Due testi di Fulvio Grimaldi

1. Pace e Guerra
2. Resistenza fino alla vittoria

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Tratto da una conferenza dell'ALTRAFESTA
venerdì 18 Luglio 2003

FULVIO GRIMALDI
"Pace e Guerra"

Trascrizione a cura di Maurizio Tagliatesta


Io avevo pensato di parlare, almeno in parte, della mia esperienza di
guerra in Iraq, che ho vissuto e filmato. Mi preme illustrarvi le
verità contro l'incredibile montagna di menzogne, silenzi e cose
taciute che vi è stata invece somministrata da tutti i mezzi
d'informazione, a meno che non siate navigatori di internet e con la
possibilità di andare in alcuni siti (più che altro americani, inglesi,
tedeschi, francesi, ma pochi italiani), in cui vengono raccontate cose
diverse rispetto a quello che il sistema d'informazione mondiale vi
riferisce. Credo che la disinformazione sia il nodo, dal quale
discendono tutte le nostre debolezze, imprecisioni e incapacità di
reagire al rullo compressore dell'imperialismo americano, il cui
cammino è agevolato e lubrificato da un meccanismo collaudato di
mistificazioni e silenzi, spesso passivamente recepiti anche da chi
dovrebbe aver imparato a decodificare la comunicazione dell'oppressore.

Faccio un passo indietro. Quando sentiamo il nome dell'imperatore
Nerone, noi tutti abbiamo un'immagine molto precisa, a meno di non
essere degli studiosi o degli storici. L'immagine è quella di un
imperatore corrotto, autoritario, mezzo pazzo, incestuoso (con sua
madre Agrippina), matricida, per averla poi uccisa. Persecutore di
cristiani che egli fece morire nel fuoco o sulle croci e autore di
altre infinite nefandezze; mentre Roma bruciava, per sua opera, lui
stava con la lira a declamare i suoi deliri dai balconi dei palazzi
imperiali. Così è stato raffigurato nei film e anche nei libretti di
storia che ci hanno accompagnato a scuola.
E' una ricostruzione falsa, è una ricostruzione fatta dai vincitori. E
chi erano i vincitori alla resa dei conti? Erano i ricchi romani, era
l'aristocrazia, il Senato, più tardi la chiesa temporale, la chiesa che
si sostituiva al patriziato e all'imperatore nel dominio su Roma.
Nerone, secondo studi più attenti, seri e documentati nelle
biblioteche, era uno degli imperatori romani più saggi e democratici.
Era un governante che stava dalla parte del popolo, con ciò inviso al
Senato che invece era l'espressione politica dei patrizi, della classe
dirigente, dell'aristocrazia del sangue e del denaro.
Nerone era amante della pace, non coltivava le guerre ma l'arte, la
cultura, la riorganizzazione dello Stato in termini sociali, economici,
industriali. Ha riorganizzato Roma eliminando i quartieri fatiscenti,
infestati da epidemie e miseria, dove viveva la plebe più infima, un
sottoproletariato falcidiato da malattie e povertà. Una bonifica di
enorme portata, descritta poi come "l'incendio di Roma". Riorganizzò la
città secondo uno schema urbanistico che è rimasto la base della Roma
moderna, poi deturpato dalle amministrazioni successive al 1945 nella
maniera in cui sappiamo.
Per quanto riguarda la pace, a quell'epoca incombevano da Oriente i
Parti, e il Senato era ansioso di muovergli guerra, per ingrandire i
possedimenti dei suoi membri. Con la guerra i patrizi conquistavano
nuovi latifondi e nuove ricchezze. In più, allora come adesso, le
campagne belliche richiedevano grandi mezzi (catapulte, spade, scudi,
armature, logistica, trasporti, amministrazione) che l'industria
artigiana, al servizio dei grandi ricchi, produceva per essere di
consumati e riprodotti, creando così un business, un turn-over, dunqu
le guerre contro i pati dovevano continuare a tutti i costi. Vedi la
banda al potere negli USA. Nerone non voleva la guerra ma il
negoziato, una sistemazione, un accomodamento, un compromesso.
Ovviamente attirò le ire del Senato, di Seneca in particolare, passato
alla storia come grande filosofo, ma non come guerrafondaio; e poi gli
anatemi di Tacito, lo scrittore e storico del Senato.
Per quanto riguarda la storia della persecuzione dei cristiani, l'unica
verità è che questa storia è falsa. Nerone ha governato tra i primi
anni 50 e i primi anni 60 d. C. mentre la prima comunità cristiana
appare a Roma, dà segni documentati della sua esistenza nel 70 d. C.
Insomma, quando regnava Nerone, i cristiani non erano ancora arrivati.

Questa è l'informazione ufficiale, da sempre. Oggi le falsificazioni ci
sembrano colossali, vista la dimensione assunta dall'informazione
oligarchica in Occidente, ma l'intossicazione, la deformazione della
realtà per i fini politici di gruppi dominanti è una costante di tutta
la storia umana. Vorrei portarvi altri esempi che possono rovesciare
completamente la conoscenza del passato, o quantomeno modificare o
almeno istillare un dubbio sulla conoscenza del presente. Se ancora
poche settimane fa avessi posto queste domande:

quale paese del Medioriente ha armi nucleari nascoste e non dichiarate?
quale paese del Medioriente ha un arsenale biologico e chimico nascosto
e non dichiarato? quale paese del Medioriente non accetta i controlli,
ostacola le ispezioni e non fa sapere alla Comunità internazionale,
agli organismi internazionali, quello che nasconde? quale paese
commette o ha commesso stermini di minoranze nel proprio stato? quale
paese ha rapporti stretti di collaborazione con Al Qaida? quale paese
detiene in carcere, senza processo, migliaia di oppositori politici e
pratica la tortura secondo le denunce di Amnesty International e di
altri organismi seri di questo settore? quale paese del Medioriente
impone la censura e limita il diritto dell'informazione ai giornalisti
che lo visitano? quale paese del Medioriente minaccia espressamente il
mondo e l'Europa?

Ebbene, a queste domande, la stragrande maggioranza degli italiani
avrebbe risposto istantaneamente: l'Iraq. Invece la risposta è
un'altra, la risposta è: Israele. E provate a smentirmi.
Israele ha un arsenale di 400 bombe atomiche che ufficialmente non ha
mai dichiarato ma che è stato testimoniato da un coraggioso tecnico
Morderai Vanunu, ormai in prigione da 18 anni e 11 in isolamento in
Israele, rapito a Fiumicino sotto gli occhi della polizia italiana.
Israele ha un arsenale biologico e chimico che ha espressamente
dichiarato e che tutti gli scienziati conoscono, gli americani
confermano, ma Israele non ammette ispezioni.
Israele, come gli Stati Uniti, si rifiuta di accettare qualsiasi
ispezione delle Agenzie internazionali sui controlli degli armamenti
-lo hanno dichiarato ufficialmente-.
Israele sta continuando uno sterminio senza fine dei palestinesi, che
sono la sua minoranza interna (rovesciata rispetto alla minoranza di
ebrei immigrati 50 anni fa).
Israele ha rapporti con Al Qaida e con il terrorismo internazionale.
Secondo una denuncia fatta da pacifisti israeliani di alto livello come
il responsabile della Sicurezza palestinese, o il pacifista Uri Avnery,
Israele e il Mossad, hanno cercato di costituire cellule di Al Qaida
tra i palestinesi, in modo da poter criminalizzare la resistenza
palestinese identificandola con Osama Bin Laden. Su Al Qaida torneremo
nel corso di questo intervento.
Nei campi di concentramento delle prigioni israeliane, completamente
fuorilegge, ci sono 7.000 palestinesi soltanto a partire dalla Seconda
Intifada del 28 settembre di 2 anni fa. Sono sottoposti a tortura e
detenuti senza processo, e né i familiari, né gli avvocati, hanno il
diritto di accesso alle carceri per visitarli.
Israele impone la censura, l'ho sperimentato io stesso. Nel '67 mi
hanno mandato come inviato di "Paese Sera" a documentare la "Guerra
dei sei Giorni". Ogni mio articolo veniva controllato dalla censura
militare. Parti venivano completamente eliminate e non avevo la libertà
di esprimermi su quello che vedevo e conoscevo, sugli orrori di una
guerra di sterminio condotta già allora. Né in Jugoslavia né in Iraq ho
mai subito un minimo di censura su tutto quello che trasmettevo
telefonicamente, televisivamente o che registravo.
Qual è il paese mediorientale che minaccia l'Europa e il mondo? Ho la
dichiarazione di un insegnante dell'Istituto Superiore di Guerra
d'Israele, Martin Vanklever, di poche settimane fa, che dice: "Israele
ha la possibilità di colpire la maggior parte delle capitali europee
con armi nucleari. Abbiamo centinaia di testate, di missili atomici che
possono essere lanciati su obiettivi in ogni direzione, anche su Roma.
La maggior parte delle capitali europee sono obiettivi per le nostre
forze aeree". Questo, quando l'Europa, rispetto al massacro costante e
ininterrotto dei palestinesi, al loro esproprio, allo sterminio di
donne e bambini, opponeva qualche dubbio o qualche tentativo di
limitazione.
Ma parliamo un po' di terrorismo. Vedete, credo che queste
manifestazioni internazionali per la pace che abbiamo prodotto si siano
purtroppo esaurite fulmineamente, accettando il discorso falso della
fine di una guerra che non è affatto finita. E qua, io aggiungo: non è
affatto finita per merito dell'eroismo e della combattività, della
dignità, dell'orgoglio del popolo iracheno che sta opponendo quella che
noi un tempo a sinistra chiamavamo "lotta di liberazione", contro
occupanti, rapinatori, stupratori e assassini di massa. Perché quello
che è stato fatto in Iraq è un assassinio di massa. Hanno colpito
esclusivamente le infrastrutture e le popolazioni civili. Le bombe
dovevano compiere il lavoro che, altrove, per esempio in Africa, è
fatto dall' AIDS in Africa: sfoltire, spopolare, ridurre la pressione
demografica soprattutto della gente che vive in paesi dove non dovrebbe
vivere perché occupa territori con risorse che interessano
all'imperialismo. Lì c'è il petrolio, ed è meglio che dove c'è il
petrolio non ci siano popolazioni, altrimenti le compagnie petrolifere
si muovono con difficoltà, con rischi di controlli e resistenze .
Tra l'altro, la resistenza irachena ormai colpisce, anche se non lo
raccontano, ogni giorno (almeno 15 operazioni organizzate) e spiega il
subitaneo sparire dell'esercito iracheno di fronte all'invasione
americana. Si sapeva che lo scontro in campo aperto sarebbe stata la
fine per un esercito in stracci, tecnologicamente superato da
trent'anni, per un esercito che non aveva che armi leggere, nonostante
le fanfaluche raccontate dai "bugiardoni" delle tre "B" (Berlusconi,
Bush e Blair).
La guerriglia riesce a tenere inchiodati questi vincitori trionfanti in
un paese come l'Iraq, mettendoli in imbarazzo e provocando dubbi e
opposizione nella propria opinione pubblica. Stanno crescendo sia la
rabbia della gente contro le bugie, sia la rabbia per le perdite dei
propri congiunti e amici (lo stillicidio di almeno tre soldati
americani ogni giorno uccisi e di una quindicina di feriti). Questo
significa che gli Stati uniti avranno maggiore difficoltà a continuare
le aggressioni e la guerra permanente contro altri "Stati canaglia".
Nella guerra preventiva non c'erano fra gli obiettivi primari e
immediati la Siria e l'Iran, la Corea del Nord e Cuba? Ora tali
aggressioni sono diventate più problematiche, e lo dobbiamo alla
resistenza irachena.
Un tempo noi eravamo dalla parte di quelli che resistevano e credo che
dovremmo rimodellare i nostri atteggiamenti. Oltre agli aiuti alle
vittime (per noi oggi esistono solo vittime perché siamo buoni e
compassionevoli), forse c'è da considerare il fatto che bisogna dare
una mano a chi combatte e, col suo esempio, ci garantisce la speranza
di una liberazione.

Ma volevo parlarvi del terrorismo e dell'11 settembre. Vedete, non
credo che esista un terrorismo arabo. Io non ho prove che esista un
terrorismo che non sia nord americano e israeliano, se non tra cellule
condizionate e dirette a distanza dagli USA. Non c'è un paese arabo che
produca terrorismo. Il collegamento con l'Arabia Saudita è ciò che
hanno inventato coloro che hanno manipolato la verità sull'11
settembre; si sono inventati dei dirottatori sauditi e egiziani in modo
che si potesse creare un nuovo, feroce nemico dopo la scomparsa
dell'Unione Sovietica e del socialismo realizzato, che giustificasse
l'aggressività geopolitica e strategica degli Stati uniti finalizzata
al dominio del mondo, come dichiarano i documenti della cricca golpista
oggi al potere a Washington.
Il programma strategico USA dichiara che non deve esistere nessun
rivale che possa emergere e ostacolare il dominio mondiale degli Stati
uniti. E così si comportano, massacrando, aggredendo, facendo stragi,
guerre biologiche, chimiche e nucleari. Perché sull'Iraq è stata fatta
una guerra nucleare e non soltanto adesso, ma anche nel '91. Nel '91
hanno scaricato 400 tonnellate di polvere di uranio e plutonio che
ammazzeranno per generazioni e generazioni. Adesso le tonnellate di
uranio sono state nell'ordine delle migliaia e fanno quello che fa
l'AIDS, secondo una strategia cosciente e lucida dell'imperialismo.
Sull'11 settembre poniamoci qualche dubbio, se lo pongono anche negli
Stati Uniti. Ci sono siti interessanti dove si fa controinformazione,
dove si fa ricerca in maniera seria e documentata, andando a mettere il
naso dove i nostri giornalisti non lo mettono mai, ad esempio nei
documenti desecretati del Pentagono, della Casa Bianca e del
dipartimento di Stato, dove vengono fuori cose orrende, di un
terrorismo nord americano che dura da 100 anni.
Nel 1962, il Pentagono e il governo americano, approvarono un piano che
si chiama "Northwoods" che doveva creare il pretesto per attaccare
Cuba, dopo il fallimento della baia dei Porci. Il Pentagono preparò un
piano approvato dal governo e che Kennedy bloccò all'ultimo minuto,
perché all'epoca avrebbe provocato un conflitto mondiale. Poche
settimane dopo fu ammazzato, secondo le migliori fonti, dalla mafia
cubana di Miami. Il "Piano Northwoods" prevedeva dei bombardamenti alla
base di Guantanamo che avrebbe fatto esplodere i depositi di munizioni,
provocando la morte di molti soldati americani. Questi bombardamenti
avrebbero dovuto essere effettuati da agenti USA travestiti da militari
cubani. Poi si doveva affondare del naviglio in navigazione tra Cuba e
la Florida, con gente mandata ai pesci a centinaia, dando la colpa
sempre ai cubani. Inoltre si prevedevano una serie di attentati
(guardate è scritto, potete andarlo a cercare in internet: "Piano
Northwoods", Archivi di Sicurezza Nazionale "National Security
Archives") contro proprietà della mafia cubana a Miami -case private,
circoli, uffici, proprietà- e in varie località degli USA, con altre
centinaia di vittime. Infine sarebbe partito un charter americano, con
a bordo centinaia di giovani studenti statunitensi per un viaggio di
vacanza e studio nell'America centrale (Salvador, Honduras e Guatemala)
che, passando nello spazio aereo di Cuba, sarebbe stato abbattuto da un
Mig cubano, che non avrebbe dovuto essere un Mig cubano, ma un Phantom
statunitense camuffato. Questo è stato concepito, firmato e deciso dal
governo degli Stati uniti. Hanno seguito questa strategia per 100 anni,
ovunque, in giro per il mondo. Stiamo attenti a credere alle versioni
ufficiali dell'11 settembre.

In America, nei documenti che circolano sull'11 settembre, disponibili
a tutti voi, ci si chiede, da parte di scienziati, studiosi, personaggi
illustri come Chomsky o il professor Chossudovsky (insegna economia
politica a Toronto in Canada e ha fatto un gruppo di studio e ricerche
che si chiama "global research", preziosissimo), per quale motivo la
più aggiornata difesa aerea del mondo non sia intervenuta per quasi due
ore contro 4 aerei dirottati che facevano i pazzi nel cielo più
proibito e più difeso degli Stati uniti.
Secondo le disposizioni della difesa aerea, alla base Andrews c'erano
aerei pronti a decollare costantemente, come nelle altre basi, contro
eventuali intrusori. E' arrivato l'ordine del Capo di Stato Maggiore
dell'aeronautica militare americana di sospendere il meccanismo di
difesa antiaereo proprio alla vigilia degli attentati. Com'è possibile
che un sistema di difesa, che prevede l'alzarsi in volo in 2 minuti e
mezzo, il raggiungere tutti i punti del cielo degli Stati uniti in 8
minuti, non sia intervenuto per 2 ore contro gente che stava colpendo
obiettivi che hanno addirittura delle difese automatiche missilistiche
piazzate intorno ad esse, il Pentagono, la Casa Bianca e le Torri
Gemelle? Come è possibile che il presidente degli Stati uniti -questo è
documentato addirittura dalla televisione-, durante tutti gli attacchi,
pure informato costantemente di quello che stava succedendo (primo
schianto contro la prima torre, secondo contro la seconda torre, terzo
contro il Pentagono) continuasse a visitare una scuola elementare nelle
Florida raccontando favole ai bambini, senza cambiare espressione,
senza mettersi al sicuro, senza convocare i suoi collaboratori per
organizzare le difese a questo attacco senza precedenti al proprio
paese?
In America si chiedono come sia possibile che si raccontino panzane
come quelle dei dirottatori addestrati su degli aerei Chesna, che sono
poco più che deltaplani, per poi pilotare, senza esperienza, dei 747 e
757 Boeing.
In una trasmissione televisiva di Corrado Augias, vari, esperti
comandanti dell'aeronautica civile hanno dichiarato che si trattava di
un'impresa impossibile. E' impossibile virare e colpire tra i palazzi
il centro di un grattacielo, con un aereo gigantesco, dopo essere scesi
a spirale o in picchiata varie migliaia di metri in pochissimo spazio.
Esperti e comandanti di volo di tutto il mondo hanno confermato che
neanche con 10.000 ore di volo è possibile operare manualmente una cosa
di questo genere. E' soltanto possibile con comandi elettronici a
distanza, collaudati del resto alla grande in Afghanistan con gli aerei
Predator, senza pilota: partono, decollano, fotografano, mitragliano,
bombardano, ritornano e atterrano.
Se c'erano 19 dirottatori che si sono imbarcati su questi aerei, e sono
passati tutti per gli aeroporti, e tutti gli aeroporti degli Stati
uniti, come anche i nostri, hanno telecamere piazzate ovunque che
filmano qualsiasi passo, dall'ingresso, all'imbarco, al bar, al
controllo passaporti, alla consegna bagagli o al check in... dove sono
i filmati di questi 19 dirottatori che ci convincano che sono stati
loro? Non avrebbero dovuto essere trasmessi e ritrasmessi dalle
televisioni per cancellare ogni dubbio?
Un ostaggio ha telefonato dall'aereo a terra, alla mamma, dando nome e
cognome. Strano dare alla mamma nome e cognome: "sono Jack tal dei
tali...", mentre l'aereo era in una zona dove non c'era copertura del
telefonino, né era possibile comunicare col cellulare a terra da quel
l'altezza e a quella velocità
Si chiedono negli Stati uniti se un edificio colpito lateralmente possa
crollare simmetricamente su se stesso, se non quando delle cariche
esplosive sono state piazzate nei punti strategici della costruzione.
Le detonazioni delle esplosioni sono state sentite da testimoni,
compresi giornalisti della BBC, le cui testimonianze sono poi sparite.
Come una indagine dell'FBI ha appurato, nei giorni precedenti agli
attentati, c'è stato un insider trading, delle speculazioni nella borsa
di New York, su titoli che sarebbero poi crollati -linee aeree- e altri
saliti alla grande -assicurazioni-. C'è chi ha fatto miliardi. L'FBI ha
indagato e ha trovato gente che sapeva quello che sarebbe successo
prima di essere stata bloccata come tutte le altre inchiesta da Bush, e
ha scoperto comunque che chi aveva coordinato questi movimenti di
azioni era il direttore operativo della Cia, tale Buzzy Krongard. La
banca che ha gestito le operazioni era la Bankers Trust, che pochi mesi
prima aveva assorbito al A.B. Brown, una banca il cui vicepresidente
era appunto Krongard. Dopo la fusione, nel marzo del 2001, Bush ha
promosso Krongard a direttore operativo della CIA, il numero tre
dell'agenzia.
Posso aggiungere che Osama bin Laden è un socio di Bush; che la
famiglia di bin Laden ha imprese in comune con la famiglia Bush da
lunga data (da almeno 25 anni). La compagnia petrolifera ARBUSTO
appartiene ai bin Laden e ai Bush. I Bush sono quelli che hanno
incassato le ricchezze del produttore di armi per Hitler, von Thyssen.
La banca di von Thyssen, monopolista dell'acciaio tedesco che ha
riarmato la Germania di Hitler, aveva una filiale a New York diretta
dal nonno dell'attuale Bush minore, Prescott Bush. C'è una continuità,
un legame terroristico, imperialista, criminale.

Possiamo continuare a fare le manifestazioni per la pace? Dobbiamo. E
per favore, questa volta, a sostegno anche dei resistenti. Ma non
faremo mai goal, non sfonderemo, se non cominciamo a delegittimare i
banditi, i delinquenti, i bugiardi che stanno operando questo
planeticidio. Fin che non li smascheriamo e gridiamo come il bambino di
Andersen: "il Re è nudo", questi manterranno legittimità e credibilità.
Facciamo vedere che sono loro i terroristi. La matrice di ogni
terrorismo sono gli Stati uniti. Lo hanno praticato, l'hanno studiato,
l'hanno formulato nelle loro scuole. La "Scuola delle Americhe", che
adesso è stata spezzettata in varie agenzie per l'emergere di troppe
rivelazioni, troppe accuse, ha insegnato ai golpisti e ai dittatori
latino-americani per 50 anni tecniche di terrorismo, di
destabilizzazione, di colpi di stato. Ma dove sta il terrorismo? Non è
terrorismo di stato quello israeliano? Quello nordamericano? Quello
britannico? Quello di paesi vassalli, come l'Italia delle stragi di
Stato, di Gladio, della P2, che forniscono collaborazione e militari
agli aggressori?

Il giornale l'Unità è stato l'unico che ha ammesso una verità
sconvolgente alla fine della guerra, del massacro, dello squartamento
della Jugoslavia. Anche lì si era costruito il mostro, con tutte le
cose orrende su un solo piatto della bilancia, sull'altro niente. Ma è
il meccanismo collaudato fin dai tempi di Nerone, bisognava satanizzare
Milosevic. L'Unità ha avuto, come unico giornale italiano, la
deontologia e la coscienza civile di pubblicare la ricerca degli
investigatori dell'ONU e della NATO al termine della guerra alla
Jugoslavia e dell'occupazione del Kossovo da parte della NATO. L'ha
fatto in understatement, cioè in sordina, nella pagina interna, taglio
basso, ma l'ha fatto, l'unico. Ha rivelato che non c'era stata la
pulizia etnica di 400.000 albanesi-cossovari sterminati dai serbi come
diceva Wesley Clark, comandante in campo della NATO. E quando sono
entrati nel Kossovo hanno detto erano 40.000, perché c'erano tutti,
visto che sono 900.000 i cossovari-albanesi e 1.800.000 gli abitanti.
Com'è che c'erano tutti se ne erano stati ammazzati la metà e l'altra
metà erano profughi? Così sono scesi a 40.000. Ma gli investigatori, il
cui resoconto è stato appunto pubblicato da un unico coraggioso
giornalista sull'Unità, hanno detto che in 3 anni di guerra civile, tra
separatisti e narcotrafficanti UCK e forze Federali Jugoslave e 78
giorni di un bombardamento a tappeto della NATO sul Kossovo, anche
all'uranio, le vittime erano 2.800. Peccato che erano di tutte le
etnie, albanesi-cossovari, serbi, zingari (tanti), bulgari, egiziani e
greci. E questo ci dovrebbe veramente far riflettere su come è fatta
l'informazione, su che cosa dobbiamo esigere dall'informazione.

RISPONDENDO AD ALCUNE DOMANDE. Sull'Iraq: [nell'inchiesta del Senato
americano si legge che i presidenti Reagan e Bush hanno corteggiato
segretamente e illegalmente Saddam Hussein con uno slancio sconsiderato
in denaro e armi. Said Aburish, giornalista americano, in una
intervista ha dichiarato questa frase: "Saddam ha molto per cui
ringraziare la CIA, per aver portato il partito Ba'ath al potere, per
averlo mantenuto al potere, per averlo aiutato personalmente, per
avergli fornito aiuto finanziario durante la guerra in Iran, per averlo
protetto contro colpi di stato interni. E' un rapporto che continua dai
primi anni '60 ad oggi ed è un rapporto di amore e odio. Qui non c'è
questione di principio, non c'è democrazia da perseguire, non ci sono
diritti umani da proteggere, sono i nostri amici e i nostri
interessi"]. Questa informazione io la butteri subito in un cestino,
perché è un'informazione strumentale, quella che si fa sistematicamente
nei confronti di un nemico con lo scopo di "sputtanarlo" a sinistra
presentandolo come doppiogiochista, traditore della sua gente.
Togliergli ogni prestigio, ogni dignità di politico, di uomo di stato,
aggiungendo a questo l'efferatezza e la nefandezza, dallo
strangolamento dei bambini, ai nemici arrostiti, alle donne stuprate,
fino ad aggiungere poi "è un nostro fantoccio e stava dall'altra
parte". E' una contraddizione lampante. Il governo iracheno non è mai
stato dalla parte degli americani, ne è mai stato favorito dagli
americani e tutto il suo percorso lo dimostra.
La rivoluzione del '58 del Baath (era un partito socialista arabo
fondato da un marxista di nome Michel Aflak, antimperialista e per
l'unità araba), cacciò gli inglesi, portò al governo i comunisti e il
Partito Democratico Curdo con il quale governò fino al '79. Poi una
parte dei comunisti decise di schierarsi con l'Iran di Khomeini
obbedendo a Breznev, altri si rifiutarono. Saddam Hussein nazionalizzò
il petrolio e fu l'unico che ci riuscì, ed è il più grave affronto che
si possa fare al sistema imperialistico del petrolio anglo-americano.
In Iran, nel '52, Mossadegh fu cacciato con un colpo di stato che portò
lo Scià, per aver fatto la stessa cosa.
Saddam Hussein ha appoggiato i palestinesi fino all'ultimo giorno della
sua scomparsa da Baghdad, unico paese arabo che lo facesse. Questo non
piace agli israeliani e quel che non piace agli israeliani non piace
agli americani. Israele ha sostenuto l'Iran nella guerra Iraq-Iran con
piloti e istruttori e con lo scandalo Iran-Contras (quando vendeva armi
all'Iran e col ricavato gli americani finanziavano i banditi Contras in
Nicaragua). Documenti ufficiali del Congresso rivelano che gli USA
hanno armato l'Iran, non l'Iraq, dal 1981 al 1988. Potrei dire tante
altre cose. Ma, un amico della CIA, installato dalla CIA, non lo si fa
finire così e non se ne distrugge il paese distruggendone le basi,
sradicando ed epurando tutto il suo partito.

I kamikaze palestinesi non li vedo disperati, li vedo con un senso
della vita un po' diverso, da quello occidentale individualista che
impone il singolo individuo al centro di tutto. I kamikaze pongono la
Comunità al centro e muoiono per far vivere la Comunità ed è una forma
di affermazione della vita. Vive e conta un po' più la Comunità, un
tempo era così anche da noi.

Per quanto riguarda Fidel Castro, a parte il fatto che bisogna andare a
studiare quale partecipazione di massa c'è nel processo decisionale a
Cuba rispetto al nostro, in che misura noi pesiamo con le nostre
elezioni sui destini del nostro paese, in cui abbiamo una bella
democrazia che ci regala protagonisti come Berlusconi, Previti,
Dell'Utri e tutto il resto (che veramente non mi sembrano esempi di
democrazia da esportare da nessuna altra parte). Una democrazia
migliore di questa non c'è, per cui non abbiamo titoli per fare i
maestrini nei confronti degli altri.

Poi vorrei dire un'altra cosa, hanno detto che ci odiano. Non è vero
che ci odiano, odiano i governi. Sono molto saggi, sono molto maturi
nel Terzo Mondo. Non odiano gli italiani, gli europei, i cittadini
statunitensi, sanno fare la differenza tra governi e popoli. Quello
che gli dà fastidio, oltre allo sfruttamento delle multinazionali, alle
bombe all'uranio, ai genocidi, è che noi facciamo le crociate
ideologiche e culturali. E' che da mille anni noi pensiamo d'avere la
verità da portare ai selvaggi, quando la loro civiltà magari è
infinitamente più autentica e più avanzata della nostra, lo era
sicuramente al tempo delle crociate, probabilmente lo è anche adesso.
Noi affogati nel consumismo, nella mercificazione di tutto, nella
disponibilità alla mistificazione militarista. Ma che cosa abbiamo da
insegnare e da esportare?
Ho visto a Cuba partecipare le masse di quartiere, di municipio, di
città, alla nomina degli amministratori, alla revoca quando non
funzionavano. Certo non ci sono i partiti, ma allora vi dico una cosa:
Slobodan Milosevic, che tutti quanti a sinistra -tranne il sottoscritto
e anche un pezzo grande del mio partito- hanno chiamato dittatore e
despota. Tale non è mai stato. Eravamo semplicemente lobotomizzati
dalla propaganda imperialista che voleva fare la guerra per squartare
un grande paese non allineato, che aveva dei diritti sociali ancora in
vigore, protezione degli operai ancora in vigore. Ma doveva essere
frantumato e ridotto in piccoli pezzetti che si odiassero tra loro e
fossero inoffensivi e magari schiavi dell'imperialismo.
Milosevic non era un dittatore. Se noi avessimo guardato con attenzione
la televisione ce ne saremmo accorti, ma eravamo "infinocchiati" dalla
propaganda. In televisione avremmo visto che c'erano elezioni regolari
costantemente -nazionali, amministrative, federali e presidenziali-.
Addirittura che l'opposizione a Milosevic, monarchica e capitalista,
vinceva. Le maggiori città in Jugoslavia erano governate da Vuk
Draskovic (il monarchico, il santone) come Belgrado, Kragujevac, Nis,
Novi Sad. Ma che dittatura è?
Noi abbiamo visto per anni le manifestazioni dei cosiddetti studenti
democratici (attenti a quelle iraniane), che si chiamavano prima
"Alleanza Civica" e poi "Otpor" che facevano ogni week end grandi
manifestazioni a Belgrado. Non abbiamo mai visto in tre o quattro anni
queste manifestazioni trattate come il governo dell'Ulivo ha trattato i
"compagni" a Napoli, nel marzo di due anni fa, o nel luglio il governo
di Berlusconi a Genova per il G8. Arrivava la polizia con gli idranti a
dar da bere quando faceva caldo (io c'ero e l'ho visto) e lo potevate
vedere anche in televisione. Questo non succede in una dittatura.
C'erano i partiti in Jugoslavia. Su venti, due erano di sinistra (lo
IUL post-comunista e il Partito Socialista), gli altri erano tutti
quanti comprati dagli Stati uniti. Il "National Endowment for
Democracy", che è un istituto americano di Washington che fa da vetrina
alla CIA, ha versato 700 milioni di dollari in tre anni a questi
partiti. Li ha dotati di telefonini, di sedi con marmi alle pareti, e
il partito socialista e il suo presidente Milosevic, avevano lo
stipendio di funzionari in un paese del terzo mondo sotto embargo. E
dove sono finiti, a proposito, i soldi del "tesoro" di Milosevic,
negati da tutti i paesi in cui si diceva fossero custoditi?
Questi partiti sono stati comperati dall'imperialismo a suon di
dollari. "Otpor" e "Alleanza Civica" facevano le manifestazioni con le
bandiere americane, il loro programma diceva: "privatizzazione di
tutto" e lo stanno attuando. Oggi la Jugoslavia è un buco nero con al
potere una classe dirigente di mafiosi e narcotrafficanti. La legge che
proteggeva e garantiva gli operai nel caso di vendita dell'impresa -il
60% delle azioni agli operai-, è abolita. La scuola si paga, la sanità
si paga, la disoccupazione è circa il 27% della popolazione, il 40%
vive sotto il livello di povertà. Questo non c'era sotto Milosevic.
Milosevic è rimasto democratico, ha lasciato che l'opposizione
controllasse il 90% dei media, tutti finanziati dagli USA, compresa la
famosa radio B92, tanto cara ai nostri Disobbedienti. Se Castro avesse
fatto come Milosevic addio Cuba sovrana, indipendente, socialista,
speranza di tutta l'America Latina e dei popoli del mondo.
Ho scritto un articolo che mi ha causato moltissimi guai su
"Liberazione" in difesa di Cuba, pur prendendo le distanze dalla pena
di morte e dal carcere. Il carcere non mi va addirittura per Sofri che
dovrebbe, per conto mio, stare fuori dal contesto umano per il resto
della sua esistenza, per come fa il trombettiere di ciò che succede
all'ombra dell'imperialismo d'Israele e degli USA. Ma ho scritto:
ragazzi, quello che fa schifo è che noi chiamiamo dissidenti e
minoranze e oppositori una rete di terroristi, malfattori, al soldo
dello straniero che vuole distruggere quel paese e ridurlo come
Port-au-Prince ad Haiti. Erano terroristi assoldati da James Cason
(incaricato d'affari americano) con il compito di costruire una rete di
sabotaggi. Avevano programmato 29 dirottamenti, 9 li avevano già
attuati. Come si fa a chiamarli dissidenti? questo è collateralismo con
l'imperialismo. Non si può, diciamo pane al pane e vino al vino. Questi
erano terroristi di un paese da 40 anni in guerra, e sapete che tutti i
paesi del mondo, il nostro compreso, hanno ai più alti e insospettati
livelli infiltrati e spie al servizio del nemico.
Dieci marocchini sono stati giustiziati, impiccati soltanto una
settimana fa. Ne avete sentito parlare? A sinistra? Nel mio partito?
Neanche una parola. Un trafiletto sul "Manifesto". Ma su Cuba, "cazzo"
che casino abbiamo fatto. E allora c'è qualcosa di non molto onesto
sotto. Chiudo su Saddam.

Io so che era un governo autoritario, ho frequentato quel paese per 25
anni, ma so qualcosa che voi non sapete e dovreste sapere. Perché sul
piatto della bilancia hanno messo l'autoritarismo, il partito unico, i
comunisti massacrati, i curdi gassati. Peccato che i gas li abbiano
buttati gli iraniani, lo hanno affermato gli americani di nuovo,
recentemente. Già all'epoca, nel 1988, tutti i media e tutti i servizi
segreti del mondo avevano confermato che i gas sul villaggio curdo di
Halabieh li avevano gettati gli iraniani, che l'Iraq non disponeva di
quel gas nervino. Il 31 gennaio scorso uno dei massimi dirigenti della
CIA l'ha confermato sul New York Times. La storia che erano stati gli
iracheni venne diffusa dagli USA solo nel 1990, per agevolare
l'aggressione della prima guerra del Golfo. Ma sull'altro piatto della
bilancia c'era un paese che nel '56 era a livello di Port-au-Prince,
quando gli inglesi furono cacciati. In vent'anni si sono guadagnati la
sanità gratuita per tutti, in vent'anni si sono guadagnati
l'istruzione, cioè la conoscenza, cioè la critica (dall'asilo
all'ultima specializzazione universitaria con libri, mense e alloggio
per tutti e anche per gli studenti stranieri, gratuiti) e la casa
garantita a tutti. Era l'unico paese al mondo con piena occupazione. Va
bene, aveva il petrolio, ma quegli utili da petrolio andavano alla
gente, andavano alle masse e sono queste le cose contano, perché sono
diritti umani, sono i primi diritti umani. Chiedetelo agli iracheni che
oggi stanno nella "Resistenza Nazionale" contro questa occupazione,
perché si ricordano di quello che avevano. Si guardano intorno e vedono
l'Arabia Saudita e il Kuwait dove le donne non esistono, mentre in Iraq
prima facevano i ministri e i giudici, e su una massa sconfinata di
senza diritti regna una banda di satrapi corrotti e subalterni
all'imperialismo.
Non sono qua per esaltare Saddam Hussein, cosa di cui qualcuno subito
mi accuserà. Dico che bisogna sapere le cose e metterle tutte quante
sui piatti della bilancia. Esistono anche le conquiste sociali, la
dignità nazionale, la cultura, nessuno lo può negare. E per un popolo
che esce dal buco nero del sottosviluppo colonialista, contano. Poi è
difficile fare una democrazia perfetta, Milosevic insegna. Accettare
partiti quando si è assediati, quando ti fanno le guerre biologiche
ininterrotte, quando ti infilano spie, provocatori e terroristi per
mandare a picco il tuo esperimento sociale.
Perché l'Iraq, il Vietnam, la Jugoslavia e Cuba, vengono aggrediti non
soltanto perché dicono di no alla NATO. Dicono di no all'imperialismo e
vengono ammazzati, squartati, distrutti, perché sono un modello sociale
diverso. Un modello sociale che da noi si chiamava Welfare (ed era una
pallida imitazione di giustizia sociale) e che non deve più esistere.
Non ci devono più essere lavoratori, operai, contadini, che possono
pensare di studiare o farsi un trapianto di fegato anche se non hanno i
soldi. Questo modello non ci deve più essere nel mondo. Nel mondo della
privatizzazione, del turbocapitalismo. Perciò questi paesi vengono
aggrediti, non perché c'è un boia o una belva sanguinaria. Perché le
belve sanguinarie sono tutte a Washington o protette da Washington.

Il PNAC è un acronimo e sta per "Project for the New American Century"
(progetto per il nuovo secolo americano). E' un testo formulato nel
1992 dal gruppo dirigente attuale statunitense, prima di arrivare al
potere, mentre stava per finire il regno di Bush padre e incominciava
quello di Clinton. Era un progetto strategico fatto da un gruppo di
ebrei, (è un dato di fatto, Wolfowitz, Ledeen, Perle, Cheney, Rumsfeld,
eccetera) in stretto contatto ideologico e anche strategico con gli
estremisti del Likud israeliano e con Sharon. Questo progetto è stato
anticipato per la prima volta dal "New York Times" proprio nel '92.
Oggi è stato reso la politica ufficiale del governo Bush e del suo
gruppo e si chiama appunto "Strategia per la Sicurezza Americana nel
Nuovo Secolo". Questo documento ripete esattamente quello che era il
programma del '92, ed è oggi la linea ufficiale.
Prevede che gli Stati uniti puntino all'egemonia mondiale e questo
comporta l' eliminazione, la neutralizzazione di qualsiasi potenza che
possa emergere a contrastare tale egemonia. Chiaramente intendono
Europa, Russia e Cina, oltre che il mondo arabo. E che quindi qualsiasi
forza dovesse emergere e potesse contrastare gli interessi statunitensi
globali, cioè non limitati a settori dove gli americani sono presenti,
ma a tutto il mondo, questi devono essere affrontati. Da cui la scelta
e la decisione della "guerra preventiva infinita".
Poiché è evidente che coalizioni che si pongano il problema della
sopravvivenza e anche d'un certo imperialismo, come l'Europa in
particolare, e altri come la Russia e la Cina che stanno cercando di
ricostruirsi quanto meno a livello di potenza regionale, entreranno in
collisione con gli interessi USA. Ecco perché la linea strategica
americana attraverso la guerra Iraq, Iran, eccetera, punta come un
cuneo visibilissimo tra l'altro, verso la Cina e il centro asiatico.
Ultima cosa, trovo che non sia un problema di cultura ma di conoscenza
e che nei migliori dei miei interlocutori, tra quelli che più rispetto
e dai quali più mi aspetto, anche come contributo alla nostra salvezza
e in questo caso, dopo, di vittoria (perché la vittoria deve restare un
nostro concetto anche se la nominiamo molto di rado, ma ce l'hanno
regalata i partigiani), bisognerebbe conoscere il fatto che, o
ricordarsi del fatto che, i partigiani colpivano i soldati tedeschi,
perché in Italia, i civili tedeschi che avessero fatto le colonie, che
si fossero insediati al posto delle nostre case, al posto dei nostri
terreni, al posto dei nostri uliveti, non ce n'erano. Altrimenti come
tutti i movimenti di liberazione nazionale li avremmo colpiti.


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MONDOCANE FUORI LINEA 1/9/3
FULVIO GRIMALDI

Resistenza fino alla vittoria


Tommaso di Francesco, del Manifesto, è stato tra tutti l'inviato e
commentatore che più correttamente ha raccontato guerra e frantumazione
della Jugoslavia, con tutte le infamie del caso giustamente attribuite
alla Nato e ai suoi ascari tagliagole dell'UCK kosovaro. Dribblati con
acume di marxista tutti i luoghi comuni della propaganda di guerra,
Tommaso è tuttavia inciampato su due stereotipi della disinformazione
imperialista (e velinara), purtroppo sui più insidiosi e tossici: la
inesistente "dittatura" del "nazionalista" Milosevic e la "pulizia
etnica" che i serbi avrebbero condotto contro le minoranze jugoslave,
in particolare contro gli albanesi del Kosovo. La storia e le indagini
di ONU e investigatori indipendenti hanno fatto giustizia di queste
falsità: Milosevic né era un dittatore, né seguiva politiche
nazionaliste, anzi, né Belgrado aveva mai condotto operazioni di
pulizia etnica. Semmai i serbi le avevano subite: in Croazia, Bosnia e
Kosovo. Lo stesso si può dire di un giornalista di Liberazione,
Giancarlo Lanutti, tra i pochi che non riecheggiano, a differenza di
altri autorevoli interventi su quel giornale, le fandonie e i veleni
della disinformazione israeliana e dei suoi succubi. Lasciato il segno
con termini come "criminali", "delitti", "suicidi disperati", riservati
ai combattenti palestinesi che si sacrificano colpendo, come suole
nelle guerriglie, il nemico dove più gli fa male (immaginate cosa
avrebbero fatto i partigiani se comunità tedesche fossero venute a
colonizzare l'Italia sotto la protezione delle armi naziste), brindato
inizialmente alla farsa della road-map e a protagonisti-fantocci come
Abu Mazen e la spia CIA Dahlan, ignorata sistematicamente la sinistra
palestinese, Lanutti è passato ad occuparsi di Iraq.
E subito ha gravemente sbagliato. Su due punti: ha attribuito
all'organizzazione criptostatunitense Al Qaida l'intenzione di mettere
alle corde gli USA (riferendosi agli attentati di Najaf e all'ONU);
"non esclude" che proprio nella situazione creata dalla guerra possa
essersi determinata quella saldatura fra al Qaeda (va scritto al Qaida)
e i seguaci in chiave antiamericana. Non contento, cita un affiliato
dello SCIRI filorianiano (cui apparteneva l'ayatollah Mohammed Al Hakim
ucciso dalle autobombe) per ribadire il concetto: "Al Qaida non può in
Iraq agire da sola, a fornirgli aiuto potrebbero essere proprio i
fedelissimi di Saddam".
E qui siamo all'apice della subalternità alle mistificazioni messe in
circolo dai disinformatori della banda Bush-Blair: Al Qaida
riconosciuta (e nobilitata!) come antagonista mondiale degli USA,
anziché, come tutti i commentatori e analisti seri hanno documentato,
strumento ultraventennale delle provocazioni e destabilizzazioni
imperialiste (Afghanistan, Bosnia, Kosovo, Indonesia, Filippine,
Kashmir, Algeria, perfino gli israeliani hanno tentato di creare una
cellula di "Al Qaida" nella resistenza palestinese); le resistenza
irachena perfidamente collegata al terrorismo (ribadisco: statunitense)
di Al Qaida. Con questi due colpi, si è fatto un enorme favore
all'imperialismo e alla sua strategia genocida: come già con i
combattenti palestinesi, si è creato il corto circuito, dettato
dallaCIA e dal Mossad, tra lotta di liberazione nazionale e
indiscriminato terrorismo Al Qaida; in seconda battuta, si è
accreditata la squadra di dinamitardi Al Qaida, teleguidata dalla CIA
in ogni sua manifestazione, come autentica forza di rivolta e
opposizione alla "civiltà occidentale". Non ci potrebbe essere nulla di
più debilitante per uno schieramento genuinamente antimperialista.
Ho voluto insistere su questi veri e propri tonfi dell'informazione di
sinistra, dovuti a ignoranza, pigrizia, timidezza, forse opportunismo
da salotto buono della politica o da alleanze spurie, perché è qui che
casca l'asino. In difesa della resistenza palestinese, irachena, di
tutti i popoli, in difesa della nostra capacità di decodificare gli
inganni padronali e imperialisti, abbiamo il dovere di esigere dagli
informatori e comunicatori, che si dicono dalla nostra parte, un
impegno professionale e politico più avveduto, libero e documentato.
Tanto per dire: non si può continuare a definire "dissidenti",
"opposizione", "minoranze", i terroristi cubani, corrotti e comprati
dal nemico yankee perché aiutino a riportare la propria patria alle
condizioni politiche, sociali e morali del vero dittatore Batista,
proconsole di mafia e USA.
Venendo invece direttamente ai patrioti iracheni, personalmente dubito,
in attesa di riscontri, che le autobombe contro ONU e lo SCIRI, pur
vergognosamente collaborazionisti, siano di una Resistenza che al di là
di ogni dubbio fa capo a Saddam Hussein e alla dirigenza del Baath, dei
comunisti della Tendenza Patriottica (scissi dal PC iracheno nel 1979,
quando Mosca ordinò al partito di schierarsi con l'invasore iraniano) e
delle altre formazioni nazionaliste e progressiste raccolte nella
Coalizione Nazionale Irachena (riunitasi a congresso a Parigi nel
febbraio di quest'anno) e rientrata in patria per contribuire alla
lotta contro l'invasore. Per chi conosce il popolo iracheno, risulta
chiaro che un attentato di tale portata contro l'ONU non sarebbe stato
condiviso, alla luce del fatto che, pur nella subalternità
istituzionale dell'ONU agli USA, questa organizzazione, con gli
ispettori dell'ultima fase che tentavano in ogni modo di contraddire le
false accuse di Washington e con protagonisti onesti come Denis
Halliday e Hans Von Sponeck, dimessisi dai rispettivi incarichi di
dirigenti degli aiuti alimentari in protesta contro il genocidio
angloamericano, non rappresentava certo il nemico principale. Quanto
alla strage di sciti a Najaf, scontato il collaborazionismo (ed
espansionismo iraniano) di Al Hakim e dello SCIRI, suscitare in questa
fase un conflitto interno tra comunità irachene, quando Saddam, in
numerosi comunicati, aveva insistito sull'urgenza dell'unità di tutte
le forze patriottiche, religiose e laiche, di ogni etnia, del resto già
attuata sul campo, nonché caratterizzare in senso terroristico la lotta
nazionale, poteva solo favorire il disegno di criminalizzazione dei
partigiani e di libanizzazione dell'Iraq, da sempre nei piani degli
occupanti: un suicidio per la Resistenza. Un disegno delittuosamente
favorito dal sedicente PC iracheno, vera copertura a sinistra
dell'occupazione, quando, entrato nel Consiglio di Governo nominato dal
Gauleiter Paul Bremer, insieme agli anticomunisti e narcotrafficanti
curdi di Jalal Talabani e ai manutengoli CIA dell'ex-Consiglio
Nazionale Iracheno di Londra, ha preso a diffamare la lotta armata,
attribuendole assurdi obiettivi di conflittualità settaria ed etnica.
So, per informazioni direttamente ricevute a Bagdad, durante
l'aggressione, dai responsabili iracheni, che il presunto disfacimento
della Guardia Repubblicana e delle milizie partigiane a partire
dall'occupazione del centro del paese non era che l'attuazione di un
progetto pianificato con largo anticipo, volto a impedire la totale
distruzione delle forze irachene a opera della macchina tecnologica
angloamericana e a preservare la loro integrità in vista di una guerra
di liberazione di lunga durata, nella quale i rapporti di forza si
sarebbero spostati a proprio favore. Proprio come succede adesso, con
una guerriglia a direzione centralizzata, ad altissima efficienza e
sofisticazione, sia contro le truppe d'occupazione e le forze
paramilitari e amministrative del collaborazionismo, sia contro le
infrastrutture petrolifere che impediscono agli USA di trarre profitto
dalla distruzione della sovranità del popolo iracheno. E' in atto una
grandiosa Intifada, centralmente diretta da Mossul al Nord a Bassora
nell'estremo Sud, radicata in una popolazione che conferma una volta di
più, al di là delle mire integraliste scite, limitata a settori
minoritari, la sua adesione al cinquantennale progetto di emancipazione
nazionale anticolonialista e che oggi è integrata dall'affluire di
migliaia di volontari arabi. Ne deriva una crisi profonda ed evidente
per i regimi genocidi (i costi stratosferici in termini umani e
materiali, il disincanto e la rabbia delle opinioni pubbliche, il
disvelamento dell loro natura criminale) che si sono imbarcati in
un'avventura di cui non hanno saputo minimamente calcolare le
conseguenze, la capacità di risposta politica, culturale e militare di
un popolo ideologicamente maturo, che non per nulla il governo caduto
aveva preparato a una guerra di liberazione di lunga durata, armando
oltre sei milioni di cittadini e addestrando alla guerra partigiana un
milione di militanti del Baath.
Dal 1917 al 1958, anno della rivoluzione, gli iracheni hanno saputo
incalzare gli occupanti coloniali britannici con un ininterrotto
seguito di rivolte, fino alla definitiva liberazione. Erano scimitarre
e carabine contro il primo esercito del mondo. Oggi hanno armi
migliori e, alle spalle, una riconquistata dignità, un'emancipazione
sociale e politica tra le più avanzate del Terzo Mondo e la
consapevolezza del proprio ruolo nella storia della lotta di
liberazione dei popoli. I partigiani iracheni, come quelli palestinesi,
lottano anche per noi. Già hanno inchiodato l'imperialismo in una
palude da cui non potrà che uscire sconfitto e che, intanto, gli ha
reso più problematiche altre avventure della guerra preventiva e
permanente. Meritano tutto il nostro sostegno, anzittutto con la
battaglia per la verità.