani perche' si
arrendessero, questi risposero "picche" - tanto avevano i civili in
ostaggio...
Pare che le forze della SFOR (almeno quelle rimaste: un gruppo di loro
stava passando il weekend a Roma, nell'albergo "Universo") abbiano
lasciato ai serbi la facolta' di "stanare" gli uomini di Oric. Gli
scontri furono cruenti. I media parlano oggi di almeno 7.000
"massacrati". Anche se tanti di questi sono poi miracolosamente
"ricomparsi" nelle liste elettorali l'anno dopo, e' indubbio che i
morti furono molti. In effetti, uomini dell'entourage di Alija
Izetbegovic hanno rivelato che costui, all'invito di evacuazione dei
civili, abbia invitato a rispondere "picche", dicendo ai suoi: dobbiamo
sacrificare quella gente per ottenere il nostro obiettivo militare
(22). La SFOR se ne lavò le mani, come Ponzio Pilato, concedendo il
weekend-premio a Roma ad un gruppo delle truppe stazionate lì.

Passiamo adesso al 1999. Nel Kosmet, a Klecka e Gnjilane, nel calcare,
sono ritrovati oltre 30 corpi di serbi, vittime dell'UCK.
Di questo la stampa non ha scritto, preferendo indirizzare
l'attenzione sulla "strage di Racak", che è stata la motivazione
della barbara aggressione alla Jugoslavia federale (Serbia e
Montenegro).
Su Racak, a quanto ci risulta, soltanto una parte della autopsia fu
presentata pubblicamente, quella del gruppo finlandese guidato dalla
Ranta. Il momento in cui la perizia si e' potuta presentare
pubblicamente per intero l'ha deciso il Pentagono (lo stesso dicasi per
l'evidenza del crimine commesso con i bombardamenti NATO sulla colonna
dei profughi albanesi-kosovari che volevano ritornare alle loro
case...). Solo dopo i bombardamenti NATO, infatti, si e' potuto sapere
che a Racak non c'era stata una "strage di civili", ma bensì una
messinscena con i corpi dei terroristi UCK uccisi negli scontri.
"Bisogna prima intervenire, solo poi passare al dialogo": queste le
parole pronunciate, alla presentazione di un libro sul Kosovo, dal
giornalista guerrafondaio Franco Venturini. Ed infatti, e' proprio con
questa "filosofia" che e' stata gestita la Conferenza di Rambouillet,
subito dopo il "caso" di Racak. A Rambouillet il dialogo è stato sempre
boicottato dagli estremisti secessionisti dell'UCK. Non pero' dagli
albanesi-kosovari moderati, ne' dai serbi, dai gorani, turchi, ebrei,
egizi, rom - non cioé dai rappresentanti delle tante "etnie" del
Kosmet. Nel palazzo di Rambouillet la Albraight invitò l'UCK di Taci e
compagnia (23) a firmare tutto un altro accordo, che non era altro che
un ultimatum al Governo di Belgrado perche' consegnasse l'intero
territorio jugoslavo agli USA ed ai soldati NATO. Condizioni che non
sarebbero state sottoscritte, a
buona ragione, da nessun Capo di Stato. Lo stesso Taci era scontento,
perché avrebbe voluto ottenere subito tutto quello che voleva. Ma la
Albright si impose, dicendogli: se non firmi, la NATO non potrà
bombardare la Jugoslavia.

IL KOSMET OGGI

<<Milosevic all' Aia, gli americani nel Kosovo... E con loro anche
l'Aids>>. "Bulli e pupe", dicevamo noi con amara ironia.
Una volta stanziatisi li, gli americani con la loro "bella"
Camp Bondsteel, la base più grande di tutta l'Europa, completa
di case, chiese e grandi magazzini, proprio sulla rotta del petrolio
(il "Corridoio 8"), rifornita di elettricità ed acqua, lavanderia e
pasti sufficienti per una città di 25.000 abitanti... adesso, chi li
smuove piu'?

Intanto scarseggia l'elettricità per i cittadini in quella regione,
e non solo lì! I collegamenti ferroviari ed aerei sono per il 95%
nelle mani americane. E chi li sposta più, gli americani? Anche le
decisioni ONU diventano "carta straccia", se non fanno comodo agli
americani. Mentre i soldatini europei sono impiegati a tutelare... gli
interessi americani, con il pretesto della "tutela" di quei pochissimi
serbi autoctoni rimasti, come una specie rara...

E chi gestisce la base, chi ne intasca i benefici? La Brown and Root
Service, una filiale statunitense del complesso petrolifero
Halliburton, quello con a capo l'attuale vice presidente degli USA,
Cheney:

<<Dick Cheney, gia' segretario alla Difesa del governo Bush
senior, gli ha conferito il contratto per il sostegno logistico
alle operazioni all'estero della US Army. Tra il 1995 ed il
2000, Cheney lascia la politica ed entra nella Halliburton
Corporation. La quotazione di questa impresa si è impennata
parallelamente alla escalation del militarismo degli USA>>
(M. Collon). Citiamo solo qualche esempio del guadagno di questi
imprenditori senza scrupoli: <<Nel 1992 la B&R costruisce e gestisce le
basi dell'US Army in Somalia, e guadagna 62 milioni di dollari.
Che diventano il doppio nel '94: 133 milioni di dollari per
costruire installazioni militari in Ungheria, Croazia e Bosnia.
Ma è Camp Bondsteel che diventa la perla del contratto>>, spiega Paul
Stuart, citato da Collon.

Il Kosovo-Metohija e' stato "NATO-izzato" con l'arrivo delle forze
internazionali (KFOR), ed il terrorismo dell'UCK contro i civili è
aumentato: tuttora continuano uccisioni e pressioni sui pochi non
albanesi rimasti, segregati in enclaves dalle quali si possono
raramente spostare, e solo sotto la protezione della KFOR (24).
In qualche caso i secessionisti offrono molti soldi per acquisire
anche umilissime abitazioni dei serbi, purche' questi ultimi se
ne vadano. La NATO ha celebrato le nozze tra la regione del
Kosovo-Metohija e la mafia. Ce lo confermano le polizie di tutta
europa. I mafiosi ed i terroristi diventano all'occorrenza
"politici moderati", ministri, generali, capi del TMK (una specie
di Protezione Civile, in realta' il nuovo nome delle milizie UCK
integrate nell'attuale apparato dello Stato). Mi riferisco ad
esempio ad un certo Ethem Ceku, cugino di Agim Ceku, capo UCK.
Intanto Rugova, ultimo lacché dell'Occidente, ha velleita' da
presidente di un "Kosovo indipendente". Mentre il governatore
del protettorato coloniale del Kosmet, Steiner (un altro nome
tedesco!) ammette che "i membri delle piccole comunità del
Kosovo non sono ancora tornati alle loro case..."

LA "MORALE DELLA STORIA"

Non mi dilungo oltre. Viene pero' da chiedersi: chi, se non proprio il
Pentagono, o chi per esso, ha creato e sostenuto il terrorismo
internazionale organizzato? Terrorismo "USA e getta": non erano forse i
mujaheddin di Bin Laden nei Balcani, sostenuti e armati dagli USA e dai
loro alleati? Chi, se non gli USA e i loro servizi, promuove il
contrabbando e sostiene governi mafiosi? La stessa Procura italiana ha
giustamente accusato il governo montenegrino di Djukanovic! Il
bombardamento NATO della fabbrica di tabacchi a Nis, in Serbia, non ha
forse dato ancor più vigore a questo governo
montenegrino, non ha forse dato nuovo impulso al traffico delle
"bionde"?! Si è sorvolato sulla distruzione di questa fabbrica, rasa al
suolo nel 1999. Una fabbrica tre le più grandi e moderne in Europa;
stipulava commesse con 85 paesi nel mondo.

Oggi, tutti quelli che invocavano l'intervento della Comunità
internazionale, la protezione NATO, si trovano "tutelati" da
forze occupatrici. Compresa la Serbia del dopo-Milosevic.
Stati smembrati, protettorati, colonie.
Tutti i popoli costitutivi e le nazionalita' della Jugoslavia
hanno perso il loro Stato comune - tranne forse la vicina
Slovenia, ma questa è un capitolo a sé. Non vivono forse i croati in
due - tre staterelli diversi? I serbi altrettanto, gli slavi
musulmani idem. Viene proprio da ripetere i versi della nostra
amica Milena:

"Sai dirmi dove passano ora le frontiere?
Tra te ed il tuo coniuge?
Tra te ed i tuoi figli?
Ed in quale nuovo Stato sono sepolti i tuoi cari?"

Le ultime elezioni presidenziali, largamente boicottate in Serbia,
dimostrano chiaramente la scontentezza diffusa verso la leadership al
governo. La situazione economica, ma anche quella morale, sono
disastrose. Le imprese sono messe in fallimento perché le possa
acquistare il capitale straniero. Sempre più i disoccupati, i
diseredati. I malati ed i morti per le conseguenze dei bombardamenti
all'uranio impoverito. I suicidi.

Di questo si è parlato negli altri due interventi. Quello che voglio
ribadire è che hanno distrutto la cosa più sacra, la vita. Auguriamoci
che non rimanga soltanto il "mugugno" di questa scontentezza, in Serbia
come anche nelle altre Repubbliche ex federate. E che il popolo, gli
operai, in tutto il mondo, alzino finalmente la testa contro "questo
male, questo pericolo per la libertà di tutti i popoli, che proviene
dall'imperialismo americano". Lo disse il "Che", un giovane, grande
combattente, diventato simbolo delle generazioni passate e di quelle
future.
Che risuonino le vecchie melodie...
Riportiamo quel grande Forum di Firenze più spesso nelle piazze.
Ho parlato tanto e mi sembra di non aver detto niente di nuovo,
perché e' tutto tanto evidente per noi slavi. Comunque, non
rassegnamoci a questo imperialismo, a questo neocolonialismo,
chiamatelo come volete, sempre nazifascismo è. E perciò: mai più
timidezza a riportare la parola d'ordine: Morte al fascismo - libertà
ai popoli!

(fine)

NOTE:

(1) "Menzogne di guerra", di Juergen Elsaesser, Edizioni "La Città del
Sole", Napoli 2002.

(2) A Maastricht (novembre 1991) l'Unione monetaria europea, con il
marco tedesco come valuta-base, e' stata creata in cambio della
distruzione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ): questa infatti la condizione posta dal Ministro degli Esteri
tedesco Genscher.
Il giorno di Natale 1991 i tedeschi annunciano che riconosceranno
formalmente le secessioni; il 13 gennaio 1992 il Vaticano compie il
primo passo ufficiale; il 15 gennaio seguono tutti i paesi UE.

(3) Sul criminale impiego delle munizioni all'uranio impoverito in
Jugoslavia ed altrove, nonche' sulle conseguenze dei  bombardamenti
NATO sulle infrastrutture e sui civili, si vedano ad esempio i due
libri del comitato Scienziate/i contro la guerra: "Imbrogli di guerra"
(1999) e "Contro le nuove guerre" (2000), Edizioni Odradek, Roma (anche
su  
http://www.scienzaepace.it).

(4) Il culmine lo aveva forse gia' raggiunto Rossana Rossanda con un
articolo sul "Manifesto" nei giorni di meta' agosto 1995, nel quale la
giornalista si dichiarava esplicitamente favorevole
all'intervento NATO contro i serbi della Bosnia, ed affermava con
irresponsabile superficialita' che gli USA non avevano alcun interesse
strategico nell'area balcanica!

(5) La strategia dell'imperialismo americano e' illustrata bene
da Noam Chomski  nel suo libro "I cortili dello zio Sam" (editore
Gamberetti), dove si spiega perché gli USA mirino a distruggere
qualunque Stato, anche piccolo, ed il suo governo, se il sistema di
quello Stato non corrisponde ai parametri USA.

(6) Il movimento delle "brigate di lavoro", grazie alle quali
le infrastrutture del paese furono (ri)costruite soprattutto negli
anni Quaranta e Cinquanta, ed alle quali l'autore di questo
intervento partecipo', fu un formidabile fenomeno di massa.

(7) "No East no West, Islam is the best", era uno dei sottotitoli
di una edizione del libro di Izetbegovic. Fu il lancio della
campagna islamista in Bosnia. Nel 1990 usci' sulla rivista "Vox",
pubblicata in Germania, un esplicito proclama di 12 punti: "Che ncosa
fare dei serbi nella Repubblica islamica di Bosnia ed Erzegovina".

(8) Il 29 novembre 1990 i giornali riportavano notizie di agenzia in
base alle quali la CIA "prevedeva" il disastro che poi, l'anno
successivo, in Jugoslavia si sarebbe effettivamente
verificato. Noi disponiamo dei ritagli da "La Stampa" ed
"Il Tempo": "La CIA ha detto: la Jugoslavia esisterà per
ancora 18 mesi... Non si escludono scontri bellici e il maggior
responsabile sarà indicato [sic] in Milosevic". Vanno fatte due
considerazioni: primo, i servizi segreti non "prevedono" se
non "vogliono", ovvero se non stanno lavorando affinche'
succeda; secondo, il 29 novembre era guarda caso la ricorrenza
nazionale della RFSJ (la "Giornata della Repubblica"). Piu' esplicita
di cosi' la CIA non sarebbe potuta essere!

(9) Si veda: "NATO in the Balkans", IAC, New York 1997.
Pubblicato in versione ridotta in lingua italiana da Editori Riuniti,
"La NATO nei Balcani" (1999) e' uno dei testi piu' preziosi per la
ricostruzione della guerra di distruzione della RFSJ (1990-1996), ma
sembra essere ignorato dagli stessi suoi curatori italiani, che non lo
hanno mai menzionato ne' recensito sulla stampa su cui pure
regolarmente scrivono.

(10) La proposta della "Euroslavia" apparve su Limes ma fini'
presto nel dimenticatoio, sommersa dal fragore delle bombe all'U238.

(11) E' successo ad esempio a Spalato, in occasione della visita del
Papa.

(12) L'esercito croato, come poi quelli bosniaco-musulmano e macedone
nonche' l'UCK, sono stati addestrati dalla Military Professional
Resources Inc., nota agenzia con sede in Virginia (USA). L'esercito
croato ha avuto anche l'appoggio logistico della NATO per il
completamento della pulizia etnica delle Krajne nel 1995.

(13) Sulla figura dell'arcivescovo cattolico nazista Stepinac e sul
genocidio, a danno soprattutto dei serbi, commesso durante la Seconda
guerra mondiale in Croazia, si veda ad esempio: "L'Arcivescovo del
genocidio", di M.A. Rivelli, Ed. Kaos, Milano 1999.

(14) <<Non c'è nessun nuovo indagato nell'inchiesta condotta dal
sostituto procuratore della Repubblica di Ancona Cristina Tedeschini
sui tre tir bloccati dalla Guardia di Finanza e dalla dogana nel porto
di Ancona lo scorso 12 aprile (ma la notizia del sequestro è stata data
solo l'altro giorno): seppur carichi d'aiuti umanitari per i profughi
del Kosovo, i camion trasportavano nei doppifondi un enorme carico
d'armi diretto all'Uck. Al centro dell'interesse del magistrato ci
sarebbe per ora la figura di un prete, probabilmente coinvolto nella
vicenda. I tre tir viaggiavano sotto le insegne dell'organizzazione
umanitaria "Kruh Svetog Ante" (Il pane di Sant'Antonio) di Sarajevo ed
erano diretti, secondo la bolla d'accompagnamento, alla "Caritas" di
Scutari...>>.
Tratto da: La Padania, 4 maggio 1999. Del ritrovamento parlo' per primo
il "Corriere della Sera".

(15) Il caso di Milena Gabanelli viene descritto nel gia' citato
"Sotto la notizia niente" ed anche, da lei stessa, in una appendice
contenuta nel peraltro discutibile "La sconfitta dei media", di Marco
Guidi (Baskerville, Bologna, 1993).

(16) Ha scritto Andy Wilcoxson in «How the war started» (su:
http://www.slobodan-milosevic.org/bosnia-started):

<<On March 18, 1992, Alija Izetbegovic (Bosnian-Muslim
leader), Mate Boban (Bosnian-Croat leader), and Radovan
Karadzic (Bosnian-Serb Leader) all reached an agreement
on the peaceful succession of Bosnia & Herzegovina from
Yugoslavia. The Agreement was known as the Lisbon Agreement (it is also
known as the Cutileiro Plan). The agreement called for an independent
Bosnia divided into three constituent and geographically separate
parts, each of which would be autonomous. Izetbegovic, Boban, and
Karadzic all agreed to the plan, and signed the agreement.
The agreement was all set, internal and external borders, and
the administrative functions of the central and autonomous
governments had all been agreed upon. The threat of civil
war had been removed from Bosnia that is until, the U.S.
Ambassador Warren Zimmerman showed up.
On March 28, 1992, ten days after the agreement was reached
that would have avoided war in Bosnia, Warren Zimmerman
flew to Sarajevo and met with the Bosnian-Muslim leader,
Alija Izetbegovic. Upon finding that Izetbegovic was having
second thoughts about the agreement he had signed in
Lisbon, the Ambassador suggested that if he withdrew his
signature, the United States would grant recognition to
Bosnia as an independent state. Izetbegovic then withdrew his
signature and renounced the agreement.
After Izetbegovic reneged on the Lisbon Agreement, he called
a referendum on separation that was constitutionally illegal.
On the second day of the referendum there was a Muslim-led
attack on a Serb wedding. But the real trigger was
Izetbegovic announcing a full mobilization on April 4, 1992.
He could not legally do that without Serb & Croat consent,
but he did it anyway. That night terror reigned in Sarajevo.
The war was on. (...)
If Ambassador Zimmerman had just left Izetbegovic alone,
then none of this would have happened to begin with.
Its that simple. The blame for all of
the death and destruction associated with the Bosnian war
lies exclusively with Alija Izetbegovic for starting the war,
and with the U.S. President Bill Clinton for sending that idiot
Zimmerman to Bosnia in the first place.>>

(17) Djelaludin - soprannome di un visir ottomano - rappresenta lo
straniero occupante, il colonizzatore.

(18) La desinenza con la "a" e' propria della lingua schipetara (cioe'
albanese in senso "etnico" e non nel senso della cittadinanza della
Repubblica di Albania). Tetovo è una cittadina della Macedonia
occidentale.

(19) Clamoroso il caso del criminale di guerra italiano Roberto Delle
Fave, che rivelo' la sua vicenda di mercenario a stampa e televisione,
e dopo aver contribuito a massacri come quello nella zona di Divo Selo
(Gospic, Krajna) ed all'assassinio del giornalista francese Xavier ha
vissuto indisturbato a Bordighera ed e' stato "risparmiato" da
qualsivoglia inchiesta penale, all'Aia o altrove.

(20) I dati sull'uso di stupefacenti nell'esercito croato si possono
trarre dall'opuscolo "Nasiljem i zlocinom protiv prava. Hrvatska '91"
(Belgrado 1991. Trad.: "Con la violenza ed il delitto contro la
ragione. Croazia '91). Per quanto riguarda i drogati, ne abbiamo avuto
testimonianza da quanto apparso nel 1995 sul quotidiano "Corriere della
Sera", ed anche in televisione, sui soldati croati in cura presso la
"Comunità di San Patrignano".

(21) Andrea Catone nella prefazione del libro "Menzogne di
guerra" di J. Elsasser (Nota 1).

(22) Il libro di J. Merlino (trad.: "Le verità sulla Jugoslavia non
sono tutte buone a dirsi") e' stato pubblicato in Francia da Albin
Michel nel 1993. Mai tradotto in lingua italiana, e poco pubblicizzato
nella stessa Francia, il libro documenta la verita' sconvolgente della
disinformazione strategica ai danni dei serbi della Bosnia. Brani della
intervista ad Harff sono stati riproposti nel libro di Claudio Fracassi
"Sotto la notizia niente". Ulteriore dettagliatissima documentazione
sulla attivita' di disinformazione strategica compiuta dalle grandi
catene di "media" e da agenzie specializzate si possono trovare in
tutta la produzione del giornalista belga Michel Collon.
Ricordiamo ad esempio i libri: "Monopoly" e "Poker Menteur" (Edizioni
EPO, si veda: http://www.epo.be/index.html )

(22) Questo e' documentato ad esempio nella intervista ad Hakija
Meholjic, presidente del Social Democratic Party a Srebrenica,
pubblicata su "Dani" il 22/06/1998. Ampia documentazione sul "balletto
dei morti" di Srebrenica si trovano sul libro di Elsaesser (Nota 1).

(23) Ennio Remondino ha recentemente rivelato in "La televisione va
alla guerra" (Edizioni ERI/RAI) che nelle valigie della delegazione UCK
a Rambouillet furono trovati sacchetti di "polvere bianca": come dire,
l'utile ed il dilettevole... Per noi italiani e' particolarmente
significativo ricordare che tra i consiglieri della delegazione,
insieme a molti americani, c'erano personaggi come un tale Di Robilant,
appartenente al Partito Radicale Transnazionale (Fonte: il "Corriere
della Sera" di quei giorni).

(24) Sulla condizione del Kosmet occupato dalla NATO, dopo il 1999, e
governato dai terroristi e dai mafiosi suoi alleati; sul
regime di terrore ed apartheid oggi vigente; e sulle migliaia di
"desaparecidos" che ormai si contano: si veda l'eccezionale
documentazione prodotta da Michel Collon e Vanessa Stojiljkovic nel
video "I dannati del Kosovo" (Edizione italiana a cura del Comitato SOS
Yugoslavia di Torino).

[nota: la trascrizione dell'intervento registrato e' stata
completamente rivista e corredata di note per facilitare la lettura.
CNJ]